Quindi la midola Valle d'Ost, Alessandro Barbero. Buonasera. Eccoci, poco poco così. Perfetto, grazie. Grazie della fiducia.
Allora, San Francesco, l'invenzione di San Francesco. Per parlarvi di San Francesco e della sua immagine e di come è stata costruita nei secoli, la sua immagine, parto da una vicenda abbastanza recente, un centinaio di anni fa. Siamo nel 1926. cadeva il settimo centenario della morte di San Francesco.
San Francesco è morto nel 1226. 1926, lo ricordo per i più giovani che non sono tenuti a saperlo, Mussolini era al potere da quattro anni ed era ormai chiaro che il suo regime era diventato una vera e propria dittatura. Nel 1926 in Italia ci sono grandi celebrazioni in onore di San Francesco, protettore d'Italia. E in quell'anno un editore di Mantova, Franco Paladino, che amava definirsi l'editore di Mussolini, commissionò un libretto a un sacerdote, si chiamava Don Paolo Ardali.
Don Paolo aveva già scritto un fortunato libretto su Pio XI e Mussolini. E adesso l'editore, Paladino, per la sua collana intitolata Mussolinia. Biblioteca di cultura fascista commissionò a Don Ardali un volumetto intitolato San Francesco e Mussolini.
Va detto che Mussolini essendoci le celebrazioni francescane, lui capo del governo, non aveva mancato di esternare la sua ammirazione per questo grande italiano e l'autore del volumetto si adopera per illustrare, cito, lo spirito francescano del grande uomo, il grande uomo con la U maiuscola e Mussolini naturalmente, è un accostamento che a noi può sembrare sorprendente, ma Don Ardali non aveva il minimo dubbio, un'altra citazione, oh quanto spirito francescano c'è nella vita di Mussolini, cosa trova di francescano in Mussolini Don Ardali nel 1926? In exergo metto una citazione dei Fioretti di San Francesco che fa già capire che cosa ha in mente. La citazione è questa, c'è frate Masseo che si rivolge a Francesco, disse frate Masseo, dico perché a te tutto il mondo viene dietro e ogni persona pare che desideri di vederti e di udirti e di ubbidirti. Questo è il primo parallelo che Dogardali vede evidentemente, fra Francesco e Mussolini, tutti vogliono conoscerlo, ubbidirgli, seguirlo.
Il seguito è assolutamente all'altezza della premessa. Cosa ci racconta Don Paolo? Beh, intanto che quando vennero costruite le mura di Assisi a difesa della libertà comunale, Francesco, cito, allora a diciassettenne...
era forse tra i più volonterosi o i più ardenti lavoratori notate quel forse che per chi conosce il mio mestiere vuol dire me lo sto inventando non c'è scritto da nessuna parte ma come bello perché perché anche Mussolini Mussolini giovanissimo conobbe in Svizzera le fatiche del lavoro manuale portò sulle spalle i mattoni poi Questo vi sorprenderà perché secondo me non lo sapete. Francesco ha combattuto in guerra, è una cosa su cui non si torna spesso, ne riparleremo, per Don Ardali invece è importantissimo. Francesco ha combattuto in guerra come Mussolini, il quale, cito, soldato fra i soldati, semplice e umile, visse in mezzo a loro come San Francesco. Poi Mussolini ha peregrinato per il mondo.
ha sofferto la fame francescanamente ha conosciuto uno scarso cibo di penitente dopo una giornata di duro lavoro e oggi Mussolini incarna la perfetta Letizia. Perfino le fotografie di Mussolini degli anni di guerra assomigliano ai ritratti di San Francesco a guardare bene. Cito, manca solo l'aureola. Ce ne sarebbe ancora ma vi dico ancora questa.
Mussolini, fanciullo, fanciullo ancora. aveva un singolare amore per gli uccelli, come tutti sanno senza gli uccellini nessun ritratto di San Francesco può essere completo. Allora oggi è fin troppo facile sorridere come stiamo facendo noi degli sforzi del buon padre Ardali, però è evidente che erano fatti in buona fede, cioè lui ci credeva, davvero per lui Mussolini assomigliava a San Francesco. Egli, San Francesco, assomigliava a Mussolini, aveva lavorato duro, aveva fatto la guerra, era certo di aver avuto in sorte un altissimo destino e aspettava con fede incrollabile che il mondo intero si inchinasse davanti a lui.
Allora, questo del padre Ardali è chiaro che è un caso estremo e trasparente di uso politico dell'immagine di San Francesco. Ricordiamoci anche il momento, l'Italia dal regime fascista in quel momento si aspetta anche, in modo sempre più esplicito, quella riconciliazione con la Chiesa, che infatti si realizzerà tre anni dopo con i patti lateranensi. Quindi ci sta che il mondo cattolico italiano si senta dire con piacere che tra San Francesco e Mussolini tutto sommato un parallelo c'è.
due grandi italiani, però attenzione perché appunto a noi viene facile ridere, ci viene facile dire ma San Francesco non era mica come Mussolini e com'era invece San Francesco? In altre parole, cosa sappiamo noi davvero di San Francesco e in generale le informazioni che abbiamo, che credibilità hanno? Da dove vengono? Mi scuserete se mi fermo un attimo a sottolineare una cosa che è di una banalità sconcertante, però io vedo tutti gli anni insegnando che non è sbagliato ricordarla, anche se dovrebbe essere una cosa ovvia, e cioè che tutto quello che noi sappiamo del passato lo sappiamo perché c'è qualcuno che è vissuto allora che ce l'ha raccontato.
Poi certo possiamo avere delle informazioni anche di altro genere, gli scavi archeologici, gli edifici, le opere d'arte, le monete, tutto ci dà delle informazioni però il grosso delle nostre informazioni su una persona vissuta nel passato deriva dal fatto che i suoi contemporanei ci hanno parlato di lui. Senza questo non sapremmo niente. O meglio no, mi correggo. Noi possiamo conoscere una persona del passato anche se quella persona ci ha parlato essa stessa, se noi sentiamo la sua voce e noi la voce di San Francesco in realtà la sentiamo. San Francesco ha scritto molto, scritto o dettato, ha lasciato molte opere Francesco, regole, due diverse regole, lettere, preghiere, testamenti, il cantico di Frate Sole.
E tantissimo, tanto più per un uomo che è stato definito da chi ha studiato la sua scrittura un semi-alfabeta, e cioè uno che sì, sapeva leggere e scrivere se proprio doveva mettercisi, però con fatica e senza averne l'abitudine. E noi questo, l'hanno detto grandi studiosi, lo possiamo dire perché noi abbiamo due autografi di San Francesco. Abbiamo un biglietto per Frate Leone, uno dei suoi più importanti seguaci, il suo segretario in realtà negli ultimi anni, un biglietto per Frate Leone e una piccola pergamena dove da un lato c'è una lode di Dio scritta da Francesco di suo pugno e sull'altro lato del foglio c'è una benedizione di nuovo di pugno di Francesco per Frate Leone.
