L'antica Roma, una delle più grandi superpotenze della storia, la sua eredità continua a plasmare le nostre vite. Per quasi mille anni i romani hanno dominato il mondo conosciuto. Il loro fu un impero straordinario che inaugurò un periodo di prosperità e stabilità senza precedenti, ma che fu anche segnato da un'epoca in cui la vita di un uomo era un'epoca di un'epoca.
dalla violenza e dall'oppressione. L'irresistibile ascesa di Roma non fu qualcosa di inevitabile. La sua storia epica fu spesso decisa da alcuni singoli episodi cruciali. In questa serie analizzerò otto giorni chiave che, secondo me, aiutano a capire lo strepitoso successo di questa civiltà.
Per comprendere pienamente la portata di questi otto giorni, viaggerò attraverso il mondo romano. Sono incredibilmente fortunata a poter accedere a questo sito archeologico. Esaminerò reperti straordinari.
Oggi certe medagliette le metteremo al nostro cane. Questa invece quasi certamente veniva portata da un essere umano. E indagherò su quanto fosse complesso essere un cittadino romano. In questo giorno d'estate del 73 avanti Cristo, un gruppo di schiavi si dà alla fuga.
Siamo liberi! E sfida la potenza romana. Gli schiavi sono guidati da uno dei nomi più leggendari della storia.
Come ti chiami? Il mio nome è Spartaco. Il primo nucleo di Roma è solo un piccolo modesto villaggio sulle rive del fiume Tevere, ma crescerà fino a diventare la città dominatrice del mondo antico.
A partire dal VI secolo si impone progressivamente come la potenza egemone della penisola italiana. Poi, dopo la vittoria su Cartagine nella battaglia di Zama del 202 a.C., diventa una superpotenza mediterranea. ma milioni di persone pagano a caro prezzo l'espansione romana.
Le vittorie militari non fruttarono soltanto conquiste territoriali e bottini di guerra, ma anche schiavi. Nel Nel primo secolo a.C. Roma ne impiegò all'incirca un milione e mezzo. E dunque, all'epoca, una persona su cinque tra quelle che circolavano in strada era proprietà di qualcuno. La stragrande maggioranza di queste donne e uomini veniva trattata con brutale violenza.
Lo stesso successo di Roma creò un problema. Con le conquiste aumentarono gli schiavi e le terre da fargli lavorare. Ma, come dicevano gli stessi romani, abbiamo tanti nemici quanti sono i nostri servi. Sapevano che gli schiavi erano potenziali rivoltosi e un giorno del 73 a.C.
le loro peggiori paure si materializzarono. Qui a Capua, 190 chilometri a sud-est di Roma, un uomo, Spartaco, guidò un gruppo di gladiatori, schiavi perfettamente addestrati nell'uso delle armi, in un disperato tentativo di evasione. Quella che apparve come una missione suicida si trasformò in una rivolta di massa e provocò in Roma una profondissima crisi.
A mio avviso questo fu un giorno cruciale, perché destabilizzò la Roma repubblicana. Inoltre ci mostra dal punto di vista pratico, fisico e psicologico, in che modo essa esercitava il suo potere. Voglio indagare sugli eventi innescati dalla fuga di Spartaco nel giorno in cui nacque la sua leggenda, perché ritengo che ci aiutino a capire molte cose di Roma. Una civiltà in cui coesistevano una straordinaria ricchezza è un'oppressione abietta.
Una repubblica governata da politici eletti, che terrorizzati dal divampare della ribellione, non esitarono a offrire un potere senza precedenti a un solo uomo, l'ambizioso Patrizio, che promise di sconfiggere i rivoltosi. Un cupo presagio della futura trasformazione della Repubblica Romana in dittatura. Questa nostra storia comincia qui, a più di mille chilometri di distanza, in quella che un tempo era la Tracia, nell'Europa sudorientale. Nel 100 a.C. la Tracia segnava il limite estremo delle conquiste romane verso Oriente e, secondo lo storico Appiano, fu anche la terra natale di Spartaco.
