sono stati al livello più basso della loro efficienza, della loro capacità di controllo sul territorio. Questa è la prima cosa che va sottolineata perché deve essere chiaro che di per sé la nascita dei comuni non è una cosa rivoluzionaria, non è una cosa sovversiva che inquieti fin dall'inizio il potere dell'imperatore. Perché appunto decimo, undicesimo, inizio dodicesimo secolo è per comune riconoscimento degli specialisti la fase in cui i sovrani hanno sì conservato una sacralità della loro figura, ecco, ma non avevano quasi nient'altro.
Anche solo rispetto al tempo di Carlo Magno, e non parliamo invece rispetto poi ai re, agli imperatori della fine del Medioevo, i sovrani dell'anno 1000, diciamo così, hanno un apparato di governo ridotto all'osso. Anche il gruppetto di collaboratori stabili che affianca sempre un re o un imperatore. è ridotto al minimo a una squadretta di chierici che sanno scrivere dei testi, mandare delle lettere, compilare un editto e poco altro. Controllo del territorio poi quasi niente, perché in realtà i sovrani sono così deboli che sono costretti a lasciare una totale autonomia ai funzionari dislocati sul territorio, conti, duchi, marchesi, che una volta erano funzionari pubblici.
Carlo Magno si poteva permettere... di sostituirli quando voleva, mandarli in pensione. Quando uno di loro moriva, l'imperatore decideva chi mettere al suo posto in piena libertà. Nell'anno 1000 non è più così. Nell'anno 1000 i sovrani sono troppo deboli per andare a rimuovere un governatore regionale, perché questo sono conti, duchi.
Sono troppo deboli perché quando muore uno di questi, il sovrano possa negare al figlio di subentrare nell'incarico. Quindi di fatto il territorio è governato da governatori territoriali che hanno un legame debolissimo con il sovrano, sotto di loro c'è nelle campagne il dilagare dei castelli costruiti privatamente e chiunque costruisca un castello governa, impone la sua protezione agli abitanti del territorio e li governa in quasi totale autonomia. In questo contesto le città hanno un destino un po'diverso perché nelle città... In ogni città c'è un vescovo e i sovrani si appoggiano molto sui vescovi per conservare una parvenza di controllo almeno sul mondo cittadino. Dopodiché nel momento in cui nelle città gli abitanti, in queste città che nell'undicesimo secolo sono cresciute dappertutto, in Italia e anche fuori, anche se il fenomeno dei comuni in Italia ha uno sviluppo particolare, di per sé sono cose che all'inizio accadono anche altrove.
Ma soffermiamoci pure anche soltanto sull'Italia. Queste città che sono tante e sono in crescita, che assorbono immigrati, che si stanno cominciando a riempire di cantieri, che si stanno espandendo anche proprio territorialmente. Per dire, ci sono ricerche che dimostrano che già prima dell'anno 1000, a Milano, il costo del metroquadro edificabile è in aumento.
E il metroquadro è l'unica cosa anacronistica che ho introdotto. Per il resto è così, è documentato. Il terreno edificabile costa progressivamente sempre di più nel Milano del X secolo e questo è molto indicativo di come queste città si stanno riempiendo di gente e sta crescendo la loro economia.
Allora nel momento in cui nell'XI secolo in tutte le città gli abitanti si sentono abbastanza numerosi, abbastanza forti e abbastanza ricchi da aver voglia di muoversi tutti insieme e si organizzano. Cominciano a tenere delle assemblee a cui partecipano tutti, cominciano a eleggere dei rappresentanti per negoziare con il vescovo, certo, ma poi di fatto anche per affiancarlo, per prendere delle decisioni. Ecco, il comune non è nient'altro che questo all'inizio.
Il comune nasce come una serie di abitudini degli abitanti di una città, di riunirsi, di nominare dei loro rappresentanti. che chiamano consoli perché qualcuno ha letto Sallustio e Tito Livio e gli vengono in mente i consoli dell'antica Roma e come quei consoli antichi anche i consoli delle città medievali restano in carica un anno, sono eletti dal popolo, rappresentano la collettività. È una forma, come dire, di azione politica molto innovativa nella misura in cui non c'è un potere calato dall'alto, ma è un'intera comunità di migliaia di persone che esprime i suoi governanti. Ma di per sé però il fatto che il potere venga poi gestito localmente, da forze locali, questo volevo sottolineare, non è così sovversivo e rivoluzionario.
Dappertutto il potere è gestito localmente. e il collegamento col potere imperiale è estremamente labile. Il collegamento col potere imperiale si riduce al fatto che quando l'imperatore si fa vedere di persona allora gli si rende omaggio e gli si paga anche qualche tassa quando viene lui personalmente.
E se quando viene personalmente decide qualche processo, emana qualche sentenza, allora quelle vengono rispettate. Ma poi l'imperatore se ne va perché è continuamente in movimento. fra i due regni di Germania e d'Italia che deve provare a governare.
Quindi è normalissimo che esistano forme di potere locale che non sono in contrasto col fatto di obbedire all'imperatore, non sono in contrasto col fatto di essere dentro l'impero. Comuni italiani sono dentro l'impero, non si sognerebbero minimamente di negare l'autorità dell'imperatore, salvo che, ripeto, per loro L'autorità dell'imperatore vuol dire che il vescovo che finora governava la città risponde all'imperatore e quando viene eletto dal clero locale si comunica la sua elezione all'imperatore, che spesso ha suggerito un candidato, e va bene così, e poi basta. E poi con il vescovo gli abitanti collaborano e sempre più prendono iniziative e fanno loro delle cose. Il comune vuol dire in una città... i cui abitanti stanno crescendo e dove aumenta anche il giro d'affari, la circolazione monetaria e continuamente ci sono liti, querele, processi, litigi da risolvere.
E finora faceva tutto il vescovo. A un certo momento la percezione è ma perché dobbiamo far fare tutte queste cose al vescovo che fra l'altro non riesce a starci dietro? Ma gestiamocene noi.
I consoli che nominiamo saranno anche giudici e... a loro potremmo rivolgerci per tutte le nostre querele, processi, liti e così via. La cosa avviene per lo più senza conflitto con il vescovo, anche perché il vescovo stesso è uno del posto, appartiene a una famiglia cittadina, in genere una delle famiglie importanti che sono anche alla guida del movimento comunale. Gli stessi uomini che fanno da giudici per il vescovo vengono poi eletti consoli dal comune e fanno da giudici, stavolta, come dire, nominati dall'autorità della collettività.
e non più dall'autorità superiore del vescovo. Gli imperatori quando si accorgono che sta succedendo questa cosa e naturalmente se ne accorgono perché come dicevamo ogni tanto l'imperatore passa, ogni tanto l'imperatore arriva dappertutto, una volta nella vita ogni imperatore viene anche in Italia per andare a Roma dal papa a farsi incoronare imperatore e quindi fa i giro di tutte le città e... In ogni città gli vanno incontro il vescovo e i cittadini, e i cittadini gli dicono noi qui abbiamo delle buone consuetudini, chiamano così, non gli dicono abbiamo delle novità, perché dire abbiamo appena inventato una cosa nuova rischia sempre di suonare che state facendo qualcosa di strano, che state togliendo qualcosa a qualcuno.
