Buonasera, buonasera a tutti. Eccoci qui nella nostra seconda lezione dedicata al realismo, a questo viaggio nel reale. Iniziamo subito. Allora, oggi parleremo dell'Ottocento, della seconda metà dell'Ottocento. L'altra volta abbiamo parlato di Caravaggio, Velázquez e poi di Goya e Géricault.
Oggi parleremo di quello che accade nel 1850, quindi con i preraffiniti Millet e Courbet. e con Édouard Manet, il realista della borghesia, e Claude Monet, il realista della percezione. Allora, partiamo dall'Italia, in realtà, e con alcune opere che secondo me sono un po'il simbolo di quest'epoca, di questo momento.
Il Masaniello di Puttinati, del 1846, qualche anno prima della scrittura del Manifesto Comunista di Marx, è la rappresentazione di un eroe, di un eroe classico. per come viene rappresentato, anche nella perfezione dei dettagli, nella posa del chiasmo o contrapposto o X che viene proprio dalla classicità, dalla scultura greca, dal braccio alzato che riprende l'iconografia della libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix. Questo eroe però è un popolano, è un pescatore che guida il popolo a una rivoluzione. Era il popolo napoletano. che si ribellava agli spagnoli per le tasse troppo elevate.
E quello che fa qui Puttinati vuole rappresentare proprio un popolano, un giovane, un ragazzo, Masaniello appunto, che guida il popolo alla rivoluzione e alla ribellione. Quindi qui il reale è ancora legato in qualche modo alla classicità, la classicità nella tecnica, ma il reale nel soggetto, il reale che è strettamente legato. all'idea di rivoluzione, di ribellione, di politica nel secolo dell'Ottocento, che come vi ho detto è il secolo del romanticismo, ma romanticismo vuol dire sì sentimenti ed emozioni, ma vuol dire anche tanto diritto, vuol dire politica, vuol dire ribellione, libertà, ricerca di libertà, ricerca anche di essere visti, essere narrati, essere rappresentati, di quello che poi farà.
nel 1901, Pellizza da Volpedo, con il meraviglioso Quarto Stato, che adesso è esposto al Museo del Novecento di Milano. È un'opera che rappresenta questo quarto stato di lavoratori, che in maniera classica, perché si rifà in quest'opera Pellizza al divisionismo in tecnica, e per quanto riguarda invece la struttura, guardate tutte le pose dei personaggi. È un richiamo alla scuola di Atene di Raffaello e all'ultima cena, al cenacolo di Leonardo da Vinci.
Pellizza qui decide di rappresentare una parte di popolo che fino a quel momento non era stata ascoltata, guardata, narrata, espressa, in un momento di ricerca, di rivoluzione, di espressione. È il quarto stato che cammina in maniera delicata. ma allo stesso tempo costante verso il nuovo secolo, verso la ricerca dei propri diritti e della propria degnità. E tutto l'Ottocento fondamentalmente è il secolo che prepara a questa opera immensa di pellizia da volpedo, un italiano tra l'altro.
E cosa succede nel 1850? Nel 1850 inizia fondamentalmente quello che dal punto di vista... teorico, viene chiamato il realismo, e ha diverse in realtà declinazioni in realismo in Europa, perché ha la declinazione ad esempio dei Pre-Raffaelliti, che è una confraternita di giovani ragazzi che si riunisce a Londra e vuole creare un'arte che si ispiri all'arte prima di Raffaello, quindi all'arte medievale, dal punto di vista anche del legame con la letteratura.
si ama tanto la lettura di Dante, Petrarca, si riprendono gli scritti di Chaucer, ma anche in realtà gli scritti di Shakespeare, che non era medievale, è più un ritorno in qualche modo alla tradizione, alle origini culturali, alla letteratura. E anche la pittura deve ritornare a quella purezza per i preraffenniti. prima di Raffaello e proprio all'inizio dell'arte di Raffaello. Però dal punto di vista del soggetto i Pre-Raffaelliti sono assolutamente rivoluzionari, quindi se da una parte riprendono un'arte tradizionale, dall'altra parte i soggetti narrati sono antichi e medievali, ma ci sono delle rivoluzioni ormai sconcertanti anche nelle opere dei Pre-Raffaelliti, che comunque sono dei giovani ragazzi della metà dell'Ottocento.
