Care amiche e cari amici di Barba Sofia, che cos'è il bello per Kant? Per Platone è bello ciò che è bello. Dunque vi è un'idea di bello nell'iperuragno a cui la nostra anima immortale tinge per poi giudicare belle le cose che ci circondano.
Dunque per Platone il bello non è assolutamente relativo, il bello è ciò che è bello. Ed è più bello quanto più è vicino all'idea iperuranica di bellezza. Invece per Kant il bello è ciò che piace.
Dunque il bello ha a che fare con il sentimento. Il bello è un giudizio riflettente. Ma il bello è ciò che piace di Kant ha delle caratteristiche ben precise che portano lo stesso Kant fuori da una...
prospettiva di assoluto relativismo. Kant affronta il tema del bello nella celebre opera intitolata La critica del giudizio, la terza delle critiche kantiane. Nella prima critica Kant vuole rispondere alla domanda che cos'è il vero e vuole fondare una conoscenza vera, valida, universale. È una critica gnosiologica, vuole fondare una conoscenza e la conoscenza per Kant è vera.
Entro i limiti dell'esperienza, il numero è quell'inconoscibile di fronte al quale la conoscenza deve arrestarsi. Il numero è la radice quadra di meno x, impossibile da conoscere. Ed è Kant in questa prospettiva riuscito a fondare, riesce a fondare la matematica come scienza, la fisica come scienza e riesce a criticare e destrutturare la metafisica come scienza. La metafisica non è una scienza. Nella critica della ragion pratica Kant risponde a domanda che cos'è il giusto, quando un uomo è giusto, che cos'è la giustizia.
Dunque è una critica alla ragion pratica, proprio alla ragione che guida il comportamento umano. E anche in questo caso è l'uomo portatore della giustizia, come nella critica della ragion pura è l'uomo a fondare il vero, con le sue intuizioni di spazio e tempo, con le dodici categorie, con l'io penso, e l'uomo a plasmare, a fondare la conoscenza. lavorando sui materiali empirici che giungono dall'esterno, così nella critica della John Pratt che è l'uomo fondare la morale, una morale autonoma, una morale categorica, una morale di libertà, una morale appunto fondata sul devi perché devi. Dunque anche in questo caso l'uomo fondatore della morale, come prima era l'uomo fondatore della conoscenza, io non devo perché la Bibbia...
io non devo perché il Corano, io non devo perché le leggi, io non devo perché la psicopolizia, io non devo perché la paura, io devo perché devo. Dunque la morale risponderà alla massima appunto del tu devi perché devi, cioè ad un imperativo categorico, perché la massima del tu devi perché devi diventa un imperativo. E nella critica della geopratica Kant dunque riesce a fondare la morale autonoma, a fondare la sua libertà. universale, formale, perché non c'è un contenuto, c'è una forma, tu devi perché devi, se questa massima imperativo non regge al test dell'essere generale, generalizzabilità, non diventa una massima che tratta tutti gli uomini e tutti gli altri non solo come mezzi ma come fini e per di più non può essere questa massima fondatrice di una legge universale non saremo mai morali. e dunque se sono in ritardo parcheggio la macchina di fronte all'asilo non può essere generalizzabile perché se tu ti facessi qualcosa in asilo nell'asilo non si entrerebbe, non può essere una morale dei fini perché consideri gli altri un mezzo per il tuo fine portare tuo figlio e non può fondare una legislazione universale ovviamente perché non ci può essere una legge che risponda alla caratteristica dell'universalità del tipo quando tu sei in ritardo Grazie Puoi mettere la macchina di fronte all'ingresso, perché appunto non può diventare questa massima una legge universale.
Dunque la critica in pratica vuole fondare la morale. Nella critica del giudizio Kant si occupa non più di un giudizio teorico e teoretico. Cosa conosce l'uomo?
Non più di un giudizio pratico, come agisce l'uomo, ma di un giudizio riflettente, cioè di un giudizio che ha a che fare con il sentimento. Questo giudizio riflettente è il bello. O meglio, il giudizio riflettente si dà in due. Abbiamo il giudizio estetico, il bello e il sublime, e il giudizio teleologico, il giudizio che riflette sui fini, qual è il fine dell'uomo, qual è il fine di un ipopotamo, di un albero, di una stella. Dunque i giudizi.
riflettenti si dividono in giudizi estetici e teleologici. Il bello, che è l'argomento di questo video, rientra dentro il tema del giudizio estetico. Il bello è un giudizio estetico, un giudizio dunque riflettente.
