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Tragedia di Edipo e Antigone

Etèocle e Polinice, i figli di Edipo, devono governare la città di Tebe dopo l’esilio del padre, per i fatti che hai seguito nel video che precede questo e che, per evitare spoiler, ti invito a vedere per primo. I due non vanno molto d’accordo, per cui la possibilità di un governo condiviso viene scartata. Si accordano, invece, di alternarsi al trono della città, un anno per ciascuno. Eteocle sarà il primo a fregiarsi del titolo di Re di Tebe. Polinice parte in viaggio, mentre il fratello conduce la città, si spera, verso un nuovo periodo di prosperità. E così accade: Eteocle si dimostra re saggio, moderato e previdente. Passati dodici mesi, Polinice ritorna a reclamare il proprio diritto al trono. Eteocle, dopo tanto impegno nel governo, non ne vuole proprio sapere di lasciare la corona al fratello, che se ne è disinteressato per un intero anno. Non c’è accordo tra i due e Polinice decide di attaccare la città natale con un esercito, per ottenere ciò che è suo. Per cercare di sfondare le sette porte di Tebe, l’esercito di Polinice schiererà i suoi soldati migliori. Quando Etocle viene a sapere che all’attacco della settima porta ci sarà Polinice, contro il parere di tutti, decide di andare egli stesso alla difesa. Il popolo di Tebe teme ciò che in effetti accadrà: nessuno dei due fratelli uscirà vivo dallo scontro. Tutti gli eroi che attaccano Tebe vengono sconfitti alle porte della città di Edipo. La battaglia per la difesa di Tebe è vinta, anche se a caro prezzo: Eteocle e Polinice sono entrambi morti. Creonte sale al trono e il suo primo atto è quello di ordinare i Funerali di Stato per Eteocle, morto in difesa della città, e si prepara ad emanare il divieto di portare gli onori funebri a Polinice, morto attaccando alla città. Sì, hai capito bene: Eteocle che, nel torto, difendeva la città, ottiene funerali in pompa magna mentre Polinice che aveva ragione e attaccava la città non può avere sepoltura: il suo corpo viene lasciato ai corvi e ai cani. Chiunque venga trovato a portare onori funebri agli attaccanti della città, verrà messo a morte! È a questo punto che entra una delle figure più forti dell’intera mitologia greca: Antigone. La giovane figlia di Edipo, che ha premurosamente accompagnato il padre cieco fino a Colono, dove ha vissuto i suoi ultimi giorni in esilio, è la promessa sposa di Emone, il figlio di Creonte. La notizia che non potranno essere ufficiati i riti funebri per il fratello Polinice è per lei inascoltabile! Cerca di convincere la sorella Ismene di andare con lei a dare sepoltura al fratello, ma Ismene teme la condanna a morte e rifiuta, invitandola a fare lo stesso. Antigone viene colta a gettare della terra sul corpo del cadavere di Polinice. Viene portata immediatamente al cospetto del nuovo re di Tebe. Creonte, temendo di perdere peso politico rimangiandosi la parola, conferma la sua condanna a morte. A sua difesa, in spregio delle leggi promulgate dal nuovo re di Tebe, Antigone afferma di stare obbedendo a leggi divine ben più alte di quelle degli uomini. È dunque pronta, come il fratello, a subire lottando l’ingiusta legge degli uomini che la punirà. Il suo unico rimpianto per la vita è di morire così giovane da non avere conosciuto il matrimonio. Creonte, che non vuole perdere la faccia con tutta Tebe ma allo stesso tempo non vuole macchiarsi direttamente del sangue di Antigone, decide di gettarla in una profonda grotta, ove la giovane troverà la morte o vivrà, in quella inaccessibile prigione, miserabile e dimenticata da tutti. L’indovino cieco Tiresia avverte Creonte che il suo intestardirsi sulle posizioni politiche che ha scelto lo ha condotto a macchiarsi di sfregio verso i consanguinei (è infatti zio di Polinice e di Antigone) e, in più, che i suoi "trucchetti" riguardo la condanna a morte di Antigone non sfuggiranno alle Erinni che si muoveranno contro di lui. Creonte sbraita, ma teme il vaticinio di Tiresia. Si ricrede e emana un decreto per liberare Antigone, ma è troppo tardi: la giovane si è già tolta la vita impiccandosi, così come con una spada si è ucciso il suo innamorato, il figlio di Creonte, Emone. Il tardo ravvedimento del superbo Creonte, dunque, chiude con una ulteriore sventura la vicenda della prole di Edipo. Antigone, la giusta e superba vergine, è un’eroina di prima grandezza nella mitologia greca ed è anche stata fonte di ispirazione per moltissimi artisti che ne hanno cantato le azioni. È una donna che si ribella (fatto incredibile nel mito e inaccettabile per Creonte): la donna greca viveva sottomessa alla volontà dell’uomo, anche nella illuminata Atene! Diversamente ad altre figure di donne ribelli, Antigone nella sua fermezza non vuole altro che vengano rispettate le leggi famigliari, che derivano dagli Dei e che dovrebbero fondare quelle della Polis (che Creonte, invece, torce a proprio vantaggio). Antigone è l’antesignana della donna ribelle che nella sua calma severità si pone a contrasto di ogni tracotante velleità di prevaricazione. Senza urla, senza drammi ma solo con la sua indomita fermezza richiama all’ordine la nostra coscienza. Condividi questo video, se ti è piaciuto, e considera la possibilità di iscriverti al mio canale. Fai click sull’icona della campanella per rimanere sempre al corrente di ogni mia nuova pubblicazione. Magari con un po’ di ritardo, ma rispondo a tutti i commenti. Quindi, se ti va, il tuo commento è il benvenuto!