Buonasera e benvenuti a Ulisse, il piacere della scoperta. Questa sera faremo un lungo viaggio nel tempo. Andremo indietro nei secoli, risalendo tutte le epoche fino ad arrivare all'antichità. e conoscere le gesta, le avventure, la storia di un uomo che ha lasciato una traccia indelebile nel tempo e nella storia.
Un uomo di cui si parlerà per secoli. Molti di noi hanno il suo nome. nome.
Un uomo che morì giovanissimo, ma pensate, quando morì lasciò alle sue spalle un impero che andava dalla Grecia fino all'India. Stiamo parlando di Alessandro Magno. Seguiremo la vita di questo straordinario condottiero fin dall'infanzia, cioè dalla Macedonia, questo piccolo regno a nord della Grecia.
Partendo da lì, Alessandro, pensate, nel giro di appena 10 anni cambierà completamente non solo la vita, ma anche la vita di tutti solo la sua vita, ma la storia direttamente, riuscendo persino a conquistare quello che sembrava impossibile, il grande impero persiano. Cercheremo insomma di scoprire come Alessandro sia diventato una leggenda. Mai battuto sui campi di battaglia, Alessandro Magno è stato un modello di riferimento per tantissimi grandi generali del passato, come per esempio Cesare o Pompeo, ammiravano in lui questo coraggio. stare sempre in prima linea assieme ai suoi soldati nel rischiare quello che rischiavano appunto gli altri soldati. E sono stati proprio i romani, che di guerra e battaglia se ne intendevano, a dargli il soprannome di Magno, cioè Grande.
e ora ci troviamo in una delle domus più famose di Pompei, la domus o la casa del fauno, per via di quella bellissima statuetta di bronzo che rappresenta un fauno ritrovata proprio all'entrata, ai margini dell'impluvium, di quella vasca che raccoglieva l'acqua piovana. Ma questa domus era nota fin dall'inizio, nella sua scoperta, come la domus, la casa del grande mosaico, per via di questo splendido mosaico che è stato rinvenuto riemerso dai lapilli, dai sedimenti vulcanici, immaginate lo stupore degli scopritori. È uno dei più bei mosaici mai trovati dell'età romana e rappresenta lo scontro della battaglia di Isso tra Alessandro Magno e il re della Persia, Dario III.
Il mosaico è datato intorno al 100 a.C. Secondo alcune ipotesi, il ricchissimo proprietario di questa Domus Pompeiana forse era collegato in qualche modo alla Macedonia, cioè alla terra natale di Alessandro Magno. Un fatto però è certo, è che era un grande amante dell'arte greca.
Quello che vedete qui ovviamente è una copia, un mosaico bellissimo, ma non è l'originale. L'originale infatti si trova al Museo archeologico nazionale di Napoli, dove andremo a esaminarlo per scoprire tutti i suoi segreti, ce ne sono tante cose da raccontare. noi ora ci vogliamo concentrare sul protagonista di questo mosaico ed è Alessandro Magno. Portava i capelli piuttosto lunghi, mossi, di colore castano chiaro, quasi biondi, ma a differenza del padre e di tutti i precedenti re macedoni non aveva la barba, una moda che avrebbe proprio introdotto lui. Questo mosaico era figurato con occhi grandi e scuri, ma in seguito si diffuse la leggenda che avesse un occhio di colori diverso dall'altro, uno nero e l'altro azzurro.
un doppio colore che doveva dar l'idea di un potere divino. Quella che vedete qui non è l'unica rappresentazione di Alessandro Magno, ce ne sono tante altre, ci sono altri mosaici, ci sono degli affreschi, delle statue, però si assomigliano tutte, sono delle fotocopie, lo vedete sempre con questi capelli fluenti. questo aspetto molto giovane, ma in effetti Alessandro si faceva ritrarre solo da pochissimi artisti di fiducia, per esempio Apelle, per quanto riguardava le pitture, oppure Lisippo, per le statue. Insomma, aveva una cura per l'immagine molto moderna, ma questo è solo uno degli aspetti della complessità di questo personaggio, un personaggio eccezionale fin da quando era nato, guardate.
La storia di Alessandro inizia con una leggenda. Si dice che la sua nascita sia stata annunciata dagli dèi. Tutto comincia la notte del 20 luglio del 356 a.C., quando la madre Olimpiade inizia il travaglio.
La famiglia reale di Macedonia spera che sia un maschio per non lasciare il trono senza un erede. Alessandro non è solo il secondo genito del re. Presto tutti capiscono che il figlio di Olimpiade guiderà la Macedonia verso un futuro di gloria. Alessandro. Sì, è l'altezza della tua nascita.
Quando pensiamo alla Grecia antica, beh, la nostra mente va subito alle grandi città che ne hanno segnato la storia, come per esempio Atene, la culla della democrazia, oppure Sparta con i suoi grandi, eccezionali guerrieri. In realtà, La parola di Alessandro è stata usata alla metà del IV secolo a.C. quando nasce Alessandro.
Il grande splendore delle città greche sta conoscendo la sua parabola discendente. In effetti le grandi città stato-greche... come Atene continuano a costituire un punto di riferimento nel mondo dell'arte e della cultura, ma la loro forza politica e militare si è andata progressivamente riducendo a causa di lunghe e sanguinose lotte intestine.
E poi nuove potenze hanno fatto lo ringresso sulla scena politica greca. E tra queste il regno di Macedonia. Già ma chi erano i macedoni? Nel IV secolo a.C.
la Grecia rappresenta la civiltà più avanzata del mondo occidentale. Centri propulsori di questo straordinario sviluppo che abbraccia ogni ambito del sapere umano sono le grandi città-stato, le polis. Tra queste, un posto di rilievo è occupato da Atene. Qui è stato fondato un sistema rivoluzionario.
rivoluzionario, la democrazia, dove i cittadini determinano la politica dello Stato. Il luogo di nascita di Alessandro si trova lontano da questi fari di civiltà e a nord del Monte Olimpo, in una regione rurale. La Macedonia è da sempre una terra di pastori e contadini, un regno poco rilevante dal punto di vista economico e culturale, minato dall'instabilità politica.
Sarà il padre di Alessandro, Filippo II, a mostrare ciò di cui sono capaci lui e il suo popolo. Riorganizza le forze armate, sviluppa nuove armi e sprutta pieno tutte le potenzialità della cavalleria. Dopo tante campagne vittoriosi, riesce a espandere i confini del suo regno e costruisce nuove alleanze. Nell'arco di vent'anni, Filippo fa del regno di Macedonia la principale potenza nel nord della Grecia. Ma le maggiori città greche, Atene, Sparta e Tebe, rifiutano di riconoscere il suo potere.
Nonostante i successi militari, per loro la Macedonia resta una terra di barbari, ma seguendo proprio l'esempio dei vicini, il Regno del Nord non smette di progredire. E' sempre Filippo a dare nuovo impulso a questo sviluppo, che diventa più evidente nella capitale macedone, Pella. Da modesto villaggio, Pella si trasforma secondo lo stile delle antiche metropoli, e diventa il simbolo di un potere in ascesa. Alessandro dunque cresce in un regno di recente ascesa, in un'epoca ricca di cambiamenti e suo padre, Filippo di Macedonia, oltre a essere un abile politico, E' certamente un uomo di grande carisma, un valoroso generale, anzi il suo corpo mostra i segni delle tante battaglie combattute.
Zoppo, per una ferita alla gamba, porta una... lunga barba che copre tra l'altro tutte le cicatrici sul volto ed è cieco da un occhio colpito da una freccia durante un assedio. Alessandro passa l'infanzia sovrastato quindi dalla figura del padre che lo cresce con severità.
Ora, benché Alessandro non sia il primo genito di Filippo, viene comunque elevato come un unico possibile erede, perché il fratello maggiore, Filippo Rideo, in realtà sono offre di disturbi mentali. L'erede al trono è educato come tutti i figli dell'aristocrazia. Ogni giorno si addestra all'uso delle armi e alla lotta. La tradizione guerriera del suo popolo lo pone a disposizione. pone subito davanti alla dura realtà.
Se vuoi regnare, devi prepararti a combattere, affrontando i pericoli in prima persona. Suo padre, Filippo, incarna questa lezione. Ha trascorso gran parte della vita in guerra, lasciando a casa la sua sposa, Olimpiade, e i loro figli. Forza! Conquistati il rispetto dei tuoi compagni, Alessandro!
Grazie a tutti. Non sai difenderti, sei un codardo! Vieni qui. Lasciami!
Che ti succede, figliolo? Perdonami, padre. Io... io...
Non puoi mostrarti debole, hai sentito? Tu devi essere il migliore, sempre! Smettila.
È ancora un bambino. Non ti mischiare! Alla Macedonia servono guerrieri.
Cosa ho avuto da mia moglie? Il primo figlio è un demente, il secondo è un debole. Fate di me lo zimbello di amici e nemici.
La madre di Alessandro, la bellissima Olimpiade, beh, non è macedone, ma è una principessa originaria dell'Epiro, cioè una regione che oggi si trova tra l'Albania e la Grecia e che all'epoca i greci stessi... consideravano ancora più selvaggia della Macedonia. Filippo l'ha sposata in seconde nozze quando aveva appena 16 anni e il legame tra i due aveva ben poco di sentimentale, essendo questo matrimonio frutto di un'alleanza tra il sovrano macedone e lo zio di Olimpiade, che era re dell'Epiro.
Donna dal carattere forte, altrettanto abile e calcolatrice in politica quanto il marito, ma dalle fonte antiche sappiamo che ebbe con il figlio un legame sempre molto profondo. Alessandro cresce influenzato dal particolare misticismo di sua madre olimpiade. La donna pratica diversi culti e instilla nel figlio l'idea che lui non è di questo mondo.
Non dà retta a tuo padre. Non è deluso, è invidioso. Nelle tue vene scorre un sangue immensamente più nobile del suo. Madre, ma quello che dici non può essere vero. Ora ti svelo un segreto.
La notte che ti ho partorito, ho udito un tuono. E una fulgore è entrata nel mio corpo. Ma tu sei ancora viva? Mi capisci ora?
È Zeus che ti ha generato. È lui, tuo padre. Filippo lo sa ed è geloso di te.
Per ogni giovane nobile greco, lo studio della storia e della mitologia era un passaggio obbligato nella propria formazione. Un po' come nelle nostre scuole. Nelle scuole di oggi si legge la Divina Commedia di Dante.
All'epoca di Alessandro si studiava la storia e la mitologia. Si studiavano per esempio i grandi poemi di Omero, l'Iliade e l'Odissea. E fin da bambino Alessandro ha una particolare venerazione per Achille, il grande eroe della guerra di Troia. La lettura dell'Iliade sarà una delle grandi passioni di Alessandro e si racconta che durante la sua spedizione in Asia portò sempre con sé una copia per lui.
personale. Una copia personale del testo di Omero che leggeva nei ritagli di tempo. Ora, una copia che era stata curata appositamente per lui dal suo tutore personale, un tutore molto particolare, Aristotele, uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi.
Il figlio del re ha 13 anni quando Aristotele accetta l'invito a diventare il suo precettore, Appella. Da lui Alessandro imparerà tutto sulla cultura greca, dall'arte drammaturgica alla geografia, alle scienze naturali fino alla letteratura e alla filosofia. Achille poteva scegliere una lunga vita che finisse nell'oblio o una vita breve e la gloria eterna.
Che io non avrò mai. Perché no? Mio padre non mi lascerà nulla se non mi dimostrerò all'altezza. E lui ha già conquistato la Grecia. Vieni qui, ti mostro una cosa.
