In questa puntata, Margherita Sarfatti. Margherita Sarfatti Prima critica d'arte in Europa, scrittrice, ha frequentato gli intellettuali all'avanguardia del suo tempo. Parla cinque lingue e per oltre vent'anni detta la cultura e l'arte italiane.
Amante e soprattutto consigliera del duce, la Sarfatti è una donna audace, moderna, che si permette di vivere la vita che vuole. Fu protagonista nel forgiare l'ideologia del fascismo e previde la tragedia del regime che fu anche la sua. Benvenuta signora Sarafatti. Grazie.
Lei è stata senz'altro una delle personalità più controverse del ventesimo secolo. Se dovesse definirsi in poche parole... Scrittrice. Con una personalità morale, intellettuale, politica sua propria, ben conosciuta. Il mio humor critico veneziano non mi ha mai permesso di aggiogarmi a nessun carro.
È una donna poliedrica, eccentrica. Nella sua infinita complessità ha rappresentato al meglio le contraddizioni del Novecento. Non era una donna comune.
È stata educata in casa da intellettuali di grande prestigio. Che ha in nata una grandissima curiosità, che la porta ad essere audace. La prima che ha forgiato l'arte italiana e contemporanea. Il mentore di un numero enorme di artisti.
Gli stessi artisti la amano moltissimo, lei è una grande collezionista. Una nazionalista, al tempo stesso era una donna che conosceva moltissime lingue. Molto indipendente.
Un modello molto curioso per quell'epoca, per le donne e per quel momento storico particolare in cui l'emancipazione femminile in Italia non era certo una priorità. Una donna molto forte, molto energica, molto intelligente. Era molto interessante stare con lei. Lei nasce nel 1880 in una solida famiglia ebraica veneziana.
Doveva essere una famiglia abbastanza culta, abbastanza... moderna, quando lei è cresciuta è risultata poi una ribelle. Presto, fin da adolescente, si appassiona alla causa socialista, anche forse grazie a un amore di gioventù, un professore. professore di cui lei però non ha mai fatto il nome. Aveva 40 anni, questo particolare della sproporzione d'età appartiene al teatro francese, non so, non ne ho colpa io, allora anticipavo sulle mode.
Mi parlava di socialismo e di amore. Io lasciavo stare l'amore ma lo ascoltavo parlare di socialismo. Presto cominciano a chiamarla la Vergine Rossa per via di questo amore o forse per via del romanzo a puntate che lei leggeva sulle pagine dell'Avanti? No, credo piuttosto per canzonatura delle mie velletà politiche e per omaggio alla mia capelliera fulva.
Italia inizia dall'inizio del novecento con Giovanni Giolitto un nuovo corso liberale al quale però Margherita Sarfatti sarà decisamente contraria perché era socialista e quindi era contraria a tutto ciò che rappresentava ancora uno stato borghese nel quale però lei... ricca elegante colta affascinante e molto ambiziosa si trovava già abbastanza bene la sua è stata certamente una vita fuori dall'ordinario ha ascoltato einstein suonare violino è stata amica di rivera Si racconta persino che abbia cenato con l'invitatore Battista che era appena sfuggita a un attentato. È come se lei avesse una particolare predisposizione nel ricercare le persone di talento e di successo. Non è stata vana curiosità o snobismo del successo ispirarmi la vocazione alla collezionista di celebrità. Una specie di fiuto appassionato mi sospinge verso la gente d'ingegno sconosciuto o anche misconosciuto.
Lei è amica fin dall'infanzia di Guglielmo Marconi, un amico fedele, leale. Di cosa parlavate? Da lui per primo ho sentito parlare di raggi cosmi. come di fenomeni immensamente importanti e una volta mi accenno a certi messaggi radio misteriosi di cui non riusciva a chiarire nell'origine nel cifrario ma mi disse erano segnali di fuori dall'orbita terrestre, forse chissà di Marte o di un altro pianeta, o forse chissà venivano da un'altra galassia, una fra i miliardi sperduta nello spazio, remota. Finché una sera al teatro La Fenice non incontra Cesare Sarfatti, avvocato, 14 anni più di lei, alto, fascinoso, di una ricca famiglia ebraica.
Mi sono innamorata. della pittura a 13 anni, a 15 di un'idea e a 16 di un uomo. E a 17 anni ho sposato nello stesso tempo le lettere, le arti, quest'idea e quest'uomo. Margherita Grassini sposa giovanissima Cesare Sarfatti.
