Musica Musica Musica Aiuto! Ma non si può! Ma non si può!
Dove stanno gli altri? Non si può! Buongiorno a tutti! Dopo il terremoto del 26 settembre e la successiva scossa del 7 ottobre, si sono poste due emergenze, come impedire che il timpano del transetto sinistro finisse di crollare e come impedire che crollassero tutte le volte della Basilica Superiore.
La prima emergenza è stata quella del timpano, anche perché è la più evidente, visibile dall'esterno e si è dovuti ricorrere a una soluzione un utilizzare un enorme gru per portare una struttura metallica in grado da bloccare questo timpano che stava per crollare. Il problema però non è stato solo questo, perché questa gru non entrava dentro il cortile del convento. Si è dovuto quindi ricorrere a una seconda gru, la quale alzando l'altra la ponesse dentro il cortile e quindi questa gru sollevasse poi il traliccio metallico che ha bloccato il timpano. Dopo che la grande gru era stata finalmente calata nel cortile, si trattava adesso di sollevare questo enorme timpano d'acciaio a 40 metri d'altezza e porlo delicatamente in adiacenza di quello malato, di quello pericolante, senza neppure sfiorarlo.
Basterebbe che questo mostro d'acciaio sfiorasse queste murature in stato così precario, così in equilibrio instabile, per poter provocare il disastro. Il discorso delle volte era molto più complesso sotto certi aspetti. Entrare dentro la basilica era estremamente pericoloso e quindi si entrava con grande cautela.
Si è deciso di realizzare una passarella approfittando di un'altra passarella. portando dello spazio tra il tetto e l'estradosso delle volte, entrando dal grande oculus che si vede nella facciata della basilica. Creando un ponteggio sulla facciata si è entrati dentro questo spazio del sottotetto e si è costruita come acconci successivi una passarella sospesa al tetto.
Da questa passarella si è potuta ispezionare in dettaglio la volta dall'estradosso, anche camminandoci sopra legati a una fune perché la situazione era estremamente precaria. Sul prato antistante la Basilica di San Francesco vengono montate delle tende della protezione civile. In esse sono ricoverati i frammenti degli affreschi crollati. I frammenti erano di solito molto danneggiati e ricoperti da uno spesso strato di polvere. La rimozione della polvere era pertanto la prima operazione per l'identificazione del frammento.
Perché sono crollate le volte della basilica di San Francesco d'Assisi? Queste volte che sono sopravvissute per otto secoli sopportando terremoti ben più importanti di quello che è accaduto nel settembre del 1997. Ma la causa è stata il progressivo accumulo di materiale attraverso i secoli che veniva lasciato in corrispondenza dell'imposto delle volte, ogni volta che veniva rifatto il tetto. Ma perché questo riempimento è stato così pericoloso?
Spesso il riempimento, il rinfianco negli archi, nelle volte è considerato un elemento positivo, un elemento stabilizzante per la spinta, per le pressioni che si stavano nelle volte. Questa massa quasi fluida che sotto l'oscillazione alternativamente spingeva da una parte e si distaccava dall'altra. E nel momento che spingeva, seguiva la spinta. la deformata della volta, cosicché quando la spinta avveniva nella direzione contraria la deformazione non si poteva recuperare.
Dai fianchi delle volte sono stati portati via 1200 tonnellate di materiali di riempimento. E'venuta quindi un'idea, l'idea di sospendere le volte al tetto. Si sono creati dei tiranti collegando sia le volte che le nervose. alla struttura della copertura.
Però questo poneva un altro problema, quello che dei tiranti sono degli elementi che danno delle azioni concentrate che possono crescere fuori contro controllo sia per le azioni termiche, perché c'è un differente comportamento termico della copertura rispetto alle volte, sia sotto l'effetto dinamico di azioni sismiche future, con due ordini vantaggi, uno è quello di non premere contro gli affreschi e l'altro soprattutto quello di poter agire in tempi estremamente veloci, in condizioni di sicurezza, senza mettere a repentaglio ulteriormente le vite umane. Solo mettendo a nudo la superficie della volta di sopra, si sarebbero potute individuare tutte le lesioni e poi riempirle di malta, per procedere alla vendatura, incollando sopra ognuna di esse fasce di materiale sintetico, fibre di carbonio o kevlar. Cucina laureola Salgo sull'ala blu, salgo sull'ala.
