Se le spegniamo e accendiamo in sala non è meglio. Abbiamo bisogno di registrazione. Ah, queste registrazioni. Perché deve essere tutto immortale?
Una volta che è morto lì possiamo morire anche noi, no? Anche perché oggi è venerdì santo, no? Dunque, Nice, beh l'avete sentito, è una delle pagine più importanti, più decisive, più tremende, perché Nice viene sempre letto in modo aforistico, in modo oracolare.
In realtà lui non è un oracolo, è vero che ha scritto per aforismi, ma scriveva per aforismi perché aveva delle difficoltà visive e dopo una ventina di minuti non riusciva più a scrivere a causa di una paralisi progressiva. contratta a seguito di una sifilide che aveva che aveva a sua volta contratto a 16 anni quando i suoi amici in epoca ginnasiale l'hanno portato in un bordello a Pforta lui ci andò e uscì disgustato si buttò sul pianoforte della hall di questo di questa casa di prostituzione urlando questa è la cosa più umana di questo ambiente intanto però si era preso la sifilide e siccome era si figlia di loro nulla si curava, era si figlia del lavoro, lavoro, lavoro, finché arriva, bastava un po'di antibiotici ma non c'erano ancora, e arriva al cervello e quando arriva al cervello incominciano dei vissuti paranoici, dissocianti, spaventosi. Nice nasce nel 19...
è 44 figlio di un pastore protestante ed è già un genio perché a 44 anni in occasione della morte di suo padre scrive un tistico in due versi in cui dice hanno sepolto un buon uomo ma per me era un super uomo grazie che era la figura di suo padre, aveva già 4 anni e incomincia a ruotare nella sua testa questa categoria del superuomo che poi i nazisti hanno utilizzato per le loro circonvoluzioni intestinali scambiate per circonvoluzioni cerebrali. Questo superuomo in realtà, come lo traduce opportunamente Vattimo, è oltre uomo, al di là della modalità con cui l'Occidente ha pensato se stesso, al di là della modalità con cui si è stato... stabilizzato, al di là della logica con cui si è custodito, al di là della scienza che si è inventato, al di là della religione che ha creato, questo oltre uomo che si lascia alle spalle tutte queste cose, è questo ubermensch, al di là, non al di sopra. Bene, poi questo povero Nietzsche aveva...
si era anche innamorato di Lou Salomé senza successo naturalmente da quando invece Lou Salomé aveva incontrato prima Nietzsche poi Rilke di cui si era davvero innamorata e alla fine Freud quindi com'era facile allora per una donna incontrare questi personaggi grandiosi noi oggi incontriamo solo polvere della storia in giro non c'è più nessuno interessante E dopo, prima di dire solo me, che davvero non lo tratta tanto bene, insomma, anche perché poi lei l'ha invitato a Venezia e lì c'è corso. L'ha trovata a letto con il suo amico Paul Re, quindi sapete che gentilezza. Poveretto non ha conosciuto nessuna donna, nessun elemento femminile.
Si era innamorato anche di Cosima, la moglie. di wagner per cui prima era tutto marino poi quando le cose sono guastate è diventato anti wagneriano considera schopenhauer il suo educatore poi rinnega anche schopenhauer scrive in una maniera pazzesca un libro praticamente ogni anno con una capacità stilistica, intuitiva e una potenza discorsiva ineguagliabili. Di questo se ne era accorto anche il più grande filologo all'ora dell'Europa, che era a Basilea, a cui Nice studente aveva mandato una sua esercitazione su Archilo, quindi una ventina di pagine. Oggi pensate un po'se il professore dice che 20 pagine da uno sconosciuto se le legge, non leggo neanche le tesi di laurea dei loro studenti.
Comunque questo si è entusiasmato di questo saggio breve di Nietzsche e l'ha chiamato a insegnare filologia a Basilea. Nietzsche non si è mai laureato, è diventato professore dopo tre anni di studi senza laurea triennale, non c'erano quelle porcherie allora. Non aveva finito gli studi ma la sua genialità consentiva che gli insegnasse. In generale anche all'università, anche ora oggi, formalmente si può insegnare anche se non si è laureati, così come si può diventare papi anche se non si è preti, ma nessuno le sa queste cose, quindi si seguono altre strade.
Bene, dopo la professione di filologia scrive quell'opera grandiosa che è la nascita della tragedia. E dovrebbe essere un'opera di filologia, in realtà le opere di filologia prevedono una riga di testa e una pagina di note, una riga di testa e una pagina di note, in quel libro non c'è neanche una nota e tutti i filologi dell'Europa si scaraventano contro Nietzsche dicendo tu non sei un filologo, tu non sai niente, scrive delle cose così a rampazzo, in realtà Nietzsche è stato l'unico che ha capito lo spirito greco, l'unico di tutti i filologi che si sono succeduti nella Germania e nella cultura tedesca. E allora Nietzsche si è arrabbiato da questo discredito e si è andato da Basilea e ha cominciato a girare per l'Italia, andando per esempio a Recoaro dove ha corretto le bozze della Gaia Scienza, a Messina, a Roma, a Venezia, ospite di chi lo accoglieva. Poi aveva una sorella terribile, tremenda, che era sposata con un forster, un antisemita violentissimo, la quale quando inizia ormai nel 1988 ha perso ormai la mente.
Lo aveva sdraiato su una panca in casa e lo faceva vedere a chi ha i curiosi per 12 marchi. E questo povero Nietzsche era raggomitolato su se stesso a offrirsi come uno spettacolo. Per questa donna tremenda, che cosa ha fatto questa donna dopo la sua morte?
Ha raccolto tutti i frammenti postumi, postumi nel senso che erano frammenti che non erano diventati ancora libri. e li ha combinati in un unico testo che ha intitolato La volontà di potenza traducendolo e falsificando il testo per renderlo omogeneo al clima nazista che non c'era ancora ma che si stava preparando come cultura della prima metà del Novecento, anzi i primi decenni del Novecento in Germania. Con delle piccole variazioni, non so, Wer ist der Übermensch, che è il superuomo. Basta fare invece di ver vir, noi siamo il super uomo qui fuori, e allora capite che non ci voleva molto. Dopodiché Nietzsche è diventato l'icona del nazismo, del fascismo, negli anni 70 invece è diventato preda della sinistra.
Poveretto, gli hanno fatto vedere di tutti i colori questo povero uomo. E comunque il suo pensiero è decisamente potente e fondamentale. Perché?
Perché ha... decostruito tutta la filosofia dell'Occidente, ma quando diciamo filosofia dell'Occidente non intendiamo dire qualcosa di astratto, dalla filosofia dell'Occidente dipende la cultura dell'Occidente, la cultura intesa come quelle proposizioni, quegli immutabili, quelle figure teoriche che costituiscono ancora oggi la nostra persuasione. La nostra persuasione, lui li demolisce uno a uno, perché è filosofa, come lui dice, col martello.
Bisogna filosofare col martello, senza ritegno, con forza. Attraverso quale spediente? Con il seguente spediente. Dunque la cultura dell'Occidente è stata fondata da un grande filosofo, il più grande di tutti.
A sentire White, la storia della filosofia non sarebbe altro che un commento a Platone, questo è il grande filosofo che ha inventato la cultura dell'Occidente. Lui decostruisce il platonismo, insieme al platonismo decostruisce rigorosamente il cristianesimo, da lui considerato. un platonismo spiegato al popolo, più che una religione, e lo fa con una strategia metodologica rigorosissima che consiste in questo.
Non bisogna fare come dice Platone, chiedersi che cosa sono le cose, che cos'è la ragione, che cos'è la verità, che cos'è il bene, che cos'è il giusto. Se voi leggete Platone, vi trovate di fronte sempre a questa modalità di interrogare. Una modalità che in greco è TST, che cos'è una cosa, no?
Dice, non si deve chiedere che cos'è una cosa, se no il gioco è già fatto, è già fatto a vantaggio di chi ha prodotto la definizione. Bisogna chiedere come è venuta al mondo questa cosa. Sostituire cioè alla definizione eidetica, quella che coglie l'essenza di una cosa, il suo che cos'è, la... Struttura genealogica, come è venuta al mondo? Che necessità c'era che venisse al mondo questa cosa?
Che necessità c'era che venisse fuori un Dio solo? Che necessità c'era che venisse fuori la ragione? E'una domanda che lui si pone. Come è venuta al mondo la ragione? E risponde, per caso, bisogna indagare questo caso.
e trovarne le condizioni per cui questa cosa è venuta fuori. E allora è inutile discutere se Dio esiste o Dio non esiste, perché è nata l'idea di Dio e il fatto che questa idea è nata vuol dire che ce n'era bisogno, che la gente aveva bisogno di questa idea. E perché ne aveva bisogno?
Perché è solo ciò che è stabile, ciò che è immutabile, ciò che non si muove, ciò che garantisce e costituisce la base a partire dalla quale è conducibile una vita. E se un'idea funziona in termini di stabilità, questa idea viene ritenuta vera, ma questa idea non è vera, è vera solo perché funziona, la verità non è altro che l'efficacia del suo funzionamento. Si capiscono queste cose? Speriamo, vi faccio degli esempi.
Platone che cosa fa? Voi siete platonici senza saperlo, adesso vi dico perché siete platonici, così dopo destrutturiamo tutti i vostri pensieri sul martello. Voi siete platonici perché innanzitutto credete nel principio di non conto. Quando parlate con uno e questo uno si contraddice, gli fate notare che si contraddice, con questa osservazione ritenete di avere distrutto quel pensiero. Giusto?
credete al principio di non contraddizione ma cosa vuol dire credere al principio di non contraddizione credere che una cosa è se stessa e non un'altra che la bottiglia la bottiglia e non un'altra cosa i principi della contraddizione il fondamento della ragione ma è vero no dice niente non è vero funziona ma non è vero funziona. Perché non è vero? Perché è vero che la bottiglia è la bottiglia, ma se io la scaravento in prima fila diventa un'arma impropria, quindi la bottiglia è disponibile per molti significati. E il fatto che la ragione ne stabilisca uno solo, la bottiglia è la bottiglia e non altre cose, è una convenzione che torna utile.
Perché vedete che se io prendo in mano la bottiglia in prima fila non si muovono a mosca, mentre potrebbero anche terrorizzarsi. Oppure prendo in mano un coltello che di solito serve per tagliare la bistecca e nessuno si terrorizza, perché pensano che io utilizzi il coltello nella modalità contenuta, ma il coltello è disponibile per mille cose. Allora il principio di non contraddizione è vero?