Poi è bellissimo perché frate Leone su questi due pezzi di pergamena ci ha scritto in inchiostro rosso queste sono le parole di frate Francesco, questo me l'ha mandato proprio lui in modo che non ci siano dubbi e chi ha studiato questa scrittura dice ma sì ma è una scrittura di uno che scriveva poco, è una scrittura di uno che faceva fatica e il latino è pessimo, con errori pensava in italiano e poi si arrangiava a tradurre in latino alla belle meglio e tuttavia ha scritto un sacco di cose. di straordinario interesse San Francesco, in certi casi anche altissime come il Cantico delle Creature e pazienza se il Cantico delle Creature collocato nella sua epoca ci rivela dei risvolti a cui magari noi come dire non saremmo preparati perché noi vediamo questo meraviglioso elogio di tutto ciò che è stato creato da Dio, tutto, tutto è bello, tutto è bello a questo mondo, tutto ciò che è stato creato compresa la morte, tutto è bello, ciò che abbiamo intorno a noi, che vediamo e che tocchiamo. Noi sentiamo profondamente, come dire, il peso poetico di questa cosa. Non dobbiamo dimenticarci che quando Francesco scriveva queste cose, sapeva benissimo che nel suo mondo, nel suo tempo, c'era della gente, i Catari, i quali di nascosto perché erano perseguitati, però... radunavano la gente e insegnavano alla gente che non è vero che è tutto bello anzi il mondo materiale fa schifo l'unica cosa che conta è l'anima il mondo materiale la carne il sesso il mangiare sono tutte cose che non può aver creato un dio buono ci deve essere stato un dio maligno che ha creato i nostri corpi che poi si ammalano e vanno in putrefazione questo dicevano i catari e molta gente li stava a sentire e francesco lo sa sapeva quando scrive invece no, è tutto bello e c'è un solo Dio buono.
Dopodiché però appunto questa produzione straordinaria, interessantissima di Francesco ci parla della sua spiritualità ma non ci dice niente della sua vita concreta, chi era, cosa ha fatto, dove è stato, come è vissuto, cosa gli è successo, che impressione faceva agli altri. Per sapere queste cose Noi ci dobbiamo basare sulle testimonianze di altri che l'hanno conosciuto e che ci hanno parlato di lui, d'accordo? Ed effettivamente quelli che l'hanno conosciuto si sono affrettati a raccontare chi era Francesco e a scrivere per noi, per i posteri, quello che si ricordavano di lui. Dunque tenete conto che Francesco, morto come vi dicevo nel 1226, il 3 ottobre, è uno di quelli che sono stati fatti santi subito, canonizzato fulmineamente.
Era chiaro a tutti che era un personaggio di una statura incomparabile, non c'era mai stato nessun altro santo di quel livello. Lo fanno santo subito, con un processo di canonizzazione a Roma fulmineo. Dopodiché, quando si proclama un santo, fa parte della procedura che qualcuno scriva la sua vita perché la proclamazione del santo vuol dire anche noi dobbiamo prenderlo a esempio tutti devono conoscerlo quindi papa gregorio nono incarica un francescano della vecchia guardia uno che si chiamava tommaso d'accelano e uno che aveva conosciuto san francesco e che era un Un frate colto, sapeva scrivere in un ottimo latino e Tommaso d'Acelano è incaricato dal papa di scrivere la vita di San Francesco.
Si mette al lavoro e scrive. Il papa approva la vita scritta da Tommaso d'Acelano che conosce una grande diffusione, viene copiata, riassunta, messa in versi. Poi dopo poco tempo il ministro generale dei Francescani, frate Elia...
ordina a Tommaso di scrivere una nuova versione della sua vita più breve. La versione più breve in realtà serve soprattutto a fini liturgici perché ci sono momenti della liturgia in cui bisogna recitare brani della vita del santo. Però Tommaso d'Acelano non è tanto contento di doversi mettere a rifare questo lavoro. L'ha già fatta la vita di Francesco. Adesso gli dico di farne una più breve.
Lui dice sì, ho dovuto mettermi al lavoro. Perché c'è gente a cui i testi troppo lunghi danno fastidio, va bene, e poi dice anche un'altra cosa. che ci fa capire che quella vita che lui ha scritto non è che sia stata accolta da tutti con soddisfazione, perché Tommaso dice qualcuno forse vorrebbe che certe cose fossero dette diversamente da come le ho dette.
Scrive la versione abbreviata, passa qualche anno, non ci ha messo molti miracoli. in questa sua vita però intanto francesco dopo morto di miracoli ne sta facendo continuano ad esserci nuovi sempre nuovi miracoli nel 1244 francesco è morto da 18 anni il nuovo ministro generale crescenzio daiesi pubblica una circolare diretta a tutti i conventi francescani in cui dice se ci sono dei vecchi frati che si ricordano di francesco e che l'hanno conosciuto, che ci scrivano per comunicare i suoi miracoli, quelli che ha fatto quando era ancora vivo. In risposta a questa circolare arriva ad Assisi una valanga di testimonianze.
Vecchi frati che erano stati i compagni di San Francesco, frate Leone, frate Rufino, si mettono a scrivere e mandano i loro materiali ad Assisi. dicendo questi sono materiali importantissimi perché noi siamo gli ultimi che se lo ricordano noi siamo quelli che lo hanno conosciuto noi siamo quelli che erano con lui e mentre il povero crescenzo da jese aveva chiesto i miracoli i vecchi frati non si accontentano di miracoli ma gli mandano una marea di ricordi di aneddoti quella volta che francesco ha fatto quella cosa Una marea di cose che Tommaso D'Acelano non sapeva quando ha scritto la sua vita. Da questa marea di scritti verranno poi prodotte almeno due grandi compilazioni, una si chiama La leggenda dei tre compagni, strapiene di cose nuove.
A questo punto il ministro generale convoca Tommaso D'Acelano e gli dice Tommaso, vedi quanta roba nuova è venuta fuori, mi dispiace ma devi scrivere un'altra vita. Non rifarla proprio tutta, ma fai un testo nuovo che aggiunga tutte queste cose nuove che sono arrivate. Tommaso ci si mette, devo dire seriamente, anzi, prende contatto con i vecchi frati e insieme producono questo nuovo testo, che nei codici è chiamato il memoriale. Non è appunto una vita, non riprende dall'infanzia per ordine e tutto quanto, ma accumula nuovi episodi. Peraltro anche in questo memoriale emerge che Tommaso e gli altri vecchi che stanno scrivendo hanno qualche dubbio, perché ci tengono a dire, tenete conto che la memoria umana è quello che è, che la memoria si può sbagliare, che su San Francesco circolano talmente tante notizie che ormai sono difficili da verificare.
