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La vita e opere di Giovanni Boccaccio

Ciao ragazzi, in questo video facciamo un riassunto semplice e completo della vita e delle opere principali di Giovanni Boccaccio e in particolare anche del Decamerone che è la sua opera principale. Giovanni Boccaccio nasce nel 1313 ma non sappiamo di preciso se a Firenze o a Certaldo e morirà nel 1375 a 62 anni. Era figlio illegittimo di un ricco mercante fiorentino. tal Boccaccino di Kellino che lo ebbe con una donna di umilissime origini, anche se Boccaccio da grande poi racconterà varie storie, tra cui che la madre era una principessa parigina. Il padre comunque lo riconosce e lo alleva con sé, così il piccolo Boccaccio trascorre la sua infanzia a Firenze, però nel 1427 si trasferisce a Napoli proprio per seguire il padre nel suo lavoro. Infatti era socio di una banca, la Compagnia dei Bardi, che finanziava proprio la corte del re Angioino. E il padre quindi lo porta con sé a Napoli proprio per fargli imparare il mestiere della mercatura. Qui entra a contatto con la vivacità della città. Napoli infatti all'epoca era uno dei porti più importanti di tutta Europa. E qui entra in contatto proprio con diversi strati sociali, mercanti, avventurieri, banchieri, ma anche borghesi e popolani. E quindi proprio a Napoli impara quell'arguzia, quelle battute pronte. che poi ritroviamo nella sua opera principale, il Decamerone, e che sono tipiche non solo della città di Napoli, ma proprio del mondo borghese e mercantile. Col tempo però Boccaccio trascurerà l'arte della mercatura per frequentare invece la corte del re di Napoli, Roberto d'Angio. Qui infatti abbiamo gli Angioini dopo la pace di Caltabellotta. E proprio qui, alla corte del re di Napoli, probabilmente conosce Maria d'Aquino che diventa fiammetta in molte delle sue opere. Ma soprattutto qui si appassiona alla vita di corte, all'ambiente nobiliare e anche alla letteratura. Segue infatti le lezioni di Cino da Pistoia, che è uno degli ultimi stilnovisti, e grazie a lui conosce anche le opere di Dante e Petrarca. Nella biblioteca Angioina poi legge moltissime opere, dai poemi cavallereschi ad opere francesi, ma anche i classici latini e i contemporanei Dante e Petrarca. E comincia a scrivere anche le sue prime opere, sia in volgare che in latino. Nel 1340 però è costretto a ritornare a Firenze dopo il fallimento della banca dei Bardi e qui si trova in una certa difficoltà economica, quindi si deve spostare prima a Ravenna, poi a Forlì, poi a Napoli senza però trovare quel successo sperato e così ancora una volta fa ritorno a Firenze e vi ritorna proprio nel 1348 quando nella città dilaga la peste. Questa terribile epidemia che uccise milioni di persone in tutta Europa, tra cui anche il padre e molti dei suoi amici, ma che ispirerà anche l'opera del Decamerone. L'opera ebbe un successo immediato, fu tradotta praticamente in tutte le lingue, dal francese all'inglese al tedesco, e quindi Boccaccio divenne subito un cittadino illustre di Firenze, tanto che il comune gli affidò diversi lavori diplomatici e anche di ambasciatore. In questi anni poi, nel 1850 circa, conosce e stringe una forte amicizia con Francesco Petrarca, che lui considererà sempre il suo maestro, il magister, e Petrarca lo spinse ancora di più verso lo studio dei classici e anche nello scrivere opere più impegnate, non di solo di letto come invece sarà il Decamerone. Negli anni Sessanta però attraversa una profonda crisi religiosa ed esistenziale, abbraccia di più la fede e diventa... anche Chierico e alla fine si ritira a vita privata proprio a Certaldo dove morì a 62 anni nel 1375. Prima di morire però il comune di Firenze gli dà l'incarico di leggere pubblicamente e commentare la commedia di Dante e proprio a Boccaccio si deve l'aggiunta dell'aggettivo divina per cui oggi noi la conosciamo come divina commedia proprio grazie a Boccaccio. E infine, velocemente, vi ricordo anche che Boccaccio, insieme a Dante e Petrarca, è una delle tre corone, cioè i padri, della lingua italiana. Per quanto riguarda le opere principali, Boccaccio scrisse sia in volgare fiorentino che in latino. In volgare, soprattutto durante il periodo napoletano e fiorentino, mentre in latino, soprattutto negli ultimi anni della sua vita. E scrisse sia in versi che in prosa. Tra queste ricordiamo il