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Leggende e Origini della Fondazione di Roma

Una lupa con due bambini, un giovane uomo nel fiore degli anni, un ragazzo con un pugnale, un volo di uccelli. Questi sono gli elementi che Cecilia ha scelto per riassumere la storia di Romolo, il fondatore di Roma, il primo. Poco meno di 3.000 anni fa il paesaggio lungo le rive del Tevere doveva essere così, intatto e durante una piena del fiume in un'ansa dove la corrente rallenta le acque ristando e si forma una palude arriva ad arenarsi una cesta dentro la cesta ci sono due neonati due gemelli sono soli hanno paura hanno fame e piangono una lupa che ha la tana su un colle che sovrasta l'ansa e la palude sente gli strilli dei bambini e incuriosita scende a controllare Quando le acque poco profonde lasciarono in secco il canestro nel quale i bimbi erano stati abbandonati, una lupa fu attratta dai loro vagiti. A questo punto si sarà capito che i neonati nella cesta sono i gemelli Romolo e Remo e che la lupa miracolosamente invece di mangiarseli si mette ad allattarli. Ma la lupa non è sola, in un dettaglio... meno noto del racconto c'è anche un uccellino un picchio che la assiste raccontano che la lupa veniva ad allattare i bambini e che un picchio la aiutava a nutrirli e a sorvegliarli si crede che questi animali siano sacri a marte la leggenda prosegue con la comparsa di un pastore un mandriano che si chiama Faustolo e che resta stupefatto di fronte allo spettacolo strano della lupa e dei gemelli. Si convince che sotto c'è qualcosa di soprannaturale, che nel prodigio c'è la mano di un dio. Così decide di prendere i gemelli e portarseli a casa. Faustolo trovò la lupa nell'atto di lambire i bimbi con la lingua. Li portò nelle sue stalle e li affidò alla moglie a Calarezia. Con l'entrata in scena di H. Larenzia, la moglie del pastore, prende forma una versione molto più prosaica della leggenda, giocata sul doppio significato che gli antichi romani danno alla parola lupa. I latini chiamano lupe sia le femmine dei lupi che le donne che si prostituiscono. Dicono che la moglie di Faustolo, che allevò i bambini, fosse una di queste. Dunque la lupa non sarebbe altro che una prostituta di nome Larenzia, ma Plutarco scrive quasi mille anni dopo la fondazione di Roma ed è normale che in un arco di tempo così lungo si siano stratificate varie versioni della leggenda, alcune delle quali tentano di dare spiegazioni razionali e umane ad avvenimenti mitici. Ma soffermiamoci sui due animali e sul loro significato. Il picchio, un uccello che gli etruschi osservavano per prevedere il futuro e che era sacro a Marte. La lupa, anch'essa, sacra a Marte e Marte è il padre mitico dei due gemelli, che sono il punto di arrivo di una genealogia piena di eroi e divinità. L'origine più remota dei gemelli risale alla dea dell'amore, Venere. Secondo il mito, da Venere e dal principe Troiano, Anche se nasce Enea, dopo la caduta di Troia che la tradizione colloca tra XII e XIII secolo avanti Cristo, Enea riesce a salvarsi e a fuggire. Con lui ci sono i sopravvissuti, le loro famiglie e suo figlio, Ascanio, che i romani chiameranno Iulo. Alla fine di un lungo viaggio, Enea approda in Italia, sulla costa laziale. Qui si allea con il popolo dei latini, combatte altri popoli indigeni, sposa la figlia del re latino, Lavinia, e fonda una città a cui dà il nome di Lavinio. Una volta cresciuto, il figlio Ascanio decide di fondare una sua città. Così nasce Albalonga. 400 anni dopo, nell'VIII secolo a.C., su Albalonga regna un suo discendente, il re Numitore, che è stato il primo di un'esercito che viene spodestato dal fratello Amulio. Preso il potere, Amulio rinchiude il fratello e per impedire la nascita di nuovi pretendenti al trono, costringe alla castità la figlia di Numitore, rea Silvia, nominando la sacerdotessa della dea Vesta. Le Vestali hanno infatti l'obbligo di restare vergini per un lungo periodo della loro vita. Ma il dio Marte aggira i divieti e si unisce con rea Silvia. Dall'unione divina nascono Roma e Roma. Romolo e Remo. Quando Amulio scopre che Rea Silvia ha partorito due gemelli, ordina che la madre venga imprigionata e i gemelli uccisi. Seguendo uno schema presente in altri racconti mitici, come per esempio il mito di Mosè affidato da neonato alle correnti del Nilo, il servo incaricato di sopprimere i neonati non se la sente di ucciderli e li affida alle acque del Tevere. Ci sono molte versioni sulla nascita di Roma, ma la più diffusa è quella di Romolo, in cui si salda la tradizione troiana di Enea con quella italica. A questo punto va detto che le fonti più antiche risalgono all'epoca di Augusto. Augusto, la cui famiglia, la Gensi Iulia, discendeva da Iulo, il figlio di Enea. Augusto aveva quindi tutto l'interesse a propagandare