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Trattamenti Termici e Prove Tecnologiche

Perfetto. Se non ricordo male, avevamo da completare, perché la scorsa volta abbiamo interrotto la lezione mentre stavamo vedendo la parte finale relativa ai trattamenti termici e nello specifico volevo fare con voi alcune considerazioni relativamente al trattamento di distensione. e un paio di considerazioni che in realtà poi ci torneranno utili anche non appena inizieremo l'argomento successivo, ovvero quello delle prove tecnologiche che andremo a fare sui materiali. In particolare nel momento in cui noi andiamo a fare un trattamento termico abbiamo detto che l'obiettivo di un qualsiasi trattamento termico risulta essere quello di andare a determinare delle variazioni su quelle che possono essere le proprietà del materiale, ovviamente con l'auspicio di andare a recuperare in qualche modo alcune situazioni che si possono essere create relativamente a lavorazioni precedenti o a magari precedenti situazioni in cui il nostro materiale o meglio il nostro il nostro componente risulta essere soggetto a particolari condizioni, per esempio di lavoro e particolari condizioni ambientali, penso per esempio a componenti che magari hanno subito durante il loro lavoro e quindi durante l'esercizio delle condizioni per esempio di riscaldamenti eccessivi. Oppure hanno subito delle situazioni di shock termici, nel senso di sbalzi di temperatura importanti.

Ricordiamoci che quando parliamo di shock termici intendiamo sia in fase di riscaldamento ma potrebbe essere viceversa in fase di raffreddamento. Per esempio ci sono alcuni impianti nei quali è necessario evitare che ci siano bruschi raffreddamenti dei vari componenti. Motivo per cui, per esempio, ci sono tutta una serie di procedure che devono essere messe in campo nel momento in cui devo andare a spegnere il mio impianto. Questa è una fase un po'particolare perché può capitare, per esempio, che su un impianto ci possa essere un incidente e quindi a causa dell'incidente sia necessario bloccare l'impianto.

Non sempre gli impianti possono essere bloccati in tempo reale, quindi non c'è sempre la possibilità di spegnere un tasto on off, ma in molti casi abbiamo la necessità di andare ad impostare e quindi seguire delle procedure di spegnimento che significa un intervallo di tempo sicuramente maggiore. In alcuni casi addirittura non possiamo spegnere un impianto, lo dobbiamo mettere in condizioni di sicurezza e quindi operare. conseguentemente per evitare il danneggiamento dell'impianto stesso, ma allo stesso tempo eventualmente gestire il problema che si dovesse essere creato.

Quindi quando noi abbiamo pertanto un materiale che viene sottoposto a delle variazioni relative a condizioni quali possono essere la temperatura, ma perché no anche la pressione, oppure attacchi da un punto di vista chimico, intendo dire reazioni con la superficie che possono aver portato magari ad arricchimento o impoverimento superficiale di alcuni elementi, può essere necessario ricorrere a dei trattamenti specifici che ci permettono in qualche modo di recuperare le caratteristiche del materiale. Ovviamente per poter eseguire correttamente un trattamento. è necessario conoscere da dove partiamo, conoscere dove vogliamo arrivare e progettare poi il trattamento.

Il che significa dire che lì dove siamo noi a eseguire per esempio delle lavorazioni su un materiale e quindi aver progettato e realizzato una lavorazione, teoricamente dovremmo sapere in che condizioni abbiamo portato il nostro materiale e quindi da dove partire per effettuare il trattamento termico e andare a cambiare opportunamente determinate proprietà. Nel momento in cui invece un componente, un materiale viene sottoposto a delle condizioni fuori programma, beh diventa difficile avere cognizione delle condizioni in cui il materiale... si trova.

Pertanto è necessario fare delle analisi preventivamente, capire in quali condizioni si trovi il materiale e dopodiché andare a progettare e realizzare l'opportuno trattamento termico. Allo stesso tempo è importante capire le condizioni in cui si trova un materiale durante un esercizio. Perché?

Perché in base a questo abbiamo la possibilità di poter andare a stimare quella che è la vita residua dei componenti. Come voi saprete, come ne abbiamo anche parlato all'inizio del percorso, quando noi andiamo a realizzare un qualsiasi oggetto, nella fase progettuale, fra le varie condizioni di cui dobbiamo prendere nota, e che dobbiamo prendere nell'opportuna considerazione, sicuramente dobbiamo tener conto di quelle che sono le sollecitazioni in cui il componente sarà soggetto, ma allo stesso tempo dobbiamo anche andare a tener conto di quella che vogliamo sia la vita utile di un componente. Quindi progettiamo un oggetto X, un componente X, questo componente dovrà essere messo in esercizio in determinate condizioni e ci auguriamo che duri un certo intervallo di tempo che noi chiamiamo vita utile.

Ipotizziamo, non so, 10 anni di vita utile del componente. Che succede nel momento in cui andiamo a utilizzare il componente? Beh, può succedere che quel componente durante il suo utilizzo venga utilizzato maggiormente o venga utilizzato in maniera minore, ovvero venga sollecitato di più o venga sollecitato di meno rispetto a quello che avevamo ipotizzato. in fase progettuale.

Questa cosa comporta? Comporta che eventualmente la vita utile dell'oggetto potrebbe essere anche in qualche modo rivisitata. Come facciamo a rivisitarla? Beh, in maniera molto attenta lo facciamo attraverso tutta una serie di analisi che andiamo a fare probabilmente sul materiale per cercare di capire lo stato in cui si trova il materiale e cercare quindi di valutare rispetto alle condizioni iniziali del materiale, quanto il materiale si sia, se possiamo usare il termine, deteriorato e quindi valutare se effettivamente la vita residua di quel componente possa essere in qualche modo rivisitata o allungata oppure accorciata, che significa dire che un componente pensato per lavorare 10 anni magari dopo cinque anni di attività opportunamente analizzato potrebbe essere oggetto di rivalutazione del tutto e quindi allungato o accorciato il tempo di vita.

Scusate solo un secondo. Allora, pertanto, scusatemi, quando andiamo a rivedere la vita utile residua del componente è necessario fare un'attenta analisi ed eventualmente poter anche a seguito di questa analisi capire come poter intervenire magari con dei trattamenti, magari con dei trattamenti termici per poter recuperare alcune situazioni che si sono create e eventualmente andare poi a rimediare, magari recuperando alcune proprietà del materiale, e recuperare su quella che è la vita utile del componente stesso. C'è tutto un tipo di analisi che viene fatta sui componenti, sui impianti, per rideterminare quella che è la vita utile non solo del singolo componente, ma anche quella dell'intero impianto.

E una buona fetta di queste attività che vengono fatte per rivalutare riguarda proprio la valutazione dello stato dei materiali. Tra questi, se ricordate, noi stavamo vedendo Quello che erano i vari trattamenti li avevamo in qualche modo raggruppati in due macrofamiglie, ovvero quei trattamenti che mi portano il materiale, se penso agli acciai, alla temperatura superiore a quella del punto critico superiore, ovvero la temperatura TA con 3, la temperatura che se ricordate ci segna il passaggio. nel campo di trasformazione, nel campo austenitico, oppure quei trattamenti che si mantengono a temperature inferiore al punto critico Tiagon 1, ovvero al di sotto della temperatura delle tettoide e quindi sotto i 723°C, considerando il diagramma di stato ferrocarbonio o all'equilibrio. Fra questi ultimi abbiamo parlato della distensione. La distensione è un trattamento che viene utilizzato per andare a ridurre quello che è lo stato tensionale residuo all'interno di un materiale, all'interno di un componente.

E se ricordate abbiamo detto che lo stato tensionale residuo all'interno di un materiale può derivare da che cosa? ma può derivare fondamentalmente dall'andare a considerare delle condizioni in cui il materiale sia stato lavorato, sia stato utilizzato, tali da andare a determinare all'interno del materiale stesso delle problematiche relative a problemi di dilatazioni o contrazioni che in qualche modo sono ostacolate. Cosa significa questo?

Significa dire che lì dove durante la vita di un materiale, delle condizioni di utilizzo vadano in qualche modo a impedire quella che è la naturale deformazione del materiale, tanto in termini di dilatazioni quanto in termini di contrazioni, tutto ciò che noi impediamo alle deformazioni si traduce in stato tensionale residuo che resta all'interno del materiale. Sicuramente uno stato tensionale importante deriva da operazioni quali ad esempio le sallature. Questo perché? Perché le sallature sono sicuramente uno di quei processi che vanno a riscaldare in maniera notevole il materiale, ovviamente in alcune parti viene portato addirittura a fusione il materiale per generare appunto quelli che sono i cordoni di sallatura. Però il materiale subisce un riscaldamento a temperature anche elevate, ma soprattutto subisce un riscaldamento non uniforme e non istantaneo su tutta la lunghezza della saldatura, che significa dire che lì dove io ho necessità di effettuare una saldatura lungo un metro, per esempio io inizio da un punto e termino in un altro punto, mi muovo lungo una traiettoria con una certa velocità.

Questo ovviamente cosa comporta? Comporta che io immetterò nel pezzo sottostante del calore in delle zone limitate e queste zone limitate ovviamente tenderanno poi a far penetrare per conduzione il mio calore all'interno del materiale e quindi il calore si propagerà all'interno del materiale per conduzione a partire però dalla zona. in cui interagisce con la sorgente termica, ma questa condizione poi man mano che la sorgente termica si sposta con la propria velocità ovviamente tende a traslare da un punto di vista proprio termico all'interno del nostro pezzo. Che significa dire che la condizione che si crea sotto la sorgente termica è sì uguale lungo tutta la linea di saldatura, ma i vari tratti della zona di saldature della zona di saldatura, vengono interessati dalla stessa condizione termica in istanti di tempo differenti.

