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Analisi della Commedia Punitore sé stesso Terenzio

Cari amici, immaginate i romani di un tempo andare al teatro per assistere ad una commedia dal titolo E autontimo rumenos, una parola greca, quindi per loro straniera, che anche nel suo significato doveva suonare inquietante, il punitore di se stesso. Che vorrà mai dire, si saranno chiesti gli antichi spettatori, e probabilmente se lo starà chiedendo anche qualcuno di voi. Andiamo perciò a svelarlo, ma prima voglio subito anticiparvi che questa commedia fra le sei che Terenzio ha composto è quella che ha l'onore di custodire una delle massime più famose di tutta la letteratura mondiale. Homo sum, umani nil, ame alienum, puto. Sono un uomo, nulla di ciò che è umano considero estraneo a me. E questo è il fulcro dell'ideale dell'humanitas propugnato appunto da Terenzio e dal circolo scipionico a cui ho dedicato un video a parte, ne state vedendo il link in alto. Oggi vedremo quindi in che modo tale ideale viene declinato dai personaggi di questa splendida commedia. La trama, che è parecchio complicata e come spesso negli intrecci di Terenzio, i personaggi risultano raddoppiati come a specchio. E questo è il motivo che mi ha ispirato l'immagine di copertina. L'autore dispone gli otto personaggi principali come in una scacchiera. Due vecchi padri con i due rispettivi figli, due giovani ragazze, due servi. I nomi, come leggete, sono greci trattandosi di una... pagliata, come già sapete i protagonisti, i personaggi sono greci, greca è l'ambientazione e greco è anche il modello originale a cui l'autore sia ispirato, precisamente una commedia di Menandro. Uno dei due Senes è proprio colui che dà il nome alla commedia, il punitore di se stesso, il vecchio Menedemo, l'altro è il suo vicino Cremete e la scena si apre proprio con quest'ultimo che esce di casa ed incontra Menedemo che si affanna a zappare il suo campo. Lavori troppo, gli dice, che cosa pretendi da te? Hai 60 anni e stai sempre lì a zappare, ad arare, a trasportare cose. Non ti riposi un attimo e non pensi alla tua salute. E Menedemo gli risponde seccato, hai tanto tempo da perdere, fatti gli affari tuoi che quelli degli altri non ti riguardano. Ed ecco che qui a pochi versi dall'inizio della commedia Terenzio fa pronunciare a cremete le famose parole che vi ho citato prima. È qui che ti sbagli, gli risponde, mi riguardano e come gli affari tuoi, perché sono un uomo e nulla di ciò che è umano mi è estraneo. Vi spiegherò più avanti il significato morale di queste celeberrime parole, ma adesso andiamo avanti con la trama e spieghiamo perché il vecchio Menedemo. si dà tanta pena. Suo figlio è scappato di casa, se n'è andato in Asia, occhio che quando i greci dicevano Asia intendevano Asia minore, cioè le coste dell'attuale Turchia, quindi non così lontano. Il motivo, malgrado un'educazione rigida da parte di questo padre severissimo, se è andato ad innamorare di una poverina senza arte né parte di nome Antifila e se la vorrebbe sposare. E tanto per peggiorare le cose non ha detto nulla al padre. padre, il quale quando l'ha scoperto si è infuriato, inducendo nel giovane il proposito di allontanarsi da casa. Menedemo allora, compreso il suo torto e disperato per la perdita del figlio, si chiude in se stesso, in una sorta di autolesionismo, ed ecco appunto il punitore di se stesso. Io mi punirò per il male che gli ho fatto, faticherò fino a sfinirmi, risparmirò, guadagnerò e tutto questo lo farò solo per lui. Non ho diritto ad alcuna gioia finché lui non sarà tornato a casa sano e salvo. Beh, la sua psicologia ricorda senz'altro qualcuno di quei personaggi di Dostoievski o di Grazia Deledda e non a caso il teatro di Terenzio, come vi ho già spiegato nel video che ho dedicato a quest'autore, è stato definito moderno dramma borghese. Ma buone notizie per Menedemo. Proprio mentre i due vecchi stanno avendo questa