Invece gli dicono no, qui ormai da tempo, da tempo abbiamo queste buone consuetudini, abbiamo la nostra libertà. perché nessuno viene a disturbarci, a comandare qui da noi. Decidiamo noi le cose, ci governiamo da soli. E l'imperatore dice, ah, ne ho piacere, bravi, benissimo. Vedo che adesso che sono arrivato mi avete ricevuto bene.
Mi siete fedeli, vero? Certo che ti siamo fedeli, nel modo più assoluto. E anche in futuro, ma senza alcun dubbio. Avrei da riscuotere la tassa solita che riscuoto quando passo?
Assolutamente sì, te la paghiamo. quando è che riparti? riparto fra poco non preoccupatevi e si lasciano dietro adesso sto mettendo un po'allo scherzo ma è davvero così gli imperatori si lasciano dietro dei diplomi concessi alle città non si dice ancora il comune nessuno dice il comune di Bologna il comune di Milano si dice i bolognesi i milanesi i torinesi i pavesi e gli imperatori si lasciano dietro dei diplomi indirizzati ai pavesi supponiamo in cui dicono ma approviamo le vostre buone usanze purché i diritti del vescovo non vengano danneggiati assolutamente no per carità quindi bene benissimo approviamo la vostra libertas la vostra libertà che vuol dire nessun conte marchese verrà a dare ordini agli abitanti della città.
Gli abitanti della città, di buon accordo con il loro vescovo, si governano da soli e l'imperatore li benedice. Dopodiché, a un certo momento, le cose cominciano a cambiare. Le cose cominciano a cambiare per due ragioni fondamentalmente. Una è che i comuni italiani cominciano ad allargarsi un po'troppo. Qui, come vi dicevo, si comincia a notare la frattura fra quei comuni che, come vi dicevo, sono nati anche oltre Alpe, in Francia, in Germania, in Inghilterra, in Spagna, un po'dappertutto, e i comuni italiani.
Oltre Alpe i comuni rimangono soltanto, come dire, degli organismi che amministrano delle piccole comunità cittadine rispettosi dell'autorità del vescovo, del re, spesso anche del conte o del duca locale e senza pretendere più di tanto, soprattutto senza pretendere di andare a mettere il naso in quello che succede fuori dalle loro città. In Italia succede una cosa diversa ed è il primo motivo per cui, come dire, la tranquillità con cui gli imperatori all'inizio potevano accogliere il movimento comunale a un certo punto invece... comincia a non essere più possibile.
Quello che succede di diverso in Italia, sempre tenendo conto che in Italia le città sono molto più numerose che in tutti gli altri paesi, perché l'antichità romana ha lasciato in eredità l'Italia e lo si vede anche oggi, una rete di città fittissima, vere città, con una propria tradizione politica, amministrativa, con una propria identità culturale, civile, religiosa, con una propria forza. Non c'è niente di simile fuori d'Italia alla rete di città che copre fittissima la pianura padana e tutta l'Italia centrale. E queste città si trovano nel paese, l'Italia, che in quel momento è il più ricco del mondo, del nostro mondo mediterraneo e occidentale. Perché la posizione geografica dell'Italia nel Mediterraneo in quel momento fa dell'Italia lo hub di tutti i grandi commerci e non c'è nessun posto dove ci siano così tanti soldi.
elite commerciali così attive e porti e flotte così poderosi come ci sono in Italia già tra undicesimo e dodicesimo secolo. Allora in questo contesto in Italia succede che ogni comune cittadino comincia ad avere delle ambizioni di espansione, ogni comune cittadino comincia a avere l'ambizione di espandere la propria capacità di intervento anche sulla campagna circostante. E ci sono mille motivi per cui vi è in voglia di fare questo.
La campagna è tutta irta di castelli che appartengono a famiglie nobili, possono essere grandi famiglie principesche che hanno decine di castelli, conti, marchesi, oppure famiglie più piccole che hanno uno, due, tre castelli, ma tutti costoro, per esempio, fanno pagare dei pedaggi ai mercanti che passano sulla strada pubblica nel loro territorio. Gli abitanti delle città si rendono conto di come sarebbe una bella cosa avere un accordo con questi signori della campagna perché non facciano pagare il pedaggio ai nostri mercanti. E con alcuni di questi si può mettersi d'accordo, certo. Altri magari sono più refrattari e allora bisogna decidere cosa fare. Vogliamo accettare che questi abbiano rifiutato le nostre offerte di amicizia oppure gli facciamo vedere che con i milanesi o con gli astigiani non si scherza.
Come in quel mondo è normale che i conflitti politici, quando non si riesce a risolverli con il negoziato, si risolvono con la guerra. Si risolvono con piccole guerre che possono durare pochi giorni, che fanno raramente dei morti, ma in cui si vede chi è più forte e si fa danno all'avversario e lo si costringe a venire a sedersi a un tavolo e a negoziare. E le città piene di gente, piene di gente che ha anche soldi.
E quelli che hanno soldi possono avere cavalli, armi, combattere, come dire, con una certa efficacia. E beh, le città si rendono conto che possono anche usare la forza quando vogliono imporre i loro interessi, difendere i loro interessi. E quindi in realtà quello che succede nel corso della prima metà dell'undicesimo secolo è che ogni città comincia a diventare un interlocutore per i nobili della campagna, un interlocutore con cui bisogna fare i conti.
Tu che hai la tua signoria, il tuo castello, comandi ai tuoi contadini, però dalla città ti arriva una proposta che non puoi rifiutare. Il pedaggio ai nostri mercanti non lo fai pagare e invece le tasse che fai pagare ai tuoi contadini qualcosa lo versi anche alla città. Quando noi facciamo pagare i nostri anche tu fai pagare i tuoi e dai a noi.
E quando abbiamo la guerra il tuo castello lo vogliamo poter usare. In cambio puoi diventare nostro cittadino. Compri casa in città, ti impegni ad abitarci almeno sei mesi all'anno e avrai tutti i privilegi e le garanzie dei nostri cittadini. Molti nobili accettano. Oppure ci dai il tuo castello e noi te lo ridiamo in feudo.
