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Introduzione alla filosofia dei sofisti

Se state seguendo le mie lezioni di filosofia cronologicamente dall'inizio, cioè dalla nascita della filosofia a pochi primi filosofi, la scuola di Mileto, i Pitagorici, Eraclito, Parmenide e così via, sicuramente avrete visto che questi primi filosofi vivono tutti lontano da Atene o quasi tutti lontano da Atene, solo con gli ultimi, con Democrito, con Anassagora, con alcuni di questi abbiamo visto filosofi trasferirsi ad Atene. Abbiamo anche letto all'inizio che che questo è perfettamente logico perché la filosofia inizialmente si sviluppa nelle colonie. Oggi però cambiamo faccia a questo discorso perché la filosofia entra ad Atene e non più come con Democrito ci entra di soppiato, ci entra prepotentemente perché vedremo una scuola filosofica che si lega completamente ad Atene, che entra quasi in simbiosi con la città e ne plasma anche le vicende politiche per certi versi.

Ci sto parlando della scuola dei sofisti. Oggi parlerò in generale di questa scuola, di quali sono le condizioni anche storiche che l'hanno vista emergere, quali sono i concetti generali di questa tendenza, di questa corrente culturale. Poi in altri video approfondiremo le cose.

figure di alcuni sofisti, in particolare di Protagora e di Gorgia, ma oggi, ripeto, ne parleremo piuttosto in generale. Andiamo a cominciare. Musica un po'di caffè come sempre Batman presente all'appello e io mi chiamo, se siete qui per la prima volta, Ermanno Ferretti.

Sono un insegnante di storia e filosofia, insegno in un liceo scientifico di Lovigo, in Veneto, e insegno mai da parecchi anni, ma da qualche mese ho iniziato anche a pubblicare online su questo canale di youtube su cui siete in questo momento una serie di video spiegazioni, video lezioni simili a quelle che faccio a scuola, magari con qualche approfondimento in più. con qualche domanda in meno inevitabilmente, per sopperire a volte alla mancanza dell'opportunità di fare queste lezioni dal vivo, perché ho iniziato durante il lockdown del 2020 dovuto al coronavirus, ma sto continuando, visto che la cosa ha raccolto anche consensi al di fuori dei miei studenti, e poi perché forse un nuovo lockdown si profila all'orizzonte, speriamo di no, ma... Non si sa mai, bisogna essere in qualche modo pronti. Quindi in questo canale, se siete curiosi, troverete altre lezioni di storia, altre lezioni di filosofia, anche qualcosa di educazione civica, anche qualche approfondimento su alcuni libri e cose di questo genere.

Però, insomma, c'è tanta roba se siete interessati all'argomento. Oggi, come vi dicevo nella premessa, parliamo però dei sofisti, una scuola filosofica molto particolare che si sviluppò in Grecia, direi... principalmente ad Atene, entrando come vi dicevo prima in simbiosi con la città, è una scuola filosofica che proprio ad Atene può esprimersi e può trovare spazio.

Perché Atene? Perché Atene effettivamente nel periodo che stiamo iniziando a resaminare ora, cioè quinto secolo avanti Cristo, vive un momento di grande splendore. In particolare direi due anni chiave della storia, soprattutto Atenese, sono importanti per capire il processo che si sta svolgendo, che si sta sviluppando in città e come i soggetti sono. sofistici si introducono.

Le due battaglie, i due anni importanti sono quelli del 489 a.C. e quello del 480 a.C. perché nel 489 arriva la battaglia di Maratona, celeberrima, da cui poi anche la famosa corsa di Maratona, la Maratona eccetera. Nel 480 la battaglia di Salamina. Sono due battaglie in cui Atene vince e si dimostra una città, una polis ormai in grado di grado di tenere testa a molti nemici, nel suo momento di massimo splendore militare, ma anche politico ed economico.

Infatti inizia il periodo d'oro di Atene, possiamo anche chiamarlo tranquillamente così, un periodo d'oro che è contraddistinto sulla scena politica anche dall'emergere di una figura molto importante che è quella di Pericle, uomo politico, esponente del partito democratico che sale al potere, lo mantiene per svariati anni, con pratiche politiche. anche che susciteranno critiche, è un personaggio controverso per certi versi, perché rende grande Atene, ma allo stesso modo può essere accusato di populismo per quanto riguarda la politica interna, per quanto riguarda il consenso che riesce a racimolare ad Atene, sia anche di imperialismo, perché anche la sua politica estera in particolare si rivela molto aggressiva, una politica estera che porta Atene ad occupare e a far parte di un'unità e varie colonie, varie città a sottomettere delle zone della Grecia o delle colonie greche, con un fare che alcuni hanno definito già imperialista, anticipando un termine che in realtà si utilizza molto più tranquillamente in età più recenti, nell'Ottocento, nel Novecento, intendo 1800-1900 ovviamente dopo Cristo. Qua siamo nell'Avanti Cristo, qualche secolo prima di Cristo, però... in fondo questo dominio di Pericle è molto particolare perché appunto mostra già alcuni segni di grande modernità sia nel bene che nel male, rende grande Atene ma soprattutto questo è quello che interessa di più a noi, la rende grande anche dal punto di vista culturale.

Atene diventa il baricentro della Grecia non solo dal punto di vista politico, ma anche e soprattutto dal punto di vista culturale. Pericle attira lui stesso ad Atene una serie di filosofi, di pensatori, di scienziati dell'epoca, di intellettuali. che ad Atene trovano spazio per esprimersi, trovano spazio per far filosofia, per riflettere, per esporre le loro idee.

E questo permette un incontro anche in città di menti molto diverse da loro, anche una certa dialettica, cioè uno scontro oltre che un incontro, voglio dire, di menti. E da lì in poi la filosofia effettivamente trova caso ad Atene, anche quando poi Pericle cadrà e ci succederanno altri regimi. nel giro di pochi anni, Atene rimarrà per qualche tempo, almeno fino a quando non verrà assoggettata definitivamente ai persiani e quindi all'Alessandro Magno soprattutto, Atene rimarrà davvero il baricentro culturale della Grecia e il punto di riferimento per noi che vogliamo studiare filosofia, perché ad Atene troveranno spazio tutti i più grandi filosofi dell'età classica, quindi vi ho già citato Democrito che è un filosofo importante anche se all'epoca non così seguito.

però poi arriveranno i sofisti, come vi ho appena accennato e oggi li vediamo meglio arriveranno Socrate, Platone, Aristotele, insomma pezzi da 90 poi anche gli Stoici, poi anche Picuro insomma ci sarà spazio davvero davvero per tanta conoscenza e tanta filosofia vedete che effettivamente questo Pericle fu un personaggio anche controverso l'avrete studiato in storia o lo studierete in storia però sicuramente contribuì alla forza della democrazia atenese attene in In questo periodo e anche negli anni successivi alla dipartita di Pericle, divenne la culla della democrazia, come si dice solitamente. Cioè il baricentro, la città più importante, la polis più importante per lo sviluppo di questa nuova forma di governo, che prevedeva il potere in mano al popolo, quando con popolo, con cittadinanza di Atene, che intendiamo poi un gruppo relativamente ristretto di persone, però molto più ampio di quelli a cui si sarà abituati dopo. o si era abituati prima.

