Oggi vedremo la prima opera di Nice, opera del 1872, la nascita della tragedia dallo spirito della musica. La prima opera di Nietzsche è un'opera filologica, la prima opera filosofica di Nietzsche è in realtà un'opera di filologia. nella quale Nice manifesta ancora una volta tutto il suo interesse giovanile per il mondo antico, per il mondo classico, per il mondo greco ed è un'opera nella quale Nice rilegge in modo originale, assolutamente originale, il mondo greco e un'interpretazione del mondo greco nuova, originale.
che non ha di fatto precedenti nel mondo accademico e tale originalità in parte gli costa anche la fine di ogni possibile carriera accademica, perché quest'opera non trova il riscontro del mondo universitario istituzionale, dunque un'opera intellettualmente provocatoria. Ovviamente. non è un'opera solo di filologia, anzi è un'opera filosofica a pieno titolo. In quest'opera abbiamo i grandi temi della filosofia, i grandi temi dell'estetica, i grandi temi della cultura a 360 gradi sviscerati e trattati da Nietzsche. Nietzsche, vi dicevo nella scorsa lezione, è il filosofo che più di tutti...
seconda parte dell'Ottocento muove una critica serrata alla cultura occidentale in tutti i suoi aspetti, è il grande trasvalutatore dei valori, è il filosofo del martello, è il filosofo della dinamite, una filosofia che va a criticare, a far saltare le certezze, menzogne, metafisiche, politiche, culturali, filosofiche dell'Occidente e già nella prima opera possiamo intravedere questo suo sguardo diverso. rispetto a quello che è la cultura occidentale, a partire proprio dalle fondamenta, cioè dalla cultura greca classica. In quest'opera abbiamo degli elementi di Schopenhauer, da cui prende sicuramente la critica all'ottimismo, prende il pessimismo come figlio di un'analisi della realtà illusoria che l'Occidente si è costruito, ma è anche un'opera che si è... ha già delle distanze da Schopenhauer perché il pessimismo non è il punto di arrivo di Nice ed è un punto anzi ben presto abbandonato perché contrapporrà al pessimismo di Schopenhauer un vitalismo, un'esaltazione degli spiagge.
delle forze vitali, dello spirito vitale della terra e dell'uomo, che lo avvicinerà ad esempio a un autore come Wagner. Lui si innamora di Wagner, della musica di Wagner, c'è un rapporto amicizio anche molto forte, che poi si interromperà, però c'è all'inizio una sorta di adesione, io sono wagneriano, più wagneriano dello stesso Wagner, dunque la sua filosofia è una sorta di apologia della musica e del pensiero di Wagner. Vediamo insieme l'opera che è nascita.
della tragedia. Tale opera è innanzitutto una visione della realtà attraverso delle categorie estetiche. Secondo Nietzsche, l'arte è in grado di spiegare l'essenza del mondo.
La comprensione filosofica del mondo e della realtà deve affidarsi all'arte. L'arte è... la chiave per interpretare la realtà, è dunque un grande recupero delle tematiche romantiche e quest'arte che deve interpretare la realtà è appunto mostrata in tutto il suo, diciamo, anche in reginità e splendore nell'analisi appunto del mondo greco, del mondo classico. Secondo Nice, l'Occidente si è disegnato, si è prodotto un'immagine parziale se non addirittura falsa del mondo greco. Il mondo greco sto presentato come il mondo della filosofia razionale, il mondo socratico, il mondo platonico, il mondo aristotelico.
I greci come... illuministi antelitteram, come i filosofi, come i pensatori, come i teoreti, come gli organizzatori razionali della realtà. Ebbene, secondo Nietzsche, non fu sempre così. Ci fu un tempo in cui, nella Grecia, non prevaleva in maniera unica, forte, una visione razionale della realtà, ma ci fu un'epoca in cui il mondo greco era pervaso da due impulsi. da due impulsi dello spirito e dell'arte, da due impulsi della vita, l'Apollinio e il Dionisiaco.
