Siamo qui con una puntata interamente dedicata al filosofo francese Henri Bergson e il suo spiritualismo. Beh, innanzitutto dobbiamo capire che cosa è successo, che cosa ha portato al... spiritualismo in un periodo in cui eravamo immersi dentro l'idealismo e il positivismo, che erano le due correnti filosofiche molto diffuse nel XIX secolo.
Quindi voi pensate all'idealismo, quindi Hegel, al positivismo che dava l'importanza alla scienza, alla ragione, vedete qua la realtà costituita da materia, da leggi meccaniche, quindi... tutto era basato sulla scienza, sulla ragione, sull'esclusione dello spirito, perché non poteva essere tangibilmente toccato, non poteva essere verificato, non poteva essere oggetto di scienza, di ragione, e la filosofia diventava, era diventata nel positivismo una riflessione sulla scienza, quindi il punto chiave era che eravamo immersi nell'Ottocento in questo mare magno di positivisti. e di idealisti.
Ecco che a un certo punto c'è una corrente, una reazione al positivismo che si chiama antipositivismo, dove la conoscenza non deriva solo dalla scienza, secondo questi antipositivisti, non c'è solo la ragione, non ci sono solo le leggi meccaniche, ma può arrivare anche la conoscenza attraverso degli aspetti spirituali, quindi la filosofia non è soltanto una riflessione sulla critica sulla scienza, ma deve essere anche un modo per conoscere che cosa? La spiritualità, quindi non c'è solo la ragione, la scienza, ma c'è anche la spiritualità, cosa che era stata esclusa a priori dal positivismo, perché? Perché il positivismo non poteva analizzare qualcosa che non era tangibile, che non era osservabile, che non era... non si poteva esperire attraverso degli esperimenti, oppure non si poteva ragionare, non si potevano creare delle leggi, non si potevano creare delle leggi meccaniche per l'appunto. Quindi nasce questa reazione al positivismo che si chiama antipositivismo.
Quali sono i movimenti antipositivisti? Beh, ci sono stati diversi. I punti fondamentali di questi movimenti sono tre. La conoscenza non si basa solo sulla scienza, lo abbiamo detto, la scienza non è l'unico accesso alla conoscenza. Non si può solo pensare che si conosce attraverso la scienza la ragione, ma si può anche pensare che si conosce anche attraverso altri canali di accesso, cioè attraverso una realtà che è una realtà spirituale, una realtà che va oltre la scienza, che va oltre l'aspetto del uno più uno fa due.
Ma vedremo anche in campo, proprio metteremo in campo la coscienza che era stata proprio bistrattata dai positivisti, la coscienza perché la coscienza non può essere immisurabile, la coscienza che hai tu, la coscienza che ho io non può essere immisurabile, non si può fare un esperimento sulla coscienza. Inoltre la realtà si conosce attraverso la coscienza per l'appunto l'indagine su di sé, l'introspezione. quindi il fatto di indagare se stessi, ma anche questo il positivismo lo aveva escluso a priori, perché?
Perché non c'era nulla di oggettivabile, è un'indagine su di sé, quindi è molto soggettiva, è il contrario del positivismo. Ecco che quindi nasce lo spiritualismo, che è una delle reazioni al positivismo, è una delle tante, che parte da interessi etici. morali, religiosi, spirituali per l'appunto, ed ha importanza a questi aspetti, cioè alla coscienza, l'abbiamo detto, all'introspezione, all'interiorità, cioè il guardare dentro di sé la propria vita, poi vedremo in modo particolare Bergson che parla proprio del tempo della vita, che è un tempo soggettivo, un tempo personale, il cuore, il sentimento, che anche questo era stato escluso dal positivismo, e la spiritualità.
