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La coscienza e la sua evoluzione

A livello individuale quindi sarà come lo spirito si manifesta in cosa? Secondo voi, nella nostra coscienza, cioè la manifestazione dello spirito nella coscienza individuale e la manifestazione dello spirito nella storia collettiva. Quindi Nella cromologia dello spirito si racconta la manifestazione dello spirito a partire dall'individuo, a partire dalla coscienza e quindi come la coscienza esprime spirito e ripostruisce tutta quanta la bella. Si tratta quindi di un viaggio, che è il viaggio della coscienza, la nascita della coscienza del soggetto umano che diventa consapevole di essere parte, si ricorda, di un progetto, di un disegno, di un fazionale assoluto. Quindi E' come dire, è la storia, il viaggio della nostra coscienza che diventa consapevole, riflettendo sulla realtà, di essere parte di uno spirito razionale assoluto. Quindi abbiamo due movimenti, se ci pensate, il movimento della coscienza che arriva allo spirito ma anche il movimento dello spirito che si rivela nella coscienza che diventa di consapevole di essere parte di un disegno di far parte dello spirito assoluto dall'altra parte lo spirito assoluto per manifestarsi ha bisogno della nostra coscienza quindi è un viaggio Sia della coscienza individuale che diventa consapevole di essere parte di una coscienza assoluta, di uno spirito assoluto, ma anche sia dello spirito assoluto che si manifesta. della coscienza. Noi facciamo il pezzettino di viaggio soprattutto della coscienza, che è quello che ci interessa, cioè il passaggio dalla coscienza individuale. Allora, in questo viaggio partendo dalla coscienza c'è una trasformazione, il viaggio è... Quello che porta la coscienza, la coscienza possiamo dire comune, coscienza comune vuol dire la coscienza che non si rende conto pienamente di essere parte del disegno razionale, è una coscienza che non riflette su se stessa. ha coscienza filosofica quindi questa è la trasformazione della coscienza e quindi di una coscienza capace di riflettere su se stesse e di comprendere la verità e cosa vuol dire comprendere la verità? comprendere di essere parte di una nazionalità assoluta Quindi è lo stesso viaggio che facciamo anche noi, come la coscienza comune non filosofica diventiamo coscienza filosofica, cioè coscienza capace di rileggere la realtà come espressione dello spirito. Ci siete? È un viaggio della coscienza e quindi partiamo proprio dalla coscienza, dal primo passo della coscienza. Ci sono domande fino qua? Quindi partiamo dalla coscienza individuale questo mi rende le cose un pochettino più semplici perché è un viaggio che parte pian piano e arriva a coscienza individuale ed è un viaggio bellissimo allora vediamo se mettiamo già subito l'origine di questo viaggio abbiamo la coscienza come tesi l'autocoscienza come attività e si da ragione Partiamo dalla coscienza. Nella coscienza abbiamo tre momenti, certezza sensibile, percezione e intelletto. Segnatevi che poi iniziamo a spiegare. Quindi partiamo dalla coscienza. andiamo dalla tesi allora, certezza sensibile, percezione intellettuale Volete avere più da riflesso? Prova questa. Sì, prova questa. Eh? Questo si. Grazie. Siete? Partiamo dalla coscienza, dalla certezza sensibile. Allora proviamo, prima ve la spiego per comprendere, poi vi diamo la ricerca. Certezza sensibile cosa significa? Che nel momento in cui la coscienza viene a contatto con la realtà, giusto? Viene a contatto con la realtà attraverso che cosa? Attraverso i sensi. Qui la certezza sensibile è l'esperienza che la coscienza fa di trovarsi di volta a qualcosa di altro da sé e l'altro da sé lo percepisce attraverso i propri sensi quindi io ho la certezza che Qualcosa fuori di me esiste? Perché ne ho coscienza e come faccio ad averne coscienza? Ne ho coscienza attraverso i sensi che io... verso i propri sensi. Quindi