Però al tempo stesso è un secolo che è attraversato da una sequenza di catastrofi, di disastri naturali, demografici, economici, di fallimenti, di epidemie, di peste. Nell'insieme gli storici si sono abituati da tanto tempo a parlare dell'intero Trecento come appunto un secolo di crisi. Cosa vuol dire però crisi?
Io insegno storia medievale all'università ormai da tantissimi anni, perché appartengo a quella generazione fortunata in cui era normale trovare un posto di lavoro all'università a 25 anni, anziché a 50 come succede adesso. E insegnando storia medievale da moltissimi anni, quante volte ho fatto lezione sulla crisi del 300? E per tantissimo tempo, introducendo questa lezione, dicevo ai ragazzi, crisi, certo, voi non lo potete sapere, ma...
Ma certe volte l'economia è attraversata da lunghi periodi di crisi e gli parlavo della crisi del 29, del crack di Wall Street del 1929 e della crisi che seguì a quel disastro finanziario che attraversa tutti gli anni 30. Adesso io mi trovo quando faccio lezioni all'università sulla crisi del 300 a parlare a ragazzi che sono nati nella crisi praticamente, che sono diventati grandi nella crisi, noi siamo in crisi da 10 anni, da 12 anni, e benché ogni tanto ci dicano sì è quasi finita, no è finita, però ecco non è così evidente, la cosa non è più difficile far capire ai ragazzi cosa vuol dire vivere in crisi, però naturalmente appunto. Crisi non vuol dire sempre la stessa cosa. Le nostre grandi crisi, quella del 29 e quella del 2008 che viviamo ancora adesso, nascono con il crollo in borsa, con la speculazione finanziaria che di colpo si scopre fondata sul nulla e producono disoccupazione, calo degli investimenti, povertà diffusa, riduzione del tenore di vita per tanta gente.
La crisi del Trecento non è la stessa cosa, però ha qualcosa in comune con le crisi come le conosciamo noi. La crisi del Trecento significa fine di un lungo periodo di crescita. Ecco, il Medioevo...
che è un periodo lunghissimo, io qui l'ho detto non so quante volte che qualcuno di voi me l'avrà già sentito dire più di una volta il medioevo è un periodo lunghissimo durante il quale succede di tutto ma certamente gli ultimi secoli del medioevo dopo l'anno mille sono secoli di crescita di crescita lenta ma sostenuta, ininterrotta cos'è che cresce? cresce la popolazione innanzitutto Per secoli e secoli e secoli la popolazione dell'Europa lentamente aumenta e anziché creare problemi questa crescita è una risorsa. La popolazione aumenta e la società si dà da fare per dare da mangiare a tutti. e quindi si attrezza per produrre di più. La popolazione aumenta e aumenta la produzione agricola e si produce più grano e più vino e questa popolazione che aumenta, come dire, fornisce lavoro, c'è più forza lavoro a disposizione.
Le città crescono, c'è gente che emigra dalla campagna in città e chi ha dei progetti trova la forza lavoro. I cantieri di tutte le nostre cattedrali medievali si sono potuti aprire perché c'era forza lavoro a disposizione e lavoro per tutti, ecco, di disoccupazione non se ne parla. Questa crescita va avanti per secoli e loro ne sono consapevoli in modo quasi inconscio.
E che all'epoca non si misura niente. Nessuno sarebbe stato in grado neanche di dire quant'era la popolazione dell'Europa. A malapena in una grande città si poteva avere una vaga idea di qual era la popolazione. A Firenze potevano dire sì, noi grossomodo dovremmo avere centomila abitanti, che per l'epoca era enorme. Ma non misuravano il PIL, non avevano neanche l'idea di un grafico in cui misurare la crescita.
Però se ne accorgevano. sapevano di vivere in un mondo dove continuamente tutto pian piano migliorava e c'era più gente, c'era più lavoro e più commerci e girava più moneta e i prezzi pian piano salivano e i profitti pian piano salivano i prezzi salgono quando l'economia va bene naturalmente e quando l'economia ristagna che i prezzi non salgono di tutto questo si rendevano conto e quindi per secoli gli uomini del medioevo sentono di vivere in un mondo Che funziona un mondo razionale creato da Dio, è una società di credenti, sono tutti credenti, sono tutti cristiani in occidente, un mondo creato da Dio a misura d'uomo, razionale, dove l'uomo con la sua intelligenza può imparare a vivere bene e poi a un certo punto questa crescita si inceppa e noi ce ne rendiamo conto? Perché cominciano a moltiplicarsi dei segnali di disagio, di malessere. Malessere vuol dire, beh, tenete conto, siamo in un'economia pre-industriale, d'accordo?
La cosa che conta di più per la vita di tutti e per l'economia generale è come andrà il prossimo raccolto. Da quello dipende se mangiano tutti a sazietà oppure se qualcuno deve fare la fame. E i raccolti variano naturalmente, il clima varia, un anno il clima è buono, il raccolto è abbondante, l'anno dopo ha fatto troppo caldo d'inverno o è piovuto d'estate proprio quando bisognava mietere il grano, ha grandinato sui campi di grano e allora il raccolto è meno. I prezzi oscillano ma per secoli non hanno un effetto così disastroso gli eventuali cattivi raccolti.
raccolti. Per secoli comunque si raccoglie sempre abbastanza per evitare che la gente muoia di fame per la strada. Ecco, nelle annate cattive cosa succede? Succede che il pane, ecco provate a pensare, un salariato in una società che comunque non è certo ricca come la nostra, un salariato che guadagna l'equivalente di qualche centinaio di euro al mese.
e che ha tanti figli, perché la popolazione sta aumentando, perché la gente fa tanti figli. E cosa mangiano? Alla fine i poveri mangiano pane, è l'alimento più a buon mercato.
I poveri mangiano pane, il pane costa un euro al chilo. Invento, non c'era l'euro naturalmente, ma è per capirci. Il pane costa un euro al chilo, il salariato che ha 5 o 6 figli e deve comprarne parecchi di chili di pane al giorno e con i suoi 300 euro o 400 di salario campano. Non è che mettono molto da... parte ma campano tirano avanti e negli anni cattivi il pane costa un euro e mezzo al chilo e allora bisogna stringere un po la cinghia davvero non risparmi più niente e magari per qualche mese vai a dormire che hai ancora un po di appetito però finisce lì Quando in una parte d'Europa le cose vanno veramente male, il raccolto è veramente disastroso, ovviamente i governi cercano di rimediare perché non è che un signore di una città o un comune vuole vedere morire di fame la gente.