Lui era più... grande di lei, i genitori lo hanno avversato moltissimo, lei ha fatto carte false per sposarselo. Sarfatti ha degli incarichi importanti all'interno dell'economia politica e sociale della città. un ebreo ortodosso ma nello stesso tempo aperto alla religione cattolica.
Un socialista riformista non riuscirà mai come aspettato a diventare deputato ma sarà uno dei consiglieri comunali delle giunte socialiste e questo favorirà anche l'ingresso di Margherita nella stampa socialista. Evidentemente Margherita in lui rivede per certi aspetti il padre Amedeo ma per certi altri vede anche la chiave per poter raggiungere la propria identità. indipendenza pochissimo tempo dopo con cesare e il vostro primogenito roberto vi trasferite a milano credo che lei venendo da venezia abbia amato moltissimo milano era tanto più vivo e interessante di venezia Milano è come veniva chiamata anche polemicamente nei confronti di Roma la capitale morale d'Italia, nel senso che rappresentava l'Italia più moderna, l'Italia industrializzata, con una società molto più avanzata di qualsiasi altra città italiana.
La capitale della cultura. dove lei giunge è proprio la culla del movimento culturale il punto di incontro dei pittori dei nuovi artisti margherita arriva e ha naturalmente una curiosità a 360 gradi per tutto questo quelle che sono le pulsioni vitali e vive a pochi passi da quella che è la Casa Rossa di Marinetti. I pittori e i letterati futuristi sono per la maggior parte di estrazione piccolo-borghese e provinciale, tranne Marinetti che appartiene a una famiglia della borghesia agiata.
Quando viene pubblicato su Le Figaro nel 1909 il manifesto di Marinetti che chiama alla libertà, all'invenzione, alla novità, accorrono tutti i giovani più talentuosi d'Italia del momento. Lei è stata... Anche una delle poche donne ad essere ammessa nel circolo dei futuristi, che certo le donne non le amavano. Com'era Marinetti?
Era calvo, agile. Rosio, paffuto, con baffi e temperamenti bellicosi, aerodinamici come i motori che esaltava. Fumava poco, beveva temperatamente, non giocava.
Si riservava tutto per il mio signore e per il vizio della poesia. Marinetti pur avendo provocato all'interno del suo primo manifesto questo disprezzo nei confronti della donna, si circonda di presenze femminili importanti, apprezza molto la creatività all'estero, l'intelligenza femminile, capisce che è un valore aggiunto e riesce a valorizzarlo all'interno del movimento. A Milano portò la rivoluzione con la maiuscola. Marinetti e Sarfatti si tengono a distanza, sono due enormi protagonisti della scena e hanno tutte e due l'ambizione di essere capi di un movimento. Entrambi sanno interpretare quello che è l'arte visiva attraverso la scrittura.
C'è un altro futurista con cui lei ha un rapporto combattuto e molto particolare di cui riconosce presto il talento tra le prime. Boccioni, Umberto Boccioni. Chi era Umberto Boccioni? Infatti racconta di aver conosciuto Umberto Boccioni alla permanente di Milano nel 1909. Lo descrive come uno spirito controverso, snob, charmeur, almeno quanto lei. Una rivista implacabile, tendeva a lungo collo verso tutti gli snobismi, fiutava tutte le piste del denaro, del successo.
Capisce subito il suo talento e capisce immediatamente il suo talento. anche la sua intelligenza e condividono molte teorie insieme parlano moltissimo e condividono soprattutto anche l'amore per dante e machiavelli adorava l'arte di un amore sessuale violento ossessivo ben presto questo legame fatto di lunghe chiacchierate si trasforma in un legame sentimentale La sua era una carica esplosiva, dinamica. Di ogni suo quadro, specie dei più dibattuti, badava a ripetere, questo è un capolavoro e chi non lo dice è una bestia. Boccioni è uno spirito tormentato e presto la lascerà, tuttavia Margherita continua a pagargli committenze e lavori. L'arrivo di Margherita Sarfatti a Milano è un arrivo di una protagonista.
L'ambiente in cui si inserisce immediatamente è l'ambiente del socialismo milanese. Frequenta con una certa altezzosità. Il saloto dell'austera Anna Kulishov, anche lei ebrea, anche lei di famiglia ricca, emigrata dalla Russia. La signora Anna, per i suoi fedeli, la Kulishov per gli altri, era un cervello luminoso.