la mia consapevolezza è un cuore di fronte all'altruità della realtà e sentire che esiste una realtà fuori di me che io colgo attraverso i propri menti. Io, ad esempio, con la certezza sensibile, io non dico che questo è un cellulare. La certezza sensibile mi dice che è qualcosa di rettangolare, duro, freddo, pesante. c'è la sensibilità delle informazioni sensoriali l'esistenza di un oggetto che ha queste determinate caratteristiche ma non ho ancora la percezione di cosa sia questo oggetto E in questo senso la certezza sensibile è come se mi dicesse esiste questa cosa qui, che ha questa forma, questa pesantezza, questa consistenza, ma è una certezza di qualcosa che io non riconosco dandogli un nome, dandogli un'identità. Questo lo faccio nel momento in cui io percepisco, e passiamo alla percezione, quando io unisco le qualità sensibili di questo oggetto che lo differenziano da quest'altro. quindi io nella percezione che cosa faccio? unifico le mie sensazioni e dico questo è un oggetto diverso da altri oggetti è proprio il cammino della cosiddetta percezione la percezione che cos'è? l'unione e il coordinamento delle sensazioni che mi danno la possibilità di riconoscere e dare un nome a un oggetto In questo caso, questo oggetto che io percepisco è un oggetto distinto dagli altri oggetti e distinto da tutti gli altri oggetti che io ho. Quindi c'è un passaggio molto importante perché quella percezione lì è quella che significa, pensate che poi parlate della psicologia moderna Questo passaggio sensazione percezione, dal punto di vista scientifico è fatto così, la sensazione è la registrazione di ciò che i sensi hanno e la percezione è il riconoscimento dell'oggetto, quindi quando noi lo identifichiamo, tanto è vero che la percezione è un atto non dei sensi, ma del cervello, veramente, faccio vedere. Per esempio, se io dovessi dire che cosa vedono i miei occhi, i miei occhi vedono tutto ciò che vediamo, lo vediamo collettato sulla rete del capovolto, sporco, più piccolo, più dimensionale. Per chi lo raddrizza, lo pulisce, lo ammiglia. La percezione è un'attività della mente. Quindi in questo senso c'è un passaggio importante, la certezza sostenibile ha a che fare con la certezza dell'esistenza di qualcosa che colpisce i sensi. ma l'organizzazione mi rimane a qualcosa che faccio io come mente sono io che organizzo i dati sensibili e percepisco quell'oggetto rispetto ad altri oggetti, quel cellulare rispetto ad altri mille cellulari la sintesi la sintesi è il colletto, guardate un po' che cosa ci dice Camus La sintesi tra l'esperienza sensibile e la percezione mentale, tra l'oggetto e il soggetto. La sintesi è l'intelletto, cioè l'intelletto possiede ...siede delle forme, dei ori, che organizzano i dati dell'esperienza. Che cosa mi ricorda questa cosa che sto dicendo? Quindi, in questo senso, Hegel fa riferimento all'intelletto cantiare. Cioè l'intelletto che cos'è? I dati del senso. I dati del senso. L'intelletto ha... delle forme che si organizzano dall'esperienza per cui l'intelletto è una sintesi tra esperienza certezza sensibile e percezione quindi la nostra coscienza come si sviluppa? prima sento che esiste questo cellulare, questa cosa qua poi riconosco che questo è un cellulare lo comparo con altre forme e poi capisco organizzo, vediamo questo cellulare ma è una bottiglia l'intelletto mi consente di fare le cose e quindi i docenti si consente di dare comunità alla loro felicità, di unire l'esperienza sensibile con la mia. Ecco perché la prima forma attraverso la quale il soggetto si affianca alla realtà avviene attraverso questi tre momenti, certezza sensibile, coscienza e intelletto. Con l'intelletto siamo arrivati al pensiero cantiano, l'intelletto cantiano, che organizza l'esperienza e siamo allo sviluppo della coscienza. Adesso arriva la parte più interessante. Nel momento in cui ho coscienza della realtà, divento