ma la sua barbarossa l'insider [Musica] qualche giorno fa una testimonianza personale sono stato invitato a parlare delle resistenze a una platea di studenti al liceo alfieri di torino a invitarmi era stata la consulta degli studenti torinesi l'organizzazione che rappresenta ufficialmente gli studenti delle scuole superiori e che è formata da rappresentanti eletti di tutte le scuole della provincia come potete immaginare il fatto che un organismo rappresentativo dei ragazzi composto da ragazzi delle scuole superiori abbia voluto organizzare un argomento sul tema del sa quante volte mi impatti nero ed emozione abbiamo voluto organizzare un incontro su questo argomento della resistenza questa cosa mi ha fatto enormemente piacere e mi ha anche un po stupito lo confesso aveva paura che a distanza di così tanti anni la resistenza rischiasse di apparire ai ragazzi di oggi qualcosa di inattuale magari ancora più distante per il fatto stesso di essere oggetto di celebrazioni ufficiali all'inizio i ragazzi mi hanno chiesto di affrontare il tema i giovani e la resistenza io ho fatto presente che parlare dei giovani nella resistenza significa parlare della resistenza e basta perché la resistenza è stata una guerra e ogni guerra è combattuta dai giovani certo quei giovani erano diretti e organizzati da persone più mature e fra l'altro da militari di carriera dell'esercito italiano perché fin dall'inizio la resistenza non è stata solo un movimento spontaneo ma anche un movimento riconosciuto palloni con legittimo governo italiano di allora diretto sul piano politico da rappresentanti di tutti i partiti antifascisti e sul piano militare da generali del regio esercito alcuni dei quali vi hanno speso la vita come il generale perotti coordinatore del comitato militare regionale piemontese uno degli otto fucilati il 5 aprile 1944 a torino al martinetto ma quei politici e quei generali dirigevano un movimento composto per la stragrande maggioranza da giovani alla fine con gli organizzatori dell'incontro abbiamo concordato che non avrei tenuto una conferenza ma avrei provato a rispondere alle loro domande confesso di aver avuto fin dall'inizio l'idea che proprio le loro domande mi avrebbero aiutato anche a impostare questo intervento che sto tenendo cui oggi le domande quel giorno sono poi state così tante e così vaste che non posso qui riprenderle tutte ma vorrei comunque partire da una di queste è la domanda era la resistenza da un punto di vista militare e politico quale ruolo ha avuto e che cosa ha ottenuto alcuni pensano è sempre la domanda che mi era stata porta dai ragazzi alcuni pensano che anche senza la lotta di liberazione la guerra sarebbe andata allo stesso modo secondo loro lasciando combattere solo gli alleati si sarebbero causate meno vittime questa cosa e ne era la domanda mi ha colpito molto perché ho riconosciuto in questo dubbio un tema ricorrente di quella melata ostilità verso la resistenza che non si è mai dissipata in una parte dell'opinione pubblica italiana e nella memoria di una parte delle famiglie italiane è un'affermazione che spero non farà sobbalzare nessuno avete invitato uno storico a parlare in questo 25 aprile è dovere dello storico e di cercare la verità anche nei suoi aspetti meno rosei ce lo ricordava marc bloch uno dei più grandi storici del novecento dirigente della resistenza in francia fucilato dai nazisti a lione il 16 giugno 1944 nelle carte di marc bloch fu trovata la richiesta di scrivere sulla sua tomba questo semplice epitaffio il exit veritatem amato la verità e la verità è che la resistenza fu una guerra civile quando quasi 30 anni fa claudio pavone lui stesso partigiano scelse di dare quel titolo alla sua grande storia della resistenza ci furono polemiche quasi che quella definizione fosse sconveniente in realtà basta scorrere le testimonianze dell'epoca per accorgerci che tutti nell'italia del 1944 45 anche chi stava facendo la resistenza tutti usavano l'espressione guerra civile