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La Natura: Imperfezione e Adattamento

Io posso andare avanti? Buongiorno a tutti, scusatemi tanto per questo... Arrivo a Rocambolesco, eccola qua, grazie mille. Mi hanno detto, tieni conto che il traffico è rallentato. No, era proprio fermo il traffico, quindi non avevo calcolato esattamente questo aspetto.

Buongiorno a tutti, grazie dell'invito. Dunque, adesso Giovanni già, ho visto tanto la coda del video, mi ha chiesto un contributo difficile naturalmente, che è legato a una domanda. Vediamo se... è questa, se la natura è perfetta.

Prima di cominciare vi faccio vedere qualche immagine, userò soltanto, grazie mille, quindi posso usarlo, funziona? Perfetto. Il tema sul quale vorrei ragionare brevemente con tutti voi, se volete condividere con me questo percorso, questa idea. È molto delicato naturalmente perché lo trovate citato spesso nel dibattito pubblico. Io mi occupo di evoluzione, lavoro in un dipartimento di biologia, quindi il mio riferimento è alla naturalità della condizione umana, mi occupo molto di evoluzione umana.

E molto spesso, aggiungo subito, purtroppo, nel dibattito pubblico nazionale e internazionale si fa riferimento alla biologia, alla natura. alla evoluzione come a delle possibili giustificazioni di condizioni di perfezione, imperfezione, normalità, devianza e addirittura qualche volta trovate ancora vecchi argomenti che usano la biologia e la natura per cercare di argomentare che cosa sarebbe giusto o sbagliato fare cioè a favore di un certo giudizio morale anziché un altro. Vi potrà sembrare un paradosso ma io che mi occupo di biologia sono un filosofo della scienza, sono molto cauto su questo e penso che siano argomenti molto molto scivolosi, ma soprattutto sbagliati per una ragione di merito che è quella che adesso citava Giovanni, ovvero chiediamoci, facciamoci una domanda diretta, la natura è perfetta? L'evoluzione, come purtroppo spesso ci hanno detto, è vero che punta alla perfezione?

Allora vi comincio il mio percorso con una citazione. totalmente dimenticata direi, ma che a me piace ricordare, la potete trovare tutti facilmente perché è contenuta nelle conclusioni, nel capitoletto conclusivo, dell'origine delle specie di Darwin. Quindi un'opera diffusissima, famosissima, ben nota, la potete leggere tutti.

Cosa dice Darwin? Il contesto non è fondamentale, sta ragionando su come funziona la selezione naturale, cioè il meccanismo fondamentale da lui scoperto e proposto in questo libro. E visto che in realtà questa non è la prima edizione, l'ho presa dall'ultima perché l'ultima edizione è il frutto poi di revisioni e anche delle risposte che Darwin diede al dibattito che seguì all'uscita della prima edizione del 1859. E uno di questi dibattiti, una delle obiezioni dei temi che gli venivano posti più spesso già allora, un secolo e mezzo fa, è ma la selezione naturale rende gli individui sempre migliori, sempre perfetti, in altri termini, l'evoluzione contiene una direzione di progresso verso la perfezione?

Guardate cosa risponde Darwin, esattamente il contrario. Non dobbiamo meravigliarci se tutti gli espedienti della natura non sono, per quanto ci è dato a giudicare, assolutamente perfetti. Come dice, persino l'occhio umano...

Potrebbe essere considerato ingegneristicamente perfetto, in realtà è pieno di imperfezioni, sappiamo che è una cosa meravigliosa, ma l'evoluzione lo ha sperimentato tante volte e secondo i miei colleghi biologi l'occhio migliore in assoluto è quello del polpo, non quello umano, se vogliamo valutarlo in termini di funzionalità. Perché succede questo? Dice, non dobbiamo meravigliarci di cose strane, per esempio il pungiglione che è usato dall'ape contro il nemico che provoca la morte dell'ape stessa. il che è irrazionale, è difficile da spiegare.

Perché un animale per difendere se stesso e il suo gruppo deve suicidarsi? Questo è molto poco funzionale, perché i suoi geni si estinguono con lui perché si è suicidato. Questa è una stranezza.

Non dobbiamo meravigliarci nemmeno dello spreco di polline da parte dei nostri pini, o degli cneumonidi, che sono delle vespe che fanno una cosa terribile, perché inseriscono la loro larva dentro alcuni altri bruchi, e queste larve quando nascono poi... mangiano dall'interno il loro bruco ospite, una cosa terribile, dice Darwin, una cosa tremenda, crudele, insensata. Perché la natura fa così? Dice Darwin. Beh, non dobbiamo meravigliarci, perché in base alla mia teoria dovremmo, dice Darwin, stupirci esattamente del contrario, cioè dovremmo stupirci della presenza di perfezione.

Perché? Perché Darwin propone nella sua teoria ... e la sua grande visione evoluzionistica, l'idea che la selezione naturale fa quello che può, cioè rimaneggia il materiale a disposizione, come diceva adesso Giovanni, io tornerò fra poco proprio su questo concetto. Non è un ingegnere, non è neanche un artista, è un meccanismo che, in virtù di fenomeni statistici, demografici, fa quello che può.

