Buongiorno a tutti, buongiorno, buona domenica, grazie di essere qui, è un grande piacere vedervi, vedere il Teatro Verdi così pieno di persone, come sempre devo dire, perché siamo ormai alla sesta edizione delle lezioni di storia e quindi vi ringraziamo perché il successo di questa manifestazione è dovuto principalmente a voi, al pubblico che ci segue, che partecipa ogni anno con tanta fedeltà, con tanto interesse. Dobbiamo dire grazie ovviamente al Comune di Trieste, che è quello che ha promosso e continua a credere in questa manifestazione, una manifestazione che è ideata dagli editori La Terza, con il contributo della Fondazione CR Trieste, la sponsorizzazione di Trieste Trasporti e la Media Partnership del Piccolo. Quest'anno è stato scelto i Volti del Potere come argomento diciamo come filo conduttore che ci porterà a scavalcare poi l'anno vecchio ad arrivare nell'anno nuovo con una serie di lezioni molto interessanti.
Io prima di presentare Luciano Canfora che è il nostro ospite, il professore che oggi terrà la lezione qui al Teatro Verdi, cederei la parola all'assessore Giorgio Rossi per un saluto. Grazie, benvenuti a tutti. Vi ringraziamo veramente di essere qui presenti, significa che Trieste è molto vicina a argomenti di questo genere che ci interrogano, rivolte al potere. E'un, penso, molto attuale questo argomento, soprattutto perché possiamo vedere cosa è successo in alcune delle storie e confrontarci con quello che oggi è la gestione del potere, che io direi lascia molto.
molto a desiderare. Resta inteso che queste lezioni di storia sono per la sesta volta state organizzate nell'ambito di una continuità anche tra vari governi di questa città e quindi l'interesse che hanno destato ci inorgolisce. Ci lasciamo, oltre ai miei saluti e a quei sinacoli di piazza, con un impegno che qui siamo con gli editori, ne faremo un'altra. Quindi stiamo già parlando di organizzare un altro ciclo perché questa cosa deve durare negli anni anche nell'alternarsi delle varie istituzioni. Questo è l'augurio e la promessa, l'impegno che io mi sento.
quattro o sei, quest'anno risaliamo un po'come era all'inizio dei nostri primissimi cicli fino a otto lezioni. Quindi diciamo, questo naturalmente non avviene per caso. ma è il segno concreto di una squadra che funziona, naturalmente il Comune, naturalmente il teatro che ci ospita e poi naturalmente chi sostiene anche economicamente, lo voglio dire chiaramente, queste iniziative, in questo caso la fondazione della Cassa di Risparmio di Trieste e Trieste Trasporti da quest'anno. Una funzione fondamentale è appunto quella del piccolo...
che appunto ci consente di avere un amplificatore assolutamente speciale. L'altro numero che vi volevo dare è che soltanto 4 città su 12 dove noi facciamo le lezioni di storia continuano ad essere, diciamo, a consentire l'assoluta gratuità agli spettatori. Grazie.
In molti altri casi si paga un biglietto che naturalmente io non voglio assolutamente demonizzare, però questo di nuovo mi riporta a quello che dicevo prima, cioè a una sensibilità effettivamente assolutamente speciale delle istituzioni pubbliche e private di questa città. Grazie molto. Grazie a Ludovico Steidl degli editori La Terza.
Con Enrico Grazioli abbiamo una cosa da celebrare, nel senso che, simpaticamente ovviamente, nel senso che se vi ricordate all'inizio del 2019 a gennaio lui arrivò a Trieste e assunse la direzione del Piccolo e proprio, credo, il giorno dopo c'era la lezione di storia qui al Teatro Verdi. quindi passò a darci un saluto e anche a farsi vedere fisicamente perché non lo conoscevamo. Ecco mi fa molto piacere essere ancora qui con lui e mi fa molto piacere che il piccolo continui a credere in questa iniziativa come il fatto sottolineato dall'assessore Rossi che il comune abbia nella continuità proseguito il lavoro che era stato iniziato da un'altra giunta. Io cedo adesso la parola a Enrico Grazioli per un saluto. Grazie Alessandro, grazie a voi.
C'è questo aspetto particolare che rende per me ancora più caro questo appuntamento, oltre alla soddisfazione per essere ancora protagonisti in qualche modo insieme agli... ideatori e insieme a chi lo sostiene in modo anche più importante di quello che riusciamo a fare noi però c'è un filo continuo doppio che lega la nostra professione il nostro giornale alla storia riguardando in questi giorni alcune cose dette scritte dal professor canfora ne ho trovata una per me bellissima, perché a chi gli chiedeva come si fa a cominciare ad affrontare la storia non più da studenti, lui diceva che il primo passo per approfondire la storia in modo serio è leggere tutti i giorni il quotidiano che è uscito quel giorno. Quindi è normale, io sono sicuro che tutti voi lo fate, magari non proprio tutti, ma come dire, imparate questa lezione anche se probabilmente le cose che ci dirà oggi Canfora saranno...
diverse e poi il clima di questo teatro in questa situazione la coda fuori il teatro pieno Il professor Canfora ci parlerà di potere della propaganda, dopo a me viene a dirvi una cosa, fatevi un selfie, tirate fuori i telefoni che avete in tasca, giratevi, fatevi un selfie perché... può essere, visto che tanti usano questo modo, un sistema, un metodo di fare propaganda a una cosa bellissima, di fare propaganda al potere nostro, di non rassegnarci a quello che ci viene raccontato, ma di cercare attraverso la conoscenza uno spazio di libertà in più di quello che ci verrebbe concesso. Grazie e scusatemi. Grazie, grazie Enrico Grazioli, direttore del Piccolo, ha detto delle cose giustissime.
Vi posso raccontare che l'altra sera c'era a Trieste una scrittrice olandese che ha presentato il suo libro ed era incuriosita e interessatissima di tutto quanto fa parte della cultura di Trieste e dell'Italia, quindi non dobbiamo assolutamente demoralizzarci. anzi tante volte chi grida più forte è la persona più debole e invece poi questo teatro dimostra che la cultura ha ancora un grandissimo fascino ma adesso io cedo la parola ovviamente a Luciano Canfora Luciano Canfora secondo il linguaggio che useremo oggi potremmo definirlo un mito, una star ma in realtà io direi che soprattutto un grande studioso, un grande professore di filologia greca e latina Lui è docente merito di filologia greca e latina all'Università di Bari, oltre che coordinatore scientifico della Scuola Superiori di Studi Storici di San Marino, quindi una specie di sissa, ma dalla parte degli studi storici. Ma soprattutto pensate che è un uomo che a 26 anni aveva già pubblicato tre saggi, tre studi su De Mostene, quindi non libretti o romanzetti.
scritti nel tempo perso. Ha una bibliografia sterminata, gli ultimi due volumi che ha pubblicato sono usciti per l'editore La Terza e sono Il Sovversivo che è dedicato a una grande figura della cultura italiana, un grande latinista ma anche un grande protagonista della storia della metà del Novecento che era Concetto Marchesi e un altro volume invece che ragiona di più sulla realtà che si titola Fermare l'odio e che richiama un po'il tema anche... che lui tratterà oggi il titolo della sua lezione, è Augusto, il potere della propaganda, e ci ricorderà anche come nella propaganda tante volte gli intellettuali, anche il grande Virgilio, non fanno proprio la figura degli intellettuali. Vi lascio ricordandovi soltanto una lettura interessantissima che un saggio appena uscito di Noam Chomsky, che sapete è questo grande linguista e polemista americano, si chiama La responsabilità degli intellettuali. e credo che potrebbe aiutarci a ragionare anche su quello di cui sentiremo a parlare oggi.