Vieni! Lascia la Grecia a lui. Davanti a te c'è il mondo. Il regno di Persia, che si estende fino ai confini del mondo, fino alla lontana India. Più di cento anni fa il re di Persia ha attaccato la Grecia, ha distrutto le nostre città e ridotto in cenere l'acropoli di Atene.
E poi cosa gli è successo? Tutti i greci si sono uniti e hanno cacciato i persiani. Cosa resta per me?
I persiani ci sono ancora, un pericolo costante. I loro soldati sono dall'altra parte dell'Elesponto, davanti alla nostra soglia. Persino la tomba del grande Achille è nelle mani di quei barbari. Vuoi avere la gloria eterna?
Unisci i greci e guidali contro i persiani. Questo sì che sarebbe un atto. degno di un eroe.
Insieme ad altri giovani nobili macedoni, molti dei quali lo accompagneranno per tutta la vita, Alessandro assiste anche alle lezioni che Aristotele teneva nel nifeo di Mieza, non lontano da Pella. Un luogo appartato, dove il silenzio favorisce la ricerca del sapere e della conoscenza. I due non sempre saranno d'accordo, ma Aristotele resterà sempre al suo fianco. E Alessandro avrà sempre una grande considerazione per il filosofo di Stagira, al punto che anni dopo dirà che se Filippo gli aveva donato la vita, era stato Aristotele a insegnargli a vivere rettamente. Alessandro è stato senza dubbio uno dei più famosi personaggi di tutta l'antichità e di lui ci sono pervenute numerose raffigurazioni, statue, busti e tra le più comuni vi sono quelle in cui è raffigurato a cavallo come in questa scena splendida statuetta in bronzo ritrovata a Ercolano e conservata oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Ora quello che viene raffigurato non è proprio un cavallo qualsiasi, si tratta fatta infatti di Bucefalo, il famosissimo cavallo di Alessandro, che lo accompagnerà in tutte le sue grandi imprese. Ora l'incontro tra Bucefalo e Alessandro è forse la leggenda più famosa legata all'infanzia del sovrano Macedone. Cosa mi porti oggi?
Un animale che è degno solo di un re. Questo è Bucefalo, il mio cavallo migliore. Perché si chiama Bucefalo? Che vuol dire testa di bue? Alcuni dicono che si chiami così per via della marchiatura o forse perché è cocciuto come un bue.
Un animale magnifico, e quanto costa? È tuo per 13 talenti. Un prezzo degno di un cavallo unico. Lascia che gli dia un'occhiata. Secondo le fonti antiche, molti tentano di montare in sella, ma lo stallone sembra indomabile.
Solo l'astuto Alessandro trova la risposta all'apparente nervosismo del cavallo. Padre, io posso cavalcarlo. Non fare lo sbruffone, proprio tu, invece di un uomo adulto, è forte. Ti prego, lasciami provare. Se non saprò domarlo, ti pagherò il suo prezzo.
Puoi farlo. E ti offro sei talenti. Non voglio che mio figlio si indebiti così giovane.
Non avere paura. Tu hai paura della tua ombra, non è vero? Girati. Buono. Guardatelo bene!
Questo è mio figlio! Figliolo, cerca un altro regno! La Macedonia è troppo piccola per te! Questo episodio accompagnerà Alessandro nelle sue conquiste, dandogli un'aura da predestinato e il cavallo diventerà l'animale più famoso dell'antichità. Il legame tra lo stallone selvaggio e il figlio del re è destinato a diventare un'unica storia.
Una leggenda nella leggenda. Nessuno tranne lui potrà mai cavalcare Bucefalo. Quello di Bucefalo è soltanto uno dei tanti episodi leggendari intorno alla vita di Alessandro. Come vedremo...
ce ne saranno molti altri che contribuiranno a fare di lui una figura quasi divina. A 17 anni però l'adolescenza di Alessandro Magno finisce bruscamente. L'aggressiva politica espansionistica del padre Filippo proga infatti un nuovo conflitto con i vicini greci e il re vuole Alessandro al suo fianco.
La causa della nuova crisi è la conquista da parte dei macedoni di alcune importanti città sullo stretto dei Dardanelli, cioè quel brevissimo braccio di mare che separa l'Europa dall'Asia. Un'espansione che ha messo in allarme la città di Atene, che adesso vede minacciata una sua importante via di approvvigionamento. Ad Atene è in vigore da tempo la democrazia.
Spetta ai cittadini l'ultima parola sulle scelte politiche. Qui non esiste un monarca assoluto come in Macedonia o in Persia. De Mostene arringa il popolo perché si opponga a Filippo.
In un discorso infuocato lo statista esorta il consiglio a richiamare definitivamente all'ordine i macedoni, anche con la forza delle armi. Oggi la libertà di Atene è di nuovo minacciata da Filippo. Il re dei Macedoni. Ma sono stati i Persiani che hanno devastato e incendiato la nostra città, non certo i Macedoni.
Dovremmo piuttosto trattarli da amici, non considerarli una minaccia, e allearci con loro in modo da poter attaccare e distruggere i Persiani. Ma i Macedoni non sono affatto greci, sono barbari! E proprio come i Persiani sono pieni di infamia. Se ci alleassimo con loro, allora ci porteremmo il nemico fin dentro le nostre case. A tutti noi è capitato di sentire in televisione, magari di leggere sui giornali, una parola particolare.
Filippica o filippiche. Di solito si intende un discorso violento o particolare. particolarmente polemico e lungo pronunciato nei confronti di qualcuno.
Ora, non tutti sanno che in realtà questo termine deriva proprio dalle durissime orazioni, dai discorsi, con i quali De Mostene incontrava. incitò gli ateniesi a muovere la guerra a Filippo. Ora, De Mostene è stato certamente uno dei più celebri oratori dell'antichità e le sue appassionate arringhe hanno certamente giocato un ruolo fondamentale nello spostare l'opinione pubblica di Atene contro i macedoni. Ma a far precipitare la situazione è stato un evento davvero particolare, lo scontro per l'oracolo di Delfi. era il luogo più sacro di tutta la Grecia.
Il controllo di questo santuario dava prestigio e potenza e per questo era costantemente al centro di lotte tra le città greche e in una di queste controversie si inserisce proprio Filippo che impone l'autorità dei macedoni su questo tempio sacro. Per Atene è un'umiliazione. I barbari del nord si sono autoproclamati reggenti di Delphi. In tutta la Grecia si iniziano a stipulare alleanze contro l'odiato re Filippo.
Si annunciano giorni sanguinosi. In vista della guerra imminente, il principe ereditario è atteso da compiti enormi, di grande responsabilità. Combatterà insieme al padre e governerà al suo posto se dovesse accadergli qualcosa. Con questa spada ti affido il mio regno e ti nomino principe reggente. Nei pressi di Cheronea, l'esercito della coalizione greca e quello macedone si schierano uno di fronte all'altro, pronti allo scontro finale.
Per Alessandro e i suoi amici, l'infanzia è ormai solo un ricordo. Molti di loro si apprestano ad affrontare le cose che non le possono fare affrontare la prima battaglia agli ordini del re. Nelle file macedoni combattono solo gli uomini migliori, come il suo amico Clito, un guerriero esperto, così come Parmenione, un vecchio generale.
Ha portato suo figlio di nome Filota. Lui e Tolomeo condividono l'infanzia al seguito di Alessandro, così come il suo amico più intimo, Efestione. I macedoni sanno che chi uscirà vincitore in questo 2 d'agosto del 338 a.C.
disegnerà il futuro del mondo egeo per gli anni a venire. Con 34.000 uomini per parte, gli eserciti si preparano alla resa dei conti. Alessandro comanda la cavalleria, il corpo in cui si è formato. Stavolta sono in gioco la gloria e l'onore, la vita e la morte. Tutto o niente.
Non avevi detto che tuo padre non ci avrebbe lasciato alcuna gloria? Devo essermi sbagliato. Preparatevi al mio comando! Sotto la guida di Alessandro, la Cavalleria Reale stermina il battaglione sacro dei Tebani, le tenute truppe.
truppe d'elite. L'affanteria teniese è attirata in una trappola e gli uomini finiscono contro un muro di lacce. Il destino si è compiuto. La Macedonia ha conquistato il dominio politico e militare sulla Grecia.
Alessandro è l'eroe di Cheronea. La battaglia di Cheronea ha offerto ad Alessandro la possibilità di mostrare per la prima volta tutto il proprio coraggio, ma la schiacciante vittoria dell'esercito di Filippo sulla coalizione ateniese... è anche una dimostrazione di forza della falange macedone questa formazione che sarà alla base dei futuri successi di alessandro era stata ideata dal padre filippo ma quali erano le caratteristiche e come si combatteva nell'esercito macedone L'esercito macedone era una delle macchine belliche più efficienti di tutta l'antichità.
A creare questo micidiale strumento bellico, che nelle mani di Alessandro avrebbe stravolto il mondo, fu il padre Filippo. Il primo passo del sovrano macedone fu quello di riorganizzare la cavalleria che venne suddivisa in otto squadroni, la cui unità d'elite era costituita dagli Eteri, in greco, e Tairoi, i compagni del re. Armati pesantemente, gli Eteri caricavano in formazione a cuneo, una tattica che permetteva rapidi cambi di direzione e consentiva di attaccare in profondità le linee nemiche.
Ma l'innovazione più importante fu la creazione della Falange Macedone. Si trattava di un'evoluzione della Falange Eopolitica, il tradizionale schieramento adottato in battaglia dalla fanteria delle polis greche, che il sovrano Macedone riuscì a perfezionare. Filippo fa armare i suoi uomini con una lunga picca dotata di una punta di ferro, la sarissa, che poteva misurare anche 5 o 6 metri, il doppio della lancia degli opliti greci.
Poco adatta al combattimento individuale a causa del peso e delle grandi dimensioni, la sarissa costituiva invece un'arma micidiale quando era impiegata da unità in formazione serrata. In battaglia i fanti macedoni erano infatti schierati in file compatte. parte, distanziate di una sessantina di centimetri l'una dall'altra.
La lunghezza della salissa faceva sì che durante i combattimenti anche le picche impugnate nelle file arretrate sporgessero oltre la prima, creando un muro di lame quasi impenetrabile, in grado di respingere facilmente anche gli attacchi portati con la cavalleria o con i carri falcati. Il segreto delle vittorie di Alessandro Magno sta proprio nella coordinazione tra la fanteria della falange e la cavalleria pesante. E' una cosa che pochi generali nell'antichità si potevano permettere, perché i greci e i romani avevano pochi cavalli.
e poi non conoscevano la staffa e non usavano la ferratura e quindi un guerriero a cavallo era poco efficace in genere. Però i macedoni erano dei grandi allevatori di cavalli e avevano una nobiltà guerriera abituata a combattere in sella con l'armatura, un po' come i cavalieri del medioevo. E dunque Alessandro poteva unire queste due forze, la falange che sembra invincibile, però è lenta, statica.
E invece la cavalleria pesante che lancia la sua carica, sfonda il fianco del nemico, poi lo prende alle spalle e lo schiaccia contro la falange, come l'incudine il martello. La vittoria di Filippo a Cheronea getta nel panico tutta la Grecia. Durante la battaglia, infatti, l'esercito macedone era riuscito ad annientare anche il battaglione sacro, quello di Tebe.
Un reparto di elite ritenuto da tutti praticamente imbattibile. Ad Atene si teme il peggio. Tutta la cittadinanza è mobilitata per la difesa, difesa estrema. Le donne e i bambini vengono trasportati dentro le mura e tutti gli uomini validi sono richiamati per combattere.