No, funziona. Funziona e cosa garantisce? Garantisce innanzitutto la prevedibilità dei comportamenti. Io prendo un coltello e tutti si immaginano che taglia la bistecca e basta, e lì mi fermo. Ma il bambino che è più innocente, e se voi cominciate a leggere così parlo a Zaratustra, vedete che la forma più alta del modo di essere al mondo è quella del fanciullo, il bambino che è innocente, che non è ancora arrivato alla ragione, se gli date in mano un coltello, quello lo usa per come il coltello si offre, per mille cose, per mille ragioni, per mille pericoli, per cui i bambini vanno accuditi.
Allora il principio della contraddizione è valido, è vero? No, è valido, funziona, funziona perché garantisce, perché fa un servizio, perché fa sì che se io ti dico dammi una bottiglia tu non mi porti una penna, perché la bottiglia è la bottiglia e non è una penna. Si capiscono queste cose?
Andiamo avanti. La ragione, la ragione l'ha inventata Platone. Perché prima la gente come parlava? Non parlava in modo razionale, parlava attraverso un linguaggio simbolico, dove una cosa era se stessa ma anche qualcos'altro.
Anche qualcos'altro, di questo vi ho già parlato in altre conferenze, non mi voglio dilungare altrimenti non arriviamo più a Nice. Per esempio vi ho raccontato in un'altra occasione che quando Leopardi dice, dimmi che fai Tolun in Ciel, Se la luna è la luna, inutile fare domande del genere, insomma. Le domande del genere si giustificano se la luna è la luna, ma nella mente del poeta è anche qualcos'altro, un'interlocutrice a cui posso chiedere il senso della mia vita. E allora a questo punto c'è un'oscillazione nell'ambito dei significati.
Conferisco alla luna un valore simbolico, non è solo quel satellite che gira intorno alla Terra, ma anche... Un'interlocutrice cui posso porre le mie domande esistenziali. Questo ma anche ci fa uscire dalla ragione. E sotto questo profilo, giustamente, Nietzsche dice che i poeti mentono troppo dal punto di vista razionale. E Heidegger dice che sono i più arrischianti, perché arrischiano la follia, perché quando oscillano i significati entriamo immediatamente nel territorio della follia.
Principi di non contraddizione, linguaggio razionale, Platone ha inventato anche l'astrazione. Cosa vuol dire astrarre? Che è una prerogativa solo della cultura occidentale. Astrarre vuol dire prescindere dalle differenze che le cose hanno, per esempio, non so, questa sedia può essere diversa dalla sedia dove siete seduti voi.
di questa sedia può essere il colore diverso dal vostro, ma quando dico sedia, voi con questa parola vi riferite a tutte le sedie della Terra, e prescindendo, ecco cosa vuol dire astrarre, prescindere da. dalla corporeità di questa sedia, dalla loro forma, dal loro colore e cogliere unicamente l'essenza della sedia, dispositivo per sedersi, non ci importa tutto il resto. Questa figura dell'astrazione che è nata con Platone, che ce l'ha insegnata Platone, determina una sorta di grande economia nell'ambito del pensiero, perché il pensiero fa prima procedere, se non deve stare a curare tutti i particolari delle cose, né cattura l'essenza.
giusto e però catturando nelle essenze trascurando la corporità delle cose si comincia a mettere la corporità fuori gioco nel senso che i corpi sono diversi se io dico donna penso a tutte le donne della terra ma questa donna è diversa da quella donna da quell'altra donna quella donna le differenze che sono testimoniate dalla corporità delle cose vengono esclusi dai discorsi il mondo diventa spirituale diventa ideale La verità consiste sostanzialmente nel catturare l'essenza delle cose, prescindendo dalla diversa configurazione che assumono quando queste cose sono incarnate nella loro corporeità. Questa bottiglia è diversa da un'altra ipotetica bottiglia, ma tutte e due si dicono bottiglie perché prescindiamo dalle differenze corporee. E qui comincia la svalutazione dei corpi, che Platone ritiene essere fonte di follia e non di ragione.
E'di follia per la semplice ragione che se vogliamo costruire un sapere universale e valido per tutti non possiamo attenerci alle sensazioni corporee. Se qui dovessi dire se fa caldo o fa freddo e ciascuno dovesse dare il suo risponso sulla base della sensazione corporea avremmo tante temperature quanto sono i vostri corpi, non arriveremmo ad una oggettività e scientificità della temperatura di questo ambiente. E allora, come dice Platone, se vogliamo raggiungere la scienza, se vogliamo raggiungere un sapere universale, dobbiamo procedere per numeri, idee, misure, non sensazioni, non corpo. che subisce passioni, malattie, diversificazione da quando è piccolo, quando è grande, quando è vecchio. Non è luogo di verità il corpo.
La verità sta nel catturare l'essenza delle cose. Se io ho l'essenza dell'oro, l'idea di oro, posso dire se questa maniglia è d'oro o di ottone, ma se non ho l'idea di oro non sono in grado di distinguere l'oro dall'ottone. E allora il nostro pensiero deve essere astratto, catturare le idee. e l'organo preposto alla cattura delle idee, alla convivenza con le idee, si chiama anima, parola inventata da Platone.
Per risolvere un problema di conoscenza, siccome dei corpi e delle informazioni corporee non possiamo fidarci, è necessario che ipotizziamo che ci sia in noi una dimensione altra dal corpo, che noi chiamo psiche, anima, la quale, amica delle idee, cattura. l'essenza delle cose, procede per discorsi e ragionamenti senza lasciarsi appesantire dalla corporità delle cose e del corpo che Platone considera prigione dell'arte. l'anima e il corpo deve essere sottoposto a un esercizio di morte melete tuzzanato nel senso di mortificarlo in modo tale da non essere di essere in grado di contenere le passioni gli sconvolgimenti a stenersi dalle malattie evitabili e tutte queste cose il corpo viene messo fuori gioco perché non dà testimonianza di verità dice di dirà c'è più sapienza nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza ma questo vedremo in che senso lo dirà e in che senso ha ragione di dirlo questa cultura dell'anima come in questa maniera platone inaugura un dualismo anima e corpo che viene poi ripreso dalla cultura cristiana ecco perché dice dice cristianesimo non è altro che un platonismo spiegato al popolo dove il corpo viene considerato appunto con come il luogo della carne da redimere, mentre l'anima diventa il ricettacolo dove parla il Dio.
Agostino dice che in interiorità dell'anima abita Dio, abita Cristo, abita verità. Nell'interiorità dell'anima. c'è il luogo della divinità, c'è il luogo della verità.
E questo scenario prosegue nell'Occidente e ancora oggi voi siete convinti, malauguratamente, nonostante le prediche che ho fatto a Misano, di essere comporti di anima e corpo. Ancora oggi. ancora oggi, vedete come Platone lavora dentro di voi, vedete che non sto parlando di cose strane, stiamo semplicemente smascherando quelle persuasioni che condizionano le strutture nel nostro modo di pensare che sono la grande impostazione che Platone ha fatto. per l'Occidente e non è un caso che la scienza sia nata in Occidente e non è nata in Oriente perché è nata in Occidente scienza e tecnica? Perché gli occidentali da 2000 anni erano in grado di astrarre, di lavorare con idee, numeri, misure mentre nel mondo orientale non si pensa per idee, non si pensa per astrazioni, non si pensa per essenze, non si dice l'albero, si dice questo albero dalla vita e dalla morte, questo albero dalla luce e dalle tenebre Questo albero, avete in mente che adesso ogni volta che si va un po'nella cultura orientale cominciano quei giochi da Tai Chi, quelle parabole televisive di forma umana.
in cui si vuole catturare l'energia di quel luogo, perché non c'è più il luogo, ma ci sarà quel luogo, ma non più quell'altro luogo, eccetera. Capita la differenza tra Oriente e Occidente? Una differenza notevole. Bene, tutto questo, dice Nietzsche, è Platone, ma tutto questo è l'Occidente, tutto questo è la metafisica dell'Occidente.
Metafisica regolata da una razionalità rigorosa, da un'idea di verità che Platone ha instaurato come corrispondenza, orzotes, dice Platone, come corrispondenza, tra la cosa sensibile e la sua idea. Questa bottiglia per Platone non è la bottiglia, l'essenza, l'idea di bottiglia, infatti ci sono bottiglie tutte diverse tra loro. Questa è una bottiglia perché imita l'idea di bottiglia, perché partecipa all'idea di bottiglia.
Capite queste cose? Non credo che le capiaste, non credo che le capiaste, e se non le capite vuol dire quanto è radicato dentro di voi Platone. Orsotes vuol dire corrispondenza, questa corrisponde all'idea di bottiglia, sì.
e allora è una bottiglia ma se io non avessi l'idea di bottiglia non so che cosa è sta roba questo corrisponde all'idea di microfono se ho l'idea di microfono sì ma se non ce l'ho non so se venisse qui uno delle tribù primitive e vede questa cosa lo potrebbe prendere per un totem se viene qui un bambino non sa che cos'è allora ci vogliono prima le idee delle cose appinché si riconoscano Platone dice che conoscere è ricordare, è riaccordare quel che vedo con l'idea che a suo tempo l'anima quando era nel cielo, nell'iperuragno, ha acquisito la conoscenza delle idee e grazie a questa conoscenza, vedendo le cose sensibili, stabilisce che queste corrispondono alle idee di cui aveva avuto conoscenza a suo tempo. Il grande Platone, che si chiamava Crisian, ma l'ha chiamato Plato perché era tozzo e basso come un platano. Ed allora Platone, grande, è il piloto più grande davvero mai apparso, è in grado di strutturare una cultura, un modo di pensare, un modo di parlare.
E noi siamo ancora oggi tutti platonici. Si chiede Platone ma come è venuta al mondo la ragione che Platone ha inaugurato? Basterebbe che voi leggete per esempio l'Odissea e vedete che nell'Odissea non si compiono ragionamenti, si compiono similitudini, non si dice Ajace è forte, ma Ajace come il leone si fa nei paragoni, perché non c'è ancora la ragione come struttura portante, non c'è ancora la grammatica, Socrate è saggio.
Non c'è la parola profondo, per esempio, la introduce Eraclito, quando uno pensa profondamente, si dice che ha molti pensieri, polloi, molti pensieri, non c'è ancora una struttura logica. E se i filosofi parlano del verbo essere come l'essere, l'essere, l'essere, dice ma per forza l'essere, perché tutte le parole, tutte le proposizioni contengono la parola essere. Socrate è questa copula che è diventato l'oggetto della filosofia.