Invito adesso il professor Canfora qui sul palco per cedere a lui il microfono ed ascoltarlo insieme a voi. Ben arrivato. Sono già fornito. Bene, salute. Io so che l'argomento che affrontiamo è remoto nel tempo, ma forse contiene molti elementi, molte suggestioni che vanno al di là.
dell'epoca cui ci riferiremo. Il potere della propaganda è l'eroe, diciamo, il personaggio al quale dedicheremo attenzione e niente meno che Augusto. un personaggio molto controverso già nel mondo antico e nella storiografia moderna.
Per incominciare mi piace partire da una pagina, da poche righe, di un grande storico inglese, vissuto nella seconda metà del Settecento del Diciottesimo secolo, noto per una storia del mondo romano, si chiama Edward... Gibbon della decadenza e caduta dell'impero romano, ma in quest'opera sua di grande respiro, che ha avuto molte traduzioni in tutte le lingue, compresa la nostra, a un certo punto appare un giudizio, una valutazione complessiva della figura di Augusto che è bene assumere come nostro punto di partenza, ovviamente per capirne le ragioni ed eventualmente... Il devoto rispetto di Augusto per la libera Costituzione che aveva egli stesso distrutto Non si può spiegare che con un attento esame di questo sagace tiranno, una mente fredda, un cuore insensibile, un animo codardo, gli fecero prendere all'età di 19 anni la maschera della ipocrisia che non depose più.
Con la stessa mano e forse con lo stesso spirito sottoscrisse la proscrizione di Cicerone. il perdono di Cinna. Le sue virtù, come pure i suoi vizi, non erano naturali e nel proprio superiore interesse fu prima il nemico e poi il padre di Roma.
È un giudizio piuttosto severo, diciamo così, e ripercorre con dei... degli stilemi, delle formule, parole che sono in realtà nella tradizione antica, vedremo quali. Però prima di procedere vorrei ricordare che questo testo, questo breve testo, è stato ripreso e commentato da uno storico nostro.
Il nostro contemporaneo, molto capace e molto interessante, Mowersock, anche gli inglesi per l'appunto, in un saggio sulla tradizione antica. questa valutazione dice la famosa descrizione di augusto costruita sulla questa famosa di gibbon che abbiamo appena ascoltato la famosa descrizione di augusto costruita sulla base di pochi cenni di tacito Fondamentale questa descrizione ostile, questo ritratto ostile, fondamentale per la visione di Ronald Syme della rivoluzione romana e poi diremo chi è questo. è quasi completamente inventata su basi congetturali.
Nessun testo antico ci dice sul carattere di Augusto ciò che ci dice. Edward Gibbon. Abbiamo messo insieme dei nomi, intanto come vedete quel giudizio viene contrastato da uno storico di molto successivo, ripeto nostro contemporaneo, con degli argomenti.
Il primo argomento è più descrittivo che altro, cioè lui dice questo giudizio sull'ipocrisia, la freddezza, il cinismo di Augusto. in tutta la sua carriera dai 19 anni in avanti, è un giudizio che si fonda su pochi cenni presenti nell'opera di Tacito, non c'è nessun testo antico che ci dica sul carattere di Augusto quello che dice Gibbon, e elementi inventati influenzarono Ronald Syme. Allora, questo credo...
Credo che meriti una precisazione. Chi era Ronald Syme? Siamo sempre in ambito britannico, come vedete, e forse uno dei maggiori storici nel mondo romano che abbiano vissuto, operato e scritto nel secolo XX. Era in realtà originario della Nuova Zelanda e poi britannizzato pienamente, diventato ser su iniziativa della regina Elisabetta. Nel 1938...
Saim, giovanissimo, trentenne, scrive un libro che è diventato un classico. In Italia è stato tradotto molto tardi, nei primi anni Sessanta. Durante il fascismo non era ben visto questo libro, fra l'altro per il tono molto critico nei confronti di Augusto.
Questo libro si intitolava appunto La rivoluzione romana, Roman Revolution. E il personaggio ovviamente centrale di questa rivoluzione romana, che comincia molto prima, comincia con le guerre civili, già da Mario, Silla, Cesare, Pompeo, eccetera, confluisce poi nello scontro finale che culmina nell'anno 31 a.C. nella battaglia di Azio in cui Augusto è l'unico vincitore, quindi l'ultimo capo parte del...
lunghissima guerra civile romana che prende il potere ed è unico al potere. Ronald Syme, rivoluzione romana, effettivamente è molto influenzato dalle parole di Tacito, di un celebre capitolo degli Annali, del primo libro degli Annali, che ora vedremo per la sua grande efficacia, però non è esatto quello che dice Bauerstock, che cioè è tutto. tutta una invenzione concetturale, non c'è nessun testo antico che ci dica del carattere di Augusto quello che abbiamo appena letto. Non è così, basta sfogliare, per così dire, la vita svetoniana, la vita che Svetonio, vissuto al tempo dell'imperatore Adriano, quindi a cavallo fra il fine primo, inizio secondo secolo avanti Cristo, attivo sotto Adriano nell'archivio imperiale Svetonio ha scritto le vite dei Cesari La prima è quella di Cesare, per l'appunto la seconda è quella di Augusto. E in quella biografia svetoniana ci sono materiali impressionanti.
sulle caratteristiche etiche, diciamo così, del Princeps Augusto. A questo potremmo aggiungere delle pagine di Seneca. Seneca, il filosofo, era figlio di un personaggio, erano originari della Spagna, il padre viene di solito chiamato Seneca padre, appunto per distinguerlo dal filosofo, o Seneca retore, perché era maestro di retorica.
aveva scritto una grande opera storiografica, che non abbiamo più, abbiamo poche notizie di quell'opera, per l'appunto sulle guerre civili romane, però prudentemente non l'aveva pubblicata, l'avrebbe dovuta pubblicare sotto Augusto, preferì non farlo. Il figlio, cioè il filosofo Seneca, attinge largamente a quest'opera paterna, che in certo senso ci aiuta a ricostruirne il contenuto, e ci rendiamo conto che che sul tema morale politica di Augusto era feroce, era durissimo, fra l'altro cancella l'illusione che invece poi è entrata nella propaganda augustea di pacificazione del mondo romano, di superamento dei conflitti, estinzione delle congiure. No, non è così, il regno di Augusto è punteggiato da una serie di tentativi di farlo fuori, di congiure contro di lui. sopite variamente o represse, ma represse in modo non tanto visibile, possibilmente occulto. Dice Svetonio a un certo punto che quando andava in Senato Augusto aveva sempre la corazza sotto la toga per essere più tranquillo di non fare la fine del suo padre erottivo Cesare pugnalato in pieno Senato il 15 di marzo dell'anno 44. L'altro è quindi...
