Sebbene al giorno d'oggi con i tour all inclusive si raggiungano luoghi di vacanze ignorandone quasi l'ubicazione geografica è pur esistito un tempo in cui non si viaggiava per turismo ma per sviluppare le proprie capacità intellettive e crescere culturalmente a Il Grand Tour è il grande giro, termine interessante di per sé perché è una specie di esperanto, è un po' francese, un po' inglese, un po' italiano. L'avventura intellettuale del Grand Tour rappresenta nella storia della cultura europea un evento che ha un inizio e presumo anche una fine. L'inizio è segnato da una decisione assunta da Elisabetta I d'Inghilterra che stabilì un vero e proprio cursus honorum delle borse di Stato. studio che venivano assegnate a giovani rampolli delle classi agiate e dell'aristocrazia per un soggiorno in giro per l'Europa della durata di ben tre anni. Il viaggio veniva intrapreso molto spesso con un tutor, cioè con un accompagnatore adulto, si attraversava la Manica, si arrivava a Parigi, si scendeva fino a Lione.
e poi di lì, attraverso le Alpi, si arrivava in Italia. Immaginiamo il Grand Tour che è una specie di collana. L'Italia era il pedaglio, insomma, era il grande diamante in sostanza.
A sua volta nell'Italia il grande giro era il giro dell'Italia. Un giro molto rigido per certi aspetti. Si scendeva, poniamo, a Moncenisio, su Torino, Milano, e poi Firenze e poi Roma.
Diciamo che la ragione di fondo è... visitare quei luoghi che hanno ormai una grande tradizione canonica. Non dimentichiamo che il Grand Tour nasce con il declino delle università. Quando non si frequentano più le università italiane, che erano molto frequentate da rampolli inglesi, francesi e soprattutto tedeschi, nasce il Grand Tour e quindi il Grand Tour ripete in qualche modo le università italiane.
le grandi università, le grandi città e segue una organizzazione di posta molto rigida, perché al di fuori di quell'organizzazione viaggiare era molto difficile, ogni 30 km si doveva cambiare il cavallo, nelle grandi arterie questo cambio era in genere sicuro. Le tappe sono molto numerose per il semplice motivo che dipende dal percorso. che il turista, il tourist anzi, compie.
Se si viene per esempio dalla Francia, come molti vengono dalla Francia, si passa per Torino, se si viene dal mare, la prima tappa è Genova e Genova viene cantata per il suo incanto paesistico, per le sue ville, per la strada nuova. Chi arrivava per esempio a Torino e a Genova di solito andava a Bologna, dopodiché di lì passava a Firenze, poteva andare a Sirena. Siena a Lucca, Montaigne passa moltissimo tempo a Lucca per i bagni e nel suo voyage ci dà un'informazione dettagliatissima sulla efficacia di questi bagni per la sua salute malandata. Goethe per esempio rimane affascinato da Verona, la prima grande tappa in sostanza è quella dell'Arena di Verona, il primo grande monumento romano e poi scendendo verso Roma il ponte di Augusto Anardi.
Questa testimonianza della classicità, seppure secondaria, seppure marginale, era di grande fascino, di grande attrattiva. L'Italia era considerata nella cultura europea una sorta di ausonia, di terra delle esperidi, in cui si potevano ritrovare i miti dell'antica. Il Parco poteva essere anche l'occasione di confrontarsi con celebri studi come per esempio quello di Padova, quello di Bologna, quello di Siena e man mano scendendo per il resto della penisola.
Era quest'uomo, uno dei tanti viaggiatori che nei secoli hanno percorso le strade d'Italia. Incontravano bellezze e grazie, ma anche briganti, malattie, forse la malaria o la peste. Il loro, la sete di conoscere, si univa all'ansia di libertà. Dopo l'iniziativa di Elisabetta I d'Inghilterra fu Luigi XIV, il Ressone, che prese un'iniziativa del tutto simile, del tutto analoga, con un gesto anche più rilevante, che fu la fondazione dell'Accademia di Francia a Roma. Di là dei inglesi e francesi ci sono molti principi tedeschi, ci sono principi polacchi, ci sono aristocratici russi che vengono in Italia, quindi è un fenomeno che in qualche modo...
tutte le classi dirigenti d'Europa. Che cosa venivano a vedere questi viaggiatori? Ci sono delle predilezioni.