E quindi, ad esempio, anticipano quello che saranno gli impressionisti, lavorano ore e ore en plein air per realizzare queste opere perfette, questa natura perfetta, rigogliosa, rigorosa nella sua precisione, ma anche una rappresentazione ossessiva del reale. Ad esempio la modella, in questo caso Elisabeth Sidro, dovrà posare per ore e ore in una vasca da bagno finché l'acqua diventerà fredda e sarà scaldata solo dalle candele e la povera ragazza avrà una polmonite. Da lì inizierà il suo calvario di dolore, anche emotivo, scoprirà che il marito l'aveva tradita e morirà proprio come l'ofilia che è la protagonista di quest'opera.
È ovviamente un'attenzione al realismo nei confronti di quest'artista, che è John Edward Millet. che racconta proprio un'epoca particolare in cui nasce un'ossessione nel reale, in diversi modi, qui con i preraffigliti nei confronti della natura, ad esempio, ma anche nei confronti di una libertà femminile. Guardate questo abito morbido, largo, è una nuova donna quella che viene rappresentata nei quadri preraffigliti, non dal punto di vista narrativo, perché sono sempre donne succubi. e sottomesse e vittime dell'amore, ma allo stesso tempo sono donne che decidono per se stesse e si abbandonano in un certo senso una nuova vita, anche con questi abiti morbidi che abbandonano il corsetto e quindi c'è una modernità anche nella moda dei dipinti preraffelliti.
Non a caso i preraffelliti sono tre movimenti che ispireranno di più la moda anche contemporanea. mi sembra proprio che l'anno scorso c'è stata tutta una campagna pubblicitaria di moda dedicata all'arte pre-raffelita. Sono artisti che cercano il reale in maniera diversa da gli artisti che adesso vedremo, realisti francesi o anche italiani, ma c'è un'attenzione ossessiva nei confronti del reale che, come stiamo imparando in questo percorso insieme, ha delle declinazioni davvero differenti, diverse. e ci tenevo a raccontare queste diverse declinazioni nei confronti di un termine così tanto utilizzato, così tanto ripetuto nella storia dell'arte, nella storia in generale. Quindi il realismo dei Preraffelliti è un realismo che racconta una perfetta natura, una perfetta realtà, un'ossessione anche attraverso la pittura en plein air della realtà, di quello che viene.
rappresentato di quello che deve essere in qualche modo narrato e espresso attraverso un'opera d'arte. Bellissima la Lady of Charlotte di John William Waterhouse. Anche questa opera, che è una delle mie preferite dei pre-raffeliti, racconta una storia antichissima che aveva già richiami medievali della Lady of Charlotte, questa giovane donna che era...
Aveva una maledizione, era sotto maledizione, doveva stare chiusa in una torre e la maledizione prevedeva che lei dovesse guardare la vita passare attraverso uno specchio, quindi il riflesso della vita. Lei quindi subiva la vita guardandola dallo specchio. Finché un giorno, guardando questo specchio, la maledizione voleva pure che lei tessesse una tela dove poteva raccontare, insomma, quello che vedeva della vita riflessa.
Un giorno però... mentre lei testa la tela come una nuova Penelope guarda allo specchio riflesso l'ancilotto che passa proprio dietro di lei verso Camelo e in quel momento lei decide di voltarsi pur sapendo che sarebbe morta infatti nel momento in cui si volta lo specchio si rompe lei prende questa barca e va verso Camelo sapendo di dover morire è una rappresentazione ovviamente modernissima però quella di Waterhouse perché è una donna che in realtà... decide per se stessa, proprio per il master che ho appena fatto, ho scritto una tesi su questa rappresentazione della Lady O'Shaughnessy, degli artisti pre-raffelliti, quella di Waterhouse è tra le più rivoluzionari di rappresentazioni perché il centro è totalmente su di lei, l'ancillotto non viene rappresentato, è di lei che su questa barca, con quella... piccola fiammella dell'ultima candela, come sottolineare che sta per arrivare alla sua morte, però allo stesso tempo è una donna che decide, che a un certo punto si ribella, quindi anche la storia della ribellione femminile diventa protagonista delle tele del realismo dell'Ottocento. E quindi una donna che in realtà che va incontro ha una sua nuova vita.
