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Mesopotamia: Culla dell'umanità

Buonasera e benvenuti a Ulisse, il piacere della scoperta. Questa sera Ulisse ci porta in Mesopotamia. Mesopotamia, letteralmente la terra tra due fiumi, il Tigre e le Eufrate. Corrisponde più o meno all'attuale Iraq con un angolo di Siria. Un tempo questa era una zona fertilissima e molto rigogliosa, tanto che il paradiso terrestre, ipotizzato da alcune religioni, si sarebbe trovato proprio in questo luogo. Insomma sarebbe stata questa la culla dell'umanità secondo queste antichissime tradizioni. E'qui che avrebbero vissuto i primi uomini, le prime donne, ma oggi sappiamo dai fossili che in realtà le cose sono molto diverse, un conto sono le leggi. leggende, le tradizioni e le religioni, un altro conto è la scienza e i fossili, infatti le primissime tracce delle origini dell'uomo si trovano in Africa, non certo in Mesopotamia, ma è proprio qui, dal punto di vista archeologico, che ha invece avuto sede la più antica civiltà della storia, cioè in Mesopotamia c'era qualcosa di più antico ancora degli egizi, siamo infatti nella terra dei Sumeri, degli Accadi e poi degli Assiri, dei Babilonesi, è proprio là. in Mesopotamia, che sorgeva la mitica città di Babilonia, che presentava delle costruzioni ammirate in tutto il mondo antico, i famosissimi giardini pensili, certo, ma anche le mura di Babilonia, e poi soprattutto una torre, la torre di Babel. Cos'era rimasto degli antichi splendori di Babilonia? Quali tracce era possibile ancora vedere nella, per esempio, della mitica torre? Pochissimo, quasi niente. C'era un'intera città, un'intera città, immensa metropoli del passato, Babilonia, e nelle pianure della Mesopotamia invece non c'era più niente. Nella polvere si trovavano soltanto molti mattoni e anche dei cocci d'argilla, come questo. I viaggiatori, che per molti secoli sono passati in questa zona, guardavano questi segni sui cocci e pensavano che si trattasse unicamente di motivi decorativi, sembrano quasi delle tracce lasciate dall'esame. di che cosa si trattava in realtà? Bene, si trattava della prima testimonianza di una scrittura chiamata scrittura cuneiforme, perché i caratteri sono a forma di cuneo. La scrittura inventata dai Sumeri, che hanno abitato la Mesopotamia meridionale all'incirca 5.000 anni fa, era proprio questa, molto prima dei Babilonesi. I Sumeri sono stati informati... infatti i primi a comunicare tra loro usando non soltanto la voce, che è un linguaggio parlato, oppure delle pitture rupestri, che è il linguaggio figurato, sono stati i primi a usare la scrittura, scrivendo non su carta o su una pergamena, ma su tavolette d'argilla. Sull'argilla ancora umida infatti incidevano con degli strumenti molto semplici, uno stilo a punta triangolare dei segni e poi lasciavano la scrittura. La tavoletta a essiccare. Come realizzavano questi testi, questi piccoli capolavori che sono giunti fino a noi? C'è un modo per scoprirlo, guardate. All'epoca le lezioni di scrittura spesso portavano i bambini al fiume. La prima lezione era come impastare l'argilla per preparare una superficie adatta a scrivere. Il procedimento, come si vede in questa scuola all'aperto, uguale a quella di migliaia di anni fa, era piuttosto semplice. Si compattava l'argilla avvolgendola in un panno e poi si modellava col palmo della mano. Era alla base della scrittura il sapere preparare una tavoletta che non si sgretolasse durante l'uso. E anche grazie all'accuratezza dei maestri dell'epoca che possiamo contare su tanti reperti. Erano solo i privilegiati che potevano imparare l'arte della scrittura. La capacità di scrivere era appannaggio esclusivo di un piccolo gruppo ben organizzato, la spina dorsale della civiltà sumera, sacerdoti e scrivi. Quando la tavoletta