I traci erano un popolo dalla lunga, fiera tradizione guerresca. Esiste anzi la possibilità che il nome Spartaco fosse la latinizzazione di una parola a trace, Sparadacos, famoso per la sua lancia. Ma secondo Appiano, all'inizio Spartaco non sta combattendo contro i Romani, ma a loro fianco, forse come una sorta di mercenario.
Mike Lodes è un esperto di guerra antica. Perché i romani avevano bisogno di mercenari? Roma aveva adottato questa strategia intelligente.
Man mano che aumentava le sue conquiste, reclutava truppe tra i popoli che aveva sconfitto. Assorbiva interi reparti speciali come i frombolieri, gli arcieri e, soprattutto, la cavalleria pesante. E come mai ricorrivano tanto spesso ai traci?
Erano tra i migliori combattenti a cavallo in Europa. Si raccontava che che un cavaliere trace avesse affiancato un romano al galoppo e con un fendente della sua spada fosse riuscito a decapitarlo. Erano soldati molto temuti.
Come ha fatto Spartaco, che forse era stato un mercenario, a cadere in disgrazia al punto da essere ridotto in schiavitù? Possiamo fare solo delle congetture. I motivi possono essere molteplici. Forse era piuttosto indisciplinato e aveva mancato di rispetto ai suoi superiori. Forse aveva disobbedito a degli ordini.
Chi può saperlo? Quel che è sicuro è che a un certo punto... cadde in disgrazia e venne ridotto in schiavitù.
Pensa, quello che forse un tempo era stato un cavaliere trace di alto rango, era finito in catene. Davvero una brutta fine. Qualunque fosse la sua colpa, Spartaco venne venduto come schiavo e a quel punto cominciò la sua discesa all'inferno.
Fermi! Fermi! In piedi! E'ostinato il bastardo! Se cerchi i guai li hai trovati!
In piedi! In piedi! O sarai responsabile della morte del tuo amico?
Poi ammazzerò anche te. Come ti chiami, schiavo? Spartaco.
Parla a voce alta! Il mio nome è Spartacus! Sai a chi appartengono queste terre?
Sai che ti aspetta alla fine della strada? Roma, il tuo destino! I romani portarono Spartaco nel cuore della penisola. Portarono con sé l'uomo che un giorno avrebbe guidato contro di loro la rivolta. In quanto schiavo, Spartaco si collocava in fondo alla rigida scala gerarchica della società romana.
Ma per chi era in cima a quella scala, la vita poteva essere molto piacevole. Chi lavorava da schiavo presso una famiglia abbiente doveva essere ben consapevole della disparità tra ricchi e poveri, tra schiavi e uomini liberi. Alcuni tra i romani più ricchi possedevano almeno 20 case, ville decorate da splendidi affreschi simili a questo.
Gli affreschi sulle pareti di questo triclinio celebravano i frutti del successo. Perciò bisogna immaginare uomini e donne monnemente adagiati, imboccati, serviti e riveriti dai loro schiavi ogni giorno della loro vita. Quello che forse per noi è più difficile da capire è che la società romana considerava la schiavitù parte dell'ordine naturale delle cose.
Esisteva la possibilità di ottenere la libertà e gli schiavi affrancati potevano farsi strada nella vita, ma per la stragrande maggioranza di loro la vita era decisamente dura. C'è un luogo che ci aiuta a immaginare la vita quotidiana degli schiavi romani. Pompei. Nel 79 d.C., durante la celebre eruzione del Vesuvio, venne sepolta sotto una coltre di materiali piroclastici. Così, questa città rimase come sospesa nel tempo.
Spesso gli schiavi lavoravano e vivevano in piccole botteghe come questa. Si tratta di una lavanderia. E forse passavano le loro giornate calpestando indumenti imbevuti di urina. Non solo, si occupavano di tutto.
curavano le acconciature, svuotavano le latrine, aravano i campi. E spesso la notte dormivano in cubicoli, come polli da batteria, se non addirittura all'aperto. Parliamo di persone totalmente prive di dignità giuridica, semplici oggetti di proprietà dei padroni, che spesso li marchiavano a fuoco. Se sei uno schiavo, anche i tuoi figli lo sono alla nascita.