È poliedrico come un diamante e come il diamante arido e duro. È il mondo di questo socialismo umanitario, ma anche di fede riformista, che affascina lei e Cesare, il marito. Li conoscerà anche poi Angelica Balabanov, un'altra israelita ricca, russa, che invece diventa uno dei personaggi chiave del socialismo italiano e poi del massimalismo italiano. Mio nonno era molto spiritoso e diceva che il socialismo italiano ha due grandi...
uomini e ambedue sono donne russe ossia la balabano e la culi show la compagna di turati la culi show era idealista stoica senza debolezze senza affettività sensibile soltanto alla sensualità e alle idee mistica nel fondo dell'anima russa e aspra come sono i russi nelle attività pratiche dell'intelletto senza vanità Trinità, colma di un'ambizione orgogliosa, incapace di colpire diritto, tanto erano naturali le vie tortuose, le vie traverse. Questa donna veramente superiore dominava le masse dall'ombra, attraverso il Parlamento, i giornali, e lasciava gli uomini che la circondavano l'orpello dell'azione esteriore del potere apparente. Tra la Kulishov e la Sarfati c'era una notevole differenza di età, ma c'era soprattutto una sorta di nascosta rivalità fra una giovane ambiziosa e una donna di grande talento che guidava il suo compagno Filippo Turati nelle battaglie per far prevalere il suo lavoro.
il riformismo e per far sì che il Partito Socialista diventasse un partito fondamentale per la nuova politica liberale di Giovanni Giolitti. Margherita Sarfatti condivide moltissime delle linee e delle attitudini nel campo. del campo sociale, dell'emancipazione femminile, del sostegno alle donne e soffre forse ma è abbastanza indifferente alle critiche che le vengono. Lei è una donna che viene criticata per i gioielli, per come veste, va anche detto che dopo una serie di tirate di orecchie della Kulishov sembra che avesse deciso di avere maggiore austerità. Sulla questione femminile lei e la Kulishov avete posizioni differenti?
Per Anna Kulishov la libertà della donna è l'indipendenza economica e il lavoro. Per lei invece la donna è un individuo al di là del genere. È inutile parlare della donna quando esistono le donne. Non siamo illogiche. Anzi, siamo molto più logiche degli uomini, in modo diverso.
Andiamo dritte all'obiettivo, guidate dall'ist... che ci indica la strada più sicura, più breve, anche se non è la principale. Tutti si battono il nostro nome, tutti pretendono di volerci difendere.
Tutti hanno sulla bocca, non giurerei che ce l'abbiano nel cuore, soltanto i nostri interessi. E noi? Non ci resta nient'altro che applaudire, dire grazie tante. E se ce li lasciassero difendere a noi i nostri interessi?
Mentre appunto si discuteva dell'opportunità che si poteva dare alle donne per la loro emancipazione, spiazza tutti uscendosene col fatto che in realtà la cosa che bisognava fare era educare le madri. Quindi il fatto che l'emancipazione dovesse partire alla base con un programma di educazione, io lo trovo per quell'epoca straordinariamente. totalmente precoce e geniale.
Lei è una donna molto libera, emancipata, libera anche di costumi sessuali, perché Margherita pur amando moltissimo il suo Cesare, e pare anche Cesare amando moltissimo Margherita, insomma hanno anche la possibilità di avere altri amori accanto e dentro anche questo guscio importante che comunque rimane il loro matrimonio. Margherita Sarfatti ha questo figlio Roberto, molto intelligente, molto bravo, che parte in guerra. È il primo genito di Margherita e Cesare, è forse il figlio che ogni madre... vorrebbe avere, il figlio complicato con cui si discute, ma nello stesso tempo quel ragazzo di cui sei orgoglioso perché fa scelte difficili entra negli Alpini e prima Caprino Veronese e poi sul Coll Dekele affronta una terribile battaglia e verrà ucciso.
È molto bella un'incisione di Wilde che con i due versi di una poesia che lei ha scritto che dice mi dolgo un fanciullo le pene che più non mi dai. Tra le sue amicizie c'è anche Gabriele D'Annunzio ed è a lui che lei si affida nel momento più grave e drammatico della perdita di suo figlio Roberto durante la guerra. Quando il mio bel Roberto è caduto, colpito in fronte ad Asiago, da lui mi sono arrivate parole alte, comprensive.