il suo legame di parentela con Romolo, al punto che costruì la sua casa là sul palazzo di Romolo. proprio accanto a quella che la tradizione indicava come la capanna di Romolo. Per questo motivo è del tutto normale che le altre versioni siano passate in secondo piano. Proseguendo nella nostra storia, dopo la lupa, il picchio, l'adozione nella casa di Faustolo e H. Larenzia, i gemelli crescono e vengono a conoscenza della loro vera identità. Così tornano ad Albalonga. liberano la madre rea Silvia, rimettono sul trono il nonno Numitore, tolgono di mezzo il cattivo zio Amulio, poi tornano qui sulle sponde del Tevere per fondare una nuova città. Morto Amulio e ristabilito l'ordine, i fratelli non vollero vivere ad Alba. Decisero di andare a vivere per conto loro, fondando una città nei luoghi in cui erano stati allevati. Siamo nel Circo Massimo, qui alla mia sinistra. l'Aventino, a destra invece con le rovine dei palazzi dei Cesari il Palatino, il colle in cui c'era la tana della lupa e da cui la lupa è scesa incuriosita dai vagiti dei bambini, là c'è la zona del foro Boario dove c'era l'ansa del Tevere in cui la cesta si è arenata, quindi sono proprio questi i luoghi in cui, come dice Plutarco, i gemelli sono stati allevati. Ma chi tra Romolo e Remo sarà il fondatore? Chi dei due? sarà il re, il privilegio, spetterebbe al primo genito, ma loro sono gemelli, quindi a decidere saranno i segni inviati dagli dei. Affinché gli dei che proteggevano quei luoghi decidessero chi dovesse dare il nome alla nuova città e chi dovesse governarla, Romolo occupò il palatino, Remo l'Avintino. Quindi adesso siamo proprio in mezzo alle posizioni dei gemelli e tutti e due guardano verso est, verso il sorgere del sole. Gli dèi faranno capire la loro scelta attraverso il volo degli avvoltoi, ma come sempre gli dèi sono a mezzo. ed è questa ambiguità che alimenta la discordia tra i fratelli. Si dice che Remo abbia visto per primo sei avvoltui. Il presagio era già stato riferito quando si seppe che Romolo ne aveva visti il doppio. I gemelli vengono acclamati. dai rispettivi seguaci. Remo perché ha visto gli avvoltoi per primo, Romolo perché ne ha visti di più. Le due fazioni iniziano a discutere, dalle parole si passa alle mani, scoppia una rissa e nella rissa Remo muore. è una versione dei fatti, ma ce n'è un'altra, molto più precisa. La storia più comune è che Remo abbia saltato le nuove mura deridendo il fratello e che Romolo, in un accesso di rabbia, lo abbia ucciso aggiungendo queste parole, così muoia chiunque salti sulle mie mura. Secondo la versione che abbiamo appena sentito, la morte di Remo assume un significato. significato preciso, non è un incidente in una rissa, lui salta sulle mura, quindi le mura c'erano già o almeno c'era il loro tracciato, Roma era già stata fondata e le fonti raccontano che il suo nome è Rommato. contano nei dettagli il rito di fondazione. Per prima cosa Romolo fa scavare una fossa circolare dentro la quale vengono messe delle primizie offerte agli dèi. Poi gli abitanti, i rappresentanti delle varie comunità che vivevano sui colli, gettano a loro volta nella fossa ognuno una manciata della propria terra natale. Il tutto poi viene mescolato e questo è il simbolo delle comunità che devono fondersi in un nuovo organismo. in un nuovo stato. Poi compiuti i sacrifici Romolo aggioga un bue, una vacca e comincia a scavare un solco con un aratro di bronzo proprio lassù lungo gli orli del palatino. Dietro di lui ci sono degli uomini che riempiono lo scavo con delle pietre in modo che la pioggia non possa cancellarlo, perché quel solco segna il tracciato su cui sorgeranno le mura della città. Ogni tanto Romolo solleva l'aratro in corrispondenza. dei punti in cui dovranno aprirsi le porte. Siamo saliti sul palatino e questo che vedete è il pavimento delle capanne che formavano il nucleo più antico di Roma e quelli sono i buchi in cui erano conficcati i pali che reggevano il tetto. Quindi qui siamo all'interno del sulcus primigenius di Romolo, il solco profondo che era il confine sacro e inviolabile della città e che delimitava il pomerio, il terreno altrettanto sacro su cui dovevano poi soffrire i soldati. sorgere le case e i templi e su cui era vietato portare le armi. Quindi, visto in questa prospettiva, il gesto di Remo che salta sulle mura non è semplicemente un gesto di derisione, di presa in giro tra i fratelli, è una vera e propria profanazione da punire. Ecco come nel film Il primo re Matteo Rovere racconta il duello tra Remo e Romo. Nel film Il limite sacro che Remo valica è quello di un luogo di sepoltura, ma la sostanza del sacrilegio non cambia. C'è anche chi ha visto nel destino di Remo l'eco di un sacrificio umano, un tributo di sangue pagato agli dèi per propiziare la sua vita. la nascita