E chi sopravvive, dice Darwin, non è il più perfetto, il più adatto. Sapete che Darwin... non amava l'espressione sopravvivenza del più adatto, lo dice in alcune lettere, perché c'è quel superlativo, il più adatto, che per lui non funzionava tanto bene.

La natura fa quello che può con il materiale a disposizione ed è sufficiente avere un piccolo vantaggio sui tuoi compagni di viaggio in un certo momento, ma devi sempre sapere, aggiunge Darwin, che il mutare delle condizioni ambientali faranno sì che ciò che appariva più adatto in un adatto momento potrebbe benissimo non esserlo più a un momento successivo. E quindi è tutto un gioco di... rimaneggiamenti, potremmo dire, e di contingenze soprattutto, di imprevedibilità ambientali. Allora, è sufficiente prendere in mano questa citazione per capirne un'altra, questa invece è molto meno nota, questa bisogna proprio essere dei darwiniani, di quelli ossessivi che vanno a vedersi tutte le lettere di Darwin come ho fatto io, per...

Arrivare a una prima conclusione sorprendente, che io ho messo in questo titolo un po' provocatorio. Darwin non era un darwinista sociale. In realtà lo era a modo suo, andrebbe spiegato bene, lo era come lo si poteva essere in tanti modi diversi nella seconda metà dell'Ottocento. Ma che cosa succede dopo l'uscita dell'origine delle specie? Questo è il primo dei due concetti fondamentali che vorrei condividere con voi.

Succede che alcuni lettori di Darwin, non molto attenti, cosa fanno? Prendono le sue idee e le applicano tali e quali alla società. cioè all'evoluzione, diciamo, della convivenza umana. E quindi applicano l'idea di competizione, di lotta per la sopravvivenza, altro aspetto su cui dovremmo ragionare un pochino, e lo portano dalla biologia alla società, quindi ai rapporti umani, alle relazioni umane nei gruppi umani. Darwin a questa cosa non piaceva tanto, si accorge subito del rischio, del pericolo di questo, lo dice a diversi suoi colleghi, dice state attenti perché Io ho costruito la mia teoria per spiegare come evolvono le specie e come evolvono gli individui all'interno delle specie biologiche.

E dice Darby, e mi sono ispirato anche a economisti e demografi, no? Thomas Malthus. E aggiunge, però state attenti adesso a non fare il contrario, cioè a prendere le mie idee che nascono dalla biologia e a portarle fuori di nuovo all'economia e alla società umana, perché sono mondi diversi. E questa è una curiosità, perché in poche righe vi dà subito l'idea.

Tra le tantissime recensioni che escono dopo l'origine e specie ce ne sono alcune, appunto in un giornale di Manchester, in cui un recensore sostiene che Darwin avrebbe dimostrato che il diritto è del più forte, che anche Napoleone III ha ragione e che ha ragione ogni commerciante imbroglione. Darwin si fa una risata, dice, pensa che, adesso non voglio usare parole, ma pensa che sciocco avrebbe detto Darwin con il linguaggio vittoriano. Pensa alla follia umana come può interpretare le mie idee che nascono in campo evoluzionistico e questi le usano per spiegare Napoleone III e i commercianti imbroglioni e che è il diritto del più forte, cosa che, dice Darwin, io non ho mai sostenuto.

Potete fare un controllo empirico molto semplice, prendete l'origine delle specie, adesso c'è online quindi potete cercare parola per parola, prendete tutte le edizioni, quelle che volete, dalla prima alla sesta, cercate l'espressione sopravvivenza del più forte, non la troverete mai, non la usa. mai, non l'ha mai usata lui quell'espressione lì e non gli piaceva. Perché non gli piaceva?

La ragione è molto semplice, adesso io ho pochi minuti quindi mi scuserete per la sintesi la ragione è questa, perché quando Darwin parla della lotta per la sopravvivenza ha in mente qualcosa di ambivalente di complesso, che ha sì, certo un lato potremmo dire gladiatorio come è quello che vi faccio vedere con questa slide certo, la natura, dice Darwin, è piena di conflitti è piena di competizione, è piena di distruzione, spreco, carestia, e questo è uno dei motivi di Cedarwin per cui è molto delicato e molto discutibile usare la natura come criterio morale, perché nella natura c'è di tutto, c'è tutto il contrario di tutto, quindi non è lì che devi cercare cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ma naturalmente c'è anche il conflitto, vedete questa è una citazione che vi ho preso, guerra tra insetto e insetto. tra tutti gli animali, si divorano tutti l'uno con l'altro, cercano di trovare ognuno vantaggio sugli altri.

E in questo modo questo è uno dei motori dell'evoluzione, senz'altro il conflitto, la competizione. Però tutti si dimenticano l'altra parte, perché Darwin tutti lo tirano per la giacchetta e non guardano mai la complessità di quello che ha detto veramente. Basta prendere qualche pagina dopo e dice, attenzione però.