Questo rafforzamento della democrazia portò con sé tutta una serie di conseguenze. Portò ad esempio il principio sancito anche nello stesso Pericle del prevalere dell'interesse pubblico su quello privato, cioè la polis era più importante degli egoismi singolari, degli interessi dei privati cittadini, lo status era superiore ai singoli. Ma allo stesso modo anche Pericle introdusse il principio della remunerazione.

dei politici, di chi assumeva cariche politiche, insomma ammodernò molto la democrazia atenese e con fare a volte anche propagandistico, arrivò anche ad esaltare il ruolo di questa democrazia atenese, questo ci emerge soprattutto da alcuni resoconti, ad esempio un famosissimo, un celeberrimo discorso di Pericle. che lo storico greco Tucidide attribuisce a Pericle. E ve ne vorrei leggere una parte. Certo c'è molta retorica, c'è molta propaganda anche in questo discorso, però ci deve essere per forza di cose anche una parte di verità quantomeno, perché per fare un discorso del genere e essere ascoltati e in parte creduti, certo Pericle calcava la mano, probabilmente per esaltare la gloria di Atene, ma qualcosa di vero ci deve essere.

Ve lo mostro anche a video. Dice così. Qui a Ratene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi e per questo viene chiamato democrazia. Qui a Ratene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia uguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non in... mai i meriti dell'eccellenza quando il cittadino si distingue allora esso sarà a preferenza di altri chiamato a servire lo stato non come un atto di privilegio ma come una ricompensa al merito e la povertà non costituisce un impedimento qui a ratene noi facciamo così la libertà di cui godiamo si estende anche la vita quotidiana noi non siamo sospettosi uno dell'altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se il nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino atenese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati e ci è stato... insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa e ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell'universale sentimento di ciò che è giusto e giusto. e di ciò che è buonsenso. Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo o mai inutile. E benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che... che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni atenese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Bel discorso, bellissimo, modernissimo che appunto vi ripeto viene riportato da Tucidide nelle sue storie. vero fino a un certo punto, probabilmente non era così vero, non era questo splendore così come Tuccidide barra Pericle la presenta a Atene, però qualcosa di vero c'era. Atene sicuramente era la città più aperta, era la città che meglio ospitava gli stranieri e lo stesso Pericle portò in città molti intellettuali stranieri per dar loro spazio, per dar loro corda. Sicuramente Atene vigeva un regime democratico. Ed è vero, come si dice, che tutti potevano giudicare una politica perché tutti avevano, i cittadini, diritto di voto.

Poi, come dice nel brano, non tutti possono formare una politica ma tutti possono giudicarla. Significa che non tutti possono assumere le cariche di magistrato, non tutti possono guidare, essere leader, potremmo dire oggi con un termine più moderno, della scena politica, ma tutti possono votare. Tutti hanno il diritto di esprimere la loro opinione. riguardo alcune scelte politiche. quindi questo è il trionfo di Atene, il trionfo della democrazia almeno della democrazia come veniva intesa all'epoca e qui è da qui che partiamo perché da qui che partiamo?

Perché in realtà se tutto questo è vero anche solo se una parte di questo è vero se i cittadini possono fare politica, se i cittadini possono discutere di politica e possono avere un ruolo politico allora i cittadini devono essere anche pronti a rassumere questo ruolo ve lo anticipavo già nelle primissime lezioni che abbiamo fatto sulla nascita della filosofia grazie Perché Atene, che diventa appunto il fulcro della democrazia greca, finisce per attirare in questo periodo moltissimi maestri che si propongono di insegnare ai cittadini a fare politica. È chiaro che se io voglio esercitare i miei diritti politici, voglio entrare nell'assemblea, voglio non solo votare, ma voglio anche capire quello che viene detto e voglio eventualmente controbattere a quello che viene detto, devo essere in grado di esprimermi, comprendere. argomentare, capite?

Cioè io devo prima di tutto sentire quello che dicono e se parlano di questioni tecniche devo comprendere di cosa stanno parlando, se parlano di questioni politiche devo capire di cosa stanno parlando, una volta che ho capito devo chiedermi ma io sono raccorro o non sono raccorro? Quindi devo ragionarci sopra e una volta che magari mi sono trovato in disaccordo con quell'opinione devo poter chiedere la parola all'assemblea e esprimere un'opinione avversa, un'opinione contraria in modo da eventualmente controbattere. battere e convincere altri a stare nella mia parte invece che dalla parte di chi ha parlato fino ad adesso, ma per far questo, per convincere gli altri a votare come io vorrei, devo riuscire a preparare un discorso, perché poi chiedo la parola, ma devo parlare davanti a centinaia di persone ovviamente e questo discorso deve essere il più possibile convincente, cioè devo essere in grado di argomentare, di presentare il mio punto di vista con argomenti convincenti, perché non solo devo dire io la penso così, ma... ma devo anche dire, vi cerco di convincere che ho ragione, se voglio che la mia opinione abbia un peso, se voglio che sia votata, se voglio che incida sulla città. Capite?

Allora, tutto questo non è per niente facile. Noi che voi studenti che andate a scuola, siete abituati un po'alla volta ad argomentare perché fate compiti scritti in italiano, a volte anche di... Filosofia per tutto il vostro percorso scolastico e un po'alla volta imparate se siete bravi ad argomentare.

Ma uno che non ha mai andato a scuola, che non ha mai frequentato una scuola strutturata, come era il cittadino greco del tempo, non sapeva argomentare, non sapeva per forza di cose parlare in pubblico. E il parlare pubblico, perché in realtà uno può anche dire che sia una rotta naturale, ma in realtà va molto affinata, va molto esercitata. Serve allenamento, servono strategie, servono cose da studiare.

Pensate voi quando fate un compito in italiano, la prima volta che lo fate, un testo argomentativo, magari lo fate molto male, portate argomenti deboli, anche se vi hanno spiegato come va fatto, non riuscite a rendere. Allora dovete prima capire come va fatto, poi esercitarvi e renderlo sempre meglio grazie alla correzione di un maestro. ecco ad Atene c'è bisogno di maestri quindi c'è bisogno di personaggi che sappiano argomentare che sappiano fare discorsi che sappiano esercitare le virtù politiche che insegnino ai cittadini atenesi a fare altrettanto capite? quindi questi maestri dove sono? ci sono ad Atene qualcuno c'è anche ad Atene ma per lo più si trovano in giro per la Grecia durante la fase del potere di Pericle poi anche nelle fasi brevemente successive arrivano ad Atene vari maestri che di fatto cercano lavoro, sono bravi a insegnare queste cose, cercano allievi, allievi che possano pagare per le loro lezioni.