Ok, ti seguo, dai. Piano. Sì, ok. 46. 46. 35. Oggi è il 18 febbraio del 98, bellissima giornata di sole, temperatura mite, devo dire che questo inverno ci ha aiutato nel senso che abbiamo potuto mettere a regime i vari cantieri senza avere eccessivamente di scuola, e non ci sono successivi disturbi dal maltempo o da inconvenienti di questo genere. A che punto siamo oggi?
Il grande ponteggio, quello che sta fasciando la Basilica Superiore, come un vero e proprio vestito tagliato su misura. costo un miliardo e mezzo, è vicino a conclusione. Noi calcoliamo che a metà marzo il grande ponteggio sarà definitivamente concluso e attrezzato per ospitare gli operatori. Cosa si dovrà fare con questo grande ponteggio attrezzato? Bisognerà intanto revisionare tutti gli affreschi, anche quelli delle pareti, naturalmente anche le vetrate.
Noi sappiamo, crediamo, speriamo, ma abbiamo anche verificato. sia pure con una verifica di tipo soltanto occhiometrico, che danni gravi non ci sono, non dovrebbero esserci e tuttavia i vecchi restauri sono saltati, le stucature sono cadute, qualche lesione. nelle vetrate è possibile, quindi tutto questo andrà minuziosamente, attentamente verificato e gli affreschi dovranno essere riportati alle condizioni di origine, occorrerà tempo ma andrà fatto. Contestualmente il grande ponteggio ormai a regime, in fase conclusiva di montaggio, servirà a quello che è il lavoro, questo sì, davvero più delicato, più importante, quello cioè della ricostruzione del sistema delle volte.
che il sisma ha disarticolato, ha massacrato, a parte i tre spicchi caduti e tutto il sistema delle volte che non funziona più. Va ricostruito in parte con metodi tradizionali di tipo edilizio, in parte con... fissaggi particolari che stiamo mettendo a punto e di cui già si è parlato. A questo punto non abbiamo problemi di tipo metodologico, nel tempo che sappiamo, nel senso che sappiamo quello che d'ora in poi dovremo fare. I danni più rilevanti sono naturalmente quelli inferti alle volte crollate, ma purtroppo quello che è rimasto in situ non è in migliore condizioni.
Ce ne siamo accorti la prima volta. quando si è riuscito ad andare nell'estradosso delle volte, ma poi abbiamo dovuto in seguito osservare, prendere atto che i danni che qui si vedono, soprattutto murari, hanno avuto sugli affitti di un'altra parte del mondo. affreschi delle conseguenze molto più gravi di quello che noi temevamo. Secondo dei tipi di danni con cui saremo a contatto si dovranno fare interventi diversi. Il tipo di intervento forse più complicato è quello che riguarderà questa zona, danni come questi, perché interessano contemporaneamente sia l'architettura, la muratura, sia appunto il dipinto.
murale. La prima cosa che faremo naturalmente è di intervenire su queste zone per consolidarle, dopodiché dovremo consolidare in modo sistematico tutta la volta di questa basilica con delle iniezioni che sfruttando buchi che purtroppo sono molto frequenti ora vanno a interessare in parte la muratura ma soprattutto interesseranno appunto i dipinti murali. Allora qui vediamo la prima fase del lavoro di cerchiatura degli arconi del tetto quattrocenteschi.
Noi abbiamo segnato sull'arconi la posizione esatta della piastra di acciaio inossidabile che verrà collocata in questo punto in una fase successiva del lavoro. Musica Stiamo operando per distaccare degli affreschi. Prima di staccare degli affreschi chiaramente ci sono delle preparazioni da fare per evitare crolli ulteriori.
momento in cui distacchiamo questi affreschi non perdiamo neanche un millimetro di superficie pittorica. Prima di distaccare occorre una preparazione, dunque innanzitutto si mette uno strato di carta giapponese, questo protegge la pellicola. pittorica dai ulteriori strati di velatino che metteremo dopo.