Dove si sviluppa lo spiritualismo? Allora, inizialmente si sviluppa in Germania per poi diffondersi anche in Francia e in Italia, in modo particolare con Fichte, De Biran, Boutreau, perdonatemi il francese purtroppo non lo so, so il tedesco e l'inglese, quindi magari li pronuncio non in modo eccelso. Martinetti in Italia e Bergson che vedremo proprio in questa puntata, perché diciamo che è il fulcro fondante, fichte l'abbiamo già visto, il fulcro fondante proprio dello spiritualismo, in opposizione al positivismo e anche ad Einstein. Vedremo che proprio Bergson si contrappone ad Einstein in modo particolare per la sua teoria della simultaneità, quindi legata al tempo.
Vediamo brevemente qual è stata la vita di Henri Bergson e soprattutto le sue opere principali. Henri Bergson è interessante l'aspetto delle sue date di nascita e di morte perché è vissuto nella seconda metà dell'Ottocento e nella prima metà del Novecento, quindi a cavallo tra queste due. di due epoche molto importanti, è nato nel 1859 ed è morto nel 1941. Vediamo un po'le opere principali, prima di tutto il saggio sui dati immediati della coscienza del 1889, dove già lui in questa circostanza fa vedere proprio questo suo antipositivismo, vedete la coscienza, il fulco fondante, tant'è che lui vuole sprigionare il potere della coscienza. come se uscisse fuori dall'intelletto per andare oltre, per portarci quindi a conoscere aspetti della realtà che non possono essere legati alla scienza.
Infatti lui parla di coscienza pura. Poi nel 1896, quindi qualche anno più tardi, scrive Materia e Memoria, dove si occupa del rapporto tra il corpo e lo spirito, spirito che è legato alla memoria, che è lo strumento privilegiato racchiuso nell'involucro del corpo. Quindi la memoria diventa proprio racchiusa nel corpo ma è un punto fondamentale per lo spiritualismo.
Ma l'opera principale è sicuramente l'evoluzione creatrice del 1907 dove Bergson sostiene che la vera natura della vita è data da quello slancio vitale che origina dalla coscienza. Quindi si inserisce nel corpo e appunto si sprigiona. Pensiamo per esempio ad una noce.
L'involucro contiene al suo interno la noce, quindi il corpo è l'involucro della noce e all'interno c'è proprio questo slancio vitale, il succo, diciamo, il frutto che sta all'interno di questo corpo, che contiene proprio questo slancio vitale. E lo vedremo appunto a breve durante la puntata. Bene, però la prima cosa fondamentale da conoscere per quanto riguarda la teoria e le teorie di Henri Bergson è sicuramente il tempo della scienza e il tempo di vita. Partiamo dal presupposto, una cosa interessante del filosofo Bergson è che le sue teorie sembrano un po'sganciate tra di loro.
Cioè ci sono altri filosofi che sono stati un po'più lineari, pensiamo per esempio anche a Nietzsche, c'è stato proprio un flusso. in Nice dal Dionisiaco all'inizio, ma il Dionisiaco è rimasto fino alla fine, fino ad arrivare al superuomo, c'è stata un'escalation. Bergson ti dà un'idea che abbia trattato degli argomenti molto sganciati tra di loro, molto, non so, oggi parlo del tempo, domani parlo dello slancio vitale, dopo domani parlo di qualcos'altro, però c'è un fier rouge. ovviamente all'interno di questo filosofo e di questa filosofia di Bergson e cerchiamo di capirli meglio, innanzitutto partendo dal tempo della scienza e dal tempo della vita, ecco qui si vede proprio la differenza tra positivismo e antipositivismo, quindi il suo pensiero antipositivista, perché lui dice esistono due tempi, c'è il tempo della scienza che è molto diverso dal tempo della vita, dal tempo della mia vita, dal tempo della tua vita. Pensa alla tua vita, la tua vita com'è?
È una sola, irreversibile, perché tu non puoi tornare indietro. Delle volte ci piace pensare di dire, ah che bello, vorrei tanto tornare indietro a quando è nata mia figlia, oppure vorrei tanto tornare indietro al mio matrimonio, vorrei tanto tornare indietro a eccetera. Ma se anche io in questo momento decidesse di risposarmi di nuovo, o di rifare un figlio o di fare un'altra cosa oppure pensiamo ad una festa l'altro giorno ho fatto una festa adesso ne voglio fare un'altra non sarà mai la stessa cosa il tempo è irreversibile non torna indietro il tempo di vita è qualitativo non può essere quantificato contrariamente al tempo della scienza che è quantitativo ed è reversibile.