Questi maestri sono i sofisti, i sofisti infatti sono principali. principalmente maestri che insegnano a fare politica, maestri a pagamento. Per noi è quasi scontato che chi insegna riceva uno stipendio, sia pagato, noi sappiamo che nella scuola pubblica è lo Stato che paga gli insegnanti, se la scuola fosse privata dovrebbero essere gli allievi a pagare gli insegnanti, però diamo per scontato che un maestro ci faccia pagare per quello che insegna, ma ci sono scuole, oltre che le scuole veramente strutturate, ci sono perfino le scuole.

che so di pittura di musica di danza di scrittura chi si iscrive a queste scuole paga paga una quota e il maestro prende una parte di quei soldi viene pagato per insegnare per noi è banale nel mondo greco questo non era affatto banale la cultura non era qualcosa di per virgolette vendibile anzi veniva dalla meno dalle classi più aristocratiche ritenuto peccaminoso vendere il sapere e qualcosa di orribile, qualcosa di scandaloso, il fatto che qualcuno provasse a vendere le sue conoscenze. La conoscenza non è vendibile, la conoscenza non è mercificabile e quindi chiunque insegni dietro compenso, si userà anche questa espressione molto forte, è un prostituto. Si userà questa espressione, sarà senofonte a accusare i sofisti di essere prostituti della cultura.

gente che conosce, perché da qualcosa si conosce, studiato, ma si prostituisce, vende dietro compenso qualcosa che è pure sacro, come le prostitute vendono il corpo, così i sofisti vendono una delle cose più sacre che hanno, la cultura, l'intelligenza, lo studio, e lo offrono al miglior offerente, chi mi paga meglio riceverà la mia cultura. Questo per le classi aristocratiche, per le classi... dominanti che adesso si vedono arrivare nuove classi che vogliono partecipare alla vita politica è qualcosa di scandaloso, di orribile, quindi duramente vengono attaccati. Scandaloso e orribile sia per l'atto in sé, sia perché vendere l'insegnamento è brutto, ma anche perché questi sofisti Rappresentano un pericolo proprio per le classi aristocratiche. Fino a quel momento ad Atene e in generale nelle grandi città greche, le classi aristocratiche avevano tenuto in mano il pallino della situazione.

Erano le uniche vagamente istruite, le uniche formate per guidare la città e quindi potere l'avevano sempre tenuto in mano loro. Adesso che si sta imponendo una democrazia più ampia e quindi anche le classi diciamo medie Non più solo gli aristocratici ma anche alcune classi più povere, in qualche modo relativamente più povere, vogliono partecipare alla vita politica, gli aristocratici si vedono minacciati perché hanno dei nuovi possibili rivali che possono rubare il loro spazio. rubare il loro potere e autorità e vedono che questi nuovi questi parvenu questi uomini nuovi che si affacciano alla politica riscono a volte ad affacciarsi anche molto bene a questa politica riscono anche a convincere la gente a far carriera a ottenere posti di prestigio ad accumulare potere capite e perché ci riescono perché hanno dietro alle loro spalle qualcuno che li aiuta e li sostiene qualcuno che insegna loro come fare cioè gli uomini nuovi, questa gentaglia tra virgolette come li pensano gli aristocratici che adesso vogliono dominare in città, riescono a farlo perché sono sostenuti e aiutati da questi sofisti che insegnano loro come fare il retropagamento quindi gli aristocratici vedono i sofisti come i peggiori nemici perché?

perché... Svendono la cultura e perché così facendo danno spazio, danno importanza, danno rilievo a nuove classi sociali che rischiano di rubare il potere agli aristocratici. però siamo davanti a una bella rivoluzione, un bel cambiamento rispetto alla filosofia a cui eravamo abituati fino a poche lezioni fa. Noi abbiamo visto i primi filosofi, gli ionici, i pitagorici, gli eleati. tutti a occuparsi principalmente di problemi che riguardano la natura.

Si sono occupati dell'archè, si sono occupati della physis, si sono occupati degli elementi naturali, di queste cose qui. Nessuno si era occupato di politica o se non proprio di sfuggita per piccoli cenni. Per lo più questi filosofi si erano occupati dello studio del mondo.

I contrari, il giorno e la notte, il freddo e il caldo, sempre questi temi tornavano. Mentre la politica, la società, l'uomo erano argomenti del tutto secondari. Con i sofisti, complice a questo cambiamento che sta avvenendo all'Atene, le cose cambiano.

Quella dei sofisti e di Socrate è la prima grande rivoluzione della storia della filosofia perché i vecchi argomenti, gli argomenti, diciamo così, fisici, tra virgolette, che riguardavano la natura, che riguardavano l'archè, il mondo, vengono per il momento accantonati, per lo più. E ci si concentra invece su argomenti che riguardano l'uomo. Il centro diventa l'uomo, ma l'uomo non tanto come materia, corpo e anima eventualmente, ma come uomo che vive in società, uomo che si relaziona con gli altri uomini e quindi deve convivere con gli altri uomini, deve seguire delle leggi.

deve strutturare un sistema politico, deve prendere delle decisioni, insomma un uomo sociale, un uomo visto, studiato e analizzato nella sua dimensione sociale. Se prima il centro di tutta la filosofia era la natura, adesso il centro della filosofia diventa la polis, la città, la città-stato, lo stato. Lì bisogna studiare come vive l'uomo, come deve vivere l'uomo e come può vivere meglio l'uomo. Quindi c'è proprio uno spostamento di interessi molto netto.

E questa è una prima cosa importante da sottolineare. Ovviamente questo spostamento di interessi molto netto può riuscire anche per la filosofia. perché la filosofia precedente, quella che aveva studiato la physis, l'archè, eccetera, era arrivata per certi versi a un punto morto.

A un certo punto si è divisi tra essere e divenire, tra Parmenide e l'eraclito, c'era stata la sintesi operata dai fisici pluralisti, da ad esempio Democrito, ma poi alla fine questo tema, esaurito o no che fosse, non riguardava più tanto l'uomo, non poteva più parlare dell'uomo, era un tema che poteva andare bene finché l'uomo vedeva a stretto contatto con la natura, ma ora che l'uomo si sposta in città, o meglio, comincia a vivere con maggiore attenzione il suo rapporto con la città, allora chi se ne frega della natura, studiamo la città. La natura diventa un argomento completamente secondario, che ci siano gli atomi, non ci siano gli atomi, che ci sia il divenire, non ci sia il divenire, diventa una questione tutto sommato di poco conto, quando è importante invece stabilire prima di tutto secondo quali leggi dobbiamo vivere tra di noi. Quindi il fallimento nel senso del naturalismo, la crisi del naturalismo e lo spostamento in città, una dimensione più politica degli uomini, porta alla nascita di questa nuova corrente che è quella dei sofisti.

Ora tutto questo ci deve portare a introdurre due nuovi elementi importanti che quei sofisti rivestono un ruolo molto, anzi senza molto, fondamentale, che sono la retorica e il relativismo, due parole che iniziano con la R e seguono con la E, poi cambiano, retorica e relativismo, perché? Allora bisogna intanto capire... Qual è lo scopo dei sofisti?

I sofisti arrivano da Atene, spesso provengono da altre città, sono esperti dell'arte del parlare, dell'arte del convincere e iniziano a insegnare. Iniziano a insegnare cosa? Iniziano a insegnare principalmente come si struttura un discorso convincente, come si fa a convincere la gente a votare quello che vogliamo che voti, quindi come si fa a prevalere nelle dispute verbali.

Questo era quello che serviva ai cittadini atinesi. perché nell'assemblea ci si confrontava appunto a parole. Il discorso migliore prevaleva, allora bisognava essere in grado di formulare il discorso migliore. I sofisti insegnano questo, insegnano in particolare la retorica di cui sono considerati i primi grandi teorizzatori.

Cos'è la retorica? La retorica è proprio l'arte di strutturare un discorso in maniera convincente. Io posso fare tanti discorsi, però quando... Riesco a creare un discorso strutturato in un certo modo, in modo che convinca il mio auditorio, che lo spinga a sostenere le mie idee, allora lì vuol dire che ho usato la retorica, l'abilità retorica.