Una volta messo questo primo strato di carta giapponese procediamo con un grafico cioè con dell'acetato riprendiamo tutto il disegno dei frammenti che dobbiamo staccare, questo ci servirà dopo nel momento della ricomposizione e di ricollocazione. Una volta fatto questa operazione si metteranno delle garze, due strati di velatino, così chiamato in gergo tecnico, che è una garza che si usa nella medicina e questo serve per tenere compatto tutti gli intonaci e tutti i dissesti. che ci sono sulla superficie.
Chiaramente il distacco è un'operazione che è rara nel campo del restauro, ci vuole un permesso speciale, in questo caso la direzione, il dottor Basile ci ha autorizzato a staccare questi frammenti. In effetti la situazione di questo dipinto murale è una situazione molto grave perché è molto lesionato ma soprattutto è staccato dal suo supporto naturale formale. formato da mattoni. In questi casi, quando non c'è possibilità alternativa di intervenire per consolidarlo sul posto, la prassi prescrive di staccarlo, cioè di rimuoverlo dal suo supporto con una tecnica in realtà molto antica, artigianale, che ha alle sue spalle due secoli di storia e che consiste nell'applicare sulla velatura...
Attualmente vediamo altri due strati di tessuti lasciando pensolare un lembo che poi servirà all'operatore per poter tirare a sé l'affresco ormai incollato a queste tele, mentre un secondo operatore può aiutarlo mediante una sciabola, mediante un ferro affilato, a staccare l'affresco stesso dal supporto murale. Allora, mi chiede la bono eh? In questa fase del lavoro stiamo eseguendo il riposizionamento dei mattoni che hanno con loro la decorazione dipinta.
È una fase molto delicata del lavoro perché dobbiamo far ric coincidere esattamente sia le decorazioni, in questo caso sono dei rombi, e sia i piani di decorazione tra mattone e mattone. Quindi ci aiutano in questa fase questi cunei di legno che ci ridanno appunto le esatte altezze e dopodiché serriamo tutto con i morsetti ed i pezzi saranno pronti per la sigillatura tra concio e concio e poi le iniezioni di malta liquida. Sì, sì, è male.
Questi sono i mattoni con cui verrà ricostruito l'arcone della volta crollata. Questi mattoni sono stati realizzati completamente a mano da una fornace artigiana Umbra di Poligno e sono stati ricostruiti secondo le tipologie e le caratteristiche chimiche e fisiche dei mattoni delle vele e delle volte crollate. Vivere l'evento del terremoto, oltre che richiedere una forte dose di coraggio e di speranza, significa fare anche l'esperienza di un dono e di una grazia.
Il terremoto è un dono perché ci fa toccare con mano tante realtà che ci erano sconosciute o che erano passate in secondo piano nella nostra vita individuale e comunitaria. È una grazia il terremoto perché al di là delle apparenze in cui tante cose vengono sconquassate, ci offre l'opportunità di ricostruire, di riconsolidare, di riprendere un nuovo tipo di cammino, un nuovo stile di vita. Adesso ci troviamo nel transetto dove sono concentrate tutte le forze operative, i restauratori, che poi è l'ultima fase che stiamo a concludere prima dello smontaggio dei ponteggi.
Siamo circa 50 restauratori. I restauratori distribuiti su tutto il ciclo giottesco, allo stato attuale le volte che erano quelle che più avevano subito dei danni sono state già completate, già integrate, siamo già pronti a smontare questo ponteggio qui. Perché dobbiamo smontare prima il transetto? Perché a parte i tempi tecnici che occorrono per smontare il ponteio, ci occorre anche il tempo per rimontare il coro, perché nella parte inferiore, lungo tutte le pareti, in basso dei timpani, più tutta la zona abissidale, c'è un coro ligno del 1500 che attualmente ce l'abbiamo in restauro.
