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Schopenhauer e il Pessimismo Filosofico

Schopenhauer, nell'Europa dei sistemi filosofici, dell'idealismo, del positivismo, nell'Europa delle filosofie sistematiche, vi sono alcuni autori che rappresentano delle vere e proprie filosofie, voci fuori dal coro, uno di questi è Arthur Schopenhauer, l'autore e il filosofo del pessimismo, è sicuramente uno degli autori più originali dell'Ottocento. sicuramente uno degli autori che ha avuto alcuni grandi meriti nel portare all'interno del pensiero europeo occidentale una ventata anche di novità, di originalità e una ventata anche di criticità. Schopenhauer è l'autore che introduce le filosofie orientali nell'Europa, nell'Occidente, in modo particolare filosofie come l'induismo, filosofie religiose, filosofie come il buddismo, sono portate alla conoscenza del buddismo. vasto pubblico e del grande pubblico da Schopenhauer. E poi al grande merito di introdurre, vi dicevo, una filosofia critica, la teoria della realtà come illusione, come menzogna, che ha già dei vecchi punti di riferimento filosofici, è però rielaborata e presentata in maniera assolutamente originale, anche corrosivo da Schopenhauer. La realtà è una menzogna, un'illusione, l'uomo si racconta menzogne, crede a menzogne per reggere la durezza della vita. Qual è il punto di partenza di Schopenhauer? Schopenhauer è già... Giallo ce lo dice nella sua opera principale, il mondo come volontà e rappresentazione. Il mondo per Schopenhauer è la rappresentazione di una volontà di vivere. La volontà di vivere di cui parla Schopenhauer è la volontà di vivere assoluta, è una volontà di vivere unica, irrazionale, è una volontà di vivere eterna, senza scopo, senza fine, incausata. Il mondo, la natura, l'universo sono il prodotto di una volontà di vivere cieca, egoista, irrazionale. Noi siamo piccole volontà di vivere, noi uomini, prodotte da una volontà di vivere assoluta, che ci ha prodotta perché vuole vivere. La volontà di vivere è una volontà che agisce. agisce, vuole, questa filosofia risente chiaramente di filosofie quali quelle di Fichte, degli infinito che produce il finito per realizzare la propria essenza di volontà infinita, di slancio creatore. La volontà di vivere vuole vivere e noi siamo piccole volontà di vivere che volendo vivere realizzano la volontà di vivere assoluta. Dunque la volontà di vivere è la. grande matrice che produce la realtà fenomenica, la realtà empirica naturale in cui noi viviamo. Ecco dunque che per Schopenhauer vi è la divisione tra noumeno e fenomeno. La realtà è fenomeno, la realtà in cui noi viviamo, noi stessi siamo fenomeno, siamo apparenti. Al di là dell'apparenza, squarciando quello che Schopenhauer chiama il velo di Meyer, recuperandolo da una divinità indiana, la divinità dell'inganno, vi ho fatto la scoperta. scorsa lezione del parallelismo con la divinità nordica e quale lochi, la divinità dell'inganno maia cela la vera realtà, cela il numero, l'uomo rompendo il velo di maia scopre che al di là dell'apparenza che è dietro il fenomeno vi è un numero che è volontà di vivere, come ha fatto l'uomo a rompere il velo di maia, come fa l'uomo a squarciare il velo di maia, l'uomo squarcia il velo di maia spogliando l'uomo in tutti gli orpelli tutte le costruzioni non necessarie alla vita. Che cos'è l'uomo naturale? L'uomo spogliato da ideologie, da sovrastrutture di pensiero, da cultura, l'uomo spogliato da religioni, da filosofie, da pensiero politico, l'uomo spogliato è voglia di vivere, è un conatus, uno sforzo di... L'autosopravvivenza, l'uomo vuole vivere, l'uomo è slancio di vita, cioè vuole vivere per vivere. Squarciato il velo di mai emerge l'essenza dell'uomo, che volontà di vivere, che voglia di vivere. Perché l'uomo ha volontà di vivere? Perché dietro l'uomo, dietro la pianta che vuole vivere, dietro l'animale che vuole vivere, dietro il pianeta che vuole vivere, vi è la volontà di vivere assoluta che produce... La realtà fenomenica, squarciato il velo di maia, la realtà fenomenica cade, crolla e