Guardate che l'espressione lotta per l'esistenza è una metafora e va intesa in senso metaforico. Non vi sto dicendo che la guerra è la norma, che la guerra è giusta, che il conflitto è giusto in qualsiasi contesto voi lo vediate, perché lotta per l'esistenza vuol dire anche quello che vedete scritto qui. Questo è Ernest Eccle, che è un famoso allievo e continuatore dell'opera darwiniana.

Vedete, lotta per l'esistenza, per Eichel, l'insieme di tutte le relazioni cooperative, competitive, di collaborazione, di conflitto, tutte quante, che riguardano i rapporti tra gli organismi e gli organismi e i rapporti tra gli organismi e la natura là fuori. E guardate la sorpresa, Eichel in questo passo molto famoso, conia per la prima volta nella storia una parola che poi ha avuto molto successo, che è la parola ecologia. che nasce proprio in questo momento qui con questa frase, e guardate, l'ecologia cos'è per Eker? È lo studio di tutte le complesse relazioni alle quali Darwin fece riferimento come le condizioni della lotta per l'esistenza.

Quindi la famosa lotta per la sopravvivenza non è nient'altro che ecologia, cioè l'insieme di tutte le relazioni complesse, intrecciate, fortemente intricate, che legano tra di loro gli organismi. E poi queste relazioni sono ambivalenti, possono essere di conflitto, possono essere di simbiosi, di cooperazione, di altruismo. E allora, per farvi vedere anche l'altro lato, guardate per esempio cosa scrive poche pagine dopo Darwin, dice che piante e animali sono legati da una trama di relazioni complesse.

E c'è questo esempio molto bello, che cosa lega il gatto e il trifoglio, che sembra una frase di Gregory Bateson, dei pensatori sistemici invece, e di Darwin. E lui dice, beh, perché alcune specie di piante, quale quali il trifoglio, devono la loro sopravvivenza a alcuni insetti specifici, che sono i bombi. Perché questi contribuiscono all'impollinazione. Poi ci sono altri insetti che potrebbero svolgere la stessa funzione ma non la svolgono.

I bombi sono cacciati dalle arvicole e questa è la rivolta dei gatti. Pertanto più gatti significa meno arvicole, più bombi e dunque più piante. E guardate la frase finale, perciò è verosimile che la presenza in gran numero nei nostri prati di un felino, perché il gatto è questo, possa determinare in una regione la frequenza di certi fiori mediante l'intervento in primo luogo dei topi e poi delle api.

Più gatti, fiori, gatti e fiori sono legati insieme in un prato che potete osservare voi dietro casa. Ecco, lui ha in mente questa cosa qua, che naturalmente è molto distante dagli stereotipi che abbiamo in mente quando pensiamo alla sopravvivenza del più forte e al perfezionamento della natura. Ed è appunto per queste ragioni che Darwin, secondo me, sostiene una tesi che io trovo molto condivisibile. ma molto disattesa poi purtroppo nei molti dibattiti successivi, lui dice state attenti, la natura non è una persona, non è una di noi, non dovete attribuirle dei valori, non dovete attribuirle dei giudizi morali, nella natura, ripeto, c'è di tutto, è un insieme, vedete, di meccanismi, di leggi, e non è un modello per giudizi morali né per decidere che cosa è normale e che cosa non è normale.

La valutazione su cosa è normale e cosa non è normale è un giudizio morale, tipicamente umano, ma non dovete cercarlo dentro la natura, dovete cercarlo dentro la biologia. Proprio perché, e questa è la ragione anche questa di fondo, molto importante, che spesso si dimentica, perché il motore dell'evoluzione, e questo non è solo in Darwin, ma poi in tutta la storia del pensiero evoluzionistico, non è la diversità tra categorie, tra essenze. Per esempio non è affatto la diversità tra maschi e femmine o tra giovani e vecchi, la diversità fondamentale si gioca, dice Darwin, a livello individuale. Se c'è un elemento importante per capire la visione evoluzionistica della natura è proprio questo, che ogni individuo nasce completamente, totalmente, unicamente diverso da ogni altro. Questo è il punto di partenza su cui Darwin ha ragionato a lungo.

Il motore, il combustibile dell'evoluzione è la diversità individuale nella sua irriducibilità, dice Darwin. Non c'è un insetto uguale a un altro, non c'è un figlio, una figlia nostra che è uguale a un'altra, nemmeno i gemelli omozigoti sono uno uguale a un altro. Questo, questo elemento, è esattamente il fulcro, il nocciolo fondamentale. della spiegazione evoluzionistica.

E questa è anche una rivoluzione intellettuale, una rivoluzione culturale, perché prima di Darwin e prima del pensiero evoluzionistico la natura era proprio osservata invece in termini di categorie essenziali. La diversità prima di Darwin era incasellata in categorie quasi platoniche. L'essere un certo tipo di animale. Allora, l'essere un certo tipo di animale implicava poi che c'erano individui che erano più vicini al golden standard, cioè al vero modello di quell'animale, e altri invece poverini che erano un po' più sfortunati, un po' più lontani da questo golden standard. E quindi c'era implicita nella visione della natura uno standard di normalità, perché era legato a un'essenza legata a ciascuna specie.

