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La Vittoria Greca nella Battaglia di Salamina

La battaglia di Salamina, combattuta nel Leggeo a largo di Atene nell'anno 480 a.C., è la seconda grande battaglia decisiva delle guerre persiane, dopo Maratona. Maratona era stata combattuta dieci anni prima. Il primo tentativo dei persiani, del gran re Dario, di sottomettere la terraferma greca era fallito. Dario non era riuscito a riprovarci. Aveva dovuto occuparsi d'altro, di una rivolta in Egitto. A quanto pare non erano poi alla fine soltanto i greci che si ribellavano contro il dominio persiano, non erano loro gli unici affezionati alla loro libertà. Dunque Dario muore senza aver potuto tornare in Grecia e lascia il trono a suo figlio Cersei, Xai Arsha, colui che governa gli eroi. E Cersei, dopo aver finito di domare la rivolta in Egitto, decide che è ora di fare i conti con quegli arroganti Ioni. che è il modo in cui i persiani chiamano i greci, con quegli arroganti ioni che qualche anno prima hanno osato resistere a suo padre. Che sottomettere alla Grecia non sia una cosa facile Maratona l'ha insegnato, perciò i persiani preparano una spedizione molto più poderosa. Il re dei re in persona, Cerse, si muove alla testa di un esercito e di una flotta che operano congiuntamente. È un'altra cosa che si è imparata. Bisogna essere padroni del mare. per poter dominare anche la terraferma. L'esercito attraversa l'Ellesponto, come lo chiamano i greci, cioè lo stretto dei Dardanelli, passa dall'Asia in Europa su un ponte di barche, attraversa la Tessaglia e discende in Grecia. Contemporaneamente la flotta lo segue lungo la costa, pronta a portare rifornimenti, a portare soccorsi. Per far muovere la flotta con più agio è stato tagliato addirittura un canale. attraverso l'istmo del monte Athos. Noi possiamo avere dei dubbi sul fatto che i persiani riuscissero davvero a mettere in campo i milioni di uomini, le migliaia di navi di cui favoleggiano gli storici antichi, però non c'è dubbio che le risorse dell'impero erano grandi e che questa volta Cersei aveva deciso di non rifare gli stessi errori dell'altra volta, ma di arrivare con forze sufficienti a annientare qualunque resistenza. La resistenza ci sarà naturalmente. Le principali città greche, Sparta e Atene, decidono di resistere a tutti i costi. E si tenterà di impedire proprio all'esercito nemico di entrare in Grecia. Per fortuna il terreno della Grecia è montuoso, è pieno di passaggi obbligati, dove è difficile manovrare grandi masse di uomini, e dove forse bastano pochi guerrieri risoluti per guadagnare tempo e trattenere il nemico anche molto a lungo. Basta scegliere il posto giusto. E il posto giusto è il passo delle Termopili. È il passo che conduce dalla Tessalia al cuore della Grecia. E lì viene concentrato l'esercito greco, al comando di uno dei due re di Sparta. Sparta era una strana città, dominata da un'oligarchia di uguali, e che dava il comando dei suoi eserciti a due re, i quali erano re ereditari, come tutti i re a questo mondo, ma non avevano nessun potere politico in pratica, dovevano soltanto comandare l'esercito. Dunque uno dei due re di Sparta, Leonida, Leonidas, il figlio del leone. Non sono soltanto i persiani che hanno dei nomi che hanno un significato, ecco, anche i nomi greci hanno tutti un loro significato. E dunque l'esercito greco al comando del figlio del leone si attesta alle termopili per impedire al nemico di invadere la Grecia. Ma è un esercito troppo piccolo. I persiani hanno scelto il momento giusto, i greci stanno celebrando le Olimpiadi. E le Olimpiadi non sono soltanto un grande fatto sportivo, sono soprattutto... la più grande festa religiosa dell'intera Grecia. Le Olimpiadi sono una festa religiosa, il culto degli dèi è la cosa più importante che ci sia e quindi non tutte le risorse delle città greche in quel momento sono disponibili. I greci hanno messo in mare anche una flotta, sono protagonisti soprattutto gli ateniesi, i quali non erano un popolo di combattenti