ma una guerra civile l'asse degli strascichi che è difficile ricomporre ed è per questo che tanti ragazzi di oggi sicuramente si sentono dire in casa come me lo sentivo dire io negli anni 70 e sulla resistenza si è fatta troppa retorica perché dal punto di vista militare non ha cambiato niente che gli americani avrebbero liberato comunque l'italia e se è così allora non sarebbe stato meglio che quei ragazzi se ne fossero rimasti a casa evitando di farsi uccidere e di provocare tante rappresaglie tante vittime in moltissime case italiane questi discorsi non hanno adesso di essere fatti a questi discorsi si può e si deve rispondere in due modi e il più importante naturalmente è che anche se fosse vero anche se fosse vero che la lotta partigiana non ha avuto un peso militare importante non cambierebbe niente perché il valore della resistenza e nell'immagine dell'italia che ha dato al mondo al mondo è innanzitutto ai nostri alleati riluttanti che già allora si chiamavano le nazioni unite e che del popolo italiano diffidavano non poco resistenza ha fatto vedere che in italia c'erano tanti e tanti giovani che dal fascismo erano usciti e che non ci credevano più che volevano un'italia libera e democratica e che per questo erano disposti a rischiare la vita quando anche i loro sacrifici fossero davvero stati irrilevanti dal punto di vista strettamente militare il solo fatto di aver mostrato al mondo che cos'era la nuova italia basterebbe a renderli preziosi anzi indispensabili al paese è grazie a loro che de gasperi quando parlò a parigi nel 1946 alla conferenza di pace davanti a un uditorio stile che vedeva ancora nell italia la patria del fascismo il paese nemico sconfitto grazie a loro che de gasperi poté tenere quel famoso discorso che cominciava così lo ricordate de gasperi disse alle nazioni unite prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto tranne la vostra personale cortesia e contro di me in quel discorso prospero il ricordo ai vincitori che l'italia non poteva essere trattata come un nemico sconfitto lo dimostrava la resistenza in tutte le sue forme e de gasperi evocava la guerra combattuta dal corpo italiano di liberazione e quello cito i militari e civili vittime dai dei nazisti nei campi di concentramento e di 50.000 patrioti cadute nella lotta partigiana non era la prima volta viene spontaneo un accostamento se uno pensa alla storia d'italia non era la prima volta che un italiano milia tale offesa si trovava a doversi riscattare gli occhi del mondo e viene in mente quello che neppure cent'anni prima scriveva un altro dei nostri grandi politici cavour nel momento in cui decide di fidarsi di garibaldi un sovversivo e di appoggiare il suo sbarco in sicilia noi non possiamo oggi metterci contro garibaldi scriveva cavour perché e qui cito garibaldi ha reso all'italia i più grandi servigi che un uomo potesse renderne e ha dato agli italiani fiducia in se stessi ha dimostrato all'europa che gli italiani sapevano battersi e morire sui campi di battaglia per riconquistare una patria in cui cavour cent'anni prima la resistenza che non a caso shas e garibaldi come uno dei suoi simboli aveva dimostrato la stessa cosa e nell'italia degli anni quaranta queste parole non suonavano retoriche avevano ancora un nocciolo di verità e di attualità e questa è la risposta più importante da dare a chi dice che la resistenza non ha contato niente dal punto di vista militare ma voi avete chiamato a parlare oggi uno storico che fra l'altro è anche quasi come secondo questi era uno storico militare ed è proprio in questa qualità che mi sento di dire che la resistenza italiana ha avuto un ruolo tutt'altro che insignificante nella vittoria alleata le bande armate che hanno fatto la resistenza al nord occupando le valli e le colline bloccando vie di comunicazione liberando e governando per mesi interi territori rendendo la vita difficile ai presidi tedeschi e fascisti sono arrivate in certi momenti a tenere impegnate