A sorpresa però, Filippo decide di non attaccare Atene, anzi decide di riconciliarsi con gli atenesi, stringendo un'alleanza con loro. La potenza di Atene è ormai soltanto un palido ricordo di quella del passato, ma Filippo sa che soltanto con un'alleanza con questa gloriosa città, l'egemonia macedone sulla Grecia potrà essere duratura. Poco dopo la battaglia, Filippo convoca i rappresentanti di tutte le città a Corinto.
Solo la città di Sparta non si presenta. L'obiettivo è stipulare un trattato di pace che vieti ogni futura guerra tra i greci e di unire tutte le forze contro i persiani per liberare le antiche colonie greche in Asia Minore. Sulla via del ritorno Filippo si reca all'oracolo di Delphi.
Il sovrano vuole sapere se vi è speranza di sconfiggere il nemico. Una corona dall'oro dorata è il pegno per avere la risposta dal dio Apollo. Una sacerdotessa, detta Pizia, interroga l'oracolo. Un vapore nebbioso la fa cadere in trance, schiudendole il mondo e la sapienza degli dèi. E per gli antichi era un dogma di fede.
Lei dice che il toro, inghirlandato, trova sempre la sua fine. E chi vuole vincere? Deve offrire un sacrificio.
Quindi ci sta parlando anche di una vittima sacrificale. Questo è il segno della morte di un re. Ma a quale re si riferisce l'oracolo? E forse il re dei persiani? O è Filippo?
Come sempre, le profezie della Pizia restano enigmatiche, ma i sacerdoti devono decidere cosa comunicare al re Macedone. Sono loro a detenere il vero potere a Delphi. Tu vuoi sapere se sconfiggerai il Persiano? L'oracolo ha parlato, il re morirà.
Filippo non ha dubbi, i segni indicano la sua vittoria. A Cheronea Alessandro si è distinto in battaglia, ma quando fa ritorno a Pella lo aspetta una coccente delusione. Prima di attaccare i persiani manderà avanti Parmenione senza di noi. Cosa? Senza di noi?
Tuo padre ha già dimenticato chi deve la vittoria di Cheronea. Cosa pensa? Non vuole che mi dimostri migliore di lui. Il nostro problema non è Filippo, ma la sua nuova moglie. Mio padre ha sempre avuto molte donne, perché devo pensare proprio a questa?
Non essere sciocco. Tuo padre ti abbandonerà presto. E ora beviamo alla salute della coppia reale.
Alla salute! E ci diano finalmente un erede al trono di puro sangue macedone. Cosa vuoi dire con questo, eh? Alessandro!
E il vino che parla per lui non ha importanza. Io sono l'erede al trono. Degli scusa, Alessandro. Attalo è un mio ospite. Mi scuserò con lui quando mi mostrerà il rispetto che merito.
Sono ancora io il re. Ma guarda come ti sei ridotto! Tu vuoi guidare un esercito contro i persiani!
Non riesci neanche ad andare da un tavolo all'altro! Sei un testardo! Insieme avete riunito la Grecia!
E ora litigate come bambini nella vostra casa! Vieni! Qui non siamo più graditi!
Vai via! Non voglio più vederti! Dopo il duro contrasto con il padre, Alessandro e la madre vanno in esilio in Epiro, la patria di Olimpiade.
Ora, i re macedoni erano per tradizione poligami e pensate che addirittura Filippo si era sposato sei volte e la settima moglie apparteneva a un'importante famiglia della nobiltà macedone. E se avesse dato al re un figlio maschio, beh, questo avrebbe potuto... ostacolare l'ascesa al trono di Alessandro, che era macedone sì, ma solo per metà per parte di padre e avrebbe quindi avuto meno diritti a succedere a Filippo. Quindi Alessandro si trovava in una situazione molto delicata e a sbloccarla sono stati alcuni consiglieri di Filippo.
convincono il re a riconciliarsi con il giovane figlio, che a Cheronea si era distinto il proprio valore. Inoltre, la guerra contro i persiani era un progetto troppo importante perché fallisse a causa di dissidi familiari. Passa quasi un intero anno senza che succeda nulla.
Sarà un matrimonio tra la Casa Reale Macedone e la famiglia di Olimpiade a segnare la svolta. La lite di Pella ha creato dei dissidi profondi. Poi, su invito di Filippo, Alessandro fa finalmente ritorno.
Padre e figlio si mostrano riappacificati davanti a tutti, nell'interesse superiore del regno. Ma tra gli ospiti e i cortigiani c'è un sicario e Filippo non sa cosa lo aspetta. Guardate, padre e figlio di nuovo insieme!
A quanto pare non tutti apprezzano la riconciliazione tra padre e figlio. Padre, padre, che qualcuno l'aiuti! Re Filippo è morto! Lunga vita a Re Alessandro!
Lunga vita al re Alessandro! Lunga vita al re Alessandro! Alessandro non ha ancora compiuto 20 anni quando diventa re di Macedonia. Certo, l'assassinio del padre resta in parte avvolto nel mistero e getta un'ombra sulla sua storia personale. A uccidere Filippo era stato un giro di un'esplosione.
un giovane di nome Pausania, tra l'altro era una delle sue guardie del corpo e per gli storici antichi avrebbe commesso questo omicidio per dei risentimenti personali. Ma i sospetti ricadono anche in un'altra parte del mondo. su Alessandro e su sua madre. In effetti entrambi hanno un movente, soprattutto la madre Olimpiade.
Con le nuove nozze il re l'aveva pubblicamente umiliata, inoltre la morte di Filippo spianava la strada per l'ascesa al trono proprio al figlio di Olimpiade, Alessandro. Oggi gli storici tendono a escludere un coinvolgimento diretto di Alessandro nell'uccisione del padre, mentre sembra altamente probabile Probabile quello della madre. Alessandro fa seppellire suo padre a Verghina, secondo le usanze macedone.
La camera mortuaria è scavata sotto una collina. Ancora oggi l'archeologia non ha stabilito con certezza quale sia la tomba di Filippo, ma il corredo funerario è degno di un re. La corona, con le raffinate cesellature a fronda di quercia, è d'oro puro. Anche l'urna all'interno è di metallo prezioso. Sul suo coperchio spicca il sole di Verghina.
Il simbolo solare dai sedici raggi è il segno della maestà del padre di Alessandro. Alessandro deve ora consolidare la sua posizione. In Macedonia non basta essere il figlio del re per salire sul trono.
La fedeltà del popolo va conquistata con la forza e le vittorie. Ora, Alessandro può contare sul sostegno dell'esercito, che in lui vede il legittimo erede di Filippo, ma all'interno della nobiltà molti gli si oppongono, a partire dalla famiglia dell'ultima moglie del re. Guidato dalla madre Olimpiade, nel giro di pochi mesi Alessandro si sbarazza di tutti gli avversari più pericolosi, facendoli uccidere o costringendoli all'esilio. Gli Atenesi sono i primi a sfruttare il cambio al vertice per rimettere in discussione l'egemonia macedone sulla Grecia. De Mostene si fa portavoce del malcontento.
Gli dèi hanno esaudito la nostra preghiera? Punendo il tiranno Filippo con il castigo della morte. Ora dobbiamo agire.
È tempo di ribellarsi contro Alessandro per vendicare Cheronea e riscattarci. Per la libertà di Atene. Alle armi!
Le prime a ribellarsi sono le genti del nord, quindi le grandi città-stato guidate da Atene e Tebe. Nessuno vuole arrivare tardi quando si spartirà la pelle dell'orso. Ma l'orso non è ancora morto. Alessandro si sposta velocemente dal teatro della guerra a nord fino alle porte di Tebe, ma prima di attaccare tenta la carta della diplomazia. Promette di risparmiare i rivoltosi se si arrenderanno.
Allora? I tabani non si piegano. Dicono che preferiscono combattere da uomini liberi che rendersi a un tiranno.
Alcuni pensano che tu sia morto in battaglia. E un morto insegnerà loro la paura. Alessandro risponde con gelida determinazione.
Senza indugiare, decide che teme. Sarà un esempio. Le sue truppe mettono a ferro e fuoco la città, la radono al suono.
Sono più di 6.000 i Tebani procedenti. Sono ridotti in schiavitù, senza eccezioni. Alle altre città non resta che accettare l'egemonia del nuovo re macevole.
I cittadini di Atene ad Alessandro, re di Macedonia, il nuovo comandante della Lega di Corinto. Noi ci rallegriamo e ci congratuliamo con te. per la punizione di Tebe.
Rinnoviamo il giuramento che abbiamo fatto a tuo padre e ti garantiamo che ti assisteremo sempre come custode e difensore della pace. La distruzione di Tebe è innegabilmente un atto di barbarie e violenza gratuita. Dalle fonti antiche sappiamo che la città, una delle tre grandi potenze della Grecia, assieme a Sparta e Atene, venne quasi completamente...
rasa al suolo, scomparendo di fatto dalla storia. Un atto brutale che costituisce una macchia nella vita di Alessandro Magno, ma che, come vedremo, non sarà l'unica. Con la distruzione di Tebe, Alessandro raggiunge tuttavia il suo obiettivo.
Adesso la sua autorità è riconosciuta in tutta la Grecia A salvarsi dalla vendetta macedone è per la seconda volta, come accaduto con Filippo, la città di Atene Alessandro infatti sa di aver bisogno di lei per l'impresa che si accinge a coppiere Cioè la spedizione contro il grande nemico dei greci, l'impero persiano L'impero persiano è il più grande potente dell'epoca e uno dei primi esempi di impero universale della storia. Il suo territorio abbraccia tre continenti, dalla valle dell'Indo ai confini con l'India, ai deserti dell'Egitto, dall'Asia minore alle invalicabili catene montuose dell'Indo Kush. Anche Babilonia, la più bella città dell'Oriente, è stata sottomessa dai persiani ed è ora uno dei centri del loro potere. Il sovrano di questo smisurato territorio è il Gran Re Dario III, l'ultimo discendente di Ciro il Grande, il fondatore dell'impero. Il cuore del suo regno è a Persepoli, la città sacra nel sud dell'odierno Iran.
Persepoli è allo stesso tempo centro politico e religioso. Ancora oggi, dopo 2000 anni, le rovine dei palazzi reali e dei templi sembrano trasmetterci la potenza dei suoi costruttori. I bassorilievi mostrano l'estrema varietà dell'impero che includeva al suo interno decine di popoli.
C'erano siriani, egiziani, babilonesi, indiani, arabi... Tutti inviano emissario al sovrano, con doni preziosi, per la festa di inizio anno. Anche le antiche colonie greche della Ionia, in Asia Minore, fanno parte dell'impero persiano, ma non la Grecia. Per lungo tempo le armate persiane hanno provato a sottometterla, ma si sono dovute arrendere alla tenacia delle città stato-greci. Venite a prenderle!
Guidati da Atene e da Sparta, i greci hanno combattuto gli eserciti del Gran Re in battaglie che sono entrate nella storia. Maratona, le termobili, Salamina, Platea, scontri leggendari che hanno contribuito a forgiare l'identità del popolo. Per affrontare Alessandro, il Gran Re può contare sugli un esercito immenso, tra i più grandi del mondo antico, a cui si aggiunge un'imponente flotta, la più grande del Mediterraneo. Durante le campagne militari, è il Gran Re in persona a prendere la guida dell'esercito.