sul mare fino a poco tempo prima, erano un popolo avvezzo a navigare, un popolo di mercanti. ma navi da guerra non ne avevano molte. Poi ad Atene è stata fatta la scelta politica di costruire una grande flotta da guerra. Il protagonista di questa scelta è uno dei leader della politica ateniese di quegli anni, il capo del partito democratico, Temistocle. Temistocles, la gloria della legge. Temistocle è un democratico, diciamo pure un populista, lo diremmo noi oggi, ma anche i suoi avversari lo dicevano. Un populista che cerca di guadagnare la appoggio dei poveri, delle masse, ed è per questo che ha fatto passare la proposta di costruire una grande flotta da guerra. Certo, lui ha detto dobbiamo stare attenti perché i persiani torneranno. Ma la grande flotta da guerra serve anche a un'altra cosa, e per un leader populista è una cosa fondamentale. Dà lavoro a un sacco di gente. Non soltanto per costruirla, ma poi soprattutto per tenerla in mare. Perché le navi dell'epoca sono navi a remi. Una flotta di centinaia di triremi ha bisogno di decine di migliaia di rematori. E il rematore è il lavoro che fanno gli ateniesi poveri. Quelli che non hanno neanche una bottega, una piccola impresa. Quelli che veramente devono campare salariati, ecco. e in questo caso vengono salariati dallo Stato e naturalmente votano Temistocle. E dunque i greci, grazie alla politica populista di Temistocle, dispongono di una flotta. Anche le altre città hanno messo in mare un po'di navi, però il contingente ateniese è il più forte. Questa flotta non sa bene cosa fare e non sono esperti di guerra navale. Si mantiene vicino alla costa e aspetta di vedere che cosa succederà. I storici greci naturalmente insistono, la flotta persiana è enormemente più forte, noi avevamo neanche 400 triremi, i persiani ne avevano 1200. L'unico dubbio che viene è che 1200 triremi è praticamente il numero della flotta degli Achei secondo l'Iliade di Omero alla guerra di Troia. E allora ecco, può venire il dubbio che la cifra sia stata considerata piacevole per questo motivo. Ma in ogni caso, certo, la flotta persiana era superiore. Ben inteso, era una flotta in parte greca. Il contingente delle città ioniche dell'Asia minore comprendeva circa metà della flotta di Cerse. Tra l'altro è molto interessante questo fatto. Una delle città dell'Asia minore, abitate da greci, Alicarnasso, era governata da una donna. E questa donna non la chiamavano Tiranno, Tiranno, la chiamavano Regina. E Artemisia, regina di Alicarnasso, era lì nella flotta. del re Cerse al comando del contingente della sua città. Il resto della flotta era formato da navi fenice e in piccola parte egizie, tutte navi con equipaggi esperti, di popoli che conoscevano la guerra navale. Erodoto stesso riconosce che le navi persiane erano superiori a quelle dei greci, tecnicamente superiori, più veloci, più agili, più manovriere. Le navi atenese erano più pesanti, erano state costruite da poco, avevano equipaggi inesperti. le premesse non erano buone, come si vede. E quando i combattimenti cominciano sul serio, le cose vanno di male in peggio. Perché gli opliti di Leonida, che sbarrano il passo delle termopili, resistono effettivamente per tre giorni ai tentativi dei persiani di forzare il passaggio, e poi i persiani, che non sono stupidi, scoprono che esiste il modo di passare da un'altra valle e aggirarli. E quando ci si rende conto che il nemico ci sta aggirando, bisogna abbandonare le termopili e il grosso dell'esercito greco si allontana e si mette in salvo. È già quasi troppo tardi, i persiani stanno già arrivando, bisogna che qualcuno si sacrifichi. Il re di Sparta, Leonida, decide di sacrificarsi lui. Secondo Erodoto lo fa perché prima di partire aveva consultato l'oracolo di Delfi. Notiamo questa cosa come i greci vivono in un mondo dominato dagli dèi, dominato dai presagi, dominato dagli oracoli. E per loro è una cosa così importante che tutta la storia di questa guerra, come la racconta Erodoto, è tutta una storia di avvertimenti e di presagi. Noi