Quindi i sofisti iniziano a indagare le tecniche retoriche e poi ovviamente anche a insegnarli, si chiedono come si fa a rendere un discorso convincente, quali strategie si possono utilizzare e possiamo insegnarle, trasmetterle queste strategie? Queste sono le strategie che si possono utilizzare per fare un discorso convincente. domande che si pongono ovviamente insegnare la retorica porta di conseguenza anche insegnare in un certo senso relativismo perché provate a pensare oggi nel nostro mondo attuale ci sono delle persone che usano la retorica lo chiedo spesso ai miei studenti, i miei studenti pensandoci un attimo iniziano a dire sì beh, però forse qualcuno che usa la retorica, che tenta di convincere le persone con i suoi discorsi c'è anche nel nostro mondo contemporaneo, sicuramente c'è ad esempio mi dicono i politici di solito, i primi a cui penso non sono sempre i politici perché hanno in mente queste tribune elettorali, questi talk show in cui i politici ognuno prende la parola e porta i suoi argomenti per cercare di portare voti al suo partito, convincere l'uditore ori e così via. Effettivamente c'è qualcosa del genere nella politica, certo si può discutere se sia alta retorica o bassa retorica, perché purtroppo a volte è retorica di bassa lega, di basso livello, a volte si gioca più sull'inganno che non sugli argomenti solidi, però sicuramente un politico deve essere un po'retore, se vuole aver successo deve essere in grado di organizzare un discorso e renderlo convincente per forza di cose. Questo è un elemento, i politici di allora e anche quelli di oggi usano la retorica.

Ma poi se ci pensiamo bene non solo i politici, ad esempio usano la retorica anche gli avvocati, gli avvocati in tribunale quando devono fare ad esempio le loro arringhe, se avete mai visto le serie tv dedicate al mondo dell'avvocatura americana, in fondo è una situazione che si presenta in tutti gli ordini giuridici, un avvocato certo ha dei dati, ha dei fatti, ha delle cose da analizzare, però deve anche saperle presentare in modo da conoscere. convincere la giuria, il giudice o chi per loro, della bontà dei propri rilievi. Quindi deve sapere calcare di più la mano su certi elementi, calcarla meno su altri, deve saper suscitare certe emozioni nell'uritorio, ad esempio nella giuria e così via. Ma non solo gli avvocati, anche i pubblicitari, io faccio notare che spesso usano La retorica, il marketing cos'è se non è retorica applicata alla vendita?

Questo vuol dire retorica, in questo caso vuol dire fare spot televisivi, spot radiofonici, spot su internet, eccetera, eccetera, eccetera che siano accattivanti, che convincano, o almeno suscitino nelle persone la voglia di comprare un certo prodotto, un certo servizio. Questo è. Chiaramente, qual è che diciamo che un politico è bravo, che un avvocato è bravo, che un pubblicitario è bravo? Quando raggiunge il suo scopo, cioè quando al di là della bontà dei suoi argomenti riesce a convincere l'uditorio. Questo per i politici se ne può anche discutere perché è un po'immorale, è un po'macchiavellico quello che sto dicendo, ma pensiamo, lasciamo la parte politici, pensiamo per il momento agli avvocati e ai pubblicitari.

Quando è che un avvocato è un avvocato bravissimo? Tanto più bravo quanto più è in grado di far sembrare innocente un colpevole. se ci pensate bene no? qual è che vediamo il grande talento dell'avvocato? Quando prende tra le sue mani un colpevole, oppure uno che sembra colpevole, che sembra già condannato prima del processo e poi riesce a portare alla luce certe prove o comunque dare con i suoi discorsi peso a certi discorsi in modo da far assolvere l'imputato, il suo cliente, quindi è bravissimo se uno che parte sfumorito viene giudicato per innocente.

grazie alla retorica dell'avvocato. Allo stesso modo, pensiamo che un pubblicitario è tanto più bravo quanto ci convince a comprare cose di cui non abbiamo bisogno o cose che non sono valide. Pensate quanto bravo deve essere un pubblicitario che riesce a far vendere milioni di esemplari di una bibita che fa schifo.

A vendere le bibite che sono buone sono bravi tutti, ma a vendere una bibita che fa schifo bisogna essere un grandissimo pubblicitario, un grandissimo esperto di marketing. ci siamo portati a pensare di solito che il bravo retore è quello che riesce a convincere la gente di una cosa che però in realtà è falsa. Se io riesco a convincere di comprare una bibita perché vi faccio credere che è deliziosa, quando so benissimo che fa schifo, allora io sto convincendo della falsità.

Capite? Se sarò un avvocato, se io riesco a far assolvere uno che tutti danno per colpevole, magari è veramente colpevole, ma io riesco a farlo assolvere, allora anche in quel caso io avrei usato la retorica non per arrivare alla verità, ma per arrivare al mio tornacolo. alla soluzione di una persona che in realtà non è colpevole.

Quindi un retor è tanto più bravo nella misura in cui non trova la verità ma riesce a convincere della falsità. Ecco questo così aspetto della retorica viene cavalcato anche dai sofisti, o almeno da una parte dei sofisti, perché i sofisti un po'alla volta si rendono conto che la parola è un'arma potente, che la parola se, per chi la sa usare, se usata con sapienza, con capacità, può diventare uno strumento che può far succedere qualsiasi cosa. Pensate a volte a certi politici anche che infiammano le folle, anche nel passato che hanno infiammato le folle e le hanno portate alla guerra. Allora, le folle che vanno in guerra ci vanno a morire. È una stupidaggine per la folla che va ad esempio a far parte della truppa andare a morire.

Eppure a volte le folle infiammate dalle parole di certe persone, di certi leader politici sono andate a morire. Allora capite che con la parola si può convincere se uno è bravo, se uno è abile, se uno è capace e ci sono determinate condizioni. Con la parola posso convincere le persone a fare il loro stesso male. Posso convincere le persone a fare qualcosa che le persone in realtà non vorrebbero fare perché non è vantaggioso per loro farlo, eppure ci posso riuscire. È un'arma pericolosa la parola, se ne renderanno ben conto i sofisti.

E quindi la parola può essere usata a fin di bene, ma può essere usata anche non a fin di bene. Io posso insegnarti a fare un bel discorso per far prevalere la tua opinione, che magari è un'opinione in cui tu credi e che credi sia quella giusta. E certo, la retorica in quei casi è utile anche per far prevalere la verità.

Però posso anche usare la retorica per dimostrare vera una cosa che è falsa, per il mio torno a conto personale. La retorica verrà usata in certi casi anche in questo modo, cioè verrà usata non solo per... trovare la verità o per rafforzare la verità ma anche per rafforzare la bugia la menzogna diranno in parte gli stessi sofisti in parte i loro critici che coi sofisti la retorica verrà usata per rendere forte il discorso debole Cosa vuol dire? A rendere forte, cioè a rendere convincente il discorso debole, quel discorso che di per sé, per sua natura, non sarebbe convincente perché magari è falso, perché magari è poco valido, eppure io con la retorica lo posso rendere forte, lo posso trasformare in un discorso veramente, veramente persuasivo. L'altro aspetto che vi avevo sottolineato prima e che va riparipasso con questo della retorica è il cosiddetto relativismo.

Allora, cosa vuol dire una parola che troveremo da qui sempre in poi? è un aspetto importante, si discute ancora oggi tantissimo di relativismo, perché la nostra è probabilmente un'epoca relativistica per certi versi, insomma se ne può discutere, casomai ne discuteremo più avanti. Intanto cos'è il relativismo? È, io direi così, una concezione filosofica secondo la quale non esistono verità assolute, ma tutte le verità sono relative. Cosa vuol dire relative?