appare quello che è l'essenza del mondo, la volontà di vivere. Appare quello che è la radice numenica del mondo, che è la volontà di vivere. Appare quello che potrebbe dire il DNA del mondo, la volontà di vivere. La scorsa lezione vi ho citato il film dei fratelli Wachowski, Matrix, che vi invito a rivedere, alla luce anche di Schopenhauer. La realtà fenomenica in cui vivono i protagonisti di Matrix è in realtà una produzione illusoria di una matrice, una grande guerra tra uomini e matri. ha visto gli uomini soccombere, le macchine hanno dominato la terra, dominano la terra, ma in questa guerra è crollata la produzione di energia, le macchine hanno bisogno di energia per vivere e hanno trasformato gli uomini in pile che servono per mantenere accese lampadine per produrre energia, gli uomini trasformati dentro bozzoli in fonti di energia, Hanno però una vita illusoria prodotta da una matrice, da un computer e dunque dentro un bozzolo ridotto in uno stato comatoso a produrre energia sono in realtà illusi di vivere una vita. Cioè attraverso degli elettrodi, delle sinapsi, nella mente dell'uomo scorre una vita come se fosse un gioco alla Playstation illusoria e gli uomini pensano di vivere quella vita ma la mala realtà è quella. Sono delle pile che producono. energia per le macchine, squarciare il velo di Maya significa squarciare il programma informatico proprio della matrice e accorgere di essere schiavi e a quel punto di voler rompere quel mondo attraverso una lotta. La rivoluzione in questo caso è stata da Nio. I riferimenti sono inoltre al mito della caverna di Platone quando il futuro filosofo, lo schiavo attraverso una risalita dalla caverna al mondo fuori dalla caverna si accorge che ha vissuto un'intera vita incatenato a guardare delle ombre a una parete pensando che fossero vere. La vita è illusione, in Platone vi è chiaramente il grande maestro di Schopenhauer, gli uomini incatenati per il suo lavoro. Dicono che il mondo delle cose sia il mondo vero. Gli uomini che riescono a liberarsi dalle catene dell'ignoranza fuoriescono dalla caverna e vedono il sole, la luna, le stelle, vedono il mondo delle idee, quello che è il mondo dell'essenza, degli archetipi perfetti, ideali, delle cose. Ma bisogna uscire dalla caverna e costa fatica, bisogna rompere il programma della matrice e costa fatica, bisogna squarciare il velo di Maia per Schopenhauer e costa fatica. E'chiaro? Questa teoria del mondo come rappresentazione di una volontà di vivere unica, eterna, incausata, senza scopo, irrazionale, ne deriva il pessimismo, che è l'argomento specifico di oggi. Che cos'è la vita dell'uomo? la vita dell'uomo è ovviamente una manifestazione della volontà di vivere e noi in quanto manifestazione della volontà di vivere siamo desiderio l'uomo è un animale desiderante l'uomo desidera noi siamo una volontà di desiderio siamo una produzione di desideri ma i desideri prodotti nella maggior parte dei casi sono desideri che non si realizzano l'uomo è per natura animale desiderante ma per mille desideri che l'uomo produce, pochissimi troveranno realizzazione. E lo scarto tra la produzione dei desideri e la realizzazione di essi crea l'infelicità. Noi siamo strutturalmente destinati all'infelicità perché come animali desideranti non possiamo non desiderare. Ma come uomini fiditi realizziamo pochissimi dei desideri che produciamo e l'infelicità sta proprio nella mancata realizzazione del desiderio. Il piacere per Schopenhauer è soltanto dunque cessazione di dolore. È una filosofia, da questo punto di vista, negativa. Che cos'è la felicità? E'cessazione del dolore. Quando l'uomo riesce a non provare dolore, riesce a essere felice. Ma poiché l'uomo per natura produce desideri, l'uomo non riesce mai ad essere felice. Perché? Perché non può fare a meno di produrre desideri, ma il desiderio prodotto non è più. Piacere è tendenzialmente infelicità, perché la vita dell'uomo, la famosa frase, immagine, aforisma di Schopenhauer è come un pendolo, la vita dell'uomo è un pendolo che che oscilla tra desiderio e noia, dopo