Amici bentornati a parlare di Catone in questo video che è la prosecuzione del precedente che trovate linkato in descrizione come sempre e in cui vi ho raccontato la vita del censore e la famigerata morale catoniana, un'etica austera, intransigente, tradizionalista, ancorata, almos maiorum e soprattutto anti-ellenica. Tutti presupposti fondamentali per accostarci alle opere di Catone, di cui vi do subito un quadro generale. Lavagnetta. Nel corso della sua lunga esistenza, 85 anni, Catone frequentò diversi generi letterari, che vedete schematizzati nelle tre colonne. Si occupò di storia componendo le Origines, un'opera che narrava la storia di Roma dalle origini fino al 151. Fu anche un grande e prolifico oratore, pare che i suoi discorsi ammontassero a oltre 200, e infine si occupò di precettistica didascalica, noi oggi diremmo trattati e manuali, fra questi famosissimo il De Agricultura.
trattato di agricoltura l'unica fra tutte le sue opere che ci è giunta per intero delle altre infatti possiamo leggere purtroppo soltanto frammenti in stato frammentario abbiamo anche i libri ad marcum filium un'opera che potremmo definire pedagogica contenente precetti e insegnamenti rivolti al figlio marco andiamo adesso ad analizzare le caratteristiche più importanti di questa produzione letteraria cominciando proprio dalla storiografia. Dunque Origines, presentiamo subito una scheda di quest'opera che Catone incominciò a comporre in età avanzata, doveva avere circa 60 anni, quindi più o meno nel 174, che egli divise in sette libri e di cui ci restano solo frammenti. Contenuto, l'opera, ve l'ho già accennato, raccontava la storia di Roma dalle origini, dalla fondazione fino al 151, che è l'anno in cui egli tenne in senato la famosa orazione per caldeggiare la distruzione di Cartagine, Delenda Cartago.
Egli morì due anni dopo, nel 149, mentre Cartagine fu in effetti distrutta nel 146. Lingua latino, voi direte... ovvio. E io invece vi rispondo assolutamente no.
Andiamo subito ad approfondire questo punto. Quando leggete che le Origines di Catone sono la prima opera storiografica in latino, dovete fare attenzione in latino ma non latina, cioè romana. Già prima di Catone, infatti, anche se non molto tempo prima, verso la fine del III secolo, quindi periodo della Seconda Guerra Punica, si era sviluppata una storiografia romana ma in greco.
Autori ne erano stati Quinto Fabio Pittore, considerato appunto il primo storiografo romano, e Cincio Alimento, entrambi autori di Annales, cioè opere che raccontavano la storia di Roma anno per anno, ma in greco.
Perché in greco? Primo perché la storiografia era un genere letterario importato dalla Grecia, come del resto tutti i generi letterari fino a questo momento a Roma.
E quindi non c'era una tradizione latina a cui ispirarsi. Secondo, perché questi storiografi che scrivevano in un periodo in cui Roma si stava giusto espandendo nel Mediterraneo e aprendosi la strada verso la Grecia, volevano che la loro opera fosse letta da un pubblico di lingua greca per far comprendere a tutti le ragioni dell'espansione di Roma e, insomma, per far propaganda politica. Catone, al contrario, opta per il latino ed è per questo che è considerato il padre della storiografia in lingua latina.
Perché questa scelta? Primo perché il greco gli stava molto indigesto, anche se lo conosceva bene. Vi ho parlato a lungo dell'antiellenismo di Catone nel video precedente.
Secondo perché quando Catone scrive le Origines Roma è ormai già padrona del Mediterraneo, non c'erano più ragioni politiche per difendere e propagandare presso un pubblico di lingua greca l'espansione romana in oriente. E questo per quanto riguarda la scelta del latino.
Approfondiamo adesso un'altra caratteristica importante di quest'opera, il rifiuto dell'impostazione analistica. Parlando di Quinto Fabio Pittore e Cincio Alimento vi ho detto che erano stati autori di annales, un genere letterario che si rifaceva appunto agli annales maximi dei pontefici, quei documenti ufficiali redatti da tali sacerdoti in cui venivano annotati annatim, cioè anno per anno, tutti gli avvenimenti di rilievo.