Per cui dicono, se qualcuno non fosse d'accordo con questo, non è un problema. accordo con noi su come abbiamo riferito un certo episodio e ce ne faremo una ragione perché può succedere. Poi arriva un nuovo ministro generale Giovanni da Parma, riconvoca Tommaso Dacelano e gli dice senti ma miracoli ne hai messi pochi però, ce ne sono tanti altri, dai scrivi!
E Tommaso Dacelano si rimette al lavoro e scrive un nuovo testo con tutti i miracoli. di San Francesco che non aveva messo finora. Stavolta peraltro fa trapelare chiaramente Tommaso D'Acelano il suo malumore, nel senso che fa capire che è stato criticato, che tutto quello che ha scritto finora ci sono dei frati che non sono d'accordo con lui e che gli è stato chiesto di introdurre dei cambiamenti e lui dice testualmente Non possiamo inventare ogni giorno qualcosa di nuovo e trasformare il quadrato in tondo. Dopodiché Tommaso d'Acelano era ancora vivo nel 1260 quando è costretto, temo, a toccare con mano l'ingratitudine dell'ordine francescano perché dopo tutta la dura fatica che ha fatto scrivendo e riscrivendo nel 1260 il capitolo generale dell'ordine riunito a Narbona Capito, ormai i francescani sono una multinazionale, sono un'immensa organizzazione con migliaia di frati, decine e decine di conventi in ogni paese, una potenza.
Il capitolo generale nel 1260 dice ci sono tante vite di San Francesco che circolano, è meglio prenderle tutte e farne una buona, sottinteso quelle che ci sono finora per un motivo o per l'altro non ci soddisfano del tutto. Chi si mette a fare la vita buona? Il nuovo ministro generale dell'ordine Bonaventura, Bonaventura da Bagnoregio, San Bonaventura, anche se lui diversamente da Francesco non lo fanno santo subito, lo faranno dopo due secoli da chemo, ma comunque Bonaventura si mette al lavoro e scrive la versione buona della vita di San Francesco, conosciuta come la leggenda Maior.
Dove deve essere chiaro che nel loro latino leggenda non vuol dire una favola come per noi la parola leggenda. Leggenda viene da leggere, quindi leggenda è il testo che bisogna leggere. E se voi volete sapere qualcosa di San Francesco, il testo da leggere è quello che ha scritto il ministro generale.
Buonaventura. Tant'è vero. e questo devo dire è forse l'aspetto più stupefacente dell'intera faccenda tant'è vero che quando Bonaventura ha concluso il suo lavoro nel 1266 il capitolo generale riunito sotto la sua presidenza stavolta a Parigi Parigi è la grande potenza del mondo cristiano, il paese più popoloso, più potente d'Europa capitolo generale di Parigi nel 1266 decreta che tutte le vite di san francesco scritte in passato siano distrutte e che anche quando sto citando è anche quando potranno trovarne al di fuori dell'ordine i frati si sforzino di rimuoverle questo in sostanza vuol dire circolare che arriva a tutti i conventi francescani adesso voi andate in biblioteca E se avete delle vite di San Francesco, le tirate fuori dagli scaffali e le bruciate.
Ma non solo! Andate in giro per le biblioteche degli altri e se riuscite a trovare qualche vite di San Francesco, senza troppo farvi notare, le fate sparire. Perché la leggenda che è stata scritta dal Ministro Generale contiene ciò che ha udito da coloro che furono quasi sempre con san francesco e che sapevano tutto con certezza e ogni cosa è stata verificata ergo adesso c'è la vita di san francesco le altre non sono inutili sono dannose le facciamo sparire tutto E la cosa straordinaria è che questa operazione effettivamente riesce. Per qualche secolo di tutte le vite precedenti, tutte quelle scritte da Tommaso d'Acelano e quelle compilate sui ricordi dei vecchi frati, la leggenda, ecco tutto, per qualche secolo non se n'è più saputo niente. L'unica vita di San Francesco circolante era la vita scritta da Buonaventura e a quella si sono ispirate anche le più grandi operazioni.
di divulgazione dell'immagine di San Francesco, gli affreschi di Giotto nella Basilica Superiore ad Assisi, oppure i fioretti di San Francesco, che come forse non tutti sanno non sono mica un'opera di San Francesco, sono stati scritti molto tempo dopo nel 300 e sono una raccolta di episodi che si basa appunto sull'unica versione ufficiale, la leggenda maior di San Bonaventura. Solo nel 700 ha cominciato a saltar fuori qualche singolo manoscritto di tutte quelle tante vite di cui vi ho raccontato, che erano state fatte sparire, sì, ma per fortuna, diciamo, non con totale successo. Nell'Ottocento e ancora nel Novecento, ancora pochi anni fa, ne è saltata fuori una nuova. Un grande studioso di San Francesco, Jacques Dalaran, pochi anni fa, ha avuto notizia che a un'asta andava in vendita un codice di proprietà di un privato.
che conteneva storie di San Francesco, è riuscito a farlo comprare dallo Stato ed è saltato fuori che lì c'era un testo, una versione di una delle vite di Tommaso D'Acelano non ancora conosciuta. Per secoli ha continuato a saltare fuori di tanto in tanto singoli manoscritti di quelle vite. che Bonaventura aveva voluto far sparire. Nella maggior parte dei casi, capite, saltano fuori nelle biblioteche magari di un monastero benedettino dove la circolare dei francescani se anche l'hanno ricevuta l'hanno cestinata e quindi... E alla fine quindi noi oggi, oggi ed alla fine dell'Ottocento che gli studiosi hanno cominciato a dire ma ragazzi scusate eh ma vi rendete conto di cosa sta succedendo?
Stanno venendo fuori una serie di versioni su chi era San Francesco che non sono mica tanto coincidenti con quello che sapevamo finora, perché il punto, e questo è il punto veramente cruciale direi, il punto centrale di equilibrio di questa notazione di stasera, è che Bonaventura aveva fatto, aveva detto, Bonaventura ha scelto e ha scelto. in base a una logica molto precisa. Oggi lo possiamo dire perché sappiamo quali episodi ha scelto e quali invece ha voluto tenere fuori.
