Buongiorno, buon pomeriggio e buonasera. Oggi leggiamo e analizziamo un episodio famosissimo del giorno di Parini, ovvero la Vergine Cuccia. Prima però ricordatevi di lasciare un mi piace qui sotto, di iscrivervi al canale e di seguirmi anche su Instagram, mi trovate come Diario di Charlotte.
Come abbiamo detto nella lezione dedicata al giorno, che vi lascio qui? I protagonisti della vicenda sono il precettore d'amabil rito e il giovin signore, ma qui si aggiunge un altro personaggio, l'amante del giovin signore, ovvero la dama, una donna sposata di cui il giovane rampollo è il cavalier servente e che lo attende per un ricevimento. Possiamo dire che il giovin signore sia una sorta di cicisbeo della dama, ma in termini di cicisbeo è... onomatopeico, rimanda probabilmente al termine chiacchiericcio perché aveva il giovin signore in questo caso ma anche Cicisbeo il compito di stare al fianco della dama, farle compagnia e servirla.
A metà del pomeriggio dunque il giovin signore va dalla sua dama per un banchetto ed è colpito dalle prelibatezze che gli si presentano davanti. E sempre in questa parte del giorno, in questo caso naturalmente parliamo non più del mattino, ma del mezzogiorno, dato l'orario, che troviamo la favola del piacere. Infatti la ricca tavola imbandita denuncia una grande verità.
I ricchi si cibano per piacere e non per necessità. Questa considerazione introduce proprio la favola del piacere. perché un tempo gli uomini erano tutti uguali e si alimentavano per sopravvivere. Ma questa uniformità non era gradita agli dèi, che mandarono tra loro il piacere. Coloro che avevano organi più nobili e sensibili furono in grado di apprezzare i piaceri, quindi la nobiltà.
Quelli che avevano organi meno sensibili continuarono ad obbedire solo al bisogno, dando origine alla plebe. Dopo questa digressione, nel mezzogiorno, i convitati discutono sui più disparati argomenti. Uno degli invitati è vegetariano e guarda con disgusto la carne perché ha pietà delle povere bestie uccise per soddisfare l'appetito degli uomini.
Ed è qui che troviamo l'episodio della Vergine Cuccia. La dama scoppia in lacrime e ricorda quando la sua cagnolina ha morso un servitore, il quale ha ragito dando un calcio all'animale. Or le sovviene il giorno, ah, ferro giorno, Allor che la sua bella vergine cuccia delle grazie a l'unna, Giovanilmente vezzeggiando, Il piede villan del servo con le burne odente Segnò di lieve nota.
Ed egli, audace, col sacrilego pie, lanciò là, E quella tre volte rotolò, Tre volte scosse gli scompigliati peli, E dalle molli nari soffiò la polvere rodente. Ora la dama viene in mente, sovviene, sovvenire, souvenir, peraltro, francese, io ciò che ti sovviene ricordo, il giorno ferro, il giorno crudele, abbiamo qui un'esclamazione. Quando la sua bella vergine cuccia delle grazie a Luna.
Quindi quando la sua... cagnolina, abbiamo qui una perifrasi, quindi allevata, alunna, dalle grazie, dalle tre grazie e anche una nastrofe, vediamo perché l'ordine consueto non è rispettato, questa povera cagnolina, cucciola, no? Cosa stava facendo?
Stava giovanilmente vezzeggiano, cioè stava scherzando e così per scherzo lasciò un leggero segno al piede di chi? Del villano, quindi del villano, del servitore e questo piede viene così segnato dal dente della cagnolina eburneo color avorio. Notiamo che il piede del servitore è un piede villano, villico, mentre il dente della cagnolina è un dente d'avorio eburneo, quindi abbiamo qui un'antifrasi.
Questo piede villano è anche un'esagerazione naturalmente, è un'iperbole. E cosa accadde? Che costui, audace, quindi sfrontato, con il sacrilego pie, quindi anche qui iperbole, quindi con il piede malvagio, la lanciò, la calciò lontano ed essa rotolò tre volte.
E ancora. Tre volte scosse il pelo, arruffato, e soffiò dalle molli, dalle morbidi narici, la polvere rodente che la irritava, quindi che provocava irritazione. Notiamo ed egli, e quella, e lei, quindi questa è una polisindeto.
E poi tre volte rotolò, tre volte scosse, una geminazio. la vergine cuccia e la bella cucciolotta della dama allevata dalle grazie e alunna cioè nutrita come dicevano le tre grazie quindi che rappresentano tutto ciò che di più leggere in natura una cagnolina osa mordere con il suo burne o dente il piede del servitore il servitore che ha un piede villico villano perché un ineducato ma è anche santo sacrilego perché ha osato calciare la vergine cuccia delle grazie a luna la cagnetta quindi rotola per tre volte notare la scelta del numero 3 che è il numero sacro e rende il tutto ancora più ironico perché anche qui abbiamo un'antifrasi no quindi una parodia della grande letteratura del purgatorio di dante tre volte dietro a lei le mani avvinsi o della gerusalemme liberata tre volte il cavaliere la donna stringe indi gemiti alzando aiutai da paradicesse e dalle urate volte a lei la impietosità eco rispose e dall'infimi chiostri i mesti servi a sceser tutti quindi gemendo no i gemiti alzando aiuto aiuto sembrava dicesse e dalle aurate volte nei soffitti dorati le rispose eco quindi le rispose le con questo caso abbiamo proprio una personificazione anche un riferimento mitologico a ecco chiaramente questo aiutaita peraltro è anche una rima interna ed è un'onomatopea. La impietosità eco rispose, quindi anastrofe, e cosa accade? Che dagli infimi chiostri, quindi dalle stanze più basse, anche qui, Qui abbiamo una metafora, i servi afflitti salirono tutti. E dalle somme stanze le damigelle pallide, tremanti, precipitaro.