della nuova città. Comunque siano andate le cose il 21 aprile dell'anno 753 aC, Roma è fondata e Romolo è il primo dei sette re. Le fonti raccontano poi tutta una serie di di atti di governo di Romolo, fortifica il Palatino, stabilisce leggi, istituisce culti, ma soprattutto popola la città. La nuova comunità accoglie esuli, sbandati, uomini liberi, schiavi in fuga, banditi, insomma la Roma delle origini è una città aperta e una volta che l'ha popolata, Romolo fonda le prime istituzioni come il Senato, la prima fra tutte, che ha sempre avuto sede là dove ancora oggi... Oggi sorge la Curia nel foro romano, costruita e ricostruita nel corso dei secoli. Il senato delle origini ha 100 senatori chiamati Patres, i padri, e poi Patrizzi. I senatori furono chiamati Patrizzi. Alcuni dicono perché essi erano padri di figli legittimi, altri piuttosto perché essi erano in grado di poter dichiarare chi fosse il proprio padre. Questa notizia data da Plutarco rende l'idea di... come fosse la prima Roma, una sorta di società di pirati in cui i pochi che conoscevano l'identità dei propri padri erano dei privilegiati. E poi una società maschile, non ci sono le donne, bisogna procurarsele. Romolo cerca di risolvere il problema all'inizio con le buone, manda ambasceria ai popoli vicini chiedendo mogli per i suoi cittadini, ma dopo aver ottenuto una serie di rifiuti passa alle cattive, organizza una grande festa pubblica. a cui sono invitati i Sabini con le loro famiglie, ma quella festa è una festa di con urla e lamenti tra i cadaveri e gli uomini armati, tra i loro mariti e i loro padri, alcune portando in braccio i bambini e rivolgendosi con parole affettuose ora ai Sabini, ora ai Romani, così che tutte e due gli eserciti. Palazzo dei Conservatori, Musei Capitolini, Sala degli Orazzi e Curiazzi su cui mura sono dipinti proprio episodi della Roma dei Re. E siamo con Maria Teresa D'Alessio, archeologa che ha scavato e scava sul Palatino, proprio concentrandosi su quel periodo. Per molto tempo tutta la storia di Romolo, della fondazione di Remo, è stata considerata anche dagli storici una favola, senza nessun aggancio con la realtà. Invece, grazie ai vostri studi, oggi abbiamo capito che quello era il modo con cui i romani conservavano le loro memorie più antiche, magari oralmente. magari attraverso le leggende, ma si riferivano a fatti realmente esistiti. È una cosa che possiamo dire o non ancora? Sicuramente possiamo dire che c'è una costruzione di un mito che tende a creare un'identità romana molto forte e riporta a un'epoca così mitologica degli avvenimenti storici invece. Noi non sappiamo se è veramente esistito un personaggio che si chiama Romolo, però sappiamo, vediamo. con l'archeologia che proprio nel periodo in cui questo racconto è ambientato effettivamente qualcosa cambia nel modo di abitare, nel modo di vivere gli spazi su cui Roma sorge. Ci sono dei monumenti che noi riconosciamo come parte della prima città, le mura intorno al Palatino ad esempio, sono state trovate alla radice del Palatino e hanno una cronologia che si adatta a quello che la leggenda ci racconta. cioè intorno alla metà dell'VIII secolo a.C. E qual era l'area della città in quel momento? Roma nasce con un atto di fondazione preciso, ma in realtà Roma esiste già, esiste un abitato sul sito che poi sarà quello di Roma, e i romani conoscevano anche il nome di questo abitato più antico che era Septimonsium, un abitato che si trovava sui monti, sul Palatino, sulla Velia, sul Celio, dove c'era un villaggio, un grande villaggio che... precede la città. Roma nasce in un luogo centrale di commerci, di scambi sul Tevere, che costituiva il limite tra gli etruschi sulla riva destra e i latini sulla riva sinistra, quindi un luogo dove si incontrano, si commerciano. ci si scambia idee quindi è il luogo giusto dove in un momento di rinascita generale si fonda una città Secondo Plutarco Romolo Prende il potere quando ha 16 anni, regna a 38 anni e muore quando ne ha 54. Sulla sua morte ci sono diverse versioni, come al solito l'unica cosa sicura è che il corpo non venne mai trovato. Alcuni dicono perché viene assunto in cielo dagli dèi, altri però raccontano una storia più torbida. Dopo la pace con i Sabini, Romolo regna per un certo periodo assieme al re Sabino Tito Tazio. Ma quando lui... muore e resta da solo al potere e si abbandona ad eccessi di dispotismo. I senatori allora, durante una riunione nei comizi, lo uccidono poi, fanno a pezzi il suo corpo e se ne vanno nascondendo ognuno sotto la toga un pezzo del corpo. Ecco perché non fu mai trovato. Comunque siano andate le cose, i romani tributeranno un culto al loro fondatore divinizzato con il nome di Quirino. Questo è il Tempio di Vesta, una delle divinità più antiche di Roma e secondo molte fonti ad