Continui a conservarlo, a governare tu la tua signoria, ma siamo noi che te l'abbiamo data e quindi di nuovo in guerra stai con noi. Quando poi un nobile, una famiglia nobile della campagna, rifiuta questo tipo di accordi, allora gli fai davvero la guerra. E può anche capitare che gli prendi il castello e lo mandi via e adesso d'ora in poi quella signoria la governa il comune. dirà Ottone di Frisinga, vescovo tedesco, cronista delle imprese di Federico Barbarossa, vescovo che appartiene all'elite del Regno di Germania e zio dell'imperatore, esprime un punto di vista estremamente ufficiale.
Quando racconta nella sua cronaca le imprese del Barbarossa in Lombardia, cioè nell'Italia settentrionale che allora si chiamava tutta Lombardia, Ottone di Frisinga, cronista tedesco, vescovo tedesco, dice al suo pubblico tedesco per spiegare che strano posto è diventata questa Italia, questa Lombardia. Dice lì queste città sono talmente potenti che in un territorio così vasto si fa fatica a trovare un nobile che non sia costretto a ubbidire alla sua città. Cioè ogni città sul territorio circostante ha sottomesso e integrato i poteri dei nobili locali. e quindi ha esteso la sua autorità vastamente sul territorio.
Fin dove? Come minimo tutta la diocesi, perché la città è comunque anche una comunità religiosa, il vescovo continua ad avere un ruolo importante che affianca il comune e il vescovo ovviamente governa una diocesi. E quindi in ogni città al comune sembra naturale dire noi intendiamo farci obbedire come minimo da tutti quelli che abitano nella nostra città. diocesi. Siccome appunto ci sono anche nobili troppo grossi per essere mangiati, divorati e digeriti in questo modo, in particolare quelli più importanti, principi territoriali, conti, marchesi, questi resistono, questi tirano avanti a lungo.
Firenze arriverà all'inizio del Trecento prima di aver fatto fuori i conti guidi che governano gran parte del Casentino, ma comunque sono sulla difensiva. Anche le maggiori dinastie nobili della campagna, quelle che hanno decine di castelli, di fronte alla crescita e alla prepotenza delle città, sono sulla difensiva. E la reazione, oltre a fortificarsi e fare la guerra per difendersi dalle ambizioni delle città, la reazione di questi nobili è di contattare l'imperatore, naturalmente. L'imperatore non viene mai. Venisse un po'a vedere cosa sta succedendo in Italia.
Venisse a vedere come queste città... Stanno facendo saltare tutti gli equilibri. Ma non sono soltanto i conti, i marchesi e i nobili della campagna che cominciano a lamentarsi.
Perché in realtà le città non sono tutte uguali. Ci sono città più forti e città più deboli. Ci sono città per cui arrivare a comandare il territorio della propria diocesi è il massimo che possono sognare. Ma ci sono città che hanno la forza per andare molto più in là. Per andare a comandare anche sotto il naso delle città.
città vicine. Chi li ferma? Ogni città fa i propri interessi, ogni città fa la guerra quando ne ha bisogno, quando incontra qualcuno che non è disposto a cedere. E quel qualcuno può essere anche un'altra città, in particolare le grandi città che hanno grandi ambizioni, Milano più di tutte in quel momento.
In Toscana è un po'in ritardo l'espansione dei comuni e l'emergere di Firenze come principale potenza regionale. Invece già alla metà del XII secolo è chiarissimo che in tutta l'Italia settentrionale la grande potenza è Milano. La grande potenza vuol dire che Milano impone a quelli di Como accordi commerciali favorevoli ai milanesi. E se quelli di Como non sono d'accordo, quelli di Milano fanno la guerra a Como, ci vanno, la assediano, la prendono e la radono al suolo.
Fine. Funziona così. anche da molte città cominciano ad arrivare a pelli all'imperatore perché venga a vedere cosa sta succedendo in Italia.
Il movimento comunale, che è nato con grande entusiasmo spontaneamente in ogni singola città, si sta rivelando un fattore di turbamento, di disordine e di violenza tale, per cui molti cominciano a dire ma forse sarebbe meglio se le autonomie delle città fossero limitate da un potere centrale un po'più forte. e alla metà del XII secolo sul trono di Germania, il che vuol dire poi naturalmente il diritto a sedere anche sul trono d'Italia e a farsi incoronare imperatore a Roma dal papa, sale un giovane imperatore, Federico, chiamato poi dai contemporanei Barbarossa, lo dicono così i tedeschi anche in italiano, Kaiser Friedrich Barbarossa. e detto fra parentesi la barba era di moda nel XII secolo, la portavano davvero, non è come poi al tempo di Dante per esempio che è totalmente fuori moda, non la porta nessuno, invece nel XII la barba si porta e questa barba rossa dell'imperatore agli italiani evidentemente faceva un po'effetto. Allora sale al trono un giovane imperatore il quale ha sulla scrivania, mi sto inventando ma il senso è quello, ha sulla scrivania un fascio così di lamentele.
da parte dei suoi vassalli italiani, conti e marchesi, marchesi di Monferrato e così via, conti di San Bonifacio, un'infinità, che tutti si lamentano per il fatto che le città sono diventate arroganti e prepotenti e pericolose e ha anche un fascio di lamentele che vengono da tante città spaventate dalla prepotenza di Milano. Ora, quindi questo fenomeno che è la conquista del contado, come si dice in gergo storiografico, da parte dei comuni, e gli scontri continui fra città sono il motivo principale per cui la politica imperiale verso i comuni cambia e non è più di tranquilla autorizzazione di tutto quello che sta succedendo come avveniva con i predecessori del Barbarossa. Però c'è anche un secondo fattore che va tenuto presente ed è che i tempi... sono cambiati anche da un altro punto di vista.
Io vi ho detto prima che il potere dell'imperatore e dei re in Europa non è mai stato così debole come a cavallo dell'anno 1000 nell'undicesimo secolo. Questo vuole anche dire che nel dodicesimo secolo le cose cominciano a cambiare. Nel dodicesimo secolo si vede che i sovrani hanno di nuovo un... po'di mezzi e un po'di capacità anche culturale per provare a esercitare un ruolo di governo effettivo sul territorio. E'un portato, uno dice perché?
Sempre difficilissimo dire perché succedono le cose. Uno le vede succedere e può dire guarda ti assicuro che è successo questo, i sovrani del dodicesimo secolo sono più forti, hanno più mezzi, più voglia di intervenire di quanto non succedesse ai loro nonni. Perché?
In realtà, diciamo, ci accontentiamo di dire che è un portato della crescita complessiva. L'economia sta crescendo a ritmi formidabili e essere al vertice permette di rastrellare risorse su scala maggiore rispetto ai poteri locali. E questa è una prima spiegazione.
E poi c'è anche un fattore culturale. Questa è una società che sta diventando sempre più colta, sempre più sofisticata, sempre più abituata a pensare, a riflettere, a discutere. a definire le cose.