Seneca nel De Clemenzia è una fonte tutt'altro che tenera sul tema Augusto, anche se molto abile nel dire che poi a un certo punto ha deciso che la repressione non paga e meglio essere clementi. Poi potremmo soggiungere perché Gibbon apre questo ritratto così negativo con l'espressione... La libera Costituzione che egli stesso aveva distrutto fu per lui oggetto di devoto rispetto, ipocrisia di Augusto, perché l'atto celebre al quale ci si riferisce quando si parla della sua abilità politica è la sua abilità politica.
e la restaurazione repubblicana. Nell'anno 27 a.C., quindi quattro anni dopo la battaglia di Azio e la vittoria definitiva contro il suo principale antagonista, il comunista Augusto restaura la Repubblica, ripristina la Repubblica, restituisce al Senato e al popolo romano il potere, almeno questo egli scrive nell'opera sua che ci è giunta fortunosamente potremmo dire, le opere letterarie non le abbiamo più, aveva scritto ben tredici libri commentari di vita sua, libri sarebbero stati preziosissimi perché per capire tante cose, anche lì frammenti. Invece c'è questo monumento epigrafico, il monumentum Anciranum, trovato alla metà del Cinquecento del XVI secolo in Turchia, ad Ankara per l'appunto, perciò Anciranum, e poi altre copie frammentarie in altre località della Turchia meridionale, Antiochia, Pollonia. Quindi abbiamo un testo praticamente completo, intitolato Index. Ex rerum, a se gestarum, cioè elenco delle mie azioni politiche, così si intitolava, in cui Augusto parla di se stesso, vedremo in che modo questo testo è stato da lui concepito e diffuso, e la restaurazione della Repubblica lì è il focus, l'elemento più importante.
Allora, veniamo dunque alla presentazione. ambivalente, in utramque partem si potrebbe dire, di opposte vedute, della sua carriera in questo celebre, giustamente celebre, libro. che è il primo degli annali di Tacito. Stiamo avventurandoci, come vedete, in tutta la storiografia coeva o immediatamente successiva o di molto successiva, che ruota sempre intorno alla sua figura, al personaggio Augusto.
Ma ruota intorno a lui per una ragione ovvia, che cioè il lungo ciclo delle guerre civili romane, potremmo dire, apertosi con la cosiddetta sedizio graccana, l'azione politica repressa nel sangue dei due fratelli Tiberio e Caio Gracco, quindi dal 133 a.C. fino al 31, un secolo. Questo lungo ciclo si chiude con lui, con la Pax Augusta cosiddetta, e quindi ha senso il fatto che la storiografia si sia interrogata sulla sua figura, abbia cercato di capirla, giudicarla.
Ed è importante, ovviamente, che noi abbiamo anche la raffigurazione che lui stesso ha voluto dare di se stesso in quest'opera che ho ricordato, epigrafica, si trovava sul Tempio di Roma e Augusto. Notare il culto della sua persona da vivo in una provincia importante dell'impero, come era l'Asia, l'odierna Turchia. Ma si trovava certamente in altre parti dell'impero e si trovava, per sua volontà, all'ingresso del suo mausoleo, nella sua solenne tomba. Non c'è più la coppia destinata al mausoleo di Augusto che doveva essere a Roma, ma abbiamo queste altre copie.
Quindi ha senso che ci sia intorno a lui questo fervore di tentativi di interpretazione della sua azione politica. Tacito. Tacito vive molto dopo, potremmo dire, nella storiografia romana, della quale abbiamo poco. Abbiamo San Lucio che racconta fatti vissuti da lui stesso nella congiura di Catilina, abbiamo Livio, ma abbiamo soprattutto i libri della prima parte, non quelli che parlavano di storia contemporanea.
abbiamo la parte riguardante la Roma delle origini, la guerra punica, le guerre in Oriente, ma non abbiamo la parte contemporanea. Di Tacito abbiamo uno spezzone costituzionale. picco delle storie e due amplissimi spezzoni, direi l'80% dell'intero, degli annali. Le storie parlavano a rigore nella parte che non abbiamo più, che si è persa dal sesto libro in avanti, del tempo suo, cioè del tempo di Domiziano, della dinastia Flavia. Tacito e vissuto alla fine del primo secolo e poi sotto i primi Antonini.
Quindi Augusto per lui è un personaggio di 80-100 anni prima, ne parla attraverso altre fonti, ne parla attraverso i documenti, ne parla negli annali, perché gli annali, diversamente dalle storie, risalivano indietro nel tempo appunto al passaggio da Augusto a Tiberio. E quindi all'inizio del primo libro, dopo un quadro rapidissimo della storia di Roma, Tacito parla della morte di Augusto nell'agosto del 14 dopo Cristo, racconta la complessa operazione della sua commemorazione in senato e dei funerali, delle esequie, grande scenario, grande capacità teatrale, tutta orchestrata da lui medesimo. Da vivo ha preparato anche lo scenario post mortem di se stesso, un capolavoro sul piano della manipolazione del consenso, diciamo, della propaganda. Aveva lentamente elaborato questo testo che poi abbiamo in epigrafe, Res Geste Divi Augusti, di solito vengono chiamate, ma il titolo è Index Rerum Assegestarum, elenco delle mie azioni politiche.
Questo testo lui lo elaborava nel tempo, lo arricchiva, lo aggiornava, lo limava, mentre già molti anni prima, intorno al 25 avanti Cristo, quindi molto prima della sua morte, aveva messo in circolazione quest'opera molto combattiva, polemica, abbastanza maliziosa e puntigliosa, commentari dei... vita sua che purtroppo ripeto non abbiamo però almeno uno storico greco dell'età Antonina che si chiama Appiano era nato in Egitto ad Alessandria almeno nel terzo libro delle guerre civili che per fortuna ci è arrivato, utilizza largamente i commentari di Evita Sua, quindi un po'un'idea di come lui trattasse la materia dei conflitti con i suoi rivali attraverso Appiano, riusciamo a capirla. Tacito è la scena, capitoli 8, 9 e 10 del primo libro. La scena del funerale, un funerale che parte da Nola, perché lui muore a Nola, si diceva nella stessa stanza. stanza dove era nato suo padre, il padre naturale, non il padre adottivo Cesare, Gaio Ottavio, che era del ceto equestre, un cavaliere romano.