potremmo pensare che sono sciocchezze, non contano niente e magari non raccontarle neanche. Vorrebbe dire non capire come era fatta la gente nel mondo antico. Leonida dunque aveva consultato l'oracolo di Delfi e l'oracolo, che era famoso perché dava risposte ambigue, aveva risposto succederà una di queste due cose. O Sparta sarà devastata dai persiani, oppure gli spartani piangeranno la morte di un re. Quando è il momento di decidere chi resta indietro per trattenere il nemico, Leonida non ha dubbi. È necessario che un re di Sparta muoia, se vogliamo evitare l'altra alternativa predetta dall'oracolo, cioè la distruzione di Sparta. E dunque alle Termopili i 300 spartani resistono fino all'ultimo e vengono tutti uccisi con il loro re alla testa. I greci ne faranno naturalmente una grandiosa leggenda che è rimasta viva fino ai nostri tempi. Ancora non molti anni fa è stato fatto un film un po'folle che si intitolava 300 e che raccontava appunto di Leonide e degli spartani alle Termopili. Negli stessi giorni combattono anche le flotte. Si combattono in mare, a largo del Capo Artemisio, in una battaglia indecisa, confusa, caotica, in cui entrambe le flotte subiscono gravi perdite ma nessuno vince. I comandanti greci sono indecisi sul da farsi, poi arriva la notizia che il nemico ha forzato le termopili e che l'esercito è in fuga e a questo punto anche la flotta greca decide di arretrare. e va in porto nell'isola di Salamina, a largo di Atene. E a questo punto la Grecia è esposta all'invasione. Dieci anni prima, a Maratona, gli ateniesi avevano fermato i persiani e noi ci siamo abituati a considerare quella battaglia come una battaglia decisiva della storia umana. Altrimenti i persiani sarebbero arrivati ad Atene. Ebbene, dieci anni dopo, nel 480, i persiani arrivano ad Atene. La città viene evacuata in tempo. L'intera popolazione civile è trasportata nel Peloponneso e nelle isole. Non è una decisione facile, perché Atene, naturalmente come ogni città, è anche un luogo sacro. L'acropoli è il luogo dove risiedono le divinità che proteggono la città. Davvero possiamo abbandonarle al nemico? Poi una sacerdotessa dell'acropoli avverte. C'è un presagio che indica che sì, ce ne dobbiamo andare, perché anche la dea se n'è andata. La dea, naturalmente, è Atena. la più grande protettrice della città. E la sacerdotessa sa che la dea se n'è andata, perché sull'acropoli, fra altre meraviglie, vive un serpente sacro che simboleggia la dea e che viene regolarmente nutrito con offerte. Ora la sacerdotessa si è accorta che da qualche giorno il serpente non si vede più, le offerte non sono più state consumate. Questo vuol dire che la dea stessa ha abbandonato l'acropoli, quindi la popolazione può andarsene. Però non se ne vanno tutti. perché c'è anche un altro oracolo che ha predetto la seguente cosa il muro di legno sarà imprendibile naturalmente noi a posteriori possiamo immaginare che sia uno di quegli oracoli che vengono inventati a cose fatte perché il muro di legno naturalmente è la flotta non mi stupirei se temisto che le avesse pagato i sacerdoti per avere un oracolo di quel genere ma erodoto racconta che qualcuno ci ha creduto fin dal primo momento ma interpretandolo nel modo sbagliato il muro di legno e quindi un gruppetto di ateniesi rifiuta di andarsene e fortifica l'acropoli con una palizzata di legno convinti che l'oracolo appunto salverà l'acropoli e invece pochi giorni dopo la città è presa dai persiani e data alle fiamme cosa fare l'esercito per fortuna è intatto gli spartani che comandano perché la guerra sulla terraferma la sanno fare loro meglio di tutti gli altri gli spartani decidono che a questo punto perduta atene bisogna difendere il Peloponneso, che naturalmente è la regione di Sparta. E il Peloponneso si può difendere bene perché c'è l'istmo di Corinto, di nuovo una zona molto ristretta dove l'esercito degli Opliti può tenere testa a un nemico anche molto superiore. Perciò si comincia a fortificare l'istmo di Corinto, ma naturalmente c'è