Perché è reversibile il tempo della scienza contrariamente al nostro tempo di vita? Perché io posso per esempio replicare un esperimento, posso farlo oggi, posso rifarlo domani con le stesse variabili, quindi posso replicarlo, anzi meno male che si può fare perché di solito ci sono poi gli esperimenti. elementi di controllo eccetera. Posso fermarmi, discontinuo, oggi faccio una ricerca, per esempio adesso io con la mia associazione culturale stiamo facendo una ricerca di neurogastronomia, posso fare una ricerca adesso e posso magari ripetere la ricerca tra due, tre, quattro anni.
Il tempo della vita non è così, il tempo della vita non si ferma mai. Non è ripetibile, non si può rifare, è qualcosa di concreto, è qualcosa di tangibile. Io sono qui ora e sto vivendo ora, sto respirando ora. Invece il tempo della scienza è qualcosa di astratto, di esteriore a noi, qualcosa di esterno. Ed è legato allo spazio.
Invece il tempo della vita è concreto, la concretezza proprio della materia, è interiore. Perché io vivo quello che vive Laura, dentro di sé. esperimento qualcosa che non può essere sperimentato da qualcun altro tu non puoi entrare dentro di me ma così come io non posso entrare dentro di te a vedere quello che c'è nella tua testa o quello che provi quando vivi un determinato evento ed è legato al tempo è legato al tempo perché è legato al fatto che io sono nata e morirò e questo è un dato di fatto è un dato di fatto e c'è una continuità non c'è un giorno in cui posso dire Aspetta che smetto di vivere un attimo, stop un attimo, mi fermo, il cronometro, e fermo il cronometro, no non si può fare, non si può fare, certo è un nostro desiderata anche quello della macchina del tempo, di ritorno al futuro o quant'altro, però non è possibile. Allora cosa ci dice Bergson?
che questi due tempi sono proprio due tempi completamente diversi, come potete vedere da questa slide, e lui paragona il tempo della scienza con una colana di perle. La colana di perle è composta da tutte delle perle che sono continuative, che sono simili, molto simili l'una dall'altra, e invece il gomitolo e la valanga, vedete qua il tempo di vita, il gomitolo arrotolato. poi viene risciolto, può essere allungato, può essere distretto, ma il gomitolo ha un inizio e una fine. Quindi noi viviamo, noi siamo il nostro passato, il nostro presente, ma siamo anche verso il nostro futuro. Per dirvi, io adesso srotolo questo gomitolo e tengo un pezzettino, la parte, un estremo, e tu tieni l'altro estremo.
Stiamo sempre parlando dello stesso gomitolo, io sto tenendo una parte, e tu stai tenendo un'altra parte, però il gomitolo è sempre lo stesso, l'inizio per esempio della vita e la continuazione della vita, però è sempre la stessa cosa, quindi dentro il gomitolo c'è tutta la nostra vita, tutta la nostra interiorità, stessa cosa vale per la valanga, ecco la valanga ci dà proprio l'idea di questa metafora della discontinuità, ma soprattutto della continuità scusate, della irreversibilità, cioè della... qualcosa che arriva e che muta tutto, cambia tutto, in continuo mutamento, ecco, questo è il punto focale della metafora della valanga, sicuramente la metafora del gomitolo è molto più suggestiva rispetto alla metafora della valanga, che a mio parere riguarda più che altro l'aspetto dell'irreversibilità, il gomitolo è proprio bello perché ci indica proprio questo insieme di passato presente e futuro. Bene, allora adesso cerchiamo di capire il tempo e la durata per Bergson perché a questo punto lui si è occupato del tempo, bisogna cercare di capire che cosa è, qual è la distinzione tra il pensiero dei positivisti e il pensiero dell'antipositivista per eccellenza che è appunto Bergson.