Questo funerale parte da Nola e attraversa il nord della Campania, il Lazio, arriva a Roma, ali di folla intorno e la cerimonia ufficiale in 19 agosto. lui muore il 19 agosto, si diceva lo stesso giorno in cui aveva rivestito per la prima volta il consolato, il 19 agosto dell'anno 43 a.C., quindi tutta una serie di circostanze quasi simboliche, non che lui avesse deciso di morire in quel giorno, ma per caso è morto il 19 agosto del 14 d.C. Ai primi di settembre la salma arriva a Roma, il Senato si riunisce e...
Si verifica una scena estremamente efficace, predisposta da lui in anticipo. La scena è questa. Aveva depositato presso le Vestali, il collegio delle Vestali, autorevolissimo nel religione romana egli era pontefice massimo come del resto anche Cesare lo era stato pontefice massimo a partire dal 12 avanti Cristo era una carica vitalizia quindi una volta che uno è eletto il pontefice Massimo rimane a vita, le vestali sono un riferimento per il pontefice Massimo.
Ha depositato presso di loro, direi nell'anno 13, quindi un annetto prima di morire, tre documenti, un rendiconto dello stato dell'impero, uomo preciso, scrupoloso, concreto, un bilancio dello stato. le finanze con le cifre precise e anche il testamento, il suo testamento in cui dà al popolo romano individualmente, è ricchissimo Augusto quando muore, è ricchissimo. dà un premio in denaro praticamente a tutti i cittadini, una forma concreta di benevolenza dall'alto, molto gradita dalla plebe romana naturalmente, il testamento.
il terzo testo è l'index rerum aseggestarum, la redazione scritta su di un rotolo di papiro, possiamo immaginare, o di pergamena, corrispondente esattamente al testo che ha fisso nelle varie parti dell'impero in forma epigrafica e sul suo mausoleo a Roma. Abbiamo detto già più volte, tre copie, due mutile, una quasi intera. si sono salvate nella penisola anatolica e quindi sappiamo il contenuto di quel testo. Questo viene letto, questi tre testi, questo trittico elaborato da lui e consegnato alle Vestali, le Vestali lo hanno consegnato a chi?
A Tiberio, suo figlio adottivo, il quale accompagnato dal proprio figlio Druso si presenta davanti al Senato nel giorno appunto della... la commemorazione di Augusto, e affida al ragazzo, al giovanissimo Druso, il compito di leggere. L'eres geste, l'index rerum se gestarum.
Quindi il Senato viene convocato per ascoltare l'elencazione dell'azione politica di Augusto dall'inizio. Vedremo come incomincia questo testo, è molto significativo e anche abbastanza minaccioso. Dopodiché si discute, Tacito un pochino si diverte a descrivere il servilismo dei senatori.
nei confronti del defunto e nei confronti soprattutto del vivente, cioè dell'erede di Tiberio, il quale per il fatto stesso di essere lì rappresenta la continuità del potere. Questo è un punto, credo, che merita di essere messo in luce prima di procedere nella lettura di qualche rigo di queste resgeste. Abbiamo detto che nell'anno gennaio del 27 avanti Cristo Augusto restaura la Repubblica, cioè restituisce il potere al Senato e al popolo apparentemente e in ogni caso abbandona in via definitiva la magistratura straordinaria di Triumbiro che aveva rivestito dal fine del 43 fino a...
dopo la battaglia di Azio, quindi per oltre un decennio. Potere straordinario, basti pensare che i triumviri, quando ancora andavano d'accordo tutti e tre, avevano stilato nel dicembre del 43 a.C. le liste di proscrizione dei loro nemici politici, il primo dei quali nella lista di proscrizione di Azio, La cittadina voluta da Antonio era Cicerone e tantissimi altri che vengono raggiunti, uccisi, decapitati, i loro beni confiscati, quindi un massacro di una parte non piccola della classe dirigente repubblicana.
Questo per dire il potere dei triunviri è un potere senza limiti. Restaurazione repubblicana, poi vedremo anche in che modo questa restaurazione viene attenuata, se non secondo alcuni svuotata dall'interno, perché lui ogni anno si fa rieleggere console, o comunque ha la tribunicia potestas contemporaneamente, quindi ha le gangli vitali del potere, sono sempre nelle sue mani, però nelle forme regolari. Restaura la Repubblica. privato figlio adottivo si presenti al senato come erede politico e quindi il nuovo princeps dimostra che la restaurazione repubblicana copre un potere di tipo dinastico in cui c'è un successore che è tale in quanto figlio adottivo del princeps quindi la restaurazione repubblicana scricchiola dinanzi a un'evidenza immediata il fatto che c'è un erede il quale prosegue il potere e del suo padre adottivo che non tanto lo amava ma comunque non poté non designarlo come erede politico e personale e quindi addirittura si presenta col proprio figlio Druso come a dire c'è una dinastia la dinastia Giulio Claudia che durerà fino al tempo di Nerone e nel 68 69 dopo Cristo ci sarà una nuova guerra civile tremenda i senatori fanno la gara per servilismo quindi dovranno scalzi accompagnare il feretro farlo passare sotto un arco trionfale e qualcuno fa proposte ancora più servili ogni anno ribadire il giuramento di fedeltà a tiberio cioè al figlio E questo senatore Valerio Messalla fa questa proposta, Tacito racconta questo e racconta anche sulla base evidentemente degli acta senatus, dove si racconta, verbale diciamo, delle sedute senatorie, gli acta senatus, racconta che Tiberio, uomo prudentissimo, freddo, molto lontano dalla volontà di farsi divinizzare, in vita come invece Augusto aveva fatto nell'ultimo tempo del suo governo.
Tiberio chiede a questo senatore Valerio Messalla, che ha proposto il giuramento tutti gli anni di fedeltà a Tiberio Medesimo, ma te l'ho chiesto io? Domanda imbarazzante, indubbiamente. Devo dire anche sferzante rispetto a questo impulso servile di quel senatore. E questo signore risponde in maniera comica, Tacito è spietato in questo, risponde dicendo «è una mia iniziativa e io non farò mai nulla se non di mia iniziativa».
Tacito commenta e il punto di servilismo cui non si era ancora arrivati. La scena è veramente tragicomica, ma indubbiamente i senatori capiscono benissimo, e perciò si svolge questo scenario così imbarazzante, che il potere è monarchico di fatto, dinastico. anarchico non si può dire perché a Roma dal tempo della fondazione della Repubblica alla fine del VI secolo a.C.