Che cos'è il bello? Che cos'è il bello per Kant? Il bello per Kant è ciò che piace, dicevo prima, ma il piacere in questo caso è più che mai un sentimento, ma è un sentimento che risponde a delle caratteristiche ben precise. E qua Kant recupera quattro parti delle dodici categorie.
Le dodici categorie di Kant sono divise in quattro gruppi, la qualità, la quantità, la relazione e la modalità. Individua quattro caratteristiche del bello per ognuna delle quattro suddivisioni delle dodici categorie. Secondo dunque la categoria, secondo il gruppo della qualità, Per Kant è bello ciò che piace in modo disinteressato.
Se io osservo una cosa in maniera disinteressata, questa cosa, e la giudico bella, è bella. Se la cosa mi suscita in me invece un interesse, se quel fiore che osservo mi suscita un interesse perché lo voglio strappare per portare la mia fidanzata o il mio fidanzato, se voglio prendere quel fiore per... abbellire la casa la sera quando uno ha degli ospiti, non è più un giudizio in tal caso disinteressato perché c'è un interesse, l'interesse del fare un piacere alla fidanzata o al fidanzato, dell'abbellire la casa.
Dunque secondo la categoria della qualità il giudizio riflettente del bello deve essere disinteressato, deve piacerti senza interesse, passi... davanti ad un museo, entri e cominci a osservare quei quadri, li guardi e ti piace, mi rende disinteressato, non pensi ma se lo avessi io quanti soldi potrei guadagnare se lo rivendessi, se lo rubassi no, ci deve essere disinteresse è chiaro, stai guardando appunto una casa stai passeggiando in centro di Venezia, Roma, di Cuneo, di Caltanissette e dici quella casa mi piace, è bella è bella in maniera disinteressata, non stai pensando a E'bella, mi piace, perché se riuscissi a comprarla potrei ristrutturare, dunque vendere, ci guadagnerei questa percentuale di... No, se c'è interesse non ha a che fare con il giudizio riflettente del sentimento e del piacere detto bello. La seconda categoria che noi utilizziamo per definire poi il bello è la categoria di quantità.
Secondo la quantità viene il piacere in maniera universale. Universale. Universale è... senza appunto concetto, universale senza concetto.
Non ti deve piacere perché stai concettualizzando, non ti deve piacere perché stai concettualizzando quella bellezza. Ora dici, mi piace perché? Perché è aderente al canone del cubismo, mi piace perché è aderente al barocco, mi piace perché...
è aderente al neoclassicismo. No, deve piacerti in maniera universale senza scopo. Se sei passato di fronte alla stanza della pittura nera di Goya e dici bello, non conosci le caratteristiche della pittura negra di Goya, non conosci le caratteristiche appunto di quella fase del pittore, ma dici bello, bello, mi piace. Non conosci i tratti del canone del neoclassicismo, non conosci i tratti dell'espressionismo, non conosci i tratti appunto dell'impressionismo, del cubismo o appunto dei fob, ma tu dici che è bello senza una concettualizzazione, senza una aderenza a dei canoni ben precisi.
E dunque quello è il bello, bello, bello perché mi piace in maniera universale. Dunque secondo la qualità... è bello in modo disinteressato, secondo la quantità è bello perché non c'è una concettualizzazione, non c'è un'aderenza a dei canoni e dunque ritrovo quello che ho studiato, ritrovo quello che mi ha insegnato l'insegnante, dunque che è bello perché rappresenta proprio quei cani estetici.
No, non è questo, ti piace un quadro di un seguace di Andy Warhol? Non dici ah è bello perché... perché rispettano la pittura che ha inventato, nessuno inventa mai nulla, tutta una contaminazione, Andy Warhol. Dunque deve essere un giudizio riflettente di piacere, di sentimento, di bello, appunto, universale, senza dunque una concettualizzazione.