Nell'anno 1000 era raro che ci si chiedesse ma perché quello lì comanda? Comanda e basta e siccome c'è e comanda va bene così. Nel XII secolo non funziona più così.
Nel XII secolo si vuole sapere cosa legittima un potere e che cosa e quali ambiti sono quelli in cui il potere può intervenire. C'è la riscoperta del diritto romano il che vuol dire banalmente che ci si rende conto a livello governativo di chi comanda e degli intellettuali e del clero, ci si rende conto che la società è diventata così complessa che abbiamo bisogno di regole e c'è un enorme deposito di regole già pronte, il diritto romano, il codice di Giustiniano. Per fortuna ne sanno molto a Bologna perché lì sono vicini alla Romagna dove i bizantini sono rimasti per tanto tempo, lì sono rimasti più libri e quindi quelli che vogliono studiare queste cose da un po'di tempo vanno lì a Bologna.
E lì c'è gente che è in grado di dirti sì, certo, qui nel diritto romano viene fuori l'immagine di una società organizzata con un potere centrale, che è quello dell'imperatore. e le leggi le fa l'imperatore e così facevano i romani e se ne trovavano bene e così dovremmo cominciare a fare anche noi. In altre parole, il clima culturale è favorevole a poteri legittimi che sappiano spiegare bene quali sono i loro diritti, che chiariscano bene qual è la loro sfera d'azione e di intervento. Per questo insieme di motivi i sovrani del XII secolo sono decisamente più intraprendenti. più capaci di farsi ascoltare, più capaci di impiantare dei funzionari sul territorio, che giudichino i processi a nome del sovrano, che riscuotano delle tasse a nome del sovrano.
Cose che prima si erano quasi dimenticate e che fra l'altro non è che alla gente facciano piacere più di tanto, dal punto di vista specifico del pagare le tasse. Però i tempi sono quelli. Detto fra parentesi.
Quello che sto per dire non so quanto vi possa servire a livello didattico, perché io mi sono accorto che la mia illusione, che tutti quanti abbiano visto dei film o dei cartoni animati di Robin Hood, è un'illusione appunto, quando si tratta dei ragazzi di oggi non è affatto detto. Però comunque rimane il fatto, almeno fra noi ce lo possiamo dire, ecco lo sapete tutti, questa cosa che i re del dodicesimo secolo sono più forti di prima e hanno dei funzionari sul territorio che possono mettere la gente in galera. se non paga le tasse, e che questa cosa la gente non piace per nulla perché è una novità, lo sapete tutti, perché quello è il cattivo re Giovanni e lo scerifo di Nottingham.
È una cosa che sta succedendo in Inghilterra come sta succedendo dappertutto. E naturalmente i re più impegnati in questo campo sono cattivi, come appunto il cattivo re Giovanni. In questo clima, Federico Barbarossa è un giovane imperatore che... Attenzione perché su questo una volta le interpretazioni rischiavano di essere un po'sballate.
Non vuole restaurare qualcosa di vecchio che ormai è passato di moda e che ormai è anacronistico per cui giustamente viene sconfitto. Federico Barbarossa incarna un progetto modernissimo. Federico Barbarossa vuole fare nei suoi regni di Germania e d'Italia la stessa identica cosa che stanno facendo i suoi colleghi. Il re di Francia, di Inghilterra, di Castiglia, di Aragona.
d'Ungheria e così via. Creare un minimo di apparato amministrativo, impiantare un minimo di giudici sul territorio, almeno uno in ogni città, far pagare delle tasse. Questa cosa che negli altri paesi d'Europa incontra resistenza e difficoltà, ma nell'insieme va avanti abbastanza spedita, il Barbarossa, come sappiamo, farà molto più fatica a provare a attuarla. con tutto che all'inizio invece sembra che funzioni.
Perché in realtà il livello di malumore in Italia per lo stato di anarchia provocato dai conflitti fra i comuni, il livello di malumore è tale che quando il Barbarossa viene in Italia le prime volte viene accolto sostanzialmente da tutti con entusiasmo. C'è una maggioranza, a parte tutti i suoi vassalli naturalmente, i grandi nobili, i marchesi e i conti, i quali accorrono incontro al loro imperatore. ma anche le città mandano i loro delegati e sono bene o male disposte ad accettare che il re, Barbarossa è ricordiamolo re di Germania e quindi re d'Italia, viene in Italia, viene incoronato con la corona ferrea e poi a Roma diventa imperatore che è la ciliegina sulla torta, ma innanzitutto dal punto di vista dei comuni è il sovrano del paese, è il re d'Italia.
Anche la maggior parte delle città sono d'accordo che non c'è niente di sbagliato se il re, l'imperatore, intende far sentire un po'più di prima la sua presenza. Tant'è vero che alle grandi assemblee che l'imperatore convoca, le diete, a Roncaglia, in cui vengono appunto i vassalli, i rappresentanti delle città, il clero e così via, e vengono i giuristi di Bologna a dire certo che l'imperatore deve comandare, il diritto è il diritto dell'impero, eccolo qua. l'ha fatto codificare l'imperatore Giustiniano e vale ancora adesso sotto l'imperatore Federico. E Barbarossa può illudersi tutto sommato di poter avviare questo processo di costruzione di un minimo di apparato di governo.
C'è Milano che non è d'accordo, perché Milano è quella che ha da perderci più di tutti. Milano è quella che sta imponendo un'egemonia su tutta l'Italia estentrionale e che si vede, come dire, mettere i bastoni fra le ruote da questa... rinascita del potere imperiale. Milano resiste e Barbarossa la assedia.
e la prende e la arrade al suolo. 1162 fa uscire la popolazione, dopodiché procede a demolire la città, risparmiando le chiese e i monasteri, anche se poi il Duomo di allora crolla durante i lavori di demolizione, comunque per qualche incidente. E lì la cosa più suggestiva è che la demolizione di Milano, ordinata dall'imperatore nel 1162, viene messa in atto con entusiasmo dagli abitanti delle città vicine.
Ognuno si fa il suo quartiere. Quelli di Vercelli demoliscono Porta Vercellina, quelli di Pavia demoliscono Porta Ticinese e quelli di Como Porta Comacino naturalmente. Cioè in sostanza in quel momento sembra che il mondo comunale lombardo preferisca l'imperatore all'egemonia di Milano. E poi cosa succede?
Succede che nel giro di qualche anno il clima di nuovo cambia. Vabbè, tanto i milanesi ritornano poi un giorno nella loro città, se la ricostruiscono, sono tutte casette a un piano solo, unifamiliari con l'orto nelle città dell'epoca, ma soprattutto succede da un lato una reazione spontanea, nel senso che tutti scoprono che una maggior presenza del potere imperiale vuol dire innanzitutto tasse. E questa cosa che magari prima non avevi messo a fuoco così chiaramente, quando te ne rendi conto, allora tutti cominciano a chiedersi se ne valeva veramente la pena.