Darwin è rivoluzionario da questo punto di vista. Lui dice che non esistono essenze, non esistono specie. Non esistono categorie discrete nella natura, esiste solo il singolo individuo ed è la sua diversità irriducibile qualunque essa sia il vero segreto dell'evoluzione. Secondo me questo ancora oggi è un aspetto diciamo importante da tenere presente, poi vedete la variabilità è infinita, si gioca a livello individuale e queste sono parole sue, non si troveranno mai due piante, due animali in natura che siano identici l'uno all'altro. Tra l'altro una curiosità inter...

disciplinare, una cosa molto simile la dice Leonardo, Leonardo da Vinci, l'ho scoperto di recente, poi l'ho messa come frase nel giardino della biodiversità di Padova, negli suoi appunti dove spiega il mestiere a un giovane pittore, dice guarda il segreto fondamentale per fare un paesaggio, per dipingere un paesaggio bellissimo è che tu ti renda conto di una verità fondamentale della natura, che non c'è un albero uguale a un altro, che non c'è un ramo uguale a un altro, che non c'è una foglia uguale a un altro, una volta quando avrai capito questo sarai un grande pittore. avrei capito come come dipingo io i miei paesaggi che è sostanzialmente lo stesso concetto che trovate in dar secondo seconda idea molto veloce che vi propongo ma che in realtà discende dalla dalla prima e che quella che giovanni citava prima gentilmente sulla quale ho lavorato molto un po una delle mie dei miei lavori anche specialistici è su questo perché darwin è così convinto che L'imperfezione sia la norma in natura. C'è un altro passo di Tacquini, molto bello, dove adesso non ve l'ho riportato, perché è un po' disordinato, sgrammaticato, dove Darwin dice quando io guardo il mondo là fuori, quando io studio la natura, non mi interessa la perfezione.

Perché dove c'è perfezione, dice Darwin, non c'è storia. È finito tutto. Perché se c'è stato un processo che ha portato a quella struttura ed è perfetta, vuol dire che lì non c'è più cambiamento.

Io cerco, dice Darwin, di osservare l'imperfezione, perché dove c'è imperfezione, lì c'è cambiamento, c'è possibilità di cambiamento, c'è promessa di cambiamento. E questo illustra abbastanza bene questo principio, questa idea di rimaneggiamento ha oggi acquisito una terminologia tecnica, si chiama exaptation, esattamento, è una cosa difficile, non voglio entrare in questi dettagli, ma per farla breve ve lo faccio vedere con un esempio. La natura perché è così imperfetta?

Questa è una delle ragioni fondamentali e come vedrete è una ragione positiva, c'è ragione Darwin, cioè questa imperfezione è il motore del cambiamento stesso. Ci sono in natura molti animali che sono imperfetti. L'esempio forse migliore di tutti è il panda, che tutti conoscete come simbolo del WWF, giustamente come simbolo di animale fortemente minacciato, è fortemente minacciato, quasi esclusivamente per colpa delle attività umane, perché li abbiamo sottratto, li abbiamo distrutto gran parte dell'habitat, però come una volta disse scherzosamente Stephen Jay Gould, lui non è che di suo proprio fosse un campione dell'evoluzione.

Perché? Perché il panda è una storia molto strana. Sicuramente se l'avete visto, se siete stati fortunati e l'avete visto in qualche giardino zoologico, il panda è un orso, giusto?

E come tutti gli orsi dovrebbe cibarsi di carne, e invece no. Il panda è un orso perfettamente vegetariano e anche ossessionato dal fatto che si ciba soltanto di bambù, quindi si è cercato una dieta particolarmente specializzata e ostica. E questo ha tutta una serie di ripercussioni sulla sua vita e sulla sua fisiologia, perché ovviamente il bambù ha un apporto di nutrienti molto più basso della carne e quindi lui è costretto a mangiare bambù dalla mattina alla sera, l'avrete visto, rimugina, rimugina, rimugina il suo bambù.

per tutto il giorno. Il suo stomaco, il suo intestino, non è quello di un ruminante, di un erbivore, è quello di un carnivoro. Quindi tutta la sua fisiologia dell'apparato digerente è tutto un rimaneggiamento strano per poter digerire ed espe...

digerire no, espellere la cellulosa. Ora, se vi sembra questa una soluzione fantastica dal punto di vista adattativo, evolutivo, lo lascio decidere a voi. Gould disse che è una soluzione subottimale, cioè è chiaramente un mezzo disastro. Come fai tu un orso a convertirti in vegetariano? Non è una cosa possibile.