Nel corso del Seicento Venezia in qualche modo viene assunta dagli inglesi come prima e imprescindibile tappa del viaggio in Italia. Venezia era la città del piacere in Europa. Si diceva perlomeno avesse questa grande facilità di costumi e in ogni caso questo amore molto libero per cui molti giovani gran turisti rimangono anche invischiati in storie di vario genere.
Ci sono lettere dei padri ai figli preoccupatissime per questa sosta veneziana che poteva così dare delle in qualche modo risultanze poco piacevoli. A volte i luoghi sono idee cristallizzate nel tempo. Sbaglierebbe chi volesse vedere in Fiorenza una città.
Essa è il Rinascimento. Nata dall'intuizione di un banchiere, dal genio di un popolo, dagli ideali di filosofi, poeti, pittori, architetti, Firenze è un ponte gettato tra utopia e realtà, primavera di rinascenza di cui ancora aspettiamo l'estate. Michelangelo, caduta la Repubblica, uscì dal suo nascondiglio e salì sul poggio di San Mignato per contemplare ancora una volta la diletta Firenze. La fissò lungamente.
e valse quella visione a stampargli sul volto i segni di dieci anni di vita consumata. Scese chiuso nell'ira e nel dolore. Da quel momento non si lasciò più vedere. Si chiuse nella sua officina coi marmi, coi ferri e coi furori suoi.
Venuta gli meno la speranza di vedere la libertà restaurata in patria, si ridusse a Roma, e Quivi attese a por fine al più magnifico tempio che abbiano le creature innalzato al creatore. Arrivò di sera a Roma, quando la luna, in tutta la sua pienezza, al di sopra di quel cielo blu, profondissimo e impenetrabile, avvolgeva le masse gigantesche e severe della città eterna, in una nebbia di magica luce. Roma era la sede privilegiata, era la terra della classicità, era forse la ragione più profonda per cui si arrivava in Italia.
L'esempio ci viene dato da Edward Gable. più grande storico britannico del Settecento, è arrivato a Roma e dice qui ho concepito la mia grande opera, The Climbing Fall of the Roman Empire, il tramonto e la caduta dell'impero romano. Ricordati, e lui fa una postilla significativa, rule in Britannia, cioè alla sua Inghilterra, che potresti finire così. Roma è la capitale della res publica, cioè degli studi di antichistica, non solo del mondo antico come preesistenze monumentali, ma anche come luogo dello studio del diritto romano.
In più Roma è la sede del papato, che assume un ruolo soprattutto per i cattolici naturalmente rilevante. Musica Il grande teorico del Grand Tour era stato Francesco Bacone, Francis Bacon, il quale aveva invitato veramente a, se vai in una città portuale, devi informarti sulle camere di commercio, sul tonnellaggio delle navi, sulla capienza dei porti, insomma, il Grand Tour deve essere un ritratto prevalentemente politico, economico e anche artistico. Montaigne, Michel de Montaigne e il suo grande libro sul viaggio in Italia è in realtà il libro di un diplomatico e di un grande politico, perché lui va per signorie e principati, si va dagli… a Ferrara, a Montefelso, a Durbino, in Seguimala Testa a Rimini e poi Medici a Firenze.