Questo quindi cosa comporta? Comporta che lì dove ci sono alcune parti che si stanno riscaldando, altre parti si staranno raffreddando, lì dove ci sono delle parti che stanno riscaldando, queste hanno intorno delle parti fredde che tendono a ostacolare la diatazione dovuta al riscaldamento della parte che sta riscaldando e viceversa quando si raffreddano. Le contrazioni che nascerebbero a causa delle contrazioni tendono ad essere ostacolate da quelle che sono le porzioni di materiale che invece si stanno ancora riscaldando o sono ancora calde. Queste situazioni ovviamente interessano anche per esempio i processi di fusione nei quali noi andiamo a fare un'attività di riscaldamento. andiamo a riempire una cavità di metallo liquido e poi gestiamo e poi osserviamo il raffreddamento che sarà un raffreddamento purtroppo non istantaneo su tutto il volume, ma sarà un raffreddamento che inizierà dalle porzioni in prossimità della parete della forma e si propagerà normalmente verso il centro del componente.

ma meglio ancora si propagerà lungo quella che si chiama direzione di solidificazione. Questo cosa comporta? Beh, comporta anche nel caso dei processi di fonderia la comparsa di stati tensionali anche importanti, stati tensionali che ovviamente devono fare i conti poi con quelle che sono le condizioni di esercizio, perché lì dove all'interno di un materiale, all'interno di un componente resta uno stato tensionale, Magari uno stato tensionale che oltre ad avere un valore numerico avrà anche un verso, potrebbe essere uno stato tensionale di trazione, uno stato tensionale di compressione, uno stato tensionale di attaglio, uno stato tensionale a flessione, dipende dalle sollecitazioni che restano in qualche modo intrappolate nel pezzo. Queste sollecitazioni interne e residue ovviamente... poi a questi si andranno a sommare quelle che sono le eventuali sollecitazioni esterne.

E quindi cosa succede? Succede che nel momento in cui io vado a utilizzare un determinato componente e gli vado ad applicare un determinato carico esterno, mi ritrovo a dover fare i conti con una somma di quel carico esterno con lo stato tensionale interno. Il che significa dire che potrebbe succedere di veder collassare il nostro componente per un carico applicato inferiore a quello massimo di progettazione.

Mi spiego meglio, ipotizzando che il nostro componente sarà sollecitato da una forza di trazione pari a 100 Nm², Io per sicurezza progetto a trazione a 110 Nm², poi però mi rendo conto che il mio componente, pur avendolo progettato a 110, magari a 95 Nm² collassa. Come mai? Probabilmente perché in quel materiale, in quel componente, vi è uno stato tensionale residuo pari a 30. che si somma al carico applicato di 95 e diventa quindi 125 Nm² che è superiore a quello che è il limite massimo di carico sopportabile dal materiale e quindi collassa.

Ovviamente questo può essere però anche oggetto di valutazione a nostro favore, cioè lì dove sappiamo che c'è uno stato tensionale residuo cerchiamo di lavorare affinché diciamo, a valle di una determinata lavorazione, resti sì lo stato tensionale, ma resti uno stato tensionale o noto e quindi lo gestiamo, oppure uno stato tensionale magari, se siamo bravi a farlo, di segno opposto rispetto a quello che sarà poi il carico applicato sul nostro componente in esercizio. Per capirci se l'esercizio componente sarà la sollecità a trazione, magari sarebbe opportuno, se ci riusciamo, andare a determinare un carico, uno stato tensionale residuo di compressione, in maniera tale che i due sistemi di forze, quindi i due risultati, tenderanno poi in quota parte a compensarsi. Come possiamo fare però per gestire lo stato tensionale?

Lo possiamo in qualche modo gestire sicuramente durante l'esecuzione della lavorazione, durante l'utilizzo del componente, andandoci a progettare correttamente la lavorazione, andando a progettare correttamente l'utilizzo di quel componente. Però quello che si può fare è semplicemente andare a limitare quello che può essere lo stato tensionale del residuo. difficilmente noi andremo ad annullarlo del tutto.

Quindi quando abbiamo a che fare con un componente sicuramente al suo interno avremo uno stato tensionale residuo, potrà o meno superare determinati valori ed è importante che venga gestito. Un modo è quello appunto di provare a ridurlo prima magari di mettere il componente in esercizio, di far continuare il componente a rimanere in esercizio. Come possiamo fare?

In maniera tutto sommato relativamente semplice, cioè lì dove noi abbiamo uno stato tensionale residuo, possiamo abbassare lo stato tensionale andando a deformare il materiale. Mi spiego, ogni qualvolta si deforma plasticamente un materiale, abbiamo una riduzione dello stato tensionale interno. E allora come facciamo?

Beh, vedremo tra un po', quando inizieremo a parlare di prove tecnologiche, in particolare vedremo la prova di trazione eseguita su materiali metallici, vedremo che esiste un valore specifico di tensione applicata. che mi determina in un materiale metallico sicuramente una deformazione, ma che mi segna il passaggio da quelle che sono delle deformazioni elastiche e quindi recuperabili a valle dell'eliminazione del carico, nel campo delle deformazioni plastiche che sono deformazioni permanenti. Quindi questo carico che chiameremo carico di snervamento è una tensione che diciamo dipende dal carico che noi andiamo ad applicare sul nostro materiale. Che significa dire? Se noi prendiamo un elemento metallico e lo sollecitiamo con un carico maggiore a quello di snervamento, vedremo che il nostro materiale si deformerà in maniera permanente anche nel momento in cui andremo ad eliminare il carico.

E allora cosa possiamo fare? Beh, immaginiamo di avere uno stato... tensionale interno al pezzo. Questo stato tensionale avrà un suo valore numerico. Lì dove questo stato tensionale residuo permane vuol dire che questo stato tensionale ha un valore inferiore al valore dello sdervamento del materiale, altrimenti avrebbe la forza per deformare plasticamente anche a livello locale, anche a livello interno il materiale.

Pertanto ci troviamo nella condizione in cui lo stato tensionale è inferiore numericamente al limite di eservamento. Cosa possiamo fare? Beh, con il trattamento di distensione noi andiamo a riscaldare il nostro materiale, sfruttiamo una proprietà. dei materiali metallici che è quella proprio di presentare un decadimento delle proprietà meccaniche, in particolare una riduzione di quello che è la tensione di disarmamento e una riduzione del carico massimo sopportabile con la temperatura. In particolare è un fenomeno che già in qualche modo dovreste conoscere perché è quello che tipicamente fa il fabbro.

Il fabbro cosa fa? Nel momento in cui vuol deformare il materiale lo riscalda e perché lo riscalda? Lo riscalda perché in quel modo la resistenza del materiale si abbassa e quindi per lui è più facile deformarlo con delle forze più basse. Quindi nel momento in cui io vado a riscaldare il materiale, osservo un certo andamento sicuramente decrescente con la temperatura.

Guardando questo grafico in figura. Riguardando la curva relativa al carico di snervamento, osserviamo che questo materiale X, di cui non conosciamo ulteriori caratteristiche ma ci importa poco, presenta un carico di snervamento che parte da circa 270-180 MPa a temperatura ambiente e si mantiene più o meno costante fino ai 200°C e poi subisce un decadimento per portarsi a valori. molto bassi a temperature via via crescenti.

Pertanto lì dove noi dovessimo avere una tensione, diciamo, residuo interna, immaginate per esempio uno stato tensionale di 200 megapascal, a temperatura ambiente sicuramente i 270-280 megapascal di carico di esternamento sono superiori ai 200 di tensione residuo. Ma nel momento in cui noi andiamo a riscaldare... per esempio portiamo il nostro materiale a 500 gradi, la tensione di snervamento scende a 80, mentre la tensione residua resta a 200. A questo punto abbiamo che i 200 megapascal di tensione residua ovviamente sono maggiori degli 80 del carico di snervamento.

E questo cosa comporta? Beh, a questo punto comporta che questo sistema di forze che sollecita internamente il materiale tende a deformare plasticamente il materiale stesso. Da questa deformazione plastica ne consegue da una parte sicuramente una deformazione del materiale che però dovrebbe essere gestita, dovrebbe essere opportunamente guidata, quindi in molti casi si preferisce lavorare con delle geometrie particolari per favorire che queste deformazioni accadano in determinati punti.

per far sì che le deformazioni non vadano ad alterare in maniera importante la geometria complessiva del pezzo, eventuali punti di ancoraggio del pezzo, eventuali punti di fissaggio e così via. Queste deformazioni plastiche che nascono e che si manifestano comportano un abbassamento del carico di riservamento, del carico residuo interno. Quindi si genera un riscaldamento, il carico di riservamento scende, abbiamo detto, a 500 gradi, scende a 80 megapascal, la tensione residua di 200 megapascal esplica la sua azione, essendo maggiore a quella del carico di riservamento, determinando una deformazione del materiale e quindi ci troviamo una deformazione all'interno, ma allo stesso tempo ci troviamo un carico residuo che tende a scendere.

Quindi quei 200 megapascal via via tendono a diminuire. Diminuiscono ovviamente in proporzione rispetto a quelle che sono le condizioni di risultati. deformazione plastica che ho determinato.

Ipotizziamo non so di riuscire a portare il carico di tensione di sito fin dove? Beh lo riusciamo ad abbassare fin tanto che non sarà maggiore del carico di riservamento, poi tenderà a equipararsi al carico di riservamento. Ipotizziamo non so carico di riservamento abbiamo detto 80, ci assistiamo a 300, 90. come megapascale per quanto riguarda la tensione residua.

A quel punto, riportando temperature e ambiente il nostro materiale, il carico di riservamento tornerà ai suoi 270-280 megapascali, ma il carico tensionale residuo sarà sceso e resterà a valori intorno agli 80-90 megapascali. Quindi in questo modo noi avremo abbassato il carico tensionale interno. Ovviamente però ricordandoci che dobbiamo gestire in qualche modo le deformazioni plastiche che possono nascere. In alcuni casi saremo noi a generare delle deformazioni plastiche opportune, per esempio potremmo pensare di andare a scaricare un materiale, ad esempio realizzando dei fori. Noi in equalvolta realizziamo un foro all'interno di un materiale, ovvero creiamo una superficie di taglio nuova, che poi sarà la superficie interna del nostro foro.