istituirne il culto sarebbe stato il secondo re, il successore di Romolo, Numa Pompilio di origini sabine o umbre. Nell'arco di una generazione la città si è ingrandita e per identificare una persona non basta più il nome proprio. Romolo o Numa, bisogna aggiungere anche il nome della famiglia di appartenenza, del clan, della gens, in questo caso la gens Pompiglia. E se Romolo è stato un re guerriero che ha governato con le armi, Numa invece è un re sacerdote che amministra la città con le leggi e la religione. Numa pensò che bisognava ispirare nei romani il timore degli dèi, un mezzo di grande efficacia per controllare un popolo rozzo. E poiché questo timore non poteva penetrare negli animi senza qualche finzione miracolosa, simulò di avere degli incontri notturni con la dea Egeria. Peregeria, Numa, innalza altari, templi e recinti sacri e istituisce feste religiose. Dietro suo consiglio, nomina i sacerdoti per le diverse divinità. Il più importante è il pontefice, garante della correttezza dei riti. Ci sono poi le vestali, che custodiscono il fuoco sacro nel Tempio di Vesta, gli auspici che interpretano i segni degli dèi e i flamini che celebrano il culto della Triade Divina che presidia Roma, Giove, Marte e Quirino, il re romolo divinizato. Più tardi l'influenza greca e quella etrusca porteranno a Roma una nuova triade, la Triade Capitolina, Giove, la moglie Giunone e la figlia Minerva. Per scandire i doveri religiosi, Numa riforma il calendario. Ai dieci mesi esistenti ne aggiunge due, gennaio e febbraio, e distingue i giorni fasti da quelli nefasti. Durante questi ultimi è vietato trattare i giorni fasti. affari pubblici. Il mese di gennaio, Iannuarius, è dedicato a Giano, il dio che trasforma la natura selvaggia in mondo civile. In suo onore Numa fa erigere un tempio. Quando la città è in pace, le porte del tempio sono chiuse. Plutarco ricorda che durante il regno di Numa, per 43 anni, il tempio è rimasto sempre chiuso. Il nome del successore di Numa Pompilio ne rivela il carattere combattivo. Si chiama Tullo Ostilio e Ostis in latino significa nemico, ostile. Dopo il lungo periodo di pace e di buoni sentimenti religiosi, Roma... torna a cercare la guerra, torna a cercare nemici, le porte del tempio di Giano si riaprono. Convinto che la popolazione si infiacchiva nell'ozio, Tullo cercava ovunque pretesti per suscitare una guerra. Per raccontare tutto lo stiglio siamo venuti sull'Appia Antica perché qui correva il confine tra Roma e Alba Longa e qui sarebbe avvenuto l'episodio più famoso del suo regno, la sfida tra gli Orazzi e i Curiazzi. Tutto comincia con... una serie di razzie reciproche tra i contadini delle due città. Gli affronti si moltiplicano, gli scontri si intensificano, c'è quella che oggi noi chiamiamo un'escalation. Così ci si prepara a combattere. In queste pianure l'esercito albano e quello romano si fronteggiano, ma prima che cominci la battaglia e cominci la strage, si fermano e riflettono. Albalonga è la città madre di Roma, da lì è venuto Romolo, quindi tra le due città c'è un legame di parentela molto stretto e una guerra totale tra popoli consanguinei va evitata. Così si decide di risolvere tutto con un duello. C'erano nei due eserciti tre fratelli gemelli, pari d'età e di forze. È noto che si chiamavano Orazzi e Curiazzi. I comandanti trattano coi gemelli perché combattano ognuno per la propria patria. La supremazia spetterà chi vincerà il duello. Gli Orazzi sono i fratelli romani, i Curiazzi, quelli albani. Il quadro di David ritrae il giuramento degli Orazzi, mentre l'affresco del Cavalier d'Arpino in Campidoglio ricostruisce la dinamica del combattimento. Le cose cominciano bene per i Curiazzi che uccidono due. dei fratelli romani. L'ultimo superstite però riesce ad affrontare i suoi avversari ad uno ad uno, ne ammazza due e poi finisce l'ultimo. Il romano si lanciò sull'ultimo avversario che, già mezzo morto, era rimasto al suo posto e gli tagliò la gola. Questi due tumuli sulla Via Appia sarebbero le sepolture dei fratelli Orazzi caduti, mentre un altro tumulo a poca distanza da quella parte, sormontato da una torre, sarebbe quello dei Curiazzi. La tradizione che lo racconta è molto antica, ma oggi si pensa che questi monumenti siano più tardi, che risalgano al primo secolo a.C. Comunque, la pace tra Roma e Alba Non tiene durante una guerra, gli Albani tradiscono gli alleati romani e allora il re Tullo Ostiglio si vendica sul re Albano Mezio inventandosi un supplizio dai Tony Splatter. Fatte avanzare due quadrighe, Tullo ordina che Mezio sia legato ai carri. I cavalli vengono poi lanciati in direzione opposta, portando via il corpo a brani. Dopo la vendetta, Tullo Stiglio deporta tutto il popolo albano a Roma e gli concede la cittadinanza. Fatto questo, decide di risolvere