E quindi si compra grano da un'altra parte e si fa venire e si mette sul mercato a prezzo politico e bene o male la gente tira avanti fino al prossimo raccolto. Capite quali sono i mesi in cui hai più fame? Hai fame subito prima del nuovo raccolto, cominci a aver fame a marzo, aprile, quando durante l'inverno ti sei mangiato tutto e se il raccolto dell'anno prima è stato scarso e allora in primavera è rimasto meno e lì...
fai un po'la fame, aprile, maggio, giugno, tiri giugno, a luglio in Italia si miete e finalmente c'è di nuovo grano per tutti. Allora, all'inizio del Trecento comincia a succedere che i cattivi... cattivi raccolti diventano più frequenti e il loro impatto è più pesante. Comincia a succedere che c'è un cattivo raccolto e il prezzo... e non si capisce perché, loro non hanno una teoria economica, però tengono conto, vi dicevo che non contano niente, i prezzi li calcolano, i prezzi, i cambi, loro stanno attenti perché i mercanti ci fanno i soldi con il prezzo del grano naturalmente, quindi a quello stanno attenti e i cronisti dell'epoca cominciano a dircelo sempre più spesso questa...
anno gran caro, quest'anno il pane non costa un euro o un euro e mezzo, costa due euro, l'anno dopo di nuovo ancora peggio, gran fame, il pane costa tre euro al chilo, ora voi capite, i salari sono sempre quelli di prima. E per quello che col pane a un euro al chilo dava da mangiare a tutti i figli, col pane a tre euro al chilo vanno tutti a dormire con la pancia vuota. E la gente non muore di fame per la strada, però i bambini crescono rachitici e c'è tanta gente, i poveri, i braccianti, i salariati, gli operai, si ammalano più facilmente, guariscono più difficilmente. E poi a un certo punto è la catastrofe, ci sono due o tre anni di seguito. tra il 1315 e il 1317 quando in gran parte d'Europa i raccolti vanno malissimo per tre anni di seguito e per tre anni di seguito vuol dire che già il secondo anno c'è la gente che muore di fame per la strada perché?
perché? perché non si trova neanche da comprare grano altrove dappertutto è andato male in passato se tu governavi una città tedesca Riuscivi meno male a far venire grano dalla Russia, a farlo venire dalla Turchia, adesso sta andando male dappertutto. Di colpo l'Europa, che per l'epoca è ricca, abituata a crescere, ottimista, si scopre che non si riesce più a dare da mangiare a tutti.
Allora, perché è successo questo? C'è una risposta possibile che tocca qualcosa che interessa anche a noi. e cioè il cambiamento climatico. Il clima cambiava anche in passato, ben prima che l'uomo cominciasse a emettere anidride carbonica nell'atmosfera, il che non vuol dire che oggi non è colpa nostra, oggi è sicuramente colpa nostra, però il clima è cambiato anche in passato, ha avuto i suoi alti e bassi.
Quando vi dicevo che nel Medioevo per secoli crescono, ebbè noi abbiamo abbastanza indizi del fatto che faceva caldo. Faceva caldo e per un'economia basata sull'agricoltura non c'è niente di meglio. Basta un grado in più all'anno in media e i raccolti vengono meglio.
Naturalmente potreste chiedermi come facciamo a saperlo. Io mi fido dei nostri scienziati, ci sono scienziati che si occupano della storia del clima, appunto nella storia, ecco, e che hanno una serie di metodologie che io personalmente non so applicare, però facendo dei carotaggi nei ghiacciai, oppure... esaminando gli anelli dei tronchi d'albero, se tu hai delle travi di una certa costruzione e sai quando è stato costruito quel castello e quindi sai che quel trave è stato abbattuto in quegli anni e poi vai a vedere e dagli anelli del tronco quell'anno è cresciuto di più, quell'anno è cresciuto di meno ecco, gli scienziati fanno delle cose di estrema raffinatezza in questo e ci dicono che appunto per secoli ha fatto caldo E c'è stato un clima stabile.
All'inizio del 300 il clima impazzisce. Cominciamo a leggere nelle cronache resoconti di piogge torrenziali, inondazioni disastrose, piogge nella stagione sbagliata che rovinano i raccolti e complessivamente comincia a fare più freddo. All'ingrosso farà più freddo per secoli.
Noi oggi non abbiamo più idea nel nostro mondo caldo del freddo che ha fatto. tra la fine del medioevo e tutta l'età moderna. All'inizio del Settecento la Senna gelava a Parigi, il Tamigi gelava a Londra, sul Tamigi gelato d'inverno si teneva una fiera. E c'è un anno nel 1709 in cui il vino a Parigi si vende a blocchi ghiacciati, perché il vino nelle botti è tutto gelato, tu lo spacchi con la scura e lo vendi a blocchi.
Ecco, la crisi del Trecento è il primo inizio di questa crisi. che poi gli storici hanno chiamato la piccola era glaciale e che durerà secoli. E dunque sì, certamente questo, un clima impazzito, più freddo, soprattutto con piogge incontrollate, raccolti devastati. Però, però questo non basta.
La cosa veramente drammatica è che appunto un cattivo raccolto non fa passare il prezzo del pane da un euro a un euro e mezzo, lo fa schizzare a tre, quattro, cinque euro. Com'è possibile? Vuol dire che anche se loro non se ne rendono conto, sono in troppi.
A forza di crescere, a forza di fare figli e tranquilli perché finora si era sempre riuscito a dar da mangiare a tutti, sono arrivati a un momento in cui non ci sono più riusciti. E come mai non ci sono più riusciti? E invece prima ci riuscivano. Lì c'è un problema grossissimo.
Noi oggi riusciamo a dar da mangiare a una popolazione enormemente più numerosa. perché abbiamo delle tecnologie che ci permettono di farlo. Tu semini il grano e hai dei fertilizzanti che ti danno la garanzia di raccolti enormi, tanto che il nostro problema non è di non riuscire a produrre abbastanza, che produciamo troppo anzi.
Dopodiché invece allora non è così. E loro, sotto la pressione durata secoli per cui bisognava dar da me, se ne rendevano conto, eh? Eh, eh, com'è che noi eravamo due fratelli e adesso invece io ho cinque figli? Eh, però il campo che ci ha lasciato mio nonno è sempre quello. E allora, e allora si ingegnano, eh, di trovare delle innovazioni.
I contadini migliorano gli attrezzi, migliora l'aratro per arare più in profondità i campi e quindi ottenere raccolti migliori. Gli esperimentano, provano a seminare piante nuove, varietà diverse di grano, però al di là di queste innovazioni che ci sono, non fanno la rivoluzione scientifica. Non inventano né i fertilizzanti chimici né il motore a scoppio, fanno dei piccoli miglioramenti e per il resto, se dobbiamo produrre di più, metteremo a coltura più terra.