Rex Regnum sono parole tremende quando Antonio ha cercato di offrire la corona a Cesare poche settimane prima che lo ammazzassero, Cesare l'ha rifiutata perché regnum è proprio l'illegalità assoluta. Augusto ha respinto anche la dittatura in realtà, lo dice nelle resgeste, mi hanno offerto due volte la dittatura, dittatura che è una magistratura straordinaria nell'ordinamento romano e io l'ho rifiutata. Però al di là delle forme, al di là del non adoperare le parole pericolose. la sostanza è una successio, un passaggio del testimone di carattere per l'appunto dinastico. Dopodiché Tacito descrive i commenti del popolo, del pubblico, non fa nomi naturalmente, di fronte al feretro di Augusto che viene ovviamente esibito al pubblico prima della cerimonia che si svolge.
all'esterno del senato e la divisione che lui fa dei pareri è molto sintomatica prima dice ci si divertiva a trovare le coincidenze morto nella stanza dove era nato suo padre, morto nel giorno del suo primo consolato, che in realtà era stato un colpo di mano. Dice, ma queste erano cose così futili. I prudentes, le persone pensanti, invece, facevano delle osservazioni. di tipo politico e cioè che in sostanza quest'uomo aveva chiuso il ciclo delle guerre civili che è ormai intollerabile era stato costretto a operazioni di emergenza e di repressione violenta per vendicare il proprio padre cioè l'uccisione di Cesare in pieno senato nell'anno 44. Aveva capito che il rimedio per dare pace alla patria lacerata, a pezzi, era il potere di una sola persona, il governo di un solo. uno solo e d'altra parte lo stato ormai era non solo pacificato ma con confini ragguardevoli l'oceano occidente no l'oceano atlantico e i grandi e remoti fiumi dall'altra parte il Reno, il Danubio, l'Eufrate, perché Augusto arriva anche ad un accomodamento diplomatico con il regno dei parti, temibile avversario dell'impero romano a Oriente, diciamo grosso modo l'odierno Iran, i parti premevano verso il Mediterraneo, sulla Siria, la Siria è provincia romana dal tempo di Pompeo.
Augusto chiude la partita che anche Antonio invece voleva proseguire, di attaccare il Regno dei Parti, ha un accomodamento diplomatico molto saggio con il Regno dei Parti, quindi le Eufrate, il Danubio, il Reno, sono i grandi fiumi che segnano il confine dell'impero verso oriente e l'oceano dall'altra parte. In sostanza, rispetto della legge nei confronti dei cittadini, il rapporto corretto... con i popoli alleati, Roma abbellita splendidamente la grande politica edilizia, restaurare 82 templi, un'operazione edilizia imponente in cui ha mobilitato forze lavorative, imprenditori, maestranze, in pochi casi ricorso alla forza.
per garantire la pace di tutti gli altri. Questa era la voce, diciamo così, dei sostenitori politici di Augusto, ormai defunto. Quindi giustificazione piena anche delle pagine più imbarazzanti in nome della pace civile, del fine dei conflitti e addirittura la rinascita economica edilizia di prestigio internazionale dell'impero. Dice Batur contra, però dall'altra parte c'erano voci totalmente dissenzienti. E quali erano queste voci?
Erano quelle appunto che Gibbon in quella pagina che ho prima letto all'inizio recepisce e con le quali sostanzia il suo ritratto. Si opponeva l'amore per il padre e l'emergenza dello Stato erano serviti come puro pretesto. Aveva invece per sete di dominio, mobilitato con la distribuzione di denaro, i veterani. Ancora giovane, semplice cittadino, aveva allestito un esercito privato, aveva corrotto le legioni che dovevano essere fedeli al console in carica, cioè Antonio, che era collega di Cesare nel 44, simulato simpatie per il partito pompeiano. Quando, grazie a un decreto del Senato, poteva mettere le mani sulle prerogative il potere di pretore, tolti di mezzo Irzio e Pansa, i consoli dell'anno 43, furono uccisi dai nemici, o invece Pansa avvelenato e Irzio ucciso dagli stessi soldati aizzati da Augusto, si era impadronito delle loro truppe e storto il consolato a un Senato ormai riluttante e pronto ad arrendersi.
eccetera eccetera, non vi leggo l'intero, ma già questo quadro è molto significativo perché è la lettura critica, la lettura smascheratrice potremmo dire, di quello che invece gli ammiratori politici presentavano come una serie magari di dolorose necessità. Qual è il punto intorno al quale si concentra la critica in questi pochi righi che vi ho letto? La presa del potere a 19 anni. Ragazzo certamente prodigioso, potremmo dire.
Un po'malaticcio, una salute malferma, ma forse esagerava anche nel sottolineare questo. Militarmente scadente, non ha mai vinto una battaglia in proprio, aveva però un ottimo generale. Agrippa che ha operato da grande stratega nelle battaglie cruciali, Azio soprattutto, e se vogliamo nello scontro di Filippi nel 1942. contro i cesaricidi arroccati in Oriente, lui Ottaviano va d'accordo con Antonio e contro hanno Brutto e Cassio, nella parte dove combatte Ottaviano le cose vanno male, dove combatte Antonio vanno bene, alla fine la campagna di Filippi è vittoriosa, i due cesaricidi si uccidono, muoiono.
Come dire, militarmente non era veramente molto dotato ma capace come sempre di avere... degli ottimi collaboratori, quindi in entrambi i casi Antonio a Filippi, a Grippa, a Dazio, hanno consentito a lui due vittorie fondamentali. Come prende il potere nell'anno 43? Questo è, potremmo dire, il buco nero della sua carriera, il momento più disinvolto, per non dire brutalmente cinico.
Ricostruiamo la vicenda e poi vediamo come lui la racconta all'inizio delle famose res geste. Mentre Cesare aveva in mente, poco prima di essere ucciso, addirittura una campagna in Oriente contro i parti, i parti avevano sconfitto Crasso e l'avevano ucciso nell'anno 53, quindi quasi dieci anni prima, mentre prepara questi grandi disegni che in parte non si poterono realizzare, viene ucciso in pieno senato. Aveva preparato un testamento, un testamento, era il terzo dei suoi testamenti. I romani facevano il testamento molto presto e magari lo rifacevano in base alle convenienze. Naturalmente non tutti i romani, quelli di un certo peso e potenza politica.
Il primo di quei testamenti addirittura Cesare l'aveva fatto in favore di Pompeo, che era in quel momento suo genero, oltre che collega nel Triunvirato, nel cosiddetto primo Triunvirato. L'ultimo testamento designava come suo erede quasi universale il nipote. Ottaviano, che diventando suo figlio adottivo in forza del testamento, da quel momento si chiamava Gaio Ottavio, Gaio Giulio Cesare Ottaviano, quindi il nome diventa quello in forza.
del testamento ma il giovanotto si trova in epiro insomma nell'albania ad apollonia perché avrebbe voluto e cesare l'aveva mandato lì per quello far parte di questa grande spedizione contro i parti tutto salta naturalmente per l'attentato che si è perpetrato a roma i congiurati sono stati a loro modo efficaci nel senso che una trappola mortale nella quale cesare è caduto fra l'altro aveva congedato la scorta poco prima di essere assassinato in senato la notizia arriva anche ovviamente ad apollonia dove c'è questo giovanotto il quale decide immediatamente di tornare in Italia, non sbarca direttamente a Brindisi perché teme magari che questi assassini ammazzino anche lui, prudente come sempre, sbarca da un'altra parte e si informa subito sui rapporti di forza. Quanti senatori hanno partecipato alla congiura? Quanti invece sono rimasti fuori?
