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Consapevolezza e Autocomprensione di Gurdjieff

Bentrovati. Per il nostro ciclo di interviste impossibili a personaggi storici, filosofi e scrittori, vi presentiamo quest'oggi una breve intervista radiofonica a George Ivanovich Gurdjieff. Si tratta, naturalmente, di un testo inventato di sana pianta. un gioco letterario se preferite che mi piace usare ogni tanto per presentare un determinato autore ai più giovani le informazioni ivi contenute sono state tratte da alcune conferenze di abbiamo cercato di rendere anche i modi del maestro spesso irriverenti e bruschi ma sempre finalizzati al risveglio dei discepoli anche per divertirci un pochino scrivendo buon ascolto allora maestro gurgieff lei ha sempre sostenuto che la maggior parte di noi vive in uno stato di sonno eppure ci sentiamo piuttosto svegli come lo spiegherebbe a un uomo comune siete svegli per l'amor del cielo L'unica cosa che si sveglia in voi è il desiderio di non cambiare mai, di restare nella vostra comoda gabbia. Vivete ripetendo ogni giorno le stesse azioni, come un orologio che si carica da solo e poi cammina, cammina, cammina, senza mai chiedersi chi lo carica. Svegliarsi, caro amico, è un po'più complesso di quanto vi piacerebbe. Qualcuno, allora, potrebbe pensare che il suo famoso lavoro su di sé sia difficile o riservato solo a pochi. Può dirci in che modo un uomo comune può cominciare a lavorare sulla propria coscienza? L'uomo comune. Mi piace quest'uomo comune. Ha tanto entusiasmo e zero disciplina. Ecco da dove puoi iniziare, dal fare le cose con intenzione, un'intenzione che sia sveglia. Prendete un compito semplice, che so, camminare o respirare, e fatelo come se la vostra vita dipendesse da quello. Iniziate a respirare con attenzione e consapevolezza, sarà il primo passo verso il risveglio, ma attenti, ve ne stuferete presto. Allora non basta la sola intenzione? Certo che no! Siamo fatti di abitudini e resistenze. L'intenzione è solo la scintilla. Se vi affiderete a quella, finirete per spegnervi in pochi minuti. Dovete esercitarvi a osservare voi stessi senza giudizio, come osservate un passante per strada. Ogni giorno... per cinque minuti notate ogni piccolo gesto pensiero emozione non fate niente limitatevi a guardare e se riuscirete a non scappare magari per una volta vi vedrete per ciò che siete veramente maestro ci dia un esempio pratico per esercitarci nell'osservazione ben volentieri vi sfido a provare un esercizio molto semplice ogni volta che uscite di casa fate un passo indietro e rientrate poi lentamente rifate tutto con intenzione osservate i vostri movimenti vi sembrerà stupido ma vi renderete conto di quanto sia facile scivolare nella distrazione nel pilota automatico. Questo è solo un assaggio del vostro sonno. Molti ci ascoltano e si chiedono, questo metodo funziona veramente? Se cercate una garanzia di felicità eterna, posso consigliarvi un biglietto per il cinema o una visita da un indovino. Il lavoro su di sé non è per chi cerca soluzioni rapide, ma per chi è disposto a incontrare qualcosa di autentico dentro di sé e funziona solo se siete disposti a guardare le vostre debolezze, senza abbellimenti. Veniamo agli esercizi fisici che lei raccomanda tanto. Quanto è importante per la coscienza muoversi con consapevolezza? Molto, perché corpo e mente non sono separati, anzi, dico che il corpo è come un cane che segue il suo padrone, solo che spesso il padrone non ha idea di dove stia andando. Un semplice esercizio è camminare, ma senza parlare, senza distrarsi, solo contando i passi e respirando. Se riuscirete a camminare per dieci minuti senza pensare a niente di... utile, sarete sulla buona strada. È davvero così difficile? Molti credono che l'introspezione venga spontanea. E certo, credete di pensare spontaneamente anche ora, mentre in realtà seguite un filo conduttore che qualcuno ha messo nella vostra testa. l'introspezione richiede la consapevolezza della propria meccanicità un po come smontare e rimontare una sveglia senza perdere i pezzi e chi potrebbe ascoltarci maestro e iniziare a praticare i suoi insegnamenti cosa direbbe a un giovane gli direi di di cercare risposte pronte e di imparare a farsi domande giuste. Gli suggerirei di iniziare con piccoli esercizi di volontà, come il controllo delle reazioni emotive. Un giorno decidete di non reagire, come una roccia. Il giorno dopo osservate tutte le reazioni e le emozioni come fossero ospiti temporanei. Provate! scoprirete di essere in balia di tutto ciò che vi attraversa quale dovrebbe essere l'obiettivo finale di questo lavoro rispondere a questa domanda sarebbe tradire il senso del lavoro su di sè l'obiettivo se proprio volete un'idea è raggiungere un equilibrio un centro di gravità interiore che non dipenda dalle circostanze esterne è un'arte che non ha conclusione e non è destinata ai pigri solo chi ha il coraggio di guardarsi a fondo può scoprire che non è mai stato per davvero sveglio fino a quel momento almeno maestro lei ha detto che dobbiamo iniziare dalle piccole azioni ma spesso nella vita quotidiana corriamo sempre senza tempo per fermarci esiste un