Buonaventura ha una sua idea molto chiara di San Francesco e precisiamolo anche se adesso appunto la sua operazione ha un sentore quasi staliniano, questa cosa di far bruciare i te. Ma San Buonaventura è in perfetta buona fede chiaramente, lui è il successore di San Francesco alla guida dell'ordine. Lui ha un'idea molto chiara su chi deve essere San Francesco per i frati di oggi e di domani.
Chi deve essere Francesco? Deve essere un altro Cristo, deve essere quasi divino e quindi perfetto. Francesco non ha mai avuto dubbi, non ha mai creato problemi, portava soltanto la gioia intorno a sé Francesco. Francesco era sicuro della sua missione del suo destino non c'è mai stato un momento in cui fosse incerto va anche detto che San Francesco se era un altro Cristo era anche inimitabile naturalmente e questo non dispiace poi troppo ai frati che qualche anno dopo la morte di Francesco si rendono conto benissimo che lui era lui sì certo lui poteva andare scalzo Noi i sandali li mettiamo, lui poteva dire i libri non servono a niente, ma noi abbiamo le cattedre universitarie e i libri li usiamo, lui poteva dire bisogna abitare in capanne di frasche, noi abbiamo dei bei conventi e l'ordine funziona meravigliosamente così. E' chiaro che lui era inimitabile, è arrivato, se n'è andato, ci ha lasciato il suo ricordo ed è importante non sottolineare troppo.
Purtroppo però in quante cose l'ordine francescano è diventato diverso da quello che Francesco aveva in mente all'inizio e che i vecchi frati tanto tempo prima si ricordavano. San Francesco, poi daremo degli esempi più concreti, ma facciamo un ventaglio rapido delle cose su cui San Francesco è stato sconfitto. San Francesco ha sempre insistito sul fatto che i frati... non dovevano possedere niente, ma niente vuol dire niente e per non dormire all'aperto d'inverno si potevano fare una capanna di frasche. Adesso appunto i frati vivono in conventi di pietra e mattoni, sobri, semplici, ma l'Europa è piena dei conventi dei frati.
San Francesco lo dice ancora nel suo testamento, un altro dei testi che noi abbiamo in cui ci parla la sua voce, ancora nel suo testamento Francesco dice io voglio che ogni frate lavori, ogni frate deve fare del lavoro manuale, fisico, perché chi non si spacca la schiena a lavorare non potrà mai essere alla pari con i poveri. Dopo la morte di Francesco i frati se lavorano fanno il mio lavoro, fanno i professori universitari, fanno gli intellettuali, ma certamente nessuno di loro fa più del lavoro manuale. San Francesco avrebbe voluto addirittura all'inizio... che lui e i frati rimanessero laici, poi lo convincono a farsi fare la tonsura e entrare nella chiesa, però insiste comunque che anche se chierici, ma nei nostri non devono essere chierici colti, perché la gente colta si dà delle arie e noi invece dobbiamo essere davvero come gli ultimi, come i barboni, ma davvero come loro.
Qualche anno dopo la morte di Francesco, un capitolo generale decreta che d'ora in poi nell'ordine francescano non potrà entrare nessuno che non abbia la maturità classica. Anacronismo, ma insomma la licenza magistrale, ecco. In altre parole, a un certo punto San Francesco se si fosse ripresentato per entrare nell'ordine non avrebbe avuto i requisiti per entrare.
Ancora, tutta la storia del rapporto con Chiara e con le altre ragazze è una storia che a raccontarla come era davvero diventa estremamente imbarazzante, lo è perfino oggi. Perché lo sapete com'è la storia di Chiara? La storia di Chiara è che lei è una ragazza di Assisi, più piccola di Francesco, ma Assisi è un buco, si conoscono tutti.
Francesco è ricco da ragazzo, ma di famiglia non nobile, sono mercanti. Chiara invece è figlia di cavalieri, figlia di nobili e quando Francesco diventa famoso in città, lui e il suo gruppo, Chiara stravede per loro e vorrebbe andarci anche lei con loro. Ovviamente di dirlo a papà e mamma non se ne parla neanche.
ma riesce a prendere contatto di nascosto, esce di casa dicendo che va a messa con le amiche, invece va da Francesco e parlano, e parlano e Francesco la esamina e si convince che questa ragazzina, anche lui la conosce da quando è nata, figurati, questa ragazzina davvero Dio la scelta, come è successo a lui, lui può dirlo, a lui è successo, sa cosa vuol dire e vede le stesse cose in chiara. E quindi quando Chiara gli dice io però io non resisto, io voglio stare con voi, voglio fare come fate voi e Francesco le dice va bene scappa di casa, ti aiuto io, scappa di casa, vieni da noi nella nostra chiesetta di San Damiano e ti ospitiamo a noi. E Chiara scappa, fanno scappare di casa, cioè capite San Francesco è uno che fa scappare le minorenni di casa, dove sarebbe oggi? Ecco.
E infatti anche allora ovviamente arrivano i genitori, il padre, i suoi amici armati, tempestando, Chiara si deve attaccare all'altare per evitare che la strappino via. Poi alla fine Francesco ha un tale successo in quel momento che la famiglia di Chiara è costretta ad assegnarsi, però la chiesa a Chiara dice che bella cosa che volete essere le sorelline dei frati, bellissimo, siamo assolutamente d'accordo. Ovvio.
che non andrete a lavorare ai mercati generali e a dormire per terra sotto i portici come fanno loro, perché le ragazze per strada non le vogliamo vedere, quindi adesso noi vi daremo dei bei monasteri, voi starete chiuse dentro questi monasteri, farete le suore di clausura e lì pregherete tanto per i vostri fratelli francescani, sarà bellissimo. E Chiara e le sue sorelle alla fine fanno questo, diventano suore di clausura. Insomma. Ce ne sono tanti di momenti della storia di Francesco che creano un po' di problema se tu hai deciso che Francesco deve essere una figura rassicurante.
Noi siamo i francescani e lui, dopo Cristo c'è stato solo lui, lui ci insegna tutto e non ci insegna i dubbi e neanche a far scappare le minorenni di casa, ma ci insegna la perfetta letizia e la sicurezza del nostro destino, del fatto che noi siamo i prediletti di Dio. Dopodiché tutto questo ve lo sto dicendo in generale, voi siete liberi di credermi o di non credermi, quindi è ora che vi racconti qualcuno degli episodi che Bonaventura decide di non includere nella leggenda Maior. Vabbè, tanto per cominciare tutta la faccenda della giovinezza di Francesco, perché Tommaso Dacelano aveva scritto che Francesco era stato educato molto male. da genitori che pensavano solo al successo, solo ai soldi e lui aveva preso esempio da loro, era cresciuto maleducato, presuntuoso.