aver letto desiderio, passando fugacemente per il piacere. Ripeto, per Schopenhauer la vita dell'uomo è come un pendolo che eternamente, costantemente, in modo inesauribile oscilla tra il desiderio e la noia, passando fugacemente per il piacere. Ecco la struttura antropologica dell'uomo. L'uomo è un animale che non può non desiderare. quando realizza il desiderio prova un piacere che immediatamente però lo porta ad annoiarsi perché vuole nuove cose, l'uomo non si accontenta mai, è lì la fonte per Schopenhauer dell'infelicità perché una volta realizzato quel desiderio ne vuole già realizzare un altro, dunque il piacere è stato rapidamente consumato e si è giunti alla noia della vita, abbinate il fatto che per un piacere realizzato che ci ha portato tra l'altro a una vita di altro la noia, molti altri non trovano realizzazione, ecco ragazzi e ragazze che la vita altro non è che sofferenza e dolore, l'uomo vuole vivere, fugacemente e in maniera rapida trova del piacere, la maggior parte di questi piaceri lo portano alla noia, la maggior parte dei desideri non ha trovato realizzazione, dunque desideri non realizzati, dolore, desideri realizzati. Sperizzati, sazietà, noia, dolore. La vita dell'uomo è dunque destinata al dolore. Ma questa sofferenza non riguarda soltanto l'uomo, è un autore del pessimismo come dolore cosmico. Perché la realizzazione del desiderio porta al dolore? Perché la realizzazione del desiderio è immediatamente divorata da un nuovo desiderio. Il desiderio realizzato determina noia, sazietà. Quando avete mangiato un buon cibo, ne vorrete già un altro. Quando avete incontrato un piacere, un divertimento, realizzato un piacere e un divertimento ne volete già un altro la sazietà è noia la sazietà è noia e dolore vi dicevo che il dolore di cui parliamo non riguarda solo il singolo lo uomo, Schopenhauer è un autore del pessimismo cosmico, del pessimismo storico, del pessimismo antropologico, sociale, del pessimismo universale, è il mondo in dolore, è il mondo nella sofferenza, perché tutto questo mondo è prodotto dalla volontà di vivere, noi, l'albero, i pianeti, la forbica, il cane, tutto il mondo è la produzione della volontà. di vivere, pertanto tutto il mondo è animato dal desiderio e dall'egoismo, c'è un'unica volontà che guida il mondo, c'è un'unica volontà che determina il mondo e dunque il mondo è la lotta di tutte le cose, Schopenhauer non ci lascia speranza, Schopenhauer è un autore che conduce l'uomo a una visione comunque estremamente... cupa e estremamente triste della vita, nonostante proponga una via d'uscita, la nolunta, la luce del dolore, la matrice del pensiero di Schopenhauer è questa visione negativa ovviamente del mondo. lotta delle cose. Quando la si taglia, la formica gigante dell'Australia, comincia una lotta, la formica, tra la parte del corpo e quella della coda. La parte del capo germisce con un morso la coda. la quale si difende con il pungiglione. La formica gigante dell'Australia è l'emblema della lotta naturale tra le cose. Io taglio la formica dell'Australia in due. La parte del capo con la bocca cerca di azzannare la parte terminale, ma la parte terminale con il pungiglione cerca di azzannare il capo. Questa è la natura. Tutte le cose sono in lotta. Questo è il luogo. In lotta con altri uomini. La formica gigante dell'Australia diventa una sorta di paradigma della condizione naturale, della condizione dell'uomo. E l'amore? L'amore è ciò che anima, l'esaltazione dell'amore. Platone, autore da cui parte Schopenhauer, però ci racconta di un uomo che può amare, che può elevarsi ad amare il corpo, l'anima, ad amare le leggi, ad amare la vita. L'amore è l'illusione. Per Schopenhauer l'attenza dell'amore altro non è che una potenza ingannevole. Che cos'è l'amore? L'amore è uno strumento nelle mani della volontà di vivere per perpetuare la specie. Dietro l'amore non c'è altro che il disegno della volontà di vivere. che porta gli uomini ad amarsi, che porta le creature, anche gli animali, ad amarsi, a riprodursi, perché il fine è la sopravvivenza. La