Abbiamo la possibilità di... di abbassare lo stato tensionale perché si generano delle deformazioni plastiche. In cosa però si traducono queste deformazioni plastiche?

Beh dobbiamo stare attenti perché quando noi andiamo a effettuare per esempio un foro su un nostro materiale e magari quel foro dovesse essere realizzato con una certa punta, avente un'opportunità. un opportuno diametro, abbiamo la inevitabile conseguenza che il foro tutto avrà fuorché il diametro della punta con la quale eseguiamo e in particolare ci ricordiamo che andremo a realizzare una punta ovviamente, un foro con una punta avente un certo diametro. Dopodiché quella punta realizzerà però nella pratica un foro con un diametro leggermente maggiore.

Se per esempio utilizzassimo una punta con un diametro da 10 mm, quindi una punta FI10, sicuramente noi avremmo un foro di dimensioni leggermente maggiori, dove quel leggermente maggiore viene quantificato. In funzione del tipo di materiale che stiamo forando ci vengono dati dei coefficienti correttivi e ci permettono quindi di capire quanto la nostra punta determini un foro maggiore e quindi magari ci viene fuori un foro con una punta da 10 pari a 10,12. Dopodiché però dobbiamo fare i conti.

con un eventuale stato tensionale interno al pezzo, che significa dire che se c'è uno stato tensionale interno al pezzo, quando realizziamo il nostro foro, Questo stato tensionale si scarica perché andiamo proprio a creare la nuova superficie di taglio, la superficie del foro e quindi permettiamo una deformazione plastica localizzata. Deformazione plastica si riduce inevitabilmente in una riduzione del diametro del foro e quindi se fossimo in grado di conoscere esattamente Lo stato tensionale residuo e quindi le deformazioni che andrebbe a indurre, se conoscessimo correttamente così com'è il sovradimensionamento del foro che otteniamo, molto probabilmente avremmo gli strumenti per compensare le due cose e quindi riuscire ad ottenere alla fine in realtà con una punta da 10 un foro da 10. così come il nostro cliente ci richiede. Quindi la conoscenza di diagrammi di questo tipo è fondamentale perché ci permette di poter capire eventualmente a che temperature dover riscaldare il nostro materiale in funzione ovviamente di quello che vogliamo possa essere il carico di snervamento all'interno del materiale. Questo ovviamente, questo tipo di grafico però lo possiamo leggere anche in altro modo, cioè se per caso dovesse esserci un riscaldamento del materiale abbiamo inevitabilmente un decadimento delle sue proprietà. Non è che un materiale si comporti in un certo modo quando viene riscaldato volutamente.

o quando viene riscaldato non volutamente lo percepisce e quindi resta indifferente. No, si deformerà, si comporterà sempre allo stesso modo perché il suo comportamento e le variazioni delle sue proprietà sono strettamente legate a quelle che sono nient'altro che gli andamenti delle stesse con la temperatura. Quindi questo cosa cosa significa?

Questo significa che. Nel momento in cui un determinato componente in esercizio dovesse subire degli scaldamenti standard o degli scaldamenti fuori condizioni normali di esercizio, noi potremmo preventivamente già sapere le condizioni in cui il nostro materiale si troverà e quindi conseguentemente le sue proprietà e quindi conseguentemente effettuare una corretta progettazione. Senza voler ovviamente minimizzare l'evento specifico di cui vi sto per parlare, probabilmente in questa immagine, in questo grafico, possiamo sintetizzare quello che è accaduto quando qualche anno fa ci fu l'attacco alle Torri Gemelle.

E le torri gemelle al New York vennero giù. Voi ricordate cosa accadde? Voi eravate sicuramente forse neanche nati, no, eravate nati, però ovviamente eravate troppo piccoli, ma probabilmente avrete avuto modo negli anni di rivedere quelle immagini e rendervi conto di cosa sia accaduto. Ve lo ricordate? Ragazzi, ci siete?

Sì, prof, avevamo più o meno tutti un anno, però sicuramente tutti... Avete avuto modo di... che è successo?

Chi ha visto il video, no? Cosa si vede in quel video, in quel drammatico video? Cosa si vede? Si vedono gli aerei che impattano sulle torri e poi le torri che collassano su loro stesse, diciamo.

Le torri non sono venute giù per l'impatto con l'aereo, giusto? Perché successivamente comunque scaturirono incendi. Perché praticamente quando gli aerei impattarono sulle torri...

Se ricordate, ieri sono rimasti incastrati nelle torri e le torri non sono venute giù. E questo deriva dal fatto che un grattacielo venga progettato anche per sopportare l'impatto di un aereo, perché è più probabile che un grattacielo venga preso da un aereo piuttosto che una palazzina a due piani. Quindi quanto più è alto un grattacielo, tanto maggiore è la probabilità che per un problema X un aereo di dimensioni varie possa impattare per problemi tecnici sui clattacieli lo stesso, motivo per cui vengono progettati per resistere anche a quelle condizioni estreme e infatti le torri hanno resistito, non sono cadute giù. Poi però giustamente, come diceva il vostro collega, sono scoppiati gli incendi. Quegli incendi hanno determinato delle condizioni termiche che inevitabilmente hanno avuto come conseguenza il riscaldamento della struttura portante del grattacielo stesso, una struttura portante realizzata in acciaio e pertanto man mano che il materiale ha subito il riscaldamento Via via, guardando proprio queste caratteristiche, queste curve, sono venute meno quelle che erano le proprietà meccaniche e quindi resistenziali di quei componenti.

Via via si è abbassato quindi il carico massimo sopportabile, via via si è abbassato il carico di riservamento, abbassandosi il carico di riservamento la struttura sollecitata semplicemente dal peso proprio, Anche quella è una sollecitazione a cui ovviamente si è aggiunto l'aereo, ma già di suo la struttura portante sarebbe stata più che sufficiente per farla venire giù. E man mano che le temperature crescevano, non avendo la possibilità di smaltire calore, nonostante fossero entrati in funzione gli impianti di incendio, e venendo meno quelle che erano le proprietà resistenziali del materiale, via via l'effetto del peso proprio è diventato predominante al punto tale che arrivato in certe condizioni di temperatura, quel peso proprio ha determinato in primis una deformazione importante del nostro materiale, ma non c'è stato neanche il tempo di riaccogliersene. e successivamente proprio una rottura degli elementi metallici che poi hanno determinato una condizione di implosione del singolo grattacielo che ovviamente si è accasciato su se stesso andando proprio ad avere un cenimento strutturale, ma perché sono venute meno le proprietà stesse del materiale. che le varie teorie che probabilmente avrete avuto modo di ascoltare in televisione, leggi sui libri, giornali non possono parlare di altre situazioni dinamite alla base per far saltare il palazzo, va tutto bene ma comunque il grattacielo sarebbe venuto giù lo stesso perché una volta che poi inizia a Venire meno una porzione di una struttura del genere viene meno quello che è l'equilibrio della struttura e quindi nel momento in cui io vado a creare, vado ad avere un cedimento di una porzione di queste strutture, venendo meno proprio l'equilibrio ovviamente inizia tutta la struttura a lavorare male e quindi subisce poi un... Una fine come quella che avete visto con l'annullamento completo, l'azzeramento delle due torri che sono venute giù entrambi e se ci fate caso sono venute giù entrambi allo stesso modo.

Questo può essere uno spunto per condividere con voi un'altra informazione. Quando si realizzano strutture... così impegnative, così complesse, così imponenti, ricordatevi che queste strutture vengono studiate, vengono studiate da un punto di vista proprio di quelle che sono le condizioni di equilibrio a cui deve rispondere la struttura. La condizione di equilibrio, per esempio, se penso, non so... a dei ponti, se penso a dei grattacieli di nuova generazione.

Sono strutture di equilibrio che devono essere garantite per mantenere in piedi la struttura, ma sono condizioni di equilibrio, pensate opera finita, quindi grattacielo costruito, quindi ponte costruito. Il problema però è costruire, il che significa dire che durante la fabbricazione le strutture vengono via via assemblate, via via la struttura, diciamo l'opera va avanti, aumenta le proprie dimensioni, ma durante la fabbricazione la struttura non è nella sua configurazione finale. Quindi dobbiamo fare i conti anche con possibili situazioni di fuori equilibrio, possibili situazioni di instabilità delle strutture, motivo per cui la progettazione di un'opera del genere è importante perché ogni singola fase deve essere opportunamente pensata affinché l'opera in quello step sia in equilibrio. E lì dove non dovesse essere in equilibrio, prevedere tutta una serie di accorgimenti affinché la stessa possa comunque essere opportunamente supportata, opportunamente compensata per compensare le eventuali situazioni di fuori equilibrio. Per capirci, sto assemblando un ponte.

Sto assemblando i vari segmenti del ponte. Man mano che aggiungo un segmento del ponte, quella porzione sarà per me una porzione a sbalzo, il che significa dire che a termine dell'opera avrà degli appoggi, ma durante la fabbricazione i vari segmenti che metterò in opera e che andrò ad assemblare, via via, saranno delle travi a sbalzo. e saranno delle travi a sbalzo sempre di dimensioni maggiori come lunghezza.

Quindi dovrò tenere conto di questo e quindi dovrò andare a mettere in campo tutta una serie di soluzioni progettuali e realizzative che mi permettono di compensare queste situazioni. Molto spesso le strutture diventano in fase di fabbricazione autoportanti perché tendono a crescere. facendo aumentare tutti i vincoli ai fini delle condizioni di equilibrio che voglio andare a garantire.