Era allora l'Italia delle signorie e dei principati che aveva anche un grande ruolo politico. politico, di insegnamento, con accenni di declino talvolta drammatici. Montegna ci ha consegnato un episodio significativo per noi, quando lui arriva a Turbino, lui rimane stasiato da questa città, gli urbinati gli hanno messo una grande targa, fuori di Urbino, però sono dimenticati di quello che lui dice, e che non è poi così lusinghiero, dice io quando arrivai al Palazzo Ducale, chiesi di vedere la famosissima biblioteca di Federico da Montefeltro e li vedi tutti imbarazzati, diceva noi vorremmo dire la sua richiesta, Vossignoria, ma sa, abbiamo perso le chiavi, dagli anni di grande fastidio di questa biblioteca, che in fondo era un secolo prima, e dico già un secolo dopo avevano perso le chiavi.
Il secolo dopo sarebbe andata a Roma, sarebbe partita per Roma la biblioteca Alessandrina, diventerà. Nel Settecento in realtà il fenomeno arte, tradizione artistica e tradizione antiquaria prendono la preminenza. Vuol dire che l'Italia ha perso la leadership in qualche modo in Europa della cultura. Noi rimaniamo pur sempre la terra della classicità, la terra dove è nata e si è sviluppata l'arte, ma la scienza, la grande economia è trasmigrata altrove.
Bisogna attraversare Roma al chiaro di luna. Allora si evocano re, imperatori, eroi e dotti, papi e tribuni, cardinali e nobili. Questi romani...
Non denotano a prima vista nessuna parentela, se non nei volti, con i loro illustri antenati. L'orgoglio dei Cesari è solo nascosto dietro questa apparente indolenza. L'uomo di Roma, smaliziato dalla storia, non ha reverenza per nessuno.
Di tutto e tutti ride con battute più taglienti della sua lama, ma rispetta l'onore e la dignità. E' un duro, cui piace l'amore, le serenate, il vino, i vizi, ma sa governarli. E se di giorno si genufletta il gran teatro dei notabili, nobili e dei prelati, di notte sfida il coprifuoco per far parlare Pasquino, la statua senza volto, senza bocca. che tiene in ansia l'altra parte della città, quella dei belletti e dell'incenso. La recita incomincia ogni mattina, una mossa, una fregnaccia, una moina, nobili e dame a ricasco del papato, e il popolo sta fuori dal teatro.
Era l'epoca dell'Arcadia, animata da una passione tutta estetica per la vita semplice delle pastorelle e un'irreprimibile nostalgia per quell'immaginaria età dell'oro. Et in Arcadia Ego era l'iscrizione riportata con struggimento in alcuni importanti dipinti del Seicento, anticipazione delle future teorie di Rousseau sul ritorno alla natura. Così come vengono realizzati dei diari di viaggio, dei journal de voyage, dei tag e book, dei diary, assumono un ruolo molto importante, quei pittori sono i più importanti. che o per intenzioni proprie o perché accompagnatori di celebri viaggiatori eseguono delle tele o delle incisioni dei luoghi più belli d'Italia. Uno di questi fu Fragonard, illustratore al seguito del finanziere Bergeret de Grandcourt e già insegnante all'Accademia Romana di Francia.
Risiedeva a Villa Medici e aveva immortalato i giardini, le fontane e le piazze. i parchi e le ville della capitale. Jacques-Louis David, invece, che era partito per Roma proclamando l'antico non mi sedurrà, divenne addirittura il campione del neoclassicismo, dipingendo a profusione soggetti.
delle virtù repubblicane. Tuttavia nessuno al pari di Nicolas Poussin, che riposa nella chiesa di San Lorenzo in Lucina, seppe rappresentare con altrettanta intensità il paesaggio italiano. Napoli, una sorpresa per me imprevedibile. Cosmopolita, classica, calda, avvolgente, popolana, passionale, cinica capitale, raffinata ed estrema, grande barocca porto del Mediterraneo, vulcanica, ti rapisce l'anima e gli occhi.
Questo paese supera Beffardo l'immaginazione. Qui Ischia, laggiù Capri. Poi Sorrento e Amalfi e Limoni e Pini e Fiori e Eman Dole suonano distanti. Marinai cantano. Anche nella miseria, la vita si gioca come una partita di carte, dove azzardare è obbligo.