E si chiede come spiegherebbero i filosofi occidentali ai caucasici, che non hanno la declinazione attiva, ma hanno la declinazione passiva, non hanno il verbo essere. Non dicono io sono mangiante, ma il cibo mi nutre. Ecco, allora come farebbero a spiegare la filosofia dell'essere?
Ecco, questa cosa qua. Bene, Nisce interviene a... livelli con questo tipo di domanda come è venuto al mondo la ragione e la risposta è una risposta tremenda e ultimo al mondo perché c'era un pericolo se non si inventava la ragione Si sarebbe piombati in un disastro, forse nell'estinzione di un popolo.
Vi leggo un pezzettino in cui dice questa cosa. Io non porto mai fogli, ma qualche volta qualche citazione mi da da farla. Se si sente la necessità di fare della ragione un tirano, Tiranno, dunque tiranno vuol già dire che la ragione non è la verità ma è un arbitrio, convenuto, ma un arbitrio, se ne poteva inventare un'altra. Se si sente la necessità di fare della ragione un tiranno, come fece Socrate, Non deve essere piccolo il pericolo che qualche altra cosa si metta a tiranneggiare.
A quel tempo si indovinò nella razionalità la salvatrice. Né Socrate né i suoi malati erano liberi di essere razionali. Era de rigueur, era il loro ultimo rimedio.
Il fanatismo con cui tutto il pensiero greco si getta sulla razionalità tradisce una condizione penosa. Si era in pericolo, non c'era una scelta, o andare in rovina o essere assurdamente razionali. Si deve imitare Socrate e stabilire la permanenza contro gli oscuri appetiti, una luce di orna, la luce di orna della ragione. Si deve essere saggi, perspicui, chiari.
ogni costo ogni cedimento agli istinti all'inconscio porta a fondo questo è la necessità che induce a inventare la ragione e da dove viene sta necessità viene da condizione tragica in cui i greci si sono venuti a trovare perché i greci e non gli altri popoli perché dice giustamente nici greci è l'unico popolo che si è trovato di fronte ha avuto il coraggio di guardare in faccia il dolore Sembra una presetta da niente, ma i cristiani questo coraggio non ce l'hanno avuto perché il dolore lo guardano in faccia pensando o alla guarigione o alla salvezza in vista di qualcosa di positivo. No, il dolore, proprio quello lì su cui non c'è rimettio, quello per il quale gli stoici dicono substine, abstine, reggilo, substine e astienita dal metterlo in scena. Hanno avuto il coraggio di guardare in faccia il dolore. E cos'è questo dolore?
Il dolore è la morte. Gli uomini muoiono al pari degli animali, al pari delle piante, e sanno di dover morire. Ma hanno preso sul serio questa scenografia e gli uomini greci non li chiamano uomo, anche se hanno le parole per dire uomo, avevano la parola antropos, avevano la parola aner, non li chiamano così, li chiamano all'epoca di Platì e Omer, lo chiamano brotos, che vuol dire colui che è destinato a morire, all'epoca di Platone lo chiamano znetos, zanatos, il mortale.
Il mortale, non ci sono speranze ultraterrene, si muore, come tutte le cose. Perché si muore? Perché siamo elementi della natura, elementi della specie, la quale può sopravvivere alla sola condizione che gli individui nascano, crescano, generino e muoiono. Questo noi siamo.
C'è un'economia della specie, c'è una naturalità, c'è qualcosa che ci rende simile all'animale. Infatti c'è la definizione animale ragionevole. Unisce e dice, questa è una definizione che bisogna abbandonare, che non abbiamo dell'animale. quella virtù animale che si chiama istinto, ma abbiamo la consapevolezza invece di avere lo stesso destino dell'animale e la consapevolezza di dover morire, mentre l'animale questo non lo sa. E qui un'altra breve lettura dice L'uomo chiese una volta all'animale, perché non mi parli della tua felicità e soltanto mi guardi?
L'animale dal canto suo voleva rispondere e dire, ciò deriva dal fatto che dimentico subito ciò che volevo dire. Ma subito dimenticò anche questa risposta e tacque. Sì che l'uomo se ne meravigliò. Ma egli si meravigliò anche di se stesso.
Per il fatto di non poter imparare a dimenticare di essere continuamente legato al passato. Per quanto lontano, per quanto rapidamente, di correre, corre con lui la catena. Il passato è il luogo della memoria e la memoria è il luogo della nostra identità.
Se non avessimo memoria non sapevamo più chi siamo. Basta guardare i vecchi colpiti da Alzheimer. Hanno perso la memoria, come ne sa anche l'identità. Osserve il greggio che ti pascono innanzi, esso non sa cosa sia ieri, cosa oggi, salta intorno, mangia, riposa, digerisce, torna a saltare, e così dall'alba al tramonto e di giorno in giorno. legato brevemente con il suo piacere e dolore, attaccato cioè al più olo dell'istante, perciò né triste né tediato.
Il vederciò fa male all'uomo, perché al confronto dell'animale egli si vanta della sua umanità e tuttavia guardia con invidia la felicità di quello. Già che questo soltanto egli vuole, vivere come l'animale, né tediato né fra i dolori, e lo vuole però in vano. perché non lo vuole come l'animale. E qui siamo fregati noi uomini.
Cioè che cosa ci sta dicendo Nietzsche con queste frasi che vi ho lette? Ci sta dicendo che dentro di noi c'è una lacerazione profondissima di cui i greci si sono resi perfettamente conto. Da un lato noi siamo dei funzionari della specie, la natura ci prevede, questo continua a stare al bianco, prevede che noi nasciamo, cresciamo, generiamo, moriamo. e dall'altro c'è un io che vuole costruire un senso dalla propria vita. E quante volte ci chiediamo qual è il senso della nostra vita, qual è il senso del nostro tempo, questa categoria del senso, questa domanda tremenda, che parte dall'economia dell'io.
Il nostro io vuole un senso, vuole un progetto, vuole un obiettivo, vuole una meta da realizzare. E allora c'è una lacerazione tra quello che davvero noi siamo semplice funzionare dalla specie destinati alla morte affinché l'economia della specie abbia la possibilità di riprodursi e continuare e dall'altro questo sogno dell'io dell'uomo che cerca un senso in vista della morte che è l'implosione di ogni senso incipitragoedia dice questa è la tragedia e infatti quando remida incontra un satiro, Sileno. I satri sono mezzi uomini e mezzi capri, non sono a caso. I satri sono anche le divinità della tragedia. Pan, il dio della tragedia, è un satiro mezza capra e mezzo uomo.
I cristiani l'hanno fatto diventare il diavolo. L'iconografia del diavolo non è altro che l'iconografia di Pan. Perché c'è la doppia natura. Tu sei un animale che ha lo stesso...
Tu, uomo, sei un animale che ha lo stesso destino degli animali. Però sei anche uomo, sei anche uomo e perciò cerchi un senso nella tua esistenza. Le due cose non coincidono, non collimano perché la natura ti farà morire e tutto il senso che tu produci nella tua esistenza imploderà con la tua morte.
Eremida chiede al Satiro incontrandolo che cosa c'è di più desiderabile in questa vita e il Satiro risponde a farmi questa domanda stirpe miserabile ed effimera si riferisce all'uomo stirpe miserabile ed effimera figlio del caso e della pena nasciamo per caso e le pene non ci mancano nella vita figlio del caso e della pena la pena però qui si riferisce alla pena e alle doglie della madre che ci mette al mondo figlio del caso e della pena perché vuoi sapere quello che per te è assolutamente Dannoso conoscere, meglio per te non essere nato. E la cosa migliore che ti posso augurare è di morire presto, per non assistere a questa nostra vita impegnata radicalmente in una costruzione di senso, in vista della morte non decisa da noi ma dalla specie, che determina l'implosione del senso. Questa è la tragedia, i greci l'avevano vista estremamente bene, per cui fu di necessità. che dice, dice, prima inventarono l'Olimpo. Che cos'è l'Olimpo?
L'Olimpo non è altro che la trasfigurazione dell'umano e delle passioni umane nella figura dell'eternità. Gli dei non muoiono, per il resto sono esattamente simili agli uomini. I greci cominciano prima a sognare e attraverso il sogno degli dei dell'Olimpo inventano che cosa? Inventano la bellezza, inventano l'estetica.
e niente nella tragedia nella nascita la tragedia dice solo come fenomeno estetico forse la vita è degna di essere vissuta con la parola estetica noi dobbiamo fare coinvolgere due significati da un lato estetica e bellezza ma dall'altro lato estetica è una parola che viene dal verbo greco ai stanno mai che vuol dire sensazione corpo viviamo questo corpo con tutte le sue sensazioni attraverso le sensazioni catturiamo quello che c'è di bello da sentire, da vedere, da udire, da fiutare e questo è il tempo, è il tempo della vita, solo come fenomeno estetico la vita è degna di essere vissuta. Ma poi non gli bastò la trasfigurazione olimpica, non gli bastò la rappresentazione dell'uomo nel mondo degli dèi e con Pratone... Si è inventata la ragione, si è inventata la ragione da quale è in grado di far trapassare le angosce esistenziali in contraddizioni logiche. Le angosce esistenziali vengono tradotte in problemi che si possono anche risolvere.
Questo è stato il colpo di genio di Platone, dice, trasferire l'angoscia dell'esistenza in una problematica razionale. Grande funzione della ragione. E poi la costruzione di immutabili che garantiscono la vita.
Nel mondo greco, prima della ragione, immutabile era il destino, ananche la necessità, il fatto, la moira, nei confronti del quale l'uomo non aveva nessun potere. Poi con la ragione è diventato il sommo bene, Toa Gazon, quel sommo bene che è al vertice di tutte le idee e le essenze nel mondo iperuranico, che è il mondo al di là del cielo, dove ci sono le idee di tutte le cose, rispetto alle quali le cose del mondo sensibili, abbiamo detto prima, sono semplici imitazioni. Con il cristianesimo un altro immutabile che è Dio.