fino a 7 divisioni tedesche di cui 4 vorrei sottolinearlo in piemonte senza alcun dubbio la regione in cui la resistenza fu più tenace più combattiva e vi assicuro che certi combattenti che certi comandanti tedeschi che combattevano in italia o in francia sarebbero riusciti a fare molte cose se avessero avuto a disposizione non sette ma anche solo una divisione che dei file in più all'indomani dello sbarco alleato nella francia meridionale il 15 agosto 1944 il maresciallo kesselring decise di mandare immediatamente in francia la novantesima divisione panzergrenadier attraverso la statale 21 del colle della maddalena la brigata di giustizia e libertà che occupava il vallone dell'arma al comando di nuto revelli sbarrò la strada al nemico la divisione tedesca attesa con urgenza al fronte impiego otto giorni per salire da cuneo al colle della maddalena il bollettino del comando supremo tedesco menzionò come un successo il fatto che la strada fosse stata riaperta nonostante la tenace resistenza opposta dai terroristi come li chiamavano loro ma la resistenza non si identifica solo lo sappiamo con la guerra delle bande poi diventate brigate e divisioni nelle montagne ricordava prima sua eccellenza si identifica con la lotta disperata del regio esercito aiutato dalla popolazione civile nei sobborghi di roma nei giorni successivi all 8 settembre con il sacrificio dei reparti rimasti isolati in grecia e nei balcani come la divisione acqui a cefalonia con quello dei deportati e degli internati e con la guerra condotta dai gap nelle grandi città a proposito di quest'ultima barratura la pena di citare la testimonianza del colonnello dolimàn comandante delle ss a roma il quale rievocando l'attacco dei cup contro un battaglione di polizia militare tedesca a via rasella ha detto roma è stata la capitale che ci ha dato più filo da torcere roma non parigi come il grado o copenaghen il maresciallo kesselring confermò al suo processo giteau roma ero diventata per noi una città esplosiva per noi era un grave problema tra l'altro ne risentiva direttamente anche il morale delle truppe combattenti che non si potevano più mandare a roma per brevi periodi di riposo e di licenza e il comandante di tutte le forze alleate nel mediterraneo in generale alexander disse che aveva cominciato a rispettare gli italiani all'indomani dell'attacco di via rasella quando aveva scoperto che roma cito era una città che ha osato sfidare in pieno centro un battaglione tedesco armato e dunque l'idea che dopotutto la resistenza abbia avuto poco o nessun peso in termini strettamente militari e da relegare nell'armamentario dei luoghi comuni apparentemente così veri e invece imprecisi faziosi un'altra domanda che mi hanno fatto pochi giorni fa i ragazzi di torino è questa chi erano i partigiani da dove venivano quali settori della società rappresentavano e quindi di nuovo la risposta è venivano da tutte le parti e rappresentavano tutte le classi sociali nella resistenza ci sono gli studenti universitari e quelli che hanno fatto la terza elementare c'è la classe dirigente e c'è il popolo delle periferie nei due gap che il 23 marzo 1944 realizzano a roma l'attacco di via rasella 17 ragazzi tutto ci sono tre i futuri professori universitari carlo salinari ordinario di letteratura italiana e preside della facoltà di lettere alla sapienza di roma giulio cortini ordinario di fisica nucleare mario fiorentini ordinario di geometria superiore ma ci sono anche un portinaio un tassista un muratore un'impiegata il piemonte uno dei comandanti più famosi e il comandante campana impiccato a jumaine dai tedeschi nell'agosto 1944 e che ha lasciato il suo nome di guerra lo sapete al palazzo campana di torino la vecchia sede delle facoltà umanistiche la cui occupazione da parte degli studenti ha dato inizio al sessantotto italiano ebbene il comandante campana era il marchese cordero di pamparato ufficiale di carriera monarchico cattolico medaglia d'argento in africa ma nelle bande