Mia cara, non conoscevo quella morte sublime. Ma non è forse egli presente ora di una presenza continua? Mi ricorderò di lui in una prossima impresa per dedicargli un ardimento che mi renda lui uguale. Diventa subito, anche tramite l'esaltazione che ne fa Mussolini sul popolo d'Italia, una figura martire per la giovanissima età, per l'entusiasmo con il quale si era votato alla causa interventista e Mussolini ne fa il simbolo di quella nuova Italia che deve essere rivolta.
e nascere attraverso l'esperienza della guerra. In questo caso il suo privato diventa poi il suo pubblico. Lei capisce che non si può più portare avanti delle tesi di pacificazione.
di rassegnazione e che è necessario che sopravvenga l'amore per la patria. Tra il 1913 e il 1916 inizia la sua relazione con Mussolini, di cui lei diventa consigliera e amante. Ho sentito parlare per la prima volta di Benito Mussolini, che era un giovane compagno socialista nell'ottobre del 1911. E come...
avete cominciato a frequentarvi? Era appena dopo lo scoppio della guerra di Libia. Filippo Turati e Claudio Treves, i capi del gruppo socialista in Parlamento, avevano tenuto i discorsi e scritto articoli contro questo conflitto voluto dal primo ministro Giovanni Giolitti.
E la loro posizione era dovuta in gran parte all'istanza pacifista di Anna Kulishov. Abbiamo cominciato a vederci sempre più spesso quando mio marito è stato nominato tra i suoi avvocati. Cesare Salfati.
È presente al congresso di Reggio Emilia del 1912 nel quale erompe la figura di Mussolini e si impone come oratore e come nuovo dirigente del Partito Socialista. E Cesare scrive a Margherita una lettera in cui le descrive questo uomo meraviglioso. meraviglioso, affascinante, dall'oratoria straordinaria.
Quindi si costruisce attorno alla figura di Mussolini una mitologia alla quale collabora poi lo stesso marito di Margherita Sarfati. Prima dell'arrivo di Mussolini, Margherita è una giornalista dell'Avanti e scrive di arte e di letteratura. Nell'autunno del 1912 Mussolini viene nominato direttore dell'Avanti.
In quell'occasione si racconta che Margherita va a dare le dimissioni. Forse era anche la curiosità. di conoscere questo nuovo direttore. Certo è che scatta immediatamente una scintilla, una trazione. Mussolini pare che chieda a Margherita Sarfatti di lavorare gratuitamente, ma questo a lei non andava bene.
Sentivo che emanava un'energia animalesca, incantava le masse, evitava l'ovvio, sceglieva le parole con precisione, la calma, la potenza del suo controllo lo facevano sembrare un uomo poderoso che spiegava. spinge sulla porta per tenerla chiusa. Quando Margherita si innamora di Mussolini, Mussolini ha ancora da fare della strada, quindi credo che sia proprio il fatto di sentirsi in qualche modo dominata da un uomo molto più forte di lei di carattere.
Quel qualcosa che mancava nella sua vita e che in fondo da questo dolcissimo marito che le perdonava ogni piccola scorribanda non aveva avuto. E questo rapporto sensuale-sessuale con una profonda dedizione di Margherita Mussolini, probabilmente meno da parte di Mussolini, che in privato con altre donne dava dei giudizi molto sprezzanti su questa vara ebrea, dura fino al 1929-30. Il popolo d'Italia si rivolge ora a un...
un'altra clientela. Da socialista diventa giornale dei combattenti e dei produttori. La sua redazione si trasforma, diventa un covo.
Il 23 marzo 19 nel circolo milanese dei commercianti e degli industriali in piazza Sansepolcro era nato il movimento fascista. Signora Sarfatti, com'è possibile che una donna con la sua formazione intellettuale, la sua cultura, la sua provenienza si sia lasciata sedurre da un'idea come quella del fascismo? Noi della borghesia nuova, per un paradosso che mascherava un'istanza...
di salvazione vitale. Ci si arruolava allora tra i supposti nemici della borghesia. Volevamo aprire porte e finestre di questo ambiente ristretto, muffito, turati pian pianino, marinezzi spaccando i vetri e... e Mussolini... demolendo e allargando i muri.
Lei che era cresciuta con il culto degli eroi di Carlyle, cioè la storia è fatta dai grandi uomini, da queste personalità che incarnano il destino della nazione o di una società, sono i creatori dell'arte ma anche i creatori della politica e vede... tutto questo in Benito Mussolini. Noi italiani non avevamo davvero scelta.