La terza caratteristica del giudizio riflettente di bello riguarda la categoria della finalità. è complessa questa caratteristica, è bello ciò che piace in modo senza scopo, senza scopo, dunque non ha un fine, cioè non ha uno scopo, deve piacerti in maniera puramente formale, è una finalità senza scopo quella bellezza, dunque rafforza ancora di più il tema del disinteressata, vuol dire che la bellezza è senza scopo. vuol dire che non c'è anche in questo caso una concettualizzazione finalistica, non c'è una concettualizzazione finalistica, nel momento in cui io dico che è bello non mi sto muovendo verso un fine, un fine artistico, un fine politico, un fine economico, cioè non è questa bellezza catalogabile.
categorizzabile dentro nessuna finalità, dentro nessuno scopo e dunque è bello perché il fine è partecipare a questa mostra di pittura che ha queste caratteristiche, che ha questi dettagli. dettami artistici, a questi dettami appunto ricordando le forme per i colori, non c'è un scopo, uno scopo è una bellezza senza scopo, questo ci dice Kant. Dunque non ci può essere per la prima caratteristica interesse, però non lo guardo perché sono interessato al prezzo, al valore, una seconda caratteristica, una bellezza universale che ti rapisce in quanto bello senza un'aderenza ad una concettualizzazione non è. non è sottomesso nessun concetto. Terza categoria è bello senza fine, vuol dire che non tende a un concetto, non tende ad una finalità, ma a una finalità direttamente in se stessa.
La terza caratteristica è quella del senza scopo. La quarta caratteristica risponde alla categoria della modalità. Secondo la categoria di modalità che cos'è bello per Kant?
Il giudizio riflettente, estetico, il giudizio sentimentale. tale di piacere estetico per Kant, secondo la categoria di modalità, è appunto un bello, è un bello assolutamente riconosciuto necessario, è un bello che non è interessato, non è concettuale, senza scopo, dunque potrebbe sembrare inutile, ma non ne posso fare a meno, perché? Perché genera piacevolezza, mi piace.
Allora io sono a Milano e continuo a ritornare in piazza del Duomo non per andare a mangiare gli hamburger, non per andare a comprare dei libri, non per andare a farmi dei selfie, ma perché? Perché devo vedere il Duomo. Il Duomo. E perché?
Non c'è interesse, non c'è la concettualizzazione del barocco, non c'è un fine a cui tendo, ma c'è una indispensabilità, cioè un piacere necessario. Il bello dunque suscita in noi non una. piacevolezza necessaria di cui l'uomo a un certo punto non riesce a fare a meno. Ecco che cos'è il bello, il bello è ciò che piace in maniera disinteressata, il bello è ciò che piace senza concettualizzazione, il bello è ciò che piace senza scopo, il bello è ciò che piace che diventa a tal punto necessario. Ecco cosa vuol dire.
Tutti questi caratteri danno vita a una bellezza che però per Kant risulta universale. La bellezza è qualcosa che è vissuto in maniera universale perché per Kant esiste comunque il gusto. Il gusto è universale.
Il gusto che risponde a queste quattro, ad esempio, caratteristiche del bello è universale. Dunque in tutti gli uomini c'è. Non ecco perché di fronte alla statua del discobolo greco Diciamo che è bello, perché ci rapisce, siamo disinteressati, perché è proporzionale, perché è bella, perché non c'è una concettualizzazione, perché a un certo punto è un piacere quasi indispensabile, necessario, lo voglio rivedere. E'piaciuto perché risponde a un gusto, a un sentimento di gusto che è di fatto comune, la proporzionalità.
Poi può essere una bellezza libera, completamente libera da ogni schema o aderente a degli schemi. Ma aderente degli schemi vuol dire che poi una bellezza che di volta in volta trova un canone, ma non è bello perché c'è un canone, è bello e poi ha dato vita a un canone, un conto è dire io adesso faccio una cosa che rispette un canone, un conto è produrre qualcosa di bello che poi darà vita a un canone perché altri imiteranno quello stile, quello stile musicale, quello stile architettorio, quello stile pittorio, quello stile appunto registico. bello, il bello è un giudizio che ha a che fare con il gusto e il gusto ha a che fare con il piacere, ma questo piacere rimanda in maniera universale, per me questo quadro, questo dipinto di mia figlia per papà da Sofia, per me è bello ma tendenzialmente non sarà universale, certo se lo guardo per me è bello perché lo guardo in maniera disinteressata, non c'è nessun interesse legato a questo, ma potrebbe esserci perché dico...