Però ce l'ha fatta, ce l'ha fatta. Il panda, se non fossimo stati noi a devastargli tutto l'ambiente, vivrebbe tranquillamente nelle sue foreste di bambù in Cina. in Asia, perché ce l'ha fatta?

ce l'ha fatta perché non ha avuto grossi predatori, perché se oltre ad avere tutti questi problemi avesse avuto anche un predatore allora a quel punto era finito veramente non ha avuto grossi predatori se ha trovato una nicchia ecologica sostenibile, fa una vita noiosissima questo è un problema suo se l'è cavata, ok? non solo, ma perché il panda è un buon esempio del caso dell'imperfezione perché Nell'imperfezione, ecco perché Darwin ha ragione, devi guardare dentro l'imperfezione, perché nell'imperfezione trovi l'innovazione, trovi la capacità di cambiamento. Il panda, tra i suoi 3.000 problemi, ce n'aveva anche uno meccanico, potremmo dire.

Voi provate a prendere un orso e la zampona di un orso e a fargli afferrare un bambù. Non ce la farà mai, giusto? Provateci. Anzi, non provateci perché è pericoloso.

Cioè, immaginatevelo, ok? Quindi con la zampa di un orso non potrai mai prendere un bambù e avvicinartelo alla bocca, giusto? E quindi come ha fatto il panda? Beh, ha fatto l'evoluzione, non lui ovviamente, non è una cosa lamarchiana perché è stato un lungo processo, ha trovato una soluzione molto ingegnosa che è quella di farsi crescere in modo eccessivo un ossicino del polso, che abbiamo tutti, è quello che ci fa fare questa nocca qui sotto il polso, qua sotto, qui sotto il palmo, si chiama sesamoide radiale.

Il panda lo ha trasformato in un sesto dito. Il panda ha sei dita, lo sapevate? In realtà non sono sei, sono cinque dita più un sesto pollice. Falso pollice viene chiamato perché non è proprio un pollice, perché poi lui il pollice suo ce l'ha. Però se fatto questo sesto dito, che gli permette, lo vedete qui in questa immagine qua, lui praticamente con le altre cinque chiude la zampona e col sesto riesce a prendere il bambù e a portarselo alla bocca.

Anche qui non è il massimo dell'ingegneria meccanica, però ce la fa, riesce a prendere il bambù e a portarselo alla bocca. Ora, questo meccanismo che vi ho appena detto, che è questo rosso che vedete qui, questo è il sesamoide radiale che si sviluppa, gli permette, vedete, questo falso pollice, gli permette di mettersi il bambù in questo modo, vedete che lui lo fa passare tra il falso pollice e le cinque dita, qua riuscite a vederlo, qui a sinistra. Questa è un'exaptation, cioè cosa ha fatto la selezione naturale. e non solo lei, tanti altri fattori, ha preso una struttura che c'era già e che era un pezzo del polso e che serviva per l'articolazione del polso e gli ha dato una nuova funzione, lo ha cooptato per fargli fare qualcosa d'altro, cioè per la presa, per la meccanica della mano, cioè una funzione completamente diversa. Questa cosa qua, questa cooptazione funzionale, è l'exaptation, è il riutilizzo creativo.

di strutture già a disposizione per svolgere funzioni completamente nuove. E vedete che l'imperfezione è chiara qui, nel senso che la soluzione non è ottimale. L'importante è che funzioni fino a prova contraria ovviamente, cioè fino a che non cambiano di nuovo le condizioni. Ulteriore stranezza, ma non c'è tempo, ma ne parliamo un'altra volta, vi fa vedere come la natura è veramente complessa e reticolare. Siccome la codifica genetica per il sesamoide radiale è simmetrica a quella del piede, e la selezione ha lavorato sul gene, lo stesso gene, il panda ha un sesto pollice anche nel piede, che non gli serve assolutamente a niente.

Perché ci abbiamo cercato in tutti i modi, quello veramente non serve a niente. Quindi lui ha sei dita anche nel piede, ma è soltanto una simmetria di sviluppo genetica. Il che vi dice un'altra cosa, sulla quale poi chiudo, quando vi dicono che in natura tutto serve a qualcosa, guardate che... Vi assicuro, non è così.

La natura è piena di cose inutili. La natura, dice Darwin, gronda di inutilità. Perché gronda di inutilità? Per la ragione del panda. Perché tu magari hai un cambiamento in un punto che ha una simmetria da un'altra parte.

L'effetto collaterale non serve a niente. C'è perché ha un corrispettivo da qualche altra parte. Quindi il risultato è che gli organismi sono pieni di cose che non servono a niente. E questo, quando lo disse Darwin, nessuno lo prese sul serio.

Oggi, che conosciamo bene la genetica e la fisiologia di molti organismi molto meglio, abbiamo scoperto che aveva proprio ragione. Quindi quando vedete quei documentari, dove vi dicono, guardate questo ecosistema, tutto è perfetto, tutto serve a qualcosa, il predatore fa il suo mestiere, la preda fa il suo mestiere, e tutto è in equilibrio, sospettate. Perché invece qualsiasi ecosistema vitale è in disequilibrio, è un pasticcio, succedono cose. Ci sono momenti di disadattamento, perché altrimenti se fosse, provate, il concetto è semplice, se fosse veramente in equilibrio sarebbe morto.