E poi c'è in realtà probabilmente anche qualcosa di diverso, di profondo, che può essere descritto come uno sbaglio dell'imperatore, forse. Sta di fatto che Federico Barbarossa è re d'Italia, ma innanzitutto re di Germania, e che mentre è... il sovrano, come dire, amichevole e caloroso dei suoi vassalli italiani e delle sue città italiane fedeli, però è tedesco e il suo potere si basa innanzitutto sul sostegno dei principi e dei vescovi tedeschi.
Ogni volta che viene in Italia sono i principi tedeschi e i vescovi tedeschi che gli concedono i loro cavalieri in modo da poter arrivare in Italia con quei mille, duemila cavalieri necessari per affermare la sua autorità. E ai suoi tedeschi il Barbarossa ha un po'tendenza a dire a questi lombardi, adesso gliela facciamo vedere, i tedeschi governano il mondo, i tedeschi hanno ereditato l'impero romano, noi siamo Roma, non questi italiani, e noi ritabiliamo il nostro dominio. E lo fa anche concretamente, si appoggia su personale tedesco, installa governatori tedeschi. Questa cosa...
viene sfruttata da quelli che vogliono provare a rimettere in piedi un movimento di resistenza. Sta di fatto che Milano, ricostruita già cinque anni dopo la sua distruzione nel 1167, si sente abbastanza forte da rivolgersi alle altre città dicendo ma siete proprio sicuri che vi va bene quello che sta succedendo? Siete proprio sicuri che vi va bene lasciare mano libera all'imperatore e ai suoi tedeschi? Non è che vogliamo provare di nuovo a resistere, però stavolta in tanti organizzati non ci lasciate più soli noi milanesi. Ed effettivamente nel 1167 parecchie città hanno cambiato idea e parecchie città accettano di federarsi con Milano in quella che poi si è chiamata la Lega ma che in realtà loro chiamavano la società, la Societas Lombardie.
con un accordo giurato di muoversi tutti insieme per provare a limitare la prepotenza dell'imperatore. Sia chiaro, non tutte le città hanno cambiato idea. Fino all'ultimo l'imperatore avrà un certo numero di città che gli rimangono fedeli contro tutto e contro tutti. Non a caso le città più vicine a Milano, Como starà con l'imperatore fino alla fine, Pavia starà con l'imperatore fino alla fine.
Cremona credo anche, ecco, le città più vicine a Milano hanno troppa paura di Milano. Ma appena ci si allontana un po'da Milano invece, la maggior parte delle città decidono di buttarsi in questo nuovo tentativo, di far capire all'imperatore che sta esagerando e che deve rispettare le autonomie dei comuni. E comincia una lunga guerra, una guerra che dura una decina d'anni.
Dura una decina d'anni perché l'imperatore comunque... Comunque viene dalla Germania e la guerra all'epoca si fa d'estate, si fa tra la primavera e l'estate e poi d'autunno basta. La guerra dell'imperatore contro i comuni vuol dire che l'imperatore ogni anno deve radunare un esercito e bisogna convincere i principi e i vescovi tedeschi a dare anche quest'anno i loro cavalieri e non è così semplice, il Barbarossa ha le sue erogne anche in Germania con principi ribelli, dinastie rivali e così via, ma comunque ammesso che riesca a radunare un esercito si deve venire fisicamente in Italia alla fine della primavera. E poi si fa la guerra per qualche mese e poi quando arriva l'autunno i cavalieri tedeschi vogliono tornare a casa. E tornano a casa.
E l'anno prossimo si ricomincia. E quindi ogni anno la guerra dura qualche mese durante il quale l'imperatore cerca di cogliere qualche grosso successo. Assedia dei castelli, li prende. Assedia delle città, qualche volta le prende, qualche volta no. E'una guerra e poi si ricomincia ogni volta.
È una guerra inconcludente, è una guerra che difficilmente può vincere, è anche una guerra che diventa atroce perché a questo punto è chiaro che gli avversari dell'imperatore sono ribelli contro la maestà dell'impero e il diritto romano, che è tanto di moda, dice chiaramente che la pena per chi si ribella all'imperatore è la morte. Questo vuol dire che se stiamo in una guerra in cui si ammazzano i prigionieri, si impiccano i prigionieri... si mutilano i prigionieri da una parte e dall'altra e che però non arriva a concludere granché. Ci si mette dentro anche il Papa.
Il Papa non è necessariamente nemico dell'imperatore, è nell'idea che allora tutti hanno in testa il mondo cristiano dovrebbe essere governato dal Papa e dall'imperatore di comune accordo, ma di fatto loro hanno alle spalle una lunga epoca, quella della lotta per le investiture. in cui invece Papa e Imperatore d'accordo non andavano. Ed è sempre rimasta un po'nei Papi l'idea che se all'Imperatore le cose non vanno bene non è così una brutta notizia.
Perché il peso del Papa alla guida del mondo cristiano è tanto più forte quanto più l'Imperatore è in difficoltà. Tant'è vero che i comuni lombardi ribelli a un certo punto si vedono garantire l'appoggio del Papa, Alessandro III. C'è anche l'episodio in cui i comuni... per fare un'offesa all'imperatore occupano un vasto territorio a ridosso dell'Appennino in cui c'erano grandi foreste dove gli imperatori andavano a caccia lungo i torrenti Orba e Bormida e lì tirano giù queste foreste e costruiscono una nuova città e a questa nuova città danno il nome del papa che li aiuta e che li appoggia, Alessandria. L'anno dopo, quando il Barbarossa viene in Italia per l'ennesima volta, va ad assediare Alessandria.
Ovviamente, perché a quel punto, capite un po'come Stalingrado, acquista una valenza simbolica per il nome stesso della città, la assedia e non la prende. E poi succede che nel 1176, decimo anno di guerra, l'imperatore decide di fare uno sforzo particolare e raduna un esercito particolarmente numeroso e scende dalla Germania attraverso i passi alpini, arriva a Como. anche questo noi ce lo ricordiamo tutti anche se i nostri ragazzi no sta Federico Imperatore in Como e i suoi amici italiani che sono ancora tanti i suoi alleati lombardi stanno a Pavia naturalmente e se l'esercito tedesco che scende da Como arriva a Pavia e si congiunge con i suoi alleati lombardi allora questa è la volta che sarà davvero difficile fermarlo il Barbarossa tanto che i milanesi alla notizia che l'esercito tedesco si è mosso da Como e scende verso Pavia, prendono una decisione drammatica, di fare una cosa che in tutti quegli anni di guerra non si è mai fatta, cioè sfidare l'imperatore in campo aperto. Quella è stata una guerra di assedi, di castelli assediati e presi, di assedi alle città, di rappresaglie, di devastazioni di territorio, di scaramucce, ma mai c'è stata una battaglia campale.