Il sovrano ordina la mobilitazione generale, radunando migliaia di uomini da ogni provincia dell'impero e arruolando anche le parti di truppe mercenarie. Il reparto migliore di questo grande esercito multietnico è la cavalleria, composta dalla novità persiana, mentre l'élite della fanteria è costituita dagli immortali, il corpo di guardia del gran re di stanza a portata. per secoli. Ben distinguibili dagli altri soldati per le vesti sgargianti che indossavano, gli immortali erano armati con lancia e arco e venivano chiamati così in quanto il loro numero non poteva mai scendere al di sotto delle 10.000 unità. Chiunque di loro morisse o diventasse troppo vecchio per il servizio attivo era immediatamente sostituito da una nuova reputa.
La decisione di invadere l'impero persiano rappresenta forse una delle scelte più folli che Alessandro potesse compiere. Il grande re Dario, infatti, è un avversario dal potere smisurato. Una guerra contro di lui è come la lotta tra Davide e Golia.
Alessandro ha tutto da perdere da questa spedizione, ma dietro questa... C'è certamente la volontà di emulare il padre, morto poco prima di compiere una spedizione molto simile. Ma forse un peso ancora maggiore in questa decisione.
di Alessandro alla sua giovane età. Pensate che al momento di invadere l'Asia Alessandro ha appena 20 anni, un'età alla quale di solito si inseguono sogni ideali, un'età alla quale non si ha proprio il senso del pericolo come ce l'ha per esempio un uomo maturo. In questo senso padre e figlio non avrebbero potuto essere più diversi.
Filippo in maniera più pragmatica aveva programmato la spedizione in Asia Minore proprio per rafforzare il proprio regno, non per distruggere l'impero persiano. A muovere Alessandro invece non sono solo calcoli politici. Come il suo eroe Achille si sente l'ultimo difensore del mondo greco ed è fermamente intenzionato a sconfiggere il loro nemico giurato, i persiani, che per secoli ne hanno minacciato la libertà.
Inizia così. una delle più grandi campagne militari di tutti i tempi. È primavera quando Alessandro attraversa il braccio di mare tra l'Europa e l'odierna Turchia, con 37.000 soldati provenienti da tutta la Grecia. Il Macedone ha un obiettivo preciso.
Vuole innanzitutto strappare ai persiani le colonie greche in Asia Minor. Fa la sua prima tappa a Troia, dove consacra le sue armi sulla tomba di Achille e offre un sacrificio agli dèi. Sin dall'infanzia, l'intrepido eroe dell'Iliade è stato un esempio per il giovane Macedone che ha deciso di misurarsi con la fama di Achille, se non di superarne le imprese.
La guerra ai Persiani gli offre un'ottima unione. occasione. Al giovane sovrano serve solo il favore degli dei.
Con il loro aiuto questa guerra di liberazione diventa una missione sacra, ma è consapevole che finora nessuno ha mai piegato l'impero persiano, la prima superpotenza dell'antichità. I greci iniziano ad avanzare nei territori occupati e l'esercito persiano cerca di fermare subito gli intrusi. Viene inviata una prima armata di 30.000 uomini, ma è tutto inutile.
Nel 334 a.C. Alessandro guida i suoi alla prima vittoria sul fiume Granico. La prima parte della spedizione si è conclusa con un successo per Alessandro, ma in realtà non era mancata una buona dose di fortuna. Durante, per esempio, la battaglia sul Granico, Alessandro, che guidava l'attacco... della Cavalleria Macedona era rimasto accerchiato, aveva rischiato davvero di perdere la vita.
A salvarlo era stato uno dei suoi migliori amici, Clito, detto il Nero. Ora, lo storico greco Plutar Plutarco ci offre un ritratto del tipico atteggiamento di Alessandro in battaglia. Era facilmente riconoscibile dal nemico, dice Plutarco, per l'elmo decorato con due pennacchi ondeggianti.
Alessandro si lanciò attraverso la corrente del fiume, sotto il tiro delle frecce nemiche, verso una posizione scoscesa, coperta da armi, di cavalli e così facendo, dice Plutarco, sembrava guidare fare l'esercito come un pazzo, un incosciente, più che come un generale assennato. Bene, fortunata o meno, l'avanzata di Alessandro inizia a destare preoccupazione alla corte del Gran Re. La corte persiana ha sottovalutato Alessandro. Non ha schierato l'esercito imperiale, ma solo un'armata di mercenari nel tentativo di fermare il nemico.
Il gran re Dario si è fidato dei suoi strateghi, ma si è rivelato un errore e i sovrani hanno riuscito a farlo. I persiani non sono abituati alle sconfitte. Mio signore, mi chiedo perdono per la brutta notizia che devo recare. Alessandro ha vinto. Com'è stato possibile?
Alessandro ha molti meno soldati di noi, ma si muove con grande abilità strategica e non si limita al campo di battaglia. Cosa intendi dire? I greci vogliono vendicarsi della distruzione di Atene e dell'occupazione dell'Asia minore. Ma Alessandro vuole molto altro.
Cosa vuole? Tutto. Vuole il mio trono. E' così, mio signore.
Non dovresti lasciare la difesa del regno a pochi mercenari. Chi potrebbe guidare il nostro esercito meglio di te? La farò pentire di aver lasciato il grembo di sua madre. Radunate le truppe! Dite loro che il re andrà in guerra!
Dopo la vittoria sul Granico, molte delle antiche colonie greche aprono spontaneamente le porte ad Alessandro, che ai loro occhi appare come un vero liberatore. Su queste città i persiani esercitano la sua vita. in realtà un controllo davvero poco invadente. Venivano rispettate l'autonomia, l'amministrazione e anche tutte le usanze della popolazione. Insomma, l'unico segno tangibile e visibile Visibile dai persiani erano piccole guarnigioni messe così, a presidio.
Chi comandava in città erano dei potenti, dei potenti locali appartenenti alle famiglie più importanti della città e fedeli ai persiani, dai quali poi ricevevano protezione. Ora, tutto questo ovviamente provocava forti tensioni in città perché soffocava la democrazia. E con abilità Alessandro sfrutta a suo vantaggio queste divisioni interne nelle città. Nelle città liberate fa proprio cacciare le elite compromesse con i persiani e instaura dei governi democratici.
La politica adottata da Alessandro nei confronti delle antiche colonie greche si dimostra vincente. In pochi mesi occupa facilmente tutti i maggiori centri sulla costa, estendendo il suo controllo in zone sempre più vaste dell'interno. Decide di passare l'inverno con le sue truppe nella città di Gorgio. Nel tempio, guarda con stupore il carro dell'antico re di Frigia. I Friggi cercavano un re e l'oracolo ordinò loro di incoronare il primo che fosse entrato in città su un carro.
Ma la storia non è tutta qui. Lo vedi questo nodo? La storia dice che l'uomo che saprà scioglierlo potrà regnare su tutta la Persia. Il nodo non sembra avere né inizio né fine. La storia del nodo di Gordio è soltanto una leggenda.
Una delle molte leggende che sorgeranno intorno alla figura di Alessandro. contribuendo a crearne il nido. Con il tempo l'episodio sarà considerato la prova del destino glorioso che attendeva Alessandro ma in realtà nell'inverno del 334 a.C. il successo della spedizione contro i persiani è ancora molto lontano.
Ha vinto sul Granico ma deve ancora affrontare l'armata al completo del Gran Re. Mentre Alessandro si trova a Gordio, Dario fa radunare l'esercito nelle zone situate tra le odierne Turchia e Siria. Venuto a conoscenza degli spostamenti di Dario, anche Alessandro inizia a muovere le sue truppe. Ma i due eserciti marciano in direzioni opposte, senza mai incontrarsi. Così, all'improvviso, i persiani gli sono alle spalle e gli sbarrano la via di fuga.
Aisso si arriva allo scontro in campo aperto. Il re di Macedonia contro Dario, l'uomo più potente del mondo, che avanza con oltre 70.000 soldati. Soldati! Il nemico è schierato proprio tra noi e la nostra patria! Oggi vinceremo o periremo perché la via della fuga è la mia!
La Luga ci è sbarrata, ma non lasciatevi accecare dallo splendore e dalla grandezza del nemico. Io vedo quello che vedete voi, ma nessuno di voi lo osserva con i miei occhi! Il gran re di Persia ci ha sottovalutati, quindi abbiate coraggio, perché questa non è la prima volta che affrontiamo un nemico tanto superiore a noi e non sarà l'ultima volta che noi vinceremo!
L'imperatore Dario pensa di avere la vittoria in pugno, grazie alla superiorità numerica del suo compagno. del suo esercito. Il condottiero macedone sceglie di puntare tutto sulla velocità della cavalleria. Ma all'inizio Alessandro paga l'inferiorità numerica e i persiani sembrano avere il sopravvento.
Ma con il tempo il macedone riesce a fare breccia nello schieramento nemico. Dario si trova in serio pericolo di vita, perché Alessandro continua ad attaccare la guardia imperiale che lo protegge. Alla fine, gli resta solo la fuga. Un gesto che segna l'imprevedibile sconfitta dei terziari.
Ci troviamo ora nel Museo archeologico nazionale di Napoli e fra tanti capolavori unici del passato c'è il mosaico originale rinvenuto proprio nella Domus del Fav. senza parole, a bocca aperta di fronte a quest'opera antica, bellissima, che rappresenta proprio il culmine della battaglia di Isso e cioè il momento in cui Alessandro Magno sta per raggiungere Dario. un fermo fotogramma si vede Alessandro che nell'impeto trafigge uno degli uomini più fedeli di Dario, forse secondo alcuni addirittura un fratello e si vede lo sguardo laggiù di Dario inorridito che cerca quasi con questa mano protesa di fermare qualcosa che non immaginava neanche potesse accadere, cioè Alessandro che arriva così vicino, uccide uno dei suoi uomini più fidati, lo vedete trafitto dalla lancia di Alessandro. Però qui in questo mosaico si vedono anche due comportamenti, quello di Dario, grande re, ma fermo su questo suo carro da battaglia con tutti i suoi uomini attorno, un posto di comando certo, ma fisso, e invece dall'altra parte eccolo là, Alessandro Magno che con impeto va al di là, rischiando la propria vita, di quello che ci si aspetterebbe da un comandante.
Ma in realtà proprio quest'impeto, questo coraggio di Alessandro è alla base. base della incredibile dedizione dei suoi soldati, che lo seguiranno in tutte le grandi battaglie proprio perché lui combatteva al loro fianco, non su un carro lontano. Era un po' come Cesare, come Annibale, soffriva e rischiava la vita con i suoi soldati, i quali appunto potevano poi accettare di rischiare la propria vita in azioni difficilissime.
Lui era sempre in prima linea a costo anche di gravi feriti. pensate che questo grande mosaico è stato rinvenuto nel 1831 ed è poi rimasto per più di dieci anni all'aperto ecco perché mancano molte sue parti e poi è stato portato qui per essere protetto ma quello che vedete non è solo un capolavoro Sono due. In effetti questo mosaico è come una foto di pietra fatta dai romani di un grande capolavoro realizzato proprio ai tempi di Alessandro Magno, un pittore del passato.
si chiamava Filosseno da Eretria, lo ha realizzato quasi fosse una specie di foto da reportage di quella grande battaglia, perché era una battaglia che aveva fatto storia. Quindi quello che noi vediamo adesso è praticamente qualcosa che non esiste più. Immaginate quanti quadri a freschi sono scomparsi e questo ci fa capire che cosa rappresentasse quell'opera.
era un'opera che ci faceva vedere come si combatteva quell'epoca. l'epoca, anche le armi, allora si vedono tanti dettagli, ma anche quello che è successo durante la battaglia. Voi vedete qui Alessandro Magno che arriva contro Dario e là dietro vedete tutte quelle lance.