Tommaso Dacelano a questo punto ne approfitta per dire è mica solo lui, i giovani d'oggi sono tutti così. Guardate che roba, le parolacce le imparano fin da bambini, crescono credendo che tutto gli sia dovuto, le brutte cose Le imparano già dall'adolescenza, anzi ancora già da bambini. La lamentela sui giovani d'oggi e sul declino dell'educazione è una cosa antica come il mondo, come sapete.
Dopodiché Tommaso su questo ha informazioni precise, anche gli altri vecchi compagni nei loro testi su questo insistono molto. Francesco fino a 25 anni, quindi non per un po', ma fino a 25 anni da un lato ha fatto il mercante, come il padre. Faceva il mercante, stava a bottega, faceva soldi, era bravo, era in gamba, faceva un sacco di soldi. Il papà orgogliosissimo.
Meno orgoglioso il papà però perché mentre il papà e la mamma i soldi li nascondevano sotto il materasso... Francesco li spendeva, Francesco scialacuava, era sempre in giro con gli amici, tutta la notte in giro a cantare, a suonare, a organizzare feste, pagava sempre lui, era il più ricco, si inventavano qualunque buffonata, lui pagava, pagava i menestrelli, pagava i suonatori e gli piaceva fare bella figura, gli piaceva mangiare bene, gli piaceva essere ammirato e i genitori a sgridarlo, spendi troppo. Credi mica di essere figlio di un principe? Lui era capace di rispondere sì, io sono figlio di un grande principe, non sapeva ancora di cosa stava parlando. Si vestiva elegantissimo, anche troppo, perché quella era un'epoca che era sensibile al fatto che le classi sociali dovrebbero stare ciascuna al suo posto e che anche se hai tanti soldi, però se sei un mercante, certi tessuti di super lusso o certe pellicce Se sei un mercante non è di buon gusto metterti, quelli sono per i nobili, i mercanti devono stare al loro posto.
E invece Francesco si vestiva troppo bene per un mercante. Questo episodio specifico è una sciocchezza, ma ve lo cito perché è quel tipo di cosa che uno non può aver inventato. Gliel'ha raccontato qualcuno che l'aveva visto. Francesco non solo vestiva abiti fatti di tessuti costosissimi, ovviamente non si comprava gli abiti fatti, te li facevi fare, ma...
Siccome gli piaceva farsi notare si era inventato questa cosa che in un abito di tessuto costosissimo ne faceva cucire un pezzo fatto invece di tessuto da quattro soldi che non valeva niente per il gusto del contrasto e di farsi notare dalla gente. C'è anche poi tutta la storia che Francesco secondo alcune testimonianze ha combattuto in guerra e comunque... Tutti sono d'accordo, i vecchi testimoni che lui da ragazzo sognava di diventare un cavaliere, di diventare famoso facendo la guerra eccetera. Ora tutte queste cose, specialmente appunto il fatto che spendeva, spandeva, mangiava bene, stava a cantare e suonare tutta la notte, San Bonaventura non ne vuol sapere. E neanche il fatto che i genitori l'avevano educato male, anzi i genitori erano ottimi cristiani.
E si è visto fin da bambino che questo giovane era destinato a diventare un grande santo. Poi c'è la faccenda, uh ragazzi scusate mi dimenticavo una cosa a cui tenevo tantissimo e che ho dimenticato al momento giusto, è assolutamente indispensabile che la recuperi, tanto più se questa cosa viene trasformata, la cosa di San Francesco e Mussolini, io ho potuto, dell'uso cioè di Francesco. da parte della propaganda fascista.
Io ho potuto raccontarvela perché c'è una studiosa bravissima che si chiama Amanda Minervini che sta studiando queste cose e che me le ha raccontate. Come sempre la divulgazione si fa perché ci sono gli studiosi che poi fanno ricerca e scoprono le cose nuove e che ci permettono di usarle, quindi diciamo era assolutamente doveroso citarla. Un altro aspetto delle prodezze di Francesco, non più da giovane adesso, quando ormai... e alla guida del suo ordine.
Un altro aspetto che a San Bonaventura crea un po' di imbarazzo. Ve l'ho già accennato ma diciamolo più chiaramente. Dove devono abitare i frati?
All'inizio niente, si dorme per terra dove capita, oppure se si viene ospitati da qualcuno può capitare, certo. Viene il momento in cui ormai intorno a Francesco c'è un gruppetto abbastanza numeroso e Francesco dice beh Ormai siamo tanti, sarebbe bello avere una chiesetta dove poter recitare le ore, insomma, deve essere una chiesetta piccolissima, poverissima, però andiamo a chiedere se per caso ne troviamo una. Chiedono al vescovo di Assisi, il vescovo non ha una chiesetta disponibile. Vanno in giro, alla fine l'abate di un monastero gli trova una chiesetta, la più povera della diocesi, che diventerà per San Francesco un luogo importantissimo.
e la chiesa della porziuncola, Santa Maria della porziuncola. E loro hanno questa chiesettina e Francesco dice vabbè adesso facciamoci una capanna di fango e rami col tetto di paglia perché ormai siamo tanti e almeno dormiamo al coperto. L'ordine cresce alla porziuncola.
Vanno e vengono frati, ormai ci sono frati in Inghilterra, in Francia, in Germania, arrivano delegazioni, viene la gente a vederli, si riunisce lì il capitolo generale, migliaia di persone. Francesco, al capo dell'ordine, a sua volta viaggia in missione, in giro. In un momento in cui Francesco è lontano, in missione, Gli abitanti di Assisi, pieni di buone intenzioni, dicono ma e se gli facessimo una bella casa a San Francesco e ai frati?
Vanno tutti quanti pieni di entusiasmo alla porziucola, tirano giù la casetta di fango e di rami e costruiscono una bella casa di mattoni e calce, di pietra e calce, scusate siamo in Umbria, e coperta di tegole. Francesco torna, vede, si stupisce. Non dice niente, va a dormire.
Il mattino dopo esce, sale sul tetto, chiama i frati, venite, venite qua sul tetto con me. E quando sono tutti sul tetto, dice adesso prendete le tegole e buttatele giù, che la demoliamo questa casa. E cominciano a buttare giù le tegole. Ora, caso vuole però che siccome si doveva riunire appunto lì il capitolo generale, un evento di portata internazionale, un sacco di gente, c'era la sicurezza.
Il comune di Assisi aveva mandato dei cavalieri a sorvegliare la situazione. I cavalieri vedono questo matto che è salito sul tetto e stanno demolendo la casa, giustamente si preoccupano, vanno lì e dicono Francesco no guarda, noi non vogliamo possedere niente, ma non è vostra, è del comune di Assisi la casa. A questo punto Francesco per una volta rimane interdetto, non sa più bene cosa dire, dice vabbè se è vostra, però noi non ci andiamo dentro. Però non la demolisce un'altra volta. Francesco si era già dimesso dalla guida dell'ordine, questa cosa me la tengo per ultima, ma sappiate che Francesco a un certo punto si è dimesso, se n'è andato non dico sbattendo la porta ma quasi.