E comincia un viaggio lungo la via Appia per arrivare fino a Roma a recepire formalmente l'eredità, l'apertura in pubblico del testamento. Cosa colpisce dell'azione che lui svolge già subito? Ripeto, parliamo di un uomo giovanissimo. Si lega a Cicerone, cioè al leader, potremmo dire, della parte più anticesariana del Senato. Cicerone è considerato addirittura l'ispiratore dell'attentato contro Cesare.
della congiura, ne era parte certamente sì, lo dice più volte nelle sue lettere, e questo giovanissimo si presenta come colui che chiede a Cicerone quasi una guida. da politica io giovanissimo tu celebre console che ha sventato la congiura di catilina che ha salvato roma dai catilinari che ha una carriera immensa alle spalle quindi guidami questo è la e cicerone pensa di avere un'arma notevole tra le mani questo giovanotto che ha il peso dell'eredità di cesare e il figlio di cesare perché fa questo Cicerone? perché è convinto che la parte cesariana molto forte perché le legioni sono fedelissime alla memoria di Cesare c'è un rapporto carismatico tra queste masse militari e il capo che è stato ucciso.
Quindi sì, è vero, i senatori hanno ammazzato Cesare, si sono illusi di avere il potere in mano. Che faranno le legioni? Antonio era il comandante. collega di Cesare quindi è rimasto lui console impaurito convinto che magari i cesaricidi avessero preso il potere quindi a un momento di sbandamento si stabilisce addirittura un patto di amnistia due giorni dopo l'uccisione di Cesare Antonio lo accetta Ottaviano no perché non fa parte del senato Avere Ottaviano a propria disposizione, Cicerone si illude di avere una pedina in mano, potrebbe significare che le legioni cesariane in nome del figlio del defunto seguano costui, quindi lealtà repubblicana da parte di una parte delle masse militari.
Intanto però... Nel fare questo suo cammino Ottaviano sobilla in sostanza alcune legioni, almeno due, che si schierano con lui. Atto di insubordinazione gravissimo perché le legioni devono essere fedeli al console in carica, che è Antonio, il collega suo è Dolabella, che era l'ex genero di Cicerone, comunque un cesariano anche lui. comincia questo smottamento. Cicerone è convinto di avere una carta formidabile nelle sue mani e ben presto si arriva ad un conflitto con Antonio dal primo gennaio del 43 quando Antonio vuole per forza impadronirsi della provincia della Gallia Cisalpina, scambiandola con la provincia che gli era stata destinata.
I consoli, uscendo di carica, governavano una provincia nella funzione di pro-consoli. La Gallia Cisalpina però è presidiata da uno dei cesaricidi, il quale se l'era vista destinare da Cesare Medesimo, decimo brutto, era pretore, come pro-pretore alla Cisalpina. Quindi scoppia una guerra e appena morto Cesare da pochi mesi, si riaprono le guerre civili.
la cosiddetta guerra di Modena. Da una parte Antonio ormai ex console che assedia l'ex pretore Decimo Bruto rivendicando per sé una provincia che a rigore spetterebbe a Decimo Bruto. La Gallia Cisalpina è importantissima, potremmo chiamarla la Padania per farci capire in linguaggi diciamo contemporanei.
perché incombe sull'Italia, per invadere l'Italia è la provincia più importante, quindi avere le proprie truppe nella Galleria Cisalpina significa controllare quello che succede in Italia. Ottaviano si schiera col Senato. Gli viene affidato con una forzatura giuridica spaventosa il rango di pro pretore, come se lui avesse già ricoperto la pretura, che è il penultimo gradino nel cursus honorum, l'ultimo è il consolato. Il primo è la Questura, per ricoprire la quale bisogna avere 30 anni. Lui ne ha 18, abbondanti, ed è, per volere del Senato, proprietore e fa parte del Senato.
lo Ius dicende sentenzie, cioè di intervenire in Senato, come se fosse già stato console tra i consolari, quindi una carriera velocissima, assolutamente illegale dal punto di vista delle norme vigenti, perché? Perché lo si considera un uomo del Senato, un fedele di Cicerone. Accanto ai due consuli in carica dell'anno 43, i famosi Irzio e Panza, Ottaviano con le due legioni che ha fatto defezionare partecipa alla guerra di Modena, quindi assedia l'assediante, l'assediante è Antonio che assedia Decimo Bruto, le truppe dei consuli e quelle di Ottaviano assediano Antonio.
Lo scontro è ferocissimo, una delle battaglie più sanguinose, quella di Forum Gallorum e poi quella successiva sotto le mura di Modena. I due consoli muoiono, entrambi. Curioso.
Grande mistero, la voce fu che qualche d'uno li aveva aiutati a morire. E questo qualche d'uno non poteva che essere Ottaviano. Perciò questi dicebatur contra, quelli che parlavano in senso opposto agli ammiratori politici di Augusto, dicevano forse venenum vulneri infusum, cioè Pansa è stato ferito gravemente in questa battaglia di Forum Gallorum e qualcuno ha versato del veleno nella ferita. Irzio è stato ammazzato nella...
la mischia, ma probabilmente dai suoi stessi, da qualche d'uno prezzolato per farlo fuori. Sta di fatto che muoiono entrambi i consoli in carica, quindi non c'è più un console. Ottaviano si candida al consolato.
Il Senato comincia ad avere qualche sospetto nei suoi confronti perché, per esempio, non ci si aspettava che lui respingesse Decimo Bruto. Decimo Bruto, finalmente libero dall'assedio di Antonio, sconfitto, gli va incontro ma lui lo caccia, lo respinge. Perché? Perché è il principale assassino di suo padre.
Il Senato comincia a capire che Ottaviano fa politica impropria, non è una pedina del Senato, ma non si aspettano che addirittura pochi giorni dopo la fuga di Decimo Bruto verso Nord e il passaggio di tutte le legioni consolari più le sue sotto gli ordini di Ottaviano, costui chieda di assumere il consolato. E siccome è un uomo abilissimo sempre, offre a Cicerone di essere suo collega, perché i consoli sono due, e Cicerone è quasi tentato di accettare, che sarebbe stato politicamente un gesto suicida dal punto di vista della fedeltà repubblicana, e viene convinto a non accettare. Dopodiché...
Cosa inaudita, Ottaviano arriva alle porte di Roma con le sue legioni, una delegazione di centurioni va in Senato e ordina che vengano immediatamente indette le elezioni, il Senato obbedisce. e come succede in molti casi le elezioni hanno un risultato previsto che Ottaviano è eletto console e coopta come suo collega e suo cugino che si chiamava Pedio. È un colpo di Stato, 19 agosto dell'anno 43. È un colpo di Stato apparentemente legale, perché a rigore i consoli sono morti entrambi, quindi ci deve essere una nuova coppia consolare al governo, è impossibile che lo Stato sia senza il vertice politico.