c'erano anche le migliaia di operai che hanno fatto la resistenza nelle valli di lanzo nelle montagne del biellese invalsi sia di queste nostre terre di fortissima tradizione operaia e conflittuale come il proletariato non era ammassato nei centri urbani e dislocato in una moltitudine di piccoli centri e in parte ancora radicato nel mondo contadino e dove si è creato un territorio naturalmente favorevole alla lotta partigiana per la sua geografia naturale e per la sua geografia umana qui una resistenza fortemente orientata a sinistra con connotazioni di classe oltre che patriottiche ho trovato un diffuso supporto collettivo e sono le stesse fonti nemiche a dirlo i rapporti della guardia nazionale repubblicana provenienti dalle chiese ed alla valsesia denunciavano sgomenti l'appoggio che i ribelli trovavano tra la popolazione locale notoriamente di sentimenti sovversivi ma nella resistenza accanto ai suoi versi vi ci sono gli uomini d'ordine i patrioti fedeli al re i liberali e democristiani e saranno ministri nell'italia moderna la thai anticomunista del dopo guerra ci sono quelli che diventeranno 30 anni dopo dei bersagli delle brigate rosse perché visti come pilastri dell'ordine costituito da carlo casalegno vicedirettore della stampa all'avvocato fulvio croce presidente dell'ordine degli avvocati di torino sono quelli come pietro secchia protagonista il 25 aprile della liberazione di milano che fanno la resistenza come premessa alla rivoluzione e che sarebbero disposti a continuare la lotta armata anche dopo la fine della guerra civile e quelli come il sergente degli alpini maggiorino marcellini nome di battaglia blu ter ex campione di sci che organizza le bande di giustizia e libertà in val chisone e che nel marzo 1944 quando un ufficiale tedesco male al suo comando per trattare uno scambio di prigionieri lo riceve facendo schierare la guardia e alzare la bandiera e quando hai tedesco gli chiede ma voi che siete siete dei comunisti risponde siamo il terzo alpini non facciamo politica vogliamo scacciare l'invasore dalla nostra terra e ci sono gli immigrati dal sud molto più numerosi in piemonte giallo ora di quel che potremmo credere gli studi di claudio della valle e il database realizzato dall archivio di stato di torino hanno permesso di identificare finora oltre 6000 partigiani piemontesi nati al sud di cui 400 caduti il 7 per cento dei caduti partigiani in piemonte sono percentuali che oggi ci stupiscono eppure lo aveva notato fin da subito il più grande scrittore che abbia raccontato la resistenza beppe fenoglio ricordate il partigiano johnny fenoglio descrive l'incontro del protagonista con i partigiani a cui ha deciso di unirsi e il primo partigiano in cui giorni si imbatte e un militare sbandato ancora vestito in grigioverde che gli intima il chi va là e qui cito dal romanzo di fenoglio con un accento così disperatamente siciliano che giorni se ne risentì stupì e accor o incredibilmente tutto aveva da essere così nordico così protestante si sa che fenoglio come il suo personaggio avrebbe voluto essere inglese e che per lui gli italiani erano tutti troppo meridionali compresi i suoi concittadini di alba ma far incontrare a johnny proprio siciliano serviva a sottolineare in tono ancora più ironico il contrasto fra le sue illusioni libresche e la compra le città della realtà italiana in cui viveva i meridionali che hanno combattuto nella resistenza piemontese non sono tutti immigrati per lavorare alla fiat ci sono i militari rimasti in piemonte dopo lo sbandamento della quarta armata gli ufficiali di complemento come l'avvocato pompeo colajanni di caltanissetta uno dei più grandi comandanti partigiani in piemonte comunista da quando aveva 15 anni e schedato dalla polizia ma che era stato lo stesso sono le meraviglie della burocrazia italiana mandato a pinerolo a fare l'ufficiale di nizza cavalleria e gli ufficiali di carriera come il capitano d'artiglieria luigi scimè il capitano gigi e racalmuto