Con la scienza un altro immutabile che sono le regole e il metodo. Queste forme immutabili ci danno sicurezza e noi diciamo quando la scienza scopre qualcosa è una verità scientifica, una verità scientifica. Mi si dice la scienza, mamma mia, la scienza allegra, fa come i bambini la scienza.
nasconde qualcosa dietro un cespuglio poi lo va a cercare lo trova l'ha messo prima lei questo ed è così il metodo scientifico guardato dal punto di vista di nicio prima avanza delle ipotesi poi sottopongo alla natura esperimento se l'esperimento mi conferma le mie ipotesi assumo questa ipotesi come leggi di natura ma quello che conosco è la natura o è la lettura che faccio della natura a partire dalle mie ipotesi ecco qui il giochino e lui smonta anche la scienza a questo punto e allora che cosa c'è se a questo punto non conta più niente ma Qualche frasetta buona per farvi capire meglio le cose. La logica è legata a questa condizione, supporre che si diano casi identici. Allora, questi occhiali sono diversi dai suoi occhiali. occhiali.
Allora, noi supponiamo che siano identici, poi possiamo parlare di occhiali, non importa che i suoi siano diversi dai miei, la supposizione che tutte le cose, anche se sono diverse nella loro corporeità, possono essere trattate come identici, fa sì che si possa ragionare con idee, numeri, misure e molto velocemente. È un'economia anche della mente ragionare per essenze e non per figure. Che cos'è dunque la verità? un mobile esercito di metafore, metonimie, antropomorfismi. In breve, una somma di relazioni umane che sono state potenziate poeticamente e retoricamente, che sono trasferite a bellite, che dopo un lungo uso sembrano a un popolo solide, canoniche, vincolanti.
Le verità sono illusioni di cui si è dimenticata la natura illusoria. E poi la scienza. Se qualcuno nasconde qualcosa di Funchespund, se lo ricerca nuovamente, là, e ve lo ritrova, in questa ricerca, in questa scoperta, non vi è molto da lodare. Eppure le cose stanno in questo modo, riguardo alla ricerca delle scienze, alla scoperta delle verità, entro il territorio della ragione e della scienza. Ha capito questa cosa?
Ora lui non è contro la ragione, non è contro la scienza, non è contro Dio, questo bisogna capire bene, non fa annunciare la morte di Dio da un ateo che è contro Dio, che dice che non esiste. Gli altri sono proprio più, diciamo, perdere. Quelli che credono in Dio hanno una loro configurazione, gli altri pensano di contraddirla restando lo stesso cerchio, che è il cerchio, tu dici sì, io dico no, ma è l'argomento che ci coinvolge.
e non è l'altro è il folle fuori da sta logica fuori da sta logica e allora se la ragione ha consentito agli uomini di imparare a parlare di tener fermo che una cosa e se stessero uno un'altra e quindi di prevedere i comportamenti. Se Dio ha costituito uno sfondo di rassicurazione, le cose devono andare in quella modalità, secondo come Dio vuole, secondo i suoi comandamenti e precetti, di nuova stabilità. Senza stabilità non cresce una cultura, una società.
Senza stabilità noi viviamo nell'imprevedibile e nell'angosciante. Il terrorismo ce ne fa vedere un po'la sensazione, no? Il terrorismo ha la caratteristica dell'imprevedibilità, ci riprende.
agli antichi tempi dell'umanità quando l'umanità ha dovuto inventare delle macchine bestiali tra cui per esempio il principio di causalità per riuscire a prevedere l'effetto in presenza di un evento che veniva nominato causa in modo che se c'è un rapporto causa effetto quando vedo una cosa so che è l'effetto di una causa mi difendo quindi in anticipo prevedo Ecco, ci si difende dall'imprevedibile, la stabilità è la garanzia dell'imprevedibile, la garanzia dell'incalcolabile. Dice ancora un altro passo, ma qui ho perso un po'le cose. Va beh, fa niente, dai.
Cosa vogliono gli scienziati? Vogliono la regola, la regola perché la regola è la maggior difesa nei confronti dell'incalcolabile. Quasi che l'incalcolabile ci mettessi in uno stato di paura, di terrore, quindi in un arresto di civiltà. Quindi la ragione, Dio, la scienza, la tecnica, oggi potremmo aggiungere che all'epoca sua non era in circolazione.
Sono strutture di stabilità che ci danno un ordine nel mondo. In questo noi siamo sicuri, siamo stabili, riusciamo a vivere. E sotto questo profilo svolgono un bel vantaggio, svolgono un ruolo molto positivo. Quindi Nietzsche non nega, non disprezza queste cose, come potrebbe fare l'Africa nei confronti di Dio. Nietzsche sostiene queste cose, però dice non mi venite a dire che questi sono luoghi di verità.
Questi sono luoghi di utilità. È stato utile inventare la ragione, è stato utile inventare Dio, è stato utile inventare la scienza, ma non è vero ciò che dice la ragione, ciò che dice Dio, ciò che si dice in nome di Dio e ciò che dice la scienza. La scienza lo sa di non dire cose vere, gli scienziati lo sanno, siamo noi che non lo sappiamo.
Perché la scienza non direbbe mai che quello che scopre è verità. La scienza dice che quello che scopre sono esattezze. La scienza dice solo cose esatte, non cose vere.
Esatto vuol dire ex acto, ottenuto dalle ipotesi che ho anticipato. Se imposto le cose da questo punto di vista, ottengo questi risultati. Se lo dovesse impostare da un altro punto di vista, ottengo questi altri risultati. La scienza non dice verità, dice esattezze. Noi sbrogliamo la testa, impariamo queste cose, muoviamoci con più velocità in questo mondo e più abbedutezza se no altrimenti vincono i discorsi dei leghisti, sono insopportabili, non ce la faremo mai.
E allora Nisce dice Sono ancora in attesa che un filosofo medico, ecco lui vuole un filosofo medico, i medici salvano la vita quando si riescono, sono ancora in attesa che un filosofo medico nel senso eccezionale della parola, inteso al problema della salute collettiva di un popolo, di un'epoca, di una razza, dell'umanità, abbia in futuro il coraggio di portare al culmine il mio sospetto. e di osare questa affermazione. In ogni filosofare non si è trattato per nulla fino ad oggi di verità, ma di qualcos'altro come salute, avvenire, sviluppo, potenza, vita. Basta, ha sbancato la filosofia, ha sbancato la metafisica, intendendo che tutto ciò che la filosofia, la metafisica e la religione hanno inventato sono condizioni per vivere. E reggono finché non ne arrivano di nuove e più rassicuranti di condizioni per vivere.
La verità è un esercito di metafore che a furia di essere sentite vengono assunte come vere, dimenticando che sono metafore. Si capisce questo discorso adesso? Un pochino, eh? E allora arriviamo al platonismo spiegato al popolo. che è Dio, Dio è esattamente la riproduzione di Platone, nel senso che, ho detto prima, che Nietzsche dice anche che la tragedia da cui è nata la ragione non è un genere letterario, la tragedia è l'essenza della grecità.
è fuori dalla grecità pre-razionale ed è per questo che Nietzsche non fa incominciare la filosofia da Socrate ma la fa incominciare da Apollo e da Dioniso cioè dal mondo degli dèi che sono irrazionali Dioniso addirittura è il dio della follia e Apollo il dio dell'ordine con questa grande contesa tra mettere ordine nel caos Ecco, non è un genere letterario, ma è l'essenza della grecità. Nel 33 d.C., quando i naviganti navigavano nelle acque dell'Egeo, udirono un grande grido, il grande pane morto. Il pane era il dio della tragedia, era il dio mezzo capra e mezzo uomo.
Il grande pane morto nel 33 d.C. E con pane è morta la tragedia. Perché?
Perché è arrivato il cristianesimo. 33 dopo Cristo, morte e risurrezione di Cristo. È arrivato il cristianesimo. Con il cristianesimo non c'è più tragedia.
Perché c'è speranza. C'è speranza. O illusione. Ma funzionano tutte.
Funzionano tutte tranquillamente queste cose. E il colpo di genio del cristianesimo, dice Nietzsche, è quello di aver detto ai mortali non morirete mai, partita vinta. A questo punto la grecità implode e nasce il cristianesimo, il quale non aveva nessuna filosofia, non aveva nessuna teologia, non aveva un bel niente per armarsi contro una grande religione che allora c'era di origine platonica, che era l'agnosi, si mette a rapinare Platone. Il grande rapinatore è Sant'Agostino, il quale assume il dualismo platonico mondo sensibile e mondo sovrasensibile, lo trasforma in terra e cielo, in città celeste, città terrena, disprezzo del corpo, carne da redimere, salvezza dell'anima che nella tradizione giudaico cristiana non esiste, l'anima non c'è. Non c'è neanche la parola.
Lo stesso San Paolo, quando pensava che i cristiani venissero assunti in cielo, quando gli dicono che sono morti, dice e allora risorgeranno, non risorgerà l'anima, risorgeranno con un corpo d'aria, neumaticos soma, perché gli manca la parola, non c'è la parola anima nella tradizione ebraica e neanche in quella cristiana. E se non credete a me che non credo in Dio, andate a credere ai teologi che vi confermano. A partire da Enzo Bianchi che dice che non si deve mai parlare di anima che non esiste, bisogna parlare di interiorità, senza confondere con l'interiore, se no cominciamo di nuovo a fare disastri. Bene, Dio è morto, avete sentito prima l'annuncio un folle, uno che è fuori dalla logica di Dio esiste e Dio non esiste.
Perché quando uno muore vuol dire che prima era vivo. E se era vivo il mondo funzionava come Dio vuole. Ecco qua, questo che mi interessa.
La verità è solo una verità storica. È accaduta questa storia, quindi l'idea di Dio era valida perché se non c'era l'idea di Dio non nasceva il Medioevo, non nasceva il Rinascimento, non nasceva neanche la Rivoluzione Francese che non aveva bisogno di abbattere la religione. Non nasceva neanche il marxismo, l'idea di Dio è un'idea potente che ha organizzato l'Occidente. Dire che Dio è morto vuol dire che ormai il mondo non si organizza più intorno a Dio.
E quindi è morto, non funziona più, non genera più, non produce più effetti di realtà. Ecco cos'è la verità di Dice, produrre effetti di realtà. Non so, nel Medioevo, non capiremmo niente del Medioevo, se è vero che non so, la letteratura, di cosa parla il Medioevo? D'inferno, purgatorio, paradiso, no? L'arte cosa fa vedere?
Arte sacra nelle chiese, anche le donne sono donne angelo, se tolgo Dio non capisco niente di quell'epoca. Ma se togliamo Dio dal mondo contemporaneo la capiamo ancora la nostra epoca? Sì, altro che non la capiremo più se togliessimo la parola denaro, se togliessimo la parola tecnica. Ma se togliamo la parola Dio, quindi Dio non fa più mondo.