C'è stata una pressione fortissima, le legioni alle porte di Roma, una delegazione militare che intimidisce il Senato, però formalmente si sono fatte delle elezioni e vedi caso Ottaviano è riuscito eletto e quindi è console a pieno titolo. Come racconta tutto questo nelle famose resgeste? E questo è un celebre esordio memorabile che è anche un modello perfetto di propaganda. Ribadisco, perché l'abbiamo detto poc'anzi ma magari l'abbiamo dimenticato, che queste parole che sono l'inizio, l'apertura del testo Index Rerum, elenco delle mie azioni politiche. queste parole che stiamo per leggere sono l'inizio e le ha lette Druso presente suo padre Tiberio davanti al senato nel momento della commemorazione del defunto il quale parla attraverso suo nipote, perché le parole che Druso pronuncia sono le parole scritte da Augusto nel testo delle Resgeste consegnato dalle Vestali dato a Tiberio e recitato davanti al Senato, affisso anche ovviamente sul mausoleo e in varie province dell'impero.
Quindi Augusto parla da morto e apre questa sua lunga comunicazione autocelebrativa con le celebrità. parole annos unde vigentinatus ad appena 19 anni exercitum privato consiglio et privata impensa comparavi ho messo insieme a mie spese privata impensa e per mia decisione privato consiglio un esercito e sono esattamente le due legioni che avevano defezionato dal console antonio per quem grazie al quale eserci esercito rem publicam a dominazione faczioni soppressam in libertatem vindicavi grazie al quale esercito io ho restituito la libertà alla repubblica oppressa dalla faczio cioè da un gruppo politico fazioso di parte che usurpava il potere di fatto quindi lui ha compiuto un atto eversivo far defezionare le legioni farne un esercito privato combattere un potere che lui definisce faczio. Faczio in latino è la definizione più polemica possibile dell'azione politica illegale.
Dice Sallustio, inter bonos amicizia, inter malos faczio. Il patto tra persone per bene si chiama amicizia, tra canaglie si chiama faczio. Quindi ho liberato la Repubblica dal dominio, dal predominio della faczio.
e non si capisce chiarissimamente cosa sia, a chi si riferisca, faczio. Non vi ho detto, ma è giusto ricordarlo, che il documento che noi abbiamo lì in Turchia, ad Ankara, il monumentum manciranum, è anche bilingue, è anche in greco. Quindi c'è il testo in latino e il testo in greco. Non sono perfettamente identici.
In greco, colui che ha tradotto, che non è certamente Augusto stesso, ma ha certamente controllato la traduzione prima di approvarla, c'è scritto dal dominio dei congiurati. i congiurati sono quelli che hanno ammazzato Cesare quindi il greco rende più chiara l'espressione a dominazione faczionis però Per nostra fortuna, è il caso di dire, noi abbiamo uno storico poco frequentato, molto svilito nell'opinio comunis, che si chiama Velleio Patercolo, è un signore ha fatto la sua carriera burocratica sotto Tiberio, quindi parla di cose viste. E quando descrive questo momento terribile dei mesi subito successivi all'uccisione di Cesare, parafrasa le resgeste, proprio parola per parola.
Però quando arriva a «ho liberato la Repubblica dal dominio», Non dice dei congiurati, dice di Antonio. E forse, diceva Saim, è l'interpretazione corretta, cioè quello che Augusto intendeva fosse capito dietro la misteriosa e vaga espressione il dominio della faczio era proprio... l'allusione ad Antonio d'altra parte quell'esercito privato lui l'ha usato contro Antonio quindi a dominazione facziones a rigore vuol dire quello perché in greco hanno messo i congiurati ma si capisce benissimo perché perché i due capi della congiura, Bruto e Cassio, in Oriente, nella parte ellenofona dell'impero, avevano avuto un grandissimo seguito. Non a caso si erano arroccati a Filippi, in Tessaglia, perché lì si sentivano più al sicuro. Quindi al mondo parlante greco lui dice che ha liberato la Repubblica dai congiurati.
Però il senso vero era quell'altro. E' In libertà te mi vindicavi. In libertà te mi vindicavi è proprio il gergo della oratoria politica popularis.
Quando Cesare invade l'Italia nel anno 49 e apre la guerra civile, tutto sommato appena cinque anni prima della sua uccisione e della guerra di Modena, dice, e lo dice nei commentari che ci sono arrivati, che lui si è ribellato ad una faczio che dominava il Senato, perciò è sceso, ha avvarcato il Rubicone in armi. Perché? Per vindicare in libertatem il popolo romano e i suoi tribuni della plebe. Quindi in libertatem vindicavi è un prelievo testuale dai commentari cesariani versato dentro l'inizio delle Resgeste. Ma come capite bene, aprire questa lettura pubblica dell'index Rerum Asseggestarum rievocando il colpo di Stato contro il Senato è una minaccia, vuol dire semplicemente Chi parla è il figlio di Tiberio, Tiberio è il mio erede, io parlo attraverso di loro.
Se qualcuno mette in discussione questo successo, la guerra civile ricomincia. Parole più minacciose era difficile trovarne per aprire questo testo ufficiale. Dopodiché seguita dicendo cose apparentemente vere. Per aver fatto questo, per avere...
Vindicato in libertatem la Repubblica, il Senato, decretis honorificis, con decreti che mi fanno onore, che mi fecero onore, in ordinem sum me ad legit, mi incluse nell'ordo senatorio, mi fece senatore, sotto il consolato di Panza e Irzio, caio e vibio Panza e taulo Irzio consulibus. Consularem locum sententiae dicende tribuens, cioè mi hanno dato addirittura in Senato quel privilegio enorme che era di parlare all'inizio di seduta. quando i consoli convocano il senato aprono un dibattito sull'ordine del giorno e i primi a avere diritto di parola sono quelli che sono stati già consoli, i consulares cosiddetti, che sono l'elite.
Lui diciottenne ha ricevuto grazie all'arruolamento illegale di due legioni addirittura il rango consolare per intervenire in senato. Mi hanno attribuito appunto questo, et imperium mi dedit, cioè il Senato ha fatto un gesto pericolosissimo, cioè di attribuirgli l'imperium, cioè il fatto che il comando di quelle legioni che si erano ribellate ad Antonio è un comando legittimo, imperium mi dedit. Dopodiché...
passa ad un tema incandescente. Populus autem e odem anno me consulem, cum uterque consul in bello ceci disset, et triumvirum repubbice constituenda creavit. Cioè nello stesso anno, 43, il popolo mia...
Eletto console, perché i due consoli erano morti tutti e due in guerra? E mi ha anche eletto triunviro re pubblico e costituente. Tutto questo è vero e falso al tempo stesso, perché è sicuramente vero che i due consoli erano morti insieme. Il povero Ovidio, che era un ingenuo, quando parla di se stesso dice io sono nato in quell'anno in cui pari fato, per un destino simile, morirono insieme i due consoli.
Infatti Ovidio era nato nell'anno 43, per l'appunto. Ma in maniera meno... meno prudente di rievocare quell'anno, parifato, non ci poteva essere, ma lui non era un politico, il povero Ovidio, e quindi ha fatto una scivolata.