era pronta, si usava una cannuccia per scrivere. I segni a forma di cuneo diedero il nome alla prima forma di scrittura nella storia dell'umanità. Cuneiforme. Le tipiche tavolette della grandezza di un palmo erano usate dai sumeri solo per fare esercizio. Alcune di queste venivano gettate via dopo l'uso, perciò ne sono state trovate molte. Le tavolette erano sempre scritte sui due lati, perché il maestro scriveva una lezione sul fronte e l'allievo la copiava sul retro. La scrittura cuneiforme sumera non fu un'invenzione spontanea. Si sviluppò, dopo molti secoli, da immagini e pittogrammi. Ogni immagine rappresentava una parola, un oggetto. Tavolette così ottenute, spesso all'interno contenevano informazioni importanti, soprattutto di carattere economico. Se volete, c'erano transazioni d'affari, scritture contabili, contratti. Per cui venivano chiuse queste tavolette dentro dei contenitori. Erano delle vere e proprie buste, ma anche esse in terracotta. e solo i destinatari poterlo quindi leggere rompendo questa scatoletta di argilla ebbene qualche tempo fa abbiamo potuto assistere all'apertura di una di queste buste di pietra se volete è stato davvero emozionante perché siamo stati i primi ad aprire una lettera chiusa da tanti tanti secoli guardate La busta è piccola ma ha una grande storia. Questa scatoletta che vedete in realtà è una busta sigillata e al suo interno c'è una tavoletta in terracotta. È un oggetto che ci fa andare indietro nei secoli, anzi nei millenni, fino ad arrivare agli albori della civiltà, alle famose civiltà mesopotamiche. A parlarcene è il dottor Giancarlo Ligabue, buonasera. Buonasera. Senta, ma è questo oggetto? Il progetto, se ho ben capito, viene da una collezione pubblicata, molto famosa, che avete acquisito e non solo voi, in parte l'ha acquisita anche il British Museum, il Museo di Louvre, Metropolitan, eccetera. Ha una seconda storia questa tavoletta. è la sua storia personale che l'ha fatta seguire in tutte le vie d'Europa prima di arrivare alla fondazione Ligabue che la raccoglie qui assieme a altre che partono dal periodo di Uruk che è il periodo della preistoria praticamente della scrittura fino all'epoca Sira quindi noi abbiamo dovuto abbiamo seguito il dovere di raccogliere questi documenti perché non dimentichiamo che la scrittura è una delle avventure culturali più importanti che l'uomo abbia sviluppato durante la sua evoluzione Senta, tutti se lo chiederanno ma come fate a sapere che all'interno di questa busta sigillata ci sia una tavoletta? La forma prima di tutto e poi abbiamo fatto le radiografie che hanno permesso di vedere che dentro c'era la famosa lettera. Ecco, si vedono le immagini in questo momento ed è in questo modo, tra l'altro che è venuta la conferma, che all'interno di questa busta si è custodito un piccolo tesoro della storia e della cultura. Questo reperto straordinario ci fa piombare in Mesopotamia ai tempi delle civili. civiltà assira, sumera, babilonese, che sono proprio loro, i sumeri, gli assiri, i babilonesi, ad aver utilizzato la prima forma di scrittura della storia, quella cuneiforme. Servì a civiltà e a lingue molto diverse, un po'come l'alfabeto è usato dai francesi, dagli inglesi o anche dagli antichi romani. Ora apriremo questa busta di terracotta, ma che cosa ci sarà dentro? Il più delle volte le tavolette contengono in realtà delle liste di oggetti, di mercanzie da spedire o da pagare, degli inventari di magazzino. E questo perché la scrittura inizialmente è stata inventata fondamentalmente per il commercio e la contabilità. Ecco, adesso ci dovremmo essere. Il professor Formica infatti ha tagliato la busta tutto attorno, nel suo spessore, ed è rimasto un ultimo margine, proprio un piccolissimo spessore, e ci ha detto che è il momento in cui dovrebbe più