Che dipendono dalla prospettiva, dal punto di vista. dall'osservatore ok? cioè ad esempio un relativista dice diciamo un relativista estetico voi ricordate che l'estetica riguarda la bellezza un relativista estetico dice non esiste il bello in assoluto come non esiste il brutto in assoluto un bello con la b maiuscola valido sempre bello per tutti esistono ribelli relativi cioè ciò che è bello è ciò che è bello per me ma potrebbe essere diversamente brutto per un altro perciò ora dai con noi del gusto generale valida per tutti ma ognuno ha le sue proprie regole del gusto non esiste un bello in generale ma esistono tanti belli quante sono le persone è un concetto che oggi in genere molto rifugio questo del relativismo estetico i miei studenti sempre sono di questo avviso quando poi gli faccio platone dicono ma come quando poi faccio canti dicono ma come perché canta sempre non la pensa fatto così però Il relativismo sostiene questo, la bellezza non è universale assoluta, la bellezza è relativa e quindi dipende dall'occhio di chi guarda, potremmo dire, usando un'espressione molto frequente, molto banale oggi, non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace, cioè è bello solo ciò che sembra bello ad ognuno di noi. Questo per quanto riguarda l'estetica, ma potremmo applicare il relativismo anche sulla sfera etica, cioè del comportamento.

ad esempio c'è, ci sono alcuni che dicono non esistono regole morali assolute e valide per tutti tutte le regole morali sono relative cioè dipendono dal punto di vista dalla cultura a cui si appartiene dal tempo a cui si appartiene forno noi oggi siamo anche in questo caso abbastanza portati a pensare, pensiamo che ciò che è immorale oggi magari era morale duemila anni fa e ciò che è morale oggi magari diventerà immorale tra mille anni e non c'è niente di male in questo, ci siamo portati a pensare a volte perché la morale è figlia dei suoi tempi e quindi è relativa. Quando parlo del mondo greco ai miei studenti e presento anche per forza di cose la pederastia cioè il fatto che spesso i maestri anche i filosofi avessero i giovani allievi di cui erano anche amanti e praticassero l'omosessualità come fu ma anche di educazione, è chiaro che con i criteri di oggi è un comportamento profondissimamente immorale, oltre che illegale ovviamente, però io dico anche che all'epoca non era considerato immorale, era considerato, almeno non da tutti, poi nel mondo latino c'è qualche differenza, però era considerato un cursus abbastanza banale all'interno della formazione del giovane discepolo. che giudicare il passato con i criteri di oggi è difficile, meglio giudicare il passato con i criteri del passato e dire che i criteri sono sorpassati al posto di passato, però al loro tempo avevano un loro perché e oggi ne abbiamo altri. Ora, questo concetto sembra presupporre che non esistono regole validi in assoluto, valide per tutti i tempi, per tutte le epoche, per tutte le società, ma che le regole morali siano in qualche modo legate alla cultura, al tempo in cui si vive.

la religione non la pensa fatto così di solito, no? Pensate alla religione cristiana, che è quella che di solito conosciamo meglio, ci sono le regole morali, i comandamenti, il comandamento di Cristo, eccetera, che sono eterne, che non variano da situazione a situazione, che sono universali e assolute, capite? Quindi, chi è relativista in genere si scontra spesso con chi invece è credente, perché il credere in un Dio vuol dire anche in un certo modo, spesso, essere contro il relativismo perché credere in un dio vuol dire credere che esista una verità non tante verità mentre il relativista crede che esistano tante verità quanti sono le persone quante sono le culture quantomeno capite ora questo relativismo emerge prepotentemente anche nella filosofia sofistica perché perché chiaramente se io insegno alle persone a rendere forte il discorso debole cioè insegno loro a dimostrare che una cosa è vera anche quando è falsa, allora devo, se sono bravo, insegnare a una persona a dimostrare vera qualsiasi cosa.

Cioè, io se sono un buon maestro di retorica, devo spingerti a dimostrare che è buona la minestra, ma... esercizio diverso che è buono la salsiccia, esercizio diverso che è buono il pesce, che è buono la torta, che è buona la carne simmental, che ne so... cioè se tu sei bravo devi essere capace di dimostrare che ogni cosa diversa è buona, sia quelle che tu reputi davvero buone sia quelle che tu reputi cattive un bravo rettore è uno che dice dimostrare che vera qualsiasi cosa e come fa a dimostrare che vera la carne che buona la carne similitaria che buona la minestrina quella della nonna che insomma un resto in genere come si fa beh basta giocare sul punto di vista un esempio proprio dei sofisti, parlare della minestra per una persona sana che ha voglia di mangiare carne, pesce, robe belle e sostanziose, trovarsi davanti al tavolo della minestrina è deludente, quindi una persona sana è portata a dire che la minestrina è deludente. è un cattivo cibo e può ben dimostrarlo, può usare argomenti per dimostrare che la minestrina è il peggiore dei cibi da dare a una persona che ha voglia di proteine, di nutrimento forte, di gozzomigliare con gli amici eccetera eccetera eccetera.

Ma se è una persona malata, che ha mal di stomaco, che ha freddo eccetera, la minestrina può essere un toccasala molto meglio della carne, no? Perché una persona che sta male, ha mal di stomaco, non mangia cibi pesanti, meglio la minestrina. Allora, vedete, la minestrina è buona o è cattiva?

I sofisti diranno che non è né buona né cattiva in sé, in assoluto. La ministrina è buona per alcuni ed è cattiva per altri. È consigliata per alcuni ed è sconsigliata per altri. Perché? Perché dipende dal punto di vista.

Allora, la retorica usata in questo modo, usata come esercizio, come abilità da applicare in tutti i campi, a seconda delle convenienze politiche, si sposa benissimo con... col relativismo, con l'idea che comunque non esista una verità assoluta, che esistano solo verità relative e che quindi si possa giocare in qualche modo anche sul punto di vista per convincere le persone di una cosa oppure di un'altra. Per esercitarsi sull'uso della retorica e quindi per convincersi anche di questo relativismo, i sofisti, i mestri, elaborano degli esercizi simili a quello che vi ho appena detto. Vedete che, ad esempio, potevano dire a una persona dimostra che la minestrina è calda, è buona, Questa persona si impegnava, faceva un bel discorso, pronunciava la sua orazione, sosteneva che la minestrina era buonissima, bene, bravo, un bel voto, 8, da voi che dicevano, si rimavano i voti, sto scherzando, da voi che dicevano, adesso dimostrami che invece la minestrina è cattiva, fai la stessa cosa ma dimostra il contrario di quanto hai sostenuto prima.

E allora loro da capo elaboravano un discorso, lo leggevano, facevano la loro orazione, se erano bravi riuscivano a dimostrare anche il contrario. Ora capite che c'è quindi una completa indifferenza rispetto alla verità o alla falsità delle proprie tesi. L'importante è convincere.

Ora, questi esercizi che spesso venivano usati dai sofisti, anche da probabilmente la scuola di Protagora, che è uno dei più grandi sofisti che vedremo, lo vedremo presto in un video apposito, venivano chiamati ragionamenti doppi oppure ragionamenti duplici. È un testo. Dove sono contenuti molti di questi ragionamenti?

Si dimostra prima una cosa, poi si dimostra l'esatto opposto. Si dimostra come una cosa sia diffusa in un certo paese, si dimostra come il suo opposto sia diffuso in altri paesi. Questi esercizi in particolare erano chiamati anche antilogie.

Antilogie vuol dire, logos è sempre discorso parola, creare dei discorsi contrastanti, antilogie, prima di sostenere una tesi, poi sostenere un'altra. Vi faccio alcuni esempi contenuti proprio in questo libro, ragionamenti doppi, probabilmente non scritti da Protagora, ma da alcuni allievi di Protagora, questa è la tesi più accreditata. Ad esempio, nei ragionamenti doppi si sostiene che...