Ce n'è tanta di terra, il mondo medievale all'inizio era poco popolato e allora va bene, ci allarghiamo il contadino che ha bisogno di dare da mangiare a più figli al di là del suo campo ha 50 metri di sterpaglie, di rovi, di boschetto d'accordo? e a un certo punto si mette lì e con pazienza mettendoci degli anni a forza di roncola tira giù i rovi, tira giù il bosco e allarga il suo campo E in questo modo che per secoli hanno dato da mangiare a sempre più gente. E poi arrivano a un certo punto che si accorgono che di terra non ce n'è più. Noi abbiamo dei sintomi già nel 200. Ecco, nel 200 abbiamo per la prima volta delle autorità che fanno delle leggi per proteggere dei boschi, per esempio. dicendo quel po'di bosco che è rimasto sul nostro territorio vietato a batterlo, perché il bosco è indispensabile naturalmente, le cose che sono indispensabili per vivere nel medioevo sono il grano per fare il pane, il vino che è un fondamento dell'alimentazione e la legna per scaldarsi.
Nei testamenti un bravo padre di famiglia che muore e lascia la moglie vedova E non si fida che i figli, come dire, la trattino bene, fissa per testamento quanta farina, quanto vino e quanta legna i figli devono dare alla madre. E quello è l'indispensabile, il bosco ci vuole, ma nel 200 cominciamo ad avere delle autorità che dicono qui se non fermiamo questi che con la roncola tirano giù per coltivare il grano, rimarremo senza bosco. E poi cos'altro? Altri sintomi. Alla fine del Medioevo si coltiva il grano, la segala, a 1500 metri di altezza.
Si coltivano i cereali in montagna, dove la terra non rende niente con quel clima. Non vale la pena, diciamo noi. Loro avrebbero detto, oh non vale la pena, noi moriamo di fame se no.
Però è chiaro che se anche riesci a terrazzare in montagna e a seminare cereali a 1000 o 1500 metri di altezza, però ti renderanno poco, poco. E dopo un po'quella terra lì sarà esaurita. In sostanza l'Europa all'inizio del 300, rispetto ai suoi mezzi tecnologici, è arrivata alla massima espansione possibile.
Non ci si può più allargare. E c'è un momento in cui la gente continua a fare figli, e però il prodotto che arriva sul mercato è sempre quello. E se quest'anno il raccolto è cattivo, saremo in così tanti disperati disposti a... pagare qualunque cifra pur di avere del grano che i prezzi schizzeranno in su.
E quindi questa è la prima cosa. La popolazione europea ha continuato a crescere fino al punto in cui non era più possibile dar da mangiare a tutti. E questa situazione è aggravata da un clima impazzito che fa sì che appunto anche quando va tutto bene, d'accordo, si riesce a dar da mangiare a tutti con fatica e quando va male, quando va male la gente muore di fame. Questo è il primo aspetto per cui noi parliamo del 300 come un secolo di crisi e per tutto il secolo noi continueremo a vedere queste oscillazioni folli dei prezzi per cui in certi anni il raccolto è talmente cattivo che il grano appunto non costa più neanche 1, 2, 3 ma costa 20 euro al chilo, ecco, in certi momenti poi però c'è un secondo aspetto della crisi Che in un certo senso è la soluzione del primo, però è una di quelle soluzioni che insomma ti fanno venire un po'l'angoscia.
Vi ho detto che la prima grande carestia europea è del 1315, 16, 17, piove sempre, di primavera, in estate, i raccolti marciscono e la gente muore. Si va avanti bene o male per una generazione ancora. Una carestia così tremenda non torna più, però la situazione è sempre drammatica.
I poveri sono sempre sottonutriti. E poi, nel 1347, all'improvviso, compare una malattia che nessuno aveva mai sentito, che nessuno sa cosa sia e contro cui nessuno sa cosa fare. La chiamano la peste. Perché è un termine che c'è nel loro lessico, negli storici antichi si legge che ci fu la peste ad Atene al tempo di Pericle e la peste a Roma al tempo di Marco Aurelio e la peste a Costantinopoli al tempo di Giustiniano.
Noi non sappiamo se è la stessa malattia o è un'altra. Loro la chiamano la peste perché è il termine che usano quando una malattia improvvisa, contagiosissima, comincia a sterminare la gente. Questa malattia arriva dall'Asia, è un mondo globalizzato, perché ben inteso, io vi sto parlando di come i poveri faticano a tirare avanti, ma quello continua a essere un mondo ricco, pieno di mercanti che fanno un sacco di soldi e che sono andati sulle orme di Marco Polo in Cina e in Medio Oriente, le importazioni, le esportazioni fanno fare profitti giganteschi.
Su una nave che arriva dal Mar Nero... Nel 1347 arriva a Messina appunto qualcuno ammalato di una malattia che nessuno sapeva prima cosa fosse. E questa malattia si scopre subito che è contagiosissima e che ammazza. La peste poi è stata studiata, ristudiata, alla fine nell'Ottocento è stato trovato l'agente patogeno che la provoca, anche se poi in realtà lo sapete che i microbi, per parlare in termini non scientifici insomma, i microbi...
mutano continuamente per cui non siamo sicuri noi che quello che conosciamo noi come la peste sia davvero quello che si manifestava allora noi abbiamo avendo tutti letto il Manzoni che racconta la peste di Milano del 1630 abbiamo tutti in mente la peste bubonica quando gonfiano i linfonodi ecco in realtà la peste bubonica anche se fa orrore non è la più mortale la peste veramente pericolosa non tutte e due pericolose ma il tasso di mortalità pazzesco ce l'ha la peste polmonare, in pratica è una superpolmonite in un'epoca che non ha gli antibiotici, per cui la gente si ammala, gli va la febbre a 40, a 41, due o tre giorni e la gente muore. Questa malattia è enormemente contagiosa, nel 1348 investe tutta Italia e l'Europa meridionale, la racconta il boccaccio nel Decameron, la peste a Firenze, nel 49 arriva in Inghilterra, in Scandinavia, è una malattia. devastante noi non sappiamo quanta percentuale della popolazione uccide perché loro non hanno granché come anagrafe in qualche città si possono provare a fare dei conti in altri casi si fanno delle stime però diciamo che un terzo della popolazione europea probabilmente muore nel giro di quei mesi nei quali la peste si ferma in una certa località Ovviamente dal nostro punto di vista e anche da loro è una tragedia sconvolgente però fa impressione come loro in realtà una volta finita questa cosa non si fermano a piangere su quello che è successo, ripartono. Quella è una società che ha una vitalità incredibile per cui immediatamente dopo si ricomincia la politica, gli affari, la guerra, i profitti e naturalmente ci si rispose e si fanno bambini.
Per cui in realtà, nonostante questo taglio drastico, un terzo della popolazione, se non altro, adesso c'è da mangiare più o meno per tutti. Crescono di nuovo, fanno un sacco di bambini, se la dimenticano. 12 o 13 anni dopo, 1361, ritorna e rifà lo stesso giro.