Perché per i romani, vivere in schiavitù era il destino di un sottogruppo della popolazione, come nascere uomo o donna. Oltre che dei ceppi, gli schiavi erano prigionieri di un rigido pregiudizio. Sappiamo che i proprietari ricorrevano a misure estreme per non perdere le loro proprietà.
Questa medaglietta di metallo era attaccata a un collare e sull'iscrizione si legge «Arrestami se sono in fuga e riportami al mio padrone Vivenzio, nell'area di Callisto». Sono medagliette che oggi metteremo al nostro cane. Questa invece quasi certamente veniva portata da un essere umano. Nell'arte romana li vediamo raffigurati spesso, file di schiavi incatenati tra loro, con fascette di metallo attorno al collo. Si trattava di uomini e donne che nella vita reale erano ricoperti di lividi ed escoriazioni da capo a piedi.
Pensate all'isolamento di un individuo che indossa una cosa del genere e che cerca di scappare, e alla punizione a cui era sottoposto quando veniva catturato. Ci sono pervenuti diversi racconti di schiavi che sparivano di notte o mentre erano in giro o che arrivavano a uccidersi. Uomini e donne che non riuscivano a sopportare una vita miserabile. Ma c'è una particolare classe di schiavi che viveva un'esistenza ancora più infernale.
La loro esperienza era persino più violenta. I gladiatori. La maggior parte degli schiavi svolgeva lavori durissimi o era impiegata nelle case delle famiglie più facoltose. Invece i gladiatori erano esotici e pericolosi. Schiavi che combattevano e morivano per il divertimento dei romani.
Un guerriero trace come Spartaco avrà subito attirato l'attenzione di un lanista. Guardali! Questi uomini arrivano dagli angoli più remoti delle province.
Possenti guerrieri addestrati per combattere fino alla morte. Vero, ma a certi prezzi non posso permettere che si ammazzino tra loro. Allora, te ne vendo anche qualcuno da ammazzare. Stando a quello che racconta Plutarco, Spartaco venne comprato dall'anista Lentulo Battiato, proprietario della celebre scuola gladiatoria di Capua, nell'odierna Campania.
È l'inizio del viaggio che lo condurrà al giorno fatale della rivolta. Qui, negli scavi di Pompei, che distano da Capua appena 40 chilometri, possiamo vedere che Aspetto aveva una scuola gladiatoria, il Ludus. Il Ludus era una via di mezzo tra una prigione e un'accademia militare e il cortile nel quale sto camminando è quello dove gli schiavi si allenavano.
Riteniamo che qui ce ne fossero circa 140. Probabilmente combattevano qui di giorno e poi dormivano in coppia nelle celle che vedete alle mie spalle. In questi posti le condizioni di vita erano tremendamente dure. Parliamo di uomini che non avevano nulla da perdere, addestrati nell'arte di uccidere come forma di spettacolo.
Conosciamo il nome di un altro gladiatore dell'Hudus di Capua. Giocherà un ruolo chiave nel giorno decisivo della rivolta. Un gallo chiamato Crixo.
Questo era solo un assaggio. Finalmente, si combatte Userò la tua testa per fare pratica Parli troppo Come due sparring partner, Spartaco e Crixo, finiranno per formare un'alleanza determinante, un legame tra gladiatori che probabilmente fu abbastanza frequente. Grazie a iscrizioni rivelatrici, scoperte in palestre come questa, sappiamo che alcuni schiavi condividevano un sentimento di forte solidarietà, di cameratismo.
Per esempio, a volte la sepoltura di un gladiatore veniva pagata dalla sua famiglia, la sua squadra, o persino dal suo medico o allenatore. Questa epigrafe ci rivela un particolare inaspettato della vita di un gladiatore. Proviene da Milano ed è la commemorazione della breve vita di Urbico. Urbico è un secutor, un inseguitore, e dunque è un gladiatore che combatte con una spada e uno scudo.
Questa iscrizione in latino è in cattivo stato, ma si riesce comunque a leggere. A Urbico, secutor di prima posizione, nato a Florenzia, che combatté 13 volte e visse 22 anni. Questa stella è stata voluta dalla figlia Olimpia.
che lasciò all'età di appena cinque mesi e da sua moglie Lauricia ed il suo meritevole marito col quale visse per sette anni. Possa a chi gli vuole bene onorare la sua memoria. Si ritiene che un gladiatore avesse una probabilità su dieci di morire nell'arena ogni volta che combatteva. Non era una bella prospettiva.