volontà di vivere vuole vivere come fa a vivere, produce le volontà di vivere piccole, gli uomini, gli animali, le piante. Tra tutte queste volontà di vivere l'uomo è quello più ambizioso, l'uomo è quello più desideroso e l'uomo... animato dall'amore in realtà si riproduce, mette al mondo altri uomini realizzando il disegno della volontà di vivere assoluta. L'amore è uno strumento ingannevole della volontà di vivere per perpetuare la realtà, per perpetuare la specie, per perpetuare le tante volontà di vivere. L'uomo è zimbello della natura. Quando noi pensiamo di essere innamorati, di avere uno slancio d'amore autonomo, volontario, in realtà noi non siamo altro che degli zimbelli nelle mani della volontà di vivere che ci utilizza per perpetuare la volontà di vivere stessa, per perpetuare la realtà illusoria fenomenica. dentro cui però c'è una realtà numenica ben precisa che è la volontà di vivere. E qua ci sono le famose anche frasi, i famosi passaggi contro i classici poeti, grandissimi, immensi poeti della tradizione letteratura italiana. Se la passione del Petrarca fosse stata... Il suo canto sarebbe ammutolito, i canti di amore di Petrarca sono i canti di un poeta che non ha trovato l'amore, che non l'ha consumato. Lo stesso dicasi per Dante, probabilmente Schopenhauer è anche irriverente, corrosivo, una scrittura potente, che piace, che fa sorridere, e se Beatrice si fosse messa con Dante, si fosse avessero fidanzati, avessero consumato passioni, notte d'amore, Dante non avrebbe scritto tutto ciò di Beatrice perché avrebbe trovato il proprio desiderio sessuale appagato. avremmo avuto le poesie, vedo che alcuni sono stati contenti, opere immense quali la Divina Commedia, dietro la battuta ironica di Schopenhauer vi è però questa visione, vi ripeto. pessimista dell'amore l'unico amore di cui si può tessere l'elogio l'unico amore vero e quello disinteressato, lo vedremo tra poco, della pietas ad esempio L'amore amicale, quello di pietas, cioè mi prendo cura dell'amico in modo disinteressato, è l'unico vero amore, perché è l'amore che è scorporato da un fine, la soddisfazione sessuale, avere dei figli, avere famiglia. L'amore della pietas è il vero amore perché l'amore disinteressato, dietro le altre forme d'amore non vi è nient'altro che la realizzazione del desiderio, desiderio sessuale, desiderio sociale di avere una famiglia, di prestigio sociale. Questa è la visione ovviamente dura di amore elaborata, teorizzata da Schopenhauer. Il quale... Ci presenta, questa è la parte più anche bella di Schopenhauer, le famosissime critiche agli ottimismi. Secondo Schopenhauer l'ottimismo non è il sale della vita, come recitava una celebre pubblicità. ottimismo è una menzogna gli ottimismi sono menzogne sono favole che noi uomini ci raccontiamo per poter reggere vi dicevo all'inizio lezione la durezza della vita l'assenza di scopo della vita l'assenza di fine della vita e dell'universo. Cominciamo dal primo ottimismo, la critica all'ottimismo cosmico. Il mondo per Schopenhauer è irrazionale, il mondo è il teatro della illogicità e della sopraffazione. Caro Hegel, il mondo come manifestazione della ragione è quanto di più ideologico e assurdo tu potessi scrivere. Vi ho racconto la scorsa volta di questo Schopenhauer. che mette i suoi corsi, le sue lezioni nello stesso giorno, nella stessa ora di Hegel, nessuno frequenta i corsi di Schopenhauer, patisce molto, soffre per tutto ciò perché tutti vanno, in modo particolare, negli anni 20, fino ai primi anni 30, quando poi Hegel morirà, ad ascoltare il filosofo. tedesco, il padre dell'idealismo, il grande massimo esponente dell'idealismo, perché la filosofia di Hegel è la filosofia egemone, vincente, di prospettiva, è una filosofia di slancio anche europeo e tedesco, il pessimo di Schopenhauer è una strada chiusa, piacerà a Schopenhauer quando? Dopo il fallimento dei moti del 1948, quando c'è una svolta un po'più reazionaria e conservatrice in Europa, quando molte illusioni anche del progressismo politico e economico vengono meno. Una borghesia un po'più