Il mondo greco è il mondo di due impulsi. È un mondo attraversato da due forze, da due impulsi, da una coppia di opposti, l'Apollineo e il Dionisiaco. Il mondo greco ha trovato nella tragedia una sintesi perfetta tra questi due spiriti, tra queste due forze.
La tragedia greca è stato il momento di sintesi e di armonia. tra lo spirito Apollinio e lo spirito Dionisiaco. Cosa sono questi due spiriti?
L'Apollinio è lo spirito che scaturisce dalla forma, è lo spirito che scaturisce da un atteggiamento razionale, armonico. E'lo spirito che scaturisce dalla plasticità delle forme, dalla scultura, è lo spirito che emerge nell'arte greca, la forma, il finito, l'armonia, la razionalità. l'ordine la luce questo è l'apollinio e nel mondo greco nell'arte greca ci sicuramente pensate appunto alla statua del discobolo alla plasticità della muscolatura dell'atleta, alle forme perfette, armoniose. Dunque il mondo greco è attraversato dalla presenza di questo spirito, dallo spirito della forma, del finito, della completità.
dell'armonia, ma il mondo greco non è soltanto questo, non è soltanto la plasticità della forma, non è soltanto la razionalità, non è soltanto l'armonia, non è soltanto la completezza, il mondo greco è anche un altro spirito e tale spirito si chiama Dionisiaco. Apollo e Dioniso, due divinità contrapposte in una lettura originale del mondo artistico greco. Al di là dell'Apollinio, a fianco all'Apollinio, contrapposto all'Apollinio, viene Dionisiaco, che è il Dionisiaco.
Il Dionisiaco è quello spirito che scaturisce da una forza vitale, che scaturisce dal divenire, esalterà Eraclito, l'autore che ha colto il divenire, dice Nietzsche, e non ha colto la staticità dell'essere, la plasticità della realtà. Il Dionisiaco scaturisce dalla forza vitale del divenire e si esprime nella forza creatrice. della musica, della poesia lirica, non della poesia epica come l'Apollinio, e troverà tale spirito dionisiaco piena, piena equilibrio, piena esaltazione all'interno della tragedia classica che tra poco vedremo.
Il mondo greco è attraversato da due spiriti, da due forze, la forza della forza. forma, della ragione, dell'armonia, della staticità, della plasticità, dell'organizzazione, l'Apollinio, e la forza del Dionisiaco, il divenire, l'evrezza, la vitalità, l'infinito, la tensione, lo scontro, questo è il mondo greco, il mondo greco è attraversato da queste due spinte, da queste due forze, la poesia epica rappresenta l'Apollinio e la poesia lirica rappresenta l'Apollinio. Ma c'è un momento in cui queste due forze, questi due spiriti trovano pienamente armonia e questo momento è la tragedia, la tragedia greca, la tragedia greca di Sofocle, di Eschilo, tragedia quale Edipo Re, tragedia quale Medea, queste tragedie mettono insieme la duplicità del mondo greco che non è soltanto la tragedia greca, ma la tragedia greca.
la ragione, non è soltanto il filosofo, l'uomo teoretico. La tragedia mette insieme le due forze del mondo greco, perché? Perché cosa c'è nella tragedia?
Nella tragedia c'è la vicenda dell'eroe. narrata, al momento epico, sicuramente narrato, a teatro, c'è l'attore che interpreta un eroe, ma ci sarà l'antieroe, c'è una vicenda che si evolve. E'del momento apollinio, chiaro, gli avvenimenti, ma questi avvenimenti che vengono messi in scena sono guidati e travolti dal fatto, dal destino, dalla tragicità e questa tragicità è data dal coro, dalla musica, da chi canta e da chi suona, posti fuori, dal paese. sotto il palco, il coro, i musicisti rappresentano la voce fuoricampo che racconta come il destino, il fato, gli dèi travolgano la vicenda dell'eroe.