Quando finirà di stupire quest'Italia? Sul finire del 600 assume un ruolo particolarmente rilevante Napoli, perché Napoli è molto vicina a Roma naturalmente, con un postale o con una carrozza ci sono le sue caratteristiche, si arriva in due giorni e mezzo, offre innanzitutto uno straordinario ambiente paesistico e in secondo luogo ci sono delle presenze naturalistiche eccezionali. Nel 1674 ad esempio c'è una celeberrima eruzione del Vesuvio che viene illustrata in centinaia di tele, di disegni, di guasce e così via e dall'altro lato ci sono i Campi Flegrei che sono uno straordinario luogo di antichità romane, greco-romane anzi. I Campi Flegrei contengono lo spettacolo straordinario che è costituito dalla Solfatara. Napoli indubbiamente è uno dei luoghi, subito dopo Roma, più affascinanti, direi qui la classicità che in qualche modo è sotterranea e ribolle viene fuori in quest'epoca.
Hamilton è uno dei primi che dà un grande incentivo agli scavi di Pompei. Quindi il Grand Tour è in qualche modo produttivo, estremamente produttivo per la cultura italiana. Pochi sanno che in effetti è stata Ercolana che è stata scoperta per prima, ma a Pompei, con Carlo di Borbone, re di Napoli, negli anni 40 del Settecento comincia un intervento sistematico su Pompei. Poco alla volta, soprattutto alla metà del Settecento, arrivano artisti, pittori soprattutto, ma anche incisori che ci danno una lettura delle antichità riscoperte a Ercolano e a Pompei sempre più coltivata in senso di emozione, in senso preromantico Grazie Napoli offre uno spettacolo del suo golfo con le isole sul fondo, la penisola sorrentina, Capri, Ischia, Procida e tutto quello che rappresentano queste isole.
Nelle chiese italiane si rimane da prima incantati come davanti ad un fatto sorprendente di cui si avverte la grandiosità prima ancora d'averla compresa. Così l'aveva immaginata e per questo la temeva, come un banco di prova per il suo animo pacificato. In attesa di questa cerimonia di iniziazione, sognava all'isola degli dèi. La Sicilia sequestra le anime dei viaggiatori per non renderle più indietro, mai più.
Da Napoli si proseguiva per la Sicilia, saltando però la Basilicata e la Calabria. Molti viaggiatori dicono arrivati a Napoli e dicevano il resto è Africa. In genere si raggiungeva la Sicilia via via mare. Al compiersi del suo viaggio mancava solo una tappa, forse quella decisiva, la Sicilia.
La scoperta della Sicilia avviene in seguito alla scoperta del Dorico, cioè dei grandi templi dorici, tra la fine del Settecento e i primi dell'Ottocento. Patrick Brydon, scienziato e militare, fu il primo a spingersi nell'isola con impavida curiosità. Nella primavera del 1770 giunse a Messina, fu conquistato dall'Etna, da Taormina, da Siracusa e infine da Palermo, dove ebbe modo di assistere al festino di Santa Rosalia. Crocevia del Mediterraneo.
Parla arabo. Spagnolo, africano, francese e inglese, italiano perfino, parla la lingua del vento, del mare, degli uccelli, dell'arte. Odori, sapori, suoni congiurano nel naufragio dolcissimo della volontà verso un presente eterno affidato a impercettibili spostamenti dell'esistere che si tramutano in una gabbia senza sbarre da cui non vuoi uscire. Sicilia, patria di semidei, ciclopi, satiri, sfoggia la sua bellezza evanescente come un sogno.
Il viaggio viene organizzato in funzione o delle feste civili o delle feste religiose. Per esempio, quando c'è a Venezia la festa del Redentore, tutti vanno a... ad assistere allo spettacolo fastosissimo del matrimonio della città con il mare, oppure del carnevale.
