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Come vediamo dalle frecce, le placche in cui è divisa la litosfera non sono ferme, ma si muovono le une rispetto alle altre. Alcune si stanno allontanando tra loro Altre sono in avvicinamento tra di loro e si stanno scontrando, altre ancora semplicemente scorrono l'una a fianco dell'altra. Ma cosa le mette in movimento e, in sintesi, qual è il motore della tettonica delle placche? Le placche di litosfera non sono dotate di movimento attivo, ma vengono trascinate dai movimenti di materiali che avvengono nella sottostante astenosfera più fluida.
Questi movimenti sono legati alla distribuzione del calore dalle profondità del mantello verso la superficie tramite il meccanismo della convezione, che avviene tramite percorsi circolari chiusi con la risalita di materiali più caldi e leggeri e la discesa di quelli che giunti in superficie si raffreddano e diventano più pesanti e più densi. Dato che anche la stenosfera è per lo più allo stato solido, questi moti convettivi sono più efficaci e più efficaci. rispetto a quando avvengono nei liquidi o nei gas sono lentissimi, ma sono comunque in grado di muovere le placche che galleggiano al di sopra di qualche centimetro all'anno.
Vedremo tra poco cosa succede nei vari casi possibili nei cosiddetti margini di placca, ovvero i confini tra una placca e l'altra, che sono i luoghi dove si concentrano gli eventi geologici più interessanti. Iniziamo cosa succede quando i moti convettivi portano ad una risalita di materiali nella zona di confine e all'allontanamento delle placche. Quindi iniziamo con i margini di placca divergenti, ovvero che si stanno allontanando.
In questo caso si apre una spaccatura, una dorsale oceanica, attraverso cui risale magma vulcanico fuso che solidifica e continua ad allontanare i bordi. Un margine di questo tipo è anche detto margine costruttivo, perché qui si forma nuova crosta oceanica e comporta quindi l'espansione, l'allargamento di un bacino oceanico e l'allontanamento dei continenti che vi si affacciano, come sta succedendo nell'Oceano Atlantico per tutta la sua lunghezza. All'estremo nord dell'Atlantico, la dorsale atlantica emerge in superficie in corrispondenza dell'Islanda. Come vedremo si tratta di una terra molto particolare, interessata da un'intensa e continua attività vulcanica e da lì è possibile vedere, come vediamo nelle foto, questa lunga spaccatura senza doversi immergere.
Se un margine di questo tipo, divergente, si forma all'interno di un continente, questo si frammenta in più parti, come accaduto in passato alla Pangea e come sta accadendo all'Africa orientale, nella zona proprio della Rift Valley. Africa orientale che tra milioni di anni si separerà dal resto del continente per l'apertura di un nuovo oceano che sarà il proseguimento verso sud del Mar Rosso che indico qui e che attualmente in espansione, a spese del Golfo Persico che si andrà a chiudere dall'altra parte della penisola arabica. Quando invece i moti convettivi sottostanti portano due placche ad avvicinarsi fino a scontrarsi, la situazione è più complessa e bisogna distinguere se le placche in collisione sono di tipo oceanico o continentale.
Margini di questo tipo sono detti convergenti o distruttivi, perché parte dell'alitosfera, seguiamo le frecce, sprofonda nel mantello. Se lo scontro è tra una placca oceanica ed una continentale, l'alitosfera oceanica, che è più densa, sprofonda sotto quella continentale. il processo si chiama subduzione, scende e scivola al di sotto dell'altra e si forma quindi una fossa oceanica parallela alla costa del continente.
I materiali rocciosi finiti in profondità fondono per le alte temperature e risalgono attraverso le spaccature create dallo scontro dando origine ad una catena montuosa vulcanica a ridosso della costa, sul bordo del continente, quella che si chiama una cordigliera. La Cordigliera delle Ande, in Sud America, si è formata proprio in questo modo, per la subduzione della placca di Nazca, indicata dalle frecce, sotto quella sudamericana. È formata da altissimi vulcani che sfiorano i 7000 metri di altezza, tutti in attività.
Parallelamente alla costa, il processo di subduzione prosegue lungo la fossa del Peru e del Cile. Se a scontrarsi sono due placche entrambe di litosfera oceanica, si ha sempre subduzione della più densa sotto l'altra conformazione di una fossa. Parallelamente ad essa, non essendoci il margine di un continente, i materiali sprofondati e fusi riemergono attraverso le spaccature che si vengono a creare, stavolta sotto forma di un arco di isole vulcaniche.
L'Oceano Pacifico Dall'altro lato, quello rivolto verso l'Asia, quello occidentale, è circondato dalla cintura di fuoco, formata da una serie di arcipelaghi di isole a forte attività vulcanica e stismica, quindi interessate da terremoti. Le Aleutine, le Curili le conosciamo poco, ma sicuramente in questa zona abbiamo il Giappone, abbiamo le Filippine, l'Indonesia, la Nuova Guinea, la Nuova Caledonia e la Nuova Zelanda. Ad esse sono associate le fosse più profonde del pianeta. Qui, in questa immagine, che adesso vediamo per un attimo ingrandita, un vulcano della Nuova Zelanda. Se invece si scontrano due margini, entrambi continentali, succede qualcosa di diverso.
Non si può avere subduzione in questo caso, perché la crosta continentale è formata da materiali leggeri. E quindi il risultato della collisione è stavolta un ripiegamento verso l'alto dei bordi continentali con formazione di una catena montuosa non vulcanica, ovvero avremo un evento di orogenesi con fusione, saldatura dei due blocchi continentali, a formare un blocco unico. Non c'è attività vulcanica in questo caso, ma si può verificare, nelle zone coinvolte, un'attività sismica molto intensa.
L'ultimo di questi eventi di orogenesi, iniziato a partire da circa 100 milioni di anni fa e tuttora in corso, ha dato origine alla catena montuosa più alta d'Europa, le nostre Alpi, e a quella più alta del mondo, l'Himalaya, con vette sopra gli 8000 metri, la quale ha saldato l'India, che prima faceva parte del supercontinente meridionale di Gondwana, con il resto del continente asiatico. Infine, due placche possono semplicemente scorrere una a fianco all'altra dando vita a un margine di placca trascorrente o conservativo perché non abbiamo né formazione né distruzione di litosfera. In questo caso non si produce attività vulcanica ma terremoti spesso molto intensi e particolarmente distruttivi.
Questo è il margine che corrisponde alla faglia di San Andreas in California. sede di violenti terremoti e che porterà in futuro al distacco della penisola californiana dal resto del continente nordamericano. A destra una fotografia di questa lunga spaccatura.
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