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Analisi della poesia di Jacopo Valentini

Ciao, video lezione su una delle poesie più importanti e famose di Jacopo Valentini, Io maggio posto in core a Dio servire. Per comodità didattica, come sempre, ti presento sulla colonna di destra la parafrasi in modo che tu possa capire immediatamente il contenuto di questa poesia scritta in italiano del 1200, non proprio facilissimamente comprensibile. Leggiamo insieme appunto la parafasi con qualche riferimento al testo. Io ho fatto il proposito, quindi scrive in prima persona il poeta, ti ricorderai uno dei più importanti, il notaro, così viene chiamato, della magna cura di Federico II. Io mi sono messo in testa, io ho fatto il proposito di servire Dio così da poter andare in paradiso.

Quel santo luogo in cui, appunto, di cui ho sentito parlare, dove dura... ininterrottamente, dove si mantiene uguale a se stesso, che cosa? Divertimento, gioco e riso. Ricorda questa triade di parole perché sarà ovviamente dopo il nodo fondamentale dell'interpretazione che ne vorremmo dare.

Non vorrei andarci senza la mia donna, quella donna che ha i capelli biondi, la carnagione chiara, poiché senza di lei non potrei avere gioia, non potrei agaudere, attenzione a questo... verbo importante per la rima ma anche per il livello lessicale, è un latinismo palese. Appunto, restando, non potrei avere gioia restando lontano dalla mia donna.

Ma non lo dico, insistiamo su questo fortemente avversativo, le quartine vengono spezzate dalle terzine con questo... questa congiunzione avversativa, ma messa in posizione di forte rilievo, è come se, poi, così un po'mettesse le mani avanti dicendo ma non lo dico tutto questo che ho appena detto, nelle quartine, in questi ottovezzi, non lo dico perché io voglia, non sia mai, commettere un peccato con lei, anzi, soltanto perché vorrei vedere la sua virtuosa condotta, il bel portamento, lo bel viso, il suo... belviso e il morbido sguardare il dolce suo sguardo e il mitteria in gran consolamento o considererei ciò una grande consolazione dire questa visione beatifica e dopo ci fermeremo su questo nella mia donna vedendo leggendo vedendo la madonna in dio ora vedendo da un toscanismo in gloria nella gloria del paradiso insieme a me Comprensione della poesia abbastanza semplice, ci fermiamo però su alcuni aspetti che sono estremamente importanti.

A livello contenutistico ci fermiamo su alcuni verbi, alcune espressioni del nostro poeta, cioè io mi sono messo in testa di servire Dio. E quando noi sentiamo il verbo servire non ci può non venire in mente quella dimensione classica della letteratura prima provenzale, poi appunto anche siciliana, ma vedremo anche poi del dolce stil novo, del Servizium Amoris. È una parola latina, e non la dico per sfoggio di cultura, ma che in realtà appunto noi la ritroviamo nella letteratura latina stessa, no? Basti pensare alla poesia di Catullo, e se ti interessa ti rimando alle poesie in cui si parla in questo canale, appunto di questo Servizium che il poeta va a rivolgere nei confronti della donna amata. Ma arricchita appunto dal contesto storico medievale, certamente richiama quello che è il rapporto fra feudatario e i suoi sudditi, che devono servirlo appunto.

È una trasposizione, ma anche questo fa parte della letteratura delle origini, l'abbiamo già studiato, ti rimando alla video lezione dedicata appunto a questo argomento, è normale, una trasposizione poetica di quello che è un rapporto strettamente politico tra il suddito e il suo. superiore, appunto, del feudatario. Servire non è un verbo banale. Il vassallo e il signore appunto si muovono secondo le stesse dinamiche.