Gli elementi lapidei delle finestre, seriamente danneggiati dal sisma, soprattutto in corrispondenza del timpano, sono stati consolidati e restaurati. Le vetrate, nonostante la fragilità del materiale costitutivo, hanno avuto danni insignificanti, perché le strutture portanti delle tessere vitree sono di materiali non rigidi, quali il piombo e lo stucco. Stiamo facendo un'opera... di consolidamento sia del colore cioè della pellicola pittorica, della lamina metallica in questo caso si tratta dei residui di oro applicati sulla muratura e in altre zone possiamo anche vedere delle intere porzioni di tonaco che anche se non si vedono molto bene, ma in realtà sono distaccati dalla muratura.
Musica Musica Musica Oggi 17 dicembre 1998 ci troviamo sopra la passerella tra l'estradosso della volta e il tetto. Procederemo alla chiusura completa all'intradosso della volta ma trasceremo un'asola di circa 20-30 cm perché verrà messa in compressione con dei martinetti. Vediamo gli operatori che stanno completando la centina per fare la chiusura proprio nell'estradosso. Siamo in cima al campanile, proprio sul tetto del campanile, il punto altimetrico più rilevato di tutto il Sacro Convento.
Quel campanile che sembrava che il terremoto avesse picconato è scardinato in più punti, in effetti così è stato, ma per fortuna crolli qui non ci sono stati. Adesso tutto il Sacro Convento, 11 mesi dopo, è completamente fasciato di ponteggi. Lo stesso fervore di lavori che vedete dall'esterno è visibile anche dall'interno perché a questo punto il grande ponteggio che fascia la basilica superiore sta facendo il suo mestiere.
Lo si può vedere da ogni parte, qui siamo sul lato e ha visto la minaccia di crollo del timpano triangolare di pietra che stava per collassare sopra la cappella di San Giovanni e sopra la basilica. inferiore Grazie a tutti. Questo è un punto del cantiere particolarmente interessante. Si può vedere l'ancoraggio del grande arcone rinascimentale ai muri e alle torri.
Vedete lì questa grande piastra metallica con i tiranti d'acciaio che riportano le pressioni sui muri portanti. Si può vedere lì in fondo la volta ricostruita e infine si vede la costruzione di queste nervature. La soluzione che è stata scelta dopo lunghe riflessioni e numerose prove e sperimentazioni è stata quella di applicare una tecnica inedita nel campo del restauro e del consolidamento delle strutture, cioè delle strutture composite in legno lamellare e fibre aramidiche. Questo tipo di rinforzo, quando sarà completato, accompagnato da alcuni tiranti con delle molle del tipo di quelle che erano state messe nell'emergenza garantirà la durabilità e la resistenza della struttura in modo da essere in grado da sopportare anche terremoti grandi, molto forti, che possono avvenire nel futuro.
In questa fase dei lavori Ogni figura di santo è stata suddivisa su due tavoli di lavoro. Lo smembramento di ogni figura è dettata da una semplice ragione, che è quella di mantenere il più libero possibile il piano di lavoro dove c'è una base fotografica a grandezza reale che serve per il riconoscimento dei frammenti in base ad un confronto. Come vediamo questa superficie adesso relativa alla figura di San Vittorino è libera dai frammenti perché sono stati trasferiti sull'altro tavolo. In realtà ogni frammento, una volta identificato e posizionato, viene segnato graficamente su questo foglio di acetato. In questo modo noi possiamo avere un quadro preciso della superficie fino ad ora riassemblata e allo stesso tempo possiamo avere una visuale libera della fotografia sulla quale di volta in volta andiamo a confrontare tutti i frammenti che devono ancora essere posizionati.
sotto della grande volta ricostruita. La centina in pratica si può paragonare a una tolda di una nave. Giovedì 17 dicembre procederemo allo smantellamento totale della puntellatura della volta, procedendo dal centro verso l'esterno.