Per quanto riguarda il nostro trattamento di distensioni di cui stavamo parlando, fatto queste considerazioni sulla decadimento delle proprietà resistenziali del materiale, alla aumentare della temperatura, possiamo vedere per esempio come andare a realizzarlo un trattamento. Alla fine stiamo dicendo che dobbiamo andare a progettare queste fasi di riscaldamento, mantenimento e raffreddamento e per ciascuna di queste, come abbiamo già anticipato, andiamo a determinare quelle che sono le velocità di riscaldamento che tutto sommato però rappresenta la fase meno critica, poi la temperatura da raggiungere e il relativo tempo di mantenimento della temperatura, dopodiché gestire opportunamente quella che è la velocità di raffreddamento. In particolare, quindi nel momento in cui non andiamo a effettuare un trattamento termico di distensioni, riusciamo a intervenire su quelli che quindi a compensare in termini positivi quelli che sono gli elementi strutturali e quindi cercare di riportarci in condizioni di stabilità, in condizioni di equilibrio, ma il trattamento di estensione lo andiamo a utilizzare anche quando le eventuali condizioni di servizio del nostro componente possono comportare un elevato rischio di rottura fragile e questi sono rischi che si hanno prevalentemente quando abbiamo a che fare con strutture le cui membrature hanno spessori elevati e vengono posti a condizioni di basse temperature.

Oppure le neamalizziamo un trattamento di distensione. quando su un componente che sia stato per esempio saldato debbano essere poi realizzate lavorazioni di esportazione di truscio, quindi alle macchine utensili. deformazioni che possono andare ad indurre delle deformazioni non prevista a causa proprio della variazione dello stato tensionale. Per esempio sto asportando del materiale in operazione di semplice tornitura esterna, quindi immaginate un cilindro del quale voglio rimuovere uno spessore esterno e quindi magari partire da un cilindro di un certo diametro e ottenere un cilindro di diametro inferiore. Nel momento in cui vado ad applicare queste sollecitazioni, grazie all'utensile, essendo magari nel caso in cui ho a che fare con un materiale caricato internamente con una stessa tensione residua, la superficie di taglio che crea con l'utensile determina uno scarico delle tensioni, determina una deformazione del materiale che significa che localmente il materiale potrebbe assumere una posizione diversa rispetto all'utensile proprio perché si è magari dilatato la superficie del pezzo, quindi a quel punto il nostro utensile, una cosa è certa, non lavorerà più in quelle che sono le condizioni ideali di lavoro, magari che sono quelle condizioni che io ho dimensionato, ho progettato, perché devo andare a realizzare quella lavorazione su quel diametro, su quel materiale, con quel particolare.

utenzile, ma anche interviene il trattamento di distensione quando per esempio il componente viene sottoposto a solicitazioni a fatica. In particolare, siccome quando i nostri componenti devono essere in esercizio sottoposti a fatica, ovvero carichi ciclici che si ripetono nel tempo, devono essere, vengono opportunamente progettati. e ci sono dei codici di calcolo che mi dicono come andarlo a progettare, quindi che verifiche fare, nel momento in cui io vado a prevedere un trattamento di distensione sul nostro componente, ho la possibilità di ridurre il rischio che le strutture collassino a fatica e quindi ho la possibilità anche di andare a ridurre la severità delle verifiche che vado ad effettuare durante la progettazione per vedere se la struttura resta in piedi o collassa, grazie proprio al fatto che il trattamento di distensione abbassa questi rischi. Tecnicamente il trattamento come lo eseguiamo?

Beh, l'abbiamo detto, dobbiamo riscaldare il materiale, lo riscaldiamo però affinché non superi la temperatura critica a con 1, proprio per evitare che iniziano le trasformazioni del nostro materiale, in particolare della componente di ferrite o di cementite secondarie, a seconda se siamo sopra o sotto lo 0,8 di carbonio, in austenite. Durante la permanenza a questa temperatura io ho la possibilità di andare anche a trattare con un trattamento come se fosse un attusino effetto di un rinvenimento, strutture tipo la martensite o la bainite che a loro volta sono caratterizzate da elevate durezza. Quindi io posso combinare in qualche modo questi due trattamenti che più o meno vengono realizzati negli stessi rangi di temperatura.

Con riferimento ai diversi esempi di acciai, vedete qui vengono indicati, vengono suggeriti dei valori di temperatura di trattamento passando agli acciai carbonio, agli acciai microlegati, quali acciai carbonio manganese, per poi passare agli acciai legati, quali cromo molibdeno, ma per passare poi agli acciai che resistono a basse temperature, come ad esempio gli acciai al nickel. Vedete che... Il range di temperatura è prossimo a temperatura ovviamente inferiore ad Acon1, a parte il discorso di acciai legati che arrivano a fine ma quello è un effetto dovuto all'aggiunta degli elementi di lega che tendono ad aumentare il valore di trasformazione eutettoidica.

Il tempo di permanenza deve essere opportunamente valutato e viene valutato in funzione di quelli che risultano essere tipicamente gli spessori delle membrature che caratterizzano il nostro componente. Oppure andando a fare la fabbricazione di particolari prodotti, penso per esempio ai recipienti in pressione che sono poi oggetto di... verifiche in accordo a quella che è una normativa vigente che si chiama PED e vado a verificarli in funzione di quella che sono dei codici di calcolo, in particolare esiste un codice che si chiama raccolta S che prevede quelle che in qualche modo sono le prescrizioni che devono essere rispettate relativamente a temperatura e tempi di trattamento per ciascun materiale o meglio per ciascuna famiglia di materiali. In particolare a questo proposito vi ricordo che molto spesso i materiali vengono aggruppati in famiglie.

In che senso? Nel senso che relativamente ad un ambito, relativamente a dei processi, si cerca di andare a mettere insieme tutti quei materiali che presentano un comportamento analogo rispetto a qualcosa, rispetto alla variazione di qualcosa. Quindi, per esempio, se ho necessità di valutare l'effetto della temperatura su un materiale, cerco di fare un discorso un po'più ampio. e quindi provare a ripartire i vari materiali in famiglie, raggruppandoli in delle famiglie, ciascuna delle quali famiglie vedrà insieme quei materiali che presenteranno un comportamento analogo rispetto per esempio all'aumento della temperatura. Questo mi permette quindi di...

Avere anche le informazioni che mi servono prese da un materiale e tradotte su un altro materiale, perché l'appartenenza a questi gruppi che sono normati mi aiuta a dire ok questo materiale facendo parte del stesso gruppo di quest'altro materiale che conosco, molto probabilmente avrà tutta una serie di comportamenti che sono analoghi a questo. quello del materiale che tipicamente utilizzo e questo mi aiuta tantissimo perché mi aiuta anche da un punto di vista numerico. Allo stesso tempo mi aiuta quando ho bisogno di avere a che fare con lavorazioni che richiedono delle certificazioni, penso a certificazioni di personale, penso a certificazioni di processo, ovvero quando per esempio ho la necessità di avere una figura qualificata per lavorare il mio materiale.

Beh, se la figura professionale di riferimento dovesse avere una certificazione per ogni materiale, capite bene quanto potrebbe essere onerosa il discorso della certificazione. Il fatto invece di poter prendere la certificazione su un materiale e avere la validità di quella certificazione per tutti i materiali che fanno parte di un gruppo ovviamente permette e determina una spendibilità maggiore di quella certificazione. E questo è importante anche proprio da un punto di vista aziendale perché ovviamente ci agevola nel poter spaziare su più materiali sfruttando le stesse certificazioni.

Parlando di trattamenti ovviamente abbiamo la necessità di eh realizzare poi il trattamento, quindi il trattamento lo progettiamo e poi lo dobbiamo mettere in esecuzione, ma lo dobbiamo poi anche controllare, quindi abbiamo a valere della progettazione due momenti che in realtà sono però coincidenti, ovvero la realizzazione e il monitoraggio di ciò che stiamo eseguendo. Per quanto riguarda la realizzazione e per quanto riguarda il monitoraggio, quindi fondamentalmente il monitorare correttamente le tecniche, aperture raggiunte dal pezzo per rispondere alla corretta esecuzione del nostro trattamento rispetto a quello che ci siamo prefissati di fare, abbiamo da una parte la necessità di avere delle strumentazioni, degli impianti che mi servono per riscaldare, dall'altra ovvero necessità di avere a che fare con dei dispositivi che mi permettono di effettuare la misurazione della temperatura. Ovviamente...

Una misurazione della temperatura finalizzata a che cosa? Finalizzata a poter certificare la corretta realizzazione del nostro processo e quindi conseguentemente andare a gestire anche la fase certificativa che il mio cliente mi richiede. Questo perché come vi dicevo fare un trattamento.

E non poterlo certificare potrebbe comportare da parte del cliente anche un rifiuto del mio manufatto. Perché? Perché abbiamo la necessità di documentare che il trattamento eseguito sia stato eseguito in maniera conforme a quanto progettato o addirittura a quanto richiesto dal nostro cliente. Come impianti per riscaldare, quindi per effettuare il trattamento tecnico, sicuramente abbiamo i forni che possono ovviamente essere di diversa tipologia, di diverse dimensioni e le dimensioni del forno ovviamente potrebbero essere, potrebbe essere a tutti gli effetti il vincolo in termini dimensionale dei pezzi che possiamo andare a trattare.

Possiamo passare da forni che hanno tipicamente non solo la forma, le dimensioni, per intenderci di un fornetto che possiamo avere a casa, potrebbe essere un fornetto con gli elettrici piccoli oppure un forno microonde, per arrivare ad avere dei forni di dimensioni notevoli che possono occupare porzioni delle nostre aziende, quindi delle camere enormi, vere e proprie, all'interno delle quali poter andare a effettuare. il trattamento. Possono essere poi sicuramente dei forni di tipo permanente o dei forni che possono essere utilizzati in maniera provvisoria, ovvero sono degli allestimenti quasi da campo dei nostri forni, vengono allestite le strutture, viene effettuato il trattamento, dopodiché le strutture vengono smontate e portate in altri cantieri.