Per evitare una morte prematura, Spartaco doveva riprendere in mano il suo destino. E'in piedi, o sarai responsabile della morte del tuo amico. Per divertire il pubblico degli anfiteatri, i romani trasformavano questi schiavi in assassini sofisticati e creativi, leali solo con i loro compagni gladiatori.
Era una situazione esplosiva. Spartaco iniziò a fare piani, in attesa del momento in cui sfruttarla a proprio vantaggio. Altri due e arriverai al mio livello.
E se il mio prossimo avversario fossi tu, Crixo? Il nostro duello passerà alla storia. Giuro che non combatterò di nuovo per divertire i romani. Qui dentro il nostro destino è segnato, ma fuori saremmo liberi di sceglierlo noi.
Silenzio, schiavo. Lo giuro, il prossimo che ucciderò sarà un romano. Quell'anno, nella sua palestra a prigione, un gladiatore originario della Tracia, Spartaco, si radicalizza e decide di tentare la fuga.
In questa città, nell'antica Capua, sta per accadere qualcosa che scuoterà fin dalle fondamenta l'intera società romana. Sarà un giorno in cui non solo nascerà la leggenda di un uomo, Spartaco, ma la Repubblica riceverà un colpo mortale. Non rimarrò nella stessa cella una notte di più Con questo verbale tracce Mettila!
Torna al tuo posto! Io ti ammazzo! Marco!
Marco! Finalmente ho un motivo per ammazzarti, Spartaco! Ogni giorno uccidiamo per voi. È il vostro turno.
Andiamo. No. Libera gli altri. Non c'è tempo. Siamo soltanto in due.
È la nostra occasione. Chi ci troverà? Ci troveranno sempre, Crixon.
Siamo in tanti. Possiamo sconfiggere. Vai! Andiamo!
Uscite! Uscite fuori! Dove andiamo?
Ovunque vogliamo. Siamo liberi. Presto!
Udus Bicapua. Molto presto questa banda di fuggiaschi, che si rifugia sulle colline e nei boschi della Campania, diventerà un esercito ribelle, capace di sfidare Roma. Plutarco racconta che si imbatterono in uno sparuto gruppo di soldati romani.
Fermi! Tu! Sei uno schiavo? Sì. Mi chiamo Ardomir.
Sei trace? Siete gladiatori? Unisciti a noi. Vi uccideranno. Io non credo.
Stamattina eravamo schiavi in fuga con qualche coltello da cucina. Ora siamo armati con ferro romano e abbiamo assaporato la libertà. Quella che Roma ci ha portato via.
Vieni con noi e riavrai la tua libertà. Secondo lo storico Appiano, Spartaco assunse subito il controllo del punto più alto della regione. Spartaco e i suoi seguaci, poche centinaia di uomini, si accamparono sulla vetta del Vesuvio, inseguiti e poi intrappolati dalle forze.
romane ruppero l'assedio con uno stratagemma, intrecciando delle viti selvatiche, fabbricarono delle corde con cui si calarono alle spalle dei romani e li massacrarono. Grazie alle sue imprese temerarie, Spartaco si stava trasformando in un personaggio quasi leggendario. Nell'estate del 73 a.C., man mano che si spargeva la voce della rivolta, sempre più schiavi lasciarono i campi e abbandonarono i padroni per unirsi ai ribelli.
Ben presto il rivolo si trasformò in un fiume in piena. In poche settimane, il rivolto si è rivolto in un fiume in piena. decine di migliaia di ex schiavi seminarono il terrore e il panico nelle campagne della zona. Per la Roma repubblicana, quella che era nata come una semplice evasione, era degenerata a velocità impressionante in qualcosa di molto più grave, una rivolta di schiavi in piena regola.