il problema alla radice, distrugge... Alba Longa, cosa che gli riesce molto bene, visto che noi ancora oggi non sappiamo dove e come fosse di preciso. Tullo morì nell'incendio della sua casa. Alcuni dicono che fu bruciata da un fulmine, poiché un dio era irritato con lui. Ma i più sostengono che l'incendio scoppiò per un complotto e ne attribuiscono la trama a Marzio, che dopo di lui governò la città. Il primo re è il fondatore, il secondo è il legislatore, il terzo è il guerriero. Semplificando un po', possiamo dire che il quarto, Ancomarzio, è l'urbanista. Come abbiamo visto, su di lui circola il sospetto che abbia dato fuoco... alla casa del suo predecessore per prenderne il posto e anche lui ha la sua brava dose di guerre contro i popoli vicini, gli etruschi, i volsci, contro i briganti, ma il nucleo della sua opera è civile. Con Ancomarzio la città si espande sulla riva destra del Tevere e arriva ad includere un altro colle, il Gianicolo. Poi per unire i nuovi insediamenti alla città viene fatto costruire un ponte di legno, il Ponte Sublicio, il primo ponte di Roma. Non ne conosciamo oggi la posizione esatta, ma sappiamo che di sicuro era da quella parte, poco a valle dell'isola Tiberina. Ancomarzio poi fa costruire alla foce del Tevere sul Tirreno il porto di Ostia e collega così Roma al mare. Accanto al porto nascono le Saline e il sale allora era... preziosissimo, tanto per fare un esempio era fondamentale per la conservazione del cibo, una volta prodotto il sale risaliva lungo il Tevere, arrivava a Roma e da Roma partiva lungo la via Salaria per raggiungere altre regioni. Questo è un aspetto dell'opera Biancomarzio che possiamo riassumere così, espansione della città, costruzione di ponti, fondazione di nuove città portuali, ampliamento dei commerci, insomma con lui Roma passa dall'essere una potenza locale all'essere un'opera. una potenza commerciale, aprendosi a un mondo più grande. Con la fondazione di Ostia, Roma non fu più solo città continentale, ma anche marittima, e potei commerciare e importare i prodotti d'oltremare. Su questo tavolino abbiamo delle copie di oggetti realmente scavati dagli archeologi e che appartengono al periodo dei re di Roma, copie che sono state fatte per la mostra Roma dei re, curata dalla dottoressa D'Amico. per consentire al pubblico di toccare con mano delle cose che appartenevano alla Roma delle origini. Allora questo è un pettorale, dico bene, da guerriero, da armatura, di Ottavio. secolo avanti cristo quindi l'epoca di romolo su per giù una cintura femminile invece questi oggetti sono del periodo di cui stiamo parlando il settimo secolo avanti cristo quindi dopo romolo la roma dei re latini e cosa c'è ci dicono da un lato l'utilizzo di questi oggetti all'interno dei banchetti di una società che si voleva mostrare aristocratica e dall'altra mostrano lo sviluppo e il salto di qualità dell'artigianato con l'utilizzo del tornio che è uno strumento di origine greca e l'artigiano del bronzo in particolare questo è il bronzo laminato che è un tipo particolarmente elaborato di lavorazione insieme a questi materiali noi troviamo anche oggetti importati dalla grecia e dal vicino oriente e questo diciamo indica comunque che il settimo secolo un periodo di grande apertura nei confronti delle regioni più sviluppate e nei confronti del mondo orientale quindi la Roma dei re latini in qualche modo espande i suoi orizzonti, ma dopo i re latini arrivano degli altri re e saranno i re etruschi. I greci li chiamavano Tiurse noi, Tirreni, i latini Tusci o Etrusci. Il nome che gli etruschi davano a se stessi era Rasna. L'Etruria, il loro territorio, andava dalla valle dell'Arno a quella del Tevere. ma al momento della massima espansione comprendeva anche vaste zone della pianura padana e della campania. Le origini sono incerte. Secondo Erodoto, sotto la guida di un principe di nome Tirreno, emigrarono dalla Lidia, una regione dell'Anatolia, poco dopo la fine della guerra di Troia, secondo la tradizione nel XII secolo a.C., per raggiungere l'Italia centrale. La loro lingua, di ceppo non indo-europeo, sembrerebbe confermare questa versione. Secondo Dionigi di Alicarnasso, invece, erano un popolo indigeno che assorbì la cultura orientale grazie ai contatti con i coloni greci approdati in Italia nell'VIII secolo a.C. Un'altra ipotesi affascinante parte dall'Egitto. Tra i popoli del mare respinti da Ramses III c'erano i Teresh, che secondo alcuni sarebbero proprio i Tursenoi, gli Etruschi, che dopo quella sconfitta furono spostati da un'esplosione. verso occidente. La questione è ancora aperta. Di sicuro i contatti con i greci hanno influenzato la loro società, portandovi la scrittura alfabetica, i templi monumentali, la scultura e la decorazione dei vasi. Gli Etruschi non avevano uno