esercizio che possiamo fare anche mentre lavoriamo o siamo in movimento ah la famosa fretta dell'uomo moderno siete convinti di non avere mai abbastanza tempo e così non ne trovate nemmeno per voi stessi provate questo quando siete al lavoro o in mezzo alla gente scegliete una parte del corpo da ascoltare che so un dito un piede anche solo il respiro lasciate che vi faccia da ancoraggio come una piccola pietra legata a un pallone vi renderete conto di quanto spesso la mente scivoli via e quando succede riportate l'attenzione all'ancora scelta fatelo più volte al giorno e come costruire muscoli invisibili. Quindi mantenere l'attenzione su qualcosa di semplice può aiutarci a restare presenti? Non è una cosa difficile? Difficile? Sì, e sapete perché? Perché l'uomo moderno è come un fiume in piena, straripa in mille direzioni. Proprio per questo bisogna iniziare da un esercizio facile. persino banale. Trovate cinque minuti al giorno in cui spegnete il telefono, chiudete le porte e mettetevi seduti senza fare assolutamente niente. Non parlo di meditazione profonda, ben intesi, ma semplicemente di stare fermi. Vi accorgerete che qualcosa dentro di voi si ribellerà. Devo controllare un messaggio. Cosa c'è per cena? Eppure. Se supererete quei cinque minuti, scoprirete che la calma è una qualità perduta. Molti però hanno bisogno di azione, di sentire che stanno facendo qualcosa. Come possono lavorare sulla consapevolezza in movimento? Ah, molto bene. Se avete bisogno di azione, provate un altro esercizio. Camminate normalmente. Ma ogni volta che vedete qualcosa di rosso, una macchina, un cartello, qualsiasi cosa, fermatevi per un istante e riprendete la camminata solo dopo aver notato come vi sentite. Così, alla prossima fermata rossa, sarete un po'più consapevoli di cosa succede in voi. Non è affascinante conoscere se stessi attraverso i colori del mondo? Parlando di consapevolezza, molti pensano che essa riguardi solo la mente, ma nel suo sistema si parla di coinvolgere anche il corpo. Cosa consiglia? Ottima osservazione. Lavorare solo sulla mente è come cercare di far camminare un tavolo su una gamba sola. Vi suggerisco un esercizio molto pratico. Ogni volta che vi alzate o vi sedete, fatelo con tutta la mente. tutta la consapevolezza possibile, come se qualcuno stesse osservando ogni vostro movimento. La sensazione di peso cambia, il modo di alzarsi cambia, per un momento vi sentirete più presenti, più vivi. È un piccolo esercizio che rafforza il vostro senso di presenza, diciamo così. Cosa possiamo fare invece per controllare le emozioni? che spesso ci dominano completamente. Ah, le emozioni! Un regno complicato e guai a chi cerca di controllarle nel modo sbagliato. Le emozioni non si comandano come soldati. Ma provate questo piuttosto. Quando sentite che un'emozione forte, rabbia, paura, Gioia vi assale, fermatevi e guardate la sensazione nel corpo, non provate a calmarla o a cambiarla, solo notate dove si manifesta e osservate senza giudicare. Vedrete che l'emozione cambia forma da sola, si placa, è un modo di conoscerle senza reprimerle. Lei insiste molto sull'autoosservazione, ma in un mondo pieno di stimoli, è davvero possibile farlo in modo costante? se cercate la costanza assoluta siete già falliti in partenza non potete restare osservatori perfetti ogni minuto ma potete almeno decidere di osservare un momento della giornata per esempio mentre pranzate o mentre vi lavate le mani fatelo senza pretendere di capire tutto l'obiettivo è solo diventare un po più attenti a voi stessi e se qualche volta dimenticate, non preoccupatevi, il progresso arriva piano, ma alla fine arriva. Molti potrebbero voler cercare risultati concreti, come possono sapere che stanno cambiando per davvero? Un vero cambiamento si riconosce dai piccoli spostamenti appare in situazioni in cui prima c'era ansia, il coraggio dove prima c'era paura. Ma, attenzione, non aspettatevi miracoli. È come crescere una pianta in giardino. Il lavoro su di sé è fatto di piccole conquiste che si sommano pian piano. E se siete impazienti, beh, sappiate che è proprio l'impazienza a bloccare i progressi. Un ultimo consiglio pratico per i nostri ascoltatori, qualcosa che possono fare subito? Benissimo, facciamo così. Per i prossimi tre giorni cercate di ricordare che siete vivi ogni volta che toccate una porta, che sia la porta di casa o la porta di un ufficio. Ogni volta che la mano si appoggia sulla maniglia fate un respiro, guardate intorno e pensate sono qui. Non pensate a nient'altro. non cercate di sembrare profondi dopo tre giorni noterete che questo piccolo gesto vi ha donato un senso di presenza più solido grazie maestro gurgieff i suoi suggerimenti sembrano semplici ma credo che molti li troveranno piuttosto difficili la semplicità non è sinonimo di facilità mio caro ma è proprio in questi piccoli esercizi che si nasconde il seme di un grande cambiamento non sottovalutate mai la potenza di un gesto fatto con piena consapevolezza la nostra intervista finisce qui spero, a parte gli scherzi di avervi fornito validi spunti di riflessione. Un caro saluto a tutti i nostri ascoltatori, giovanissimi e meno giovani.