Ha fatto nominare un nuovo ministro generale, Pietro Cattani, dicendo io ti considero d'ora in poi il mio capo e ti ubbidirò in tutto. Figuratevi naturalmente. il poveraccio in realtà si trova continuamente Francesco che gli spiega cosa deve fare e va bene, anche in questo caso Francesco si era assentato e il ministro generale, essendoci ormai un immenso andirivieni di frati alla porziuncola, anche lui dice costruiamoci una casa, si mettono tutti al lavoro, cantiere aperto, Francesco torna, quando si sveglia al mattino sente tutto questo chiasso. dei frati che sono al lavoro al cantiere costruendo la casa si informa che state facendo diceva costruiamo divieto totale sospendete la costruzione non si fa niente e stavolta specifica anche proprio perché qua vengono i frati da tutte le altre sedi e che figura ci facciamo se vedono che noi abbiamo costruito si metteranno a costruire anche loro ingenuo a quell'epoca ormai i frati avevano i loro conventi dappertutto ma francesco continua a sperare che questa cosa si possa evitare e noi qui comunque dobbiamo dare il buon esempio, niente casa, mi ripeto ma perché succede talmente tante volte, un'altra volta sta andando a Bologna, sta andando a Bologna entrando in città sente qualcuno che parla della casa dei frati, dice come la casa dei frati?
Eh sì sì adesso hanno una casa, ah la casa dei frati quindi è loro, gli appartiene? Non vado più a Bologna. Cambia strada, non va più a Bologna e manda l'ordine di uscire tutti.
Gli dicono ma avremmo alcuni malati? Anche i malati fuori, noi non dobbiamo possedere case. Questa cosa è talmente spesso ripetuta che Bonaventura non osa censurarla proprio del tutto.
Al posto di tutti questi racconti a un certo punto mette una frasetta, sì la povertà era importantissima e certe volte dava ordine di demolire o di abbandonare le case. Quando notava qualcosa di troppo lussuoso, dice Bonaventura, e vedete la sfumatura, basta aggiungere tre parole e la cosa un pochettino cambia già di significato, a Francesco non interessava sapere se erano lussuose o no. Oh, fra parentesi, non posso resistere, questa faccenda, appunto, è stata talmente, il povero Francesco è stata talmente dimenticata questa sua ostilità verso le case che... Se andate a rivedere il film di Rossellini, Francesco giullare di Dio, vedrete che purtroppo appena Francesco ha il suo gruppetto, la prima cosa che Rossellini gli fa dire è adesso dobbiamo costruire la nostra casetta e poi si va avanti a parlare dei buoni pranzetti che ci cucineranno, eccetera, eccetera.
L'altro tema, scottante. Su questo davvero Buonaventura non accetta compromessi di queste cose, non parlerà per nulla, è il tema dei libri. I libri sono un problema per Francesco da un doppio punto di vista. Da un lato, come vi dicevo, Francesco ha una grande diffidenza verso quelli che hanno studiato.
Quelli che hanno studiato diventano per forza presuntuosi, non potranno mai sentirsi davvero nel fondo dell'anima allo stesso livello dei poveracci. E invece noi dobbiamo essere dei poveracci come loro. I frati che hanno troppa voglia di studiare, al momento del bisogno si troveranno le mani vuote che pensino alla virtù.
Piuttosto l'altro problema è che naturalmente non è stata ancora inventata la stampa. I libri sono tutti scritti a mano e quindi sono carissimi. Un libro costa migliaia di euro e quindi a maggior ragione è contrario alla povertà il fatto di avere dei libri. anche questo ci dà l'idea di come l'ordine a un certo punto è cresciuto sfuggendo di mano a Francesco a un certo punto cominciano ad arrivare anche dei chierici quindi gente dotta che vuole entrare nell'ordine e lui non riesce a tenerli fuori forse non ci pensa neanche tanti frati a un certo punto sono gente che ha studiato e quel che è peggio che vorrebbe continuare a studiare e che è abituato a maneggiare i libri e vorrebbe continuare a maneggiare i libri e tutta una serie di ricordi dei vecchi sono di quella volta che è arrivato quel cretino da Francesco a chiedergli se poteva tenere dei libri. C'è varie versioni.
Arriva il frate, Chierico, e dice a Francesco, ho capito la povertà, ma noi frati chierici, che abbiamo tanti libri, possiamo tenerli. Diciamo che non sono nostri, sono dell'ordine. Risposta di Francesco. Ti dico, fratello, che questa è stata ed è la mia prima e ultima volontà, che nessun frate deve possedere nulla se non il vestito come è concesso dalla regola, con la cintura e le mutande. Nient'altro.
C'era l'altro frate che non era ancora tanto avanti negli studi, aveva cominciato a studiare, gli piaceva studiare, leggeva il salterio che era la raccolta di preghiere, di testi sacri che si usava a scuola come libro di testo per imparare il latino, leggeva il salterio ma non se ne era ancora impadronito e questo frate è andato da Francesco e gli ha detto anche lui ma io vorrei tanto avere un salterio per continuare a esercitarmi. Francesco gli ha risposto una cosa complicatissima. che adesso provo a riassumervi, mi son chiesto prima come fare a raccontarla, apparentemente parla d'altro, dice Francesco, hai presente Carlo Magno, Carlo Imperatore, e Rolando e Oliviero e i Paladini, tutti quei forti guerrieri che hanno avuto gloriose vittorie contro gli infedeli e che poi sono morti da martiri, parentesi, cosa credete che leggesse San Francesco da ragazzo?
Quando i soldi li aveva e gli piaceva fare la bella vita, ma sognava anche la gloria e le avventure. E questo leggeva, tra l'altro sapeva il francese San Francesco. Tutti i vecchi si ricordano che quando era molto contento si metteva a cantare in francese. E il francese è la lingua delle canzoni di gesta, delle gesta dei paladini, di Rolando, delle battaglie di Roncisvalle.
Queste cose leggeva Francesco da ragazzo e le ha ancora in mente da grande. Perché gli sta parlando di questi? Questi grandi eroi hanno fatto grandi cose e sono giustamente gloriosi.
Adesso ci sono quelli che hanno imparato a memoria i libri che raccontano le loro gesta e vanno in giro a parlare delle loro gesta e anche loro credono di essere gloriosi e di essere ammirati dalla gente. Quegli altri hanno fatto, questi parlano. In sostanza quello che Francesco gli sta dicendo è...