Anch'io all'inizio pensavo che queste lance fossero le lance di difesa dei persiani, ma in realtà sono le lunghe sarisse che i soldati macedoni portavano un po' come si porta un fucile sulle spalle per avvicinarsi al nemico. In altre parole stanno avvolgendo, accerchiando Dario, ecco perché lui all'improvviso si è sentito trappole è dovuto scappare e lo si capisce perché sta su un carro, vedete quella specie di ruota con quelle sferette, proprio questa è la ruota che tra l'altro proietta la sua ombra sul carro. Il carro si è messo in moto, lo si vede dal cocchiere che ha cominciato a frustare i cavalli e si vede l'altra ruota che è già più in là, in altre parole il carro si sta muovendo verso di noi, guardate questi cavalli stanno venendo verso di noi, in altre parole è una manovra avvolgente.
dei macedoni che ha provocato un'uscita dal mosaico verso di noi di Dario. È incredibile, è quasi un 3D del passato. E allora si possono vedere tanti dettagli, si possono vedere per esempio quei soldati laggiù, sono i soldati persiani, si vede come sono vestiti, non avevano degli elmi, avevano come una specie di berretto, di cappuccio.
Ora questi cavalli, vedete, vengono verso di noi in questo movimento avvolgente e travolgono dei soldati, stanno lì per terra calpestati dagli zoccoli, un altro viene travolto addirittura Ora dal carro sembra e si vede il suo ultimo sguardo riflesso all'interno dello scudo, quasi uno specchio che riflette tutta la sua disperazione, disperazione della battaglia. E per terra si vedono ecco uno xifo, una spada greca o comunque macedone e poi c'è questa specie di bastone. Questo bastone in realtà è un giavellotto, vedete che è una specie di laccio, lo si metteva qui sul dito, sulle due dita e lo si usava in questo modo, questo laccio, per scagliare il giavellotto ancora più lontano. arrivava fino a 50.000. metri.
Qui è per terra, non ha colpito però, vedete questo cavallo per terra è stato colpito da una lancia che l'ha fatto crollare. C'è stato un soldato della guardia personale di Dario, lo si capisce da come è vestito in modo elegante, i soldati persiani avevano sempre dei pantaloni contro le tuniche dei soldati greci e macedoni. Stava preparando questo cavallo ma è troppo tardi, questo fratello o comunque personaggio di rango di Dario viene trafitto. Però guardate i dettagli.
Anche questo cavallo, si vedono tutte le pieghe, le ombre, in realtà è grazie all'uso di piccolissime tessere. Qui il mosaico è stato fatto con delle tessere che hanno pochi millimetri di lato e quindi avete un totale di un milione, un milione e mezzo di tessere. Guardate, stiamo guardando un grande capolavoro realizzato da una bottega straordinaria con, non degli artisti, ma degli artisti di altissimo rango che solo dei ricchi a Pompei potevano permettersi. e poi Proseguiamo la scena, seguiamo la lancia che ha trafitto quest'uomo, ecco Alessandro, Alessandro Magno che è rappresentato come tutti noi lo conosciamo, con i capelli al vento, senza addirittura un elmo, era proprio giovane e si lanciava d'impeto, questo è veramente qualcosa che ha colpito tutti in passato e colpisce ancora oggi, tant'è che i romani pensate rappresentavano proprio la figura del generale vittorioso esattamente così, come Alessandro Magno a cavallo, con questo cavallo. il famoso bucefalo, che travolge le truppe nemiche.
E anche la sua armatura è particolare. Lo vedete, è fatta di lino con piastre metalliche, ha la testa della medusa rappresentata al centro, sul cuore. Alcuni dicono che non era possibile che fosse presente questo tipo di armatura nella battaglia di Isso. Ma quello che invece ci fa capire, ed è un dettaglio fondamentale, che si tratta proprio della battaglia di Isso, è quell'albero che vedete là dietro. È l'unico elemento del paesaggio rappresentato in questo mosaico e quindi anche nell'opera, diciamo, originale.
E che cosa rappresenta questo? Perché l'ha voluto rappresentare? La risposta ce la dà Marco Polo.
Marco Polo, nel suo viaggio verso Oriente, raccoglie dei racconti, praticamente, soprattutto di fonte araba, che descrivono questa battaglia come la battaglia di Isso, la battaglia dell'albero secco. Eccolo. Quindi noi abbiamo qui rappresentato praticamente... un momento della storia fondamentale e che se persino all'epoca di Marco Polo le popolazioni dell'Asia ricordassero questa battaglia e Alessandro nelle sue gesta significa che quest'uomo ha rappresentato per secoli qualcosa di straordinario che nessun altro uomo riusciva a realizzare, davvero un semidio.
Alessandro sembra aver posseduto al massimo grado quelle che poi erano le qualità fondamentali di tutti i grandi generali del passato, il colpo d'occhio e l'intuizione del momento. Colpo d'occhio perché tu sei lì sul campo, intravedi il nemico in mezzo agli alberi, alle colline, devi sapere indovinare dove è più forte, dove è più debole, che cosa vuole fare. La battaglia si decide in quel momento, non si pianifica a tavolino.
Napoleone diceva, si comincia e poi si vede. Al mio comando! Devi saper cogliere il momento, specialmente se sei un generale di cavalleria. Il momento giusto che è l'unico in cui la carica deve essere lanciata.
Poi qui nel mosaico di Isso vediamo Alessandro che si batte in mezzo ai cavalieri, un giovane eroe nella mischia. Ma fino a un attimo prima era un generale che freddamente aspettava e calcolava il momento giusto. Indubbiamente, Isso è una delle più grandi vittorie dell'antichità, ma per Alessandro è una vittoria a metà.
In effetti, Dario è riuscito a fuggire. Alessandro avesse potuto catturarlo o ucciderlo in battaglia, la guerra sarebbe finita e non è così. Allora cosa fare?
Inseguirlo? La tentazione c'è, inseguirlo fino a Babilonia dove andrà, ma non si può fare qualcosa di questo tipo. perché i feriti tra le file dell'esercito di Alessandro sono tanti, sono migliaia di feriti, molti non riusciranno più a muoversi, moriranno. E poi c'è la flotta persiana che è rimasta intatta alle loro spalle e quindi non è prudente.
Provare a inseguire Dario, cosa si può fare? Beh, andare verso sud, provare a tagliare le basi della flotta, andare in Egitto, che tra l'altro è una delle aree e delle province più fertili dell'impero. e così si può fare, ma Alessandro ha una grande sorpresa, quando torna all'accampamento scopre che Dario ha lasciato il suo tesoro, insomma i greci, i macedoni sono riusciti a impadronirsi del tesoro personale di Dario, parliamo di gioielli, un tesoro incredibile, ma soprattutto un tesoro personale, e cioè la madre, la moglie e uno dei figli di Dario. Cosa farà Alessandro con questi ostaggi, questi prigionieri? Non li ucciderà, al contrario, li tratterà con grande rispetto e magnanimità.
Insomma, si dimostrerà la persona che tutti conosceranno per secoli. Anzi, con la madre di Dario avrà un rapporto di grande rispetto e molto intenso. Dopo aver reso omaggio ai caduti a Isso e aver premiato i soldati che si sono distinti in battaglia, Alessandro punta rapidamente verso sud.
La gran parte dei popoli sottolessi dai persiani accoglie il Macedone come un liberatore. Anche gli egizi spalancano le porte alle armate greche per chi hanno patito troppo a lungo sotto il gioco persiano. Come ogni greco, anche Alessandro ammira le civiltà più antiche e la conquista del regno dei faraoni è un'impresa che accresce la sua gloria in patria. Dopo aver completato anche questa fase della campagna, si reca all'oasi di Siwa, dove si trova il grande tempio del dio egiziano del sole, Amon-Ra, che i greci identificavano con Zeus.
Qui offre un sacrificio e interroga l'oracolo. Il responso lascia intendere che Alessandro è figlio del Dio. Alessandro è innalzato al rango di faraone. Il suo ritratto viene scolpito nella pietra, a ricordo perenne della sua discendenza divina.
L'arrivo di Alessandro Magno in Egitto rappresenta un momento importante. In effetti, forse anche per l'aura mistica che caratterizzava e avvolgeva l'Egitto, subito la fama di Alessandro viene amplificata. ben oltre i territori che ha conquistato e cominciano a circolare leggende, lo si crede davvero il figlio di Zeus, ma se ci pensate con le vittorie, le conquiste recenti, Alessandro era diventato tutti gli effetti il più grande...
condottiero non solo della Grecia, ma di tutto l'Occidente e aveva appena 24 anni. Cosa succede adesso? Beh, Alessandro rimane in Egitto solo pochi mesi, il tempo però per fare una cosa importante, fondare una città con il suo nome, Alessandria d'Egitto, proprio su impronta greca e lo farà tante altre volte, era un simbolo per divulgare la sua cultura in tutte le terre conquistate, E quindi lui fonderà tanto.
tante altre città con il proprio nome, in India, in Afghanistan, addirittura 18, forse anche di più, 20, 25, tantissime, ma solo Alessandria d'Egitto rimarrà quella più famosa e più sfarzosa. fondata alla fine del 332 a.C. nella parte occidentale del delta del Nilo, lungo la costa del Mediterraneo.
Alessandro aveva immaginato una città imponente e monumentale, che grazie alla sua posizione strategica sarebbe dovuta diventare il principale scalo commerciale per i prodotti agricoli dell'Egitto e per le merci provenienti dal Medio Oriente diretti in Grecia. Date anche le difficili condizioni del terreno sabbioso su cui sorgeva, l'edificazione della nuova città richiese molto tempo e Alessandro non la vide mai terminata. I lavori di costruzione furono portati avanti da Ptolomeo.
uno dei più fedeli generali di Alessandro. Alla morte del sovrano macedone, Tolomeo, assunse il controllo dell'Egitto, dando vita alla dinastia polemaica. Grazie alla sua posizione strategica, in pochi secoli Alessandria divenne una grande metropoli cosmopolita, seconda per dimensioni soltanto alla Roma imperiale. La città era dotata di un monumentale doppio porto collegato alla vicina isoletta di Faro. Su questa piccola isola venne eretto intorno al 280 a.C.
il famoso Faro d'Alessandria, una delle sette meraviglie del mondo antico. Questa colossale costruzione, che avrebbe dato il nome e fatto da modello per tutti gli altri fari della storia, era alta oltre 130 metri e terminava con un'imponente lanterna, la cui luce, grazie a un sofisticato sistema di specchi riflettenti, era visibile da... da quasi 50 chilometri di distanza. L'impetuoso sviluppo economico fece di Alessandria anche uno dei più importanti centri culturali dell'antichità, punto d'incontro tra il mondo greco, quello egizio e quello medio orientale. Il cuore della vita culturale della città era il museo, in greco museion, un grande edificio dedicato alle nove muse, le divinità protettrici delle arti.
All'interno del complesso del museion si trovava la biblioteca, la più grande e famosa del mondo antico. Grazie ai continui acquisti e all'opera dei copisti, nel corso dei secoli la Biblioteca di Alessandria arrivò a ospitare una straordinaria quantità di volumi. La leggenda parla di 500.000 manoscritti, ma oggi gli studiosi tendono a essere molto più prudenti e indicano la cifra di 50.000 testi, un numero comunque immenso per il mondo antico.
Siamo tornati nuovamente in studio. La conquista dell'Egitto conclude la vittoriosa campagna a sud di Alessandro. Priva di basi nelle quali rifornirsi, la flotta persiana ormai non costituisce più un problema.