Qua vediamo proprio che il pensiero di positivisti, spazio e tempo vanno a braccetto, cioè è come se fossero insieme nello stesso binario e vanno insieme. Quindi Bergson si contrappone alla visione del tempo e di durata positivistica, dove il tempo e lo spazio viaggiano insieme, mentre Bergson parla del tempo dal punto di vista psicologico, non dal punto di vista oggettivo. Adesso lo vediamo proprio bene con l'esempio dell'orologio. Allora, l'esempio dell'orologio è che l'orologio per i positivisti è un orologio quantitativo. Io sto guardando quell'orologio che nei 60 minuti ovviamente segna i secondi e segna i minuti.
Quindi 60 minuti ci sono 60 minuti. Ok? Quindi quantifico. i 60 minuti, invece Bergson dice sì però 60 minuti sono diversi rispetto all'aspetto psicologico rispetto a quello che io sto vivendo, è molto diverso che io magari sono ad una festa, mi sto divertendo e 60 minuti passano velocissimi piuttosto che quando magari sono sto facendo un compito in classe, sto facendo un esame oppure devo iniziare un esame oppure ancora un esame.
Ho paura di essere interrogato, sono stato chiamato fuori dalla prof di filosofia o dal prof di filosofia e sono stato interrogato, quei 60 minuti sono interminabili. Quindi allora lui dice, l'orologio è lo stesso, ma è la percezione dell'orologio. E soprattutto, un altro punto importante, che io so che cos'è il tempo all'interno di quell'orologio proprio grazie alla coscienza.
Quindi anche il tempo della scienza che abbiamo visto prima ha la sua origine dalla coscienza, dalla memoria, perché è proprio questa che dà un significato alle cose, anche alla lancetta che segna le ore. Quindi lui dice attenzione perché il tempo della scienza in realtà è sancito dalla nostra coscienza, perché senza la nostra coscienza il tempo della scienza non esisterebbe, perché se io do un significato a quelle lancette che scoprono, che girano in quell'orologio è perché ha una coscienza, perché ha una memoria, altrimenti non avrebbe proprio alcun senso. Il mio pesciolino se guarda un orologio, lo fissa, non dà nessun tipo di significato, proprio perché gli manca la coscienza di che cos'è quell'orologio. Quindi Bergson dice attenzione perché il tempo della scienza è comunque legato al tempo della coscienza.
Io so che cosa è il tempo grazie alla coscienza. Le cose ci sono a partire dal piano soggettivo e psicologico. Questo è un aspetto veramente importante di Bernson perché lui è proprio completamente distante dal pensiero positivista, che era invece un pensiero del 2 più 2 fa 4, dell'orologio è stato delineato da delle leggi, dalle regole eccetera eccetera, matematiche, ma il punto focale è...
se io so che cos'è il tempo è grazie alla mia coscienza, alla mia memoria. E questo concetto di tempo e di durata ha portato Bergson a un certo punto a scagliarsi, a criticare la teoria della relatività ristretta di Albert Einstein, proprio nella sua opera Durata e Simultanità del 1922, dove proprio Bergson si schiera contro la teoria della relatività ristretta di Einstein, che è una teoria... che era stata improntata e pubblicata nel 1905, quindi qualche anno dopo.
Che cosa succede? Beh, insomma, sostanzialmente Einstein rappresenta un po'il tempo della scienza, il tempo della scienza in cui la durata e la simultaneità sono oggettivabili. Prendiamo per esempio sempre l'orologio. L'orologio, in un'ora ci sono 60 minuti e questi 60 minuti sono... dettati da questa lancetta che gira e c'è una durata, una simultaneità relativa ad uno specifico sistema di riferimento.
