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Umberto I, Vienna e la Triplice Alleanza

Nel 1881 il re d'Italia Umberto I si reca a Vienna. È una visita storica durante la quale Umberto incontra colui che per 50 anni è stato il principale ostacolo all'unità nazionale, imperatore d'Austria-Ungheria Francesco Giuseppe. È il preludio alla triplice alleanza, firmata dalla Germania, dall'Impera Austriaco e dall'Italia il 20 maggio 1882. È un'alleanza difensiva, della durata di 5 anni, il cui articolo 4 prevede una benevole neutralità nel caso di guerra iniziata da una delle potenze firmatarie. Per l'opinione pubblica italiana l'alleanza con l'Austria non è facile da digerire, ma il patto offre ai Savoia quella stabilità, sul piano interno e internazionale, che Umberto I sta cercando. Dopo il difficile processo di unificazione, il re vuole depotenziare il conflitto con l'Austria per spegnere le ultime velleitari sorgimentali delle frange garibaldine e mazziniane. Il preambolo del trattato esprime chiaramente questa duplice finalità. L'imperatore d'Austria, l'imperatore di Germania e il re d'Italia, animati dal desiderio di accrescere le garanzie della pace generale, di rafforzare il principio monarchico e di assicurare il mantenimento dell'ordine sociale e politico nei loro rispettivi stati, si sono accordati di concludere un trattato di natura conservatrice e difensiva. Ma l'irredentismo è tutt'altro che sopito. Il 20 dicembre 1882, pochi mesi dopo la firma dell'Alleanza, un giovane studente di ingegneria, Guglielmo Oberdan, viene impiccato a Trieste, all'epoca città austriaca, per aver organizzato un attentato contro l'imperatore Francesco Giuseppe. Un'ondata di sdegno attraversa tutto il paese. Negli anni successivi sorgeranno 49 associazioni irredentiste a lui intitolate. Sul piano internazionale la triplice, siglata da De Pretis e sostenuta con forza dal suo successore Francesco Crispi, finisce per spostare l'azione diplomatica italiana dal mare Adriatico al mar Mediterraneo Meridionale e al Mar Rosso. La terribile sconfitta di Adua nel 1896 raffredderà, almeno per il momento, le velleità coloniali italiane. Musica Con l'avvento di Giolitti in Italia e quello del Kaiser Guglielmo II in Germania, inizia il lungo processo che porterà alla progressiva disgregazione della triplice alleanza. L'Italia avvia una politica estera più attiva, nel Mediterraneo Meridionale e nell'Adriatico, dove il governo di Roma vuole mantenere lo status quo. Tutta l'area è messa fortemente a rischio dalle velleità espansionistiche dell'Austria-Ungheria. In Germania la politica aggressiva del Kaiser distrugge nel giro di pochi anni il sistema bismarchiano di alleanze. Si fanno tesi i rapporti con la Russia e con la Gran Bretagna, causa di continue frizioni in Estremo Oriente. Il peggioramento del quadro internazionale spinge, tra mille dubbi, Germania e Austria a chiedere il rinnovo della triplice, ancora prima della sua naturale scadenza. È il 1902. Il nuovo trattato continua. Il Libio tiene il riconoscimento da parte degli imperi centrali delle mire espansionistiche italiane in Cirenaica e Tripolitania, creando così le premesse per la futura colonizzazione della Libia. Ma l'Italia non è del tutto a suo agio dentro i rigidi fiori. staccati della triplice, tanto che decide di giocare su più tavoli. Nel luglio dello stesso anno il governo italiano stringe un accordo con Parigi in forza del quale i due paesi si promettono reciproca neutralità in caso di aggressione. Il 24 ottobre del 1909 a Racconigi, un piccolo comune in Piemonte, Italia e Russia firmano un patto segreto con il quale si impegnano a mantenere lo status quo nei Balcani. La situazione europea è rovesciata. Accanto all'agonizzante triplice alleanza, esiste oramai un sistema di alleanze anglo-franco-russo al quale l'Italia si è accostata con accordi diretti con le singole potenze. Il processo di accerchiamento degli imperi centrali Nel novembre 1908 l'Austria-Ungheria annette la Bosnia. L'iniziativa crea forti attriti con la Serbia e la Russia. Dal canto suo l'Italia, in forza dell'articolo 7 del Trattato della Triplice, si affretta a chiedere una compensazione territoriale, reclamando le terre irredente del Trentino e dell'Adriatico. L'Austria rifiuta, sostenendo che la Bosnia-Herzegovina gli era già stata ceduta in amministrazione con il congresso di Berlino del 1878 e che la sua annessione non costituisce un accrescimento territoriale. Nell'opinione pubblica italiana si diffonde un senso di delusione e frustrazione. Il ministro degli esteri Tommaso Tittoni cerca di forzare la mano agli austriaci minacciando l'uscita dalla triplice, ma l'Austria è irremovibile. In questo clima, nel 1912, si arriva comunque all'ennesimo rinnovo dell'Alleanza. Sarà l'ultimo. Nelle sue memorie, il presidente del Consiglio, Giovanni Giolitti, scriverà Un nostro rifiuto di rinnovare l'Alleanza sarebbe apparso come un proposito da parte dell'Italia di mettersi di fronte all'Austria in una posizione di ostilità dichiarata. E in tale caso c'era ogni ragione di temere che l'elemento militare austriaco non avrebbe mancato di approfittare del pretesto del nostro rifiuto per dare seguito ai propositi ostili verso l'Italia. Il 28 luglio 1914 l'Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia. È l'inizio della prima guerra mondiale. L'Italia, che non ha alcun obbligo di partecipare al conflitto, sceglie la neutralità, ma contemporaneamente intavola trattative sia con gli imperi centrali che con le forze della triplice intesa, formata da Francia, Russia e Gran Bretagna. L'Italia, interessata al completamento dell'unità nazionale, chiede a entrambi i contendenti le terre irredente. L'Austria, malgrado le pressioni tedesche, rifiuta categoricamente di accontentare gli italiani. Al contrario, le forze dell'intesa sono favorevoli ad appoggiare le pretese italiane, anche perché non toccano territori sotto il loro diretto controllo. Il 3 maggio del 1915 il ministro degli esteri Sidney Sonnino denuncia la violazione del trattato della triplice alleanza a causa dell'annessione della Bosnia-Herzegovina. Qualche giorno prima, il 26 aprile, l'Italia... ha segretamente firmato a Londra il patto con il quale si impegna a entrare in guerra a fianco dell'intesa. In virtù della nuova alleanza, il 24 maggio, l'Italia dichiara guerra all'Austria-Ungheria.