La cosa fondamentale che si impara subito in biologia è che equilibrio è uguale morte. Dove c'è vita c'è disequilibrio, non c'è cambiamento, non c'è vita. L'exaptation, ripeto, vale per il panda ma vale per tantissimi altri organismi.

È un fenomeno estremamente diffuso. Diciamo che è veramente molto più diffuso forse che non gli stessi adattamenti e può essere anche comportamentale. Questo per esempio è l'airone nero africano, che è uno degli esempi più belli di exaptation. Ve lo dico in 30 secondi, usa le ali per pescare, che è una cosa fantastica, le ali servono per tutt'altro, servono per volare e tra l'altro non si sono evolute per volare ma sono loro stesse un esempio di exaptation, perché le ali si sono sviluppate per la termoregolazione, cioè per proteggere, per mantenere il calore corporeo, poi sono state cooptate, sono diventate le ali.

Nell'airone nero le ali sono diventate invece un modo per pescare perché lui ha imparato a fare un cono d'ombra nell'acqua in certi momenti del giorno, perché facendo un cono d'ombra nell'acqua vede con un balucicchio per un effetto della luce i pesci che entrano dentro il cono d'ombra e a quel punto li becca tutti e se li mangia. Poi la cosa fantastica è che perversamente ci sono... altri predatori pesci di quei pesci di che si mettono tutti fuori e spingono gli altri pesci dentro il cono d'ombra dell'airone nero così c'è una cooperazione tra predatori e poverini le prede i pesciolini vengono tutti divorati questo è un esempio di riutilizzo comportamentale di una struttura che serviva per tutt'altro anche questo è molto presente in natura questo ve l'ho già detto diciamo è la terminologia tecnica quindi oggi si dice che sostanzialmente la natura ha adattamenti quando una struttura è si è evoluta per la funzione che svolge oggi, ma nella stragrande maggioranza dei casi in natura sono exaptation, cioè sono strutture nate per tutt'alte ragioni e poi rimaneggiate, riutilizzate alla bisogna per fare tutt'altro.

E qui anche questo solo per farvi vedere un po' il concetto, quindi in natura esistono adattamenti normali, quelli che abbiamo studiato tutti a scuola, darwiniani classici, poi esistono invece cooptazioni come quelle dell'aerone nero che vi ho raccontato adesso, del p... panda, cioè tu hai una struttura che ce l'hai già, ce l'hai già perché si è evoluta per altre funzioni e economicamente la riutilizzi per fare cose nuove e poi c'è un'altra sorpresa che è quella sulla quale abbiamo lavorato noi con il nostro gruppo di ricerca, qualche volta esistono addirittura degli exaptation a partire da strutture che originariamente non servivano a niente, cioè ridondanze, cose in più. che si sono sviluppate, ripeto, per quei meccanismi che vi dicevo prima, tipo il pollice, l'alluce del piede, l'alluce del panda, e che poi però qualche volta vengono ingegnosamente, imprevedibilmente, riutilizzate e diventano fondamentali, diventano utili.

Questo è un esempio che c'è già in Darwin, e finisco proprio su questo, e vi faccio poi qualche velocissimo carrellata di esempi, solo molto all'impronta. Darwin, nell'origine delle specie, dice una cosa. che butta lì in un punto soltanto e che abbiamo riscoperto un secolo e mezzo dopo perché è un'intuizione geniale. Lui dice, sempre se la prende con quelli che guardano la natura in modo funzionalista e pretendono sempre di che tutto serva a qualcosa e che tutto quello che tu vedi in natura debba essere utile, efficiente, ottimizzato. Non è così.

Vi faccio un esempio. Dice, le suture nel cranio dei giovani mammiferi. Poi sapete che tutti noi per poter nascere abbiamo bisogno, quando siamo proprio nascituri, abbiamo bisogno di un cranio che sia flessibile per passare nel canale del parto. Abbiamo bisogno che si muova, che sia flessibile, che sia plastico, altrimenti non ce la si può fare.

Sapete tutti, anche quella è vuoi che imperfezione. Il canale del parto ha avuto tutta una serie di evoluzioni per cui il parto nei mammiferi, soprattutto Homo sapiens, è doloroso, è imperfetto decisamente. Questa flessibilità del cranio almeno lo rende, diciamo, possibile dal punto di vista meccanico. Allora Darwin dice, beh, a questo punto uno potrebbe dire, a cosa servono le suture del cranio dei mammiferi?

Perché servono affinché il cranio del cucciolo umano passi attraverso il canale del parto della sua mamma. E invece no, sarebbe un elore clamoroso. Perché?

Perché si scopre che le suture del cranio ce l'hanno anche gli uccelli e i rettili. i quali non devono nascere da un canale del parto, ma devono soltanto rompere un uovo rotto, cosa che di solito non fanno con la testa, ma fanno con gli arti. Quindi, dice Darwin, questo è molto sorprendente. Perché le strutture del cranio ce le hanno anche gli uccelli rettili?