o meno aprirsi. Ecco, ecco, questo... ecco, è stata aperta. Molto bene. Un lavoro che richiede una grande precisione. Ecco, la tavoletta adesso si è finalmente liberata da questa sua prigione durata decine di secoli. Proviamo a tirarla fuori a questo punto. Ecco, è la prima volta che esce dalla sua busta. Ecco, professore, io la ringrazio per questa finestra che ci ha aperto sul passato. Tra l'altro, professor Formica, abbiamo visto che si è completamente ricoperto di polvere antica. È un viaggio nel tempo. che abbiamo cominciato in questo momento e che proseguiamo con il professor Pettinato che ora ci leggerà il contenuto di questa tavoletta, dov'è emozionante tenere qualcosa nuovamente in mano dopo forse 40 secoli. Innanzitutto comincio con la menzione delle 30 mine che ha ricevuto lo Stato. il palazzo reale. 30 mine sono cosa? Dei lingotti, delle sbarre? Sì, ogni lingotto era orientativamente 600 grammi. Mezzo chilo. Mezzo chilo. Però la cosa più interessante di questa tavoletta è che dopo viene specificata in una riga successiva le varie quantità di argento che davano i governatori che stavano sotto la dominazione di Babilonia. I due scribi che nella busta facevano praticamente da testimoni sono qui i riceventi per conto dello Stato ed è per questo che i due sigilli loro sono stampigliati su tutta la busta. Riassumendo, questa tavoletta testimonia praticamente delle tasse pagate dai governatori di varie città al re. Si può dare una data precisa? C'è citato un re? L'anno di regno di Samsuiluna, il figlio, non c'è scritto figlio di Hammurabi, ma lo sappiamo noi benissimo della storia, che era il secondo sovrano della dinastia di Babilonia, quella creata appunto da Hammurabi. Quindi era il successore di Hammurabi. Il successore di Hammurabi. E quindi conosciamo anche le date? Sì, attorno a 1701 a.C. Così preciso. Eh sì, perché l'anno del regno è l'inizio, l'anno del regno lo conosciamo. Quindi questa tavoletta ha oltre 3.700 anni. Chissà se chi ha inciso quella tavoletta avrebbe mai immaginato che non sarebbe stata aperta a Babilonia, di fronte a uno scriba reale, ma proprio qui, a Venezia, tra l'altro altra grande città legata alla storia e al commercio, e soprattutto aperta di fronte a milioni di persone che guardano la televisione. Aprendola... è ritornata per un attimo l'atmosfera di quel lontano passato. Un mondo ormai scomparso, ma che ha rappresentato l'alba di tutto quello che vediamo oggi, l'alba della nostra civiltà. Le fonti degli archeologi per studiare queste epoche così antiche, beh, sono davvero tante. Ci sono tavolette, ma anche poi statue, terracotte, bassorilievi. E proprio grazie a questi reperti oggi sappiamo molte cose dei Sumeri. E c'è da rimanere davvero sorpresi nello scoprire di quante invenzioni siamo debitori a questa antica civiltà, la prima grande civiltà apparsa sulla Terra, e proprio in Mesopotamia. E'sorprendente constatare come molti degli oggetti con cui abbiamo a che fare nella nostra vita di tutti i giorni siano probabilmente moderni discendenti dalle antiche invenzioni sumeriche. a partire dalla sveglia con cui ci alziamo la mattina. Ai sumeri si deve infatti la numerazione su base 60 con cui suddividiamo il tempo. Un'ora è di 60 minuti, un giorno di 12 doppie ore. legato ai cicli della natura e ai movimenti degli astri. Le nostre strade sono in base dalle moderne e svariate evoluzioni di un'invenzione che ha cambiato il corso della storia, la ruota. noi è sicuramente arrivata attraverso i sumeri. Oltre che per i carri e per il trasporto, i sumeri usavano la ruota per creare vasi e ceramiche. A loro si deve infatti anche l'invenzione del tornio. I campi coltivati e irrigati delle nostre campagne non sono altro che moderni derivati dei primi sistemi di canalizzazione delle acque e di irrigazione