Filostrato, scritto tra il 1836 e il 1838. e secondo una traduzione un po' approssimativa dal greco significa vinto d'amore. È un poema in versi e infatti la storia è quella di Troiolo che è innamorato di Criseida, però alla fine verrà tradito e disperato d'amore si lancia in un duello contro Achille e verrà ucciso proprio dall'eroe greco. Quindi Filostrato vinto d'amore proprio perché Troiolo fa una brutta fine a causa dell'amore. Il Filocolo scritto intorno al 1336 e sempre dal greco invece significa fatica d'amore. È un romanzo in prosa, a differenza del filostrato, e il protagonista qui è Florio, un principe saraceno che è innamorato di Biancifuore, una cristiana di umili origini, però i due sono cresciuti insieme e alla fine, leggendo un libro, si innamora. Per cercare di impedire questo amore tra suo figlio che è di stilpe reale e Biancifiore che è di umili origini, il re Saraceno vende Biancifiore come schiava. Però proprio da qui partono le avventure di Florio per cercare di ritrovare e sposare Biancifiore. E la storia stavolta finisce con un lieto fine. Con i due che si sposano, si convertono al cristianesimo e alla fine si scopre anche che Biancifiore in realtà aveva origini nobiliari. L'Elegia di Madonna Fiammetta è invece un romanzo in prosa e la storia è quella di Fiammetta, una giovane napoletana e del suo amore sofferto per il fiorentino Panfilo. Tra le altre opere infine possiamo ricordare il Teseida, che è un poema in versi ispirato alla storia di Tebe, l'Amorosa Visione, che è un poemetto allegorico ispirato fortemente alla Commedia di Dante e infine il Corbaccio, che è un'opera satirica contro le donne. E come vedete da questo schema sono tutti i film che sono stati realizzati. e opere in volgare fiorentino. Nei ultimi anni della sua vita invece Boccaccio scrisse diverse opere in latino e come lo stesso Petrarca contribuì ad anticipare e a diffondere la cultura dell'umanesimo, quindi questa riscoperta dei classici greci e latini e anche della filologia. E scrisse anche due trattati dedicati a Dante, il Trattatello in Laude di Dante che contiene anche una biografia molto ricca. e le esposizioni sopra la commedia, quindi questo commento alla Divina Commedia, però si dovette fermare fino al XVII canto dell'Inferno perché poi morì. E infine parliamo del De Camerone, che è la sua opera più importante, ed è un'opera straordinaria, bellissima, ancora oggi molto molto letta e apprezzata. Si tratta di una raccolta di 100 novelle, scritte in volgare fiorentino, probabilmente tra il 1349 e il 1353, proprio quando a Firenze dilagava la peste. A parte le cento novelle, questi racconti brevi che vediamo tra poco, l'opera contiene anche una cornice, cioè una sorta di sfondo, in cui abbiamo questi dieci ragazzi fiorentini, sette femminucce e tre maschietti, i quali decidono di scappare da Firenze proprio perché lì sta dilagando la peste e sta facendo moltissimi morti, e quindi decidono di rifugiarsi in una villa in campagna nel contado circostante e vi rimarranno per circa due settimane. Per passare il tempo... Per dieci giorni i ragazzi racconteranno ciascuno di loro una storia, tranne il venerdì e il sabato dove cantano e ballano. Quindi i dieci ragazzi per i dieci giorni il totale sarà di cento novelle, quindi un numero tutto tondo che ricorda un po' anche la commedia di Dante. E anche il titolo Decameron deriva dal greco e l'unione di due termini greci che significa appunto dieci giorni. In ognuna delle giornate i ragazzi eleggono un re o una regina che decide anche il tema delle storie. Quindi qui vedete il numero della giornata, il re o la regina e l'argomento scelto. Vediamo che nella prima giornata e nella nona il tema è libero. Invece in altre giornate verranno scelti temi come le vicende a lieto fine oppure storie in cui grazie all'ingegno si riesce a recuperare una cosa perduta o desiderata. Ma anche gli amori infelici, gli amori contrastati che però alla fine hanno un lieto fine, storie in cui il protagonista riesce ad evitare poi il danno o la beffa con un motto di spirito, una risposta pronta, ancora le beffe fatte da delle donne ai mariti o le beffe di qualsiasi tipo e infine chi ha operato in modo generoso e magnanimo. E qui leggiamo anche i nomi dei dieci ragazzi di cui alcuni già ricorrenti in altre opere di Boccaccio, ad esempio Abbiamo Filostrato, Panfilo, Fiammetta, Filomena, Pampinea