Per i greci sia orribile mangiare la carne umana e questo lo è valido anche per noi oggi. Mangiare la carne umana è orribile, è qualcosa di dissacrante, di spaventoso. di immorale eppure ci sono altri popoli lui cita i massageti che erano un popolo orientale che invece ritengono che sia santo mangiare il cadavere dei propri genitori morti. Quando i genitori muoiono Questa popolazione ne mangia i cadaveri, perché?

Perché si ritiene che così il corpo del defunto continua a vivere in qualche modo dentro al corpo del figlio, dell'erede eccetera. Perché questo? Perché hanno una cultura diversa, non c'è un giusto e uno sbagliato, per noi la cosa è orribile e per gli altri è giusta e tutto dipende dal punto di vista loro hanno le loro ragioni, noi abbiamo le nostre ragioni. Oppure ancora un esempio che fanno sempre all'interno dei ragionamenti. doppi per i greci è in fondo scandaloso che gli uomini si trucchino si trucchino gli uomini come fanno gli occhi come fanno le donne eppure per i persiani invece è buona cosa che gli uomini si trucchino allora anche questo qual è la cosa giusta è giusto truccarsi o giusto non truccarsi dipende dai punti di vista dipende dalle tradizioni del popolo dipende dalle usanze ma non c'è né un giusto né uno sbagliato quindi avete visto questi sofisti erano proprio dei maestri che che facevano fare anche degli esercizi in qualche modo, ma insegnavano solo la retorica e in realtà no.

La retorica era sicuramente forse l'arma principale, la freccia più forte al loro arco, ma insegnavano in realtà direi a tutto tondo. Perché, pensateci un attimo, se devo fare un discorso all'assemblea, certo devo essere in grado di farlo convincente, ma devo anche conoscere gli argomenti di cui parlo. Quindi devo saperne qualcosa di politica, devo saperne qualcosa di, boh, anche economia in qualche modo, devo saperne qualcosa di... guerra, devo saperne anche di letteratura, poesia, miti, perché se voglio convincere a volte devo fare anche dei riferimenti, delle citazioni dotte, devo richiamarmi ad alcune tradizioni storiche, ad alcuni miti, ad alcune leggende, magari citare un poeta che può sembrare fare un certo effetto, insomma devo avere una cultura davvero a tutto tondo per poter fare un discorso convincente.

Anche voi quando fate, se siete studenti, quando fate il testo argomentativo sapete che ad esempio anche nelle prove d'esame di Stato ci sono testi argomentativi di diversi ambiti, no? Perché? Perché ad esempio c'è l'ambito scientifico, c'è l'ambito storico-politico, c'è l'ambito artistico.

Bisogna conoscere un po'di tutte queste cose se si vuole argomentare. E nell'Assemblea si può dover argomentare di qualsiasi cosa. Allora i sofisti insegnano davvero... tante cose diverse, ma allora fornire un bagaglio culturale molto ampio ai loro allievi, cosa che li rende però ancora più avversi e nemici dell'aristocrazia, anche perché questo loro fare, questo loro agire, questo loro insegnare tutte queste discipline cambia proprio l'idea di insegnamento che c'era in Grecia.

Fino a quel momento, fino all'avvento dei sofisti, l'educazione per il popolo greco era intanto un'educazione riservata ai fanciulli, soprattutto di buona famiglia, quindi ai bambini, ragazzini al massimo, poi basta, ed era un'educazione che... che verteva su due sole direttrici, da un lato l'educazione fisica, cioè bisognava formare i ragazzi al corpo, alla ginnastica, all'arte militare, quindi era essenzialmente nelle palestre un esercizio fisico, sportivo fisico. Dall'altro lato, dal punto di vista culturale, culturale propriamente detto, non c'erano grandi discorsi da fare, l'unica cosa su cui si insisteva era la formazione in base ai grandi poemi, diciamo così formativi greci, in particolare i poemi omerici che i giovani i giovani leggevano e da qui si pensava potessero apprendere tutto quello che c'era di importante da dire. Nei poemi di Omero c'era il coraggio, c'era l'intelligenza, sono personaggi che mostravano tutte le varie virtù e leggendo questi poemi il giovane avrebbe acquisito le stesse virtù e sarebbe diventato un buon cittadino. Questo pensavano gli aristocratici.

I sofisti cambiano le cose, perché intanto sì, si insegna ai ragazzini, ma si può insegnare a chiunque. Spesso i sofisti vengono assunti da adulti, anzi da giovani. anzi quasi sempre da adulti che vogliono partecipare alla vita politica.

Quindi l'educazione non è più un'educazione riservata ai giovinetti, ai piccoli, ma è un'educazione che si rivolge anche agli adulti, perché anche gli adulti possono imparare, anche gli adulti possono conoscere. Prima grande novità, un'educazione che oggi potremmo definire permanente. E poi soprattutto non ci si può limitare solo a pochi aristocratici che vogliono conoscere solo i poemi omerici e... così la formazione fisica ginnica, bisogna rivolgersi a tutti, a chiunque possa pagare quantomeno. E quindi un'educazione molto più aperta, anche a faccia della popolazione prima esclusa dall'educazione, è aperta anche a tante discipline diverse, attenta a tanti stimoli diversi, attenta anche al confronto con le altre culture.

Vi ho detto che questi sofisti provenivano da altre città, ma si spostavano, non viaggiatori, e viaggiando conoscevano varie culture, conoscevano come abbiamo visto già adesso quei ragionamenti dopo. la cultura persiana, la cultura orientale e si confrontavano con esse. Quindi c'è bisogno di un rinnovamento completo della cultura.

D'altra parte, vi ho detto, il rinnovamento avviene anche nella stessa figura del maestro, che ormai è un maestro che potremmo dire professionista, non è più così semplicemente un anziano che così forma suo figlio o i giovinetti della polis in maniera estemporanea. Ora è uno specialista pagato, un maestro pagato, che passa il suo sapere. Attenzione a questa cosa importantissima.

Fino a quel momento, sì, l'opinione generale del mondo greco era che la virtù non fosse insegnabile. La virtù si pensava che fosse qualcosa che era già in un certo senso dentro gli uomini, che andasse solo tirata fuori. Gli aristocratici pensavano ad esempio che i giovani avessero già dentro di loro la virtù e che i poemi omerici in un certo senso incanalassero questa virtù e la aiutassero ad uscire. Ma la virtù è una cosa che o si ha o non si ha, o si è bravi uomini, buoni, giusti o non lo si è.

I sofisti invece ritengono che la virtù sia qualcosa di trasmissibile e di insegnabile. La virtù è qualcosa che io posso passare. Se sono un maestro e conosco la virtù, la virtù è una cosa che mi fa pensare. conosco, ad esempio come fare politica, le virtù politiche, le capacità di discutere, di ragionare, di capire cosa è giusto, di argomentare, tutte queste capacità, tutti questi buoni comportamenti, buoni e a volte meno buoni comportamenti che posso avere nella sfera politica, io non solo le posso già avere, ma le posso anche passare con l'insegnamento.

Quindi è una novità importante perché... La formazione del fanciullo deve passare necessariamente tramite un formatore, un maestro che trasmette la sua virtù. Se non c'è il maestro la virtù non compare, sostanzialmente. La virtù deve essere passata, deve essere insegnata.