Attraversa tutta Europa. Stavolta forse non ammazza un terzo della popolazione, ma ammazza comunque un'infinità di gente. In zone dove quella del 48 si era sentita poco, a Milano per esempio, quella del 48 non era quasi arrivata.
Quella del 61 arriva e fa strage. Inoltre loro si accorgono di una cosa, questa peste del 1361 ammazza i bambini in particolare, che sono nati dopo e quindi non sono immunizzati in nessun modo. E quindi tutto quel recupero demografico che c'era stato viene di nuovo rischiacciato e da questo momento in poi per altre volte ritorna. Mai con la violenza della prima volta e neanche della seconda, però nel corso del 300 e dei primi del 400, ogni 10-15 anni l'epidemia arriva e ogni volta si mangia il 10-15% della popolazione.
Io ho fatto una volta il conto di quello che sarebbe successo a me se io fossi nato nel 300. Io sono nato nel 1959. Se fossi nato nel 1359, la prima epidemia l'avrei scampata. È stata nel 48. Io sono nato nel 1359. Quando ho due anni, nel 61, arriva la nuova epidemia che ammazza soprattutto i bambini. Non li ammazza tutti, uno sopravvive, la successiva è arrivata tra il 71 e il 74, quando io avevo fra i 12 e i 15 anni.
Immaginiamo di sopravvivere anche a quella, la successiva arriva nell'81, quando io ho 22 anni. Sopravvivi anche a quella, ne arriva un'altra? violentissima, la più violenta dopo la prima, 1399, cioè quando io avevo 40 anni.
Vabbè a 40 anni hai già fatto delle cose comunque, compresi dei figli, però capite cosa vuol dire per le generazioni che si sono trovate in questa situazione. Il risultato? E che mentre una singola epidemia, per quanto terribile, non avrebbe impedito alla popolazione di crescere di nuovo, come è successo dopo la seconda guerra mondiale, no?
Che c'è stato il baby boom e in pochissimi anni le perdite umane sono state colmate. E invece questa successione di epidemie significa che la popolazione non ce la fa proprio più a crescere. E all'inizio del Quattrocento... Noi possiamo calcolare che a occhio e croce la popolazione dell'Europa è la metà rispetto a quella che era un secolo prima. Ben inteso.
Tutto questo... con queste ondate di peste che poi sono distanziate e tra l'una e l'altra la vita va avanti, vanno avanti gli affari e va avanti anche la crescita in un certo senso perché quella è una società che sta accumulando anche conoscenze, idee. All'inizio del Quattrocento noi vediamo, se guardiamo la popolazione, un'Europa devastata, la metà della popolazione rispetto a un secolo prima, ma all'inizio del Quattrocento è quando cominciano a lavorare Donatello.
Masaccio, cioè sta cominciando il rinascimento. La generazione che ha creato il rinascimento è nata nel pieno di questa tragedia. Già questo basta farci capire la forza che ha in realtà questa società medievale.
Però una popolazione dimezzata appunto ti dà il senso quanto abbandono, quante cose interrotte. Ecco le cose interrotte. Se volete avere l'immagine plastica di quello che ha voluto dire in certi casi la peste.
Se siete stati a Siena avete presente il Duomo di Siena. Costruzione immensa rispetto a quella che oggi è una cittadina, credo che oggi la popolazione di Siena possa starci tutta dentro al Duomo. Il Duomo di Siena è immenso, è stato creato da una città che nella prima metà del Trecento era straricca.
piena di popolazione, formicolante di attività, piena di soldi, che vengono investiti in questo gigantesco cantiere. Alla fine hanno costruito questa immensa cattedrale, che è sproporzionata oggi, lo era ancora di più allora rispetto agli abitanti della città, ma è il simbolo di come Siena è orgogliosa, ricca e potente. Ora, la prossima volta che ci andate, fate caso. Se uno guarda il Duomo di Siena dalla facciata, giù in fondo si distacca un muro dal fianco del Duomo. Un muro che arriva fino a un certo punto, ha qualche bifora, in parte è rivestito già di marmo e poi finisce lì.
Non porta da nessuna parte. A Siena, verso la metà del Trecento, avevano deciso che il Duomo di Siena era troppo piccolo, perché per come erano ricchi loro e per come pensavano di crescere, volevano fare qualcosa di più. I fiorentini stavano lavorando a Santa Maria del Fiore, naturalmente, quindi i senesi dovevano tenere il passo. Avevano pensato, va bene, il Duomo attuale diventerà il transetto di quello nuovo. Il transetto, sapete, la cattedrale ha una forma di croce e il lato coso.
è il transetto, no? Noi prendiamo la cattedrale che abbiamo adesso e diventerà la parte corta di quella nuova e hanno cominciato a costruirla, erano arrivati a quel pezzo di muro quando è arrivata la peste e Siena si è svuotata. E benché poi Siena sia ripartita, è rimasta ancora per un po'una città di mercanti, di banchieri, ma non ha mai più avuto la forza di andare avanti.
E quei lavori sono rimasti bloccati lì. La fotografia di quello che è successo in quella città quando è arrivata la peste. E uno potrebbe pensare, va bene, almeno però abbiamo risolto un problema, quello di dar da mangiare a tutti. E da un certo punto di vista è anche vero perché adesso negli anni normali, se Dio vuole, effettivamente il grano non costa niente. Che il grano non costi niente non sono tutti contenti, i produttori di grano per esempio non sono contenti per niente, però insomma negli anni normali mangiano tutti, certo.
Il problema è che il clima continua a essere pazzo e quindi gli anni normali ce ne sono pochi e il clima fa quello che vuole e quindi i prezzi continuano. continuano lo stesso a oscillare. Non è bastato dimezzare la popolazione per essere sicuri che tutti mangiano a sazietà. Anche perché c'è anche un altro problema che fa del 300 un secolo di crisi.
Ricordate come si diceva una volta, liberaci signore da peste, fame e guerra. Ecco, peste e fame le abbiamo fatte, rimane la guerra. La guerra naturalmente c'è sempre stata, in ogni epoca. E nel Medioevo, nei secoli di grande crescita medievale, la guerra c'era dappertutto. Ma erano guerre su piccola scala.
Forse proprio perché la guerra era una cosa familiare, normale. Per noi oggi è difficile immaginarlo. Perché per noi la guerra è proprio un'interruzione della vita normale ed è una tragedia che nessuno vuole, almeno a parole. Nel Medioevo non era così. La guerra è un modo normale di risolvere i problemi, abbiamo delle controversie e vediamo chi è più forte, se non riusciamo a metterci d'accordo la guerra è sempre la possibile soluzione La guerra è la soluzione quando due città sono in contrasto perché noi vi abbiamo chiesto di non far più pagare il pedaggio ai nostri mercanti sulle vostre strade e voi ci avete risposto picche e noi non abbiamo voglia di sopportare la vostra insolenza, ve la facciamo vedere noi, siamo più forti, vi dichiariamo guerra.