anche all'opposto autocoscienza. Cioè, qui divento cosciente che questo è un asculcio, questo è un cellulare, questo è una penna, ma nel momento in cui divento cosciente della realtà, divento anche cosciente che sono cosciente. E quindi c'è la riflessione della coscienza su se stessa. Quindi, osservando questa bottiglia di acqua diversa da tutto il resto, c'è anche un altro meccanismo che mi dice non solo osservo l'acqua, e dico che questa è una bottiglia d'acqua, ma osservo me e guardo l'altro. Cioè ho l'esperienza di vedere che faccio questo meccanismo. E arriviamo all'autocoscienza. che è il momento della risposta cos'è l'autocoscienza? è la coscienza che riflette su se stessa se vi chiedessi noi siamo tutte autocoscienze? Sì, quindi qui dentro ci sono delle coscienze che sono anche autocoscienze. Quindi ciascuno di noi ha la propria autocoscienza. Che cosa dice? L'autocoscienza è caratterizzata da un'oppulsione. L'autocoscienza è caratterizzata da una muscolatura. Ci sarà importante quando faremo il quadro. La pulsione vuol dire una pulsione di dominio, una pulsione di potere sulle cose. Possiamo dire che è un istinto, ogni autocoscienza ha bisogno di appropriarsi della realtà esterna, di dominare la realtà esterna. E mi chiama questa pulsione, vedete. che è una pulsione di dominio sulla natura, sulla realtà. Ognuno di noi, nel momento in cui si rende conto di chi è, di essere a sua coscienza, ha una pulsione al dominio, possiamo dire ha una pulsione al potere, begierde. Questo desiderio di dominio diventa Un bisogno di riconoscimento bisogno di riconoscimento che prende il nome di Deguera Cosa vuol dire il riconoscimento? Vuol dire che io come autocoscienza non sono la pulsione di dominare la realtà, ma voglio anche, più che se è un'autocoscienza, mi riconoscere. Cioè voglio essere riconosciuta dalle altre autocoscienze. Voglio che le altre autocoscienze mi riconoscano il mio potere, riconoscano il mio bisogno. Quindi è chiaro che ognuno di noi, ogni autocoscienza cosa vorrà? Il riconoscimento. Cioè io voglio che tu mi riconosca quanto tu vuoi che io ti riconosca. Questo cosa crea? Crea uno scopo, un conflitto. Crea un conflitto tra autocoscienza. Crea una lotta. Le autocoscienze iniziano e entrano in conflitto, perché ognuna delle due vuole, ognuna vuole dominare sull'altra, ma il dominio è inteso come necessità di essere riconosciuta dall'altra. E torna in Hegel ancora l'idea del conflitto. Il conflitto è la base. della formazione della coscienza e della ragione quindi ho bisogno di scontro con le altre due coscienze perché entrambi desideriamo la stessa cosa desideriamo essere riconosciute desideriamo che l'altro sia soggetto a noi si crea una lotta per il potere Io voglio, ho bisogno che tu mi riconosca e che tu ti assoggenti alla mia autocoscienza Questa lotta fra autocoscienze fa sì che qualche autocoscienza abbia paura della morte ceda e diventi il servo. Qualche autocoscienza non ha paura della morte, è disposta a morire e diventa padrone. Questo primo momento fondamentale dell'autocoscienza è la cosiddetta dialettica tra servo e padrone. Quindi, la dialettica servo-padrone nasce da uno scontro tra l'autocoscienza. L'autocoscienza del servo è quella che si assoggetta perché? Perché ha paura della morte, paura di morire. L'autocoscienza del padrone è quella che invece si impone, perché non teme la morte, quindi è disposto a lottare per non ripetere, pur di mantenere il suo potere. La dialettica servo-padrone è il fondamento di una vita. Il fondamentale è un momento in cui le due autocoscienze assumono dei posizionamenti uno del servo e uno del padrone il servo rinuncia per paura della morte il padrone assume il suo potere perché è quello che ha rischiato la morte Questa figura, la figura che viene denominata figura del servo e del padrone la figura del servo e del padrone è una figura che esprime il cammino