Obbligata. Ovviamente da qui discendono due cose importanti da sottolineare che però sono già, con cui i concetti sono già contenuti quello che ho detto. Primo elemento, l'educazione diventa importantissima, nasce l'educazione perché fino a quel momento non si può aprirla.

parlare di una vera educazione nel mondo greco. Gli sofisti sono i padri della scuola, diciamola così, una scuola ancora molto diversa dalla scuola attuale, una scuola ancora finalizzata estremamente alla politica e basta, una scuola un po'particolare però sempre scuola. Quindi sono considerati i padri dell'educazione vera e propria, della cosiddetta paideia, educazione in greco si usava per l'educazione in greccia questo termine, la pedagogia.

la paideia, l'educazione di chi ancora non ha ricevuto educazione. Quindi loro non sono i fondatori dei pari. Ma d'altra parte, per questo loro interesse a insegnare tante cose tra loro molto diverse, a rampiare il discorso, perché tutto può far brodo, tutto può servire per il discorso da utilizzare nell'assemblea, sono considerati anche i primi esponenti di un'idea che è quella dell'enciclopedia del sapere.

Cioè il sapere per i sofisti non è... un insieme di compartimenti stagni, cioè c'è il sapere mitologico, il sapere matematico, il sapere politico, ognuno sta per sé, uno si specializza, no. Bisogna collegare tra loro i saperi, bisogna che questi saperi, che magari sono specialistici, si connettano tra loro, perché il buon politico, il buon retore, deve avere un'infarinatura generale di tanti argomenti diversi. Quindi i saperi vanno collegati, messi sullo stesso piano, vanno fusi.

anche in qualche modo tra loro. Io uso spesso come esempio, come immagine, l'immagine del puzzle. che chiaramente non è un esempio di sofisti perché i puzzle non credono di se stessi, neanche arcaici, non credo, però ho un'immagine che rende bene un'idea, cioè i saperi sono come tante tessere di un puzzle, vanno incastrati tra loro e tutti questi saperi si trovano in una dimensione orizzontale, hanno tutti la stessa importanza, tutti a volte ne contano più uno, una volta in un altro, ma si alternano, ma tutti hanno parità di dignità, parità di dignità e quindi il sapere è l'unione.

di tutti questi saperi, micro saperi, questi saperi specialistici. Il sapere è il puzzle completo, direi. I sofisti si impegnano a trasmettere tutto questo sapere un po'alla volta.

A questo punto a volte nei libri di testo si racconta un mito che in realtà noi sappiamo perché ce l'ha raccontato Platone, successivo ai sofisti, in un dialogo giovanile che si chiamava Protagora, dedicato proprio a Protagora il sofista, e che Platone attribuisce appunto ai sofisti. Quindi è un mito che ci aiuta a capire come ragionavano anche i sofisti. Questo mito è il mito di Epimeteo e di Prometeo.

Prometeo, lo ricorderete, l'avete sentito nominare, e si riallaccia al mito tradizionale, anche se poi i sofisti ovviamente ne sottolineano alcuni aspetti. Cosa dice questo mito? Vi dico prima il mito, poi lo interpretiamo insieme. Il mito dice che Epimeteo e Prometeo erano due fratelli, due titani, a cui gli dei diedero incarico di popolare la Terra, il nostro mondo.

Chiaramente il primo che si dedicò a questa impresa fu Epimeteo che decise di dare a tutti gli esseri, quasi tutti gli esseri diciamo al primo momento, a tutti gli esseri qualcosa che permettesse loro di vivere e prosperare. Ad esempio agli animali feroci diede gli artigli, le zanne per poter andare a caccia e cibarsi e quindi mangiare e sopravvivere. Agli erbivori, ad esempio, diede le gambe veloci per poter scappare e salvarsi dai carnivori e così via.

Ad ognuno diede qualcosa. utile per sopravvivere. Qual è il problema?

Che Epimeteo si dimentica degli uomini e allora Prometeo, suo fratello, decise di dare qualcosa anche agli uomini di specifico, di utile, per garantire la loro salvezza e, come sapete, famosissimo dal mito, decise di rubare il fuoco a Efesto e la conoscenza tecnica ad Atena e di donare il fuoco e questa conoscenza tecnica agli uomini. Quindi se i leoni hanno gli artigli, se le gaselle hanno le gambe, gli uomini hanno il fuoco e la conoscenza, cioè le capacità tecnologiche che permettono loro di sopravvivere e di prosperare. Chiaramente Prometeo donò queste cose agli uomini, poi fu punito dagli dèi per aver effettuato il furto e da lì il mito va avanti.

Bene, fin qua è un mito abbastanza noto, ma continuano i sofisti dicendo che continuavano i sofisti dicendo anche questo. A un certo punto Zeus vide che il mondo era abitato, c'erano gli animali, c'erano le piante, c'erano gli uomini, ma gli uomini in questa fase, pur con le conoscenze tecniche, vivevano estremamente isolati, soli, in solitudine. Ezeus si commosse davanti a questa solitudine e malinconia degli uomini, decise di donare agli uomini anche qualcosa che li portasse ad unirsi.

Infatti mandò sulla terra Hermes con l'incarico di distribuire giustizia e rispetto. Quindi, Hermes, io sono su terra, su questi uomini che già avevano le conoscenze tecniche, distribuì giustizia e rispetto, due virtù fondamentali per creare l'unione, no? Perché se c'è giustizia possiamo convivere. Se ci fosse solo ingiustizia, noi non riusciremo a vivere assieme, perché ci ammazzeremo a vicenda. Anche il rispetto è fondamentale per vivere assieme, perché se non ci fosse il rispetto, noi sì.

ognuno tenterebbe di sopraffare l'altro e non staremmo bene e la nostra società finirebbe nel caos. Il fatto di aver dato agli uomini virtù e cioè rispetto e giustizia fa sì che nascano le comunità e quindi poi gli stati, le polis e così via. Questo è il mito, ma fanno notare i sofisti attenzione quando Prometeo dona le tecniche agli uomini non le dona in ugual misura, le dà a qualcuno di più o a qualcuno di meno.

Quindi questo spiega come mai nel nostro mondo ci sono alcuni più abili e alcuni meno abili, alcuni più capaci nelle abilità tecniche a alcuni meno capaci nelle questioni tecniche, alcuni sono bravi ingegneri, alcuni sono bravi fabbri, alcuni sono bravi a fare altre cose, alcuni sono bravi a fare niente. Però quando Hermes scese e voleva che gli uomini si riunissero, i suoi doni, il rispetto e la giustizia, li distribuì a tutti in ugual misura. Questa è l'interpretazione che danno del mito i sofisti. Cosa vuol dire?

Che ci possono essere uomini più abili o meno abili, uomini più capaci o meno capaci dal punto di vista tecnico, delle proprie capacità lavorative, però dal punto di vista politico, per quanto riguarda le virtù politiche, cioè la capacità di convivere, di essere giusti, di poter stare insieme e di ragionare sui provvedimenti, sulle leggi, esprimere un voto, eccetera, quello ci rende uguali. Perché in quello siamo tutti. tutti bravi uguali.