Quindi anche dalle stanze più alte della casa, quindi i piani alti, si precipitarono pallide e tremanti le damigelle. Notate qui ed al, ed a, ed ale, che sono sempre dei polisindeti. Tutti accorsero, ognuno, no?
Accorse ognuno. Il volto fu de senza esplosione. spruzzato alla tua dama perché chiaramente sul volto vengono spruzzate l'essenza alla dama che si sta sentendo male per la povera vergine cuccia.
Vedete qui nella slide la ricapitolazione nuovamente delle figure retoriche notate anche l'iperbato che è una figura retorica tipica in Parini come abbiamo già detto. Aita Aita è il guaito della cagnetta, voce onomatopeica ma anche termine arcaico che viene di fatto ripreso dalla tradizione letteraria in funzione antifrastica. Il precettore richiama anche qui, come abbiamo detto, il mito di Eco, ninfa condannata da Giunone a ripetere solo le ultime parole che venivano a lei rivolte.
La dama dunque prende delle essenze e si sente male. Ci fa pensare qui a Mirandolina nella Locandiera, no? che viene fatta rinvenire grazie alle essenze peraltro vi lascio qui il video sulla locandiera che male non fa ella, chiaramente la dama, rinvenne al fin, l'ira, il dolore, l'agitavano ancora, fulmine e sguardo di getto sul servo e con languida voce chiamo tre volte la sua cuccia quindi infine riprese conoscenza e agitata dall'ire dal dolore lancio sguardi fulminanti che una metafora sul servo e con voce flebile languida chiamo tre volte di nuovo questo numero 3 la sua cucciola e questa Al sen le corse, in suo tenor vendetta chieder sembròle, no? Quindi le corse, no?
Appresso, in grembo e nel suo linguaggio le sembrò che chiedesse vendetta. E tu vendetta avesti, vergine cuccia delle grazie alunna. quindi apostrofe alla vergine cuccia delle grazie a lonna che avrà sì vendetta Vediamo velocemente qui alcune figure retoriche e capiamo un po'tra poco quale vendetta.
La dama dunque getta sguardi fulminanti, chiama se la cagnetta, e decide di vendicarla. Notiamo quindi che abbiamo la vergine cuccia delle grazie a nunna, verso di nuovo richiamato, richiama proprio lo stile formulare e riprende il verso 519, imita proprio questo stile. formulare caratterizzato da epiteti, formule, espressioni fisse, basti pensare all'epica omerica. Lempio servo tremò, quindi il servo sacrilego tremò, antifrasi anche qui naturalmente, con gli occhi al suolo udì la sua condanna, quindi guardò in basso, sapeva di essere condannato. A nulla gli valse, a lui non valse merito quadrilustre, quindi nulla gli valse, non gli valse neppure l'impegno dimostrato nel servire per ben vent'anni.
A lui non valse zelo d'arcana. quindi a lui non valse l'impegno, lo zelo nell'esecuzione di commissioni delicate, a lui non valse l'epifora in posizione finale, la ripetizione. In van per lui fu pregato e promesso, quindi in vano per lui fu pregato e promesso, e in nudo andonne, quindi se ne andò, nudo, ma non nudo veramente, ma spogliato di ogni cosa, è una metafora.
Della Sisa spogliato, quindi spogliato però anche della Livrea, quindi rimane coperto di stracci praticamente, onde era un giorno venerabile al Vulco, quindi quella Livrea che un tempo lo aveva reso venerabile al popolo. popolo. In van novello signor sperò, quindi in vano sperò di trovare un nuovo signore, che le pietose dame inorridiro e del misfatto atroce odiar l'autore, poiché le pietose dame, pietose anche qui antifrastico, inorridirono del gesto atroce e anche dell'autore. Il misfatto atroce è un iperbole naturalmente. Il misero si giacque con la sua squallida prole e con la nuda consorte alato, sulla via spargendo al passeggero inutile lamento.
Quindi il poveraccio rimase in mezzo a una stessa con a fianco i figli e la moglie privata di ogni cosa a chiedere per strada l'inutile lamento metafora dell'elemosina a chi la chiede ai passeggeri e tu vergine cut idol placato dalle vittime umane isti superba quindi tu invocazione apostrofe vergine cuccia idolo placato quindi divinità placata da un sacrificio di vittime umane in cedi superba il servo dunque è in più in quanto disonorato la vergine cuccia divinità lui ha servito per vent'anni anni la dama però la sua condanna è decisa se ne va dalla casa spogliato di ogni bene cerca un nuovo signore ma nessuno lo vuole perché ha osato comportarsi in modo sacrilego con la vergine cuccia il servitore vittima della miseria rimane a chiedere l'elemosina la vergine cuccia allora la sua vendetta va superba il servitore la sua famiglia moriranno di fame però la cagnetta è come una divinità, è una divinità soddisfatta da un sacrificio umano. La sua ira è stata placata. Naturalmente qui il lettore si trova davanti ad un rovesciamento, no?
Il vegetariano che accusa la vana, quindi l'inutile uccisione degli animali per soddisfare l'uomo. Ma ora il servo è annientato per aver calciato la vergine cuccia. Quindi passiamo dall'ironia allo sdegno.
L'episodio è raccontato dalla dama ma è caratterizzato dall'antifrasi. Alla fine del brano l'ironia si trasforma in sarcasmo e in indiferenza. indignazione.
Infatti troviamo l'umanitarismo di Parini qui perché lui è commosso per la sorte del misero domestico e denuncia con amarezza l'ingiustizia subita dal servo e l'arroganza di questi nobili meschini e superficiali. Ci vediamo al prossimo video.