Stato unitario, ma formavano una federazione di 12 città-Stato indipendenti, la Dodecapoli. Ogni città aveva il suo re, il Lucumone, che condivideva le decisioni con un'assemblea di nobili. Gli ultimi tre re di Roma sono i re etruschi, il primo è Tarquinio Prisco, il nome ci dice da dove viene, da qui, perché qui siamo nella necropoli dei Montarozzi a Tarquinia e la città invece sorgeva su quella collina, su quel pianoro alle mie spalle e Tarquinia era una delle più importanti e nobili città etrusche, faceva parte della Dodecapoli. Tarquinio avrebbe preso il nome una volta arrivato a Roma. Prisco ci dice che il primo dei due Tarquini, il secondo, sarà il superbo. Secondo alcune fonti il suo nome originario era Lucumone, il che accende dei dubbi sulla sua figura, perché Lucumone non è un nome proprio, ma indica la massima magistratura delle città etrusche, una sorta di re. Quindi secondo alcuni Tarquinio Prisco non sarebbe stato un re, ma un alto magistrato di Tarquinia che avrebbe preso il potere a Roma, un riflesso della dominazione etrusca sulla città. Tornando alla tradizione, le fonti ci danno altre informazioni su di lui. Il padre era un greco di Corinto, forse un mercante, forse un esule, che si trasferisce qui e sposa una donna di Tarquinia. Il figlio ne eredita la fortuna, ma gli etruschi lo tengono ai margini, lo considerano un mezzosangue e non gli riconoscono la piena cittadinanza. Una svolta decisiva alla vita di Tarquinio la imprime sua moglie. una nobile etrusca che si chiama Tanaquilla. Tanaquilla prese la decisione di emigrare da Tarquinia. Roma le parve la città più adatta. Presso quel popolo nuovo gli sarebbe stato posto per un uomo coraggioso e tenace. Qui a Tarquinia siamo scesi nella tomba delle leonesse, si chiama così per queste due leonesse dipinte appena sotto il soffitto. Poi sui muri sono ritratte delle danzatrici, qui una coppia di danzatori, lui e lei, e qua invece una danzatrice. Il contesto è quello di un simposio, di un banchetto rituale. E le donne etrusche potevano... partecipare ai simposi, ai banchetti perché godevano di prestigio, influenza e anche di una certa libertà. Un altro esempio molto famoso di una situazione simile è il sarcofago degli sposi conservato al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. Si vedono un uomo e una donna, un marito e una moglie che partecipano insieme a un banchetto. Allora la figura decisiva di Tanaquilla probabilmente è il riflesso di questa condizione femminile. privilegiata impensabile in altre culture del mediterraneo, per molti addirittura scandalosa. E poi Tanaquilla è dotata di un altro potere, molto etrusco, sa interpretare i segni, sa prevedere il futuro. Quando la coppia Tanaquilla-Tarquinio arriva a Roma, un'aquila scende sulla testa di lui e gli strappa il berretto, poi vola facendo dei giri molto in alto e torna a posare il berretto. Sul capo di Tarquinio per Tanaquilla questo è un segno molto chiaro. Tanaquilla, che aveva esperienza nell'arte divinatoria etrusca, abbracciò il marito riempendolo di speranze. Da privato cittadino sarebbe diventato re. Abbandonato il nome etrusco e assunto quello romano di Lucio Tarquinio, il nuovo arrivato si distingue subito per attivismo e generosità, si rende utile ai patrizi, seduce la plebe donando la sua vita, il nuovo arrivato è un attivismo che ha un'attività che è grossa quantità di denaro e diventa benvoluto al vecchio re Ancomarzio che addirittura lo nomina tutore dei suoi figli. Ma quando Ancomarzio muore, lui li allontana dalla città con una scusa, li manda in campagna a caccia. Quando loro sono via, convoca i comizi per l'elezione del nuovo re. Ed è a questo punto che la profezia di Tanaquilla si conta. Il popolo all'unanimità lo è l'essere. Ottenuta la sovranità, l'uomo continuò a manifestare lo stesso spirito da intrigante che aveva usato per ottenerla. TARQUINIO CREA 100 NUOVI SENATORI fedelissimi obbediranno ai suoi ordini e consolideranno il suo potere e forse è per questo motivo che Tito Livio allude al suo gusto per l'intrigo. Per il resto l'azione di Tarquinio dà un grande impulso alla crescita di Roma, le sue campagne militari ne allargano il territorio, poi importa dall'Etruria mercanti, artigiani, ingegneri, bonifica la palude del foro e arreda il foro stesso abbellendolo con portici e bottiglie. fa poi drenare le acque stagnanti scavando le cloache, inizia la costruzione del Circo Massimo e impone nuove... i simboli della regalità. Tarquinio portava sul capo una corona d'oro, indossava una veste di porpora ricamata e sedeva sul trono impugnando uno scettro d'avorio. Insomma crea un ibrido tra cultura etrusca e cultura romana, un ibrido a cui allude Cecilia con il suo ritratto immaginario del primo dei re etruschi. Musica Per continuare la storia dei Tarquini