In Francia il realismo ha i suoi protagonisti in due. artisti principali. Uno è Jean-François Millet, che è diverso da Millet che abbiamo visto prima pre Raffaellita. Ovviamente John Everett Millet era un artista inglese, mentre Jean-François Millet è francese. E qua abbiamo la rappresentazione del seminatore, opera che ispirerà anche Vincent van Gogh, che nascerà come realista, ma lo tratteremo nella prossima lezione.
Come vedete qua sembra qualcosa di assolutamente nuovo, il realismo in Francia ha la voglia di raccontare il popolo, il popolo dei contadini, dei lavoratori, quel popolo che oggettivamente non era mai stato rappresentato su una tela, su una scena artistica. L'arte all'epoca aveva un grandissimo valore storico, di racconto, ma anche estetico, di bellezza. Queste persone iniziano ad essere a sentirsi rappresentate e raccontate dagli artisti e per loro è veramente una grande rivoluzione, è come riconoscersi.
E qui Millet decide di rappresentare il seminatore con un volto confuso, senza volto il seminatore, come dire che può essere chiunque, o come dire anche che i seminatori, i lavoratori dei campi sono veramente tantissimi, può essere chiunque la persona rappresentata. Viene dipinto, disegnato dal basso all'alto, quindi questo porta a elevare la rappresentazione del protagonista, è come se i miei piedi volessero dare più forza, più vigore, più onore. Sta appunto seminando, vedete questi semi, guardate anche il gesto che sta facendo per seminare nei campi e sembra che dei semi dietro nascano questi. uccelli, questi uccelli che rimarranno molto impressi a Vincent Van Gogh. La pennellata inizia a diventare assolutamente imperfetta, iperespressiva, abbozzata, ma il corpo è un corpo Michelangelesco, del protagonista, un corpo forte, muscoloso, è un corpo che viene comunque definito forte ed eroico grazie al lavoro svolto.
sullo sfondo una luce da tramonto quasi con altri lavoratori, degli animali. È una scena assolutamente di lavoro, però non bucolica. Non è una scena di natura bucolica, ideale, idealizzata.
È una scena assolutamente cruda, reale, di un corpo quasi deformato, del lavoratore rappresentato, di un volto non espresso, ma allo stesso tempo è una rappresentazione profondamente eroica. di una parte di popolo in cui Migliè si riconosceva, perché tra l'altro lui era di una famiglia di contadini, e quindi è come se volesse dare valore e delicatezza anche espressiva, e allo stesso tempo delicatezza cruda, perché lui coccola in realtà i suoi personaggi, come si vede anche nel suo famosissimo... nella preghiera di due contadini a un tramonto nei campi, c'è un'attenzione proprio alla vita quotidiana dei contadini, un'attenzione appunto amorevole, affettuosa, ma allo stesso tempo anche cruda nella rappresentazione.
La stessa cosa che farà, ad esempio, Gustave Courbet. Questa è l'opera che dà l'inizio al realismo, proprio come il seminatore di Millet. L'opera si chiama Funerale a Ornans, del 1850, e questa opera sarà cacciata fondamentalmente dal Salone Ufficiale di Parigi. Perché tanto che poi Courbet sarà il primo artista a creare un altro luogo, proprio il Salon des Indépendants, il Salon des Refusés appunto, dove poter far esporre gli artisti rifiutati al Salone Ufficiale di Parigi. Perché non piaccò quest'opera?
Perché fu criticata e attaccata dall'Accademia? Primo per tutte quelle macchie di nero, queste donne sulla destra che sono... piangenti, ma allo stesso tempo sono realizzati con questo colore nero così violento.