Quello che conta è quello che fai, non importa niente se hai dei libri, hai studiato, hai imparato delle cose fatte da altri, le vite dei santi, le vite dei santi, vivi una vita da santo, non andare a leggere le vite dei santi, questo glielo dice testualmente. Il frate che voleva leggere il salterio è un ostinato, però dopo un po' torna, San Francesco è davanti al fuoco che si sta scaldando e il frate è poveraccio. Torna a dirgli, ma davvero non posso avere il salterio? Risposta di Francesco, dopo che avrai il salterio vorrai avere il breviario, che è il messale. E quando avrai il breviario siederai in cattedra come un gran prelato dicendo al tuo fratello portami il breviario.
Dopodiché Francesco fa una di quelle cose che lasciavano sbigottiti, che devo dire lascia un po' interdetti anche noi. Prende una manciata di cenere dal camino, se la spalma in testa e si mette a dire io sono il breviario. io sono il breviario e il frate rimase stupefatto e vergognoso come noi perché onestamente appunto Francesco ogni tanto un po' sconcertante era va da sé che di tutto questo nella leggenda maior di Buonaventura non troverete neanche un accenno come non troverete un accenno restando sempre sui libri sui libri sacri a quella volta che è arrivata da loro a San Damiano nella loro chiesetta è arrivata una vecchietta a chiedere l'elemosina e la vecchietta era la mamma di uno dei frati del gruppo e San Francesco dice ma abbiamo qualcosa da dare alla nostra mamma perché dice Tommaso d'Acelano lui le madri di tutti i frati le chiamava tutte la nostra mamma abbiamo qualcosa da darle ovviamente dicono francesi noi siamo poveri giustamente non abbiamo niente dice ma non abbiamo niente niente niente e guarda Francesco l'unico oggetto che c'è qui dentro è il Vangelo, il Nuovo Testamento perché dice Tommaso a quell'epoca i frati non avevano salteri, breviari, bibbie, era già un miracolo che avessero un libricino col Nuovo Testamento e Francesco dice abbiamo un Nuovo Testamento ma andate a venderlo e diamo le lemosine alla nostra mamma e credo che a Dio e alla Madonna piacerà di più che non se state lì a leggerlo.
L'epitome della ricchezza naturalmente è il denaro. Nei confronti del denaro San Francesco sviluppa un atteggiamento, come dire, di fobia, possiamo chiamarla solo così. Come si vede in quel caso in cui arriva un fedele nella chiesetta e lascia un'offerta in denaro sotto il crocifisso. Uno dei frati, senza tanto pensarci, vede i denari lì per terra, li raccoglie e li mette al sicuro sul davanzale della finestra.
Vanno a dirlo a San Francesco, lì ha toccato i soldi, San Francesco lo convoca, gli fa l'intemerata della sua vita, i soldi sono la cosa più sporca che ci sia, non si toccano. Adesso vai dentro, soldi sono lì sulla finestra, adesso li prendi con la bocca e il frate li prende con la bocca, adesso vieni fuori, ecco lì c'è quella merda d'asino per terra, adesso ti inginocchi e con la bocca metti. Metti le monete sulla merda d'asino. E il frate naturalmente ubbidisce. Era questo Francesco.
I vecchi se lo sostengono che sì, che era così. Loro si ricordano queste cose. E al tempo stesso si ricordano di un uomo che giustamente ogni tanto sbagliava e ogni tanto si vergognava di quello che aveva fatto e ogni tanto si pentiva di quello che aveva fatto.
come la volta della storia del lebroso, non quello del bacio famoso, l'altro lebroso. Voi sapete che nel Medioevo la lebra era abbastanza diffusa ed era una malattia che faceva molta paura, soprattutto perché è una malattia che va avanti per anni e non ti uccide mica, però ti corrompe la faccia, le mani, è una malattia spaventosa da vedere proprio. Per cui all'epoca i lebrosi vivevano separati dal resto del mondo.
Esistevano dappertutto delle piccole comunità religiose che avevano delle entrate, un sacerdote a dirigerle e i lebrosi andavano a vivere lì per non mescolarsi tutti i giorni con la gente. Ora c'era uno dei frati di Francesco, frate Giacomo, che faceva assistenza ai lebrosi e aveva fatto amicizia con uno di questi lebrosi e ogni tanto se lo portava dietro a messa, in chiesa, nella messa dove andavano tutti gli altri e alla gente questo dava un po' fastidio. Alla fine Francesco dice a frate Giacomo, senti guarda per piacere il lebroso, non portarlo più dietro. Frate Giacomo era uno un po' tonto, la volta dopo se ne dimentica, ritorna a messa con il lebroso.
San Francesco perde la pazienza, gli fa una scenata, caccia via il lebroso, poi si ferma e si dice ma cosa ho fatto? Gli viene... Un'ansia spaventosa di aver fatto questa cosa, si pente, vuole fare penitenza e già il momento in cui si è dimesso non dirige più lui l'ordine, c'è un capo. Lui va dal capo dell'ordine e gli dice io vorrei fare penitenza e lasciami fare quello che voglio fare io. Per cui Francesco fa penitenza, invita a mangiare con lui il lebroso, sono tutti lì i frati e il lebroso.
Nel Medioevo era comune, sapete si mangiava con le mani naturalmente, fino alla fine del Seicento si è mangiato con le mani e si pesca nel piatto comune. Oppure era anche molto diffuso nel Medioevo l'abitudine di avere un piatto in due o un tagliere in due. Era una cosa carina quando andavi fuori con la ragazza per dire lui e lei hanno il piatto in comune e pescano insieme nel loro piatto.
E San Francesco si fa mettere vicino il lebroso e pesca con lui nello stesso piatto. E il lebroso pesca nel piatto con le dita sanguinanti, con i moncherini e Francesco fa penitenza pescando nello stesso piatto. E i frati tutti intorno assistevano rattristati e sgomenti.
Anche di storie come questa, San Bonaventura non sa cosa farsene. San Francesco non era uno che faceva le scenate, le piazzate sbagliandosi e poi si pentiva, cambiava idea, non era uno che portava sgomento e tristezza, lui portava soltanto letizia, entusiasmo e ottimismo. Quindi storie come questa non ce le mettiamo.
E concludendo vi do ancora una versione di una delle storie più famose di San Francesco, quella della predica agli uccelli. Non è una versione che debba sostituire quella che conosciamo tutti, perché tutti in realtà i testimoni dicono no, no, lui piaceva, gli piaceva andare a passeggio in campagna, gli piacevano gli animali, gli piacevano gli uccellini, era capace di metterci a predicare agli uccellini, tutto benissimo. Però c'è anche una versione di un'altra predica agli uccelli, che è la seguente. San Francesco, in una delle varie occasioni in cui era andato a Roma, aveva voluto predicare al popolo.