su vasta scala, messi a punto dai sumeri più di 5.000 anni fa. Nei lavori dei campi i sumeri si avvalsero di uno strumento mai visto prima di allora, l'aratro. Anche i mattoni hanno una lunga storia che risale fino ai primi mattoni di fango con cui i sumeri eressero i loro templi e le loro città. E ancora prima di loro, agli insediamenti che si trovavano in Mesopotamia, in età preistorica. E a proposito di città, qual è la più antica città della storia? Naturalmente è una città sumerica, Uruk. I suoi abitanti erano avidi consumatori di una bevanda creata tramite la fermentazione dell'orzo. Era la prima birra dell'umanità. Insomma, sembra proprio che i sumeri abbiano fatto tutto prima di tutti. Beh, c'è davvero di che... e restare meravigliati. Tante altre volte abbiamo visto con queste antichissime civiltà che ci sono tante cose in comune, per esempio l'abitudine di indossare gioielli, quella intramontabile. Pensate che al British Museum sono conservati dei gioielli di quell'epoca che sono stati ritrovati dagli archeologi durante gli scavi. Ebbene, alcuni sono un po'stravaganti, certo, ma altri sono così moderni che potrebbero... potrebbero trovarsi in una gioielleria delle nostre città. Quello che invece era fortunatamente completamente diverso rispetto a oggi era il modo di seppellire i sovrani. Per esempio, il funerale di un re al tempo dei Sumeri oggi sarebbe inconcepibile, proprio perché prevedeva un vero suicidio di massa, come vedremo adesso. Il centro della civiltà dei Sumeri era la città perduta di Ur. Quattromila anni fa, nel suo periodo di massimo splendore, sorgiva nel bel mezzo delle regioni acquitrinose dell'Iraq meridionale. Negli anni 20 e 30 del Novecento, la città di Ur è stata al centro di uno dei più famosi scavi archeologici mai realizzati, ad opera di un celebre archeologo inglese, Leonard Walley, finanziato dal British Museum di Londra. Scavando nel fango denso della città antica, l'archeologo si imbatté nel cimitero reale e in una tomba portò alla luce 74 scheletri accuratamente composti, sepolti tutti contemporaneamente. La tomba narra la storia sconvolgente dell'ultimo viaggio nell'aldilà di un re e di coloro che lo avevano accompagnato. Soldati della guardia, cocchieri, musici, perfino 64 dame da compagnia. Questa, secondo Gulli, è la ricostruzione di quanto avvenne. Per prima cosa scavarono una grande fossa con una rampa a scivolo da una parte. All'interno della fossa eressero un sepolcro di mattoni e di pietra, in cui fu posto il corpo del personaggio reale. Vennero deposti offerte a testimonianza della ricchezza in vita del sovrano e che lo avrebbero allietato nell'aldilà. Poi tutta la corte discese nella fossa. Tutti i dignitari erano allineati e tenevano in mano un piccolo vasetto d'argilla. Infine, a un dato segnale, bevbero il veleno, si stesero a terra e morirono. Così il principe andò incontro alla morte, accompagnato da tutti i suoi seguaci. Uno dei più antichi rituali di sacrificio umano della storia. Oggi sappiamo che non era andata proprio così. Una recente analisi dei teschi ha evidenziato fratture dovute a un colpo d'arma, una mazza. Quindi i servitori non bebbero il veleno, ma furono uccisi, uno dopo l'altro, con un colpo alla testa. La scoperta della fossa con le tombe di Ur fu un trionfo dell'archeologia e anche la prima e unica testimonianza di sacrifici umani in Mesopotamia. Sulle tavolette dei Sumeri non erano solamente incise trattative d'affari oppure resoconti finanziari. A metà dell'Ottocento l'archeologo inglese Lyart, nei suoi scavi in Mesopotamia, scoprì quella che è stata definita una vera e propria... biblioteca dell'antichità, cioè pensate, 30.000 tavolette, 30.000, che erano state raccolte nella città di Ninive, dal re Assiro a Sulbanipal, all'incirca 2700. cento