E per capire questo dobbiamo capire la loro mentalità. Intanto noi stiamo facendo la guerra al nostro signore, l'imperatore. Lui dice che è l'esa maestà e che meritiamo la morte.
Ma in realtà tutti hanno sempre fatto la guerra, anche ai loro signori, quando c'è qualche motivo di litigio. Fare la guerra è una cosa abbastanza normale, ma scontrarsi in campo aperto, dove c'è davvero il rischio che muoia un'infinità di gente in poche ore, e dove soprattutto... Così ragionano loro. E uno scontro in campo aperto è come un duello. È un giudizio di Dio.
Dio è lì che guarda. e decide Dio chi ha ragione e chi vince. E se pensi questo, chi è che rischia una battaglia campale?
Chi è che rischia di giocarsi tutto? Certo, noi siamo sicuri che abbiamo ragione, tuttavia un po'di tremarella viene lo stesso. All'idea di sfidare in battaglia campale il nostro imperatore e affidarci al giudizio di Dio. Ma di fronte alla situazione drammatica, i milanesi decidono di farlo.
Escono da Milano. Solo loro, non ci sono gli alleati, c'è soltanto l'esercito milanese. e va a sbarrare la strada ai tedeschi che scendono. Ed è la battaglia di Legnano. 1176, vinta a sorpresa, in modo assolutamente inaspettato dagli italiani, dai lombardi.
L'imperatore viene sconfitto, messo in rotta, i milanesi prendono il suo scettro, il tesoro, la corona, le insegne imperiali, ogni cosa. E poi hanno, come dire, la grande capacità di immagine, di propaganda. di pubblicare una lettera aperta agli italiani in cui dicono, raccontano la grande vittoria, raccontano che hanno preso tutto il tesoro dell'imperatore e dicono ma questo non è solo nostro, noi vogliamo dividerlo con il signor Papa e con tutti gli italiani perché questa è una vittoria di tutti gli italiani alla faccia di quelli che invece erano rimasti dalla parte dell'imperatore.
E mentre nel risorgimento su questo pedale della lotta degli italiani contro i tedeschi si è calcato troppo può e bisogna sempre ricordare che il Barbarossa è il legittimo re d'Italia e che una parte degli italiani stanno con lui, però è vero che all'epoca la propaganda su questo si faceva. All'epoca circolavano le canzoni scritte in provenzale, che era la grande lingua internazionale della canzone dell'epoca, circolavano le canzoni scritte in provenzale che dicevano ai lombardi state attenti, state attenti ai tedeschi, che non si capisce niente quando parlano, che sembrano cani arrabbiati. cercate di non farvi comandare da loro ecco e queste cose questo pedale dell'odio etnico funzionava anche allora come funziona in tutte le epoche e quindi e quindi per chiudere il Barbarossa viene sconfitto e capisce che è finita i Vescovi, i Principi e i Cavalieri Tedeschi non verranno più un'altra volta in Italia per riprovarci dopo che è finita così disastrosamente questa volta cominciano a negoziare Fanno immediatamente un armistizio e poi vanno avanti a negoziare per sette anni fino a stipulare nel 1183 la pace di Costanza e con la pace di Costanza l'imperatore riconosce che il suo tentativo di mettere in piedi un'amministrazione statale nel regno d'Italia è fallito e che non ci si può più riprovare.
Con la pace di Costanza l'imperatore riconosce che ogni singola città italiana sul suo territorio è sovrana, cioè detiene la totalità dei poteri che normalmente spettano all'imperatore. Questo non vuol dire naturalmente che le città non sono più nell'impero, sono nell'impero certo, ma l'imperatore ha delegato tutto il suo potere a ognuna di loro. Poi ci sono dei contentini, si dice ai consoli l'autorità per governare le città la darà l'imperatore. se ha un suo rappresentante nella città che possa conferire questo potere.
Se non ha un rappresentante, pazienza. Ci sono dei contentini, anche dal punto di vista giuridico, per i processi importanti chi è condannato dai consoli di una città deve potersi rivolgere ai giudici dell'imperatore. Però l'imperatore dice e io mi impegno a tenere un giudice in ogni città a mie spese. che dovrà giudicare le cause secondo le leggi di quella città.
Poi l'imperatore, siccome non riscuote più tasse, a sue spese non può tenere in piedi proprio niente. E quindi in realtà è tutta una finzione. Un apparato imperiale al di sopra delle autonomie cittadine non c'è e non ci sarà mai più e di fatto ogni città è diventata uno stato indipendente, col diritto di fare le leggi. Comincia in questo momento nei comuni italiani. la produzione di leggi, di statuti.
Prima non avevano il diritto legale di farlo, adesso ce l'hanno. I giuristi di Bologna hanno elaborato un concetto irregalia, cioè i diritti che complessivamente riassumono quello che noi oggi chiameremmo l'autorità dello Stato e ogni città ha avuto in concessione dall'imperatore irregalia. In Italia il tentativo di mettere in piedi uno Stato unitario centralizzato intorno al governo di un sovrano. è stato fatto nel XII secolo ed è andato a finire come avete visto. Eccomi, abbiamo tantissime domande e tantissimi commenti.
Inizio da una domanda di carattere militare, di organizzazione militare, perché Alessandra chiede se ci può spiegare se c'erano delle analogie o soprattutto delle differenze tra le caratteristiche dell'esercito imperiale e invece le forze militari messe in campo dai comuni. Allora, apparentemente erano del tutto identici, perché comunque in ogni epoca, come dire, Il modo di fare la guerra è quello e se vuoi farla a un certo livello devi rispettare certe regole. E le regole sono, le battaglie le vincono i cavalieri in armatura. E un cavaliere in armatura vale più di dieci soldati a piedi.
Quindi ogni esercito è innanzitutto un nucleo di cavalieri pesantemente armati, su cavalli da guerra appositamente allevati e con un addestramento che gli permette di combattere. combattere in questo modo, che non è semplice, andare alla carica su uno stallone non castrato, aggressivo e spaventato, con addosso qualche decina di chili di ferro e spingerlo al galoppo insieme a centinaia di altri contro centinaia di nemici che ti stanno galoppando contro di te. Ecco, chi è mai montato a cavallo può immaginare cosa voleva dire. Poi c'è un sacco di gente a piedi perché le guerre non sono soltanto, come dire, battaglie campali, anzi. ce ne sono pochissime come si è detto, anche se sono decisive, e quindi c'è un sacco di gente a piedi, arcieri, balestrieri o semplicemente uomini armati alla belle meglio che poi formano diciamo una massa di supporto per la cavalleria.