E il coro, la musica sono il dionisiaco, la vicenda dell'eroe dà invece la dimensione apollinia, l'equilibrio, la vicenda dell'eroe, le scelte dell'eroe. le azioni dell'eroe, l'elemento apollinio, che tenta di dare forma alla sua vita, che tenta di dare un senso alla sua vita, ma poi c'è il coro, la musica, gli strumentisti, che narrano l'impeto, la tragicità degli eventi, sono il destino, il fato che travolge le vicende dell'eroe, di quell'eroe che tenta di dare un senso a qualcosa che è drammaticamente senza senso. a quell'eroe che cerca di arrivare a compiere la sua missione, di arrivare a casa, di salvare la patria, ma tutto ciò sembra precipitare e precipita.
Pensate al destino che spetta Edipo, che in una battaglia le porta la città, uccide senza saperlo suo padre e che ritornato in città sposerà senza saperlo sua madre. E tutto ciò porterà allo svelamento, alla morte, al suicidio la madre. E'il destino dionisiaco, tragico, in forma, infinito, in divenire che travolge la razionalità degli eventi. Libero la città, sconfigo il nemico, costruisco una dinastia.
Tutto è travolto da un destino tragico e drammatico. E'chiaro? E dunque avete...
Edipo come esempio di eroe apollinio ma poi tragico e dionisiaco, o avete Medea, la donna che cerca anche qua attraverso le sue scelte di scrivere il proprio destino, ma il suo destino è... drammatico e travolgente e ucciderà senza saperlo i suoi figli. Nel mondo greco non c'è il prevalere, ci dice Nietzsche, della ragione, della razionalità, della forma, della plasticità, dell'evento che ha un inizio e una fine armoniosa, ma nella grecità, nel mondo classico c'è uno scontro, una tensione costante tra l'elemento pollinio razionale e l'elemento...
elemento ebrezza tragico del Dionisiaco. Questo è stato il mondo greco e perché tutto ciò è stato dimenticato? Perché ci sono dei responsabili di tale morte e i responsabili della morte di questo spirito greco, di questa tensione tra Pollino e Dionisiaco sono la un punto di vista filosofico Socrate e da un punto di vista della tragedia Euripide. Socrate ed Euripide sono i due assassini del Dio Niosiaco, sono i due uccisori di questa coppia intensiva.
che si scontra, Socrate, Socrate vuol dire Platone in gran parte, il Socrate platonizzato, Socrate è il filosofo che ha voluto dare razionalità, concettualità al divenire, alla realtà, al mondo, all'essere e con Socrate noi assistiamo dunque alla morte della tragedia, la tragedia muore sotto I colpi di Socrate, il quale pretende di racchiudere l'esistenza in un concetto, pretende che la vita teorica, teoretica, razionale dia una spiegazione a quell'abisso che è in realtà l'esistenza. L'esistenza è abissale, è drammatica, è divenire, è lacerazione. l'esistenza nel mondo e tutto ciò.
Cosa pretende di fare Socrate? Dice Nice ovviamente pretende di dare un aspetto razionale, formale alla vita, ma la vita secondo Nice non la si racchiude in un concetto, non la si racchiude in una definizione. Dunque il socratismo è responsabile della razionalizzazione, teoretizzazione, concettualizzazione della realtà, di una realtà che invece è scontro, divenire tensione tra Pollinio e Dionisio come la tradizione.
che la tragedia greca aveva messo in mostra, aveva rappresentato. E dal punto di vista della tragedia? E'Euripide con il suo realismo, la tragedia di Euripide improntata al realismo, a una vicenda messa in scena in modo... in modo solare, realistica, dove tutti i pezzi della storia, tutti gli aspetti della vicenda dovevano sempre trovare la giusta collocazione, la giusta via di uscita, il punto di fuga, di equilibrio.