Poi per questa rappresentazione così volgare per l'epoca della morte, la morte fino a quel momento era stata sempre rappresentata in maniera onorevole, legata alla sacralità, alla religione, alla rinascita dell'anima, alla risurrezione. In questo caso invece Courbet rappresenta in primo piano, vicino al teschio, proprio l'interramento. la scena proprio del buco della terra in primo piano quindi anche la violenza visiva non veniva apprezzata e poi anche l'estremorialismo è un funerale a Orna che è un piccolo paesino vicino a Parigi da cui tra l'altro arrivava Courbet e questa attenzione così realistica ai volti dei personaggi guardate i chirichetti come sannoiano che sentono per l'ennesima volta la stessa omelia, le stesse preghiere e vedono, non vedono l'ordine di andarsene a casa, di andare a giocare magari. E poi questo crucifisso così che si erge nel nulla, nel vuoto, nella nuda terra, nel nudo cielo, come a osservare l'attività umana.
E appunto quindi fu attaccato dal punto di vista del soggetto, su come veniva trattato il soggetto, sull'estetica, sull'accademia. sulla tecnica accademica, su questo anche paesaggio così nudo, così crudo, così triste. Questo cane in primo piano, un altro dettaglio che non piacque, cosa vuol dire rappresentare in una scena così sacra un animale? Insomma, tra l'altro in enormi dimensioni, quindi un'opera di enormi dimensioni che racconta un fatto quotidiano, popolare. e Courbet, nella teoria del pittore del 1855, quindi siamo cinque anni dopo, risottolinea la sua idea di arte.
E qui ritorna questa idea di che cosa è reale. Ci sono artisti che hanno voluto anche realizzare delle opere che fossero dei manifesti del realismo. Quest'opera è sicuramente il manifesto, uno dei manifesti del realismo, perché Courbet rappresenta quello che è il suo atelier. E l'atelier non è quello che si vede in centro, perché a me si rappresenta, si autoritrae, mentre dipinge un paesaggio tipico romantico. A destra un altro soggetto accademico tipico, che è il nudo femminile, però è un nudo, guardate, con la cellulite, è un corpo reale, non è un corpo idealizzato.
Dietro la tela un crocifisso, un modello che fa da crocifisso da Gesù, vicino a un teschio, e qui in primo piano un bambino che guarda. questo dipinto. Però questa è solamente una piccolissima parte della tela.
Poi l'opera si espande e Courbet rappresenta sulla sinistra il popolo, persone semplici, popolane, e sulla destra gli intellettuali, tanto che qui sulla destra, sull'estrema destra, potete vedere anche un ritratto di Charles Baudelaire, grande poeta simbolista dell'epoca. E quindi è come se Courbet dicesse, il mio atelier, il mio studio non è più tutto ciò che è tradizionale, il paesaggio, la religione, il nudo, la mia, il panneggio, anche guardate questo studio di panneggio, il mio atelier, il mio studio ormai è la realtà e per me la realtà è il popolo, è fatta dal popolo e dagli intellettuali. Quindi la realtà si può conoscere solamente grazie alle persone.
alla realtà più cruda anche delle persone e agli intellettuali che cercano di raccontarla. Infatti, se notate, il pittore, la donna, gli intellettuali sono tutti spostati verso sinistra a guardare il popolo stesso. Ma il dettaglio, secondo me, più interessante è questa luna.
E non si capisce perché, non si capisce se è un altro dipinto che è a secondo piano, se siamo all'interno o all'esterno. Però c'è questo bambino che sembra guardare proprio quella luna, quindi io questo dipinto lo interpreto sempre come se il bambino si stesse immaginando nella realtà il fatto che stia avvenendo davanti ai suoi occhi una rappresentazione della natura, come se tutto si stesse creando davanti ai suoi occhi, come dire che forse la vera arte oltre alla realtà e all'intelletto è anche... l'immaginazione dei bambini, la verginità dell'occhio nei confronti del reale.