Può anche capitare banalmente fra due signori di due castelli vicini, eh? Sono anni che litighiamo perché le tue vacche vengono a pascolare al di là del torrente, ma non siamo d'accordo che il torrente è il confine fra le nostre signorie. Dice, no, a me non risulta.
Io le vacche le mando anche oltre, sicuro? Sicuro. Va bene, allora ti sfido.
Sappi che d'ora in poi siamo in guerra. D'ora in poi siamo in guerra vuol dire che chiamo i miei fratelli, i miei cugini e qualcuno dei miei collaboratori più fidaci. E io gli dico allora oggi è giovedì, vi va bene sabato, dai sabato mattina tutti qua a cavallo armati, portate gli amici e andiamo a dargli una bella lezione ai nostri vicini di là. Si attraversa il fiume, si va da loro, si tagliano le viti, si brucia qualche capanna di contadini, gli portiamo via le vacche, se hanno coraggio vengono fuori e combattiamo e se no ce ne torniamo a casa, la guerra è finita e a quel punto.
La guerra è questo, è presente dappertutto ma è su piccolissima scala, quindi la sua capacità distruttiva è limitatissima. Sono guerre combattute da pochi uomini e che durano qualche giorno. Nel Trecento c'è stata una guerra, di cui tutti voi vi ricordate, che si chiama la guerra dei cent'anni.
Prima duravano qualche giorno. Il 300 è un'altra cosa, ma proprio perché è una società che è diventata più ricca intanto. Tutti sono un po'più ricchi, ma soprattutto i re sono più ricchi, i comuni, i governi sono più ricchi, le tasse rendono, ci sono più soldi e allora possono avvenire idee più ambiziose. La guerra dei cent'anni?
Dura cent'anni perché non è una guerra fra due città o due comuni, due signori locali, è la guerra con cui il re d'Inghilterra vuole conquistare il regno di Francia. E ha abbastanza soldi e abbastanza ottimismo da poter concepire il progetto, ma non abbastanza per portarlo a termine. E quindi rimangono infognati in questa situazione in cui i due paesi sono in guerra, in certi momenti fan delle tregue, ben inteso, però complessivamente appena il re d'Inghilterra sente di avere la possibilità di farlo, la guerra ricomincia.
E la guerra vuol dire ancora adesso attraversare il territorio nemico e devastare, portare via il bestiame, distruggere i raccolti, ma lo si fa su più grande scala perché ci sono più soldi e quindi più mercenari che combattono queste guerre. Naturalmente se combatti una guerra pagando bene i mercenari, e li devi pagare bene perché costano, sono specialisti, un mercenario ha fatto un bel investimento, un cavallo da guerra costa come una Ferrari, l'armatura. Costa addestrarsi per anni a saper combattere a cavallo in armatura, costa. I mercenari costano carissimi, i re i soldi li hanno, quando non li hanno più li prendono in prestito. Quando sono infognati nei debiti e non riescono più a far fronte, dichiarano ai banchieri che non pagheranno i debiti.
Tanto chi mi può costringere? Ecco, una dimensione della crisi del 300 che mi capita sempre di dimenticare ma è venuta fuori bene adesso è che... In questo mondo dove il credito è importante, i soldi girano e non ce n'è mai abbastanza però e i re di Francia, di Inghilterra prendono soldi a valanghe dalle banche italiane il San Paolo non esisteva ancora all'epoca per fortuna nasce due secoli dopo, se no avrebbe prestato sicuramente anche il San Paolo soldi al re d'Inghilterra come fanno le grandi banche fiorentine, i Bardi, i Peruzzi, ai quali a un certo punto il re d'Inghilterra dice mi dispiace io non ho soldi quindi non vi pago e chi lo può costringere?
E le banche falliscono naturalmente a quel punto. Ed essendo finiti i soldi, il re dice ai mercenari io purtroppo, lo so che la guerra non è finita, ma non ho più soldi, quindi la sospenderei. E i mercenari chi li mantiene?
Continuano la guerra per conto proprio. Tanto. Il meccanismo è chiaro, si va in giro per la Francia a bruciare, a saccheggiare e a vivere alle spalle dei contadini. In Italia uno dice che non c'è la guerra dei cent'anni, ma in Italia ci sono i visconti che sognano di diventare re d'Italia.
O almeno tutti gli altri stati italiani hanno una paura tremenda che i visconti vogliano fare questo e quindi bisogna combatterli, bisogna frenarli. Venezia, Firenze, il Papa. E queste guerre durano anni e anni perché ormai sono guerre fra stati strutturati che tassano spietatamente e quindi hanno i soldi da spendere. Ma anche in Italia a un certo punto i soldi finiscono e i mercenari a questo punto si aggirano per l'Italia quando incontrano una città fanno sapere che o vengono pagati o saccheggeranno quella città. E le città pagano.
La guerra va avanti, va avanti, va avanti. Il mercante che dovrebbe andare alla fiera si informa prima. È sicura la strada da Torino fino a Susa, che c'è la fiera di Susa domani? O sono segnalati gruppi di uomini d'arme nella zona?
Perché se sono segnalati nelle ultime settimane gruppi di uomini d'arme nella zona, zona io magari non ci vado domattina alla fiera di Susa perché se mi fermano lungo la strada con la mia carovana di muletti carichi di merci va già bene se porto a casa la pelle e alla fiera di Susa non arriva nessuno quell'anno e funziona così e i contadini Quando va bene ci sono gli uomini d'arme che vengono a sistemarsi lì e vanno all'osteria e mangiano e bevono e ci stanno qualche settimana e poi se ne vanno e non pagano il conto. Ci sono anche uomini d'armi onesti che lasciano in genere l'armatura impegno, più di un documento in proposito. Però molti invece se ne vanno senza pagare, chi li costringe? Ecco, la guerra, senza essere devastante, non ci sono i bombardamenti aerei, d'accordo?
Però è permanente e quindi è qualcosa che frena in modo permanente l'attività economica. I commerci sono danneggiati, rallentati, la circolazione monetaria rallenta, i raccolti in certe zone sono devastati, molta gente viene uccisa o catturata, costretta a pagare un riscatto, insomma. Allora, come capite, gli storici di fronte a un quadro di questo genere a un certo punto hanno detto, senti, facciamo che riassumere tutto in una formula, la crisi del 300. Generazioni e generazioni che sono vissute in un mondo in cui la crescita si è interrotta, i raccolti vanno spesso male, la peste arriva a tutti i momenti ad ammazzare la gente, la guerra è dappertutto. Poi gli storici hanno questa abitudine di vedere le cose un po'da lontano. Un secolo è un tempo incredibilmente lungo.