Facciamo l'esempio classico di Einstein, cioè l'esempio per cui dice che se sto davanti alla stufa con una bella ragazza, sicuramente un partner, comunque una persona che ci piace, sicuramente il sistema di riferimento cambia rispetto a essere nella simultaneità, quindi nello stesso momento, nello stesso tempo. periodo di tempo in cui sono davanti alla stufa, con la mano sulla stufa da sola. Quindi sostanzialmente secondo Einstein la simultaneità è oggettivabile e relativa ad uno specifico sistema di riferimento.
Bergson invece è sicuramente più legato al tempo della vita, lo avevamo visto prima, quindi in cui non c'è un'oggettivabilità ma c'è una soggettività legata al tempo della vita mio. che non è diverso rispetto al tempo della vita tuo o di qualunque altra persona. Inoltre abbiamo visto anche che per Bergson c'è una concezione fisica e una concezione psicologica del tempo, dove però la concezione fisica è ricondotta alla concezione psicologica. Quindi la simultaneità per Bergson è soggettiva e legata alla memoria.
E'la memoria che ci consente di delineare il prima... e l'adesso, l'ora, in questo momento, e di collegare il prima e l'ora. Quindi diciamo che Bergson si schiera contro questa visione, questa idea della simultaneità, della durata di Einstein e in modo particolare si vede proprio la grande differenza tra un Einstein molto teorico, molto astratto e un Bergson molto concreto, molto reale.
e dove vede che il tempo, la simultaneità è legato all'esperienza, quindi è tutto tangibile, concreto, legato a qualcosa che posso toccare con mano. Questa diatriba ha portato poi, diciamo, se dobbiamo chiamarlo vincitore, a Einstein perché è stato molto sostenuto dalla comunità scientifica dell'epoca, però insomma poi... ognuno giustamente ha il suo pensiero e Bergson è comunque stato apprezzato. per la sua filosofia, tant'è che è uno di quei filosofi francesi più importanti dell'epoca. Ma passiamo ad un altro punto, abbiamo visto che Bergson ogni tanto passa, no?
E sembra di pala in frasca, però in realtà c'è un collegamento. In modo particolare abbiamo detto all'inizio, quando parlavamo delle sue opere principali, che a un certo punto lui nell'opera Materia e Memoria del 1896 parla del rapporto tra spirito e corpo e in modo particolare Bergson distingue tra memoria, ricordo e percezione e li vediamo proprio insieme in questa slide. La memoria che cos'è?
Lui parla di memoria pura perché è la coscienza, cioè quello che completamente noi viviamo del nostro passato, è tutta la registrazione del nostro passato, quindi dall'inizio alla fine, tutti gli eventi, tutto quanto, tutto un magazzino di memoria pura, pura perché non è stata filtrata, è tutto quello che noi abbiamo vissuto nel nostro passato. Invece il ricordo che cos'è? Il ricordo che spesso viene invece chiamato nella realtà quotidiana come memoria, è in realtà un piccolo pezzo, una piccola parte, come se io prendessi un istantaneo, facessi un istantaneo. una fotografia scattata da parte del cervello di un determinato evento. È chiaro che io prendo il cellulare, faccio la fotografia, faccio una foto, elaboro quella foto, il cervello la elabora, la scatta, ma è una foto, un'istantanea, non è tutta la memoria pura.
Quindi quello che noi spesso chiamiamo memoria in realtà è un ricordo. L'album di foto, prendiamo per esempio l'album di foto, no? La memoria è come se ci fosse tutto un album di fotografie, come se ci fosse un film intero, non si sono persi neanche un minuto di quella vita, di quel passato.
Invece il ricordo è una foto dell'album, due foto. dell'album, ma non è l'album completo. Invece abbiamo la percezione, la percezione è proprio il filtro che noi abbiamo di quell'istantanea. Prendiamo per esempio i filtri che vengono utilizzati oggi.