un'incognita, perché la flotta persiana potrebbe comparire alle spalle dell'istmo e cominciare a sbarcare le truppe nel Peloponneso e a quel punto non ci sarebbero più speranze. La paura della flotta nemica induce Temistocle, che ci è rappresentato dagli storici antichi come il tipico condottiero astuto, pieno di espedienti, induce Temistocle a lasciarsi dietro dei volantini indirizzati a quei greci che combattono nella flotta di Cerse, i greci delle città dell'Asia minore e delle isole appunto assoggettate all'impero persiano. Temistocle si lascia dietro dei volantini, all'epoca naturalmente fare dei volantini significa incidere delle lapidi. incidere delle iscrizioni sulla pietra e queste iscrizioni sono rivolte ai greci e recitano così uomini di ionia voi non agite secondo giustizia marciando contro i vostri padri perché i greci arrivati in ionia erano appunto venuti dalle città della terraferma e tentando di asservire la grecia ma piuttosto state dalla parte nostra se poi non vi è possibile far questo almeno restate neutrali E quando ci scontreremo, mostratevi apposta vili, ricordandovi che discendete da noi e che è per colpa vostra che noi ci siamo tirati addosso all'ostilità del barbaro. Ci sperava Temistocle che queste cose funzionassero, secondo Erodoto Temistocle era davvero furbo. Non è detto che gli Ioni abbocchino, ma boccherà Cersei. Il gran re, quando saprà che c'è questa propaganda rivolta ai suoi greci. non si fiderà più di loro e dato che la flotta di Cersei si basa soprattutto sulle triremi greche questo ci darà comunque un vantaggio. La flotta ateniese dunque è in porto nell'isola di Salamina davanti ad Atene. Lì arrivano anche la flotta spartana e di altre città. Si mette insieme una flotta abbastanza grossa. Secondo Erodoto, che sa sempre i numeri precisi e non si capisce come faccia, erano 378 triremi. Non comandate misto che le comanda uno spartano, anche qui Euribiade, quando si fa la guerra e gli spartani sono presenti, comandano loro. E Euribiade non si trova in una buona situazione, perché in realtà la decisione di ancorare la flotta a Salamina non è poi stata così saggia. La flotta di fatto ormai è imbottigliata in uno stretto golfo che ha due soli ingressi e i persiani sono padroni della terraferma davanti a loro. Se la flotta persiana blocca i due ingressi del golfo di Salamina, la flotta greca è in trappola. Gli ammiragli greci se ne rendono conto benissimo e cominciano a litigare. Gli spartani propongono di andarsene di lì, a fluire verso il Peloponneso, difendere almeno quello. Gli ateniesi invece non vogliono andarsene, ovviamente. Loro sperano ancora di riconquistare Atene e non vogliono abbandonare ogni speranza. A questo punto l'astuto Temistocle, secondo Erodoto, trova un altro espediente. E'un espediente veramente al limite, piuttosto pericoloso, se si fosse risaputo. Temistocle... manda un suo schiavo da Cerse per dire che siccome la situazione è disperata, ormai lui, Temistocle, è disposto a passare al nemico, è disposto a sottomettersi a Cerse e consegnargli la flotta greca. Perciò Cerse, dice Temistocle, deve attaccare subito. Temistocle, secondo Erodoto, ha fatto ricorso a questo espediente perché l'unica salvezza per i greci è che il nemico attacchi e che in quelle acque ristrette del golfo di Salamina la superiorità numerica dei persiani non riesca ecco a prevalere. Se invece i persiani si limitano a sbarrare gli accessi e aspettare i greci sono tutti morti. Non sappiamo se Cerse abbia ricevuto il messaggio di Temistocle, non sappiamo se ci abbia creduto, ma quello che è certo è che non ha voglia di aspettare. Cerse ordina l'attacco. La flotta persiana blocca con una piccola quota di navi una delle uscite dello stretto di Salamina e il grosso entra dall'altra parte. Cosa significa all'epoca una battaglia navale? Le triremi combattono l'una contro l'altra cercando di speronarsi. Ogni trireme ha uno sperone a prua che serve per sfondare i fianchi di una trireme nemica. C'è anche un'altra manovra ancora più complessa, scorrere