Allora, lui è un evoluzionista, sa che uccelli rettili e mammiferi hanno avuto un antrenato comune molto antico, se ne accorge, è lui che ha inventato questa visione ad albero, e allora giustamente dice, beh, le strutture del cranio c'erano già prima. C'erano già nell'antenato comune con gli uccelli rettili, poi nei mammiferi sono state riutilizzate e implementate per la nascita, per il canale del parto. Quindi non è vero che le strutture del cranio si sono evolute per il parto nei mammiferi, ma c'erano già come una ridondanza, come un effetto di sviluppo e poi sono state riutilizzate. Anche questo è exaptation, ma con la differenza importante che qui la cooptazione, l'ingaggio, è a partire da qualcosa che non serviva prima. cioè che non aveva una funzione, e il che dimostra ancora una volta appunto che non tutto serve in natura, e Darwin già da piccolo, già da giovane, vedete, se ne era accorto, no?

La natura non ha a che fare con la perfezione ma con l'imperfezione, non ha a che fare con l'inferiore e superiore, ha a che fare con la diversità, e con la diversità individuale. Allora, solo per farvi vedere quanto aveva ragione, prendete questa è una frase di un grandissimo genetista, di Harvard, Richard Lewontin dice che non è affatto vero che ogni parte svolga una funzione, molte parti degli organismi sono conseguenze di altre modificazioni, e guardate la conclusione che a me piace, soltanto la convinzione quasi religiosa del fatto che tutto il mondo abbia uno scopo può spingerci a cercare una spiegazione funzionale delle impronte digitali, o del mento per esempio, è da un secolo e mezzo che cerchiamo di capire cosa diavolo serve il mento, e il mento... potrebbe essere evoluto per ospitare il pizzetto, come nel mio caso, come disse Livonti facendomi un favore, in realtà no, il mento non serve a niente, il mento è un effetto collaterale della modificazione della faccia, dello schiacciamento della faccia umana, che ha portato a questa protrusione in avanti del mento, quindi il mento non serve a niente, banalmente.

Oggi abbiamo imparato che si può anche rispondere così, è un effetto strutturale, è un effetto collaterale di altri cambiamenti, questo per quanto riguarda la fisiologia, se non vi basta guardate dentro il genoma, Questo è uno dei più grandi esperti oggi di genoma umano, è quello che sta facendo l'enciclopedia di tutti gli elementi del trascrittoma umano, che è un'opera ciclopica che andrà avanti per decenni. E quando uno gli ha chiesto, senti ma tu che stai andando a guardare dentro, stai facendo tutto il catalogo, scegli una metafora per indicare cos'è il genoma umano, beh, è una giungla, una foresta fitta, una muraglia di elementi alla quale bisogna aprirsi il passaggio. Cerchi di squarciare la via da una parte e ti rendi conto che sei perso da un'altra parte. È abbastanza facile sentirsi perduti lì dentro.

Ragione principale di questo è che il genoma è pieno di strutture che non codificano niente, che non hanno nessuna apparente funzione, che probabilmente non ce l'hanno e probabilmente quasi, pensate, il 70% del nostro genoma è fatto di sequenze ripetute ridondanti. Eppure quello è uno dei sistemi biologici più potenti, più evolutivi, più evolvibili. che la natura abbia mai inventato ed è estremamente ridondante.

Questa è soltanto un'applicazione, potete farla se volete a casa. Prendete una cipolla, la guardate negli occhi, così piangete tra l'altro, ma oltre che a piangere, vi rendete conto del famoso test della cipolla che il mio amico Ryan Gregory ha proposto qualche tempo fa, che il succo è, se pensate che tutto in natura serva a qualcosa, compresa qualsiasi elemento del vostro genoma, chiedetevi perché la cipolla ha un genoma 5 volte più grande del vostro. Se potete rispondere che la cipolla è 5 volte più intelligente di noi, che è 5 volte più complessa di noi, che è 5 volte più, che ne so, perfetta di noi, cercatevi tutte le risposte, la risposta non c'è, il genoma della cipolla è imperfetto, è ridondante, c'è dentro troppa roba, quindi è un problema suo, non è un problema nostro, ma vi fa capire ancora una volta quanto sia banale, sbagliata questa idea che tutto serve a qualcosa e che se nel genoma c'è tanta roba, vuol dire che l'organismo è molto complesso.

Adesso con tutto rispetto per la cipolla, però chiaramente questo non è il caso. Ultimo esempio, vi ho citato il genoma, estremamente ridondante. Qual è l'altro sistema molto ridondante che ha avuto un grande successo in natura?

Il cervello. Se voi andate a guardare dentro il cervello umano, ma non soltanto umano, il segreto qual è? È la plasticità. Il cervello umano, noi lo stiamo scoprendo sempre di più oggi, è estremamente plastico e deve il suo successo proprio al fatto che più e più volte ha preso parti che si erano evolute per tutt'alte ragioni e li ha convertite opportunisticamente, ma anche in modo imperfetto, per fare tutt'altro.