È un'idea che non serve più, perché il mondo non accade più come Dio vuole. Secondo i comandamenti di Dio. Ma siccome su Dio era impostata tutta l'attrezzatura dei valori dell'Occidente, tutta l'attrezzatura dei valori dell'Occidente, prima in quelle metafore che avete sentito cantare per bene da quell'attrice, chi ci ha cancellato l'intero orizzonte, senza più Dio come punto di riferimento da cui scendevano i precetti, i comandamenti, i valori, la famiglia, l'educazione? la pietà, la misericordia, il perdono, tutte ste cose non ci sono più se va via quello, se si congede a Dio è finita questa storia qua. Chi ha cancellato l'intero orizzonte?
Dove andiamo precipitando in alto in basso ai lati senza più un riferimento? Non ci inghiotta un grande nulla. Ecco queste sono le cose, cosa sono diventate ormai le chiese. se non le tombe e i sepolcri di Dio.
Andate in una chiesa oggi e avete esattamente la realizzazione di questa profezia. E allora, se Dio muore, collassano tutti i valori. E incomincia un tempo che si è al di là del bene e del male, perché non c'è più una regola. Come puoi stabilire cos'è bene e cos'è male? Prima c'erano i comandamenti che se stavi a quelli eri nel bene, se li trasgredivi eri nel male, ma una volta che collassano come fai?
Al di là del bene e del male, l'altra opera di Nietzsche, e se non ci sono più i valori, svalutazione di tutti i valori. E qui dice, non è che i valori erano veri prima, no? Perché no, perché attenzione, anche qui dice i valori non sono, voce del verbo essere, tantomeno sono veri o autentici.
I valori valgono. Cosa vuol dire valgono? Valgono se una comunità fa valere, ecco, valgono, valgono per tutti, li fa valere certi valori, quella comunità si organizza intorno a quei valori.
E fin quando è organizzato intorno a quei valori? Finché quei valori sono fatti valere. Allora chi genere i valori?
Dio? No! Sono le comunità che generano i valori.
Ma i valori per valere non bisogna dire che sono le comunità che le generano, bisogna attaccarle a qualcosa intorno a cui l'uomo non ha potere, bisogna attaccarle a Dio. Esattamente come il potere. Adesso diciamo che è nato dal popolo, ma una volta chi te l'aveva dato il potere?
Dio. La lotta delle investiture, che cos'era? Se non il fatto che tu eri il re, se te lo diceva il papa che ti incoronava, perché lui è il depositare della parola di Dio.
E il nome di Dio si diceva che era re. Il potere lo fondavi su Dio. Ma una volta che Dio è morto... Questo non ci interessa. In realtà il potere è figlio di volontà, di potenza, dice Nietzsche.
La regina d'Inghilterra è regina perché la sua casa, il suo casato, ha combattuto quell'altro casato e ha vinto. Cosa che dirà anche Marx, che cos'è la proprietà privata se non quella degli usurpatori che l'hanno fregata agli altri. E questa è la proprietà privata, no? All'inizio come si fa a stabilire? Questa è mia, come ha fatto a stabilire in America.
Così, no? Come nasce? Per diritto divino?
Proprietà privata? Eh, andiamo avanti. No, vedete, vedete, vedete tutte le robe. Non si può parlare di una vente. Ma se la proprietà privata è sacra, è sacra se c'è Dio che mi dà il suggerimento.
della sacralità se il potere funziona e perché dio te l'ha data quando il papa scomunica barbarossa quel povero barbarossa non è più ubbidito dal popolo e deve andare dalla germania canossa e ginocchiarsi per tre notti per avere la remissione dei peccati ed essere reintegrato nella sua sovranità dall'ordine religioso Perché se i valori sono costruiti da noi e noi lo sappiamo, non hanno lo stesso valore che se discendessero da Dio. Chiaro sto discorso? O buono.
Allora, se i valori non sono, ma semplicemente valgono finché sono fatti valere. Quindi non sono realtà metafisiche. Quando io sento in giro dire oggi, i vecchi, soprattutto quelli che hanno la mia età, insomma quella roba qua... io dico ai miei tempi c'erano dei valori ai tuoi tempi e si lamentano si lamentano perché hanno perso la giovinezza, la sessualità la fantasia l'incantamento di quelli valori quello che ti lamenti un po'di onestà nelle cose ma i valori no? i valori difendiamo i valori dell'europa sentiamo dire tutti i giorni mi prego ragazzi finisce martello picchierebbe sulle labbra di quelli che usano ste parole e non c'è verso di convertirli non c'è verso i valori della democrazia come se le vostre vite dipendessero Dalla democrazia o dipendessero dalla BCE, dalla banca europea, da chi dipendono le vostre vite?
Dalla democrazia? Dai! E continuiamo a dire la libertà.
La libertà ce l'hanno quelle che hanno i soldi, quelle che non ce li hanno, non sono tanto liberi. L'avevo già detto Mark 150 anni fa, la libertà. la democrazia, ma cosa continuiamo a raccontarci queste storie? Facciamo quel che possiamo, possiamo uscire di casa, adesso già non più tanto, non perché ci sono gli immigrati, ma perché ormai caduto il tabù della sessualità diventa tutto pericoloso, ma lasciamo perdere che non ci interessa.
E allora incomincia l'epoca del nichilismo, nichilismo due punti, dice Nietzsche, manca lo scopo, manca la risposta al perché, tutti i valori si svalutano. Che valori si svaltono abbiamo visto che non è importante. Si svaltono tutti quelli che erano attaccati a Dio, ma dire che si svaltono quei valori lì vuol dire collasso della morale, collasso della morale. Eh, pensateci se non è vero. Quindi la morale, il bene e il male sono indistinguibili una volta che collassano certi valori che avevano fissato cos'è bene e cos'è male.
Se prima fare l'amore, prima del matrimonio era male, adesso non è più male, e allora è collassata quella cosa lì. Una volta che è collassata quella cosa lì, come fai a distinguere? Quella morale lì non funziona più, ma una volta funzionava e come funzionava, fino addirittura a subire delle conseguenze notevoli.
Progresso della civiltà? No, semplicemente collasso di una morale. poi ne nascerà un'altra anzi adesso non ha più bisogno di nascere più nessuna morale perché ormai le regole le pone la tecnica in maniera rigorosa o funzioni o non funzioni o sei produttivo, efficiente raggiungi gli obiettivi o sono fuori per quello che siamo tentati tutti i morali perché c'è una catena più forte della moralità, della morale che è la struttura tecnica ma abbiamo già parlato di questa cosa l'altra volta soprattutto questo manca lo scopo grazie Manca lo scopo vuol dire manca il futuro. Lo scopo è davanti a me, lo scopo. Scopeo in greco vuol dire guardare, avere un obiettivo davanti a te, da cui le parole endoscopia, telescopio, microscopio.
Ecco, manca lo scopo, manca il futuro. Manca il futuro vuol dire che se non c'è un futuro, collassa anche tutto il senso dall'aldiquà. Se non c'è un aldilà dove...
il mio dolore verrà ricompensato dove la mia vita giusta sarà premiata e riconosciuta e l'ingiusto punito è cacciato in inferno se non c'è più questo al di là anche l'al di qua non acquista più senso perché devo essere giusto perché devo essere buono se questo non incide nel futuro, in quel futuro ecaston, in quel futuro no scusate E'scatologico che mi sta davanti come fine del mondo e regolamento di tutti i conti. Manca lo scopo. Di conseguenza manca la risposta al perché.
Perché sono al mondo e che cosa ci faccio? Se la mia esistenza è contenuta tra una nascita del caso... E'una morte decisa dalla natura, prescindere dal senso che ho costruito.
La morte di Dio non è una robetta da quattro soldi. E lui l'annuncia con molta forza. Dopodiché quando sento dire che Nietzsche è un nichilista, veramente, ma li leggo nei libri questi qui che parlano.
Non è nichilista, annuncia il nichilismo conseguente alla morte di Dio. Collassa il mondo. Quel mondo.
Per esempio, non so, i giovani sanno benissimo che manca lo scopo, il futuro non lo vedono, manca la risposta al perché sono al mondo, ma di questo abbiamo parlato, loro lo percepiscono molto più di quelli della mia generazione. E allora in un contesto di questo genere, che succede? Succede che il colasso del cristianesimo, che non è altro che la ripresa popolare del platonismo, collassa l'Occidente. Tutte le regole che avevano tenuto insieme questa cultura e questa civiltà se ne vanno, se ne vanno.
Nietzsche dice che l'input di questi suoi pensieri gli era dati un filosofo che c'era prima di lui, che si chiamava Schopenhauer, e anche Freud dice che la psicanalisi non è stata inventata da lui, ma è stata inventata da Schopenhauer. Due paroline su Schopenhauer poi vi lascio liberi nella mente, in modo tale che potete acquietarvi dei pensieri platonici di stabilità. Freud, Schopenhauer dice che dentro di noi ci sono due realtà, due nature, la specie e l'io. La specie è animata da una volontà irrazionale, volontà è il modo con cui l'abbiamo tradotto Wille, che vuol dire volontà, ma blinde, cieca, volontà cieca, volontà irrazionale, nel senso che la natura tende al suo mantenimento, alla sua prosecuzione, a che scopo? La natura è assolutamente affinalizzata.
Non c'è nessuno scopo per cui la specie deve conservare se stessa, no? Non c'è scopo. Volontà irrazionale, senza scopo, senza fine, non c'è ragione.
E questo è il tratto forte della nostra struttura antropologica, che si esprime... E'in quelle due pulsioni che non riusciamo, non possiamo controllare, che sono la pulsione sessuale, che serve alla specie per la riproduzione, e la pulsione aggressiva, che serve alla specie per la custodia della prole. Gli animali difendono la prole in maniera aggressiva, no?
Queste due pulsioni costituiscono l'inconscio di Freud. Che inconscio non vuol dire che non conosciamo niente, inconscio vuol dire che non ci pensiamo mai. Dice giustamente Ilma, per esempio, ormai è diventato inconscio anche tutto il nostro vivere con la tecnologia, perché quando andiamo in casa e accendiamo la luce è inconscio tutto il processo per cui la luce si accende schiacciando un tasto e ci accorgiamo dell'importanza della luce quando non c'è.