E quel buco, come ha detto una mia alunna, una mia studentessa, in maniera geniale secondo me, che quest'idea di buco della terra del funerale Ornà è come se fosse poi anche il buco della nascita nella sua famosissima Origine du Monde del 1866, in cui Courbet fa uno zoom sulla vagina femminile, sull'apparato riproduttivo della donna. in maniera assolutamente non erotica, non sensuale. Prende il corpo di una donna e la rappresenta in maniera iperrealistica come un fotografo, come uno scienziato. C'è un'attenzione alla realtà di questo dettaglio che è quasi scabrosa. Ancora oggi quest'opera è censurata sui social, su internet, è difficilissimo trovarla.
in giro, perché è ancora imbarazza. In realtà Courbet vuole raccontare solo la realtà e il modo in suo di raccontare la realtà è anche quello di raccontare scientificamente la realtà. Ricordiamoci che siamo anche nell'epoca del naturalismo, in Francia c'è letteratura, in Isola del Verismo in Italia con Giovanni Verga, c'è sempre letteratura, c'è un'attenzione proprio alla realtà profondissima nell'Ottocento in tutte le arti. In realtà vuol dire anche per Courbet raccontare la vita delle prostitute, queste sono due donne, o prostitute, non si sa se sono prostitute, fanciulla sulla riva della Senna, 1857. Sono sicuramente due donne che sono state probabilmente violentate, che hanno subito una violenza da diverse pose, dettagli, soprattutto la posa quasi svenuta della donna in primo piano.
L'altra amica che sembra quasi controllare la situazione. In realtà Courbet con quest'opera denuncia socialmente un fatto quotidiano, ovvero lo stupro nei confronti delle donne, delle prostitute, la violenza sulle donne, l'utilizzo del corpo femminile, solo però a chi poteva veramente comprendere il dipinto. Quindi è comunque una scena cruda in realtà per l'epoca e anche quest'opera ovviamente sarà criticata ferocemente.
Manet. A questo punto il realismo, qua siamo nel 1863, sia con la colazione sull'erba che con l'Olimpia. Il 1863 è un anno fondamentale perché è l'anno della nascita del realismo borghese, almeno come lo chiamo io. Manet sarà quell'artista che già, bisogna dire che queste rappresentazioni di popolo non è che proprio facessero impazzire l'Accademia, però non erano disturbanti.
fondamentalmente erano semplicemente inutili dal loro punto di vista perché nessuno si metteva a comprare il quadro di un contadino, la rappresentazione di un contadino erano attaccati dal punto di vista tecnico più che dal punto di vista del soggetto puramente se un interramento era rappresentato in maniera più accademica forse avrebbe dato meno fastidio come anche la rappresentazione del contadino di per sé se fosse stato reso più idealizzato, più instagrammabile, più patinato forse avrebbe destato meno fastidio. Invece con Manet inizia proprio questo filone del racconto della borghesia che era già iniziato con Courbet con quest'opera con le fanciulle sulla riva della Senna del 1857 Manet fa un passo oltre, rende quell'opera ancora più chiara, ancora più definita e ci dice come i borghesi intellettuali con questo atteggiamento sempre molto rigoroso di grandi discorsi che stanno facendo, in realtà cosa facevano quotidianamente? Si accompagnavano con giovani prostitute nei parchi di Parigi.
In primo piano questa donna nuda, che ha un corpo realistico, assolutamente reale, realistico, non idealizzato, che sta facendo piedino all'intellettuale. Ogni soggetto, se notate, sembra un mondo a sé stante, sembra un'opera. appiccicati l'uno vicino all'altro senza in realtà davvero comunicare. Sullo sfondo un'altra donna che si sta lavando, quel dettaglio era proprio scabroso vedere una donna in sottoveste che si sta lavando davanti a due uomini di un certo livello. E in primo piano poi la natura morta, vivissima, viva, che richiama il caravaggio e cosa ci dice?
Manekui ci dice io sono un accademico, io so realizzare opere accademiche, io sono studiato pittura ma l'arte deve andare oltre deve creare qualcosa di nuovo deve raccontare qualcosa di nuovo siamo in un'epoca che sta cambiando siamo in un'epoca in cui bisogna dire le cose che accadono e io qui voglio raccontare qual è la vera vita degli intellettuali, dei borghesi di coloro che si sentono tanto nel potere di poter dire, fare la nuova classe media sociale tecnicamente anche questo quadro fu attaccatissimo perché c'è una prospettiva scorretta, una prospettiva traballante perché La prospettiva, anche proprio la struttura dei personaggi non è ben definita perché c'è uno sfumato troppo indefinito, troppo abbozzato. In realtà quest'opera aprirà tantissimo gli occhi a quelli che diventeranno gli impressionisti. Monet studierà tantissimo Manet, soprattutto queste opere così di natura viva. La pennellata di Manet ispirerà gli impressionisti che vedranno appunto Manet un grande maestro. Ma in realtà l'elemento più interessante di quest'opera è proprio il soggetto, perché il nudo femminile non è che sconvolgesse tanto, ma il nudo in questa situazione.