pessimista europea scoprirà con piacere i libri e i testi di Schopenhauer. Quando Hegel è vivo e fino agli anni 40 l'eghelismo è dominante e Schopenhauer si ritaglia dei piccoli spazi per poi diventare nel Novecento, con gli orrori che abbiamo anche alle spalle del Novecento, con la serie di violenze storiche e politiche, Schopenhauer ritornerà in auge. Tutti i pessimisti passano per Schopenhauer. Ripeto, il mondo è teatro dell'illusione. Della illogicità. Nel mondo non c'è la legge della ragione, c'è la legge della giungla. Se si conducesse il più ostinato ottimista attraverso gli ospedali, lazzaretti, le camere di martirio chirurgiche, attraverso le prigioni, le stanze di tortura, i recinti degli schiavi, per i campi di battaglia, i tribunali, aprendo poi tutti i sinistri covi della miseria, ovici si appiatta per nascondersi agli sguari della fredda curiosità e da ultimo fuori. facendo di ficcare l'occhio nella torre della fame di Ugolino, certamente finirebbe anche egli con l'intendere di qual sorta sia questo miglior demon possibile. Caro Voltaire, caro Candide, questo non è il migliore dei mondi possibili, questo è un inferno. Dirà nella critica all'ottimismo sociale, che vediamo tra poco, caro Dante, quando sei giunto in paradiso non hai trovato in molti casi le parole per descriverlo, quando hai dovuto descrivere l'inferno non hai fatto altro che guardarti attorno e hai trovato le parole, l'inferno è attorno a noi. Questo è un inferno di illogicità, un inferno di egoismi. tra mille anni qualcuno potrà dire sempre ma ha ragione lui vi ha descritto dalla schiavitù alla zarete i campi di battaglia non vi ha neanche descritto Hiroshima, Nagasaki o Auschwitz cosa potremmo aggiungere noi a fine del novecento su un bilancio di irrazionalità da un punto di vista di violenza Schopenhauer sostiene dunque che il cosmo è ateo, è un cosmo ateo, non c'è nessun Dio, Dio, gli dèi sono menzogne, Nietzsche ripartirà da qua, Nietzsche è di vittoria nei confronti di Schopenhauer, gli dèi sono menzogne, Sono una menzogna inventata per coprire l'illogicità, l'irrazionalità, l'assenza di scopo della vita, dell'universo, del mondo. Secondo ottimismo, l'ottimismo sociale, secondo Schopenhauer l'uomo non è buono, come sosteneva Jean-Jacques Rousseau. Non c'è alla base del pessimismo di Schopenhauer il mito del buon selvaggio narrato da molti nazionalisti. navigatori, alla base della visione antropologica e sociale di Schopenhauer c'è l'uomo lupo degli altri uomini, Thomas Hobbes, che cos'è l'uomo? L'uomo è una belva. E dentro ogni uomo c'è una belva, dentro ogni uomo c'è una spinta di sopraffazione. Cosa regolano i rapporti umani? I rapporti umani sono regolati da una cosa, dal conflitto. E'il più forte sconfigge il più debole. Ciò che anima i rapporti umani è la spinta di sopraffazione reciproca. Vi è dunque nel cuore di ogni uomo una belva che attenta. Tende solo il momento propizio per scatenarsi e infuriare contro gli altri, fatto dall'opera Parerga e Paralipomena, un'opera che raccoglie i suoi pensieri, l'opera finale di Arthur Schopenhauer. Gli uomini vivono insieme per bisogno e per utilità. Vi direbbe Schopenhauer adesso voi, cari ragazzi della quinta CSA, vivete ancora insieme e cercate proprio di non uccidervi a vicenda. perché c'è l'esame distrutto tra pochi mesi, ma tra cinque mesi la maggior parte di voi non si sentirà più perché è venuta meno l'utilità dello stare insieme. Allora vi sopportate perché è utile, si vive insieme per costruire una diga, si vive insieme perché le belve ci stanno per attaccare e dobbiamo fortificarci, si vive insieme perché è utile o bisogno. E non ho utilità dell'altro, l'altro io non lo cerco. Perché io sto semplicemente alla regola, alla legge della sopraffazione. Questo è un pessimismo antropologico e sociale. Chi considera bene scorge il mondo come un inferno che supera quello di Dante. In questo che ognuno è diavolo per l'altro. Non è più l'uomo il lupo degli altri uomini, ma ognuno è il diavolo dell'altro. Il diavolo e il maledetto sono i due. maligno e l'altro