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Analisi del Sonetto di Foscolo

A zacinto né più mai toccherò le sacre sponde, ove il mio corpo fanciulletto giacque. Cintomia che te specchi nelle onde del reco da cui Vergine nacque, Venere e fe a quelle isole feconde col suo primo sorriso, onde non tacque le tue limpide nubi e le tue fronde, l'inclito verso di colui che l'accque cantò fatali e il diverso esilio, per cui bello di fama e di sventura, baciò la sua petrosa. Ulisse, tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra. A noi prescrisse il fato, il lacrimata sepoltura. Dopo aver dato lettura del sonetto, eh possiamo dire che il primo periodo sintattico comprende ben tre strofe, le prime due quartine, cioè le le due quartine, insomma, e la prima terzina. E l'ultima terzina invece è altro. Mh perché vedrete che il tono cambia nell'ultima terzina. Ehm, le prime tre strofe non si possono leggere se non con un'unica emissione di voce. Eh, e mentre se consideriamo l'ultima terzina il tono è più asseverativo, per cui bisogna fermarsi su ogni parola. Anche in questo sonetto la eh vi è la mancata coincidenza tra motivo metrico ritmico e motivo sintattico, cioè c'è l'uso frequente dell'Engenjambema che crea come un effetto di cascata di di caduta e spezza il ritmo. Eh ehm e questo ovviamente è sintomatico del fatto che il poeta m mostra una incapacità di dare un ordine al suo magma sentimentale, per cui questi versi errano, eh sono versi erranti, eh, e danno proprio l'idea del viaggio, mh danno l'idea dell'errare del viaggio eh così diverso tra Olisse e Foscolo, come vedremo. Mh. Si crea attraverso gli Enjan Beman come una sorta di gorgo, di giro meandrico che dà visivamente, plasticamente l'idea della progressione del viaggio. Mh. Ma cerchiamo di parafrasare un attimo queste il testo e poi vedremo altre cose. Né più mai toccherò le sacre sponde, cioè non toccherò mai più le rive sacre, le sponde sacre, ma sono sacre per il poeta, perché è nato lì. Mh. Ove il mio corpo fanciulletto giacque, dove nacqui e trascorsi la mia infanzia, letteralmente dove il mio corpo di bambino giacque, cioè sia da giò o zacintomia. Vedete anche qui abbiamo la la diciamo la eh posticipazione della vocativo zacinto mia, come abbiamo visto alla sera. Mh. E il vocativo è postposto al terzo verso come in alla sera. Ozacintomia che ti specchi, cioè ti rispecchi nelle onde greco mar, cioè del mare greco, del marionio dal quale nacque Vergine Venere. Eh, vedete di nuovo il soggetto postposto eh ehm crea che crea quasi un effetto anaforico tra zacintomia e Venere. Mh. Venere la dea della bellezza ed è una delle illusioni di Foscolo e secondo il mito eh Venere sarebbe nata proprio dalla spuma del mare che lambisce le coste di Zacinto, di questa isola bellissima, Zakintos in greco, che oggi si chiama Zante. Mh. quelle isole feconde erese, quelle isole fertili con il suo primo sorriso, eh, cioè Venere, Ella rese feconde quelle isole con il suo primo sorriso, onde cosicché non tacque, eh, cantò è una litote, eh, non tacque, vedete che si nega il contrario, litote, eh da cui cantò mh e il soggetto è l'inclito verso di colui che le acque cantò fatali, cioè la poesia illustre di Omero, l'inclito verso di colui che le acque cantò fatali, cioè la poesia illustre di Omero che cantò il viaggio per mare voluto dal fato, non tacque, quindi cantò le tue nubi limpide e i tuoi alberi, le tue fronte. Allora, questo periodo a livello sintattico è complesso, quindi lo ripetiamo nuovamente, da cui il soggetto è l'inclito verso, cioè la poesia famosa, illustre, poi abbiamo una relativa di colui che le acque canto fatali, cioè Omero, quindi mh cosicché la poesia illustre di Omero cantò le tue limpidi nubi, le tue limpide nubi, le tue limpide nuvole e le tue fronde, cioè i tuoi alberi. Mh. E quindi attraverso l'uso dell'iperbato e delle anastrofe e il l'ordine sintattico viene alterato. Mh. E perché viene alterato? viene alterato perché si vuole proprio ricreare l'effetto di un turbinio, di un turbino di versi che ci avvolge come un'onda mh e quindi si vuole ricreare proprio la sintassi del moto ondoso che diventa evocativa del vagabondaggio di Ulisse e suoi viagg. Eh, c'è questo impulso dinamico incoercibile dato da Lenjan Benemmo mh e dalle anastrofi e degli iperbati. Ora, perché queste nubi sono limpide? sono limpide perché si rispecchiano forse nel mare, eh, e il ricordo in qualche modo addolcisce la realtà del luogo. m va a stemperare, va a adolcire la realtà del luogo ed il diverso esilio e il vario esilio, per cui bello di fame e di sventura, cioè in conseguenza del quale, reso bello dalla fama e dalla sventura, Ulisse baciò la sua itaca petrosa, cioè rocciosa, perché ita è fatta proprio di