lungo il fianco di una trireme nemica distruggendo uno dopo l'altro i suoi remi. e quindi lasciandole impotente. Ovviamente per fare queste cose bisogna essere bravi, bisogna avere navi manovriere e bravissimi piloti. La flotta persiana ha le navi più agili e i piloti più esperti, ma per fortuna nelle acque ristrette del golfo di Salamina non c'è spazio per manovre di questo tipo. Le navi sono ammassate, strette le une alle altre e su queste navi ammassate e strette le une alle altre. L'unico modo di combattere è di far combattere gli uomini che sono a bordo. E i greci a bordo hanno i loro opliti coperti di bronzo. Il nemico no. Sulle navi fenice, sulle navi egiziane ci sono sì combattenti, ma sono combattenti armati alla leggera. Vero è che metà della flotta di Cersei viene dalle isole greche della Ionia, dalle città greche della Ionia. Anche quelle navi lì dovrebbero essere cariche di opliti. Non ce ne parla nessuno. E allora viene il dubbio che davvero, dopo tutto, lo stratagemma di Temistocle sia servito a qualcosa. Viene il dubbio che Cersei abbia temuto che le sue navi greche potessero tradirlo e le abbia tenute indietro. Non tutte. Di Artemisia, regina di Alicarnasso, si fidava e noi sappiamo che il piccolo contingente al comando di Artemisia combatte in prima linea nella battaglia. Ma può darsi che il grosso delle navi greche al servizio persiano siano state tenute indietro? e che siano andate avanti quelle dei fenici, quelle degli egiziani, le migliori nella manovra ma deboli nel combattimento corpo a corpo. E dunque la battaglia si svolge in questo modo, con le navi che si incastrano le une nelle altre e la massa degli opliti che passa dalle triremi greche a quelle nemiche, sterminando gli equipaggi e i soldati, cacciandoli in mare, conquistando le triremi nemiche. Cerse che secondo la leggenda assisteva alla battaglia si era fatto mettere un posto di comando un trono in una posizione favorevole per assistere al trionfo assiste invece alla sconfitta della sua flotta una dopo l'altra le trireme persiane vengono catturate dai greci e i loro equipaggi sterminati anche il comandante della flotta Aria Bigne che è un fratello di Cerse viene ucciso e a questo punto quel che rimane della flotta se ne va Abbandona il campo e va a ripararsi nel porto del falero. La battaglia è perduta. Cerse, furioso. riceve i suoi comandanti superstiti e si rivolge ad Artemisia l'unica che secondo lui si è comportata come si deve si rivolge ad Artemisia il re con la celebre frase i miei uomini mi sono diventati donne e le donne uomini di donna però ce n'era una sola Artemisia non è bastata la battaglia è persa la flotta greca ormai è padrona del mare l'invasione della Grecia è fallita un'altra volta Un'altra delle battaglie decisive per la storia del mondo, almeno per la storia del mondo come la vediamo noi occidentali, è stata combattuta e vinta. Ma su questo voglio ancora fermarmi un momento. Lo sappiamo, l'epopea delle guerre persiane è uno dei miti fondanti della nostra civiltà. Lo abbiamo detto anche prima, Leoni, Dall'Etermopili, i Trecento sono nomi che ancora oggi tutti conoscono. La nostra civiltà si vanta di essere appunto una civiltà occidentale fondata sulla democrazia, sulla libertà, che ha saputo sempre difendersi dalle minacce che venivano da Oriente, un Oriente gravido appunto di tirannide, di oppressione, di crudeltà, di barbarie. Questo modo così netto di dividere il mondo fra noi e loro naturalmente l'abbiamo ereditato dai greci, i greci ufficialmente pensavano così. E noi, a forza di convincerci che noi siamo i greci o almeno i loro discendenti, ecco, noi, non solo noi oggi, ma gli inglesi dell'Ottocento o i tedeschi dell'Ottocento, ecco, loro erano arrivati a immaginarsi i greci come gente alta e bionda, simile a loro, insomma. Ci dimentichiamo che la realtà era un po'più complessa. I greci potevano fare tutta la propaganda che volevano, ma lo sapevano anche loro che la realtà è un po'più complessa. E'proprio... l'astuto Temistocle, il demagogo