Contemporaneamente noi procederemo anche al disarmo della centina dell'arcone che sottosta alla volta. Attualmente lo stato del cantiere è questo, per quanto riguarda il timpano l'intervento è pressoché concluso, bisognerà smontare le opere provvisionali, ma insomma siamo verso la fine. Per quanto riguarda il campanile che appare così nel fondo del campo visivo, come si vede i ponteggi già sono stati smontati in parte nella zona summitale e questo è anche il segno del cantiere che arretra e che va ad esaurimento.
All'interno della basilica patriarcale ed in particolare alla situazione delle volte, le nervature principali sono state messe in opera, le nervature secondarie si vanno affiancando e completando l'intervento, le costole di rinforzo poste all'estradosso delle volte che intradossalmente sono affrescate e nella fase anch'essa di conclusione. Ci approssimiamo a questa ultima fase, dopodiché la struttura diciamo. come consolidamento definitivo può ritenersi in uno stato di totale definizione.
L'Enea si occupa da più di dieci anni di sviluppo di nuove tecnologie antisismiche, in particolare per quello che riguarda i dispositivi applicati qui, diciamo sul timpano della Basilica di San Francesco. all'interno dei detti shock transmitter o accoppiatori idraulici trova ragione il suo coinvolgimento nell'applicazione di dispositivi in lega memoria di forma al al restauro della Basilica di San Francesco in Assisi. La caratteristica più innovativa di questi dispositivi, la sostanza, consiste in questo filo, che è un filo cosiddetto in lega a memoria di forma, da nichelle e titanio che ha una particolare proprietà definita super elasticità.
Potete vedere la particolarità di questo materiale se lo confrontiamo con un materiale tradizionale, un acciaio armonico di diametro paragonabile. In questo caso se si deforma il filo si ha una deformazione residua, vedete che non recupera la forma, in questo caso dando la stessa deformazione non c'è quella che si chiama in termini tecnici plasmica. plasticizzazione del filo, ovvero deformazione permanente, ma si ritorna alla forma originaria. I fili qui non sono visibili ma sono contenuti in questi elementi tubolari neri. Sostanzialmente quello che è successo o che può succedere, durante un terremoto è che ci sia un movimento tra il tetto e il timpano.
Questi dispositivi funzionano in modo da ammortizzare gli spostamenti tra queste due strutture. I vantaggi sono evidenti, sono relativi non solo all'aumento del grado di sicurezza delle strutture in caso di terremoto, ma soprattutto, è il dato fondamentale, a garantire l'integrità assoluta delle strutture dotate di questi sistemi. Vai con Giù Vai Giù I 30 chilometri di tubi del grande ponteggio interno alla basilica, che aveva permesso tutte le operazioni di restauro, vengono smontati.
Ci troviamo sul ponteggio che corre a livello del marcapiano della basilica superiore. Come vedete il grande ponteggio che cingeva tutta la basilica è ormai stato smontato e ora ci troviamo a realizzare l'ultima fase, forse la più delicata svolta finora, che è quella del montaggio di questa grande trave in acciaio proprio a 7 metri e mezzo d'altezza dove le pareti della basilica superiore si rastremano e si slanciano fino alla copertura La carta La ciaone L'unico L'unico Arrozziamo quel cunare, questo bisogna riportare il futuro Sì, questo possiamo pure cominciare Di testa I frammenti così assemblati devono essere adesso trattati per affrontare l'intervento di restauro. L'obiettivo è quello di trasferire i frammenti ricomposti su una superficie piana Su una struttura curva una delle operazioni necessarie è quella di riportare sullo stesso piano di superficie tutti questi frammenti che hanno spessori molto disomogenei e quindi si presentano molto sconnessi.
essi fra loro. È necessario riportarli sullo stesso livello per poterli proteggere sulla pellicola pittorica con una velatura di protezione affinché si possa lavorare sul retro dei frammenti. Per fare questa operazione è necessario trasferire piccole porzioni di superficie assemblata su letti di sabbia, dove i frammenti vengono allettati e quindi si ristabilisce quella che è la superficie di sabbia. unità e quella posizione piana superficiale.