E'così l'esercito tedesco ed è così l'esercito milanese. La differenza è che nell'esercito tedesco, che riflette una società più rigida, più arcaica, i cavalieri sono tutti nobili. di famiglie nobili che hanno il privilegio ereditario di essere armati cavalieri, perché ci vuole il permesso dell'imperatore altrimenti per armare uno cavaliere, se no devi essere della famiglia nobile. Sono gente quindi che fin dall'infanzia monta cavallo e combatte, che fa quello di mestiere, perché ogni cavaliere ha dietro di sé un intero villaggio di contadini che lavorano per lui. E la gente a piedi sono mercenari o appunto i contadini stessi dei nobili.
che vengono reclutati e i nobili se li portano dietro nella campagna militare. Quindi una cavalleria super specializzata e invece una fanteria diciamo così abbastanza raccogliticcia e disprezzata. L'esercito milanese a guardarlo è identico.
La differenza però è che i cavalieri in piccola parte sono nobili, ci sono anche quelli, ci sono anche in Italia i nobili signori che fanno la guerra fin da bambini, che vanno a cavallo fin da bambini. che hanno una marea di contadini che lavorano per loro. Anche a Milano ne abitano tanti di questi nobili e sono il primo nucleo della cavalleria comunale. Però in Italia tutti quelli che hanno fatto i soldi, se vogliono, e di solito vogliono, si possono comprare i cavalli, le armi, se non me li compro io li compro mio figlio e lo abituo a vivere come vivono i nobili, cioè guerre, tornei, caccia, armi, cavalli, guerra, cavalli, guerra, armi, tornei, questo. torri in cui abitare.
Questi borghesi che hanno fatto i soldi e si sono comprati i cavalli e le armi, in genere gli stranieri li guardano con un po'di diffidenza e con un po'di disprezzo. Ed è vero che in genere non sono all'altezza dei tedeschi o dei francesi come specializzazione, no, ecco. Quindi la cavalleria milanese riflette una società molto più ampia. Non per niente Milano da sola può mettere in campo mille cavalieri, che l'imperatore certe volte fa fatica per trovare mille cavalieri in tutta la Germania, no, mi spiego, è perché i soldi producono cavalieri. E anche questa cosa Tone di Frisinga la dice, parlando al suo pubblico tedesco, lo dice, non sapete che gente sono questi lombardi?
È una cosa da pazzi, da loro anche un volgare meccanico, uno che ha lavorato sporcandosi le mani, poi loro lo nominano cavaliere, non si vergognano di fare queste cose. Dopodiché Ottone di Frisinga, che non è uno stupido, dice anche ed è per quello che sono così forti, che possono mettere in campo eserciti così numerosi. E la truppa a piedi a Milano non sono mercenari o contadini, ma sono tutti gli altri milanesi, quelli che non hanno abbastanza soldi per comprarsi il cavallo, però la lancia e lo scudo sì, e organizzati probabilmente per quartiere, per parrocchia, si addestrano ogni tanto tutti insieme.
e formano una fanteria che non è professionale neanche quella, ma che ha un certo senso di identità, di patriottismo. Tant'è vero che la battaglia di Legnano... Quando i tedeschi caricano, la cavalleria milanese viene spazzata via.
Ed è poi la fanteria assiepata intorno al carroccio, che inaspettatamente invece di scappare, resiste alla botta della carica tedesca e una volta che la carica si è esaurita, pian piano la superiorità numerica della fanteria milanese porta a ribaltare l'esito della battaglia. Un'altra domanda viene da Ferriando, che invece chiede se nel prendere... posizione contro Federico c'era compattezza all'interno dei comuni o c'era una distinzione tra popolo grasso e popolo minuto?
Allora nel dodicesimo secolo queste distinzioni non esistono ancora, non le percepiamo ancora. Quello che si percepisce è una società che è ancora abbastanza compatta, che ha alla testa senza alcun dubbio un'aristocrazia, loro dicono i milites, i cavalieri. che possono essere, ripeto, sia vere famiglie nobili che possiedono terre, campagna, castelli, sia mercanti o imprenditori arricchiti.
Quelli sono i milites e tutti gli altri sono i pedites, i fanti. E'interessante che loro per descrivere la loro società usano i termini militari, cioè la cittadinanza si vede come un esercito in realtà. Dopodiché all'epoca del Barbarossa non affiorano conflitti fra queste diverse componenti della società cittadina.
ci possono essere magari fazioni diverse tra i cavalieri, gruppi di famiglie un po'rivali, ma nell'insieme non si percepiscono grandi spaccature. E dopo, e nel 200, quando ormai lo scontro col Barbarossa è vinto, però poi ci sarà di nuovo Federico II che proverà a sottomettere i comuni e si scontrerà col Papa, e nel 200 che si vede che nelle città l'elite dei cavalieri si divide nei due partiti della Chiesa e dell'Impero. Guelfi e Ghibellini e soprattutto si vede che il popolo comincia a averne abbastanza di farsi comandare dai cavalieri e comincia a pretendere di avere più spazio politico.
La storia politica del 200 è molto complessa ed è tutta fatta di conflitti fra gruppi e classi sociali rivali. Nell'epoca del Barbarossa queste cose invece non sono ancora visibili. E Antonio invece chiede se i comuni avevano delle magistrature che si potevano dislocare nei territori del circondario e delle campagne e se sì con che autorità rispetto a quello delle signorie di campagna.
A quest'epoca ancora molto poco, nel senso che il modello normale con cui il comune fa eseguire, fa rispettare la sua autorità nella campagna è quello per cui appunto con le buone o con le cattive il signore locale ha accettato di sottomettersi al comune cittadino. Può essere diventato lui stesso un cittadino, può aver usato strumenti feudali di vario genere, ma comunque il signore locale continua a essere il signore locale e a comandare dal suo castello gli abitanti della zona, però risponde ai consoli della città e deve accettare che loro si intromettano. Quindi in realtà in questo momento non c'è ancora una proiezione sul territorio attraverso...
come dire esponenti del governo cittadino che vanno a governare la campagna. Si continua a governarla tramite i signori locali che hanno aderito alla città. Poi col tempo il meccanismo diventerà più complesso invece.
Col tempo diventerà sempre più frequente che una signoria viene occupata militarmente dalla città, che una famiglia nobile viene espropriata e cacciata via e allora dal 200 in poi diventa normale che si manda un cittadino. a fare il podestà o il capitano, lo chiami in tanti modi, in quel luogo e allora in sostanza quello che succede è che in molti luoghi della campagna ti comanda, anziché essere il signore che è lì per tutta la vita ed è sempre lo stesso, è uno che arriva dalla città, si insedia nel castello e per un anno sta lì e comanda come se fosse il signore. Quindi questi meccanismi ci saranno e saranno molto importanti ma ripeto...
in epoca successiva, non ancora all'epoca del Barbarossa. Vincenzo invece le fa una domanda un po'più di didattica, cioè le chiede se secondo lei si può far riflettere, i ragazzi e le ragazze, sulla strumentalizzazione politica risorgimentale dello scontro tra il Barbarossa o i comuni, oppure parlando a degli studenti che ancora non conoscono bene la storia del risorgimento, rischia di essere un riferimento poco efficace. Ma questo ragazzi me lo dovete dire voi, perché siete voi che avete il polso di quello che si può fare o no con i vostri ragazzi. Io ho un'esperienza troppo limitata della scuola, ecco, per poterlo dire.
