La Madonna della Melagrana è un'opera di Sandro Botticelli del 1487 ed è conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Al centro della composizione vi è la Melagrana, tenuta in mano dal piccolo Gesù e dalla Vergine, che lo tiene in braccio e lo accoglie, mentre intorno sei angeli cantano le lodi a Dio. La melagrana è simbolo della passione, in quanto i chicchi sono icone stilizzate delle gocce del sangue versato per la redenzione dell'umanità. Inoltre, questo frutto è simbolo di regalità, in quanto sulla sommità forma una specie di corona e di unità della Chiesa, simboleggiata dai numerosi chicchi tenuti insieme sotto la scorza. Già anticamente la melagrana era un simbolo di rigenerazione e immortalità.
Secondo un mito, l'albero del melograno sarebbe nato dal sangue di Bacco, ucciso dai titani e riportato in vita da Rea, la madre di Giove. La melagrana è legata anche al rapimento di Proserpina da parte di Plutone. Nella simbologia ebraica rappresenta l'onestà e la correttezza, dato che conterrebbe 613 semi come le 613 prescrizioni scritte nella Torah, osservando le quali si ha certezza di tenere un comportamento saggio ed equo.
È inoltre simbolo di abbondanza, bellezza, ricchezza e amore fecondo che si fa a nutrimento. Molti rotoli della Torah, quando non sono in lettura, sono avvolti e protetti da gusci in argento a forma di melagrane. La melagrana rappresenta i tesori beatificanti che sono custoditi in paradiso, terra promessa di tutti i credenti. Tanto era potente il valore simbolico della melagrana, che nella Bibbia è riportato il modo in cui, con tali ornamenti, si dovevano realizzare le vesti del sommo sacerdote. Nell'Antico Testamento la melagrana diviene simbolo dell'alleanza con Dio.
Gesù infante con in mano la melagrana diviene simbolo sia dell'amore che si dona, sia del sacrificio che egli è pronto a compiere per amore. Estremamente significativo è il fatto che il frutto sia sostenuto sia dalla mano della Vergine che da quella di Gesù, con l'allusione al fatto che insieme reggono la Chiesa, insieme patiscono per lei. Vi è quindi espresso in modo recondito l'implicito che la Vergine sia corredentrice, insieme a suo figlio. Secondo lo studio pubblicato su Interactive Cardiovascular and Thoracic Surgery del gruppo del dottor Davide Lazzari, Botticelli avrebbe rappresentato nel frutto l'anatomia di un cuore.
Infatti la disposizione dei semi e dei setti del frutto sbucciato disegna i due atri del cuore, i due ventricoli e il tronco polmonare principale. Perfino la corona della melagrana è separata in due parti che rappresentano la vena cava superiore e l'arco della orta con le sue tre branche. Queste sorprendenti analogie con l'anatomia cardiaca e anche la posizione del frutto tenuto di fronte al lato sinistro del petto in relazione all'effettiva posizione del cuore, evocano a loro volta un'allegoria ancora più potente.
Il Cristo offre il suo cuore al mondo, simbolo della sua passione, ma anche della bellezza, dell'abbondanza, della Chiesa, della nuova alleanza fra Dio e l'umanità, della giustizia e saggezza, dei tesori del paradiso, in altre parole. dell'amore fecondo che offre la vita eterna. Il bambino indossa una vestina leggera e trasparente che simboleggia per la raffinatezza del tessuto la sua regalità e insieme evoca il sudario che coprirà il suo corpo durante i tre giorni di morte dopo la crocifissione. La Vergine, bellissima e dal dolce viso, Indossa una tunica rossa, simbolo della sua umanità, sovrastata da un manto azzurro, simbolo della divinità che l'ha avvolta, trasformandola. Sul capo ha un velo, simbolo delle spose, per evocare le sue nozze con lo Spirito Santo, tramite il quale è diventata Madre di Dio.
Sia le splendide vesti di Maria, che la sua raffinatissima sciarpa, sono identiche a quelle indossate dalla Madonna del Magnificat, creando una sorta di continuità concettuale tra le due opere. La veste nella Bibbia è simbolo di identità, dignità, condizione e intende rappresentare lo spirito, ciò che si ha nel cuore. Quanto più la veste è magnifica, tanto più simboleggia la splendente ricchezza dell'anima di chi la indossa.