Ecco questa è la dimostrazione di come si prepara un'isola. I frammenti sono stati incollati tra loro, sono stati riportati sullo stesso piano di superficie, quindi velati, protetti e poi rigirati sul retro. Ecco questa è la fase finale di un trattamento di restauro dei santi di Rufino e Vittorino, quei santi che erano stati raccolti per primi dopo il crollo in seguito al terremoto e che ora sono invece ricomposti tanto da riuscire a rinforzare. a restituire l'immagine originale. E'uno dei vanti del restauro italiano quello di riuscire senza inventare o ripristinare nulla a dare il senso della vita.
della unità originaria delle immagini, anche quando sono, come in questo caso, in modo particolare frazionate, frantumate, fratturate. Si tratta, come vedete, essenzialmente di un intervento su ciò che manca, che non incide assolutamente su quello che è rimasto, ma ne rende più evidente la presenza e pertanto si riesce ad avere una lettura potenzialmente unitaria dell'immagine frantumate, con interventi minimali che, ripeto, non intaccano per nulla l'originalità dell'opera. Stiamo ricomponendo finalmente l'altare. Si tratta di ultimi elementi architettonici, siamo nella fase conclusiva dei lavori stessi. Con l'altare diciamo che siamo all'ultimo atto di questo grande lavoro che ha visto coinvolti diverse persone della soprintendenza e tecnici dell'Università di Roma, oltre che restauratori.
elettricisti, muratori e tutte le competenze possibili. Stiamo montando praticamente ormai l'arreto interno della basilica con uno degli elementi più sacri. per lo svolgimento delle funzioni.
religiose che è quello della sistemazione dell'altare. Con l'altare si stanno portando avanti anche gli altri arredi che sono il coro, l'organo e quello che sarà poi un fatto importantissimo, fra qualche giorno riporteranno la mensa e quindi direi che l'elemento più sacro probabilmente nei prossimi giorni è già completato. Qui siamo nel chiocco di Cristo IV, qui sono stati fatti degli interventi radicali perché in quella parete qui a sud c'era stato un cedimento causa il sisma, con l'occasione sono stati tolti tutti quanti i pavimenti. fatto una trave di rigidimento su tutta la circonferenza, tolti tutti gli intonaci, rifatti gli intonaci, rifatti il pavimento, rifatti tutti quanti i testi e come vedete ancora siamo in fase di smontaggio, stiamo smontando man mano il corteggio dell'abside e per la fine di ottobre pensiamo di finire tutti quanti i lavori in questa zona.
Ho chiamato il cantiere dell'utopia, in realtà grazie all'impegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e all'eccellenza del restauro e della capacità dei restauratori italiani. è diventata una realizzazione concreta, quella che appariva qualche anno fa un'impresa generosa ma anche impossibile. Ma questo restauro, questo cantiere dell'utopia come è stato chiamato, ha anche...
altre caratteristiche che voglio brevemente ricordare. Innanzitutto una straordinaria alleanza tra lo sforzo verso il restauro di un ciclo pittorico del passato e l'applicazione di nuove tecnologie. Grazie alla ricostruzione virtuale e quindi grazie all'uso di tecnologie avanzatissime.
È stato possibile, lo cito a titolo di esempio, ricostruire virtualmente un'opera di Cimabue che era stata sbriciolata in più di 120.000 pezzi dal terremoto. Voglio anche dire che questo restauro è stata la prova concreta di una capacità di collaborazione tra tanti soggetti diversi, vorrei dire in uno spirito di francese. Francescana armonia tra il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, i francescani e tante altre istituzioni, anche private, che hanno sostenuto questa impresa.
È per noi un motivo di grande orgoglio restituire al mondo questo luogo simbolo di pace e di fratellanza. Diciamo che poi la chiesa risponde. Diciamo che poi la chiesa risponde.
Possiamo mettere anche per te. Guardiamo sul movimento dei piedi. Occhio eh, occhio. Vado, vado. Musica Musica Musica