Nessuno vissuto allora ha fatto in tempo a vedere tutte queste cose che io vi sto raccontando. Ma noi le vediamo da lontano e quindi ci viene naturale collegare anche le altre cose e fare un quadro unitario. Tutto questo dal punto di vista del morale, degli umori della gente, che effetto ha avuto?
Perché la crisi è anche questo, oggi ci siamo abituati perché per noi la crisi è anche la fiducia dei mercati, come dicono gli economisti. E quindi è importante che la gente senta che si vive in un mondo dove va bene, ci sono delle difficoltà però bene o male. C'è speranza, ecco, e nel mondo del 300 quanta speranza c'è? E ci sono altri fattori che la fanno diminuire la speranza. Vi dicevo che è un mondo cristiano, profondamente cristiano, cattolico, tutta Europa non c'è ancora stata la riforma protestante, sono cattolici dalla Sicilia alla Scandinavia.
E tutto questo mondo guarda al Papa come alla sua guida morale. Ben inteso, da sempre ci sono proteste, critiche, pettegolezzi, la Corte di Roma è corrotta, la Chiesa è diventata una grande macchina amministrativa che succhia soldi, che distribuisce benefici e prebende anche a persone non meritevoli, non tutti i cardinali, non tutti i vescovi, non tutti i parroci, sono persone specchiate, anzi, da sempre ci sono critiche ed è così perché la Chiesa è un'enorme macchina. amministrativa che da Roma governa un'infinità di realtà locali e i soldi girano dappertutto perché ogni vescovo, ogni parroco d'Europa paga delle tasse che vanno a Roma e in tante parti d'Europa la gente mugugna perché i soldi nostri vanno a Roma, ecco Roma ladrona. Dopodiché, però...
Al tempo stesso c'è la sensazione che la Chiesa è la struttura che garantisce a tutti, comunque, istruzione, insegnamento morale, guida. È un orizzonte pieno di difetti, e questo è inevitabile perché gli uomini sono peccatori, ma è un orizzonte collettivo comune. E poi all'inizio del Trecento succede che il Papa... si scontra violentemente con il re di Francia, Filippo il Bello.
La Francia all'epoca è la grande potenza. È come se fossero oggi gli Stati Uniti. È il paese più popoloso, più ricco del mondo cristiano. E il Papa si scontra con il re di Francia, proprio perché il re di Francia...
Come dire, si sta abituando all'idea che nel Regno di Francia comanda lui e che anche il clero deve obbedire al re e non al papa e deve pagare tasse al re e non al papa. E allora il papa non è tanto contento naturalmente, il papa è Bonifacio VIII, un papa formidabile e si arriva allo scontro violentissimo. Il re di Francia ha dei suoi emissari che addirittura arrestano il papa a un certo punto, lo schiaffeggiano. Papa poi viene liberato ma muore di crepacuore poco dopo.
E leggono il nuovo Papa. Qual è la priorità politica del nuovo Papa? Bisogna fare la pace con il re di Francia, per forza. È la grande potenza del mondo cristiano, il grande protettore della Chiesa.
Bisogna fare la pace. E succede una cosa che noi, siccome la studiamo a scuola, ci sembra una banalità. È ovvio, il papato avignonese.
Certo, c'è stato il papato che per molto tempo... anziché risiedere a Roma è andato ad Avignone. Effettivamente il Papa all'inizio del Trecento a un certo punto decide che per negoziare meglio con il re di Francia si trasferisce ad Avignone che è un possedimento del Papa, però in Francia cosa c'è di più comodo? Si trasferisce lì e poi ci rimane. E dopo un po'la gente comincia a chiedersi quando è che torna a Roma.
E per adesso non è previsto, ma ovviamente torneremo a Roma, certo, sì sì, ma per il momento non è ancora previsto, non sappiamo bene quando torneremo. Dopodiché ci resta per 70 anni. Allora, ripeto, noi questa cosa, il papato avignonese, la cattività avignonese, si diceva anche nei vecchi manuali, no?
Siccome è successo, a un certo punto lo consideriamo una cosa abbastanza banale, provate a pensare oggi. Oggi che pure... Non siamo più una società integralmente cattolica, a moltissima gente non importa niente di quello che può fare o dire il Papa, ma pensate per i cattolici più convinti.
Cosa vorrebbe dire? Immaginate il Papa che a un certo punto, dopo un furibondo litigio col Presidente degli Stati Uniti, Con l'attuale presidente non ci sarebbe da stupirsi, direi probabilmente. E poi però bisogna trovare un modo di rimettersi d'accordo e il Papa provvisoriamente avverte che il governo della Chiesa da Roma in San Pietro si trasferisce a Baltimora. e va a Baltimora e poi non torna più. Provate a immaginare il disagio crescente che provocherebbe questa situazione.
Dopodiché, dopo 70 anni che è lì, il Papa finalmente decide di tornare a Roma, il Papa tornato a Roma litiga immediatamente con i cardinali che l'hanno eletto, i quali cardinali si riuniscono di nuovo. dichiarano che si erano sbagliati e eleggono un altro papa il quale torna ad avignone e ci sono un papa a roma e uno ad avignone ognuno dei quali scomunica l'altro dichiarando che l'altro è un falso papa e i cristiani si guardano intorno sbigottiti non saprebbero cosa fare se non fosse che i loro re si premurano tutti a dire ciascuno nel nostro regno il vero papa è quello In Francia, per esempio, il vero Papa è quello di Avignone, non vi stupirà la cosa. E il re di Francia avverte i suoi sudditi che devono credere al Papa di Avignone.
Ora, capite cosa vuol dire questo? In un mondo dove sono tutti cristiani e dove quello che fa la Chiesa è sotto i riflettori e tutti ci tengono molto, ecco, dal punto di vista del morale, degli umori, non c'è dubbio, non c'è dubbio che quello è un momento veramente... Ci sarebbe ancora altro, è il 300 un mese, è un mese addio, è un anno, adesso riprendo il controllo, il 300 è un secolo mi dicono, è un secolo di rivolte, di rivolte popolari, di rivolte contadine, a Firenze che è una città industriale addirittura di rivolte degli operai, i ciompi, i lavoranti della lana, e anche questo gli storici lo mettono nel conto. Magari esageriamo, la rivolta non vuol mica dire necessariamente che le cose vanno molto male, anzi potrebbe essere un bel sintomo del fatto che c'è voglia di cambiarlo il mondo, però mettendo tutto insieme, questo è il quadro della crisi del 300. Dopodiché, come vi dicevo, è una crisi strana.
Perché uno si aspetterebbe che durante la crisi succedesse come è successo negli anni 30 e come succede oggi, che per molti il tenore di vita peggiora e che complessivamente non vedi una riduzione delle energie, degli investimenti, uno senso di ristagno dell'attività. Nel 300 non è così. Negli spazi che si riesce a ricavare tra una guerra, un'epidemia, una crisi morale, eccetera, tutto continua a crescere.