ho interesse perché mia figlia vuol dire che mi vuole bere, ma in realtà me l'ha messo in tante altre volte, me lo dà, guardo, dico è bello, è mia figlia, però è bello, è bello, poi però dico anche non c'è un concetto, non c'è uno stile di riferimento, non c'è un'adesione a un concetto, non c'è uno scopo verso cui tendo, non c'è un fine, e per me è indispensabile, è necessario rivederlo, però non è universale, perché è come qualcosa a me, perché poi sono i miei affetti, i miei sentimenti, appunto. perché potrebbe essere un disinteresse che prova anche un elemento di interesse perché è mia figlia, può essere appunto che diventi indispensabile e necessario perché a me comunica qualcosa l'affetto di mia figlia, dunque io posso interpretarlo come bello ma non reggerà all'universale. all'universo, potrebbe anche essere, lo lascio per terra e le persone passano e dicono che bello, che bello, che bello, che bello e magari Bansky ha iniziato così tutti, che bello, che bello, che bello, ma non può essere la mamma, il fratello, la fidanzata di Bansky a giudicarlo, è chiaro perché ci potrebbe essere un'influenza emozionale, ma il bello tendenzialmente risponde ai gusti e a questi gusti sono universali, c'è un senso comune del gusto, questo secondo Immanuel Kant, allora la musica classica è bella perché noi c'è questo gusto verso l'armonia, la sua proporzione.
Ora per noi la pietà di Michelangelo, per noi la cappella Sistina, per noi la nonna di Beethoven, per noi appunto il discobolo, dunque il gesto atletico di un saltatore in alto, il lago dei Cini, il balletto, dove c'è armonia, simmetria, proporzionalità, dove c'è appunto questo rapimento di forme senza concetto, dove c'è disinteresse, dove c'è appunto tutto questo per noi tutto questo risponde a un gusto a un gusto di piacere di piacere che diventa bello un piacere che diventa bello il produttore di bello per Kant è il genio il fruitore di bello è colui che mette in pratica in atto il giudizio riflettente di bello, dunque un giudizio sentimentale, emozionale. Invece colui che produce il bello è il genio, è il genio colui che produce liberamente, anche qua senza scopo, il genio colui che produce qualcosa che non è riproducibile, gli altri si sforzano per riprodurre ma non riescono a farlo. Allo stesso modo, dunque, quando noi parleremo dell'arte nell'epoca della riproducibilità con Benjamin, a quel punto lì diventa un problema.
Perché? Perché è fattibile oggigiorno riprodurre con i materiali che abbiamo delle opere d'arte che un tempo erano irriproducibili. Perché se tu non hai quella mano, non hai quell'uso dei colori, non hai quelle dita, quella sensibilità, non puoi fare le opere di Michelangelo, Raffaello, non puoi fare Caravaggio, non puoi fare Monet, Manet, non puoi fare neanche da lì. Ma oggi ci sono dei riproduttori che c'erano già all'epoca. dei grandi riproduttori che possono avvicinarsi fino a diventare praticamente delle copie perfette, deve arrivare l'ultra esperto per capire che quell'opera non è effettivamente originale, ma tendenzialmente il genio è colui che produce delle opere che non sono facilmente riproducibili, anzi addirittura non riproducibili per maestria, poi deve essere disinteressato, crea eventualmente il genio un canone e poi trasforma appunto i materiali in opere d'arte che poi diventano più che mai opere che ci producono piacere.
piacere che ci attraggono, perché qui la lezione di Platone va ancora, il bello è ciò che attrae e il genio produce bellezze che sono attraenti, questo è il giudizio riflettente, sentimentale di bello, che cos'è il bello? Il bello è ciò che piace, in maniera disinteressata, il bello che piace in maniera universale, senza scopo, ma che diventa a un certo punto necessario. Ci vediamo i prossimi giorni con tanti altri appuntamenti, tra cui ho comprato questa luce per poter di sera finalmente fare delle live. delle live con voi, ce ne sarà una settimana la prima live sarà giovedì parleremo di cinema e storia di come utilizzare anche più che mai il cinema all'interno della didattica buonanotte e che Kant sia sempre con voi perché come Kant non c'è nessuno