Come possono essere questi forni? Possiamo avere i forni a camera, questi tipicamente consentono di poter regolare in continuo la temperatura e ci permettono anche una notevole versatilità d'uso sia per quanto riguarda quelle che sono le dimensioni dei pezzi sia per quanto riguarda i diversi trattamenti che possiamo eseguire. In particolare se l'atmosfera interna al forno non è controllata.

però rischiamo di avere dei problemi perché potremmo innescare, per giunta a temperature elevate, il rischio ancora maggiore e anche le velocità di accadimento sono maggiori, potremmo innescare fenomeni di ossidazione, ma anche fenomeni di arricchimento o impoverimento dei carboni, quindi fenomeni di carburazione o decarburazione. Abbiamo poi i forni atmosfera protettiva in cui l'atmosfera è costituita da gas quali possono essere azoto o gas nobili, possono essere miscele gassose, possono essere prodotti controllati della combustione di idrocarburi, ma fondamentalmente sono forni che hanno un'atmosfera che ci permette di andare a proteggere il bagno di il pezzo durante il trattamento e quindi riuscire a quantomeno limitare, l'idea sarebbe quella di annullare, fenomeni di degrado delle superfici e controllare conseguentemente in base a quello che è il tenore di carbonio dell'atmosfera protettiva in cui ci troviamo, il tenore del carbonio dell'acciaio. Tiene conto che ovviamente lì dove dovessimo avere fenomeni di carburazione o decarburazione anche semplicemente a livello superficiale o a livelli parzialmente subsuperficiali, quindi spessori molto piccoli ma comunque che interessano il pezzo dalla superficie verso il suo interno, questo comporta. che porta a un cambiamento di quelle che sono le proprietà del materiale dal cuore e rispetto alla superficie o viceversa.

Abbiamo poi i forni a bagno di sale, questi garantiscono sicuramente uno scambio termico ottimale, ci consentono di effettuare trattamenti termici tanto parziali quanto, quindi solo di alcune porzioni del componente, quanto anche semplicemente superficiali. Però qui abbiamo il problema di dover poi andare a smaltire il sale e allo stesso tempo la necessità di dover pulire le superfici a vale trattamento per andare ad eliminare i residui di sale che dovessero rimanere sulla superficie del pezzo stesso. Quando abbiamo la necessità di dover effettuare invece dei trattamenti Magari...

in campo inteso come su porzioni di impianto già installate, su componenti già installate, oppure su processi di zone che sono state oggetto di risaldature e così via, possiamo ricorrere eventualmente a dei sistemi che altro non sono se non delle attrezzature che mi permettono, grazie all'utilizzo di opportune esistenze elettriche, di andare a riscaldare localmente il nostro materiale, per intenderci stiamo parlando di sistemi molto simili a delle termocoperte, termocoperte un po'più evolute. In questo caso la difficoltà non solo è quella di andare a riscaldare, quanto quella di andare a garantire poi l'uniformità della temperatura su tutta la superficie a contatto con queste con questi sistemi di termocoperta che può essere in realtà una termocoperta flessibile, una termocoperta rigida, quindi basata su delle strutture più rigide, in particolare qui abbiamo due immagini, quella flessibile in alto a destra e quella rigida sulla sinistra, dove vedete però che in entrambi i casi ci sono una serie di cavi che fuoriescono, quelli sono cavi di alimentazione delle resistenze elettriche. che vanno poi a realizzare un riscaldamento all'interno dell'interfaccia di questo elemento con il pezzo che ovviamente devo trattare. Su questo principio per esempio si passano le termocoperte che vengono utilizzate per riscaldare le gomme.

delle auto di Formula 1 quando le macchine sono sulla griglia di partenza, quindi la possibilità di andare a uniformare la temperatura, ovviamente una temperatura che poi non solo deve essere fornita sotto forma di calore, quindi l'aumento della temperatura grazie a un aumento di calore, ma che deve essere anche monitorata. Ecco perché a questo punto interviene molto importante tutto ciò che riguarda. le attrezzature per il controllo della temperatura, controllo della temperatura che può essere sicuramente eseguita mediante una serie di dispositivi a contatto o non a contatto, sistemi che possono essere basati sulla pirometria e quindi tutta una serie di pirometri termoelettrici, pirometri di arrangiamento, pirometri tipo ottico.

ma anche sistemi di scansione della temperatura tipo laser, oppure mediante dei termocolori, che altro non sono se non delle matite molto simili ai pastelli di cera, che vengono utilizzati per tracciare una linea e quindi lasciare un'impronta, una porzione di colore sul nostro... sul nostro materiale e questi materiali, queste matite virano il colore e quindi fisicamente, proprio visivamente, lo vediamo che cambia il colore quando si raggiunge la determinata temperatura. Quindi le diverse termomatite che posso andare a utilizzare ovviamente dipendono dalle temperature che voglio in qualche modo essere certo di aver raggiunto e quindi in quel caso... Quindi rapidamente io vedendo virare il colore ho l'informazione sul nostro materiale.

Ovviamente c'è poi da valutare la possibilità di effettuare misurazioni di temperatura a livello puntuale o su delle superfici. Lì dove ho necessità di effettuare delle operazioni puntuali ovviamente utilizzerò degli opportuni strumenti. Lì dove invece ho necessità.

di osservare delle superfici un po'più ampie, per esempio posso ricorrere alla termografia, quindi possibilità di andare ad acquisire delle mappe di temperatura delle superfici, fermo restando però che in questo caso se voglio utilizzare la termografia devo poter accedere visivamente alla superficie della quale voglio misurare la temperatura e quindi questo potrebbe essere un limite. che dovrei magari aggirare in altro modo andando anche semplicemente a utilizzare quelle che possono essere nell'ambito della pirometria termoelettrica, le cosiddette termocoppie, che altro non sono se non dei fili molto simili ai cavi elettrici che vengono, la cui estremità viene posizionata in uno specifico punto. e che mi permette di misurare in quello specifico punto la temperatura proprio grazie alla misura della differenza di potenziale che viene indotta dalla variazione di temperatura tra due punti del nostro conduttore che appunto è la termocoppia. Questo ovviamente però richiede il posizionamento delle termocoppie nei punti nei quali vogliamo andare a misurare la temperatura e quindi richiede inevitabilmente una fase preventiva di preparazione del nostro oggetto per poter andare proprio a misurare la temperatura in quei punti. In questa slide abbiamo delle foto che ci fanno vedere quelle che possono essere attrezzature anche di dimensioni non ninte male e in particolare vediamo sulla destra un forno per trattamenti termici con una camera di dimensioni molto grandi.

Stiamo parlando di dimensioni di 6 metri per 6 metri come sezione e una profondità di 16 metri. con capacità di 200 tonnellate, vedete su questi carrelli costituiti a materiale frattario, dove vengono posizionati gli oggetti. Questi forni ovviamente sono forni che poi sono opportunamente strumentati, così come opportunamente vengono strumentati anche i nostri oggetti, per poter monitorare correttamente il trattamento termico eseguito. Sulla sinistra vedete invece una vasca che mi permette di effettuare il raffreddamento di oggetti di grandi dimensioni che ovviamente sono stati preventivamente riscaldati e mantenuti a quella temperatura per un certo intervallo di tempo e poi richiedono una specifica velocità di raffreddamento, motivo per cui effetto questo raffreddamento in corrispondenza di...

all'interno di un determinato mezzo refrigerante che ovviamente comporterà una opportuna velocità di raffreddamento che ci auguriamo sia quella da progetto e quindi conseguentemente le strutture che verranno saranno quelle che ovviamente in qualche modo ci attendiamo e abbiamo previsto nella nostra fase di definizione del trattamento stesso. In conclusione, qui possiamo giusto evidenziare e fermare l'attenzione su quelli che sono i punti fondamentali del trattamento termico. Sicuramente l'importanza di progettare correttamente il trattamento e nello specifico definire come riscaldare, fino a che temperatura riscaldare, quanto mantenere quella temperatura e successivamente come raffreddare.

Abbiamo la possibilità di combinare in cascata diversi trattamenti, abbiamo la possibilità di avere anche trattamenti un po'più complessi, quindi magari effettuare un primo riscaldamento, poi una stasi a quella temperatura per un certo intervallo di tempo, poi un successivo riscaldamento, un successivo mantenimento e poi un raffreddamento in uno o più step. Ricordiamoci che qualcosa abbiamo detto la volta scorsa. La velocità di raffreddamento con la quale lavoreremo sarà una velocità che interesserà il nostro materiale fintanto che non avrà ultimato le sue trasformazioni.

Al di sotto delle temperature di riferimento per le quali si hanno le ultime trasformazioni ovviamente non ha più senso parlare di influenza della velocità di raffreddamento ma andremo a lavorare. il più rapidamente possibile per recuperare tempo, tanto la velocità di raffreddamento, nel caso specifico delle gramme di stato ferrocarbonio, ci ricordiamo che sotto i la velocità di raffreddamento non ha più alcuna influenza perché il materiale non subisce alcuna trasformazione. L'importanza, come abbiamo detto, di avere opportune attrezzature per eseguire il trattamento e per poterlo controllare, ma allo stesso tempo...

anche l'importanza della disponibilità di normative specifiche per il trattamento termico che possono essere delle norme anche di prodotto, ricordate che una norma di prodotto è una norma che è pensata specificatamente per quel tipo di prodotto, per quelle famiglie di prodotti, Quindi magari quel tipo di prodotto richiede uno specifico trattamento che deve avere delle specifiche caratteristiche, ma tenete conto che le normative molto spesso ci danno anche indicazioni su come debba essere eseguita una determinata lavorazione, su come debba essere eseguita una determinata attività, ma anche un determinato controllo. Con questo... Penso di avervi detto un po'tutto ciò che avevo messo in conto di condividere con voi relativamente ai trattamenti termici e pertanto io adesso interrompo la registrazione così spezziamo gli argomenti e mi è tratto anche da poter essere più facilmente utilizzabile le registrazioni.

E se siete d'accordo facciamo qualche minuto di pausa e subito dopo vorrei iniziare con voi la parte relativa alle prove tecnologiche, quindi vedere con voi almeno alcune prove che vengono eseguite sui materiali per capire insieme come realizzarle, ma soprattutto quali informazioni poter trarre dalle singole prove. Quindi allora iniziamo adesso a vedere un attimino le prove che possiamo andare a realizzare sui materiali ed in particolare iniziamo o genericheremo, porremo la nostra attenzione maggiormente su quelli che sono i materiali metallici, anche se in realtà le prove che andremo ad analizzare sono applicabili anche ad altri materiali, ovviamente con le opportune accortezze. Nel momento in cui vado a realizzare delle prove sui materiali, qual è la finalità che mi pongo? La finalità è quella di andare a determinare quelle che sono le caratteristiche del materiale stesso per poterne verificare tipicamente quella che è la conformità dei materiali stessi all'impiego a cui sono destinati.