ateniese che ha il merito della costruzione della flotta ateniese e quindi della vittoria di Salamina. Ecco, proprio se ci mettiamo a guardare il personaggio di Temistocle un po'più da vicino, scopriamo che la realtà era un po'più complessa di come ce la immaginiamo. Intanto, a proposito del fatto che i greci fossero come noi. Sì, erano come noi fino a un certo punto. Temistocle noi sappiamo per esempio che ebbe da varie mogli parecchi figli e figlie una di queste figlie di Temistocle che era sacerdotessa della dea Cibele sposò il proprio fratello un altro figlio di Temistocle perché così usavano le sacerdotesse di Cibele ecco a questo punto magari potrebbe venirci il dubbio che i greci non erano proprio esattamente uguali a noi come mentalità e come costumi E quanto al fatto che i greci erano, come dire, la diga che difende l'Occidente contro l'invasione orientale, le vicende ulteriori di Temistocle sono particolarmente edificanti da questo punto di vista. Temistocle, infatti, a un certo punto perse le elezioni ad Atene, perse il potere, fu in difficoltà, decise di andare a cercare fortuna all'estero, entrò al servizio del re di Persia e quando morì era satrapo, cioè governatore, di una provincia persiana. Ecco che l'uomo che trionfò a Salamina sia finito governatore persiano di nuovo è una cosa che ci può far vedere un mondo un po'più complicato di quello che rappresenta invece la nostra propaganda. E quanto alla difesa dell'Europa contro le orde asiatiche a Temistocle importava così poco che una delle sue figlie la chiamò Asia. Detto tutto questo se i greci non erano proprio come noi però è vero che da loro abbiamo un sacco di cose da imparare. E la cosa più interessante forse fra tutte quelle che la battaglia di Salamina ci ha lasciato in eredità è la tragedia di Eschilo, i Persiani. I Persiani è la più antica tragedia greca che noi abbiamo conservato. È stata scritta poco dopo la vittoria di Salamina e rievoca quella vittoria. Ma la cosa straordinaria è che Eschilo nei Persiani rievoca la grande vittoria dei Greci mettendosi dal punto di vista del nemico sconfitto. i persiani di Eschilo, è ambientata a Susa, la residenza del re di Persia. E lì a Susa il re non c'è naturalmente, Cerse è andato in guerra e c'è la regina con i suoi cortigiani e aspettano ansiosamente le notizie della battaglia. E l'atmosfera è cupa, colma di presagi funesti. La regina racconta un sogno angoscioso che ha fatto quella notte e appena la regina finisce di raccontare il suo sogno arriva un messaggero. che porta all'annuncio del disastro, della distruzione della flotta persiana. Il bello è che qui Eschilo fa parlare i barbari come se fossero greci, ovviamente parlano in greco nella tragedia, e quindi i persiani dicono la flotta dei barbari è stata distrutta. Purtroppo la disgrazia ha colpito i barbari parlando di se stessi e la battaglia è raccontata accuratamente. Eschilo descrive le flotte, poi le fasi dello scontro e poi questo quadro spaventoso del mare coperto di relitti e di cadaveri e la regina e i vecchi persiani piangono e si lamentano e poi compare e compare lo spettro del vecchio re Dario, il marito di Atossa, il padre di Cerse, morto anni prima e lo spettro dario spiega che è giusto così che i persiani si sono meritati la sconfitta per la hubris la tracotanza con cui serse ha voluto invadere la grecia e che gli ha reso nemici gli dèi e poi arriva serse in persona distrutto dalla sconfitta e si lamenta anche lui disperato insieme alla madre insieme agli altri vecchi nobili della sua corte e il loro canto di lutto conclude la tragedia È uno strano modo per celebrare il proprio trionfo su un nemico odiato e disprezzato. Certo, è un modo straordinario che celebra quel trionfo in modo memorabile, ma al tempo stesso Eschilo ha avuto l'intuizione di vedere tutto questo con gli occhi degli altri, dal punto di vista degli altri. E una cosa del genere, ecco, se i greci ci avessero lasciato anche soltanto questa capacità, sarebbero comunque preziosi per la nostra civiltà.