Non solo, sempre secondo Appiano, persino alcuni uomini liberi si unirono a Spartaco. In quel periodo circa il 90% degli abitanti della penisola viveva e lavorava nelle campagne e molti di loro, allevatori, agricoltori e pastori, erano poverissimi. Appena 15 anni prima i popoli italici si erano sollevati contro quelli che consideravano i ceti privilegiati di Roma, chiedendo una più equa divisione dei proventi delle campagne belliche.
Parliamo di un esercito di scontenti, disperati, diseredati, che nutrivano tutti un profondo risentimento nei confronti dei romani. Quei derelitti rappresentavano un gravissimo problema per la Repubblica. Le loro rivendicazioni e l'idea di libertà erano contagiose. Per Roma la rivolta costituiva una sfida senza precedenti.
Se ci pensate, è incredibile. Migliaia di uomini, e probabilmente anche donne e bambini, erano pronti a rischiare tutto per il loro sogno di libertà. Credo che questo fondamentale bisogno dell'uomo abbia colto Roma di sorpresa. E c'è un'altra ragione della reazione tardiva dei romani. Le legioni migliori, quelle di maggiore esperienza, erano altrove.
In buona parte erano in Italia, erano a est, laddove si trovavano i possedimenti più ricchi. Altre erano impegnate in Iberia. A mio avviso i romani non consideravano Spartaco una minaccia.
Piuttosto erano molto più preoccupati dal messaggio che incarnava. Temevano che potesse minare il tessuto stesso della loro società. Per i romani l'esempio di Spartaco costituiva una minaccia letale. Un anno dopo la fuga di Spartaco e dopo aver perduto per mesi il controllo dell'Italia meridionale, Roma ammassa quattro legioni, 20.000 soldati, per affrontare Spartaco e i suoi 40.000 ribelli. Nei pressi del Gargano, i romani intercettano una colonna comandata dal braccio destro di Spartaco, Crixo, che è diretto a nord.
I resoconti di ciò che avvenne sono piuttosto confusi, ma è chiaro che per i ribelli l'esito della battaglia fu disastroso. Due terzi dell'armata di schiavi furono massacrati, compreso lo stesso Crix. Ora che le legioni convergono su Spartaco, la sua sconfitta, come quella di Crixo, appare inevitabile e la rivolta sembra destinata a essere soffocata nel sangue.
Ma i romani sottovalutarono l'ex gladiatore, abilissimo a sfruttare la prevedibilità delle loro tattiche. Legioni romane... Sono migliaia...
Più di quante ne abbiamo mai affrontate... Abbi fede, Ardomir. Sono romani, combattono in un solo modo.
Useremo la loro forza e superiorità numerica a nostro vantaggio. Non ci vedranno arrivare. E nemmeno ripartire perché saranno morti. Possiamo farcela.
Consegna un messaggio a mio nome. Di a Roma che non torneremo mai più schiavi. Spartaco usa la rapidità e l'effetto sorpresa per infliggere alle legioni un'umiliante sconfitta. Ma Roma non gli proporrà mai la pace. La ribellione, nata sull'onda di quella sua evasione, costituisce una sfida all'autorità di Roma che non può essere tollerata.
Per tutta risposta, il Senato attribuisce poteri speciali a uno dei cittadini più ricchi e più ambiziosi dell'urbe, Marco Licinio Crasso. Quando alcuni suoi reparti vengono sconfitti dai ribelli e battono in ritirata, la sua reazione è implacabile. Sai cosa mi disturba di più di questo esercito ribelle?
Non le scorribande di questi sporchi schiavi nelle nostre terre, ma che i miei stessi soldati gli consentano di fare i loro comodi. Cinquecento. Codardi smidollati che meritano la morte.
Se potessi li ammazzerei tutti ma non avrei più un esercito. E non gli servirebbe......di lezione. Si tratta della terribile pratica romana della decimazione. Un provvedimento disciplinare a dir poco drastico. Un legionario ogni dieci, scelto a sorte, viene massacrato dai suoi commilitoni.
Invece così saranno tutti puniti. È questa la macabra etimologia del verbo decimare. Ucciderne uno ogni dieci. E ne morranno solo 50. Era un segnale inequivocabile. Con Crasso al comando, la Repubblica non era più disposta a tollerare fallimenti.