conversazione, Clinia... Il figlio torna dall'Asia e va a nascondersi proprio in casa di Cremete, il cui figlio, Clitifone, è suo amico. Ora questo ragazzo, al contrario di Clinia, ha avuto un'educazione blanda e un padre morbido e tollerante. È l'orgoglio del genitore, il quale però non sospetta. che in realtà gli è venuto su uno scapestrato, ha perso la testa per una prostituta, Bacchide, tipico nome di Mere Trix nella commedia latina, con la quale però vuole solo divertirsi, quindi niente sentimenti di mezzo. E per divertirsi con una prostituta ci vogliono i soldi, naturalmente quelli del padre. Insomma il ragazzotto sta un po'inguaiato. Comunque Clinia, come ho detto, è tornato sano e salvo, è ancora terrorizzato dal padre, infatti si guarda bene dall'andare a casa propria e in più ha anche paura che nel frattempo Antifila lo abbia dimenticato. Ma ecco che arriva Cremete, trova Clinia a casa sua, tutto gli viene spiegato e allora felice e contento per il suo vicino decide di recarsi nuovamente da lui per dargli la buona novella del figlio al prodigo. Ora siamo all'inizio della atto terzo. Considerate che la commedia ne ha cinque, quindi come è stato notato dagli studiosi, dopo appena due atti, con il pentimento del padre e il ritorno del figlio, il nucleo centrale della trama sembra risolto. Una particolarità strutturale molto interessante di questa commedia dal punto di vista drammaturgico. E infatti da questo punto in poi la trama, la vicenda, compie una virata e prende tutt'altro. altra direzione. Ve la sintetizzo in maniera veramente estrema anche perché ciò che conta e a cui voglio presto arrivare è il messaggio morale, il significato di questa commedia. Dunque entra in scena lo schiavo Siro che però, come vi ho già spiegato altrove in Terenzio, non è certo quel personaggio scoppiettante che abbiamo imparato a conoscere nelle commedie di Plauto. Comunque questo Siro comincia a tramare per fare in modo che da un lato Clinia, possa sposare Antifila e dall'altro Clitifone possa trovare i soldi per divertirsi con Bacchide. Ora l'inganno, ma non entro troppo nel dettaglio, consisterà in uno scambio di persona, un topos della commedia antica. Bacchide, la prostituta, verrà portata a casa di Clinia per far credere al padre Menedemo che sia lei l'amica del figlio, mentre Antifila sarà portata a casa di Cremè. E già che Antifila si trova a casa di Cremete, colpo di scena. L'annizio, il riconoscimento, un altro topos della commedia antica. Antifila, la poverina, è figlia di Cremete. Lo scopre la madre sostrata grazie al solito anello. E vi spiegherò alla fine del video come mai i genitori si fossero persi una figlia per strada. Cremete scopre la tresca fra suo figlio e la prostituta e va su tutte le furie. A questo punto i ruoli si invertono. Menedemo le autontimo rumenos rinsavito cerca di farlo ragionare usando gli stessi argomenti che Cremete aveva usato con lui all'inizio. Vedete ancora situazioni doppie, speculari o invertite. Lieto fine ma con qualche nuvoletta. Non sono certo i finali scoppiettanti di Plauto. Clinia e Antifila si sposano, quindi il topos del matrimonio finale è rispettato. Cremete perdona il figlio che però non avrà ottenuto. il suo scopo e seppure a malincuore promette di mettere la testa a posto e di sposare una ragazza costumata e adatta a lui. Gli attori si rivolgono al pubblico e gli chiedono il consueto plaudito. Il messaggio morale di questa commedia composta complessa ed attualissima, certo molto più bella ad essere letta in integrale o a vedersi al teatro, meglio ancora se ne avete l'occasione, ruota attorno a tre nuclei tematici fondamentali. La comunicazione tra esseri umani e la reciproca comprensione, i rapporti tra padri e figli, i metodi educativi. Tre temi carissimi a Terenzio che non a caso ritroviamo anche al altrove, sto pensando per esempio agli Adelfe, la commedia dei due fratelli, e attraverso i quali, sempre non a caso, si