Oggigiorno tantissimo nei social che cosa fai vai su instagram ma vai su qualunque anche sulla macchina fotografica del cellulare e usi filtri. I filtri sono un filtro rispetto alla realtà quindi io mi faccio la foto con un filtro ma non sono quella persona realmente è filtrata è una percezione. Quindi la percezione è come se io filtrassi le informazioni che devono entrare essere immagazzinate.
come ricordo e quelle che invece non lo sono. La memoria invece è qualcosa di puro, di completo, quindi la parte, tutta la coscienza completa del nostro passato. Andiamo adesso ad un altro aspetto importante di Bergson, il concetto di slancio vitale. Prima di parlare di slancio vitale però dobbiamo definire che cos'è la vita e soprattutto quali sono le sue caratteristiche. La vita secondo Bergson è creativa, è libera.
è imprevedibile e conserva la memoria del passato perché, ricordiamo ancora nel tempo della vita il gomitolo, ricorda quello che c'è dietro, quello che c'è nel passato, quindi ha una memoria del suo passato e è anche conservativa sia per quanto riguarda gli uomini che per quanto riguarda la natura. Poi Bergson parla proprio della differenza tra uomo e natura, l'uomo che secondo Bergson ha una sola vita, ha una sola strada. non ha tante fronzoli, ha solo una chance e quella andrebbe vissuta in modo eccelso. La natura invece ha più strade da percorrere, è un'evoluzione più creativa, più libera, prendiamo per esempio alle biforcazioni di un fiume che possono andare veramente, possono allontanarsi di molto, anche di regioni diverse, di stati diversi, possono percorrere appunto strade diverse e questo è un punto importante perché la natura ha sicuramente più strade da percorrere.
è più creativa, è più libera e ha sicuramente più slancio, come dire, slancio vitale creativo e libero rispetto all'uomo, però entrambi hanno un slancio vitale, lo sfruttano in modo diverso. Che cos'è questo slancio vitale in sostanza? È una spinta, è una forza che consente la vita, è una forza che ci consente, che ha sconsentito alla natura, all'essere umano e a tutti gli altri animali di poter sopravvivere, di potersi evolvere anche.
cambiare anche in base a quello che serve per poter sopravvivere. E qui vediamo proprio il rifiuto del meccanicismo. Perché rifiutiamo il meccanicismo? Beh qua viene molto utile l'esempio della mano nell'animatura di ferro che fa proprio Bergson.
Allora immagina di mettere una mano in un'animatura di ferro. All'inizio la tua mano inizierà a sprofondare nell'animatura fino a che ovviamente l'animatura inizierà a... condensarsi sempre di più e si creerà la forma della tua mano, una forma determinata.
Ecco, per i meccanicisti la spiegazione di tutto questo, quindi la causa di tutto questo, sarebbe da imputare ad ogni granello di ferro. Invece per Bergson la causa di tutto questo è la mano, è la mano che viene inserita nell'animatura di ferro, quindi c'è un approccio molto diverso. E lui parla appunto di slancio vitale a partire ovviamente dalla creazione, quindi da come si è creato tutto. All'inizio lui parla di un primo slancio vitale che ha portato ad una biforcazione. tra le piante e gli animali.
Se ci pensiamo le piante e gli animali hanno due modalità diverse di sopravvivenza. Le piante sono statiche, di certo non corrono, non vanno in giro correndo o cacciando per prendere la propria preda, ma lo fanno, il sostentamento lo fanno attraverso la fotosintesi clorofiliana, mentre gli animali per adattarsi e sopravvivere hanno avuto bisogno di sviluppare la coscienza. Perché la coscienza? Perché anche solo per cacciare io ho bisogno comunque di avere un pensiero più o meno logico dietro il mio pensiero.
Lo slancio vitale però c'era in entrambi i casi, sia per quanto riguarda le piante sia per quanto riguarda gli animali. Poi a un certo punto c'è stata una seconda biforcazione tra gli antropodi e i vertebrati. Gli antropodi abbiamo come culmine massimo gli insetti.