rispetto a noi e noi siamo i diavoli maligni per gli altri, spesso la nostra felicità passa per l'infelicità degli altri, noi siamo felici quando gli altri stanno male, dice Schopenhauer, o quando realizzando un mio piacere gli altri non lo realizzano, l'ho realizzato io, il piacere. Schopenhauer che vi ripeto è una strada a un certo punto cieca perché non si esce da questo pessimismo, ma che forza ha, ha la forza di intercettare, alcune letture antropologiche e sociali che sempre nella storia ritornano, perché ha la capacità, senza essere un psicologo, senza essere un psicanalista, perché la psicanalista è in merda da Freud da qualche decennio, ha la capacità di capire qual è in parte una delle possibili nature dell'uomo, che è ovviamente quella dell'egoismo. La vera svolta sarà la pietà. Contro l'egoismo l'uomo deve... imparare ad amare gratuitamente, ad essere per gli altri senza interesse, se io ho un amico per utilità, Aristotele la chiamava già amicizia per utilità, se io ho un amico per il piacere, Aristotele la chiamava amicizia per il piacere, se io ho un amico perché gli voglio bene, quella è l'amicizia più elevata, disinteressata, è l'amico per il bene, verso cui io mi muovo e agisco soltanto per la mia vita. la sua felicità. Terzo e ultimo ottimismo è l'ottimismo storico, critica l'ottimismo storico, l'ottimismo storico è un'altra ovviamente illusione, ogni storicismo da quello di Hegel, storicismo idealista, a quello di Marx, storicismo materialista, a quello di Scheler, tutti gli storicisti e gli storicismi sono animati da... Ottimismo. Per Hegel la storia è un progredire della ragione che torna a sé. La ragione torna a sé e poi torna a sé con l'arte, con la religione, con la filosofia, con lo Stato prussiano. Per Marx la ragione deve triunfarci. Non fare attraverso l'emancipazione delle classi sociali subalterne, la storia è l'emancipazione delle classi sociali subalterne, in questo caso il proletariato, in una lotta di classe contro le classi sociali dominanti. un progresso, le classi sociali subalterne attraverso la lotta si emancipano, no, lo storicismo è un'illusione, la storia che cos'è? La storia è il ripetersi della stessa tragedia, cambiano gli attori, cambiano le comparse, cambiano i protagonisti, ma il copione è sempre lo stesso, la storia è il ripetersi di guerre, di violenza. e il fatale ripetersi di un medesimo dramma. Il destino dell'uomo è nascere, soffrire e morire. E in questo percorso c'è poi la guerra. c'è la violenza, c'è l'amore come illusione. Il compito della storia è soltanto dare all'uomo la coscienza di che cosa sia autenticamente la storia e di quale sia la verità. al destino dell'uomo attraverso lo studio della storia noi non portiamo la storia a migliorare non portiamo la storia ad essere più razionale la storia ci deve indicare qual è il drammatico destino dell'uomo e se noi comprendiamo che la storia è dramma, violenza, guerra cerchiamo di uscirne fuori da questa storia attraverso quelle che sono e sono in conclusione ragazzi le vie di liberazione dal dolore grazie L'uomo deve liberarsi dal dolore, l'uomo deve liberare la vita dal dolore, ma la liberazione non è il suicidio. Schopenhauer condanna duramente il suicidio, magari alcuni di voi hanno pensato in questo momento ma se la vita è soffrire e morire perché non anticipare la morte col suicidio? No, e l'argomentazione di Schopenhauer contro il suicidio è bellissima, il suicidio non va perseguito per la morte, ma per la morte. Perché suicidandosi ci si arrenda la volontà di vivere. E come dire, poiché io voglio vivere come vorrebbe che facessi la volontà di vivere, ma non riesco a vivere, allora mi tolgo la vita. Il suicida, uccidendosi, ammette che la volontà di vivere lo domina. Io vorrei vivere, desidero vivere, poiché non sono in grado mi tolgo la vita. No! Dunque per ogni persona che si toglie la vita, la volontà di vivere è più forte. Io sono la volontà di vivere che produce le volontà di vivere. Le volontà di vivere voglio talmente vivere che non riuscendo a vivere si tolgono la vita. La