Mentre la perdita delle... enormi risorse dell'Egitto, quella lì sì che rappresenta per i persiani un durissimo colpo. Ora Alessandro può riprendere la sua personale caccia ad Ario, ma questa volta non vuole una seconda isso, questa volta vuole una vittoria decisiva.
Nella primavera del 331 a.C. i greci si spingono fino alle rive dell'Eufrate, nell'odierno Iraq. L'avanzata di Alessandro sembra inarrestabile e il Macedone rifiuta ogni ipotesi di pace con i persiani.
Alessandro ha attraversato l'Eufrate con il suo esercito. Vuol dire che respinge la mia offerta. A settembre le truppe di Alessandro attraversano anche il Tigri.
Dario lo aspetta presso Gaugamela. Questa volta il re dei Persiani ha scelto con cura il canto di battaglia. È una vasta pianura dove l'esercito potrà sfruttare la sua superiorità. Sono più di centomila, Alessandro.
Perché non hai accettato il trattato di pace con Dario? Che cosa ti ha offerto? Tutte le terre a ovest delle Eufrate e 10.000 talenti.
Niente più di quello che ci siamo già presi. È facile offrire qualcosa che non ti ha fatto male. appartiene più forse io avrei accettato la sua offerta invece di mettere tutto in gioco fossi in te parmenione forse l'avrei fatto anch'io ma come non è possibile che ci siano due soli in cielo E' altrettanto impossibile che esistano due re di Persia.
Io credevo che volessi vendicare i vigli attacchi dei persiani contro la nostra patria. Ma vedo che ti stai spingendo molto oltre. Vuoi dimostrare allo spirito di tuo padre che sei molto più grande di lui e di me? di tutti gli eroi della Grecia. E se anche fosse?
Finora abbiamo soltanto liberato le terre che erano state sottomesse dai persiani. Ma ora siamo sulla loro terra e li possiamo sconfiggere! E allora sorprendiamo i persiani adesso, attacchiamoli questa notte. Sarebbe da vigliacchi. E io non ruberò la vittoria.
Voglio combattere con onore. Occhi negli occhi, alla luce del giorno. sentito, ci accamperemo.
Ci aspetta la gloria dei forti. Nonostante la sicurezza mostrata davanti ai suoi generali, Alessandro è ben consapevole della difficoltà dell'impresa che aspetta lui e i suoi uomini. In effetti per lo scontro finale contro i Macedoni, Dario ha richiamato, pensate, uomini da ogni parte dell'impero e gli storici antichi, esagerando, parlano di un'armata persiana di 200.000 uomini, altri addirittura di più di mezzo milione. contro gli appena 50.000 uomini di Alessandro. Ora, al di là dei numeri esagerati, l'esercito di Dario doveva essere davvero imponente, tanto che l'incrollabile fiducia di Alessandro sembra vacillare.
Racconta Plutarco che dopo aver visto le migliaia di luci dell'accampamento nemico, Alessandro ordini di compiere un sacrificio a Phobos, il dio della paura. Ora, questa sarà la prima e unica volta che Alessandro invocherà la protezione di questa particolare divinità. Ma Alessandro aveva un piano per battere Dario, un piano che avrebbe fatto di lui uno dei più grandi generali di tutti i tempi. E' la mattina del 1 ottobre del 331 a.C. quando i due eserciti si schierano nella pianura di Gaugamela.
L'immensa armata di Dario si estende per oltre 5 km. Un attacco frontale sarebbe un suicidio e lo schieramento persiano è troppo vasto perché la cavalleria possa aggirarlo. La tattica dell'incudine martello questa volta non funzionerà. Alessandro deve tentare una manovra diversiva.
Con una mossa a sorpresa muove la cavalleria parallelamente allo schieramento nemico. I persiani devono credere che voglia attaccarli sulla loro ala sinistra. Allo stesso tempo Alessandro ordina alle sue falangi di attaccare il centro dell'esercito pezziano, dove si trovano gli Immortali, la guardia personale del Gran Re. Temendo di essere aggirato sul fianco sinistro, Dario ordina alla sua cavalleria di seguire i movimenti di Alessandro. Così facendo scopre però il centro del suo schieramento, già impegnato contro la falange macedone.
È il momento decisivo della battaglia. All'improvviso Alessandro ordina la sua cavalleria di invertire la corsa. Con i suoi compagni si lancia nel barco creato al centro per attaccare il re Persiano.
Anche questa volta il Macedone ricorre alla stessa strategia di Isso. I suoi uomini non danno tregua alle truppe che circondano l'imperatore. Alessandro cerca il confronto diretto in battaglia, uomo contro uomo. Dario! Via!
Ancora una volta Dario abbandona le truppe al loro destino. Combatteranno fino alla fine. Alessandro! Mio padre ha bisogno di te sul fianco sinistro o i persiani attaccheranno il nostro campo!
Non può chiedermi questo! Lasciami! Dario!
La nuova fuga di Dario sugella la seconda grande sconfitta dei persiani contro Alessandro. È l'inizio della fine per l'impero. Ancora sul campo di battaglia, Alessandro si fa proclamare nuovo re dell'Asia.
La sua fama di portatore di pace lo precede come un petto. La vittoria di Alessandro a Gaugamela è sbalorditiva. In condizioni di netta inferiorità numerica l'esercito macedone è riuscito a sbaragliare la rivoluzione.
La armata persiana, un'impresa che resterà per sempre nella storia. Dopo la vittoria, Alessandro diventa a tutti gli effetti il vendicatore dei greci. La vittoria però non è completa. Dario infatti è riuscito ancora una volta a fuggire, ritirandosi a nord. Ma dopo la battaglia, esattamente come a Isso, la mancata cattura di Dario è compensata da un enorme bottino.
Questa volta è Babilonia, la più grande città dell'Oriente. Alessandro entra a Babilonia senza combattere, come fosse il padrone del mondo. Il suo arrivo è un vero ingresso trionfante. Babilonia ormai è da 200 anni nelle mani dei persiani, che hanno reso la più antica e bella metropoli d'Oriente, la seconda sede del loro vasto imperio.
È incredibile, persino la fiera Atene impallidisce davanti a Babilonia. Grandezza, magnificenza e sparzo non sono di questo mondo, come narra il mito della sua fondazione. Non re, ma gli stessi dei hanno brandito la zappa e posato i mattoni.
Finora i comandanti macedoni conoscevano la città solo dai racconti del loro vecchio maestro, Aristotele, il quale non stimava i lussi d'Oriente. Alessandro invece ne è impressionato e vuole rendere la città ancora più grandiosa. Decide di eleggere Babilonia a sua residenza. Lui, il re della piccola e selvaggia Macedonia, ha realizzato il suo sogno.
Ha vendicato la Grecia e ottenuto la vittoria, la ricompensa e la conquista dell'impero più grande del mondo. La conquista di Babilonia rappresenta un momento cruciale nella storia della campagna militare di Alessandro. La città infatti è stata presa senza combattere. E questo perché dopo la sconfitta di Babilonia, del grande re a Gaugamela, il vicere locale, il governatore locale persiano, cioè il satrapo, era passato dalla parte dei macedoni, di Alessandro, e Alessandro lo ha ricompensato.
pensato mantenendolo in carica, al suo potere. Ora, si tratta di un precedente importante che segna davvero un cambiamento nella politica del sovrano Macedone. Fino a quel momento, infatti, Alessandro aveva avuto con i persiani, diciamolo, un atteggiamento da conquistatore, estromettendo ogni volta i governatori locali persiani da ogni incarico di potere e sostituendoli con propri uomini. Ora, Alessandro, da vendicatore dei greci, assume il ruolo di un'esercitazione.
ruolo di nuovo re dell'Asia, successore di Dario, a capo però di un nuovo impero, un impero multietnico, multiculturale, che sarebbe nato dalla fusione tra vincitori, i greci, e i vinti, cioè i persiani. Dopo Babilonia, Alessandro conquista anche Susa e Persepoli. Nella capitale dell'impero persiano lo aspettano grandi tesori e i suoi uomini sono impazienti. Per molti di loro Persepoli è la meta finale della missione, la città in cui gusteranno la vendetta, nel modo più solenne. Ci siamo vendicati dei persiani sul campo di battaglia e ora completiamo il lavoro, con le torce!
OI! OI! OI! OI! OI!
OI! OI! OI!
OI! OI! OI!
OI! OI! OI! OI! OI!
OI! OI! OI!
OI! OI! OI!
OI! OI! OI!
OI! OI! OI! OI! OI!
OI! OI! OI!
OI! OI! OI! OI! OI!
OI! OI! OI! OI! OI!
OI! OI! O Che razza di uomini siete?
Non possiamo disonorare le loro donne e ora non festeggiamo la nostra vittoria con il fuoco. Questa sarebbe una vendetta. Figlio mio non ha importanza.
Abbiamo completato la missione. Ora dovremmo solo fare ritorno in Grecia. Questo mai! Finché Dario non giacerà morto davanti a me nella polvere!
Tutto questo non sarà volso a nulla finché lui è ancora libero e vivo! Il banchetto della vittoria si conclude in una catastrofe. Il palazzo reale è...
Distrutto dalle fiamme, quel che viene risparmiato dal fuoco è razziato dai soldati. Molto è stato scritto sulle responsabilità di Alessandro nell'incendio di Persepoli. Per alcuni studiosi il sovrano Macedone ordinò la distruzione del Palazzo Reale per punire i persiani del saccheggio di Atene da parte di Alessandro. di Cersei, ma secondo altri invece l'incendio fu provocato da un banale incidente durante un banchetto.
Ma al di là di come andarono effettivamente i fatti, fu una delle pagine più oscure nella storia di Alessandro. Nel volgere di poche ore, le fiamme inghiottirono per sempre una delle meraviglie dell'antichità. Ora, scavi recenti hanno confermato che l'incendio fu di dimensioni gigantesche, colossali e richiese giorni per essere domato. La conquista di Persepoli porta però nelle mani di Alessandro un tesoro di grandezza inaudita.
Gli storici antichi parlano di oltre 120.000 talenti. Cioè, si trattava di una cifra immensa. Basti pensare che nella stessa epoca le entrate annuali di Atene ammontavano ad appena 500 talenti. Qui parliamo di 120.000 talenti e più. Ma non è la ricchezza quello che sta cercando Alessandro.
Quello che vuole è trovare il suo grande nemico, Dario. Insieme ai suoi uomini, Alessandro parte alla ricerca di Dario verso Oriente. Cinque anni dopo l'inizio della trionfale spedizione contro i Persiani, arriva il giorno tanto atteso. L'inseguimento del re Persiano, per il suo rinforzamento, termina in maniera improvvisa e inaspettata. Lo abbiamo trovato.
Dopo la vittoria di Alessandro a Gaugamela, Dario non ha solo perso il controllo del suo impero, ma anche qualsiasi sostegno. Lo trovano ai margini del Gaugamela. grande deserto salato del Dashed Kabir, nel nord dell'Iran, è stato tradito e ucciso in imboscata dai suoi stessi uomini.
È morto. Ora hai ottenuto quello che volevi, è tempo di tornare. Un re dovrebbe morire solo per mano di un altro re.
I suoi assassini possono tradire me come hanno tradito lui e voglio che siano puniti! Basta Alessandro, hai conquistato la Persia, che cosa vuoi ancora? Se tu e tuo padre aveste avuto più coraggio a Gagomela, avrei potuto uccidere Dario con le mie stesse mani!
Senza di noi, non saresti arrivato così lontano. Continua così e finirai anche tu nella polvere come Dario. Mi stai minacciando!
Alessandro! Taci o non rispondo di me! Ora basta.