Il carnevale di Venezia è celeberrimo già tra 6 e 700. Lo stesso Carnevale di Roma è molto importante. A Roma naturalmente una cosa molto importante è rappresentata dalle feste religiose. A Napoli c'erano feste altrettanto rilevanti, si pensi soltanto al fenomeno del sangue di San Gennaro, che genera credulità, incredulità.
Montesquieu scrive pagine molto dure su questa impostura. C'è un termine in cui questa istituzione entra in crisi, scatta in primo luogo con la rivoluzione francese che chiaramente crea una specie di ostacolo per chi viene dall'Inghilterra. che non voglia fare il periplo di mare, è certamente per i francesi.
E poi, cosa ancora più grave, le guerre napoleoniche. Cioè, Napoleone mette a ferro e a fuoco l'Europa, dalla Francia alla Russia, e quindi il viaggio diventa un'impresa molto, molto difficile. Nell'Ottocento questa stereotipia, rigidità del giro tende a frammentarsi.
Nascono nuovi percorsi, nuovi addentellati con la penisola. Noi che eravamo i pastorelli di Arcadia nel Settecento, cominciamo a diventare creature politiche. Di qui allora la simpatia, per esempio, britannica per Garibaldi, che diventa il loro idolo. Nella stagione risorgimentale si comincia a capire che il popolo italiano esiste. Esiste e ha in qualche modo una sua grande capacità di muoversi e di cambiare le cose.
Perché prima in fondo in fondo si aveva contatto prevalentemente con gli osti, con le locandiere, con i cavallanti, gli staglieri, ma il popolo italiano rimaneva in qualche modo così indistinto. Una plebe senza volto. 1861 con l'unità d'Italia un inglese che si chiama Trollope, il fratello del grande romanziere Anthony, la madre e la... una delle grandi scrittrici di guide, per la prima volta rompe il cerchio rigido del Grand Tour e veramente propone un bellissimo viaggio attraverso le Marche Meridionali, l'Abruzzo e l'Umbria. I viaggiatori sono dei borghesi, commercianti, benestanti magari, o anche dei piccoli borghesi, oppure dei giovani studenti, dei giovani intellettuali, i quali vengono in Italia a proprie spese.
Ha un carattere completamente diverso dal finanziamento della corona o del finanziamento del re di Francia, o del principe elettore tedesco e così via. Iniziano le prime ferrovie e iniziano i primi viaggi organizzati da Cook. Diventa una valanga di viaggiatori. Questi due fatti che sembrano fatti apparentemente strani. sono invece intrinsecamente legati alla trasformazione del viaggio per l'Europa e in particolare in Italia in un viaggio moderno e a questo si aggiunga il fatto che a partire dagli anni 15-20 dell'Ottocento incominciano a arrivare frotte di americani.
I primi americani rimangono sbalorditi dalla situazione italiana, dicono ma come fa a esistere uno stato della chiesa in Italia? Per un americano era semplicemente inconcepibile, così le piacere di un'economia, della Romagna con queste state di cardinali, pontefici, benedicenti davanti a una miseria sterminata, allora veramente questa plebe acquista una dimensione veramente nuova per il viaggiatore americano. il Grand Tour come istituzione culturale è sostanzialmente finito.
Il viaggio in Italia rimane come grande tradizione che ha prodotto poi anche una serie di romanzi infiniti, ne cito uno per tutti, Fostar, Camera con Vista. o vestiti o perdiamo le ore migliori della giornata. Scrittori leggendari si struggono per l'Italia. Stendhal scrive La Certosa di Parma, imponendo lo stile di vita italiano in tutta Europa. Alexandre Dumas decide addirittura di seguire da cronista Questa la spedizione dei mille di Garibaldi.
Sono i miracoli di seduzione di un paese che veniva, ed è ancora oggi considerato, il maggior giacimento artistico a cielo aperto. Un tesoro inestimabile che dovremmo proteggere con ogni mezzo.