Così come ci accorgiamo della mancanza del gas quando non c'è. È l'assenza che ci fa capire quanto siamo assistiti a nostra insaputa. Tutto ciò è diventato inconscio. Ebbene, è inconscio il fatto che noi, diceva Schopenhauer, allettati dal piacere sessuale, rendiamo servizio alla specie. E infatti è sufficiente che voi considerate uno...
Una mamma, una ragazza che diventa madre, cosa può avere da dire dal punto di vista del suo io, degli interessi del suo io, è un vero disastro perché deve assistere alla trasformazione del suo corpo, al trauma della nascita, all'allattamento, al sequestro del suo tempo, del suo spazio, del suo lavoro, dei suoi amori che magari non sono solo per il figlio e per il marito. E allora dal punto di vista egoico, dal punto di vista dell'io, è un disastro. È un disastro.
Però la specie ci ha messo dentro questa pulsione alla generazione che serve a lei, non a te. Tenendo conto poi che i figli devi curare da piccoli, ti fanno disperare nell'adolescenza, da vecchi ti mandano la bagina, quindi non so, dal punto di vista egoico veramente, no ma guardiamolo in faccia le cose, smettiamolo di guardare le cose dal punto di vista buono, che non c'è questo buono di un momento. Allora c'è questo, allora Freud dice... le pulsioni dell'aggressività e della sessualità sono il nostro inconscio, la quale agiscono al di là della nostra coscienza, al di là della nostra deliberazione, al di là del nostro contenimento, al di là della nostra capacità razionale.
E il suo scopo è quello di colonizzare questo mondo inconscio. Dove c'era l'ess, l'ess è la parola che usa Freud, che è il pronome neutro latino, perché non può chiamare l'inconscio io, perché non è l'io. L'io è razionale, lo chiama es, possiamo tradurlo con esso.
Dove c'era l'es deve subentrare l'io, la razionalità. Questa è opera di civiltà. Freud è platonico, Platone puro. Tutti quanti pensano che Platone sia un sessuale, ma se uno bastona la sessualità e la punisce, teoricamente, praticamente, è proprio Freud.
perché la vede come una dimensione dissolvente alla società. Nietzsche invece cosa dice? Dice, ah sì? Allora, il nostro io vive solo di illusioni, di maschere, no? Schopenhauer diceva, come facciamo a difenderci dalla natura che ci tratta come dei gioppini, ci tratta come degli strumenti per la sua conservazione e non per la nostra conservazione?
E tra le varie cose proponeva tre vie, una è la bellezza, una è l'arte e l'altra era la compassione, sapere che questo è il destino di tutti, malcomuno e mezzogaudio in qualche modo, non è proprio così ma per capirci, e da ultimo la castità, perché attraverso la castità se nessuno più fa l'amore non nascono più figli e la natura resta fregata. Basta, finita la storia. La crudeltà della natura che ci prevede solo come suoi funzionari, senza conferirci uno straccio di senso alla nostra esistenza.
E noi che ci conferiamo uno straccio di senso e ce lo cerchiamo continuamente, perché non siamo solo caproni, ma abbiamo anche mezza parte umana, ecco che allora in quella dimensione cerchiamo un senso. in vista della morte che è l'implosione di ogni senso. Fine. Io sono veramente stupito, ogni volta che muore qualcuno, vedete, è morto Ecco, che io ammiravo tantissimo, un mese fa. Due giorni di tamburi, poi basta.
Fine. Più niente. Stop.
Stop. ma dico ecco, dico Lucio Dalla per un giorno ci fa sentire tutte le sue canzoni poi più niente quindi avete la misura di questa cosa ecco invece allora Nietzsche dice ah sì, questa è la situazione e allora astinenza allora come dice Schopenhauer castità astinenza sarebbe meglio dire No, dice, no. E se è vero che tutti i miei progetti, se è vero tutti i miei sogni, se è vero che tutte le mie ricerche di senso sono illusioni, sono maschere per poter vivere?
Bene, allora dice, dammi una maschera ti prego, una maschera ancora. Più maschere che si può, più illusioni che si può. Perché in qualche modo devo pure esistere. ma con l'avvertenza che non scambiano le illusioni per verità. Non scambiano le illusioni per verità e l'uomo che è uscito dal platonismo, che è uscito dalla distinzione tra il bene e il male, che si è convinto della morte di Dio e che la ricerca di senso non è altro che un'illusione che ci serve per vivere, siamo ancora al tema del filosofo medico, non si tratta di verità.
Ecco allora è un oltre uomo, è un uomo nuovo, un uomo di un'altra generazione, un uomo che viene fuori da quell'uomo che l'Occidente ha pensato a partire da Platone e che nel primo capitolo di Zarathustra Niscia rappresenta come un cammello che si porta al peso della morale. E poi dopo diventa leone questo cammello per aggredire, ma dice la verità dell'uomo quando diventa fanciullo. E nella condizione di fanciullo il mondo ti si apre al di fuori della ragione e ti spiega tutti i suoi sensi, che sono comunque illusioni e all'interno delle illusioni devi vivere sapendo che sono illusorie. Chiudo con l'ultima citazione e poi non parlo più. In un angolo remoto dell'universo scintillante e diffuso, attraverso infiniti sistemi solari, c'era una volta un astro su cui animali intelligenti scoprirono la conoscenza.
Fu il minuto più tracotante e più menzognero della storia del mondo. Ma tutto ciò durò soltanto un minuto. Dopo pochi respiri della natura, la stella si irrigidì e gli animali intelligenti dovessero morire.
Qualcuno potrebbe inventare una favola di questo genere, ma non riuscirebbe tuttavia a illustrare sufficientemente quanto misero, spettrale, fugace, privo di scopo e arbitrario sia il comportamento dell'intelletto umano contro la natura. Vi fu un'eternità in cui esse non esisteva, quando per lui tutto sarà nuovamente finito. Non sarà avvenuto nulla di notevole.
Per quell'intelletto, di fatti, non esiste una missione ulteriore che conduca al di là della vita umana. Esso piuttosto è umano, e soltanto chi lo possiede e lo produce può considerarlo tanto pateticamente come se i cardini del mondo ruotassero su di lui. Ah, abbiamo finito. Vediamo se ci sono alcune domande da fare a Umberto Calimberti dopo questa intensa, profonda introduzione di Anicce e non solo.
Ecco il primo intervento, qua, qua, qua. Il microfono dov'è? Vieni qua, Sara, qua. Pensavo che ce l'avevi tu.
Io sono qua. Buonasera professore, io l'ho sentita tante volte e da non credente ogni volta io mi trovo a mio agio nelle sue parole però penso ai credenti in sala questa sera. E credo siano esentati dalle prossime dieci vie crucis perché combaciava questa sera, quindi questa sera per un credente credo sia una via crucis.
Parlo un po'più distante scusi. Parlo così va bene? No, va meglio. Va bene, va meglio, ok. Seriamente volevo chiederle questa cosa.
Non è che Dio è morto e dobbiamo cominciare ad occuparci di Cristo, perché a Cristo non è morto quella figura. Io parlo da non credente. C'è una cosa molto bella che ha fatto Caravaggio di...
dipingendo un quadro che molti lo contemplano come un omaggio, in realtà è una grande bestemmia, che è la cena a Demmaus. Nella cena a Demmaus di Caravaggio c'è proprio l'atto benedicente e nel momento in cui Cristo scompare Caravaggio lo rende. rende eterno, cioè coglie il momento di un passaggio che sarebbe l'ultimo.
Però che cosa fa con questo gesto? Che per un credente dovrebbe essere quasi una bestemmia, perché nega la natura di un'ascesa, di una resurrezione, perché rimane in questo modo un coro umano, è un commensale Cristo. A me viene da pensare che rimanendo lì non siamo solo forse funzionari della specie da un punto di vista del riprodurci, ma c'è qualcosa che il concetto di eternità noi ce l'abbiamo. E l'arte, quello che noi produciamo, non è funzionale alla specie, quindi sfugge a una logica. Però questa cosa ci costringe a credere, e l'uomo quindi è producente di un senso che noi non possiamo rifiutare.
Allora su questo mi chiedevo, non è che stiamo andando in questa direzione, che il nichilismo è pensare... a un cielo senza Dio ma con la figura di Cristo, perché io vedo tante immagini cristologiche, Dio ha ragione lei, è scomparso, io poi da non credente non è mai comparso, o meglio la penso esattamente come lei su questo, ma Cristo, Cristo continua a esprimere un senso e questo lo ha espresso il cristianesimo e quindi non so, le volevo chiedere questo in maniera forte. Allora, quando uno comincia a dire... io non sono credente, mi arriva una predica, sono sicuro, subito dopo. Non è vero.
No, non sarà, per leggerire un po'la situazione. Non è vero, perché altrimenti... No, le dico questo, due cose allora. La prima cosa, dal punto di vista semplice, le converrebbe a questo punto leggere l'Anticristo di Nietzsche, un'opera di Nietzsche che si chiama l'Anticristo, lo legge in un giorno, non è tante pagine, e qui ti fa vedere in qual modo, che se non era per San Paolo...
Gesù Cristo con la sua crocifissione morte, la cosa finiva lì. E ti fa vedere che San Paolo è stato il vero inventore del cristianesimo. L'ha inventato perché San Paolo era un uomo colto, parlava latino, greco ed ebraico.
Ha fatto una lotta tremenda con Pietro nel primo concilio, concilio di Gerusalemme, perché Pietro voleva che... chi si sarebbe convertito al cristianesimo avrebbe dovuto prima convertirsi all'ebraismo con la circoncisione, poi dopo al cristianesimo. Paolo invece ha detto no, si diventa cristiani semplicemente per una fede in Cristo, ma se non c'era Paolo colto, intelligente, forse il cristianesimo sarebbe morto con Gesù Cristo.
Questo dal punto di vista della ricostruzione niciana. che però sono in molti a ritenere effettivamente che il cristianesimo è stato fondato di fatto da San Paolo e non è un caso che nella Messa, prima del Vangelo, si leghi un epistolo di San Paolo e non per esempio di Sant'Agostino, San Pietro, San Gerolamo, tutti i Santi della Terra. Come mai San Paolo?
Perché è il vero fondatore del cristianesimo. Secondo, dal punto di vista teorico non cambia niente, perché Gesù Cristo parla di un padre. Si può credere a Gesù Cristo a pezzetti.