Già nel 1919, immediatamente dopo la prima guerra mondiale, l'Italia si avviava verso la dittatura. di un tipo o di un altro, ma sarebbe stata una dittatura. Abbiamo combattuto disperatamente contro questa sorte, ma era una lotta impari.
E il destino ci riservava un pessimo mazzo di carte. Avevamo solo due scelte possibili, anarchia immediata e sanguinosa, con tutti gli orrori della guerra civile, o la nascita di un governo forte, in grado di cogliere ogni possibilità di trasformarsi in un'altra. in dittatura. Non credo che la maggioranza delle persone avesse torto quando istintivamente ha scelto la seconda possibilità.
Lei, quando era socialista, aveva prefigurato l'ideale di una città futura, come la chiama, cioè di una società armonica in cui ci sia una sorta di emancipazione dell'essere umano in una dimensione superiore. Ora, nel fascismo di Mussolini, lei vede la possibilità di avere un movimento politico che ha queste idee e può portarle al potere e creare questa città futura, questo Stato nuovo. Ecco il Duce, arriva con i quadrumbi che guideranno le squadre verso la capitale. 26 ottobre, si va a Roma.
La marcia su Roma fu pianificata a casa sua, nella casa di Campania, al soldo. In parte fu anche finanziata da lei. La rivoluzione fascista è stata una rivolta etica, paragonabile alla rivoluzione...
inglese del seicento anche per l'unità del dramma storico guidato da una sola fermissima mano quella marcia si doveva fare non era più rinviabile e non volevo perdere mio denaro che non era una somma trascurabile Il 31 ottobre 40.000 squadristi muovono da Piazza del Popolo per rendere omaggio all'altare della Patria. Però noi oggi sappiamo che da quella marcia sarebbero venuti dolori, lutti, a cominciare dalla perdita della... Poi nel 1924 muore Cesare Sarfatti, Margherita diventa la compagna effettiva di Benito Mussolini sia nella sua vita sentimentale ma soprattutto nella sua vita culturale e politica.
Nel 1926 esce per Mondadori. Dux che vende un milione e mezzo di copie in Italia e 500 mila negli Stati Uniti, un vero successo globale. La biografia Dux ebbe un impatto enorme in Italia e prima ancora che in Italia all'estero perché apparve dapprima in inglese.
Non dimentichiamo che Maria Sarfatti scriveva correntemente in inglese e corrispondeva per la catena di giornali Hearst. E poi dopo fu tradotta in italiano e uscì in italiano. Il pubblico italiano avrebbe una quantità enorme di edizioni. Anche se ci sono delle versioni diverse nel modo in cui viene presentato al pubblico internazionale e al pubblico italiano.
Al pubblico internazionale Dux appare in edizione inglese con un Mussolini in borghese sorridente. Nell'edizione italiana appare già trasfigurato in una... una sorta di mito immortale nel ritratto scultoreo che ne fece lo scultore Wilde. Come accademica penso che Dux sia un libro orrendo, ma che in sé è un libro da analizzare come oggetto perché è parte... della costruzione di un leader totalitario, demagogico, non so.
Contribuì enormemente a creare la mitologia di Mussolini. Fece di Mussolini il personaggio più significativo, naturalmente, della vecchia Europa nella seconda metà degli anni venti. A distanza di anni, cosa pensa di questo libro? Lo riscriverebbe? Penso che ho scritto un libro che è stato letto da molti, in cui Mussolini viene...
descritto come un eroe. Questo è stato il mio errore. Nel 1923, alla vigilia del primo anno del governo fascista, il governo decide di celebrarlo come sia l'inizio di una nuova era, anno primo dell'era fascista.
Chi suggerisce a Mussolini di farne un evento epocale? Margherita Saffatti. In previsione della celebrazione del primo anniversario della marcia su Roma sarà bene coniare una moneta col simbolo del fascismo in modo che fra i prossimi millenni, quando un contadino zappando la zolla troverà questa moneta, Impresso lo stemma del fascismo. E la moneta fu realizzata, una moneta d'oro con il simbolo del fascio Littoria con la data ottobre 1922. Lei assecondò la mitomania di Mussolini. Io credo che lei abbia avuto non poca influenza su Mussolini anche nell'idea che Mussolini si era fatto di essere colui che avrebbe riproposto l'impero romano.