Catone però giudicò che questo schema fosse eccessivamente rigido, inadeguato a un'opera storica che egli immaginava di ampio respiro e inoltre decisamente noioso. Sentite cosa scrive in questo frammento. Non mi interessa scrivere quante volte sono rincarati i viveri, quante volte c'è stata la nebbia. o quante volte il sole e la luna sono stati eclissati, perché in effetti gli annales erano proprio così.
Scelse dunque un'impostazione, sì cronologica, ma non rigidamente annalistica, un'impostazione che gli diede la possibilità di interrompere a un certo punto il racconto cronologico dei fatti di Roma per allargare il suo sguardo all'Italia e raccontare le origines di tutte le principali città. italiche soggette a Roma e questo è appunto il motivo per cui l'opera fu intitolata Origines.
L'autore infatti dopo aver raccontato nel primo libro la storia dei sette re di Roma si ferma per un po' e inizia a parlare delle Origines, cioè della fondazione delle principali città italiche, strano a dirsi proprio secondo un modello greco, quello delle ktiseis, che era un genere storiografico greco appunto. in cui venivano raccontate le fondazioni di città e colonie.
E raccontando le Origines, Catone ebbe anche modo di arricchire la narrazione con notizie geografiche, etnografiche e curiosità. Insomma, una lettura sicuramente più gustosa di quella che avrebbero potuto offrire degli Annales. Dunque, riassumendo le caratteristiche notevoli delle Origines, abbiamo detto scelta del latino.
rifiuto dell'impostazione analistica, ampliamento dello sguardo della prospettiva storica alle origines delle principali città italiche, ne manca una fondamentale, il rifiuto dell'interpretazione individualistica della storia. Vediamo cosa vuol dire. Secondo una concezione proveniente dal pensiero greco la storia era fatta dai singoli, esistevano individui dotati di virtù, virtù straordinarie e di talenti eccezionali ed erano coloro che facevano la storia.
Questi individui erano quindi meritevoli di essere esaltati e giustamente ricordati. Da qui discendeva il culto della personalità prestigiosa e quella tipica tendenza della storiografia greca a dare rilievo, riconoscimento a personaggi preminenti. E che male c'è, potremmo dire noi, anzi...
onore al merito. Catone però la vedeva da un altro punto di vista, quella del buon civis romanus di una volta, secondo il quale la storia non era fatta dai singoli ma dalla collettività. Il protagonista della storia non è l'individuo preminente, non è l'eroe, ma è il popolo nella sua intierezza.
La storia è quindi un concetto corale e l'ascesa e l'espansione di Roma sono impegno corale della collettività e per questo i singoli personaggi dovevano passare in sordina e ciò spiega una curiosa caratteristica di quest'opera che avevano già notato gli antichi, l'assenza di nomi propri, di generali, condottieri, personaggi illustri. Tutti costoro, benché dotati di virtù straordinarie, erano solo per Catone umili contadini nella vigna dell'arresto pubblica. Il senso di tutto questo... Catone temeva che il prevalere di singole personalità, secondo la tipica mentalità individualistica greca, avrebbe spezzato l'unità della Repubblica e rotto gli equilibri sociali.
E noi che sappiamo che fine avrebbe fatto la Repubblica un po' di tempo dopo, proprio per la sete di potere e di predominio di singoli generali, non. possiamo dargli torto. Catone lo storico ma anche l'oratore, da uomo politico e personaggio impegnato nella Civitas, scrisse un'ampia molle di orazioni, pare che siano state almeno 200, di cui purtroppo possiamo leggere solo frammenti.
Alcuni di questi però sono diventati famosissimi e sono significativi perché illustrano in maniera eloquente... la famigerata morale catoniana. Voglio leggerne con voi qualcuno che a dire il vero potrebbe dare utili suggerimenti di vita anche a noi.
Il primo che vi voglio presentare è famosissimo, la definizione catoniana di orator, vir bonus dicendi peritus. E attenzione, parlando di orator, almeno in questo periodo storico non ci riferiamo a un'altra definizione, Speriamo semplicemente all'oratore ma anche e soprattutto al politico. La figura dell'oratore e del politico coincidevano perché quest'ultimo doveva saper parlare bene.
Doveva essere cioè dicendi peritus, esperto nell'arte del parlare. Ma soprattutto doveva essere virbonus, cittadino onesto, retto, probo e con cioccatone esprime il nesso indissolubile tra etica e politica. politica, fra moralità della persona e capacità di esprimersi bene. Insomma, sembra dirci catone, inutile saper parlare se sei un disonesto.