Ma allo stesso tempo anche andare a vedere quelle che sono le condizioni in cui un determinato materiale si trovi o le condizioni a cui un materiale è stato portato. da una lavorazione, da un trattamento, da una condizione di esercizio. Tipicamente possiamo andare a realizzare delle prove in funzione anche di quello che ci siamo raccontati nelle primissime lezioni per andare a individuare tutta una serie di proprietà che possono spaziare dal campo meccanico al campo elettrico, al campo chimico. fisico, acustico, proprietà di tipo termico, proprietà che possono essere proprietà di tipo tecnologico, differenza tra meccaniche e tecnologiche, quelle meccaniche sono prettamente legate ai valori di resistenza di un materiale, quelle invece tecnologiche sono legate al comportamento che un materiale ha sotto determinate sollecitazioni.

senza necessariamente arrivare a una rottura. In particolare nel momento in cui noi andiamo a soffermare la nostra attenzione su quelle che sono le prove meccaniche e su quelle che noi fondamentalmente porremo la nostra attenzione, dobbiamo ricordare, dobbiamo condividere come concetto di base quello che le proprietà meccaniche fondamentalmente sono quelle prove che andiamo ad eseguire per determinare quelle che sono le proprietà meccaniche dei materiali e in particolare sono proprio quelle proprietà che i materiali presentano nel momento in cui vengono sottoposti ad un sistema di forze. Forze che possono essere ovviamente di diversa natura, possono essere sicuramente delle forze tipo statiche, possono essere delle forze tipo dinamiche, possono esserci delle sollecitazioni variabili come tipologia e quindi potrebbero essere in primi statiche, poi dinamiche, poi potrebbero diventare delle sollecitazioni fatiche, quindi conseguentemente abbiamo necessità di diverse tipologie di prove per poter andare a compiere.

comprendere il nostro il nostro il comportamento del nostro materiale. E'importante anche abbinare a quelle che sono le sollecitazioni che determinano un determinato comportamento del materiale anche quelle che sono le condizioni al contorno in cui queste sollecitazioni appartengono. applicano il loro essere sul nostro materiale.

Quindi è importante correlare il comportamento del materiale alle sollecitazioni dirette sullo stesso, se pensiamo per esempio a un sistema di forze, ma anche capire quali siano le condizioni al contorno, per esempio di temperatura, di pressione, di umidità. di contenuti di elementi all'interno dell'atmosfera che potrebbe eventualmente bagnare un pezzo e così via. Pertanto l'idea è quella di andare a correlare il più possibile le caratteristiche del nostro materiale a quelle che sono le reali condizioni che poi si verificano durante l'utilizzo del materiale stesso. Iniziamo a fare una considerazione importante iniziando a entrare. più nel merito di quelle che sono le prove tecnologiche a eseguire, ma con quale finalità?

La finalità è quella di poter comprendere, poter gestire al meglio o per poter scegliere al meglio un materiale. E ricordiamoci anche che quando un materiale viene utilizzato sicuramente si comporterà in un certo modo in base alle sue caratteristiche e in base alle sue licenze che riceve ma d'altro canto il materiale avrà un suo comportamento e sarà importante quindi conoscere come materiale si comporti come risponde anche durante la lavorazione quindi il momento della lavorazione il momento dell'utilizzo sono due momenti che richiedono le medesime attenzioni e che in qualche modo richiedono di conoscere esattamente il comportamento del materiale per poterlo gestire al meglio. Non sempre mi trovo nelle stesse condizioni per poter...

diciamo, utilizzare un materiale allo stesso modo in fabbricazione e in esercizio. A volte abbiamo la situazione in cui il materiale viene stoccato in un modo, in determinate condizioni, viene lavorato in altre condizioni, viene utilizzato in altre condizioni ancora. Per esempio, devo utilizzare un materiale alle basse temperature, ma lo vado a lavorare e magari lo lavoro con processi di lavorazione che richiedono un apporto termico anche notevole, per esempio un processo di saldatura, per esempio un processo di gestivo riscaldamento, senza necessariamente... arrivare a temperature di fusione. Iniziamo quindi a fare alcune considerazioni sui nostri materiali e in particolare una prima considerazione è legata al fatto che quando noi andiamo a deformare un materiale, il materiale può essere oggetto di deformazione sia di tipo elastica che di tipo plastica, ovvero la deformazione di tipo elastica è una deformazione che determina nel materiale, cioè è determinata nel materiale da un determinato sistema di forze applicate, però nel momento in cui io elimino Quella applicazione del carico, la deformazione viene integralmente recuperata.

Quindi se io dovesse applicare una usuracitazione di trazione, il mio componente si allungherebbe, resterebbe allungato di un'opportuna grandezza, ma sotto l'effetto del carico di trazione. Nel momento in cui io elimino... il caio di trazione, la deformazione di allungamento viene recuperata integralmente e il pezzo ritorna nelle sue condizioni iniziali.

Viceversa quando parliamo di deformazione plastica entriamo in un campo nel quale la deformazione è di tipo permanente, cioè il sistema di forze applicate induce sì una deformazione, ma eliminato le sollecitazioni, la sollecitazione applicata, il pezzo resta comunque deformato. Il problema qual è? Il problema è che la deformazione elastica precede, ove ci dovesse essere, la deformazione plastica. Per parlare di deformazione plastica, noi necessariamente, e per avere una deformazione plastica, necessariamente dobbiamo passare dal campo delle deformazioni elastiche. Questo cosa vuol dire?

Vuol dire che applicato un sistema di forze che mi determina una deformazione permanente, inevitabilmente avrò prima la deformazione elastica e poi la deformazione plastica. Questo cosa compone? Comporta che quando eliminerò il carico, io avrò comunque sempre il recupero della componente elastica e resterà soltanto quella plastica. Questo cosa significa? Significa dire che io per deformare plasticamente in maniera corretta un materiale, un componente e dare una deformazione plastica da un punto di vista numerico, corretta, ovvero quella che vuole il cliente, devo tener conto di dover deformare in eccesso o in difetto, a seconda del tipo poi di recupero elastico che abbiamo, il mio materiale affinché avvalle poi del recupero elastico la deformazione.

Plastica permanente sia quella voluta. Per capirci, se io ho necessità di piegare, di dover piegare una lamiera e voler fare un angolo di piega di 90 gradi, non mi basta applicare un sistema di forze affinché il mio materiale si pieghi a 90 gradi. Perché? Perché quando poi eliminerò il sistema di forze che mi ha piegato il materiale, avrò un recupero elastico che mi porterà la lamiera a non avere più la piega di Quindi conoscendo però questo meccanismo e conoscendo anche la modellistica che c'è dietro e che mi quantifica questo ritorno elastico, io ho la possibilità di progettare correttamente la lavorazione e quindi in funzione materiale, in funzione delle dimensioni, in funzione degli spessori, andare a capire per esempio di quanto debba piegare in più la mia lamiera affinché a valle del ritorno elastico e quindi di un recupero della piega, la piega finale sia esattamente di quanto vuole il mio cliente. Quindi deformazione elastica, deformazione plastica, deformazione elastoplastica e come vanno opportunamente gestite lo vedremo.

Il tipo di deformazione, elastica o plastica o entrambe, ovviamente deve essere quantificata e in particolare la tipologia e l'entità della deformazione dipendono fortemente da quella che è l'intensità dello stato di soddisfazione, ma anche da quelle che sono le proprietà. tanto fisiche quanto meccaniche del materiale di lavorazione, fermo restando che ovviamente interviene anche la geometria del manufatto e le dimensioni quindi del manufatto. Geometria intesa come volume in gioco, come forme, ma anche come dimensioni delle singole parti, soprattutto quando si parla ovviamente di componenti più che di semplici materiali base.

che devono ancora assumere una loro forma specifica. Nel momento in cui noi andiamo a voler studiare quello che è il comportamento del materiale, ci rendiamo subito conto che l'effetto visivo che noi spesso abbiamo la possibilità di osservare, È un effetto che tipicamente è a livello macro, però per poter capire al meglio quello che rappresenta, diciamo, quello che è il comportamento a livello macro, dobbiamo necessariamente capire quello che è il comportamento a livello micro, quindi a livello strutturale del materiale, perché è quel comportamento che determina poi l'effetto su scala macro. Per comprendere quindi una deformazione di un materiale dobbiamo capire come la struttura cristallina abbia subito delle deformazioni.

Per capire come cambia il comportamento a livello macro di un materiale dobbiamo capire come cambia a livello micro la struttura cristallina. Questo ovviamente cosa comporta? Comporta che per poter... comprendere quindi il comportamento del materiale, quindi comprendere quelle che sono le proprietà del materiale, in specifico le proprietà meccaniche, dobbiamo risalire a quella che è sicuramente la struttura cristallina del materiale, sicuramente a quelle che sono eventualmente le deformazioni a cui va incontro la struttura cristallina, ma allo stesso tempo anche andare a vedere a quelli che sono eventualmente diciamo, quelle che sono eventualmente la presenza di difetti o di imperfezioni e quindi andare a vedere, diciamo, a vedere come questi possano andare a influenzare sulla struttura del materiale e quindi conseguentemente sulle proprietà del materiale...

e conseguentemente quindi sulla risposta che il materiale ha. Perché è importante conoscere come un materiale si comporta? Perché praticamente devo cercare di poter raccogliere tutte quelle informazioni che mi servono per... poter lavorare un materiale per poterlo utilizzare.

Quando diciamo poter lavorare un materiale, ovviamente dobbiamo tenere conto di che cosa? Dobbiamo tenere conto di quelle che sono le forze o le energie necessarie per lavorarlo. Devo effettuare un foro.