anni fa e su queste tavolette si trova davvero di tutto. Resoconti di opere pubbliche, racconti di guerra, elogi del regnante di turno, ma soprattutto un poema. È la cosiddetta epopea di Gilgamesh. un antico e leggendario re dei Sumeri. Ora, l'epopea di Gilgamesh è davvero il poema più antico, più antico ancora dell'Iliade e persino dell'Italia. Quello che avete ascoltato, attenzione, non è il racconto del diluvio universale secondo la Bibbia, anche se potrebbe sembrarlo. Si tratta, pensate, in realtà del racconto contenuto nell'epopea di Gilgamesh, che è molto molto più antico. Risale... a più di 4.000 anni fa, segno che la leggenda del diluvio universale era comune a molti popoli e che forse gli ebrei l'hanno appresa durante proprio la prigionia a Babilonia. ma è un esempio di come la cultura mesopotamica abbia influenzato profondamente gli ebrei e successivamente i greci, la cultura cristiana e in fondo tutta la cultura occidentale. Oggi diverse torri di mattoni crudi e cotti punteggiano il territorio dell'Iraq in quella che è stata la culla della civiltà mesopotamica. Queste sono le rovine della Ziggurat di Chogha Zambil, in Iran, in una zona vicina al confine con l'Iraq. La zigurat di Babilonia era chiamata Etemenanchi, casa delle fondamenta del cielo e della terra. Era un luogo sacro, un tempio, dove gli dèi comunicavano con gli uomini. Inoltre superava per altezza e dimensioni ogni altra costruzione dell'epoca. Per realizzarla furono adottate le più avanzate soluzioni architettoniche. L'arco era già impiegato per le porte di accesso e il nome dell'architetto era inciso su una delle pareti interne. La zigurat di Akarkouf è la più grande tra quelle conservate in Iraq. La struttura originale è stata erosa dal tempo e dagli agenti atmosferici, ma si eleva ancora a 45 metri da terra. Come il minareto Malouia di Samarra, la ziguratta di Akarkouf è stata spesso considerata dai viaggiatori europei come la vera torre di Babele. Ma si sbagliavano. La torre di Babele non poteva essere identificata in questi templi, in queste zigurat. Così si chiamavano, una parola che vuol dire essere alti, elevare, inalzare. Però la torre di Babele era anch'essa una zigurat. Ora, perché nonostante fosse nota come torre di Babele, tutti la cercavano fuori dai resti dell'antica città? Beh, il motivo è molto semplice. I resti di Babilonia infatti erano poca cosa. Si trattava di mura diroccate, delle rovine semisommersi che emergevano così, dalla sabbia qua e là, con dei frammenti di mattone, di vasi. Insomma, non c'era niente che facesse pensare a un... una struttura colossale, immensa come una grande torre. In più, solo pochissimi viaggiatori europei conoscevano realmente dove si trovava la città di Babilonia. Ma un archeologo tedesco, Robert Calderay, alla fine del secolo scorso, corso si convinse che bisognasse cercare lungo il corso del fiume Eufrate e in particolare nel luogo chiamato Babil, molto simile a Babilonia. Era uno spazio di terra però desolata, che era tutto quello che restava in realtà degli splendori di Babilonia e così partì per il suo lungo viaggio di ricerca. Nel 1899 A cavallo tra i due secoli, Robert Calderay partì verso la favolosa città di Babilonia. Già alla fine del Settecento, gli studiosi europei iniziavano a interessarsi attivamente alla storia dell'antica Mesopotamia. Raggiunto il Medio Oriente in treno, Calderay si aggregò a una carovana di cammellieri per attraversare il deserto iracheno in tre settimane. L'epoca iniziavano a riemergere dal deserto dei cilindri e delle tavolette di terracotta ricoperti di caratteri cuneiformi. I reperti erano rivenduti dai mercanti di antichità a Baghdad e in Europa. Coldray fece scavare fino a 20 metri di profondità. Lì trovò le rovine di un'antica città, sepolta sotto il deserto da