Poi anche come la donna, che tra l'altro era la modella favorita di Manet, che utilizzerà anche per l'Olimpia, come questa donna guarda lo spettatore quasi a invitarlo, quasi a sedurlo in maniera così diretta. Insomma, fu un'opera che destò tantissimo scalpore, fu censurata, allontanata. dal Salò e tra l'altro oggi è esposta al Museo d'Orsay come l'Olimpia e quando si passa di davanti si rimane veramente estasiati perché a parte che nelle foto ovviamente, inutile anche che ve lo dico, tutto questo non rende ma è un'opera di grandissime dimensioni anche questo Dio de Fastidio con questo verde proprio avvolgente e con degli atteggiamenti così moderni che riconosciamo perché questa è la cosa nuova di Manet Il reale lo porta negli atteggiamenti dei borghesi ed è qualcosa che all'epoca diede molto, molto fastidio ai borghesi stessi in particolare. Come in Olimpia, Olimpia è un'altra opera che è stata censurata, allontanata, perché è un nudo non giustificato.
Non è una Venere, non è Cleopatra, non è Susanna Albagno, è Olimpia. Olimpia era una prostituta da tutti conosciuta a Parigi e lui decide di rappresentarla vigorosa, forte, mascolina. con un corpo non perfetto, con una pelle rosa, un rosa sporco, come le lenzuola che sono sporche, non sono quel bianco perfetto di Tiziano, che è l'artista che si ispira per quest'opera, in particolare alla Venere di Urbino di Tiziano.
Anche qui la mano, come nella Venere di Urbino, sul pube, molto forte, vigorosa, uno sguardo verso lo spettatore come a... invitarlo allo stesso tempo come a sottolineare il suo lavoro lei è cosciente allo stesso tempo e orgogliosa di quello che fa senza vergogna. Ai suoi piedi un gatto col pelo nero ingrizzito a simboleggiare l'erezione maschile, la virilità, la sessualità maschile.
Una donna di colore che è la serva che porta dei fiori a Olimpia, dei fiori probabilmente che arrivano da un cliente e poi il verde manè, questo verde manè che è fastidioso a tratti anche per il contrasto con il rosa del corpo. Manet, anche qui opera di grandissime dimensioni, toglie il filtro della falsità come aveva fatto anche Géricault con la Zottara della Medusa, della falsità della perfetta borghesia, della perfetta classe media borghese che iniziava a costruire il proprio personaggio. Era una nuova classe sociale dopo la rivoluzione francese.
Manet dice quello che siete davvero è questo, vi riconoscete tutti davanti Olimpia perché la prostituta che tutti conoscete, con cui tutti passate il vostro tempo, piedi sporchi, ciabattine sgualcite, piedi sporchi di Caravaggesca a memoria. Non a caso uno dei pittori preferiti di Manet era Diego Velázquez che come vi ho detto l'altra volta è un artista che si è ispirato tantissimo a Caravaggio, quindi questa linea del realismo che... è sempre presente nei secoli in maniera sottile, ma è presente fino a poi all'esplosione del appunto del del novecento in cui si riconosce, si comprende davvero l'ideale caravaggesco.
E quindi Olimpia guarda lo spettatore e dice questa sono io, ed è una donna che racconta fondamentalmente il suo lavoro, che racconta se stessa senza inibizioni e senza essere sottomessa. Anche la posa cambia. È una posa non più sdraiata, ma è quasi seduta, come a sottolineare anche proprio la verticalità del suo essere. Infatti vedete che è ben diversa dalla venere di Urbino, di Tiziano, così suadente, così sensuale, così morbida, così sdraiata. Anche il gesto della testa, sono gesti che sembrano di poco conto ma in realtà creano molto, danno molta la prossemica.