Il tenore di vita, quando noi possiamo misurarlo, continua a crescere. La qualità degli oggetti prodotti. prodotti questo è molto importante perché il medioevo per secoli come dire ha prodotto oggetti edifici opere d'arte di una qualità magari interessantissime ecco ma non di grande raffinatezza il 300 è un secolo in cui la raffinatezza di qualunque oggetto prodotto aumenta in modo sbalorditivo e le città continuano ad essere piene di cantieri nuove chiese nuovi palazzi nuovi edifici e poi appunto Nel pieno del disastro nascono i Ghiberti, che nasce nel 1378, i Donatello, che nasce nel 1386, Masaccio, che nasce nel 1401, tutte queste energie.
E ancora una cosa che vi lo dico dal mio punto di vista molto particolare di storico, noi ovviamente tutte le cose che vi raccontiamo possiamo farlo perché abbiamo delle informazioni che il passato ci ha trasmesso. documenti sia oggetti edifici monete opere d'arte ma soprattutto poi cose scritte testi di tutti i tipi dal trattato teologico alla divina commedia al banale documento d'archivio perché un tizio è andato dal notaio per comprare casa e a noi è arrivato il documento oppure il documento prodotto da un'amministrazione che ha fatto un elenco di contribuenti per la riscossione della prossima imposta annuale Nel 300 la quantità di documenti prodotti aumenta enormemente. Tra l'altro hanno inventato la carta da un po'di tempo e nel 300 prima usavano la pergamena, capite? Pelle di animali, trattata in modo meraviglioso però costosissima a quel punto. L'invenzione della carta è una di quelle rivoluzioni, poi verrà nel 400 l'invenzione della stampa.
Ma intanto già nel 200 hanno inventato la carta e nel 300 la usano, per cui gli archivi sono strapieni di materiali prodotti in quell'epoca. Tutto sta crescendo nonostante tutto, le amministrazioni stanno crescendo, i governi sanno di più della popolazione e della ricchezza esistente. Allora c'è qualcosa che non torna e in realtà andando a vedere da vicino si scopre che la crisi per come si è manifestata nel 300, la fame, la peste soprattutto, anche la guerra e perfino il pappato di Avignone ha avuto dei risvolti positivi.
Non so se farò in tempo a dirveli tutti ma diciamo i più importanti. Ognuna di questi fattori di crisi ha provocato anche un controacconto. colpo positivo, un contraccolpo che chi è stato pronto a capire come andavano le cose ha potuto usare per prosperare e mi spiego.
Intanto naturalmente va detta una cosa, è cinico dirlo, ma tenete conto che la peste è come la bomba n, vi ricordate quando si parlava della bomba n? Vent'anni fa la bomba che uccide le persone ma senza far esplodere e demolire gli edifici era una delle nuove armi di cui si favoleggiava tanto tempo fa. La peste è ovviamente una tragedia spaventosa, provoca un'enorme quantità di dolore.
Però poi diciamo, c'era una volta che l'epidemia è finita e la popolazione si trova molto diminuita, ma la quantità di alloggi, di merci, di moneta, di conti in banca, quella è rimasta uguale. Si spartiscono tutto in un numero molto più ridotto di persone e ripeto senza essere cinici perché il dolore bisogna metterlo in conto però una volta che è finito ci rimbocchiamo le maniche. Allora qual è la situazione?
È morto mio cugino e è eredito l'alloggio. È morto il mio concorrente e adesso nella mia via ci sono soltanto io che ho la bottega che fa queste cose. Il conto in banca dei morti. i morti vengono ereditati dai vivi e chi è rimasto solo si risposa e comincia a fare bambini. Ma al di là di questo, che è una cosa un po'impressionistica, c'è proprio un meccanismo preciso che si mette in movimento e il meccanismo è questo.
Supponiamo di essere a Firenze, grande città industriale, tessile, la lana. Cosa vuol dire per l'epoca città industriale? i motori a scoppio quindi non hanno i macchinari, non hanno i capannoni delle nostre industrie, però è un'industria basata sul lavoro a domicilio. Per arrivare dalla lana grezza, appena tagliata dalla pecora, a un tessuto raffinato, c'è tutta una serie di operazioni lavorative.
E una città come Firenze è piena di operai specializzati, uomini e donne, specializzati in queste operazioni. L'industria tessile vuol dire che l'imprenditore... Il lanaiolo fa venire la lana grezza all'ingrosso dall'Inghilterra o dalla Spagna, carovane di muli che arrivano tutti i giorni cariche di lana grezza e poi la distribuisce a domicilio.
quelli che la cardano, la pettinano per ripulirla dalle impurità e poi ci sono quelle donne che la filano e poi ci sono i tessitori che la tessono e a quel punto quando hai il tessuto di base poi l'imprenditore via via ritira il lavoro, lo ridistribuisce a quelli che fanno la tappa successiva e poi ci saranno i tintori che lo tingono e così via. Ci sono anche dei macchinari, perché alcune fasi si possono fare a pressione, in certi casi occorre pressare il tessuto e loro, anche se non hanno il motore a scoppio, però una fonte di energia ce l'hanno, è l'acqua, i fiumi. E quindi lungo i fiumi e i canali in tutte le città ci sono grandi macchinari, ci sono sì, di legno, tutto di legno, con ruote dentate eccetera che azionano presse. Allora molte di queste fasi sono fatte appunto a domicilio da operai e operaie pagati pochissimo e che continuamente protestano perché il padrone bara sul peso, che vivono facendo la fame questi operai. Bene, c'è stata la peste.
Il lanaiolo sopravvissuto, quando si ricomincia a lavorare, fa il giro dei suoi operai e bussa, e qui non ci abita più nessuno, e bussa di nuovo e anche questi sono morti. Finalmente bussa e li aprono. Come stai? Come stai?
Ce l'abbiamo fatta, siamo sopravvissuti, adesso si ricomincia, domani ti mando il garzone con la solita quantità di lana grezza da cardare. E il cardatore dice va bene, però dobbiamo parlare del salario. E il padrone dice il salario è come prima, no?
Un soldo al giorno. E il cardatore dice no, un soldo al giorno non mi basta. A questo punto il padrone lo manda al diavolo, gli chiede chi crede di essere, gli dice che finirà molto male se continua a comportarsi in questo modo, sbatte la porta, va a bussare dal prossimo. Anche il prossimo gli dice la stessa cosa.
Un soldo al giorno non mi basta più, ne voglio due. E mia moglie uno, anziché mezzo, si sa che il lavoro delle donne vale molto meno che quello degli uomini, ma comunque anche loro vengono pagate. Dopo un po'il padrone si rende conto che non lavora nessuno se non gli aumentano il salario.
