Benvenuti, vi presentiamo questo filmato che abbiamo realizzato con l'aiuto di Bruno Bozzetto, che è uno dei grandi autori di cartoni animati italiani. Abbiamo chiamato Bozzetto per aiutarci a raccontare una storia non molto conosciuta e ancor meno raccontata. È la storia dell'uomo e dei suoi rifiuti. Quando pensiamo alle civiltà del passato, quelle dei nostri più remoti antenati, ci vengono subitamente le piramidi, il Partenone, il Colosseo, cioè le più mirabili opere dell'intelligenza e del lavoro umano. Tuttavia fin dai tempi più antichi l'uomo si è trovato a affrontare un problema che poi lo ha perseguitato per migliaia di anni e in forme diverse ci ha perseguito ancora oggi ed è quello dei rifiuti.
È una storia millenaria ed è un po'l'altra faccia della medaglia dall'incenso e dal dispensario. splendori al tanfo e alle pensilenze, ma è una storia molto istruttiva che vale la pena di conoscere. Vediamo.
Nella preistoria, quando i nostri progenitori erano cacciatori e raccoglitori nomadi che si spostavano in continuazione alla ricerca di selvaggina e di frutti e piante commestibili, il problema dei rifiuti non esisteva. Vagabondando da un luogo all'altro, i rifiuti non avevano il tempo di accumularsi pericolosamente. Le prime difficoltà sono apparse quando, con l'invenzione dell'agricoltura e dell'allevamento, l'uomo è diventato sedentario.
Quando cioè sono sorti i primi villaggi, che con il tempo si sono trasformati in grandi città. Dove finivano i rifiuti di queste grandi concentrazioni di uomini e donne? Per secoli e secoli la risposta è stata una sola. Per strada, nei cortili, nei sottoscala, nelle canalette o nei fossi. Un modo classico di disfarsi dei rifiuti è stato per millenni lanciarli dalla finestra.
Le città del passato non erano insomma molto pulite e non profumavano. I rifiuti di quelle epoche remote li chiameremmo oggi organici, cioè le scorie di uomini e animali, qualche bestia morta, gli scarti di botteghe come quelle del macellaio o delle cucine. Una mistura infernale per l'uomo, ma un vero paradiso per una schiera infinita di parassiti, alcuni invisibili e davvero pericolosi come quelli delle epidemie. Epidemie che, come la peste, tormentarono i nostri antenati per secoli e secoli. A dire il vero, una grande civiltà del passato tentò di affrontare il pericolo dei rifiuti in modo più attento.
L'antica Roma. che costruì un'estesa rete fognaria e ben 11 acquedotti. Alcuni che andavano a prendere l'acqua pulita a decine di chilometri dalla città. Insomma, l'idea moderna di rete idrica che allontana i rifiuti dalla città. Ma con la caduta di Roma, queste tecniche vennero in gran parte dimenticate.
Nel Medioevo e poi nel Rinascimento, le cose non andarono molto meglio. Nelle città italiane ed europee... centinaia di leggi e regolamenti tentarono di impedire l'accumularsi dei rifiuti nelle vie cittadine, almeno in quelle principali vicino alle chiese o ai palazzi del potere, minacciando pene severissime per i trasgressori, ma senza molto successo. Pochi ubbidivano. Spesso gli unici spazzini di quelle epoche erano i maiali che, girovagando nelle vie cittadine, mangiavano i rifiuti, ma ovviamente ne lasciavano altri.
Una delle conseguenze di questa pessima situazione igienica fu il ritorno di epidemie terribili come la peste. Solo alla fine del 1700, con la rivoluzione industriale, l'invenzione delle macchine a vapore e la straordinaria crescita delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, si riuscì a bonificare le città. Le prime ad avere una rete fognaria moderna furono Londra e Parigi, ma il modello si diffuse rapidamente.
perché si rivelò molto efficace nel combattere le epidemie come quelle di colera. Venne inventato il secchio per l'immondizia e organizzati i primi servizi stabili di nettezza urbana. Si può così riassumere quella prima idea per bonificare le città.
Allontanare il più possibile i rifiuti, sia liquidi che solidi, scaricarli nelle campagne e dimenticarsene. Ma come sappiamo l'ambiente non è una pattumiera dalla capacità infinita. in grado di neutralizzare quantità sempre crescenti di rifiuti, perché con la rivoluzione industriale comincia un rapido aumento sia del benessere individuale che del numero delle persone.