innumerevoli secoli. La scoperta più sorprendente fu la cosiddetta Porta di Ishtar, una delle prove che qui sorgeva davvero l'antica Babilonia. Ishtar era la dea dell'amore e la dea dell'amore. e della guerra nella mitologia babilonese. E la porta a lei dedicata era una delle più maestose di Babilonia. Caldevey riuscì a trasportarne tutti i pezzi fino a Berlino, dove oggi è possibile ammirarla nel famoso Pergamon Museum, nell'isola dei musei della città. Caldevey caricò tutti i reperti in 536 casse e li riportò con sé a Berlino. Poi iniziò a rimettere insieme le centinaia di migliaia di frammenti che aveva dissotterrato. Dedicò la vita a trasformare la leggenda di Babilonia in qualcosa di visibile e di concreto. Questa è la porta di Ishtar, restaurata e ricostruita a partire dal 1930. Ricoperta di piastrelle blu, l'immensa struttura si innalza fino a 14 metri di altezza, ma la porta originale arrivava a 25 metri. Figure di draghi e tori ne decorano la superficie. Questa costruzione prova che Babilonia era la sintesi perfetta della civiltà mesopotamica. La porta di Ishtar era la più importante via d'accesso alla città. Noi ne approfittiamo per aprire una parentesi, perché in effetti altre scoperte importanti erano state fatte negli anni precedenti da altri archeologi sempre in Mesopotamia, per l'esattezza un po'più a nord di Babilonia. guardavano un'altra civiltà, un po'diversa, ma contemporanea, in conflitto con quella babilonese. Era la civiltà assira. Ora, in questo nostro percorso in Mesopotamia, che riguarda i Sumeri... ai babilonesi e appunto agli assiri, è arrivato il momento un po'di scoprire queste altre culture che ci disegnano un po'come tanti tasselli un grande mosaico di quest'area del pianeta. Ora, le grandiosi testimonianze che sono state scoperte dagli archeologi oggi sono in buona parte custodite al British Museum di Londra e non solo. Ebbene, qualche tempo fa eravamo andati proprio in questo museo per filmarle. Guardate che spettacolo! Qui al British Museum di Londra è conservato un reperto davvero monumentale di quella civiltà. Eccolo, si tratta di un gigantesco toro con le ali, è alto 4 metri e pesa 16 quintali. 2700 anni fa per volere di un reassino, Sargon II. Pensate che da noi a quell'epoca l'impero romano non esisteva e c'erano ancora gli etruschi. Pensate, assieme ad un suo gemello, eccolo. montava la guardia all'ingresso della capitale assira, Korsabad. E non erano i soli. Ogni ingresso di palazzo imperiale aveva sempre due tori alati, monumentali come questi. Il loro scopo era quello di impedire agli spiriti maligni e alla mala sorte di entrare nei palazzi o dentro le città. Un dettaglio, non hanno quattro zampe, ma cinque, per dare un'idea del movimento. Perché ha un volto umano e il corpo fatto con diverse parti di altri animali? Beh, un po'come per la Sfinge, si è voluto creare un solo essere con le migliori qualità degli altri. La forza del toro, le ali e la velocità di un'aquila e l'intelligenza dell'uomo. E a pensarci bene, sono proprio queste le caratteristiche dell'impero Assiro. I suoi re erano scaltri e spietati, con un esercito possente come un toro e rapido come un rapace. L'impero assiro era davvero una superpotenza militare dell'epoca. Quando la città di Roma era ancora agli albori della sua storia, l'Assiria era il più grande impero del mondo. Sprofondata nelle sabbie e nell'oblio per oltre due millenni, si seppe ben poco della civiltà assira. Fino a quando, a partire dal 1845, queste desolate rovine furono esplorate dall'archeologo inglese Austin Henry Lyard. Lyard voleva riportare alla luce Nimrud e Ninive, le leggendarie capitali assire. Fin dai primi scavi, l'archeologo rinvenne importanti reperti sulle porte del palazzo reale di Nimrud e del cosiddetto palazzo senza uguali di Ninive.