Certo, magari alcuni hanno coltivato meglio queste virtù, alcuni le hanno lasciate un po'sopite, però il maestro può risvegliarle. Quindi, come diceva all'inizio Pericle, non tutti possono guidare un paese, non tutti possono avere le capacità per guidare un paese, ma tutti possono giudicare della bontà di una politica, cioè tutti hanno quelle virtù politiche che li portano a fare comunità. segno che magari l'ingegneria sarà per pochi, la medicina sarà per pochi la scienza sarà per pochi, ma la politica sarà per tutti con questo i sofisti non si fanno problemi a insegnare a chiunque possa pagarli perché?

perché le virtù politiche sono aperte a tutti sono compito di tutti, tutti ci si devono applicare è compito di ognuno coltivare queste virtù politiche mentre poi quelle tecniche, quelle specifiche, ognuno ha le sue In grosso modo abbiamo detto le cose che mi pareva importante dire in questa parte introduttiva prima di vedere poi in dettaglio Protagora e Gorgia in video appositi. Mi rimane a sottolinearvi alcune cose, vi ho parlato del relativismo, vi ho detto, ho fatto anche alcuni esempi, però bisognerà distinguere poi non avanti alcuni diversi tipi di relativismo, perché ci può essere un relativismo etico quello che riguarda appunto le norme di comportamento, cioè cosa è bene e cosa è male come vi ho detto i sofisti spesso ritengono che le norme di comportamento dipendono dalla società dipendono dagli usi e costumi, dalla storia e quindi i popoli diversi possono avere norme diverse ma dovremmo parlare anche di un relativismo religioso che è piuttosto forte nel mondo sofista perché anche sugli dèi i sofisti hanno idee piuttosto innovative ad esempio esempio pensano che gli dei tradizionali greci non siano per forza veri. Tutti pensano che siano veri, ma in fondo altri popoli credono in altre divinità. E chi ha ragione, chi ha torto?

Si può dire che uno abbia ragione e che l'altro abbia torto? Oppure anche gli dei greci sono una credenza valida come quella in altre divinità persiane, orientali, eccetera. E ne discuteranno parecchio.

Questo loro relativismo religioso, vedremo, porterà loro anche a dei problemi, perché molti di loro saranno agnostici, alcuni addirittura atei. L'agnosticismo, se non lo sapete, ve lo ricordo, è quella concezione secondo cui non ci si può esprimere sulla questione su Dio, cioè non si può sapere se Dio esiste oppure no. L'ateismo invece consiste nel dire che Dio non esiste. Un agnostico dice non lo so, un ateo dice no no lo so, non esiste. Ora, questi sofisti saranno spesso agnostici, in alcuni rari casi anche atei, cioè non crederanno negli dei tradizionali.

E questo vedremo con Protagora. almeno creerà qualche problema, poi problemi fino a un certo punto, ne parleremo quando sarà ora di Protagora. Quindi sono relativisti etici, relativisti religiosi, poi sono relativisti, direi anzi meglio convenzionalisti, anche per quanto riguarda il linguaggio.

Cosa vuol dire? È un tema che affronteremo meglio con Platone, però ve lo accenno intanto. Noi usiamo un linguaggio, solitamente, anche i greci usavano ovviamente un linguaggio, una lingua. Ma la domanda è, le parole e le strutture del linguaggio che noi utilizziamo per parlare sono frutto di un accordo tra gli uomini oppure sono qualcosa di vero in sé, di assolutamente vero, al di là degli accordi degli uomini? Lette in altri termini, il linguaggio è stato inventato o è stato scoperto?

Capite che è una domanda che a volte non ci si pone, ma è una domanda molto interessante. Il linguaggio è un'invenzione umana che noi ci siamo a un certo punto inventati, quindi ci siamo messi d'accordo. Iniziamo a usare delle parole, iniziamo a usare dei costrutti, soggetto predicato eccetera, complemento, perché boh, per comunicare tra noi ci inventiamo qualcosa.

Oppure gli uomini non hanno fatto altro che scoprire qualcosa che già esisteva, qualcosa di eterno che supera gli uomini. che esiste da prima degli uomini. Chi lo sa?

Se Dio ha creato il mondo e ha dato un linguaggio agli uomini, il linguaggio è un dono divino e quindi è solo scoperto dagli uomini, non inventato. Se gli dèi non ci sono, allora è chiaro che il linguaggio può essere solo inventato dagli uomini e non scoperto. Insomma è un dibattito che non è un dibattito di un'idea, ma è un dibattito di un'idea.

si apre i sofisti tendono a pensare che il linguaggio sia convenzionale cioè sia frutto di un'invenzione umana sia frutto di un accordo convenzione vuol dire accordo tra gli uomini cioè che gli uomini a un certo punto si siano accordati di dare dare certi significati a certe parole, di dare certi significati a certi concetti, di creare certi costrutti grammaticali semplicemente per l'esigenza di comunicare. Loro lo dicono anche perché conoscono i linguaggi di altre culture, dicono, beh, come fate a dire che il linguaggio è assoluto se in Persia usano un linguaggio diverso, se in Egitto usano un linguaggio diverso, se ci sono tanti linguaggi quanti sono i popoli, allora è evidente, dicono loro, che il linguaggio se lo sono inventati ogni popolo il suo. E però ce ne sarà da dire. discutere un po'con i sofisti, un po'con Platone e poi con altri. La loro tesi ripete questa, che il linguaggio sia un'invenzione, sia frutto di una convenzione umana.

Ultima cosa, io ho citato prima parlando due sofisti, Protagora e Gorgia, sono quelli più importanti, quelli su cui staremo, ma in realtà generalmente si distinguono due gruppi di sofisti, o meglio due generazioni di sofisti, perché c'è una prima generazione che è proprio costituita da Protagora e Gorgia, sostanzialmente quelli della prima ondata, diciamo. amata dai pensatori più importanti, non solo Protagone e Gorgia, ma soprattutto loro, e poi si distingue una seconda ondata, una seconda generazione che arriva dopo, quando la sofistica è già entrata abbastanza in crisi e però che continuerà ad agire e avrà anche qualche propagine poi in epoche più moderne, tenete presente che queste cose che mi hanno detto il relativismo, la retorica, torneranno nei secoli, a volte torneranno in un'epoca in in maniera negativa, cioè verranno attaccate, vituperate a lungo. La stessa parola sofistica deriva da Sofia, che è sapere, però per noi ha un'accezione negativa, ancora oggi, non so se voi la usate, però si può dire a una persona non fare il sofista, oppure non esagerare con i sofismi, per dire di una persona che sta usando tanti discorsoni retorici che però...

non hanno molto costrutto. Oppure si dice anche che una cosa è sofisticata, non nel senso positivo che si usa oggi per dire che è una persona sofisticata, per dire che è super chic, ma sofisticata nel senso di difficile, astrusa, troppo complicata, in senso negativo derivandola da sofista. Sofista per molto tempo è rimasto con un'accezione negativa.

a causa anche di Platone che vedremo ci andrà giù pesantissimo coi sofisti però oggi questa sofistica viene in parte rivalutata perché sicuramente era una scuola molto moderna una scuola che è andata in crisi presto ma poi è stata recuperata, riscoperta poi a volte anche criticata ovviamente ma che ha anticipato alcuni elementi molto molto importanti basta per oggi ho finito, il video è già abbastanza corposo ed è comunque un video introduttivo quindi volevo darvi qualche direttiva grazie di massima, ma prossimamente entriamo nel dettaglio, vedremo i singoli filosofi sofisti e capiremo ancora meglio, poi studiando Socrate, studiando Platone vedremo anche le risposte contro i sofisti. Spero che sia tutto chiaro, in descrizione come al solito trovate anche il sommario con gli argomenti trattati e il link per riascoltarli, oltre ad altri link a risorse interessanti. Ci vediamo presto per altre lezioni di storia, filosofia, educazione civica e quant'altro. Ciao, alla prossima!