della coscienza ma esprime anche la storia della coscienza con la figura servo e padrone entriamo nella storia cioè entriamo nel momento storico in cui si è creata una lotta perché ha portato alla formazione di servi e di padroni. Qua siamo molto lontani dalla logica antica, perché il servo non è il servo per la città, ma il servo è il servo per paura, la paura della morte dovrebbe essere. E questo significa che il servo rinuncia alla propria libertà in nome della sicurezza. Il padrone rinuncia, rinuncia alla propria sicurezza, il nome della libertà. Ci siete fino a qui? Ma cosa succede? C'è, secondo Ede, un capovolgimento di Alessandro. mentre il padrone è in propria sicurezza ma attenzione, c'è un capovolgimento un capovolgimento dialettico che porterà alla liberazione dell'autocoscienza cos'è il capovolgimento dialettico? che il padrone, l'autocoscienza che è padrone Facendosi servire, delegando tutto al servo, diventa un'autococenza in belle. In belle cosa vuol dire? Incapace. Perché è incapace? Perché tutto ciò che si deve fare, tutto il lavoro che si deve fare, lo fa fare a sé. Pensate alle vostre mamme, chi è abituato alla mamma di palletto, la corda, mi fa da cucinare, mi fa da cucinare, mi fa da cucinare. Alla fine cosa succede? Che il giorno che tutti vanno fuori gara, lo sa fare. Quindi l'autococenza del padrone... Grazie al servo che lo serve, diventa un'autocoscienza debole, fragile, incapace e che dice di mellire, mentre l'autocoscienza del servo diventa sempre più forte. Perché l'autococenza del seno diventa più forte? Perché è un'autococenza che si autonomizza, che sviluppa il pensiero e questo porterà a un capo di giro. Tant'è vero che è l'autocoscienza del servo che evolve questo a livello sia individuale che a livello della storia è il servo che porta avanti lo spirito, è il servo che esprime la nostra razionalità, è il servo che si libera e diventa coscienza filosofica per cui non è il padrone perché il padrone perde le proprie forze razionali proprio perché è negativo al servo e l'autocoscienza del servo invece è l'autocoscienza che si emote che si trasforma come si trasforma l'autocoscienza? L'autocoscienza del serbo si trasforma attraverso il lavoro. Il lavoro in che leghe è la via tramite la quale la coscienza diventa la comune, la coscienza razionale, la coscienza filosofica. Quindi il lavoro è una dimensione fondamentale della vita di un uomo perché consente una trasformazione della coscienza. E' come dire, chi non lavora in un contumbo la mattina e la sera nella teglia, diventa una coscienza, una coscienza assolutamente incapace. Non esprime la razionalità, mentre l'autococenza del seguo attraverso il lavoro, il lavoro è un strumento liberatorio dell'autococenza. Quali sono le fasi di liberazione dell'autococenza tramite il lavoro? Sono le tre che vedete, stoicismo, scetticismo e coscienza infelice. Stoicismo, scetticismo e coscienza infelice. Ecco i tre momenti della coscienza, dell'evoluzione, della liberazione della coscienza. Stoicismo, scetticismo e coscienza infelice. che rappresentano anche tre momenti storici il momento delle grandi filosofie elenistiche e il momento della coscienza e del felice del medioevo storicismo, scelticismo e coscienza e del felice Ed ecco il processo. Il servo lavora, giusto? Il servo lavora per il padrone. Il padrone, da questo punto di vista, non è più oggetto di interesse per lui. Quella che segue l'autocoscienza del servo. L'autocoscienza del servo lavora. E abbiamo un attimo momento, la fase dell'ostricismo. Cioè il servo lavora, è assoggettato, ma sente dentro di sé l'adelito di libertà che ha un luogo solo nella sua interiorità cioè all'interno della realtà è uno schiavo è un servo ma nella sua interiorità si crea uno spazio di vitalità di libertà è come se dicesse io lavoro per te, faccio tutto per te ma dentro C'è una dimensione di libertà che non è