Ma arriviamo appunto al punto chiave. Lo scopo di questo Servizium, non Amoris, ma Servizium Dei, servizio rivolto nei confronti di Dio, ha la finalità di farmi arrivare in Paradiso. Ma studiamo che tipo di Paradiso è questo a cui fa riferimento Jacopo Talentini, dove si mantiene sollazzo, gioco e riso. Diciamo prima divertimento, il gioco e le risate. E se facciamo un po'un mente locale, forse stona un po'questa triade di termini, stona un po'con il Paradiso come forse ci viene in mente dal Vangelo, da quei riferimenti dell'Apocalisse, o pensando più semplicemente al Paradiso dantesco.

solla sono divertito una risata quasi sguagliata no come dire appunto san pietro fa una barbelletta racconta una barbelletta e allora ecco lì vediamo che appunto c'è san francesco e san tommaso che ridono sguagliatamente si interrompono dal gioco che stanno svolgendo con le carte e questo viene per i santi quelli più conosciuti ma avete tutti gli altri santi che non conosciamo per i beati, per gli angeli, per gli arcangeli. Ecco, ci sono un po'strano, un po'stonata questa triade di termini per definire il paradiso e ovviamente è riferito inevitabilmente, lo dice lui, il poeta, al paradiso. Ci viene da pensare ad un'altra cosa invece, cioè che questo in realtà non sia il paradiso, diciamo.

così, cristiano, che ha un qualcosa di soprannaturale. L'interpretazione che sembra più ovvia e più scontrata da dare a questo paradiso è proprio un paradiso molto simile alla corte feudale, alla corte di Federico II, quella corte così ricca di arte, musica, poesia, appunto, no? Non è un caso che la chiamiamo scuola siciliana, ma ricca anche di...

Tantissime altre suggestioni, tantissimi altri stimoli di ambito matematico, di ambito anche di altre culture. Sappiamo quanto fosse forte la presenza araba nella corte di Federico II, con tutto quel grande studio relativo alla matematica. all'architettura, basti andare appunto un po'a girare per le vie di Palermo e visitare forse i monumenti più importanti di Palermo, Arabo Normanni si chiama, è un momento molto forte, molto alto della cultura.

che in qualche modo Jacopo Valentini in qualche modo paragona, assimila ad un paradiso che quindi, ribadiamo ancora una volta, di soprannaturale non ha assolutamente niente. E infatti non è un caso che parte appunto dalla presenza della donna in questo paradiso che la vuole con sé, no? E questo sottolinea questo ma che di verso 9 che sembrerebbe...

Dirci alcune cose in realtà mi sembra più un sorrisetto rivolto agli ascoltatori, forse i primi ascoltatori di questa poesia alla corte di Federico II, dicendo ma io non è che vorrei farci qualche cosa con questa donna, non mi preintendete cari amici di corte che ascoltate questa poesia, non mi preintendete. Io lavorerei qui a corte per poterne godere la bellezza. La vorrei vedere inghiora, in gloria, stare nella gloria del paradiso, ma nel senso che la vorrei vedere come a corte, vestita da corte che appunto lascia vedere di sé il bel portamento, il bel viso e il morbido sguardare. Lo dico perché sembra una interpretazione, mi sembra che vorrei dire, molto plausibile, quasi scontata.

Lo dico perché invece alcuni critici, il manuale che più si trova nelle scuole, parla invece di, anche questo mi sembra una contraddizione, se vedi nelle pagine dedicate all'analisi del testo di questa poesia, si parla prima di fusione dell'elemento amoroso e dell'elemento religioso, E poi nella seconda parte dell'analisi del testo, che è una paginetta, si parla di conflitto fra amore e religione. Già questo ti dovrebbe mettere un po'sull'avviso, occhio con le orecchie critiche un po'più ritte, perché la stessa poesia indica fusione dell'elemento amore-religione e conflitto fra amore-religione. una delle due è sbagliata in questo senso, ma in realtà io volevo sottolineare che non c'è proprio questo, né fusione né conflitto, abbiamo dato per scontato che questo non è il paradiso dei cieli danteschi, non è questo paradiso del catechismo della Chiesa Cattolica, non è questo, è un paradiso che non è altro che un alias, un'altra versione della corte di Federico II, questo è.

Questo è il riferimento che Jacopo Valentini fa. E dato per scontato questo, allora non c'è una allusione alla religione e sappiamo quanto forse, possiamo dire, un po'generalizzando e un po'anche immaginando quanto la corte di Ferico II fosse anche lontana da queste tematiche religiose. Ma anche c'è un contrasto.

nei confronti della religione addirittura appunto il baldi è l'autore di questo di uno dei manuali più diffusi nelle scuole d'italia parla di una bestemmia quando questa beatitudine paradisiaca incompleta senza la presenza della donna rasenterebbe a detta di questo critico la la bestemmia che in realtà appunto non da trattandosi di un paradiso, in realtà non c'è nessuna bestemmia dietro. Se il paradiso, come abbiamo detto essere, è la corte di Federico II, il poeta vorrebbe che la donna fosse alla corte di Federico II. Non c'è, ripeto, né fusione con la dimensione religiosa, né contrasto degli elementi religiosi. È un gioco. È un gioco a cui si presta Jacopo Valentini, a favore degli uditori, degli ascoltatori, presumibilmente, poi dei lettori della sua opera, per così farsi un sorriso, questo sì è vero, nei confronti di questa tematica.