Come scopre lui la romanità se non attraverso Margherita Sarfatti che dopo l'ascesa al potere... si sa che lo portava tutte le sere a girare per i fori romani, a vedere i monumenti e faceva delle lezioni di storia dell'arte e non si capisce perché nel 1925 Mussolini può lanciare un vasto programma di trasformazione radicale dell'assetto urbanistico di Roma Se non si capisce che tutto questo è stato già anticipato nella sua ideologia del mito romano da Margherita Saffatti. Non soltanto un fatto politico, ma un fatto ideale, culturale, un richiamo a una radice mitologica. Il regime dava all'arte un valore molto importante. L'arte ha negli anni venti un grandissimo ruolo di comunicazione politica.
Non con un intento di dare temi, di dare istruzioni, ma come un punto di riferimento esterno che in qualche modo possa indicare una via. Lei è stata anche il primo critico d'arte donna in Europa. Fin dal 16 inizia a pensare alla sua rivoluzione culturale e al gruppo artistico italiano 900. Invita Mussolini all'inaugurazione del 23 nella Galleria Pesaro.
Lui partecipa e presenterà questa mostra. Lei veramente ambiva ad avere un ruolo da protagonista nel creare un'arte di Stato. Ci prova con tutte le sue energie. Poi sarà Mussolini che invece non lo accetta. Gruppo 900. È stato un atto di coraggio, di fede, in quei primi anni grigi, bui del dopoguerra.
E per questo piacque ai giovani artisti di avanguardia, molti dei quali erano stati soldati. Nasce 900, questi artisti diventano personaggi assidui del suo salotto. C'è un contratto ben preciso, non devono...
esporre se non alla Galleria Pesaro, devono fare mostre collettive e se fanno mostre individuali devono accortarsi. Condividevano la base di un ritorno alla classicità moderna e alla sintesi. In quest'idea di rifiuto in qualche modo o diciamo meglio di superamento dell'avanguardia futurista, il ritorno all'ordine è come un momento di silenzio per avviarsi verso un futuro diverso, per una ripartenza.
E così... è sorto a Milano il gruppo di Novecento. Con quel nome come una parola d'ordine, gli artisti volevano soltanto proclamarsi italiani, tradizionalisti e moderni.
Per lei, i suoi artisti in quell'epoca dovevano portare la disciplina in un'epoca di indisciplina. Sono molto felice di essere in grado di esprimere i miei sentimenti di libertà verso la nazione americana. Saluto. I great American people, I salute the Italians of America who unite in a single love our two nations.
Nel 1934 il presidente americano Roosevelt è il garante della pace in Europa ed è anche ben disposto verso il duce. A patto? che non stringa alleanze con Hitler perché Hitler vuole annettere l'Austria alla Germania è già uscito dalla Società delle Nazioni e dalla Conferenza di Ginevra In 1934 lei è invitata negli Stati Uniti in un viaggio politico e culturale in quanto persona molto vicina al Duce La verità che lei tentò un'azione diplomatica per avvicinare Mussolini a Roosevelt.
Roosevelt sapeva che lei era estremamente influente su Mussolini e attraverso di lei cerca di trattenere Mussolini dall'alleanza con la Germania. In realtà, in quel momento, la sua influenza su Mussolini già stava scemando parecchio. Cosa l'ha colpita di più del Presidente degli Stati Uniti? Il sorriso.
L'arma della cordialità pensosa a quella tavola da te ho avuto l'impressione di un'energia di una forza gentile quietamente disciplinata molto duttile capace di piegarsi senza frangersi come acciaio temperato. Scopre la personalità di Franklin Delano Roosevelt e capisce che si può essere delle figure carismatiche anche senza avere la faccia truce, gli occhi potenti e le gambe a posto come Benito Mussolini. Le idee che ha avuto il piacere di sentirgli esporre erano improntate al buon senso originale di chi è molto studiato, molto veduto.
e anche molto riflettuto. Vuole raccontare a Mussolini tante cose da questo viaggio molto importante che lei fa negli Stati Uniti, ma Mussolini ha fatto, ha stretto un patto con Hitler e da questo momento il rapporto tra lei e Mussolini diventerà sempre più complicato e critico. Lei a un certo punto dice, durante la guerra d'Etiopia, Temo che vinceremo e questa vittoria farà perdere la testa completamente a Benito.
