Giovanni Giolitti è una figura controversa della storia italiana.
Benedetto Croce lo considera uno dei migliori statisti, mentre Gaetano Salvemini lo definisce "ministro della malavita".
Giolitti ha influenzato profondamente l'Italia nei primi anni del 1900.
Età Giolittiana (1901-1914)
Inizio della carriera: Giolitti entra nel governo Zanardelli come Ministro dell'Interno nel febbraio 1901.
Durata: Resterà influente fino alla prima guerra mondiale nel 1914.
Riforme significative:
Nascono industrie e ferrovie.
Le assicurazioni diventano statali.
Scuola obbligatoria e gratuita fino a 12 anni.
Politica e Società
Giolitti punta a un'Italia più stabile e monarchica, legata al popolo.
Anni di fermento sociale: emergono miti della destra nazionalista e della sinistra rivoluzionaria.
Giolitti è descritto come un uomo schivo e riservato, senza filmati che lo ritraggano.
Formazione e Carriera Politica
Giolitti, orfano di padre, cresce in un ambiente liberale a Torino, dove conosce Cavour.
Lavora nel Ministero di Grazia e Giustizia a 20 anni; diventa caposezione del Ministero delle Finanze a 27 anni.
Aspetti Burocratici e Politici
Giolitti si forma come burocrate, acquisendo competenze che utilizzerà in politica.
La sua esperienza burocratica lo rende abile a controllare la macchina statale.
Entrato in politica quasi per caso a 40 anni, prima diventa Presidente del Consiglio nel 1892.
Riforme Lavorative
Giolitti promuove l'organizzazione dei lavoratori, cercando di migliorare i loro diritti.
Introduce leggi a tutela del lavoro e dei sindacati, mantenendo però un delicato equilibrio tra capitale e lavoro.
Sostiene che lo Stato deve mediare tra queste due forze.
Emigrazione e Questione Meridionale
L'emigrazione italiana è un fenomeno significativo, con milioni di italiani che partono tra il 1876 e il 1900.
Giolitti affronta la questione meridionale, cercando di promuovere leggi a favore del Sud.
Critiche da parte di Salvemini che lo accusa di connivenza con la malavita nel sud.
Interventi Militari e Politica Estera
Nel 1911, Giolitti avvia la guerra in Libia, convinto che fosse necessario per l'Italia avere possedimenti coloniali.
Il conflitto si rivela più difficile del previsto e genera critiche.
Crisi e Declino
Giolitti si oppone all'entrata dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale, proponendo la neutralità.
La sua visione viene superata da un'Italia che si sta evolvendo verso il nazionalismo e il socialismo.
Nel 1915, nonostante il sostegno iniziale, Giolitti perde influenza e si ritira dalla vita politica.
Ultimi Anni e Eredità
Giolitti si ritira a Cavour e muore nel 1928.
La sua figura rimane controversa, con valutazioni opposte sul suo operato.
Viene considerato sia un innovatore sia un opportunista, a seconda delle interpretazioni.
Riflessioni Finali
Giolitti è un simbolo della complessità della politica italiana del suo tempo, in cui le dinamiche sociali e politiche erano in continua evoluzione.
La sua eredità è quella di un'Italia in trasformazione, ma anche di un politico che non ha saputo adattarsi completamente ai cambiamenti del suo tempo.