Tutto questo mi sembra comprovato anche dal fatto che, per esempio, la donna, come viene descritta, quali sono le caratteristiche fisiche della donna? E allora mettiamola un po'in rilievo, no? Questo è un esercizio sempre molto utile, proprio per rendere molto concreta l'analisi del testo. Ha la testa blonda, capelli biondi e il claroviso. E anche di questo avevamo un po'parlato, se ti ricordi nella video lezione introduttiva sulla scuola siciliana.

Se uno ha in testa la donna siciliana, certamente non gli viene in mente che la blonda testa e il claroviso, la carnagione scura, gli occhi sono scuri, i capelli sono scuri. Da dove esce questa donna con la blonda testa e claraviso? Certamente è la genigna di Federico II stesso, o en Stauffen, o la Schwaben, la Svevia, che non è la Svezia, ricorda? La Svevia è appunto una storpiatura italiana della regione tedesca del nord della Germania da cui è originario Federico II.

Guarda caso la tipologia. ma si anche nell'immaginario collettivo nostro della donna tedesca vuole la donna bionda, claro viso, carnagione chiara e occhi azzurri. Qua gli occhi azzurri non vengono citati, ma possiamo supporre che ci fossero anche questi. E ancora, come viene descritta la donna?

Con un bel portamento, con un bel viso e con un dolce sguardo. Allora, perché mi fermo su questi aspetti? Perché quando tu trovi, e questo vale per questa poesia, ma vale anche per altre poesie, quando tu trovi a verso 11 o verso 12 l'aggettivo bello, no?

Per riferire alcune caratteristiche della donna, subito un attimo di attenzione, perché ci fa capire che questa donna in realtà non è altro che una idealizzazione della figura femminile. Perché? Perché è ovvio che, come vuoi che sia, il portamento, la landatura, il contegno di questa donna è bello.

E come vuoi che sia il viso di questa donna se non bello. è un aggettivo che in poesia non dovrebbe mai avere spazio, no? chiare, fresco, dolce, acqua, poi ci darà altre cose, no? ti rimando alla video lezione su Petrarca in cui questo aggettivo è ripetuto per varie volte per descrivere appunto nella prima stanza di quella canzone ma capisci da solo che appunto è una figura...

Probabilmente è convenzionale, non stiamo parlando di una donna precisa che tutti hanno davanti agli occhi, Jacopo Valentino in primis e gli altri della Corte di Federico II. No, è una donna letteraria, puntastratta. viene fissata in canoni precisi che di realistico, appunto di siciliano, hanno poco e niente.

Anche in questo caso ti suggerisco il nostro libro, Baldi parla spesso di questa divinizazione, il primo grado di questa angelizzazione. usa questo termine, termine orrendo che ho inventato io adesso non so neanche se esista, angelizzazione della donna che poi vedremo operativa nel dolce stil novo, ma proprio no, proprio no, non è una donna angelo né qui né lo sarà, lo vedremo poi dopo in che senso, in che modo né con nel dolce stil novo né con Dante. e in realtà vedremo che è una figura realmente angelicata.

In questo caso mi sembra evidentemente il contrario, cioè si tratta di una metafora galante, no? È una terminologia che spesso diamo anche noi, no? Abbiamo forse usato nella nostra storia così affettivo-sentimentale dicendo alla nostra ragazza, alla nostra fidanzata, sei veramente un angelo.

E nessuno di noi mi ha esattamente testa di pensare che fosse un angelo disceso dal cielo, evidentemente. No, sei una persona buona, brava, onesta, cioè, sei un angelo. Ecco, in questo stesso senso, l'interprete è Jacopo Valentini.