I personaggi che si presentano parlano del personaggio rappresentato, nella femmina generalmente la posa... laterale, diagonale del volto è un'accoglienza, una tenerezza, una gentilezza, una predisposizione positiva nei confronti dell'interlocutore, invece il volto diritto è quasi un atteggiamento di sfida. Ed è anche questo l'iconografia molto interessante della rappresentazione femminile, che cambia. Infatti Manet rappresenterà poi realismo borghese anche le donne lavoratrici, le donne lavoratrici che non si ritrovano in quello che accade intorno a loro, lo sbarbucicchio della belle epoche, i locali dove si balla, dove si gioca, dove si danza, dove ci si diverte teoricamente, questa nostra donna, questa nostra cameriera in primo piano in realtà ha uno sguardo perso e Manet decide di raccontare l'isolamento, la tristezza. l'alienazione della Belle Epoque proprio attraverso il volto femminile, che raramente sorride, quasi mai, e spesso invece racconta una storia al di là dello sbarluccichio che è la storia fondamentalmente dell'arrivo del capitalismo e dell'industrializzazione, e quindi dell'isolamento e dell'alienazione del genere umano e delle relazioni anche, come appunto aveva fatto Degas nel suo Ascensio.
Ho portato un'altra opera, il ritratto di Bert Moriso di Stesa, questa ve l'avevo parlato in un'altra lezione, mi ricordo una delle opere più belle secondo me, più interessanti, più moderne secondo me di Manet, che rappresenta la sua cognata Bert Moriso che in realtà era anche una grandissima pittrice impressionista e lo fa con un atteggiamento, guardate anche qui quanto è forte la donna rappresentata da Manet. con quest'occhio cangiante che sembra muoversi questi colori così contrastanti tra di loro questo bordeaux in nero e in verde questo colore della pelle di manecche veramente innovativo stranissimo ma lo stesso tempo reale perché nessuno di noi è levigato, puro e patinato perfetto come le donne di Tiziano non vedo l'ora che arrivi questa mostra che apra questa mostra a Palazzo Reale dedicata a Tiziano le donne del Cinquecento che inventano veneziano ci saranno per di tintoretto di veronese di tiziano sarà una mostra benissimo in cui proprio si potrà vedere la narrazione così sensuale così erotica ma allo stesso tempo così idealizzata e raffinata della bellezza femminile del cinquecento e come se guardate guardate come cambiano la resa della donna in 300 400 anni come se sentisse su tutto il corpo la fatica dell'essere, in questo caso addirittura proprio legata all'assenso, che era una terribile bevanda, la fata verde, chiamata anche, che distruggeva cervello, fegato e corpo delle persone che la bevevano, tra l'altro molto diffusa proprio nell'epoca della Belle Epoque a Parigi. E guardando queste opere di Manet, come vi ho detto, il realista della percezione che sarà Claude Monet, rimane veramente estasiato.
Monet ci metterà un bel po'di tempo a trovare il suo vero stile, ve l'ho raccontato ultimamente nella mostra a Milano, però sicuramente tra gli artisti Junkind che guarderà e che lo ispireranno per quanto riguarda la pittura veloce, ma dal punto di vista proprio dell'idea intrinseca di rivoluzione, di ribellione, di onestà, in maniera diversa perché Monet sarà... ora essere ossessivamente onesto su quello che vedeva, sulla percezione. Invece Manet era stato rude, crudo, onesto nel raccontare senza sconti la vita del suo tempo, la vita contemporanea della Parigi dell'epoca. Guardando queste opere, guardate questa opera di Berthe Morisot, è come se in realtà Manet, tra l'altro, sono più o meno gli stessi anni in realtà prima Monet realizza questo ritratto di Camille ma se vedete lo stesso anno 1866 dell'origine du monde di Courbet. In questo ritratto Monet utilizza questo verde, è un ritratto realista in realtà, per rappresentare sua moglie Camille, di spalle mentre cammina, bellissime le parole di Zola per descrivere quest'opera quando dice così bello essere risvegliati dal turco.
dal cuore, dalla noia e vedere qualcosa per cui finalmente respirare. Ovviamente spesso mi cito i scrittori perché come loro nessuno mai riesce a raccontare la rivoluzione di questi artisti. È un quadro che ci fa capire come nasce Monet. Monet nasce in realtà come realista anche lui, osservando le opere dei suoi predecessori, l'origine di un mondo di Courbet, osservando l'opera di Manet, ma poi va a Londra e scopre il colore di William Turner di un...
romantico. E allora capisce che semplicemente vuole e desidera spostare quel senso di onestà nei confronti del reale, che per Courbet è in maniera più un reale sociale, verso il reale della natura, della realtà, della verità, della luce, dell'acqua, della pioggia, del mare, del sole. E quindi così nasce l'impressionismo. Che cosa vuol dire questo punto reale?