veniva modellando in quei decenni il nuovo ideale dell'Humanitas. Sentite infatti cosa dice Cremete durante il dialogo iniziale tra i due vecchi che vi ho più volte citato e che contiene il nucleo morale della commedia. Tutto questo, sta parlando della fuga di Clinia e dei dissapori tra padre e figlio a accade quando non c'è confidenza tra gli uomini. Tu non hai mai fatto capire a tuo figlio quanto lui fosse importante per te e lui non si è mai confidato, come si deve fare con un padre. Comprensione e comunicazione, questo è il modo in cui l'ideale dell'humanitas viene declinato in questa commessa. aprirsi all'altro da sé, non chiudersi nel proprio piccolo, ma cercare di comprendere l'animo altrui e anche permettere agli altri di comprendere il proprio. Come? Attraverso la comunicazione e quindi la confidenza, una parola dalla bella etimologia in quanto racchiude il termine fides, cioè fiducia. E questo è il vero senso del celebre Homo Sum, non è sufficientemente fides. umano reagire all'altro rispondendo fatti gli affari tuoi. E infatti l'umano cremete non si fa abbattere dall'iniziale ritrosia del vicino, insiste finché non ottiene la sua confidenza. Altrettanto intrisa di Humanitas è la tematica dei metodi educativi. Eterno è il dibattito su cosa sia meglio essere genitori rigidi o accondiscendenti. Alla luce della trama sembra che Terenzio risponda nel primo senso. Clinia, figlio del severo Menedemo, è un ragazzo giudizioso, di sani principi e di buoni sentimenti. Lui è sinceramente innamorato di Antifila e la vorrebbe sposare. Al contrario, Clitifone, figlio del tollerante Cremete, è uno scapestrato, impulsivo e dedito ai piaceri sensuali. Si direbbe quindi nelle dinamiche familiari sia andato come doveva andare. Eppure non possiamo negarlo, la commedia è incentrata proprio su un problema di rapporti tra padre e figlio, qualcosa non è andato nel verso giusto, quindi qual è il duplice errore dei due genitori? Intanto non aver saputo comprendere, ricordate, chi realmente stavano allevando, sia in senso positivo nel caso di Menedemo con sia in senso negativo nel caso di Cremete con Clitifone e poi essere stati troppo, troppo severi, troppo accondiscendenti. E dunque sempre alla luce della vicenda possiamo concludere che la corretta pedagogia sia questa, giustamente severi ma comprensivi quando occorre. Un'ultima osservazione prima di chiudere che mi darà anche modo di spiegarvi come vi avevo promesso perché avesse perso per strada una figlia. C'è in questa commedia un frequente riferimento al patrimonio e al buon uso del patrimonio che, come hanno notato gli studiosi, testimonia il formarsi proprio in quel periodo storico, ricordate siamo in pieno secondo secolo avanti Cristo, di un'etica della ricchezza. È lo spreco di denaro per la prostituta che fa infuriare Cremete. L'ossessione autopunitiva di Menedemo si esprime nel guadagnare, nel risparmiare per il figlio e una motivazione economica si cela anche dietro la sparizione di Antifila. Dopo la sua nascita Cremete aveva ordinato alla moglie sostrata di ucciderla, come il diritto romano consentiva di fare al pater familias. che non volesse una figlia femmina per non essere costretto a spendere i soldi per la dote. La madre non aveva il diritto di disobbedire al pater familias e allora, a sua insaputa, mossa da un sentimento di umana pietà, decide di esporre la bambina, ma con un anello, che anni dopo avrebbe permesso di riconoscerla. A noi lettori di oggi può sembrare raccapricciante e anche contraddittorio che... proprio il cremete dell'Humanitas si sia potuto macchiare di un tale gesto, ma come vi dico sempre è un grosso errore critico e storico valutare l'antico con le categorie moderne. Bene, io mi fermo qui, vi ricordo di consultare la mia playlist sulla storia del teatro latino dove potete trovare tanti altri bei video su Terenzio Plauto e su tutta la commedia e la tragedia latina. E andate al teatro!