siamo venuti sul pianoro che ospitava l'antica città di Tarquini. Abbiamo trovato questo posto bellissimo, solitario, immerso tra le colline. Queste sono le rovine di un tempio chiamato l'Ara della Regina, il più grande conosciuto in Etruria e le cui fasi più antiche risalgono proprio ai tempi dei re etruschi di Roma. Riprendendo il filo delle vicende dinastiche, Tarquinio Prisco, come al solito, fa una brutta fine. I figli del suo predecessore Ancomarzio, ai quali evidentemente non era andata giù quella battuta di caccia che li aveva esclusi dal... trono lo fanno ammazzare. Ancora una volta la situazione viene risolta dalla regina Tanaquilla che nasconde la morte del re fino a quando non ha messo in sicurezza il potere di Servio Tullio. Anche Servio Tullio è uno straniero, forse addirittura figlio di schiavi di origini servili come sembra indicare proprio il suo nome Servio, ma Tanaquilla lo ha scelto come genero grazie ad un prodigio. Si dice che mentre un bambino di nome Servio Tullio dormiva, la sua testa fu avvolta dalle fiamme. Gli altri schiavi accorrono per spegnere il fuoco, ma Tanaquilla, che come abbiamo detto da brava etrusca sa leggere i segni, ordina di non disturbare il sonno del bambino e di lasciare che le fiamme si estinguano da sole. Poi prende da parte suo marito e... il bivicio. Vedi questo bambino che noi alleviamo in modo così umile? È chiaro che un giorno sarà la luce della nostra casa e la proteggerà. Dobbiamo educarlo con cura e generosità. Secondo un'altra tradizione Servio Tullio stesso sarebbe di stirpe reale, figlio di un re sconfitto ucciso da Tarquigno e di una regina fatta prigioniera, catturata. Di lui poi ci dà anche delle informazioni nuove uno storico d'eccezione l'imperatore claudio autore di una storia perduta degli etruschi claudio ci dice che il nome etrusco di servio tullio era mastarna poi lo cambiò assunse il nome romano di Servio Tullio e ottenne il regno, dice l'imperatore, con enorme profitto dello Stato. In una tomba del IV secolo a.C., scavata a Vulci, altra città etrusca poco lontana da qui, è stato trovato un ciclo di affreschi il cui protagonista è proprio Mastarna, Servio Tullio. Dipinto nel... l'atto di liberare il suo amico Ceglio Vibenna. In questo caso quindi Mastarna, Servio Tullio, sarebbe un eroe etrusco che ottenne il potere a Roma non sappiamo di preciso come, forse con una spedizione militare, magari aiutato proprio da Ceglio Vibenna, il quale avrebbe poi dato il nome ad uno dei colli, il Ceglio. In queste le varie versioni su una cosa però tutte le fonti concordano che Mastarna è un eroe etrusco. Parna Servio Tullio regnò, come dice Claudio, con grande profitto dello Stato, a partire da una profonda riforma fiscale che spiega lui stesso. Affinché abbiate tasse più leggere, ordinerò che venga fatta una stima di... tutti i beni e che ciascuno paghi il suo contributo allo Stato in base alla valutazione. È giusto infatti che quanti possiedono molti beni versino molto e quanti ne hanno pochi versino poco. Quindi Servio Tullio è l'inventore del principio dell'equità fiscale, ma ha altri meriti. Allarga la città, include due nuovi colli, l'Espulino e il Viminale, e fa costruire una nuova cinta muraria. Ancora oggi le mura più antiche di Roma sono chiamate mura serviane, e anche se sono state costruite in epoca più tarda... si pensa che seguissero il tracciato disegnato proprio da lui. Comunque nonostante tutte queste qualità, anche lui fa una brutta fine. Servio Tullio ha una figlia che si chiama Tuglia e che è una donna ambiziosa e crudele. Tuglia spinge il marito, il futuro re Tarquinio il Superbo, a ucciderlo. Poi, in un crescendo di ferocia criminale, Tuglia, qui dalle parti del foro, infierisce sul cadavere del padre. Tuglia andò al foro su un carro. Lauriga si fermò e mostrò alla padrona Servio Tuglio che giaceva a terra trucidato. Si dice che Tuglia fece passare il cocchio sul corpo del padre. Grazie a tutti. Valentino Nizio, etruscologo del Ministero dei Beni Culturali Servio Tullio, perché Servio Tullio è considerato così importante? Ha introdotto una serie di innovazioni dal punto di vista civile, militare e... che sono rimasti nei secoli successivi. L'organizzazione centuriata, la struttura per classi che scandiva il modo in cui ci si vestiva per fronteggiare le imprese militari. Insomma, Servio Tullio è una figura storica avvolta nel mito. perché purtroppo, e ce lo insegna proprio Claudio, gli etruschi non sempre ci hanno potuto trasmettere la loro versione dei fatti. Ma la Roma dei Re e gli etruschi, qual era il contesto generale? Beh, Giorgio Pasquali nella prima metà del Novecento definì la grande Roma dei Tarquini per dare l'idea della grandezza che Roma raggiungeva. durante il suo periodo etrusco. Noi possiamo dire dal punto di