E'un ripide, uccide Dioniso. E'ucciso in nome di un realismo, di una razionalità che però non sono adeguate a cogliere in realtà la struttura della vita, perché il mondo ha una struttura tragica. Il mondo ha una struttura tragica, l'uomo nel mondo è in balia di una tensione, di un divenire che non è racchiudibile nelle scienze positive, si scaglierà poi contro il positivo. non era chiudibile all'interno dunque di una razionalizzazione, il destino dell'uomo è un destino tragico, lacerato, nell'uomo c'è questa coppia di opposti, di contrapposizione, Apollinio Dionisiaco che crea tensione, l'uomo è questa tensione, negare la tensione Apollinio Dionisiaco significa mentire.
Significa produrre menzogne, significa uccidere una parte di noi, significa trasformarci in numeri, trasformarci in strumenti, trasformarci in una spiegazione, concetto razionale quale non siamo. Significa però, dirà Nietzsche in seguito, uccidere gli spiriti vitali, la vitalità, uccidere l'essenza della vita. E alla tragedia di Euripide dobbiamo dunque questo dramma, dobbiamo aver dimenticato la tragicità del mondo e le opere d'arte più plastiche, anche poi rinascimentali, non nella maggior parte dei casi, questo recupero di una grecità classica che non è esistita ha prodotto dunque un danno. Perché l'arte nel momento in cui si appiaggia... appiattita sulla razionalità è stata un'arte antivitale, è stata un'arte che doveva mettere ordine al mondo, ma l'ordine al mondo non c'è, il mondo è caos, il mondo è tragedia e l'artista non può leggere il mondo come razionale eliminandone l'aspetto più drammatico, lacerante e più tragico.
Wagner questa cosa non la fa, andiamo in chiusura all'amicizia, al rapporto di Wagner, nella musica di Wagner c'è l'esaltazione. C'è l'esaltazione della vitalità, c'è l'esaltazione della forza, dell'energia, c'è l'esaltazione della vita, dunque non c'è l'esaltazione della forma e della plasticità, c'è l'esaltazione della tensione. Wagner è l'unico non decadente, la decadenza c'è in Europa, i musicisti, i poeti, i filosofi sono i cantori della decadenza. sono i cantori della normalità, della funzionalità, trasformano le persone in funzionali a qualcosa, le persone non sono funzionali, sono funzionali perché servono, nell'ottica dell'utilitarismo siamo funzionali, ma l'uomo non è funzionale, l'uomo non è un numero, l'uomo non è una struttura razionale, secondo Nietzsche.
L'uomo deve perdersi nella drammatica del mondo, nella tensione del mondo, nella attrezione del mondo per poi trovare un senso diventando oltre uomo. diventando oltre uomo, non rifugiandosi nel nichilismo passivo, non rifugiandosi nel pessimismo, ma trasformandosi in un dio, in un oltre uomo. La nascita della tragedia è il punto di partenza di questo nostro percorso filosofico niciano, perché da questa opera Da questa analisi di Apollinio Dionisico emerge già la forza dirompente del pensiero di Nietzsche, secondo cui noi solo come esperienza estetica possiamo capire l'esistenza e il mondo, solo come esperienza estetica possiamo cogliere la natura del mondo, e la natura del mondo è la tragicità.
della realtà, la natura del mondo e la lacerazione. Ecco perché contrappone Sofoche e Deschilo ad Euripide, ecco perché contrappone il teorico del Pantarei del tutto scorre. del logos che è caos, del caos che è logos, Eraclito a Socrate, a Platone e a Aristotele. Bisogna avere la forza di precipitare. nel dramma, nell'attricità della realtà, bisogna avere la forza di guardare alla realtà per quella tensione caotica che essa è e non rifugiarsi nell'illusione metafisica dei raggi, potremmo dire, del sole di Apollo.