Che forze in gioco ci devono essere affinché su quel materiale si possa realizzare un foro? Che energia è richiesta alla lavorazione e quindi conseguentemente se la potenza della mia macchina utensile sia sufficiente o meno. Ma allo stesso tempo anche mi serve per capire come magari devo dimensionare l'attrezzaggio che mi serve per esempio per posizionare il pezzo da lavorare, per capire come... debba afferrare il pezzo per eventualmente non andarlo a danneggiare ma andare a favore di quella che è il tipo di lavorazione. Oppure capire come devo dimensionare il sistema di afferraggio affinché si possa avere un trasferimento delle forze.

dalla macchina utensile all'utensile al pezzo, quindi evitare per esempio che ci possa essere uno slittamento del pezzo nel sistema di afferraggio, ma allo stesso tempo mi permette anche per scegliere accuratamente il tipo di utensile, scegliere accuratamente i parametri da utilizzare per la lavorazione. Scegli l'utenze significa dire, e capirete bene che dobbiamo scegliere un'utenze che sia in grado di lavorare il pezzo, una scelta errata dell'utensile inevitabilmente andrà a comportare un risultato esattamente opposto. Potrebbe accadere che sia il pezzo a lavorare l'utensile e quindi questo si traduce in soldoni in quella che è.

è l'usura dell'utenzia, l'usura che potrebbe essere eccessiva, un'usura che potrebbe anche tradursi, o meglio un sistema di sollecitazioni che potrebbe ridursi in un'applicazione di forze tali da portare a rottura il nostro utenzia senza la possibilità di poterlo andare a eseguire correttamente la nostra lavorazione. Ma allo stesso tempo anche poter selezionare correttamente le macchine di pro, le macchine con cui effettuare le lavorazioni, le macchine con le quali effettuare un determinato intervento. dovendo scegliere delle macchie da acquistare, capire bene che entità di lavorazioni dovrei eseguire e quindi andare poi a considerare quelle che sono le scelte opportune in funzione di ciò che dobbiamo fare e di come lo dobbiamo fare. Per capirci, lavorare un materiale non significa... semplicemente effettuare quella lavorazione.

Lavorare un materiale significa effettuare correttamente quella lavorazione, riuscire a realizzare correttamente una lavorazione che è stata progettata a tavolino, quindi riuscire a eseguire la lavorazione in accordo a quelli che sono i parametri che voglio andare ad utilizzare, a quelli che sono i vincoli che voglio andare ad utilizzare. Pertanto devo mettere in conto anche le varie tipologie di forze che agiscono sul mio materiale, sul mio componente e quindi sicuramente abbiamo delle possibilità di avere dei componenti sottoposti a delle forze periodiche, delle forze di tipo concentrato distribuito, delle forze di attrito. Cioè a seconda del...

tipo di applicazione, a seconda del tipo di lavorazione, a seconda del tipo di forze applicate, di entità delle forze applicate, ovviamente saranno richieste ai nostri materiali delle caratteristiche differenti e conseguentemente dovremmo si produrre un materiale con le caratteristiche, si produrre un manufatto con le caratteristiche, ma soprattutto poi dobbiamo andarlo a testare. Dobbiamo andare a verificare che effettivamente quel materiale presenti o meno quelle particolari caratteristiche richieste o quelle caratteristiche in qualche modo il tipo di applicazione, quel tipo di applicazione richiede soprattutto sempre per poter garantire l'ottenimento del nostro componente ma soprattutto l'ottenimento di un componente non solo rispondente alle specifiche del cliente ma anche un componente che i duri. Il tempo opportuno nelle condizioni in cui andrà a lavorare secondo quelle che sono le specifiche del cliente.

Iniziamo quindi con provare a inquadrare quelle che sono le prove che andremo a realizzare ed in particolare ci soffermeremo su quelle prove tecnologiche più basilari che mi permettono di andare a quantificare la resistenza meccanica e quindi vedremo la prova di trazione, ma andare anche a quantificare quella che è la durezza, quindi vedremo le prove di durezza, quantificare la duttività di un materiale, quindi vedremo tanto alcune informazioni che ci arrivano. dalle prove di trazione e quanto anche quelle che arrivano dalle prove di pigamento e vedremo poi la tenacità come risultato della prova di resilienza. Le varie prove vengono eseguite ovviamente in funzione di quelle che sono le tipologie di prove, le tipologie di sollecitazioni, qui può essere sottoposto un mio componente, In particolare abbiamo detto sollecitazioni tanto di tipo statico, di tipo dinamico, quanto anche a fatica. Quando parliamo di sollecitazioni tipo statico stiamo parlando conseguentemente ovviamente di prove di tipo statico e quindi quelle prove nelle quali il carico viene ad essere incrementato lentamente. o viene mantenuto costante durante la prova stessa e quindi per esempio parliamo della prova di trazione, per esempio parliamo analogamente, in verso opposto alla prova di compressione o della prova di flessione o della prova di torsione, della prova di durezza.

Viceversa quando parliamo di sollecitazioni esterno dinamiche, quindi conseguentemente di prove dinamiche necessarie per caratterizzare il comportamento dinamico del materiale, stiamo parlando di prove nelle quali il carico viene incrementato con una notevole velocità. Tra quelle elencate qui sotto sicuramente la prova di resilienza ricade tra le prove di tipo dinamico. Abbiamo poi anche delle prove di cosiddetta di fatica, nelle quali il carico varia periodicamente, tanto in termini di grandezza quanto in alcuni casi anche di direzioni.

Le varie prove possono essere eseguite a differenti temperature. Questo è importante perché vedremo che le proprietà che derivano dalle prove sono influenzate da vari fattori e sicuramente tra questi il fattore più importante è proprio la temperatura. Quindi per capire come un materiale si comporterà in determinate condizioni in esercizio durante la lavorazione. sotto l'effetto di una determinata temperatura, ovviamente sarà richiesto di effettuare le prove anch'esse in temperatura. Quindi tipicamente le prove meccaniche le andiamo a eseguire a temperatura ambiente e per convenzione si prende come riferimento a temperatura ambiente, come già saprete, i 20 gradi.

Viceversa, quando abbiamo necessità, si vanno a effettuare anche delle prove meccaniche a temperature diverse da quelle ambiente. E in particolare quando facciamo prove a temperature diverse da quell'ambiente va specificata nei risultati che otteniamo, va specificata in maniera esplicita la temperatura alla quale la prova sia stata effettuata. Quindi lì dove non specifichiamo si dà di default. la temperatura 20 gradi, quindi temperatura convenzionale ambiente, altrimenti lo andiamo a specificare. Le prove che si realizzano sui materiali vengono ad essere in qualche modo contenute, descritte all'interno di normative, quindi abbiamo delle normative tecniche che ci supportano, portano nella realizzazione delle varie prove e ci danno le indicazioni su che cosa?

Su quella che è la metodologia della prova, ci danno delle applicazioni su quelli che sono gli elementi sui quali dover effettuare la prova e quindi in particolare mi danno le indicazioni su quelle che sono le dimensioni dei provini. su cui andare a effettuare le prove o mi danno le indicazioni su come andare a effettuare le prove su dei pezzi di produzione con le opportune considerazioni, che ovviamente in questo caso non potranno che essere delle informazioni generiche, valide per indipendentemente dalla geometria del manufatto, perché ovviamente devono essere poi applicabili alle varie tipologie geometriche. del componente che prendiamo in considerazione.

Nel momento stesso in cui andiamo poi a considerare la normativa, la normativa mi aiuta sì a capire come fare la prova, capire su che cosa fare la prova, capire con che cosa fare la prova, quindi con che attrezzatura, ma soprattutto la norma mi dice anche quelle che sono le informazioni che io posso ottenere da quella prova. Questo è un passaggio importante perché a volte può succedere che durante una determinata prova con l'utilizzo di particolari strumenti, possano venire fuori una serie di informazioni, tipo numerico, che però non devono essere presi in considerazione perché potrebbero essere dei valori che in qualche modo non sono necessari. sono non corretti in quanto magari quel tipo di misurazione non è prevista su quel tipo di prova o in quel tipo di macchina, ma che viene fuori perché semplicemente in quel frangente lo strumento sta misurando in continuo e quindi mi dà comunque un numeretto, però quel numeretto deve essere poi associato concretamente a ciò che si sta realizzando sul nostro componente. E quindi non sempre l'informazione è corretta, pertanto la norma ci dice anche quali siano e quali non siano di conseguenza le informazioni che io posso ottenere, debba ottenere dal momento in cui, diciamo, E quindi la considerazione fondamentale è questa, prendiamo la norma, l'applichiamo, ma l'applichiamo correttamente.

Il vantaggio qual è? È che la norma ci dice tutto, la norma ci prende per mano e ci accompagna piano piano. Passo dopo passo, dall'inizio alla fine. Ci dice addirittura la norma quelle informazioni che devono essere contenute nel certificato di prova, quindi nel rapporto di prova. A questo riguardo, e questo è un discorso che vale in maniera trasversale ovviamente, quando eseguiamo delle prove, ed eseguiamo prevalentemente in esempio in laboratorio, Ricordiamoci che le prove devono essere effettuate con delle attrezzature, attrezzature che risultano che debbono essere attrezzature tarate, significa dire che le attrezzature debbono essere corrette in termini di informazione che viene fuori dalle stesse.

E allo stesso tempo devono garantirci la correttezza del dato perché noi su quel dato poi faremo le nostre valutazioni. Quindi è importante che il numeretto che viene fuori sia un numeretto corretto, altrimenti noi facciamo la prova, spendiamo soldi a fare la prova, risultato sbagliato, scelte a valle di quel risultato altrettanto falsate. quindi errate con conseguenti problemi che potremmo avere. Pertanto un'attrezzatura di laboratorio, ma qualsiasi strumento di misura, deve essere costantemente manutenuto, deve essere gestito correttamente, deve essere periodicamente oggetto di taratura, che potrà essere una taratura interna, potrà essere una taratura esterna, quindi con terza parte.