manifesta, ma è terrorizzata. Per cui è stoico perché fuori sopporta i vincoli, ma dentro si crea uno spazio di libertà. Quindi è come dire, prima o poi riuscirò a liberarmi da questa. Prima o poi riuscirò a essere libera. Nasce il desiderio di libertà per sempre. Nasce il desiderio di rompere la realtà in cui è inserito. Chiara, tu mi hai messo la mano? Eh, ti avevo detto, senti dentro di sé un anelito Anelito? Anelito Anelito Anelito vuol dire un motore di libertà Allora, stoicismo, quindi servo e schiavo ma dentro sente un anelito, cioè una spinta, un motore di libertà e dice prima o poi questa libertà riuscirò a raggiungerlo. Abbiamo nel secondo momento lo scetticismo. Lo scetticismo è la condizione dell'autocoscienza del servo che inizia a dubitare di cosa è la sua vita. Non poter essere mai nella realtà concreta libera, cioè come dire non riuscirò mai a raggiungere lo pieno sviluppo della mia autocoscienza. Quindi che cosa fa? Medde in dubbio tutto, anche se stessa. E quindi come se rinunciasse, scetticismo pericolato da Scepzi, che vuol dire dubbio, mette in dubbio la possibilità di realizzare nella realtà concreta tutto ciò che lo può rendere libero, che lo può liberare. Diventa uno scetticismo assoluto. La sintesi fra il dubbio dello scetticismo e il senso di libertà dello stoicismo interiore è la coscienza infelice. Cos'è la coscienza infelice? Il servo inizia a rivolgersi a Dio, all'infiamma. Inizia quindi a credere che esista una realtà infinita che possa liberarlo, che possa liberare la sua interiorità, che possa salvarlo. Quindi inizia un percorso di devozione, di fede. verso Dio, verso l'infinito inizia con la pratica della devozione con la preghiera per passare poi alla dalla preghiera, dalla devozione, passa poi a svolgere azioni benefiche azioni che con lo commettano a Dio e arriva addirittura a fustigarsi, a torturarsi, a farsi del male pur di poter accedere a Dio Quindi questa coscienza, perché è una coscienza infelice, perché a nera ha un contatto con una libertà, un contatto con l'infinito, ma questo contatto è sempre negato, cioè non riesce a trovare una realizzazione nella propria fede. Quindi che cosa fa questa autocoscienza di fronte a un Dio che lo rende indegere, che non soddisfa questa domanda, che non lo libera dalla scherza, che non lo rende... Degnano di qualcosa che va dal di là della situazione concreta di assoggettamento. Qui c'è la svolta. La coscienza di Dio ci rappresenta la svolta. L'autocoscienza del servo si rende conto che quel Dio che cerca fuori, in realtà, è dentro di lui, sotto forma di coscienza. Il ragione scopre che l'infinito Dio è lui e che Dio è ragione, quindi scopre la propria razionalità come impronta del divino. Quando dire inizia a ragionare, perché ragionare vuol dire pensare, riflettere, esercitare la propria divinità dal punto di vista storico dove saremo qua Due cose, le figure che abbiamo visto, che sono figure teoretiche, concettuali, sono anche le altre. ...sono più l'uno con gente quali, più l'uno è stato. Ok? Quindi qua entriamo nell'età di lui. Ok, mi fermo, voglio sentire voi cosa dice, cosa pensate su questo percorso, da lui. C'è un'umane? Come vi sembra? La follia è un po' pesante, però abbastanza comprensibile. allora diteci un po' qual è la vostra impressione di parte di me impressione c'è qualche concetto qualche passaggio che vi è piaciuto colpito che rimane in sé? Il capovolgimento dialettico. E' come due autocoscienze si ritrovino l'una al posto dell'altra. Ok, questo è il capovolgimento dialettico. Per cui il servo diventa poi il capo padrone. Esatto. Cioè diventa padrone della coscienza perché alla fine lui l'esercita. Bene. questo inizierà a cogliere le cose che gli si riempiono questo è un concetto importantissimo anche perché poi in marzo avrà molto da ridire questa cosa è meglio sovvedere a questa cosa il fatto che il celerone è ancora seduto