invece per i vertebrati ovviamente abbiamo come culmine massimo l'uomo. In ultimo un altro aspetto molto interessante dei concetti di Bergson è la distinzione tra istinto e intelligenza che sono due tendenze molto diverse, l'istinto è più animale e l'intelligenza è più umana, anche se l'intelligenza stessa, l'uomo stesso, è passato dall'homo faber all'homo sapiens, quindi all'uomo che era più istintivo, all'uomo invece che era più sapiente, più intelligente, che utilizzava l'intelligenza proprio come, diceva Bergson, come un meccanismo cinematografico, che è fatto di istantanei, ma che per poter vedere il film intero io devo mettere tutte insieme, non posso vedere un'istantanea sola di un film, se io guardo una scena sola non posso avere il quadro insieme. È interessante questa cosa perché queste due tendenze diverse in realtà non sono due biforcazioni che non si parlano, possono essere incontrarsi insieme grazie a quella che Bergson chiama intuizione.
Che cos'è l'intuizione? In sostanza è l'istinto che diventa coscienza, diventa consapevole di se stesso e quindi è un istinto intelligente, un istinto che non viene vissuto in modo animalesco ma viene vissuto in modo consapevole, cosciente di quello che si fa. E la massima espressione, secondo Bergson, di questa intuizione, di questo istinto intelligente, sono le arti. È la manifestazione artistica, le manifestazioni estetiche date da la pittura, la scultura, la musica, la poesia. Questa è la manifestazione massima di quella che è l'unione tra istinto e intelligenza, quindi un istinto intelligente, coscienzioso, consapevole di se stesso.
Vediamo in ultimo l'aspetto legato alla società, alla morale e alla religione, distinguendo, secondo Bergson, tra le società chiuse e le società aperte, poi dopo lui parla anche degli aspetti morali e religiosi di queste due tipologie di società. Le società chiuse sono delle società, come suggerisce il nome, dove la persona, pensate ad un insieme, pensate che questa è una società chiusa, e dove la persona è inserita dentro la società ma con dei confini molto ben prestabiliti. delimitati, chiusi, abbiamo delle abitudini sociali ben delimitate, ben decise.
Nelle società chiuse che cosa vige? Vige la morale dell'obbligazione, perché non monta mai, perché è legata delle abitudini sociali. Eccolo qua, è un uomo chiuso dentro una società che ne determina i confini e la sua libertà sarà quindi limitata. Invece per quanto riguarda la religione abbiamo una religione statica. Religione statica che è caratterizzata dai miti, dalle superstizioni, dalle magie ed è la risposta, una reazione di difesa della natura contro l'intelligenza, cioè in sostanza quali sono le religioni statiche?
Sono delle religioni che si manifestano attraverso miti, superstizioni, magie eccetera, che sono una risposta alle paure dell'uomo. alle paure che abbiamo visto in tantissimi filosofi, che sono ho paura di morire, ho paura di non vivere più, delle malattie, del dolore, eccetera. Quindi queste sono le società chiuse.
Invece poi abbiamo le società aperte, società in cui non c'è più una chiusura totale ma c'è un'apertura, quindi non ci sono confini e ovviamente c'è maggiore libertà, quindi c'è uno slancio vitale, creativo maggiore e una maggiore libertà. Qui abbiamo una morale assoluta che è in continuo cambiamento e in continua evoluzione, è una morale che si ridisegna sulla base anche dell'evoluzione della stessa società, che non rimane chiusa, fossilizzata ma è una società. in evoluzione e ovviamente la religione non sarà più statica ma sarà una religione dinamica con la caratteristica del misticismo, già presente in alcune religioni tra cui anche il cristianesimo, alcuni per esempio apostoli eccetera.
La religione dinamica è una religione che parte dall'amore, dall'amore universale, da quello slancio vitale per eccellenza che ci porta verso che cosa? Verso il misticismo, tant'è che Bersano a un certo punto lui auspica Spera che ci sia in un futuro un genio mistico che possa trascinare attraverso questo misticismo questa società aperta, aprirla, renderla libera e soprattutto fare fluire quello che lui chiama appunto slancio vitale. Benissimo, io ti aspetto come sempre nelle altre puntate del nostro percorso di storia della filosofia, ti invito ad iscriverti al mio canale, di attivare la campanella e poi ovviamente ti aspetto anche sugli altri miei social.
A presto!