Nessuno può mettermi in discussione che sia amico o nemico. Non è la prima volta che Filota si rivolta contro di me, ma oggi si è spinto troppo oltre. Filota è una testa calda. Mi ha persino nascosto che alcuni soldati erano contro di me.
E ora so il motivo. È lui che ha ordito questo complotto. Ma non gli servirà niente. Lo posso anticipare.
Alessandro, ci conosciamo sin dall'infanzia. Non ci dobbiamo dividere. Forse devo aspettare che mi uccida per averne la certezza. Ha già minacciato di farlo.
E questo è tradimento. Si punisce con la morte. Alessandro fa processare e condannare Filota.
Il suo generale e amico d'infanzia viene punito con la tortura e la morte. È un monito per tutti, che siano generali, soldati, amici e familiari. Il messaggio non lascia dubbi. Ormai Alessandro ha altri progetti, vuole costruire un impero che unisca Oriente e Occidente. Un impero del quale la Grecia e la Macedonia saranno solo una parte.
Come alcuni studiosi hanno scritto, il cuore di Alessandro era adesso diviso in due regni e ha una parte dei veterani macedoni. Tutto questo non andava assolutamente bene. Per quanto lo reputassero un comandante eccezionale, per loro era impensabile anche solo l'idea di amalgamarsi con i persiani, che consideravano dei barbari e reputavano gli incarichi sempre maggiori che Alessandro conferiva agli antichi nemici.
Un'offesa, un'offesa loro come vincitori. La condanna del generale Filota consente ad Alessandro di eliminare coloro che si oppongono a questo suo nuovo progetto e tra le vittime vi è anche il vecchio generale Parmenione che in realtà non aveva avuto alcun ruolo nella congiura. ma era il rappresentante riconosciuto delle tradizioni macedoni e padre di Filota e in qualità di comandante in seconda controllava la parte occidentale dell'impero.
Se fosse rimasto in vita avrebbe potuto costituire un grave problema. Alessandro ordina di inumare la salma di Dario con tutti gli onori. Gli spetta un posto nel sacrario dei re persiani, mentre per i suoi assassini non ci sarà alcun premio, ma la morte. I traditori di Dario si sono rifugiati nella Batriana, dovierno Afghanistan, dove contano sull'appoggio delle tribù locali.
Quando Alessandro si mette in marcia, ha un esercito di più di 50.000 uomini, avendo arruolato molti popoli dell'impero persiano. Il Macedone ha bisogno di loro per scardinare i focolai di resistenza nelle province più remote dell'impero. Le battaglie sanguinose con i principi delle varie tribù non si fermano.
Alessandro deve subire anche delle sconfitte, ma un giorno, tra i nemici catturati, c'è una giovane principessa. Chiede di vederla. Si dice che Alessandro si sia innamorato a prima vista della bella prigioniera. Il suo nome è Rossane, che vuol dire piccola stella. Alessandro farà di lei la sua sposa.
La scelta di Alessandro di sposarsi con Rossane coglie di sorpresa tutti i suoi uomini. Il loro grande generale che trova moglie addirittura nelle regioni montagnose dell'Afghanistan. Ora, per Alessandro tutti avrebbero immaginato invece un uomo. un'unione con una donna di rango maggiore, magari una nobildonna macedone.
Sebbene diversi storici antichi sostengano che Alessandro si fosse realmente invaghito di Rossano, le ragioni dietro al matrimonio in realtà sono tutte politiche, evidente. Alessandro infatti conta così di trovare dei preziosi alleati per mettere in sicurezza i confini nord-orientali dell'impero. Sposando una principessa locale, Alessandro legittimava ulteriormente il suo ruolo di nuovo re dell'Asia. E nel corso della sua vita Alessandro si sposerà ancora, e sempre per ragioni politiche. quella Con Rossane si dimostrerà tuttavia essere un'unione molto solita.
Da questa giovane Alessandro avrà il suo unico figlio, Alessandro IV, che però lui non vedrà mai, in quanto morì pochi mesi prima della sua nascita. Quelli con le mogli ufficiali non furono ovviamente gli unici legami sentimentali nella vita di Alessandro. La prima moglie di Alessandro fu Roxanna, donna famosa per la sua bellezza.
Si dice che Alessandro se ne innamorò veramente, qui naturalmente non possiamo saperlo, quel che è certo è che c'era anche un interesse politico e che questo matrimonio, diciamo, è uno dei tanti esempi di quella che le fonti chiamano la megalopsuchia, cioè la grandezza d'animo di Alessandro, che non intendeva la conquista dell'Oriente solo come una conquista militare, ma voleva... che nascesse un nuovo mondo nel quale la Grecia e l'Oriente, la cultura greca e la cultura orientale si fondessero e si integrassero e fu ancora più importante forse sposare Statira II, la figlia di Dario III, dopo averlo definitivamente sconfitto da Algamela. Se vogliamo...
Cercare di capire i sentimenti di Alessandro, nei limiti in cui è possibile farlo, dobbiamo dire che il vero grande amore di Alessandro non fu nessuna di queste donne, ma fu un giovane, un giovane fu coetaneo, e festione, forse di origine ateniese, forse allievo anche lui di Aristotele, come era stato Alessandro, e che fu il suo compagno di vita. Lo accompagnò in guerra. Con ruoli militari importantissimi come capo della guardia personale di Alessandro.
C'era un'unione che loro paragonavano addirittura a quella fra Achille e Patro, quei due grandi amanti dell'antichità omerica. La storiografia, fino a qualche anno fa, quando parlava di questo rapporto... Era molto cauta e non parlava esplicitamente di un vero rapporto amoroso, ma non bisogna dimenticare che l'etica sessuale pagana era molto diversa da quella moderna, in particolare ovviamente quella cristiana, alla quale siamo noi abituati. E quindi non c'era assolutamente nulla di straordinario in un rapporto fra due uomini, come quello appunto fra... Alessandro ed Efestione che era così stretto che quando Efestione morì, pochi mesi prima di Alessandro, Alessandro ne fu talmente sconvolto che volle che gli fossero tributati enori eroici e pare che quando, al momento della sua morte, stesse progettando, forse stesse per realizzare un monumento in suo amore.
Alessandro adotta i costumi e le usanze dei re persiani. Pretende inchini e il bacio della mano, anche dai suoi stessi compagni d'armi. Dietro tale richiesta non si nasconde alcuna mania di grandezza, ma un puro calcolo politico.
Alessandro sa che potrebbe suscitare il disprezzo dei persiani se rinunciassi ai riti orientali che sono riservati al sovrano. Ma per i suoi compagni sono delle pretese incomprensibili, perché hanno sempre trattato il re come uno di loro. Clito, che durante la battaglia del Granico ha salvato la vita ad Alessandro, rifiuta questi atti di sottomissione.
Non vuoi mostrarmi rispetto? Certo, ma mi inginocchio solo davanti agli dèi. Ma io sono di origine divina.
Ho compiuto gesta più grandi di Heracle e di Achille. E con questo? Sei pur sempre fatto di carne e ossa, come noi. Abbiamo combattuto fianco a fianco e abbiamo riportato una vittoria dopo l'altra. E ora pretendi che ci prostriamo?
Io sono il tuo imperatore e pretendo soltanto il rispetto che tu mi devi. Ci tratti come questi barbari persiani. Hai scordato chi sono i tuoi amici.
Vi ho dato più gloria e ricchezze di quante ne abbiate mai sognate! Gloria? Una gloria che abbiamo guadagnato tutti e che ora vorresti solo per te!
Taci! Neanche il tuo oro! Basta comprarti il rispetto che hai perduto da quando sei diventato un barbaro persiano!
Taci, taci! Ti ho detto che devi stare zitto! Un altro scatto d'ira e un altro delitto.
I banchetti in cui i macedoni celebrano le vittorie si tingono di sangue. Tutte le fonti storiche sono concordi nell'attribuire l'uccisione di Clito a uno scatto d'ira di Alessandro durante una banale lite in cui tra l'altro entrambi erano ubriachi. Un gesto di impulso di cui si pentiva.
amaramente e per giorni arrivando persino a minacciare di suicidarsi. Tra i macedoni la passione per il vino era proverbiale e Alessandro anche in questo campo... primeggiava, al punto che alcuni studiosi ritengono che proprio gli eccessi nel bere abbiano poi contribuito alla sua morte prematura. Sebbene offuscate dai fumi dell'alcol, le accuse mosse da Clito sollevavano però un problema sentito da molti nobili macedoni, cioè la decisione di Alessandro di introdurre il rituale persiano della genuflessione a corte, era considerato dai greci un'offesa.
che consideravano questo gesto davvero inammissibile per qualsiasi cittadino libero. Ora, dopo la spiacevole vicenda di Clito, Alessandro rinuncerà a imporre la genuflessione ai suoi compagni macedoni, ma certo era diventato un vero problema. Poche settimane e tutto sembra già dimenticato.
Poco dopo, il sovrano parte per un nuovo giro di esplorazione. Ha sentito parlare di un antico valico est utilizzato anche dai mercanti. È da tempo che Alessandro persegue il piano di estendere il suo impero verso oriente e cerca una strada che lo porti oltre l'odierno Afghanistan.
Il Macedone ha fatto giurare ai suoi uomini di seguirlo sempre, anche alla fine del mondo, là dove nessuno è. nessun greco è mai stato prima ricordi cosa ci diceva Aristotele da bambini di queste alte vette? non me lo ricordo più lui li chiamava i monti che nessuna aquila ha sorvolato E oltre, c'è la fine del mondo che nessun greco ha mai visto.
Don l'ordine di mettersi in marcia alle prime luci dell'alba. Per mezzogiorno avremo superato il passo. Dopo tante cruente battaglie e indicibili fatiche, Alessandro decide nuovamente di sfidare il destino.
Uno degli aspetti più appassionanti nella storia di Alessandro Magno è davvero la sua imprevedibilità. E l'attraversamento delle montagne dell'Indukush ne è un esempio. Dopo aver sottomesso le ultime tribù ribelli, nei deserti afghani, ed essere diventato davvero sovrano incontrastato di tutta la Persia, Alessandro decide di riprendere la marcia e affrontare una delle catene montuose più difficili del pianeta. Muoverlo questa volta non è più il desiderio di vendicare i greci o di conquistare l'impero persiano, ma qualcosa di diverso, qualcosa che è legato al suo carattere e alla sua giovane età, qualcosa di moderno, la ricerca di superare i propri limiti, di compiere un'impresa che resterà nella storia, in questo caso raggiungere quelli che all'epoca erano considerati i confini del mondo.
La fine del mondo allora conosciuto coincide per i greci con una terra chiamata India, un esotico paese delle meraviglie, che termina sulle sponde del mare e oceano, che abbraccia e circonda la terra. Ma il pianeta è molto più vasto di quanto credano gli antichi geografi. Si dice che siano 135.000 i soldati che accettano spontaneamente di sfidare il passo Khyber verso l'India.
L'esercito di Alessandro è più che raddoppiato rispetto all'inizio della sua campagna espansionistica. A Greci e Macedoni si sono aggiunti i persiani e cavalieri nomadi dei deserti afghani. L'armata di Alessandro è adesso l'immagine di tutto l'impero. Nella primavera del 326 a.C. la spedizione raggiunge la valle dell'Indo, nell'odierno Pakistan.
Il gran caldo e il clima umido mettono a dura prova l'esercito. Incontrano animali sconosciuti e nubi. di danzare. Le piogge monsoniche hanno trasformato il terreno in una palude impenetrabile, ma la natura non è l'unica insidia per gli invasori.