volontà di vivere trionfa attraverso il suicidio. Io voglio disinnescare la volontà di vivere. Io voglio eliminare la volontà di vivere. Suicidandomi rafforzo la volontà di vivere. È come dire vorrei vivere. talmente tanto che non riesco e dunque mi tolgo la vita secondo, se si suicida il singolo uomo singolo individuo, la volontà di vivere che è eterna, universale, infinita, irrazionale l'hai sconfitta? No perché la volontà di vivere è universale e collettiva da una catena di numeri irrazionali voi togleste un numero naturale, la catena di numeri razionali ne sentirebbe delle conseguenze? Cambierebbe? No. Perché la volontà di vivere assoluta? ingloba infinitamente, in maniera piccola, una piccola vita. Dunque una vita piccola che fuorisce dalla volontà di vivere non ha cambiato il destino del mondo, della natura, del cosmo. Uccidarci non serve a nulla, qual è la via? La via è passare dalla voluntas alla noluntas. Quindi per lui la storia dell'uomo è uno strumento per far credere all'uomo di poter migliorare? Sì, la vita dell'uomo è un'illusione di miglioramento e noi nell'illusione del miglioramento viviamo, nell'illusione dell'amore viviamo, nell'illusione degli dèi viviamo, ma vivendo... Non facciamo altro che rafforzare la volontà di vivere che è cieca e egoista. Quali sono le vie di liberazione del dolore? Sono tre. Per Schopenhauer bisogna far trionfare l'anno lungo. alla volontà bisogna Sostituire la non volontà di vivere. Dobbiamo spogliare la nostra vita dalla volontà di vivere egoistica. Quali sono le vie? Sono tre. La prima, l'arte. L'arte è la contemplazione disinteressata della realtà. L'artista per Schopenhauer deve contemplare la realtà in maniera disinteressata e dunque usare l'arte come liberazione dal dolore. L'arte, potete immaginare oggi la musicoterapia, è una disciplina, è un insieme di discipline, sono tante discipline, che aiutano l'uomo a prendere il distacco dalla realtà, dagli avvenimenti che lo travolgono, che lo coinvolgono. E infatti la musica, che è la contemplazione, se parliamo della musica classica ovviamente, disincantata di forme pure. La musica, come no? Insieme di formule matematiche, come contemplazione. di forme geometriche pure, come contemplazione di idee perfette, la musica è ciò che porta l'uomo a distaccarsi dagli egoismi, dall'inferno, dalla guerra, dalla violenza, dalla prevaricazione. Io con la musica esco dalla voluntas e vado verso la noluntas. Secondo, la pietas e l'agape, cioè l'amore come pietà e come prendersi cura degli altri. c'è la celebre canzone La cura di Battiato con cui io lo conosco e la considero anche forse una delle più grandi canzoni d'amore mai scritte amare è prendersi cura dell'altro prendersi cura vuol dire compatire compatire è il nostro linguaggio colloquiale il nostro slang ti compatisco implica mamma mia gli faccio pena no no no compatire vuol dire patire cum vuol dire non è vero soffrire con, vuol dire prendersi una parte del dolore dell'altro su di noi, dunque compatire ha dentro di sé la gratuità dell'amore, compatire vuol dire prendo cura dell'altro, ragazzi siamo sinceri, spesso gli amici che stanno male sono soli, perché nessuno vuole passare del tempo con chi sta male, perché chi sta male ovviamente ti porta a stare male, o porta nella tua vita elementi di disturbo, di inquietudini. è meglio stare con le persone che stanno bene è chiaro? o quando si ha male di malattie brutte perché spesso poi è sola perché stare con delle persone che hanno una malattia terminale ti rimbalza sempre nella tua vita ti porta sempre a delle riflessioni sulla malattia, sulla morte, lo star male che sono pesanti dunque spesso chi sta male o il male di vivere o il male di malattie fisiche eccetera eccetera sia le malattie psicologiche sia quelle fisiche ti porta spesso la solitudine perché quando uno sta con un malato distaccato deve prendersi un po'di quella malattia su di sé, perché così condividi in modo amicale, altrimenti sei distaccato, non è il vero amore per Schopenhauer, Schopenhauer l'amore è prendersi cura, compatire.