Quindi è una donna, ripeto, che di angelicato non ha niente, il che ci conferma il fatto che questo paradiso non è altro che la corte di Federico II. Una donna bella, come normalmente erano le donne alla corte di Federico II, che si muove. in un contesto totalmente reale, concreto, che di soprannaturale non ha assolutamente nulla.

Mi fermo all'ultima slide sugli aspetti più stilistici, più squisitamente stilistici e lessicali in particolare. Qua ti ho messo con colori differenti perché tu possa riconoscere più facilmente, poi in maniera più immediata, i latinismi, audito o sta per ubi, dove si mantiene, soldato, dove c'è, perenne. divertimento, gioco e riso e gaudere, già accennato prima, che è un verbo proprio così, lo trovi sul vocabolario laudino. Provenzalismi, eh, sollazzo, blonda, claro, intendimento, portamento, consolamento, tanti sono i provenzalismi, ma l'abbiamo capito perché, lo sappiamo perché, perché appunto i poeti provenzali si spostano verso la corte di Federico II dopo la crociata contro gli albigesi, siamo agli inizi del 1200 e lasciano ovviamente un'eredità forte. che i poeti siciliani portano con sé.

È evidente che ci siano provenzialismi, è ovvio, scontato, che ci siano provenzialismi nella poesia siciliana. Toscanismi, Ghiorano, lo vedi lì all'ultimo verso, quattordicesimo, sicilianismi invece, altri, agio, agio, che troviamo in molti altri dialetti meridionali del sud dell'Italia, e gire, no, gire, gire, proprio andare, che lo troveremo in moltissime altre poesie. e tutto questo per vediamo qualche altra cosa legata alle rime per esempio questo giro appunto di cui parlavamo è in rima con gaudere e ti ricorderai a un buon modo anche per ripassare le nozioni acquisite forse nel biegno è una rima siciliana guarda caso si chiama così quando appunto c'è una possibile equivalenza equivalenza fonica evidentemente fra la e chiusa e la i come anche fra la o chiusa e la u Si chiama rima siciliana, piuttosto frequente nella lirica medievale.

Come anche viso e diviso, ti ricorderai che si tratta di una rima ricca, cioè quando è coinvolta nella duplicazione, oltre alla sezione dalla vocale tematica in poi, anche la vocale o la consonante. più della vostra constante precedente, la V, in questo caso viso, diviso. Nella duplicazione appunto c'è coinvolta anche la V e lo troveremo appunto in tutte le altre parole che finiscono per mento, la vocale tematica è la E, ento, e viene coinvolta nella duplicazione anche la M, quindi intendimento, portamento, consolamento.

Un ultimo accenno ad un aspetto più squisitamente sintattico, ti ricordo la chiusa delle quartine è estando dalla mia donna, diviso. La chiusa delle terzine è veggendo la mia donna in ghiova a restare, cioè i critici mettono in rilievo che si tratta di una struttura sintattica simmetrica, cioè il gerundio più la mia donna, ma rovesciata. Riesciata quanto al significato, quindi non è un gioco casualmente capitato di usare il gerundio alla fine delle terzine, alla fine delle quartine, no. A verso 8 il poeta non può essere contento perché è diviso e separato dalla sua donna. A verso 14 finalmente vedendo il poeta, vedendo la propria donna stare nella gloria del paradiso, quali virgolette mi sembrano d'obbligo, e beh...

è contento, può finalmente godire, no? Finalmente vuole quel godimento che era invece precluso a verso set. Tutto questo come sempre per dirci che cosa? Per dirci che la scuola siciliana raggiunge una elipatezza formale notevole, no?

Che è appunto facile individuare dalla preziosità di questa poesia. Semplicemente a livello grafico vedi quante sono gli espedienti retorici e lessicali per impreziosire questa poesia. La poesia siciliana è la prima grande espressione della lirica italiana, frutto appunto in qualche modo della consapevolezza di tutto quel bagaglio letterario precedente, per pensare.

in particolare, ma anche consapevole delle novità che ha apportato alla storia della letteratura italiana, costituendone, possiamo dire, il primo grande momento. Quindi è una scuola sicuramente da non sottolavorare, anzi da studiare, da approfondire attraverso anche altri testi che non sono soltanto quelli presenti nelle antologie, perché? Perché è una poesia, è una scuola che presenta una... ricercatezza formale segno di una dignità e di una consapevolezza di una dignità già raggiunta.

Alla prossima!