comandante della quinta divisione autonoma mondovì medaglia d'argento come il napoletano aldo vizzari anche egli ufficiale di artiglieria che dopo la guerra sarà comandante del distretto militare di vercelli poi c'erano anche gli immigrati di seconda generazione che non rientrano il database di cui vi parlavo perché risultano nati qui come dante di nannì figlio di immigrati pugliesi venuti ad abitare nelle case fatiscenti del centro storico di torino le stesse dove si ammasseranno i nuovi immigrati del dopoguerra ecco mentre parlavo di queste cose con i ragazzi delle scuole torinesi gli è tornato in mente ancora una volta che parlavamo di ragazzi appena più vecchi di loro dante di nannì aveva 19 anni quando è morto cosa avevano in testa quei ragazzi un indizio per indovinare qualcosa di quello che avevano in testa e offerto dai nomi di battaglia che si sono scelti al momento di entrare in panna e che il database dell'archivio di stato di torino permette di studiare tra l'altro nel caso dei partigiani provenienti dal sud non di rado il nome di battaglia rimanda proprio esplicitamente i luoghi d'origine ben nove lucani si chiamavano potenza 6 calabresi si chiamavano cosenza 18 siciliani si chiamavano catania come nome scelto nome di guerra scelto al momento di entrare in banda e non mancano i sicilia e calabria e puglia e sardegna ma ecco una cosa che magari oggi ci aspetteremmo di meno moltissimi siciliani si scelgono nomi di battaglia tratti dall opera dei pupi ben 22 orlando è anche un rodomonte nella maggioranza dei casi i partigiani provenienti dal sud si scelsero nomi di battaglia del tutto simili a quelli degli altri nomi che a volte hanno le loro radici nell'immaginario degli adolescenti italiani dell'epoca un immaginario uguale d'aosta palermo un immaginario plasmato sui romanzi di salgari lo dicevamo salgari quando io ero bambino e dt una sui film western e sono i fumetti e così i ragazzi che entrano nelle bande decidono di chiamarsi d'artagnan athos e aramis carta yanez sceriffo black aquila rossa diavolo nero e poi lupo tigre feroce fulmine tempesta uragano ci sono chino come non pensare qui a cino moscatelli leggendario comandante garibaldino nel biellese cino e franco i protagonisti di uno dei fumetti per ragazzi più popolari degli anni trenta cene che vengono dai personaggi del corriere dei piccoli fortunello buona ventura altri invece dall'antichità classica achille aiace ulisse alcune rimandano ai grandi capi della coalizione alleata churchill pronunciato così sicuramente sta lì qualcuno vuole suonare americano jimmy choo 20 dic si no ci sono perfino quelli che suonano tedeschi 4 france e tra i fritz alcune rimangono l'immaginario sportivo recente un bartali e ben 6 carnera altri a un immaginario popolare più antico ma rinfrescato dal cinema ben 25 partigiani in piemonte scelsero di chiamarsi fra diavolo e qui fu decisivo l'omonimo film di luigi zampa che era uscito proprio nel 1942 forse l'ultimo film che avevano visto nei cinema della città prima di salire in montagna e insomma chi erano i partigiani erano uno spaccato della gioventù italiana con tutta la sua varietà e tutte le sue contraddizioni erano diversi per origine regionale scolarizzazione classe sociale opinioni politiche ma avevano letto gli stessi libri e giornalini è visto gli stessi film e su una cosa non avevano dubbi di essere italiani e che stavano lottando per il futuro dell'italia anche se poi se lo immaginavano i modi diversi un altro meridionale destinato a diventare una figura mitica della resistenza piemontese vincenzo modica il comandante petralia anche lui ufficiale di complemento alla scuola di cavalleria di pinerolo ricorda che a decidano a unirsi ai partigiani furono proprio e cito le parole che l'amico tenente colaianni andava ripetendo a noi giovani ufficiali durante le passeggiate sotto i viali di cavour vedete quelle montagne presto saranno piene di veri italiani viva la resistenza viva l'italia [Applauso] [Musica]