Gesù Cristo parla di un padre, parla di un giorno del giudizio, parla di una vita eterna, parla di un regno che non è di questo mondo, ma allora tutto questo è ancora platonismo e cristianesimo. Se c'è un altro regno, se c'è un'altra vita, non siamo più nel gioco tragico della grecità e siamo già ormai, non importa che invece Dio è morto, ma ci garantisce Cristo che di là... E allora siamo ancora a livello di prima. Il problema è che ci fa una gran fatica ad abbandonare le certezze secolari, ma Nice non vi dice di abbandonarle, se ci state bene, vi servono per vivere, perché no? Tutto quello che serve, visto che siamo così sfigati che...
Ci troviamo nella condizione di dover eseguire le leggi di natura, nasciamo per caso e moriamo per decreto della natura. E nel frattempo, siccome abbiamo la conoscenza, quella famosa conoscenza di cui leggevo nell'ultima lettura, è quella che ci sprona a cercare un senso nella nostra vita. Questo senso, dopo che l'abbiamo ben costruito, implode con la nostra morte, non resta più niente. E allora a questo punto tutto quello che ci fa vivere usiamolo, usiamolo. Io non ho niente contro quelli che credono in Dio se con questo pensiero passano meglio le loro giornate.
Perché no? Perché no? La cosa importante è che non me la scambiano questa fede con la verità e tantomeno con la verità assoluta perché sennò lì mi arrabbio. Perché no? Ciascuno si tenga le sue illusioni, le tenga, le tratti pure come verità.
tolga quell'aggettivo assoluto perché con le verità assolute della religione nascono le guerre che stiamo assistendo oggi non è un caso che i popoli più belligeranti i popoli più belligeranti vengano tutti da una religione ebraica sono tutti figli di Abramo, no? da lì è nato l'ebraismo, è nato il cristianesimo, è nato l'islam tutti figli di Abramo tutti che hanno il Dio dalla loro parte e quindi è un Dio diviso che si fa la guerra da solo. Ecco, cosa succede a questo punto? Che le religioni monoteiste per definizioni sono intolleranti e aggressive, per definizione. E lo sono intolleranti e aggressive perché se io dico che io possiedo la verità assoluta, tu sei un infedele, punta a capo.
E quando la Chiesa governava l'Occidente, come abbiamo visto che l'ha governato nel Medioevo, nel Renascimento, con l'Inquisizione, tutto il mondo era cristiano, tranne te che non si diceva neanche più è un uomo, ma si diceva anche lui è un cristiano, ancora i nostri nonni dicevano ah, è un cristiano, per dire un uomo, no? A posto di uomo si diceva cristiano, guardate come era entrata la cosa. E'chiaro che allora in un contesto di questo genere, se io sono la verità assoluta, l'altro è un infedele ed è subito guerra. L'impero romano perché è stato in piedi così tanto tempo?
È stato in piedi per il semplice fatto che era una regione politeista e quando andava a conquistare territori più barbari, più lontani che c'erano assumeva gli dei dei popoli e li metteva nell'Olimpo. Punto e a capo. Tanto ce ne erano già tanti, qualcuno di più, qualcuno di meno, non creava problema. L'unica cosa che si chiedeva è di adorare la divinità dell'imperatore.
E siccome né ebreni né cristiani volevano far questo, allora la guerra è cominciata con loro. Ma però la tolleranza inizia, dice, in un passo stupendo del... così parlò Zaratustra, dice che gli dèi morirono dal gran ridere quando udirono che un dio voleva essere il solo. E gli dèi si sono messi a ridere, sono morti dal ridere, scoppiati proprio. Però noi abbiamo pagato duramente il...
L'intolleranza delle religioni monoteiste, perché le guerre sono tutte guerre di... perché la religione non è solamente una fede, la religione è un costume, la religione è una cultura, la religione è uno stile di umanità, la religione è antropologia, mettere in questione una religione è mettere in questione un'antropologia, e quindi è guerra, ed è subito guerra, non c'è niente da fare. In questo senso, un po'di laicismo sarà l'unica salvezza. Solo che l'aicismo lo pratichiamo noi, se non altro per consentirci di fare qualche peccato in più rispetto a una volta, ma niente di più serio. Altre domande?
Qua. Ecco, si sente. Che difesa? È solo un'altra nuova tecnica? È un'altra nuova morale.
No, la tecnica non ha bisogno di distinguere bene il male, non ha bisogno di questa... perché la tecnica è la prima espressione umana non dualistica. Cosa voglio dire?
Che la morale si fonda sul dualismo bene-male, la religione si fonda sul dualismo eterodosso-ortodosso. Cioè vero o falso? La giustizia si fonda sul dualismo giusto-ingiusto, tutto dualistico in occidente.
La tecnica no, è monistica, perché anche se fallisce, e quindi sarebbe errore, per risolvere questo errore deve ricorrere ancora a lei. Se scoppi una centrale nucleare non è che fai processioni, ricorri alla tecnica per aggiustarla o per sopprimerla. Quindi la tecnica vive dei suoi errori, si alimenta del negativo, non ha un contrapposto a sé, ma soprattutto impone delle regole ferree, perché siccome è regolata dal principio della razionalità raggiungere il massimo degli scoppi con l'impiego minimo dei mezzi, Tutti noi andando a lavorare ci troviamo regolati da questo tipo di logica, un tipo di logica che fa sì che tu devi raggiungere gli obiettivi con l'impiego minimo del tempo e magari anche con l'impiego minimo dei soldi che ti devo dare alla fine del mese e magari aumentandoti un po'la sticella degli obiettivi dell'anno 21 in modo tale che tu sei funzionale e finché sei funzionale E se funzioni bene in termini di efficienza e produttività, mantieni il posto di lavoro, altrimenti vai a casa, ma solo che se non hai più il posto di lavoro, ti trovi anche espulso dalla società, cosa che la morale non faceva con i peccatori. Li puniva, ma non erano perciò stessi esclusi dal sociale. Ecco, quindi c'è una morale ben più forte, c'è una cogenza più forte della tecnica nel regolare i costumi.
Poi dal punto di vista di quello che per la morale era bene, male, morale o immorale, alla tecnica non gli importa niente. Tu puoi fare orge venerdì, sabato e domenica, puoi bucarti, puoi drogarti, puoi ubriacarti. L'importante è che ti lavi bene dentro e fuori e lunedì sei lì bello pronto a lavorare come Dio vuole. Se stai a questo regime, quel che fai sabato e domenica nel cosiddetto tempo libero, che poi tra l'altro è un tempo comandato anche quello, alla tecnica non gli importa niente. E'per quello che degradiamo dal punto di vista morale, perché la tecnica non ce lo impedisce.
A me importa solo che tu sia efficiente. Basta. Altre domande? Allora, mi viene da raccontare una storiellina che secondo me c'entra molto con quello che ha detto lei stasera.
C'è qualcosa di autobiografico. La morte di Dio. Io da piccolo sono andato a catechismo, ma ci sono andato troppo tardi, perché ho aspettato di fare la comunione con mia sorella. E sostanzialmente Dio non ha mai fatto clic dentro di me.
Io quando ho fatto la comunione provavo a pensare a Gesù, a cogliere Gesù, ma di fatto... non mi è entrato dentro, quindi Dio dentro di me non è che è morto, non c'è mai entrato. E mi ricordo che il prete mi telefonò perché non andavo a catechismo e io dissi no no ma la fede io ce l'ho, non la perdo anche se non vengo. In realtà mi si è sciolta dentro come un pallino perché di fatto non c'era mai stata. Era cominciato troppo tardi e facevo i cavoli miei prima.
Poi invece... Quando sono stato molto più grande, curiosamente avevo 33 anni, è morta mia madre. Mi è venuta, mi ricordo che sono rimasto molto impressionato perché mi è venuta una tentazione di credere che ci fosse qualcosa oltre, fortissima.
E mi è quasi venuto in mente che la fede, la religione nasce dal culto dei morti, nasce in realtà dalla volontà di rimanere in contatto. e sono stato lì lì ho cercato di resistere in nome dell'uso della ragione poi è un percorsino ma è credo che sia carino poi verso i 20 25 poco dopo poco dopo poco dopo che è che è morta mia mamma ho letto un libro che parlava il rapporto della dimensione X, che parlava di una ventina d'anni di incontri medianici in cui sostanzialmente c'era un'entità che parlava, ma non la dico come credere in queste cose, la dico soltanto questa entità diceva... la prima volta che io incontravo questo concetto. Diceva, la vita non è altro che nascere, fare l'esperienza della materialità e bisogna viverla il più pienamente possibile, poi si crepa e si torna nell'aldilà.
Allora, era un'ipotesi veramente suggestiva, cioè sostanzialmente che cosa mi si diceva, che cosa si diceva lì? Qual è il senso della vita? Vivere, punto.
Il senso della vita è vivere. Allora, e mi veniva in mente questa cosa qui, a proposito della morte di Dio, della religione, della scienza, del contrasto. Quello che conta veramente, e quindi il senso di credere come utilità, Quello che veramente conta allora è credere, avere fede, non importa in cosa. Quello che veramente conta è fare click. Perché se fai quel click ti viene un'energia, una forza.
incredibile molto superiore a rimanere nella situazione di dubbio nella situazione del dubbio e allora mi viene da dire il senso il senso della vita ciascuno dato che sostanzialmente se ne parlato bene stasera senso della vita sottostante ospite finito dato che il senso della vita non c'è non c'è ma quello che conta è la fede qualsiasi si può anche credere che gli elefanti rosa sono la verità che gli elefanti rosa che vola sono la verità ma se è utile per la tua vita e riesce a fare clic la tua vita e'a posto Sì, bisogna fare lo sforzo, è quello che dice Nietzsche, bisogna fare lo sforzo e trattare di indossare tante maschere o tante illusioni, sapendo però che lo sono, ma solo che come si fa a credere che è un'illusione. Sta sul filo del paradosso. Non è un'illusione sapendo che è un'illusione. Altre domande?
Passiamo il microfono così ascoltiamo tutto. Ma ce l'ha il microfono? Non lo parla da sola? Non ce l'ha? Un minuto che glielo passiamo e così ascoltano tutti.