E il popolo di Roma che ne ha viste tante, che non si lascia affascinare da nessuno, il popolo di Roma l'aveva snobbato, non era venuto nessuno a sentirlo. San Francesco si è inferocito, è uscito da Roma maledicendo i romani, è andato alla discarica, avete presente gli uccelli che ci sono nelle discariche? Ecco, la discarica era il luogo dove i macellai gettavano gli avanzi della macellazione, c'era quel certo tipo di uccelli. Francesco si pianta in mezzo alla discarica e comincia a predicare agli uccelli della discarica dicendo piuttosto che predicare ai romani io parlo qui con voi. E questa appunto è la versione alternativa della predica agli uccelli.
E finalmente qui concludo davvero, c'è completamente censurato da Buonaventura appunto tutta la vicenda drammatica. della decisione di Francesco di abbandonare la direzione dell'ordine perché Francesco a un certo punto, voi capite, lui ha cominciato con quattro amici, poi si è diventati otto, poi si è diventati dodici, fantastico come gli apostoli e poi ne arrivavano altri e altri e altri e lui c'è stato anche un momento che si è fatto prendere dall'entusiasmo, sognava che Dio gli aveva promesso che il suo ordine sarebbe stato diffuso in tutto il mondo, avrebbe portato la buona novella, il buon esempio, si è dato da fare. Ha mandato missioni in giro per allargare l'ordine e poi a un certo momento si è accorto di cosa stava facendo e si è detto ma io questa roba non la volevo, non era questo che volevo. Una multinazionale con migliaia di membri, gente colta, professori universitari, sta già succedendo, sapete cosa sta succedendo?
Dato che comunque un ordine come quello francescano è un formidabile pool. di personale qualificato e messo alla prova da una regola durissima e al Papa e ai cardinali a un certo punto viene naturale dire ma dobbiamo nominare un vescovo in quella certa città dove il posto è un po' difficile ma se trovassimo un bravo francescano che va a fare il vescovo a un certo punto Francesco lo convocano a Roma per porgli il problema lui si sforza di dire no no no assolutamente no non fate vescovi i miei frati non c'è niente da fare dopo un po' ci sono i frati che diventano vescovi se per quello ci sono anche i frati che diventeranno inquisitori perché personale qualificato ce n'è bisogno in tanti ruoli allora Francesco a un certo momento dice io questa roba qua non la volevo non esce dall'ordine no non esce dall'ordine si limita a dimettersi dicendo appunto al povero fra Pietro Cattani comanda tu e io ti obbedirò in tutto e poi rimane lì rimane lì a rodersi e a polemizzare e andare a dire ma la regola che c'è adesso è stata approvata dal Papa ma non è mica quella che volevo io, ma ci sono delle cose che mi hanno cambiato e io la povertà la intendevo in un altro modo. E poi c'è quella volta che dice si deve celebrare il capitolo generale alla porziuncola e Francesco ci sta andando con un altro frate e gli dice sai, sai quando mi sentirei davvero un vero frate minore? Ecco immagina che mi chiamino al capitolo e io vado e mi dicano di predicare a tutto il capitolo riunito, di guidarli e io mi metto a predicare come sono capace io che sono un uomo ignorante. non sono mica bravo a parlare a così tanta gente, dotta, e immagina che mi fanno predicare, poi quando ho finito si mettono tutti a rumoreggiare, e mi dicono va via, va via, non ti vogliamo, non sei degno di guidarci, e mi cacciano via vergognosamente.
Ecco, dice Francesco, in quel momento mi sentirei davvero un vero frate minore. Insomma, non è uscito dall'ordine, ma ci siamo quasi. Poi non è uscito dall'ordine perché l'ordine Dio gli ha garantito che avrebbe avuto successo in tutto il mondo e lui ci deve credere, quindi anche se in questo momento quel successo non gli piace, però ci crede che cambierà. Gli ultimi colloqui di Francesco con Dio sono sul tema, Dio gli dice lo so che l'ordine è sbaglia, è corrotto, è pieno di difetti, lo so, lo so, guarda Francesco, ma io ti garantisco che andrà meglio, ecco, ti garantisco che andrà meglio.
E Francesco resta e muore. E bisogna scrivere la sua vita per raccontare ai frati futuri chi era Francesco e cosa voleva davvero. E comincia quella storia che io vi ho raccontato dall'inizio, Tommaso d'Acelano e così via, finché non arriva Bonaventura e decide che Francesco è solo quello lì e non quest'altro. Salvo che qualcuno nell'ordine che si ricorda che le cose non erano proprio così. E che c'è qualcosa che non va bene, qualcuno nell'ordine rimane e rimarrà ancora a lungo.
Fra 200 e 300 nell'ordine ci sono ancora sempre quei rompiscatole che dicono sì ma lui non voleva questo, guarda lì che roba, abbiamo tutte le scarpe e lui non solo andava scalzo lui, perché sì certo lui andava scalzo, ma lui era inimitabile, lui voleva che andassimo tutti scalzi. Voleva la capanna di frasche, guarda lì, ecco ci saranno parecchi, una minoranza però, che si ricordano questo e che dicono dovremmo fare come voleva lui davvero, li chiamano gli spirituali e invece c'è la maggioranza che trova che l'ordine è una cosa meravigliosa, che svolge una funzione fantastica ed è tutto vero, l'ordine è una funzione formidabile, è un pilastro della chiesa. è un pilastro della cristianità, fa una grandissima opera di assistenza, di consiglio, di cultura, di governo anche e abitano tutti in bellissimi conventi, li chiamano i conventuali, questi per i quali va bene così e lui sta bene là dov'è, nella leggenda Maior, simile a Cristo, inimitabile, ci protegge da lassù, ma mica potete pretendere che andiamo scalzi come andava lui, dai, lui poteva farlo e noi no.
Su queste cose, beh, chi ha letto il nome della Rosa sa, Umberto Eco ne ha fatto, come dire, un uso straordinario di questo conflitto fra gli spirituali e i conventuali che all'inizio del Trecento diventa una questione politica drammatica, perché gli spirituali alla fine, come dire, danno troppo fastidio. Il Papa di Avignone sta con i conventuali naturalmente e qualcuno finirà anche sul rogo per queste faccende a un certo punto. qual è davvero l'eredità di Francesco e quindi insomma si capisce bene che dopo la morte di Francesco la lotta per la sua immagine sia diventata quella cosa importantissima e sorprendente che ho provato a raccontarvi.
Grazie. Grazie.