Già nel 1927... Lei comincia a essere più sola. I vertici del regime non le perdonano, non perdonano a una donna di essere cosmopolita, amica degli artisti e di essere la madrina dell'arte italiana.
E quindi lei viene sconfitta moralmente prima ancora che culturalmente e politicamente. È dal 30-31 che Mussolini emargina. gradualmente ma non troppo gradualmente Margherita Sarfatti l'allontana da sé come donna, l'allontana da sé come compagna culturale alla quale molto doveva e si volge ad altro. E'arrivata anche un'altra donna, Clareta Petacci, nella vita del duce. Margherita Sarfatti, nonostante non avesse più il supporto forte di Mussolini, fa in modo che questo poco traspaia, continua a fare le conferenze continua a pensarsi ambasciatrice dell'arte e della cultura italiana all'estero quasi a volere in qualche modo continuare a simulare un potere che ha perso un affetto che è finito ma nello stesso tempo in questo dimostra di essere una grandissima professionista lei non ha mai avuto potere solo riflesso ha avuto il potere che le permetteva musolini di avere grazie Non altro.
E non aveva una base, non aveva potere e non si è mai difesa. De Felice ricorda una frase della Sarfatti in cui lei si paragona chiaramente a Livia e ritiene che la fine del suo rapporto con Augusto trasforma quest'ultimo in Tiberio. E'chiaro, è trasparente il paragone. L'uomo che diventa Tiberio è Mussolini e lei era Livia. Mussolini comincia ad avere pulsioni antisemite sempre più forti.
L'allontanamento di Margherita non è soltanto dovuto a Mussolini, è dovuto anche a Margherita che non riconosce più. Nel regime totalitario che si viene evolvendo in maniera sempre più accentuata dopo il 1932, quell'ideale del fascismo come città futura di una nuova umanità. Nel giugno del 1934 Mussolini e Hitler si incontrano a Strasbourg.
Lei vede Mussolini subito dopo e cerca di convincerlo, eppure Mussolini non le dà ascolto. Che ricordo ha di quel momento tragico? Il loro incontro aveva elementi da commedia, ma quando i due si sono stretti la mano è stato come un patto di sangue.
Mussolini aveva abiasimato con il comportamento, le parole di Hitler in modo freddo, oggettivo, ma ora incredibilmente sembrava essere caduto sotto l'incantesimo maligno del Führer. E lei cosa pensò? Pensai... Se Mussolini e Hitler non muoiono subito, vedo un destino pieno di orrori.
Sangue, sangue, fiumi di sangue scorrere, affogare il mondo. Mi allontanai dal fascismo con dolore, quando... quando cominciò la sua degenerazione, quando si mise...
a c***o. Accoppiare se stesso, o meglio, la sua parodia sadica e grottesca. Il nazismo.
E i riparti della politica interna. La normalità è quello razziale. E questo campo...
Qual è la più grande colpa di mia nonna? Di non aver capito dove andava a finire il fascismo. Penso che lei fino all'alleanza, fino all'asse, fino all'alleanza con Hitler ci sperasse. Ma, sai, essere passata dall'assassino di Matteotti, aver aiutato Mussolini a cavarsela, aver visto cosa combinavano le squadre. e non aver capito, aver dovuto aspettare fino alle leggi razziali.
Mi sembra che il suo errore sia stato credere nel fascismo. E lei stessa ne fece ammenda perché poi scrisse un libro che si chiamava Il mio errore, my fault, dopo la guerra, dopo la seconda guerra mondiale, che non è mai stato tradotto in italiano, è uscito solo in inglese. Parlava come di un errore terribile, ma più politico che non personale.
Non credo che lei si desse molte colpe. Un libro dove uno cerca di scusarsi con la storia non è molto attendibile. Mussolini certo non poteva ammettere nella sua durezza che una donna di origine ebraiche era stata così fondamentale per la cultura italiana, ma anche per tante idee della sua politica. negli anni venti quando in italia viene promulgato il manifesto della razza il 10 novembre del 1938 mussolini confida a bottai anch'io ho avuto una mia La mia amica ebrea, la Sarfatti, intelligente, fascista, madre di un autentico eroe. Eppure, cinque anni fa, prevedendo che il problema ebraico ci si sarebbe imposto, io ho provveduto a allontanarla dalla direzione del popolo d'Italia e da gerarchia, con regolare liquidazione, si intende.