vista archeologico ma anche storico che forse questa è la prima fase della storia di Roma in cui ci troviamo di fronte a testimonianze concrete anche se è difficile dire nei termini in cui siamo abituati a farlo che è un dominio etrusco, è un momento di fortissima influenza di etruschi che avevano raggiunto proprio in quel stesso momento storico la loro massima espansione. dalla pianura padana alla campagna. Noi abbiamo visto nella figura di Tanaquilla una condizione femminile abbastanza unica nel mondo antico che hanno gli etruschi, per cui è possibile o è successo che in fondo anche le donne romane avevano molta più libertà delle donne. greche per non parlare delle ateniesi è un'influenza etrusca è una delle influenze etrusche beh in questo gli etruschi si distinsero sempre infatti tullia cattiva che guida il cocchio e trucida il padre già l'immagine di una donna fortemente etrusca forte emancipata agli occhi dei romani così come a quelli dei greci. Le donne romane non raggiunsero mai il livello che le fonti ci dicono avevano le donne etrusche, potevano assistere agli spettacoli circensi, potevano guidare il carro, potevano convivere con il proprio marito sullo stesso letto sorseggiando dell'ottimo vino e questo le faceva apparire delle prostitute agli occhi dei greci e poi anche dei romani. Tanaquilla però era particolari, aveva quasi un culto, anzi un vero e proprio culto a Roma, c'era una statua, aveva introdotto secondo le fonti molte innovazioni in cui le donne romane si rifacevano, però le donne etrusche ci tenevano ad essere diverse, trasmettevano anche il proprio nome e la propria eredità. Ci resta da raccontare l'ultimo dei re etruschi, Tarquinio il Superbo, com'è? Lo possiamo definire? Che titolo diamo a questo ultimo re? I romani l'avevano definito superbo, ma lui avrebbe cercato di difendersi dicendo che è stato frainteso dalla stampa, dai media del tempo. Insomma, c'è molto intorno la sua figura da approfondire e grazie a lui anche che Roma è diventata quella che è. Riprendendo il filo del racconto, Lucio Tarquinio, figlio Oniparente, Pote del primo Tarquinio, marito di Tuglia, dopo aver assassinato il padre di lei, Servio Tuglio, e dopo averne preso il posto, diventa re di Roma, sarà l'ultimo. Secondo le fonti o la cattiva stampa, subito si distingue per arroganza e per desiderio di essere considerato superiore a tutti gli altri. Da qui il soprannome Superbo. Fece uccidere i senatori. che egli credeva avessero parteggiato per Servio. Non potendo riporre alcuna speranza nell'amore dei cittadini, era costretto a difendere il potere col terrore. Nata come rifugio per esuli in cerca di libertà, Roma si ritrova a vivere sotto un monarca assoluto. La rivolta è nell'aria e ad innescarla è la classica storiaccia del figlio di papà viziato e prepotente. I protagonisti sono Sesto, figlio di Tarquinio il Superbo, Lucrezia, una nobildonna romana, moglie del Patrizio Collatino, e un altro nobile romano che si chiama Lucio Giugno. È orfano di padre, suo fratello è stato fatto uccidere dal re e allora lui per sopravvivere ha deciso di fingersi stupido. Da qui il soprannome Bruto, Lucio Giunio Bruto. Sostenendo dunque la parte dello sciocco, non rifiutò nemmeno il soprannome di Bruto, affinché nascosto sotto quel velo, il suo coraggio potesse attendere il momento propizio. Il momento propizio arriva con il sacrificio di Lucrezia. Le cose vanno così, mentre molti romani sono lontani in guerra con l'esercito, Sesto, il figlio di Tarquinio il Superbo, si fa ospitare a casa di Collatino, dove appunto c'è soltanto la moglie Lucrezia. Poi dopo cena, con una scusa, si presenta in camera da letto di lei, la minaccia con la spada e la violenta. Lucrezia manda a chiamare il marito Collatino, che torna a casa assieme all'amico Bruto. Lucrezia confessa ai due quanto accaduto, poi per la vergogna si uccide. La tragedia sembrò così terribile e penosa che mille volte era preferibile morire per la libertà che subire oltraggi simili dai tiranni. Brutto e Collatino prendono il cadavere di Lucrezia, lo portano qui, lo esibiscono davanti alla folla nel foro, poi Brutto prende la parola e incita il popolo alla rivolta. Bruto infiammò il popolo e lo indusse a togliere il potere al re e a deliberare l'esilio di Lucio Tarquinio. Così nel 509 a.C., anno 244 dalla fondazione della città, Roma diventa una repubblica. A governarla saranno i consoli, il loro incarico sarà elettivo e durerà un anno, e i consoli saranno due. La divisione del potere e la durata breve della magistratura suprema della repubblica hanno lo scopo dichiarato di impedire il ritorno del dispotismo, dell'uomo solo al comando. E i primi due console saranno proprio brutto e collattivo. Tarquinio Prisco, Servio Tullio, Tarquinio il Superbo, la leggenda di Roma. Sì