Ma nel delegare tutto questo potere a un solo uomo, Roma giocava col fuoco. Sin dal giorno della sua evasione, Spartaco aveva inflitto ai romani una serie di umilianti sconfitte, facendo precipitare la Repubblica in una crisi profonda. Con una mossa disperata, il Senato affidò il compito di sconfiggerlo a Marco Licinio Crasso, un uomo la cui ambizione era pari solo alle sue grandi fortune personali. I senatori conferirono a Crasso poteri eccezionali e lo misero al comando di un enorme esercito che oltretutto quest'uomo ricco e ambizioso aveva in gran parte finanziato.
Ora, questo era un problema. La Roma repubblicana rispondeva a un insieme di regole e leggi studiate appositamente per impedire a personaggi potenti di trasformarsi in dittatori. Ma il Senato era letteralmente terrorizzato dalle conseguenze della fuga di Spartaco.
Questo accordo senza precedenti con Crasso era una scommessa rischiosa e nessuno poteva valutarne le ripercussioni. L'imponente macchina da guerra romana si rimise in sesto. Era la volta di Crasso.
Riuscì a intrappolare Sparta con le forze ribelli in Calabria. Dopo due anni di rivolte e di battaglie, l'esercito dell'ex gladiatore, forte di circa 30.000 uomini, affrontò i 40.000 legionari di Crasso in una resa dei conti con Roma. Non ho scelto io questo giorno per affrontare i romani, né il luogo dove sfidarli, ma è qui che il destino ci ha condotti. portatemi il mio cavallo il mio cavallo Crasso era un avversario formidabile e Spartaco sapeva che in caso di sconfitta lui e i suoi uomini non potevano attendersi alcuna pietà. Se oggi vinceremo avrò molti cavalli tra i quali scegliere.
Se perderemo, e sarà crasso a trionfare, non avrò bisogno di un cavallo. Plutarco ci racconta che nel fragore della battaglia Spartaco si lanciò direttamente contro Crasso, rischiando il tutto per tutto in un assalto disperato. La frase io sono Spartaco, pronunciata dagli schiavi sconfitti in segno di sfida e immortalata nel celebre film di Kubrick.
È un'invenzione hollywoodiana. In realtà i romani si accanirono sui vinti con una vendetta efferata. Questa è l'appia antica. E lungo l'intero tracciato della consolare, tra Roma e Capua, dove tutto ebbe inizio, Crasso fece crocifiggere 6.000 schiavi ribelli sopravvissuti alla sconfitta.
Stiamo parlando di una crocifissione ogni 30 metri circa per una lunghezza di 190 chilometri. Il pensiero di una tale crudeltà e sofferenza è insopportabile. Spartaco e i suoi uomini sono morti. La schiavitù continua. Rimarrà parte essenziale del sistema economico romano per un migliaio di anni, durante i quali si calcola che 100 milioni di persone furono ridotte in schiavitù e vendute come merce.
Il giorno della fuga di Spartaco fu di ispirazione per migliaia di schiavi, ma non riuscì a scardinare il sistema. Quello che a mio avviso rese la rivolta di Spartaco un momento tanto cruciale non fu il suo impatto sulla schiavitù, ma il suo impatto sulla stessa Roma. Per due anni, la Repubblica fu terrorizzata da un esercito di schiavi e diseredati in quella che agli occhi dei romani era una terrificante inversione dell'ordine naturale delle cose. Spartaco era una sorta di spauracchio, un nome demoniaco che veniva usato per spaventare i bambini. Per tutta risposta, Roma conferì poteri straordinari ad un ambizioso personaggio, un precedente pericoloso che finì per ritorcersi contro la Repubblica.
In seguito, il tradizionale sistema politico basato sul senato sarà svuotato di ogni potere il controllo passerà a un unico uomo un imperatore onnipotente la ricerca della libertà di spartaco fece scattare il conto alla rovescia per la fine della roma repubblicana Nel prossimo episodio Io e Pompeo avevamo un accordo! Il giorno in cui Roma viene lacerata dalla guerra civile e Crasso viene messo in umbra da un volto emergente Gaio Giulio Cesare Una volta guadato questo fiume ci sarà soltanto violenza