Se potesse cambiare qualcosa, cosa cambierebbe? La maggiore consolazione sarebbe stata quella di combattere un fascismo degenerato, tanto da arrivare al punto opposto di quello che era all'inizio nei suoi principi. La milizia fascista collabora con i nazisti nei rastrellamenti che quotidianamente gettano il terrore nelle strade di Roma.
Ma le giovane d'arco devono essere inubili e io ho dovuto mantenere il silenzio. Gli ebrei razziati a Roma 2091, tornati vivi 101, 73 uomini, 28 donne, nessun bambino. Non avremmo ancora l'idea di quello che sarebbe stato dei miei familiari se solo avessi offerto il più piccolo pretesto alla ferruccia del luce. Uomini, non belve, ad assassinare donne e bambini, a torturare, umiliare, impiccare esseri umani incontrati soltanto in quell'attimo. La morte.
La vicenda sua, anche sul piano personale, è drammatica. Lei si distacca, si allontana. Partita dall'Italia a novembre del 1938, è andata dal soldo, la sua casa, a Chiasso, attraverso la Svizzera.
a Parigi. È convinta che andando a Parigi lei potrà recuperare in un altro mondo quella libertà e quella influenza che aveva avuto in Italia. Poi passerà in Spagna, aiutata da degli amici, riuscirà a partire e a... imbarcarsi sull'Augustus. Si trasferisce in America Latina, perde una sorella nei campi di concentramento e nel dopoguerra viene sostanzialmente dimenticata dall'Italia.
La fama di essere stata completamente fascista l'accompagna e le impedisce di lasciare il Sud America dove rimarrà fino al 1947 quando rientra in Italia. Viene accolta dalla famiglia, dai figli, dalla figlia, dai nipoti, ma non ha nessuna risonanza. pubblica nonostante il fatto che abbia comunque scontato il suo passato fascista con la tragedia della sua condizione di ebrea viene emarginata completamente c'è un episodio che lei si trova in treno diciamo verso la fine degli anni quaranta o inizio anni cinquanta c'è un congresso di intellettuali antifascisti quando vedono che lei su quel treno la fanno scendere e montanelli che era su quel treno scende con lei per mostrare solidarietà e poi che poi racconta questo episodio. E poi via via la storia in qualche modo l'ha riabilitata ad un ruolo di grande professionista e di grande storica dell'arte. De Felice ebbe la fortuna di incontrare la Sarfatti poco prima della sua morte.
Ebbe un forte ricordo circa la personalità di questa donna. Alla fine dell'intervista, di fronte a questo giovane storico, lei si avvicinò al vano della finestra, e allungò una mano, un dito sotto. ad unco lo chiamo a sé si venga qui professore ci vede lucifero la stella del mattino che poi sarebbe venere nelle chiamava lucifero e la stella del destino il destino che presiede agli esseri umani che evidentemente in quel momento la riportava alla sua lunga e complessa vita le faccio un'ultima domanda Margherita, quale eredità vorrebbe lasciare al mondo?
Credo che la verità di Margherita Sarfatti sia abbastanza controversa. In un mondo maschilista, qual era quello di allora, è riuscita, col suo talento, la sua sensibilità, il suo modo di essere intellettuale, a farsi strada. Mi piacerebbe che...
Anche la mia morte, o per meglio dire il ricordo che lascerò di me, si è ancora associato alle immagini di pura bellezza che tanta gioia mi hanno sempre dato in vita. Forse si può considerare che esiste una eredità indiretta di Margherita Salfatti in gran parte della struttura urbanistica e della monumentalità di Roma e di altre città italiane alla quale lei ha dato un'ispirazione e forse anche uno spazio. Mi fa piacere che si riconosca quello che lei ha fatto per l'arte italiana.
Un grande esempio di come si può costruire un grande progetto culturale che potesse in qualche modo... di unire le forze, i talenti e le intelligenze migliori sotto un grande cappello, sotto una grande casa che è stato il Novecento Italiano. Con questa frenetica attività di mostri è riuscita a far conoscere i pittori, gli artisti in cui credeva all'estero. Grazie signora Sarfatti.
Grazie a lei. Senza il suo mecenatismo non avremmo quadri come quelli di Sironi o di Carlo Carrà. Io ho trovato a casa un catalogo di un'esposizione di Arfald Walden, che era un famoso gallerista di Berlino, e dove lei aveva... portato alcuni dei suoi pittori.
Il catalogo è dedicato a Eva Walden, a Margherita Sarfatti, la lottatrice. Musica