Sulle rive dell'Idaspe, un affluente dell'Indo, i macedoni trovano sul proprio cammino l'armata del Rajah Poro, uno dei più potenti signori locali. Per battere Alessandro Poro, ha radunato un esercito sterminato, di cui fanno parte 200 elefanti da guerra. E' la prima volta che i macedoni affrontano in battaglia gli elefanti. Di fronte alla loro carica, anche la falange vacilla.
La battaglia dell'Idaspe è una vera e propria carneficina e alla fine Alessandro, certo, può rivendicare la vittoria, ma si tratta della sua ultima grande impresa. Sull'Idaspe, infatti, l'esercito macedone ha esaurito le proprie forze e lo stesso sovrano soffre di una dolorosissima perdita, Bucefalo. Il suo amatissimo cavallo, pensate, è appunto crollato a terra, sopraffatto dalle ferite e dalla fatica. In suo onore il sovrano Macedone costruirà sulle rive del fiume addirittura una città in suo onore, con il suo nome, cioè Alessandria Bucefala.
Ora, la fama di questo cavallo durerà per secoli. Pensate che mille anni più tardi Marco Polo, attraversando gli altopiani del Pamir, sentirà... raccontare dagli abitanti del luogo che i loro cavalli discendono proprio da Bucefalo. Nonostante le avversità il Macedone decide di andare avanti, vuole raggiungere il Gange, ma dopo 8 anni e 18.000 km percorsi gli uomini sono stanchi di guerre, si lamentano e vogliono tornare in Grecia.
Allora, cosa hai deciso? Siamo così vicini alla meta e festione. È la fine del mondo.
Potremo vederla con i nostri occhi. È un'impresa eroica che nessuno mai potrà superare e i nostri nomi saranno immortali. Ti capisco, Alessandro.
E tu sai che io ti sono sempre stato fedele. Ma ora voglio dirti questo. Non farai cambiare idea agli uomini con queste parole.
Ti si rivolteranno contro se li costringerai. Preferiranno morire qui, anche per mano tua, che seguirti fino alla fine del mondo. Achille e Patroclo, li ricordi Efestione?
Noi volevamo essere come loro, eravamo come loro e li abbiamo anche superati. Sono entrambi caduti in battaglia perché era il loro destino, eppure lo hanno sfidato. E noi?
Cosa ci aspetta ora? Una vita a corte, circondati da adulatori e squalli di leccapiedi. Sul molle grembo di nobili donne e innoiuse battute di caccia.
È questo quello che ci aspetta a corte e festione? Davvero tu vuoi questo? Alessandro, tu sei il sovrano di un vastissimo impero.
L'hai conquistato in sella a un cavallo, ma non puoi governarlo se continui a cavalcare. Non puoi combattere sempre. E qualora lo facessi, il tuo regno non potrebbe durare.
A un passo dalla meta, Alessandro si sente abbandonato da tutti e alla fine ordina di tornare indietro. Alla fine, sulle rive del Beas, nel Punjab indiano, la grande marcia di Alessandro si interrompe. Nonostante non sia mai stato sconfitto, i suoi uomini hanno deciso che non lo seguiranno verso il Gange. Questo clamoroso ammutinamento, il caso di dirlo, era comprensibile in fondo. Erano più di tre mesi che marciavano e combattevano sotto alla pioggia, nel caldo affoso, in un luogo sconosciuto.
a migliaia di chilometri da casa. I soldati temevano inoltre i pericoli che avrebbero trovato una volta raggiunto il Gange. Giravano voce infatti di eserciti con migliaia e migliaia di elefanti. Per convincere i macedoni a seguirlo, Alessandro prova a giocare anche la carta dell'orgoglio. Dice che sono liberi di ritirarsi e di raccontare come lo hanno abbandonato in mezzo al nemico.
E tanto lui avrebbe trovato altri uomini. Uomini più coraggiosi, disposti a seguirlo. Ma il bluff di Alessandro non funziona. La decisione di non proseguire vede compatti, ufficiali e anche soldati semplici.
Non vogliono più avanzare e dal momento che anche Alessandro lo capisce, lui incassa la sua prima vera sconfitta. La via del ritorno passa per una nuova strada. Alessandro discende con una flotta il fiume Indo fino all'oceano indiano e lì contempla quella che crede essere la fine del mondo.
Quindi divide l'esercito. Le navi dovranno seguire la via del mare verso la Persia, mentre lui intraprende la lunga marcia con le sue truppe. I soldati devono attraversare una delle regioni più inospitali della terra. Il viaggio attraverso il deserto di Gedrosia diventa una marcia mortale.
Quando finalmente Alessandro raggiunge Susa, ha perso più uomini che in tutte le sue parti. le sue battaglie. Al suo ritorno Alessandro e i suoi uomini vengono accolti trionfalmente.
La fama delle sue imprese ha fatto davvero il giro del mondo allora conosciuto. Racconta Ariano, per esempio, che per congratularsi con Alessandro... Alessandro giunsero ambasciatori da Cartagine, dalla Libia, dall'Etiopia, ma anche dall'Italia.
Arrivarono infatti delegazioni dei Bruzzi, dei Lucani e degli Etruschi. A Susa, l'antica residenza invernale... dei sovrani persiani, Alessandro compie un gesto che non ha precedenti nella storia. Per saldare l'unione tra la componente persiana e quella macedone del suo impero, ordina che vengano celebrate delle nozze miste.
E lui stesso dà per primo l'esempio. Dopo aver fatto visita alla tomba di Ciro il Grande, con un matrimonio solenne si sposa con due donne, le figlie di due precedenti. 20 re persiani, Dario e Artaserse III. E tutti i suoi compagni più fedeli seguono l'esempio e si sposano con ragazze della nobiltà persiana. E così fanno anche 10.000 soldati che convolano a nozze con donne asiatiche.
Le nozze di Susa saranno ricordate come il più grande sforzo compiuto da Alessandro per creare un regno universale. Il periodo di serenità dopo le nozze di Susa dura però poco. Dopo essersi spostati a Ectabana e Festione, il suo più caro amico si ammala gravemente. Non puoi lasciarmi adesso. No.
Abbiamo ancora tante cose da fare. Io sono Padre Ocro... E tu sei Achille. Io devo morire prima di te, amico mio. Così è scritto nell'Iliade.
Diversamente dal mito, Efestione non muore sul campo di battaglia. Il comune sogno di gloria, coronato da una morte eroica, non si è realizzato. Il lutto per il fedele compagno assume proporzioni mai viste prima.
Vengono celebrati dei giochi funerari che durano tre giorni, come Achille aveva fatto per Padro. Soltanto sei mesi dopo la morte di Efestione, Alessandro si ammala gravemente, nel pieno dei preparativi per una nuova campagna in Arabia. Gira voce che lo abbiano avvelenato, ma è più probabile che sia stato colpito anche lui dalla malaria. Secondo altri, si tratterebbe invece di un malore legato all'abuso di Dio. Ora il sovrano è più vicino alla morte che alla vita.
A corte crescono le preoccupazioni per il futuro dell'impero. E' vero che Rossane porta in grembo suo figlio, ma Alessandro non ha ancora nominato un successore. Alessandro, chi governerà l'impero? Il più forte tra voi. Alessandro muore a Babilonia il 10 giugno del 323 a.C.
Non aveva ancora compiuto 33 anni. Il racconto sulle ultime ore di Alessandro Magno è davvero toccante. Plutarco, infatti, ha scritto che i suoi soldati, venuti a conoscenza della morte imminente o delle gravissime condizioni del loro amatissimo condottino, minacciarono di scatenare una rivolta, qualora non fosse stata loro concessa la possibilità di vedere Alessandro. E così alla fine sfilarono uno alla volta al cospetto di Alessandro, Moreno, corrente, commossi.
Dovete immaginare questa scena con Alessandro, debolissimo, che li seguiva con gli occhi e ogni volta faceva un debole cenno con il capo. E poi è morto. Alla fine il suo grande sogno, questo impero universale, si è sfaldato con la sua morte.
Infatti i suoi generali hanno cominciato a entrare in contrasto, a combattere. e quindi questo grande impero si è volatilizzato, ma quello che invece è rimasto sono le idee di Alessandro Romagno, l'idea di unire Occidente e Oriente e anche le sue gesta, assolutamente straordinarie, e tutto questo è rimasto nella storia e ha influenzato i secoli di storia seguenti. Sarà bello essere il loro re.
L'eredità di Alessandro Magno sta, beh, innanzitutto nella sua stessa immagine mitica. Alessandro ha fatto un'impressione immensa ai contemporanei e ai posteri. È diventato un personaggio da favola nei racconti persiani, turchi, arabi.
È stato un modello per i cavalieri medievali, che lo consideravano un precursore. Prima ancora è stato un modello per i tanti imperatori romani, che hanno combattuto i parti, i sassanidi, che hanno cercato di invadere l'Oriente, peraltro senza mai riuscire. In realtà poi però l'eredità vera, storica di Alessandro Magno sta proprio nel fatto che dopo di lui per secoli il Medio Oriente è stato un mondo greco.
Oggi noi ci pensiamo poco perché la Siria, la Palestina, l'Egitto li pensiamo come percorsi. paesi arabi. È vero, dopo l'invasione araba e dopo 14 secoli di assimilazione, lì resta poco di greco, ma per molti secoli quello è stato un mondo greco. I successori, i diadochi, i seleucidi di Siria, i Ptolomei d'Egitto che arrivano fino a Cleopatra, sono dinastie greche che fondano la cultura greca con quella dei popoli locali. E così creano tutto un mondo dove si parla e si scrive in greco.
Perché i Vangeli sono scritti in greco? Gesù parlava in aramaico, che era ancora la lingua comune del vecchio impero persiano. Però in Palestina, ai suoi tempi, si poteva scrivere solo in greco.
Insomma, è merito di Alessandro Magno se i Vangeli sono stati scritti in greco. Siamo arrivati alla fine di questo nostro lungo viaggio nel tempo nel quale abbiamo cercato di scoprire Alessandro Magno e i momenti salienti della sua vita, delle sue avventure. Quando Alessandro morì, la sua salma... Salma venne riportata con un corteo solenne fino ad Alessandria d'Egitto, che era la città più importante, forse anche più amata, che aveva fondato. E vennero nel tempo tanti imperatori e sovrani.
a cospetto di questo grande della storia. Eppure la cosa curiosa è che nessuno di noi oggi sa dove si trovi questa tomba. Diciamo il sito esatto si è perso, nessuno ne ha più conoscenza, sono state fatte, lo vedrete, tante ipotesi su dove si trovi, che fine abbia fatto. Noi non vogliamo entrare in questo ginepraio di ipotesi, questo dedalo. Quello che sappiamo però è che in antichità tutti sapevano dove si trovava la tomba di Alessandro Magno, ad Alessandro e sono giunti al suo cospetto Augusto, il primo imperatore romano, ma anche poi Adriano, Settimio Severo, Caracalla e tutti volevano rendere omaggio a quello che è da sempre considerato forse il più grande condottiero dell'antichità.
Nessun altro uomo è stato in grado di realizzare così tanto in un arco di tempo così breve. La sua morte prematura gli ha impedito di realizzare questo progetto. questo suo grande progetto, questo impero universale che unisse Occidente e Oriente. In effetti era un'idea visionaria, ma questa idea ha elevato Alessandro sopra tutti gli altri grandi della storia. In effetti lui ha sognato per cambiare il mondo.
Grazie per averci seguito. Buonanotte. 09 Scusami, non va bene Giusto Silenzio per favore Sì Cosimo dai!
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