La madre e il figlio sono circondati da sei angeli che intonano cantici e inni di lodi a Dio. La Vergine è invocata anche con l'appellativo di Domina Angelorum, Regina degli Angeli, per alludere al fatto che gli angeli riconoscono di essere debitori a Maria per la felicità di poter contemplare l'umanità di Cristo, Figlio di Dio, e per la gioia delle conseguenze della redenzione, che ha permesso di ristabilire l'ordine dell'universo progettato in principio da Dio Padre, prima del peccato originale che aveva portato la morte nel mondo. Incoronata regina dell'universo, al di sopra degli angeli e dei santi, Maria esercita la regalità sugli spiriti celesti, come corollario della regalità di Cristo, Signore dell'universo. I libri in mano agli angeli sono salteri per glorificare Dio in ogni istante con salmi, inni e cantici, ma alludono anche al simbolo della Divina Sapienza, cioè Gesù, di cui Maria è il trono. La Madre di Cristo è sede della Sapienza in quanto accolse Gesù, Sapienza incarnata, nel cuore e nel grembo.
Col fiat dell'annuncezione, accettò di servire la volontà divina e la sapienza pose dimora nel suo seno, facendo di lei la discepola prediletta, esempio per tutti coloro che sarebbero venuti. La corona di angeli intorno a Maria e Gesù è formata da sei di queste radiose creature spirituali, numero non scelto a caso, ma con un preciso significato. Quindi i sei angeli rappresentano la perfezione, i sei giorni della creazione e insieme le sei età in cui Sant'Agostino divide la storia umana, da Adamo a Noè, da Noè ad Abramo, da Abramo a Davide, da Davide alla deportazione degli ebrei a Babilonia, da tale deportazione alla nascita di Gesù Cristo e dal Natale al giudizio universale. Gli angeli ai lati sono appoggiati su un festone di rose e portano i gigli bianchi. Le rose sono fiori dai molteplici significati.
Nell'iconografia cristiana la rosa, simbolo antichissimo dell'amore, indica la coppa che raccolse il sangue di Cristo. Richiamano inoltre il concetto di rosa mistica, ovvero rosa nascosta. Come la rosa è regina dei fiori, così Maria è regina dei santi. Il termine mistica è inteso con il significato di nascosta, alludendo al fatto che il corpo della Vergine non è visibile sulla terra con reliquie o con la memoria di un sepolcro, in quanto è stato assunto in cielo. La Vergine, secondo il dogma dell'assunzione, è l'unica insieme a Gesù a vivere già eternamente in anima e corpo glorioso nella beatitudine del Paradiso, diversamente dagli altri beati e santi che vivono nel regno di Dio in qualità di anime e che lo riacquisteranno solo nell'ultimo giorno.
al momento del giudizio universale e definitivo. Le rose rosse sono simbolo dello Spirito Santo che discese in forma di fiammelle di fuoco sul capo degli Apostoli e talvolta la Pentecoste è rappresentata come al Panteon facendo piovere miriadi di petali di rosa rossa sui fedeli. Nella composizione appaiono anche i gigli, ai quali viene attribuito un significato di fertilità, bellezza e fioritura spirituale.
In ambito iconografico prevale soprattutto l'accezione di castità e purezza, emblema della Vergine, identificato con l'immagine stessa di Gesù e attributo di numerosi santi. Nel Paradiso i gigli alludono alla purezza incontaminata della creazione. Qui notiamo che il giglio è trifiorito, simbolo della verginità di Maria, prima, durante e dopo il parto.
Le parole ricamate sulla stola dell'angelo a sinistra rimandano all'annunciazione, momento in cui Maria mutò per sempre il destino dell'umanità. Nei drammi sacri che venivano rappresentati durante il Medioevo e il Rinascimento, vi era spesso un attore, una figura corale, detto il festaiuolo, e talvolta impersonato da un angelo, che restava sulla scena durante lo svolgimento dello spettacolo e fungeva da tramite tra il pubblico e le vicende rappresentate, spiegando cosa stesse accadendo e attirando l'attenzione degli spettatori su qualche particolare elemento significativo della recita. Queste figure venivano usate anche dai pittori, addirittura le troviamo consigliate dall'Alberti nel suo trattato.
In questa composizione artistica ritroviamo nell'angelo che guarda verso l'osservatore la figura del festaiolo che ha qui il compito di richiamare la nostra attenzione verso il centro della composizione, ovvero la melagrana, simbolo del cuore di Gesù. La posizione con cui Maria tiene suo figlio richiama quella della pietà e ne diviene una sorta di prefigurazione. Inoltre evoca anche il momento della crocifissione, in quanto Cristo da adulto si mostrerà sofferente sulla croce agli uomini, come adesso nella sua infanzia, si mostra serenamente pensoso in braccio a sua madre. Ha scelto la semplice ragazza di Nazareth per trasformarla nella sede della sapienza incarnata e ha scelto la sofferenza, simboleggiata dalla croce, per trasformarla in redenzione e salvezza eterna. La luce che dall'alto irradia le figure sottostanti E'simbolo di Dio Padre, il cui splendore viene riflesso degli angeli, dalla Vergine e da suo figlio fatto uomo, donato all'umanità per salvare gli esseri umani dai loro peccati e permettere loro di vivere, per sempre beati, insieme a Lui.