rocce aride, maschie, difficili. Mh. E come vedete ancora qui il soggetto Ulisse è postposto eh proprio al luogo di approdo per cui Ulisse, bello di fame e di sventura, baciò la sua Itaka. Mh. Ora, se noi guardiamo le prime due quartine, le ultime parole delle prime due quartine le leggo. Sponde, giacque, onde, nacque, feconde, tacque, fronde, acque. Vedete che tutte le parole finali ricordano l'acqua, che è il semantema della vita. Mh. Questo viaggio si svolge sull'acqua e simbolicamente il viaggio che Olisse farà per mare e dopo 1000 peripezie ritornerà nella sua patria, eh nel suo luogo dell'anima, cioè Aditaka. Mh. E quindi in queste prime tre strofe viene, diciamo, cantato il viaggio di Ulisse e il suo ritorno. Ulisse riesce a ritornare ad Itaka. Mh. Però noi sappiamo che questa poesia è anche autobiografica perché parla anche di Foscolo e parla del viaggio di Foscolo e del suo non ritorno. Mh. Del suo non ritorno. Eh, cerchiamo di vedere adesso l'ultima strofe, l'ultima terzina. Tu non altro che il canto avrai del figlio, tu avrai soltanto l'omaggio della poesia del della poesia di tuo figlio. O materna mia terra, o terra dove mia madre mi generò. Mh. A noi prescrisse il fato, il lacrimata sepoltura. A noi il destino ha prescritto una sepoltura inlacria, cioè senza lacrime, quindi sempre petrosa. Mh. E quindi vediamo come eh l'ultimo verso, il fatto il lacrimata sepoltura, si ricollega al primo verso mh della poesia. Non né più mai toccherò le sacre sponde dove c'è una triplice negazione. Ne più mai. Eh, è come se ci martellasse sopra, no? Né più mai. Guardate questa triplice negazione fortissima. Nell'ultimo verso invece nuovamente viene ribadita l'idea di una sepoltura senza lacrime, perché il poeta non potrà rientrare in patria e nessuno potrà piangere sulla sua tomba. Eh si, quindi si parla di un viaggio che per qualcuno si conclude, cioè per Ulisse che arriva a baciare la sua petroseitaca e di qualcuno per cui il viaggio non si conclude. Mh. Cioè, non abbiamo il ritorno di Foscolo a Zacinto. Mh, o meglio, in un certo senso, lo abbiamo. Lo abbiamo perché tutta la poesia può essere letta come una equazione, come Omero cantò l'esilio di Olisse e il suo ritorno. Così Foscolo canta il suo esilio e il suo non ritorno. Però in un certo senso si può dire che Foscolo sia riuscito a ritornare idealmente sulla sua isola Zacinto Zante, attraverso la parola poetica, attraverso la poesia, che è una delle grandi illusioni in cui crede Foscolo eh alla terra madre agli affetti principali, alla madre, alla felicità smemorata del fanciulletto, che sono appunto cose divine, si può arrivare attraverso la poesia, una poesia che in un certo senso Foscolo ripone come un biglietto in una bottiglia, come un messaggio in una bottiglia e che sicuramente un giorno questa bottiglia raggiungerà le sponde della sua zacinto. Inoltre possiamo dire che in questa poesia vi è la compresenza la compresenza dei due codici, quello classico e quello romantico. Da un lato la vicenda di Ulisse segue il codice classico. Eh, Ulisse è un eroe classico che m afferisce appunto al codice m neoclassico del neoclassicismo e quindi ha un fato amico. Ulisse ha un fato amico eh che gli consente di tornare alla quiete e di baciare la sua terra. Noi sappiamo che il codice classico eh prevede sempre che l'eroe concluda la sua avventura, eh prevede sempre un happy ending, diciamo. E invece il codice romantico a cui afferisce invece la vicenda di Foscolo prevede altro. Nel romanticismo il fato è nemico, il fato è nemico dell'uomo e quindi l'eroe fa un viaggio, ma è costretto da un fato nemico a non concludere il cerchio. eh è costretto da un fato nemico a non concludere il cerchio e quindi vediamo plasticamente quello che è il contrasto tra io e mondo che definisce in maniera eh molto significativa quello che è il romanticismo europeo, cioè il contrasto io mondo. Eh, infine, per concludere, questo sonetto eh ainto ehm contiene in luce una triplice immagine materna, testimonianza del fatto di quanto Foscolo fosse legato a sua madre. Mh. Eh, la figura materna ha inciso profondamente sulla poetica e sulla personalità pascoliana. Abbiamo tre madri in questo sonetto. Diamantinaspatis che è la madre biologica, Venere, dea della bellezza nella quale Foscolo crede fortissimamente, che è una sorta di madre putativa per Foscolo e infine la stessa isola Zacinto, Zante, è vista come una madre. Mh. E quindi il poeta riesce in qualche modo a ricongiungersi con loro attraverso la poesia. È sicuramente un ricongiungimento in absenzia, però si tratta di un ricongiungimento ideale, poetico. Mh. Quindi, vedete quanto è potente la poesia. mh ci permette di esplorare e di toccare luoghi che fisicamente non possiamo raggiungere.