Ho anche imparato che non si può mai dare niente per scontato, perché io tendo ancora ingenuamente a dare per scontato che bene o male anche un quindicenne o diciottenne di oggi abbia sentito nominare la battaglia di Legnano, la Lega Lombarda, il giuramento di Pontida, non fosse altro per certe attualizzazioni. Però probabilmente mi sbaglio e quindi in questo senso magari è meglio quando poi si insegna la storia del risorgimento. del Barbarossa comunque sono stati informati e allora lì magari può essere interessante dire guardate che in quel momento in cui si vede tutto attraverso la prospettiva della nazione anche gli scontri medievali sono letti esclusivamente come prefigurazione della nascita della nazione. Adesso le faccio una domanda che in realtà è la fusione di due domande che forse da sole varrebbero un webinar o forse due a parte ma riguardano la genealogia di Federico perché...
C'è chi chiede come la sua casata era arrivata sul trono e chi invece, Bruno nello specifico, chiede come mai Federico cercò di rafforzare il suo potere creando dei legami di parentela con i normanni che erano forti al sud e non con i comuni che erano più forti a nord. Perché i legami di parentela si possono fare fra dinastie regnanti. non facilmente con i comuni che sono innumerevoli diciamo questo ecco forse la cosa che è importante che io davo per scontata e che va sottolineata è che mentre le monarchie dell'epoca in generale hanno già un chiaro principio ereditario e quindi un re d'Inghilterra un re di Francia discende di padre in figlio il potere l'impero non è così l'impero e quindi il regno di Germania non sono così la monarchia è elettiva. Questa cosa se la portano dietro, diciamo anche l'impero romano era elettivo naturalmente. Io poi devo dire che non ho mai riflettuto esattamente sui motivi per cui si perpetua questa cosa, ma certamente nelle loro teste è fortissima questa idea.
E del resto è anche comprensibile che una volta che le elite politiche tedesche, i principi tedeschi, duca di Baviera, duca di Sassonia e i grandi vescovi tedeschi, l'arcivescovo di Magonza, l'arcivescovo di Treviri, una volta che questi sanno che per fare un imperatore ci vuole il nostro consenso, e beh, non te lo fai sfuggire dalle mani un potere del genere. Quindi sta di fatto che la corona imperiale è sempre elettiva. Il che non impedisce che un imperatore, se ce la fa, possa manovrare durante la sua vita per fare in modo per aprire la strada al figlio. Barbarossa lo fa, spalanca la strada al figlio Enrico VI, e Enrico VI a sua volta...
con molta più fatica peraltro, anche perché muore presto, poi alla fine riuscirà a lasciare il trono a Federico II, ma già la successione di Federico II è contestatissima, perché ci sono altri candidati. Quindi in realtà, mentre ogni imperatore, ma questo lo facevano anche gli imperatori romani, spera e manovra e fa politica per crearsi la successione nella persona di suo figlio, però a livello di principio, sempre alla morte dell'imperatore, i principi e i vescovi... si radunano e decidono chi facciamo adesso ecco e questo ovviamente è una cosa che indebolisce il potere imperiale moltissimo e questo spiega perché il Barbarossa cerchi di consolidarsi in vari modi nel senso di creare a suo figlio un'autorità particolare che possa aiutare poi a garantire una successione morbida e quindi è chiaro che un'alleanza matrimoniale con i normanni che governano tutto il sud È quello che ci vuole, se vuoi che il piccolo Enrico un giorno riesca anche a convincere i tedeschi che lui è il candidato migliore per governare la Germania e l'Italia del Nord. Abbiamo aperto queste domande con una domanda di organizzazione militare e ne ho un'altra che le faccio da parte di Roberta che chiede se la compagnia della morte era propria dell'esercito comunale milanese. Ora, dunque, qui tocchiamo un dettaglio.
taglio che non conosco così bene di un aspetto che invece conosco meglio in generale e cioè intorno ai milanesi a Legnano è stata costruita nei secoli successivi tutta una impalcatura leggendaria che credo comprenda assolutamente anche la compagnia della morte, il concetto e l'espressione. Quello che so con certezza è che è totalmente inventato Alberto D'Aggiussano, non c'è mai stato nessuno che si chiamasse così. non c'è nessunissima fonte dell'epoca che ne parli e quindi quello lo so è stato come dire stabilito con chiarezza e fra l'altro c'è un bel libro del mio collega milanese Paolo Grillo sulla battaglia di Legnano che consiglio a chi voglia sapere qual è lo stato dell'arte su questa questione Alberto Giussana non c'è mai stato e temo fortemente che anche la compagnia della morte se la siano inventata nel risorgimento Le faccio un'ultima domanda e poi chiudiamo da parte di Camilla che ci scrive Federico era di padre Ghibellino e madre Guelfa, che posizione aveva rispetto alla vexata questio dei due poteri universali, almeno prima di schierarsi apertamente contro di lui Alessandro III. Ma sapete, questa faccenda dei Guelfi e dei Ghibellini bisogna stare attenti a maneggiarla.
E cioè, intanto al tempo del Barbarossa appunto non era ancora così formalizzata la cosa. Si sapeva che era facile che il... il Papa e l'imperatore entrassero in un conflitto più o meno velato, ma non c'era ancora un'impalcatura di partiti come ci sarà nel 200 invece, organizzati, trasversali, internazionali, che quindi funzionavano comunque. Ma in ogni caso l'aspetto ideologico non era tanto importante, qui si tratta di un conflitto di potere, si tratta di un conflitto di potere in cui si prendono le posizioni che si pensa possano essere più utili.
e che possono anche cambiare. E quindi, mentre ci sono situazioni in cui la scelta è quasi obbligata, per dire Firenze nel 200 e nel 300, ricava tali vantaggi dai suoi banchieri che finanziano la chiesa di Roma che voler portare Firenze nel campo Ghibellino è un'impresa disperata. Non ce la puoi fare. Infatti, alla fine, i Guelfi prevalgono in modo definitivo. Ma quando non ci sono motivi del genere, è una politica estremamente pragmatica in cui ci si allea con tutti, non dobbiamo assolutamente pensare che gli schieramenti siano rigidi, fissi e ideologicamente montati come potevano essere il fascismo e il comunismo nell'Europa del Novecento.
E quindi ogni situazione va poi vista nello specifico in base agli equilibri di potere di quel singolo momento.