Così noi oggi leggiamo e scriviamo con un cervello che non si è evoluto per leggere e scrivere, visto che è un comportamento estremamente recente. Però siamo capaci di farlo. Con lo stesso cervello che avevamo 200.000 anni fa, oggi guidiamo un'astronave.

Com'è possibile questo? Perché è un sistema con grande plasticità, con grande evolvibilità. E affinché tu abbia un sistema così plastico, devono esserci dentro un sacco di cose che non servono a niente in un dato momento.

Deve avere molto gioco quel sistema, deve essere plastico. e deve essere capace di riutilizzare una struttura per funzioni nuove, cosa che sappiamo oggi essere possibile addirittura nella storia della vita di una persona, non soltanto nella rivoluzione che richiede migliaia di generazioni, ma oggi abbiamo scoperto che il cervello umano ha delle capacità di recupero e di plasticità insospettate. Perché? Perché questa è la ricchezza evolutiva, ancora una volta.

Questo è uno dei più grandi esperti di questa storia, che è François Jacob, grandissimo genetista, premio Nobel per la medicina alla fine degli anni Sessanta, per le sue scoperte sull'operone, e vedete, lui quando riflette sul cervello, io guardo il cervello umano e vedo la formazione di una neocorteccia dominante, molto recente, però che si tiene insieme con un antico sistema nervoso e ormonale. Sapete che il nostro cervello è pieno di parti vecchie e di parti nuove che si sono intrecciate nel corso dell'evoluzione. In parte rimasti tono, in parte sotto la tutela della corteccia, tutto questo processo evolutivo somiglia molto al bricolage. Lui usò questa espressione molto bella.

L'evoluzione non è un ingegnere che ha in mente un modello e arriva a quel modello, è un bricoleur che ha a disposizione del materiale e quel materiale cerca di usarlo nel modo più intelligente possibile, nel modo più opportunista possibile. Non arriverà mai alla perfezione, ma funziona. E il nostro cervello, anche il cervello umano, è... Uno straordinario esempio proprio di imperfezione che ha funzionato un sacco. E quindi chiudo soltanto facendovi vedere questa immagine, dove vedete qui la crescita del cervello che comincia due milioni e mezzo di anni fa, quello citato prima da Jacob, ma soprattutto vedete il bipedismo, un'altra invenzione estremamente imperfetta.

Chi ce l'ha fatto fare a diventare bipedi? Mal di schiena, piedi piatti, c'è di tutto, no? Abbiamo un elenco intero di curve spinali, lascogliose, c'è un elenco di decine di problemi dovuti al fatto che noi abbiamo una struttura da quadrupedi, come i nostri antenati comuni vissuti 6 milioni di anni fa, ma ci siamo tirati su, con tutto il peso che cade tutto al centro giù in verticale, peso non indifferente. Anche questo è un rimaneggiamento, è chiaro che ci ha dato un sacco di vantaggi, ovviamente, altrimenti non avremmo avuto tutto questo successo, ma ha un prezzo, ha un costo.

questo costo si chiama imperfezione, anche in questo caso. Quindi vedete che tutta questa storia, il bipedismo, lo sviluppo del cervello, la neotenia, il linguaggio, potrei fare molti altri esempi ma non c'è tempo, sono basati sull'imperfezione e sul far frutto e far tesoro dell'imperfezione. E poi aggiungo, vedete, Homo sapiens è qua, noi siamo questo piccolo ramoscello qua in alto e vedete che noi siamo, non siamo nemmeno noi Homo sapiens, l'apice di una storia di progresso. Ma siamo un piccolo ramoscello collaterale venuto fuori 200.000 anni fa, 200 millenni fa, cioè l'altro ieri, in Africa, l'altro ieri, perché fate il calcolo di quante generazioni, sono 8.000 generazioni, ok? Io, mio nonno, mio nonno di mio nonno di mio nonno, 8.000 volte già non c'è più la specie umana, quindi siamo giovanissimi, no?

Siamo una specie molto recente, piena di imperfezioni e l'essere umani, come siamo noi, non era l'unico necessario, ma ce ne sono stati tanti altri. altrettanto imperfetti ma funzionanti quanto il nostro e pensate un fatto interessante oggi nessuno scienziato sa dirvi perché siamo rimasti solo noi qua e non ha avuto invece successo qualcun altro è uno di quei punti di domanda i quali non sappiamo ancora rispondere il bello della scienza che sono più le cose che non sa di quelle che sa però sicuramente l'imperfezione ha un ruolo anche in qui in questo è il mio sospetto è che Homo sapiens tra tutte le altre non sia quello più perfetto, come banalmente, no, siamo rimasti soli perché abbiamo fatto fuori gli altri perché eravamo più bravi degli altri, no. Quello che viene fuori oggi da molti dati è che in realtà Homo sapiens deve il suo successo e anche il fatto di essere rimasto da solo perché è quello che ha saputo, come dire, far tesoro meglio degli altri della propria umana imperfezione.

E chiudo su questo.