Vedete che ha un'altra declinazione ancora comune e reale, ha una declinazione di visione, di percezione. Quello che io vedo, quello che io percepisco, lo devo portare sulla tela. E quindi questo provoca un cambiamento anche della tecnica pittorica, non si insegna più, si va direttamente col colore, si deve lavorare a un plein air, si usa di meno il nero, che è un non colore fondamentalmente. Quindi ci si immerge nel colore della vita.
e si creano queste grandissime opere. Questa è la prima opera impressionista, si dice che è Impressione alle Vare del Sole del 1872 che si trova a Parigi al Museo Ammota Monet. E come vedete queste sono le opere a cui si ispira Monet guardando proprio i dipinti di William Turner dell'inizio dell'Ottocento, dipinti romantici di cui riprende anche i soggetti, vedete in questo caso il Trevin, Prospettiva. o guardate i riflessi del Parlamento a Londra, però a un certo punto la sua pittura si sfalda.
Monet a un certo punto avrà un problema agli occhi, una cataratta, e per un certo periodo vedrà tutto rosso, scuro. E la pittura continuerà a seguire questo suo ideale di raccontare quello che vede. Lui dice, io ho continuato a ripingere quello che vedevo, e quello che vedevo a un certo punto era questo colore. Lui qui ormai si trova Giverny nel suo giardino, nel suo atelier all'aperto, pensate alla teglia di Courbet, è l'atelier all'aperto a Giverny di Monet, e Monet si isola dal mondo contemporaneo, ma in realtà, paradossalmente, crea quell'arte che sarà addirittura futuristica, addirittura anticipa quella che sarà l'arte del dripping di Pollock, degli espressionisti astratti. della seconda metà del Novecento.
Monet è reale nel suo approcciare alla verità, approcciare alla percezione di quello che vede. Come sarà poi reale a modo suo Pollock nell'espressione delle emozioni? Quindi è interessante vedere anche come reale talvolta, e lo vedremo soprattutto la settimana prossima quando vi parlerò di Van Gogh, reale può anche voler dire vi racconto quello che sento. È reale soggettivo.
e il reale umano. Sicuramente è un altro tipo di idea di reale che nascerà proprio con il post-impressionismo, perché gli impressionisti possiamo dire che sono i primi artisti che davvero tendono a rivoluzionare completamente l'idea di arte. Tanto che pensate quanto era il stato rivoluzionario con l'origine del mondo. o anche col suo atelier o con l'interramento Ornans, il funerale Ornans.
L'atelier che è un manifesto di quello che può essere un nuovo luogo di studio e di realizzazione per l'artista, che non è più il soggetto tradizionale accademico. Ecco, pensate che Courbet, che era stato così rivoluzionario vent'anni prima, davanti agli impressionisti gli attacca ferocemente dicendo che non è possibile vedere una cosa del genere, questa impressione violenta tanto che appunto già solo vent'anni dopo Courbet è diventato quasi un tradizionale, quasi un accademico Monet, gli impressionisti, aprono il mondo fondamentalmente dei post impressionisti che poi saranno gli artisti delle pre-avanguardie storiche, quegli artisti che apriranno il mondo della libertà espressiva, dell'analisi del sé e di una nuova arte tipica poi che sarà del Novecento. Vi ringrazio tantissimo, come al solito questi sono i miei link per gli approfondimenti e ci vediamo settimana prossima per parlare dei prossimi importantissimi artisti.
che trattano il tema del reale. Grazie a tutti e alla prossima. Un bacione enorme. Ciao!
Se avete domande ovviamente scrivetemi, eh? Scrivetemi per mail. Bacioni grandi, ciao!