e così via. Infine, per ogni giornata abbiamo delle introduzioni, delle conclusioni e a volte anche dei commenti finali. I temi principali delle storie sono soprattutto l'amore e la fortuna, che sono le due forze principali che muovono il mondo e anche le storie. Ma abbiamo anche la corruzione del clero, la beffa, l'inganno e soprattutto l'astuzia, l'ingegno, quelle capacità. prese a prestito dal mondo borghese attraverso cui si riescono a superare anche i momenti più difficili. Ma in generale quindi abbiamo queste vicende umane, queste passioni umane che rendono i personaggi molto realistici e anche attuali, senza tempo e senza luogo. Notiamo anche questa simpatia di Boccaccio verso chi attraverso l'ingegno, l'astuzia, l'industriosità supera le avversità, quindi quella fortuna avversa. senza l'aiuto della fede, quindi qui la fede non c'entra come invece lo era centrale in Dante, e di contro invece abbiamo questo disappunto verso gli sciocchi e i creduloni. Inoltre notiamo che il mondo della cornice, quindi questi ragazzi che si rifugiano in una villa in campagna, ricorda molto quell'ambiente della corte nobiliare, quindi il mondo della cornice è soprattutto un ambiente ideale, mentre fuori dilaga la peste, c'è il caos, morte. Nelle storie raccontate, invece, notiamo questa ammirazione proprio per le virtù borghesi, che sono quelle dell'ingegno, dell'astuzia e dell'industriosità, che permettono di superare qualsiasi avversità. I personaggi delle storie poi riguardano tutti gli strati sociali e, come detto, sono realistici, sono popolani, nobili, borghesi, la donna furba, lo sciocco, il ricco, il servitore, tutti i personaggi che ricorrono spesso. Il linguaggio e lo stile invece variano a seconda dei personaggi e dei temi trattati. Quindi quando parla il nobile il linguaggio si fa più elevato, quando parla il popolano, lo sciocco, diventa molto più comico. Lo scopo del Decameron, lo ricordiamo, non è quello di educare, quindi non ha fini morali o educativi, ma semplicemente quello di divertire e intrattenere il pubblico. Alcune di queste novelle poi sono super famose, ad esempio Sergio Appelletti, che è anche la prima che apre l'opera, Chichibio e la gru, Frate Cipolla, la Batessa e le Brache del Prete, e infine Griselda, che è l'ultima, la centesima. Qui ve ne lascio tre super riassunte giusto per capire un po' lo spirito del Decamerone, tra cui Ser Ciappelletto, che è un uomo spreggevole, un falsario, un omicida, ma sul punto di morte non confessa al prete i suoi reali peccati, che sono gravissimi, invece inventa tutta una serie di azioni buone e confessa soltanto dei piccoli peccati, tanto che il prete si commuove, rimane entusiasta di questa persona e addirittura lo proclama santo. In Kikibio e la gru vediamo tutto l'ingegno, la battuta di spirito di questi personaggi. Kikibio è il cuoco di un ricco signore, deve cucinare una gru, però viene sedotto dalla donna amata che vorrebbe una coscia di questa gru. e Kikibio alla fine cede. Il signore quindi a tavola si accorge che manca una coscia, però Kikibio insiste che le gru hanno una sola coscia. Infatti i due vanno allo stagno per dimostrarlo. Come sapete le gru quando dormono sembra che abbiano una sola gamba, l'altra invece resta nascosta. Il signore però lo sa, fa rumore, le gru si spaventano e quando volano via cacciano anche la seconda gamba. A quel punto Kikibio è alle strette però riesce a uscire fuori da questa situazione spinosa dando al padrone una risposta di spirito e cioè dovevate far rumore anche a tavola così la gru cacciava la seconda gamba alla fine il padrone invece di punirlo lo premia proprio per questo suo ingegno e un'altra novella super divertente è la badessa e le braghe del prete c'è una suora molto bella che ha una relazione con un uomo viene scoperta dalle altre suore che lo vanno a raccontare alla badessa la quale in quel momento si trova pure lei con un altro uomo per non essere scoperta al buio la badessa si veste in fretta e furia però invece di indossare il velo indossa i pantaloni le brache del prete con cui era a letto in quel momento e comincia a rimproverare la sua ora però viene scoperta alla fine cambia la versione Per tutti questi motivi concludiamo col fatto che nel Cinquecento, in piena controriforma, il Decamerone finirà proprio nell'indice dei libri proibiti dalla Chiesa.