Allora, pochi giorni fa nella biblioteca di Rimini c'era una manifestazione che si chiama mi sente professore? Tenetelo un po'a distanza il microfono non fate come i cantanti che lo mangiano c'erano venticenni scusami eh così va bene così così va bene mi sente si parla forte con il microfono a distanza perfetto allora Ci siamo, allora pochi giorni fa nella biblioteca di Rimini c'era un evento che si chiama la biblioteca vivente e sostanzialmente succede questo. Ci sono persone di diverse etnie ma anche persone italiane che in qualche modo raccontano la loro storia. E diciamo che l'interesse di questa cosa è abbattere le barriere nei confronti del diverso. Io ho fatto questa scelta, ogni utente poteva fare una scelta e ascoltare una certa storia.
scelto di ascoltare la signora che si è convertita all'islam e quello che mi ha meravigliato è una signora italiana cresciuta a Rimini, la prima cosa che mi ha detto è a me non piaceva avere una religione, ma mi ha detto che non mi piaceva avere una religione, quindi mi ha detto che non mi piaceva avere una religione, quindi mi ha detto che non mi piaceva avere una religione, ma mi ha detto che non mi piaceva avere una religione, quindi mi ha detto che non mi piaceva avere una religione, ma mi ha detto con tanti santi, con Dio, Cristo, la Madonna, volevo una religione con un solo Dio. Questo mi ha stupito molto. Mi chiedo perché questo bisogno?
E Platone sarebbe stato d'accordo con questa ragazza che ha raccontato questa cosa perché se lei ci fa caso anche la scienza sarebbe d'accordo perché fa scendere tutto da un principio, il principio di tutte le cose. cose, la filosofia è iniziata cercando qual è il principio di tutte le cose, quando tu hai trovato il principio ti parli di possedere tutte le cose, perché hai trovato il principio generativo e esplicativo del mondo e questo è rassicurante. Il problema è che questa ragazza quando dice divento islamica perché lì c'è solo un Dio, a parte che l'islam è pieno di angeli anche, non ha i santi ma è pieno di angeli.
Però lasciando perdere questa variazione, se c'è un solo principio che spiega tutto, e io credo in questo principio, in qualche modo ho il mondo sotto controllo affidandomi a questo principio. Dopodiché invece noi... cattolici siamo un po politeisti abbiamo sostituito agli dei greci che avevano la loro bellezza come dimostrano le statue che abbiamo occasione talvolta di ammirare abbiamo sostituito gli dei greci con le loro passioni con i nostri santi ciascuno insomma perché qualcosa di più accessibile sant'antonio santa rita santa almeno riferendomi alle mie nonne, alle mie zie. Adesso non so, però i santi sono sempre dei volti umani di una fede. Io non trovo niente di male, il male consiste nella fede che si spaccia per verità, quello è il vero male.
Grazie. Molto breve, ho letto Siddhartha ultimamente. Come si può vivere senza cercare l'io, senza di noi?
Lui cerca di allontanarsi dal suo io che lo depista. Come possiamo fare i giorni nostri per vivere meglio? e allontanandosi da questo io, secondo lei.
Grazie. Ah, io sono distantissimo dal mio io. No, ma cioè, non è un esercizio, non prenderci troppo sul serio.
Cioè, tutto sommato, se voi considerate quello che abbiamo detto stasera, cioè che siamo a Fisano... giocati della natura con il nostro io che sembra che il mondo si muova sui suoi cardini diceva nish ma non prendiamoci troppo sul serio cioè se sei convinto e ti con convince che il tuo io è semplicemente, a parte che ci sono delle pagine di inizio sull'io che sono grandiose, nel senso che lui dice che l'io è il prodotto della grammatica, perché abbiamo cominciato a dire io penso, e invece non è propriamente così, è il pensiero che pensa che tu sei un io, siamo noi che pensiamo di essere un io, adesso non lo voglio complicare troppo perché siete già stanchi nella vostra mente, anche se vi farebbe bene complicare la testa. Ma che migliorare? Vedi già in questi comparativi c'è già cristianesimo. Non si può migliorare.
Bisogna accettare la dimensione tragica che noi non siamo niente. E se tu ti convinci di questo, ti viene una pace immensa. Perché il tuo io te lo porti in giro con una certa dignità e bellezza.
Secondo, quando devi morire non fai una tragedia perché lo sapevi già prima, non è che ti arriva come una roba terrificante. Senza dargli un eccessivo peso, se noi riuscissimo a interiorizzare questa lezione di Nietzsche, ma vedete quanta gente si affanna per realizzare che cosa? La notorietà, il denaro, la fama, ma stiamo scherzando? Perché si prende sul serio, che pensa che se non c'è lui crolla il mondo, oppure che il mondo non ha significato se non è a sua disposizione.
I disastri che fa Dio sono infiniti, sono immensi. Prego. Buonasera, volevo chiederle a lei cosa consiglierebbe a un adolescente che si chiede qual è il senso di una vita di un adolescente.
della sua vita e non lo trova ti smetto di fare questa domanda no ma glielo dico davvero anche perché ragazzi no anche perché ragazzi davvero c'è questa considerazione da fare guardate che la parola ha senso è un prodotto è un prodotto della tradizione giudaico cristiana È un prodotto della tradizione giudaico cristiana, perché? Perché il cristianesimo e il giudaismo, queste due religioni, che per me le tratto alla stessa maniera perché il cristianesimo non è altro che un'eresia ebraica, cosa fa? conferisce al tempo un significato per i greci il tempo era ciclico primavera, estate, ottobre, inverno e poi il ciclo ricomincia non c'è nessun senso c'è un'eterna ripetizione l'eterno ritorno dall'uguale Nietzsche dice stemma della necessità che nessun no contamina, che nessun si seduce, cioè che non puoi modificare.
Ecco, questo è il tempo dei greci. I cristiani invece lo pensano in maniera lineare, così combinato, combinato in questa modalità, che alla fine si realizza quello che all'inizio era stato promesso. All'inizio era stato promesso che se sei bravo e segui i comandamenti e i precetti avrai la vita eterna felice, se non li sei. segui e vai all'inferno, non ne parlo più.
Ecco, allora la storia al tempo è iscritta in un disegno, che è un disegno di salvezza. E quando il tempo è iscritto in un disegno, non è più una ruota che gira su se stessa, allora acquista senso. Il senso non è altro che un tempo carico di un disegno.
Anche due giovani che si innamorano per il tempo che sono innamorati, quel tempo lì non è più il tempo cronologico, lunedì, martedì, mercoledì, è un tempo iscritto in un disegno d'amore e diventa storia. E anche nel linguaggio comune c'è avuto una storia. storia che sia di dolore che sia d'amore e il tempo iscritto in un disegno se allora la domanda di senso è un prodotto di questa concezione del tempo iscritto in un disegno di salvezza Ma se voi siete fuori da questa logica, per esempio un indiano non è che si chiede il senso della sua vita, guarda il ganjo e muore.
Il greco non si chiedeva il senso della vita, semplicemente compiva se stesso nel suo insegnamento se era un uomo colto o nel lavoro se non era colto. E basta, il senso della vita è quello che hai fatto, ha un senso, una direzione, senso vuol dire anche direzione, senso pietà, vuol dire che non puoi. puoi prendere quella direzione lì.
La vita ha una direzione, neanche l'abbiamo scelta noi questa direzione, perché qui dovremmo anche dire che non siamo liberi, ma questo lasciamo stare, se no nasce un'altra conferenza, non va bene. Allora è il prodotto del cristianesimo, allora questo per dire che il cristianesimo non è solo una religione, è una stratificazione dentro di noi. Ma una volta che il cristianesimo è stratificato in noi, è stratificato Platone.
Platone è stratificato senza essere riconosciuto. E basterebbe per esempio, non so, che i professori di filosofia e i loro studenti spiegassero Platone in questa maniera e facessero capire che Platone è quello che già sono, è quello che già sono, è già il loro modo di pensare e gli facessero vedere che il loro modo di pensare risponde a questi impianti categoriali e filosofici. E concludendo vi voglio dire, adesso aboliranno la filosofia delle nostre scuole, però avete visto com'è la filosofia importante, no? Se non c'era Platone noi pensavamo tutto in un'altra maniera, se non c'era Nietzsche eravamo lì ancora a fare i cammelli intorno al bene e al male, insomma, non so. Abbiamo un ultimo intervento visto che...
prego. Ho visto. Non c'è.
Ho visto, leggo nelle riviste che trattano filosofia contemporanea autori che trattano della filosofia della logica. un tipo di filosofia della matematica che non attira molto. Questa è una conseguenza della tecnica, cioè della specializzazione o è una caratteristica della filosofia anglosassone a cui l'Italia si è agganciata? E lei cosa pensa di questa?
filosofia specialistica, grazie. Sì, dunque, questa è la filosofia appunto agglosassone, si chiama filosofia analitica. Io invece sono un filosofo continentale che gli piace la narrazione, invece loro sono dei filosofi analitici che devono... quando piove aprono l'ombrello e non fanno ragionamento.
Ecco, questa è la filosofia analitica dal mio punto di vista. Mi annoio terribilmente a leggere quei libri. D'altra parte però gli anglosassoni non sono in grado di fare una filosofia di reazione.
derivazione platonica occidentale continentale come si chiama oggi per la semplice ragione che non hanno la strazione nella loro nel loro vocabolario non hanno la strazione per esempio l'espressione astratta si dice i tedeschi hanno manzano francesi hanno on di noi italiani abbiamo si dice E gli inglesi devono dire you, perché se non vedono lì qualcuno non sa che cosa dicono, no? Anche quando poi dovrebbero entrare nell'astratto, dire qualcuno, nessuno, devono vedere un body, any body, some body. se non vedono il body non sanno dove sono.
Allora, a partire da questo concetto e vedendo che tutta la filosofia inglese, a partire da Barclay, Hume, Hobbes, e avanti col positivismo, Stuart Mill nell'Ottocento... Sono sempre empiristi perché stanno sempre sul concreto, non sono capaci granché di astrazione, non hanno l'impersonale, non rientrano nella filosofia continentale come l'abbiamo conosciuto. come la si studia a scuola dopodiché tanto di cappello per non per quelli che fanno filosofia analitica che ho detto perché apro l'ombrello quanto più ho fatto ragionamento ma per quelli che nato verso la filosofia analitica arrivano delle proposizioni logiche molto complesse, ma allora a quel punto lì è un gioco di parentela col mondo matematico e secondo me vale la pena che ci siano i matematici invece di fare i filosofi, anche perché loro ridono di noi, ci trattano come dei narrativi, ci trattano come quelli che cercano di spiegare il mondo, quando il mondo non è spiegabile basta constatarlo, senza nessun entusiasmo e gioia. E'un inglese.
non li sopporto. Ringraziamo ancora il professor Galimberti per questa bella serata.