In altri termini la popolazione esplode. Da meno di un miliardo nel 1800 a 7 miliardi di oggi. Più persone, più rifiuti.
Maggiore ricchezza, maggiori rifiuti. Non solo, ma le continue invenzioni producono sempre nuovi materiali, dalla celluloide alla plastica, e tutto finisce prima o poi come rifiuto. E fra questi nuovi materiali alcuni sono tossici, pericolosi.
Nel 1800 un nostro antenato avrà buttato via ogni anno, sì o no, qualche chilo di immondizia. Noi ne gettiamo in media più di mezza tonnellata. Quindi non è più possibile allontanare i rifiuti, scaricarli nell'ambiente e dimenticarli. Bisogna trattarli.
Ma come? Il vero problema dei rifiuti, non solo di quelli urbani, è che sono una miscela, un misto spaventoso. Separarli dopo la raccolta avrebbe un costo proibitivo.
Inoltre nei rifiuti si trovano spesso materiali che si possono riutilizzare. e che vanno in ogni caso raccolti. Disperderli nell'ambiente danneggerebbe in modo irreparabile gli ecosistemi naturali. Il Cobat, da oltre 20 anni, è protagonista di questo settore. Dapprima con la raccolta delle batterie al piombo, per intenderci, quelle delle nostre auto.
Ne ha raccolte dal 1991 ad oggi oltre 230 milioni, riutilizzando tutti i componenti, a cominciare proprio dal piombo. Questi risultati... fanno dell'Italia il leader mondiale del settore.
Successivamente il Cobat ha esteso il suo raggio d'azione alle pile, quelle dei telefonini ad esempio, e agli elettrodomestici in disuso. Ma per garantire un futuro all'ambiente serve l'impegno dei cittadini a raccogliere in modo separato i diversi tipi di rifiuti. E questo è possibile non solo per quei materiali più semplici come carta, vetro o metalli.
ma per oggetti molto più complicati e pericolosi, come le batterie delle auto o le pile. E non bisogna dimenticare i rifiuti elettronici, come televisori, frigoriferi, computer e telefonini, che non vanno assolutamente gettati nei cassonetti o abbandonati per strada, ma portati alle piazzole ecologiche comunali. In questo modo le industrie che riciclano i vari tipi di rifiuto possono facilmente trattarli e trasformarli nuovamente in prodotti.
I rifiuti da maledizione secolare, da materiali da allontanare e dimenticare, si stanno trasformando in una risorsa che crea lavoro e occupazione in un grande settore industriale. E questa via virtuosa possa poi continuare e allargarsi dipende anche da noi e da voi. Dipende da quanto ci impegniamo e stiamo attenti quando compiamo quelle piccole azioni quotidiane come...
Gettare qualcosa nel secchio. Non costa davvero molto fare canestro, per così dire, nel secchio giusto. Questo piccolo gesto servirà a proteggere l'ambiente, a creare posti di lavoro e in definitiva a salvaguardare anche la nostra salute.
È il caso di pensarci. E questo filmato è stato realizzato proprio per ricordarlo come ci spiega l'ingegnere Morandi, che è il presidente di un'azienda. uno dei consorsi che da più tempo si dedicano a questo lavoro. Dal 1991 il Cobat lavora per evitare che l'ecosistema venga contaminato da rifiuti pericolosi.
Il nostro lavoro, ad esempio, ha impedito che tonnellate di piombo usato nelle batterie, che sono un rifiuto molto inquinante, venissero disperse nell'ambiente. Non solo il piombo così recuperato, è stato nuovamente impiegato con notevoli risparmi. Ma per svolgere ancora meglio e con più efficacia il nostro compito abbiamo bisogno della consapevolezza e dell'impegno di tutti. Per questo ci rivolgiamo a voi, che rappresentate il futuro, chiedendovi di raccontare in un filmato come nella vostra città la raccolta differenziata, ovviamente non solo dalle batterie, stia aiutando a proteggere l'ambiente e la natura. Sono certo che sarà un'esperienza molto interessante, un'occasione per conoscere come funziona il vostro quartiere e la vostra città e anche un modo di divertirsi lavorando insieme ad un progetto molto importante.
Il nostro consorzio, alla fine, premierà le migliori realizzazioni, ma tutti i filmati saranno visibili sulla nostra Web TV. Buon lavoro e arrivederci a presto. Grazie, Ingegnere.