Tutti gli strumenti di misura che noi abbiamo devono essere tarati. Tarati significa dire che qualcuno si assume la responsabilità che quello strumento sia uno strumento effettivamente corretto nella misurazione che va a effettuare. Questo cosa comporta? Comporta che nel momento in cui io ho necessità di tarare uno strumento, devo ricorrere ad una terza parte, quindi a un ente di taratura che mi va a tarare il sistema e lo strumento me lo può tarare in casa o me lo può tarare presso la propria sede.

Ovviamente la logica qual è? È utilizzare dei campioni le cui caratteristiche sono note e sono certificate affinché io possa andare a misurare quel campione sotto la mia macchina o con la mia macchina o col mio strumento. e verificare la correttezza della mia misura rispetto alla misura reale o capire anche quanto si scosti, si discosti, per valutare se intervenire sull'attrezzatura e quindi andare a correggere nei limiti possibili la lettura oppure portarmela dietro come incertezza di misura sulla misurazione che io vado a effettuare, ma come informazione nota.

Alcune volte posso avere anche dei campioni in casa che ovviamente vengono poi ad essere utilizzati all'occorrenza per andare a effettuare una taratura più frequente. Tenete conto che a vale di una taratura poi lo strumento deve essere anche oggetto di un corretto utilizzo. Perché avere uno strumento tarato non significa in automatico avere una misurazione corretta, avere un'attrezzatura tarata non significa avere in automatico una misurazione corretta. Devo poi avere l'accortezza di non solo tarare lo strumento, ma di manutenerlo, di gestirlo correttamente. A me molto spesso capita di andare in giro per le officine, per le aziende, vedere uno strumento tutto sommato semplice, molto utilizzato anche sul campo, il calibro.

Ogni tanto mi vedo il calibro, il calibro lo mettono nella tasca del pantalone, quindi poi si siedono e tendono a curvarlo, il calibro è sul tavolo, su un tavolo da lavoro, poi mi cade per terra, lo riprendo, lo rimetto sul tavolo. E questo non va bene perché se durante l'impatto con il terreno il calibro ha subito una deformazione, inevitabilmente poi il calibro andrà a misurare in maniera non corretta. la dimensione del pezzo che dovrò misurare.

Quindi in questo caso ci vuole non solo Lo strumento, non solo lo strumento tarato, ci vuole anche una procedura per la gestione di questi strumenti e per le eventuali azioni da intraprendere, lì dopo si dovessero verificare situazioni come quella che vi dicevano, la caduta dello strumento, oppure uno strumento che prende un inurtato in maniera importante da qualcosa, magari un oggetto che ci cade sopra, magari lo impatto. su attrezzature più grandi un impatto con un sistema di movimentazione e così via. Procedure che ovviamente devono esserci e devono essere anche rispettate, ma serve anche il personale per poter fare questo, quindi personale qualificato, personale formato, ma in cima a tutto io ci metterei quella che normalmente definisco ci vuole la corretta cultura.

tecnica sulle prove, quindi la cultura tecnica consiste nel comprendere, nel fare nostro proprio l'idea che una prova per essere correttamente eseguita richiede tutta una serie di ingredienti che non solo devono essere presenti, ma devono essere presenti nella forma giusta, nelle quantità giuste e al momento giusto. Le prove dove vengono eseguite? soprattutto queste prove che qui sono elencate e che sono quelle che andremo a vedere, possono essere realizzate in dei laboratori, possono essere realizzate da strutture perse presso i propri laboratori o presso il cliente o presso un cantiere, oppure possono esserci delle prove che vengono realizzate direttamente da me e dalla mia azienda perché sono delle prove un po'più facilmente gestibili oppure perché ho al mio interno un...

piccolo laboratorio, un laboratorio più grande. Quello che però è importante è questo, per poter avere una spendibilità delle prove, è importante che a valle della prova venga emesso un certificato di prova. Questo certificato di prova deve avere tutta una serie di requisiti. Non solo in termini di informazioni che deve riportare, normalmente la norma mi dice quelle che sono le informazioni minime che devono essere riportate nel certificato, ma è importante anche che la struttura che esegue quel tipo di prova presenti un accreditamento, ovvero la prova deve essere una prova accreditata in un laboratorio di prova accreditato. Quindi c'è tutto un iter per arrivare all'accreditamento delle nostre prove, meglio, delle nostre strutture e delle nostre prove.

E in particolare nel momento in cui noi dobbiamo mettere in piedi un laboratorio accreditato e mettere in piedi delle prove accreditate. o da utenti andare a utilizzare, a far realizzare delle prove, ricordiamoci che dobbiamo valerci di laboratori di prova accreditati, ovvero sono quei laboratori che hanno ricevuto da un ente che si chiama Accredia, che è unico in Italia, l'attestazione di... essere una struttura in grado di avere le competenze, di avere la cultura. Diciamo della gestione del laboratorio, ma soprattutto avere le attrezzature idonee, manutenute bene, utilizzate correttamente, le procedure corrette e quindi è a tutti effetti una garanzia del risultato della prova.

In particolare quando io vado ad accreditare quindi una struttura. E accredito poi la singola prova, quindi non esistono i laboratori accreditati per fare tutto. Io posso avere un laboratorio che al suo interno mi fa, non so, dieci prove, ma soltanto tre prove sono accreditate, le altre prove sono fuori accreditamento. Questo perché ovviamente l'accreditamento ha un suo costo, sia per l'ottenimento sia per il mantenimento. Sul sito di Accredia noi abbiamo la possibilità di trovare i laboratori di prova accreditati, ma possiamo anche ovviamente trovare quelle che sono le prove di riferimento per le quali quel singolo laboratorio risulta essere accreditato.

Se noi prendiamo per esempio il nostro Politecnico. Noi abbiamo tantissime, tantissime attrezzature, tantissime attrezzature che ci permettono di fare sia le lavorazioni, ma anche tutta una serie di caratterizzazioni dei materiali, tutta una serie di prove sui materiali. Il problema qual è? È che noi non siamo una struttura accreditata, non abbiamo laboratori e prove accreditati, conseguentemente non abbiamo prove accreditate. Significa questo che noi non possiamo fare prove?

No, noi le prove le possiamo fare e le facciamo anche per le aziende. Che validità hanno quelle prove? Beh, detto tra noi sono prove che hanno validità nulla.

Nulla in che senso? Non perché non siano corrette, ma perché sono facilmente contestabili da chiunque. Mi spiego, se viene da noi un'azienda e ci fa fare una prova, noi facciamo la prova. Fatta bene, con attrezzature corrette, i risultati sono corretti, realizziamo, disponiamo un certificato di prova, lo diamo al nostro cliente, il nostro cliente è contento, ci paga, è soddisfatto della prova, ha fiducia nella nostra struttura, ma, ma, ma, in concretezza, arriva un terzo soggetto, un terzo soggetto, E può mettere in discussione quel certificato perché può dire al mio cliente, cara azienda X, e chi è questo Politecnico?

È una struttura accreditata? Assolutamente no. Quindi io posso non riconoscerti quel certificato. Viceversa, un laboratorio accreditato in fase di emissione del certificato.

in caso di emissione del certificato, rilascia un pezzo di carta che non è contestabile da nessuno e quindi io vado a mettere in campo un sistema il cui risultato è sicuramente più spendibile. Il che significa dire che Io vado a garantire il mio cliente e terze parti che quella prova sia valida a tutti gli effetti. Ovviamente, probabilmente vi state chiedendo perché il Politecnico non si è accreditato, perché questa scelta è una questione di costi.

Un laboratorio accreditato ha un costo importante, tenete conto che ci sono tanti, tanti, tanti laboratori, ogni singola prova va accreditata e quindi costi. Non da poco per quei laboratori che hanno più attrezzature, più prove e il core business del Politecnico non è sicuramente il core business di un laboratorio di prove esterno. Lo potrebbe diventare, ci sono Atenei che hanno fatto questa scelta, al momento il nostro Ateneo non ha fatto questa scelta che potrebbe essere una scelta prettamente anche tipo commerciale, ma questo non significa dire che noi siamo attrezzati per fare delle prove.

Il limite è soltanto quello che vi ho detto, il limite è quello che purtroppo l'azienda che ha bisogno di un certificato spendibile in opportune sedi deve necessariamente utilizzare un laboratorio accreditato. Nel momento in cui invece si rivolge a un laboratorio non accreditato può esso stesso accettare. testare i risultati del laboratorio, però chiunque poi potrebbe eventualmente mettere in dubbio il laboratorio di riferimento che andiamo ad utilizzare. Infatti se voi andate su Accredia e mettete la Politecnico di Bari, vedete che non ci sono la bottella di accreditati, quindi provo accreditate, se mettete altre serie universitarie sicuramente troverete degli accreditamenti che sono vari e che significano anche business per quell'Ateneo.

Io mi fermo qui con queste informazioni che vi ho dato di natura trasversale sulle prove tecnologiche, dalla prossima volta noi entreremo nel merito delle singole prove, rispettivamente quelle che vi ho elencato, che sono soltanto alcune. ma per capire insieme in cosa consistono, per capire l'approccio alla prova e per capire insieme quelle informazioni che si possono ottenere e come le possiamo spendere da una determinata prova. E'ovvio poi che ai momenti in cui nella vita lavorativa vi dovesse capitare questa esigenza di interfacciarvi con il mondo delle prove meccaniche, quindi le caratterizzazioni di un componente, di un materiale, Avrete la necessità di comprendere bene e stilare quello che si chiama un piano di prove.

Piano di prove significa dire che prove fare in funzione di quello che io voglio cercare, voglio ottenere come informazione ai fini ovviamente di quello che mi serve per caratterizzare quel materiale, quel componente oppure dovessi essere coinvolti in un incidente che può essere successo su un impianto dove fa delle verifiche. Che prove fare? Si fa uno studio, in base a ciò che voglio determinare faccio, applico determinate prove e ottengo determinati risultati spendibili in un determinato modo. Quindi anche la parte prove va pianificata a tavolino. Io mi fermo qui ragazzi.