Lui dice che il popolo ha eletto il consulato perché i due consulati erano morti e poi ha anche eletto Triunviro. Naturalmente questo è quasi insensato dal punto di vista giuridico perché il patto triunvirale è un patto privato che si stabilisce tra Antonio Ottaviano e Lepido alla fine del Qium. ex puli, io ho mandato in esilio, cacciato in esilio coloro che hanno massacrato mio padre, cioè Cesare, judicis legitimis, con processi regolari, ultus eorum facinus, per vendicare il loro crimine, per punire il loro crimine. Et postea e successivamente bellum inferentes rei pubblici vici bis acie. Qui ragioneggiamo il vertice perché il riferimento è alla campagna di Filippi che si svolge in due momenti nei quali Ottaviano ha una prestazione pessima come abbiamo detto, chi vince è Antonio, ma la resa ufficiale, potenza della propaganda, è li ho sconfitti due volte.
in battaglia vici bis ace bellum inferentes repubblica perché loro aggredivano la repubblica naturalmente in situazione di guerra civile è difficile dire chi aggredisce va bene perché i triumviri si sono auto proclamati tali hanno preso il potere i cesaricidi sono fuggiti in oriente perché la loro sicurezza personale era in pericolo e li hanno arruolato truppe a non finire spremendo le province orientali fra l'altro denaro denaro indispensabile per creare un esercito alla battaglia, alla campagna di Filippi, è forse la più grande dal punto di vista delle legioni mobilitate di tutte le guerre civili romane. La resa ovviamente è quella che credo sia ormai chiaro, ma il punto che non ci deve sfuggire è qui parentes meum trucida verunt. Questo è molto importante, cioè quello che abbiamo letto prima in Tacito, doveva vendicare suo padre e perciò ha fatto delle forzature, gli amici dicevano. Gli altri dicevano la devozione al padre era un pretesto, quindi il problema era la devozione al padre. Qui parentem meum trucida verunt.
Ovviamente... È impeccabile come presentazione dei fatti, perché nel momento in cui il Terzo Testamento di Cesare lo ha reso figlio a tutti gli effetti, erede universale, quell'uomo è stato ucciso a tradimento, lui... Si pone il problema di vendicare suo padre, il quale è anche un stato, fino a che era vivo, un capo carismatico di tutte le legioni.
E quindi dire, anche ufficialmente davanti al Senato, quello che ho fatto per vendicare mio padre, mio padre è legittimo, judicis legitimis, non è vero dal punto di vista giuridico ma politicamente è formidabile ed è un'altra forma di minaccia implicita al senato, vuol dire semplicemente chi conta sono le legioni e voi non ne avete. Cesare è stato divinizzato, e qui chiudiamo il nostro raccontino, appena morto potremmo dire, no? I funerali di Cesare sono stati molto movimentati, incidenti, incendi. Perché? Ma perché era un personaggio talmente popolare che, se uno pensa a Shakespeare, famosa scena del discorso di Antonio davanti al corpo di Cesare crivellato di colpi, Shakespeare ha avuto un'intuizione geniale nel presentare l'oscillazione popolare, hanno appena sentito Brutto, quasi quasi sono convinti, e Antonio riguadagna rapidamente il consenso usando il corpo di Cesare.
Al termine di queste cerimonie funebri, volute fortemente da Ottaviano, dopo la scena raccontata da Shakespeare, appare una cometa e rimane ferma sette giorni. Ottaviano immediatamente coglie l'occasione per proclamare che dunque Cesare è salito in cielo, perché la cometa annuncia questo, quindi è diventato un dio. Divus Iulius In quel medesimo istante lui è figlio di Dio, Divi Filius, e non fa una piega.
Si può discutere se questa operazione sia stata ufficializzata già nel luglio del 44, come alcuni pensano, o al massimo nel gennaio del 43, quindi sei mesi dopo, ma cambia poco la sostanza. Per nostra fortuna c'è in un'opera scientifica molto nota, anche molto... farraginosa se vogliamo cioè la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio è un'opera preziosissima per fortuna giunta a noi per intero Plinio il Vecchio che non aveva nessuna simpatia né per Cesare né per il suo erede Un certo brano del Naturalis Historia fa addirittura un paragone tra le vittorie che aveva avuto Pompeo e il massacro in Gallia fatto da Cesare, il primo a scrivere che era stato un genocidio. è proprio Plinio il Vecchio, quindi si spiega perché Plinio abbia scelto questo brano.
Cita un brano dei commentari di Augusto di quel libro che non abbiamo più. Il volgo scrisse... dice Plinio che scrive il volgo scrisse Augusto nelle sue memorie cioè nei commentari credette credi dit che quella stella significasse che l'anima di Cesare era stata accolta tra gli dèi immortali notare il cinismo di questa frase il volgo ha creduto Eonomine, per tale motivo, in forza di ciò, io feci subito, Mox immediatamente, aggiungere al busto di Cesare che avevo fatto consacrare nel foro il simbolo della cometa.
E Plinio poi commenta, queste sono le sue parole. destinate al pubblico, ma una gioia intima gli suggeriva che quella stella era nata per lui e lui nasceva in essa. Terzo libro, secondo libro della Naturalis Historia. Ma Augusto ha fatto di più, ha un passo inoltre, Cesare diventa Dio da morto. Nelle province orientali lui diventa Dio da vivo.
Ci sono dei documenti epigrafici, conservati in greco perché appunto le province orientali, in cui si dice lui porta l'Evangelo, Evangelia, la buona novella. In sostanza la bravura di quest'uomo è stata di simulare una ristorazione repubblicana nel cuore del potere, l'Italia, Roma, addirittura apparentemente deporre un potere. potere assoluto conservandolo in altre forme. Ma a Oriente ha parlato chiaro, è un monarca ellenistico e quindi è un dio in terra.
Grazie. Beh, direi che questo applauso se lo merita tutto. Grazie, grazie al professor Luciano Canfora.
È stata una conversazione veramente splendida, ci ha portato a capire meglio non soltanto i meccanismi della propaganda, ma a ricostruire un po'tutto quello che sono i meccanismi del potere e di come si gestisce, e come si gestiva e si gestisce tuttora il potere. Io non rubo altro tempo perché domenica... Vi ricordo soltanto che la lezione del professore Luciano Canfora la potete riascoltare sul sito del Piccolo, dove vengono registrate tutte le lezioni di questo ciclo delle lezioni in storia. Vi diamo appuntamento a domenica 17 novembre, quindi non la prossima, ma tra due domeniche, con il professor Feniello, che è un'autorità del Medioevo, ha insegnato a Chicago, ha insegnato a Parigi, adesso è docente all'Università dell'Aquila.
Ci porterà a scoprire un personaggio interessantissimo e anche molto attuale che è Teodora, la sposa di Giustiniano, infatti la lezione si intitola Teodora, il potere del carisma. Una donna costretta, nonostante la sua intelligenza, a usare le arti della seduzione per arrivare appunto nelle stanze del potere. Grazie a tutti, buona domenica e a presto.