Altro frammento, altra massima famosissima e qui non ho neanche bisogno della lavagnetta, rem tene verba sequentur, padroneggia il contenuto, le parole verranno di conseguenza. Questa la dico sempre ai miei studenti quando faccio loro una domanda, iniziano a balbettare. e poi si giustificano dicendo lo so ma non lo so spiegare.
Se non lo sapete spiegare vuol dire che nemmeno lo sapete. Ancora un frammento che mi piace moltissimo. Nell'orazione in cui era contenuto Catone stava tuonando contro uomini ambiziosi, assetati di potere e di lusso e per contrasto predica la sua proverbiale abstinenzia, cioè la moderazione, la capacità di saper fare a meno di qualcosa e scrive Si quid est quod utar, utor, si non est, egeo.
Se c'è qualcosa che posso usare, la uso. Se non c'è, ne faccio a meno. E rimaniamo in tema di abstinenzia parlando del De Agricultura, il trattato sull'agricoltura di Catone, che è anche la prima opera latina in prosa che ci è giunta per intero. Ora, perché un manuale proprio sulla coltivazione dei campi? Beh, intanto perché Catone era contadino e proprietario terriero egli stesso e, insomma, di agricoltura ne capiva.
Ma c'è anche un motivo più profondo. L'agricoltura era un'attività perfettamente coerente con il suo spirito severo e con la sua chiusura e diffidenza verso ogni forma di lusso e raffinatezza culturale. L'agricoltura aveva, insomma, un valore morale. Essa tempra il fisico, tempra il carattere. Toglie tutti i grigli per la testa ed è un'ottima palestra per il futuro soldato.
Ex agricolis et viri fortissimi et milites strenuissimi, G. Neuntur. Il contadino soldato, appunto, il cincinnato del buon tempo antico, insomma, modello di quell'etica arcaica e campagnola che Catone sosteneva a tutti i costi, ma che ormai aveva ben pochi punti di contatto con la nuova realtà.
dell'umanità. Oltre a un valore morale, l'agricoltura aveva però anche un valore economico. La terra era un ottimo investimento, anzi il migliore. Se si hanno soldi da investire, scrive Catone sempre nella prefazione, meglio fare il contadino che il mercante o il commerciante.
Mestiere calamitosum et periculosum. Oppure, meglio ancora, far fare il contadino a qualcun altro e tenere per sé la gestione. e il guadagno.
E sì perché quando Catone scrive il De Agricultura il cincinnato era ormai un modello retro non solo per motivi culturali ma anche economico-sociali. Nel secondo secolo infatti dopo la seconda guerra punica al piccolo appezzamento di terra, insomma al campicello coltivato direttamente dal suo cincinnato, dal suo proprietario, si stava sostituendo la media proprietà terriera. Nasceva l'azienda agricola, posseduta da un proprietario assente che la faceva gestire da un vilicus, cioè da un fattore, e che veniva mandata avanti grazie allo sfruttamento dell'economia schiavista.
E questo è un altro dei motivi di interesse di quest'opera, ci offre una testimonianza delle condizioni agricole dell'Italia dopo la Seconda Guerra Puglia. Il contenuto del trattato, un vero e proprio manuale tecnico, scritto in uno stile scarno e dimesso, fatta eccezione per la prefazione, una magna farrago è stato definito dagli studiosi, cioè possiamo dire un gran minestrone, insomma c'è di tutto. Doveri del fattore, doveri della moglie del fattore, quando bisogna piantare che cosa, quali attrezzi devono esserci in un frantoio, riti di purificazione dei campi, quante specie di cavolo ci sono, come si fa a curare le piaghe con impacchi di cavolo ricco.
Solo poche parole per concludere con i libri ad Marcum Filium, un'opera, anch'essa aggiuntaci in stato frammentario, considerata la prima enciclopedia latina, perché si trattava di un manuale pratico di tutte le arti, agricoltura, diritto, medicina, tattica militare, di cui Catone volle offrire al figlio una sintesi. in vista della sua educazione. Applica cavolo battuto a tutte le ferite, le guarirà senza dolore, ma prima lava con molta acqua calda, poi applica lo battuto due volte al giorno.