E se lui sbatte la porta e se ne va, il suo concorrente è pronto a pagarlo quel salario più alto. A questo punto la reazione dell'anaiolo è di dire, è una vergogna che la concorrenza paghi dei salari così alti. Bisogna mettere fine a questo scandalo. Si va dal governo e si dice dobbiamo assolutamente riportare gli operai alla ragione e far finire queste pretese che gli operai si sono messi in testa.
Dovete fare una legge che stabilisca un tetto, un salario massimo che nessuno deve superare. Il governo a volte lo fa, a volte no, ma non serve a niente. C'è la concorrenza e se l'anaiolo vuole gli operai deve pagarli di più. Il lanaiolo tempesta e maledice ma alla fine paga. Gli operai prendono più soldi di prima.
O in campagna è la stessa cosa, il grande proprietario terriero che produce grano sui suoi latifondi ha bisogno di mietitori per la mietitura, è abituato a pagarli poco, ma dopo la peste i mietitori chiedono di essere pagati meglio. Il padrone si mette le mani nei capelli perché la domanda è diminuita, la popolazione è diminuita, il grano non lo vuole più nessuno, vado in rovina, però comunque se lo vuoi mietere devi pagare più di prima. Allora... in modo strutturale e permanente per generazioni e generazioni i poveri hanno più soldi in tasca di prima. Quindi, tranne negli anni veramente disastrosi quando si muore di fame, però in genere si rimpinzano di pane a sazietà, tutti quanti.
A questo punto, dopo che hanno tutti mangiato a sazietà il pane, il capofamiglia ha ancora dei soldi in tasca. Cosa fa? Io una volta ho raccontato questa cosa in un corso di aggiornamento per manager e uno mi ha risposto, investe.
Non investe naturalmente l'operaio fiorentino del 300, ma adesso che hanno tutti mangiato a sazietà saluta la moglie e va all'osteria a bere con gli amici. E stranamente, nonostante la popolazione sia diminuita, il numero delle osterie non diminuisce. Anzi, aumenta. E mentre il prezzo del grano è sempre in crisi, il prezzo del vino tiene, tiene mica male, anzi, è in campagna, mentre quelli che producono grano, cultura che richiede molta mano d'opera e quindi in tempi di salari alti c'è da svenarsi e per di più i prezzi sono mediamente diminuiti, e quindi ci lamentano tutti, ma quelli che producono il vino invece dicono no, noi...
Il nostro settore va piuttosto bene, ecco. Tanto che in molte zone qualcuno dice, ma io a questo campo di grano, tutto sommato, ci piantassi mai un po'di filari di vite in mezzo per fare un po'di vino? In tutta Italia e in tutta Europa comincia a diffondere su un nuovo tipo di coltura, che loro chiamano Alteno, per cui tu nel campo di grano ci semini lo stesso un po'di grano, che non va mai male, ma poi ci metti la vite. oppure ci metti alberi da frutta e li colleghi anche quelli con le vite e ci fai anche il vino e chi fa il vino prospera e a questo punto l'operaio tornato a casa dopo aver bevuto all'osteria con gli amici si scopre che ha ancora qualche soldo in tasca cosa fanno a questo punto domenica si mangia carne e magari anche giovedì poi venerdì e sabato è digiuno naturalmente come sapete in quel mondo i precetti cristiani si mangia più carne e benché la popolazione sia molto diminuita non si sono mai visti così tanti macellai e noi lì abbiamo i numeri perché ci sono gli elenchi delle botteghe che pagano le tasse in una città una quantità di macellai sbalorditiva la corporazione dei macellai nella politica cittadina diventa una corporazione importante Ma naturalmente i macellai sono quelli che poi fanno venire il bestiame dalla campagna e quindi anche quelli che in campagna allevano bestiame, mentre il loro vicino che fa grano si lamenta tutto il tempo, quelli che fanno il bestiame neanche un po'tira il mercato.
E come? Anzi, ci allarghiamo. Perché dopo tutto, tutto questo grano non serve mica più.
Facessimo più prato magari, più pascolo. Certo, però il prato da solo, bisogna irrigarlo il prato. Se vuoi avere davvero dei buoni raccolti di fieno e poter avere tanto bestiame, allora devi irrigarlo.
Irrigarlo non è mica uno scherzo, ci vogliono degli investimenti. I soldi li troviamo. Già nei secoli precedenti si scavavano reti di canali.
Quelli che noi chiamiamo le bialere o le rogge, insomma, per irrigare le campagne. Ma nel 300, nel 400 c'è un investimento enorme, perché trasformare un prato secco, come dicono loro, in un prato umido, irrigato, vuol dire che i profitti si moltiplicano. E quindi si investe e nasce, è in quell'epoca lì che nasce veramente tutta la rete di bialere, di rogge, che scandisce ancora oggi le nostre campagne. e tutti quelli che possono cominciano ad allevare bestiame e a forza di allevare bestiame ovviamente tante altre belle cose, il latte per esempio quindi il formaggio una volta bestiame ce n'era poco perché se devi fare grano per nutrire così tanta gente non hai molto spazio per fare prato, fieno lo fai ma mai abbastanza, adesso invece c'è la possibilità quindi tanto bestiame, tanto formaggio nella pianura padana cominciano a diventare diffusi dei formaggi meravigliosi che si esportano. Uno si chiama il parmigiano, le cui prime menzioni sono proprio nel Trecento e che già allora è esportato finché nel Rinascimento sarà un consumo favorito dei sultani a Costantinopoli.
E tutto questo perché la massa della popolazione, i poveri, hanno più soldi in tasca e quindi i loro consumi orientano la produzione e quelli che in campagna continuano a fare grano come si è sempre fatto e non hanno voglia di innovare sono in crisi, ma quelli che capiscono cosa sta succedendo fanno i soldi. E finalmente dopo tutto questo la moglie dell'operaio quando lui è addormentato a letto si accorge che c'è ancora un soldino in tasca, lo tira via e lo mette nel salvadanaio. Una volta nella vita ci facciamo un vestito, non come finora che siccome tutti tessono in casa, noi siamo tutti vestiti con tessuti fatti in casa naturalmente, ogni madre di famiglia tesse, naturalmente questi panni non li facciamo mica tingere, non ci sono i soldi, e quindi la povera gente è vestita di grigio, grigio chiaro, perché è vestita di abiti fatti in casa e non tinti. Ma una volta nella vita andiamo anche noi. poveri andiamo anche noi dal mercante di panni e compriamo dei panni belli però ben inteso non i velluti i broccati con cui si vestono i signori noi vogliamo dei panni belli solidi resistenti ma senza lusso e senza spreco e sia chiaro ci sono panni così fino a ieri no perché i poveri se li fanno in casa e i ricchi vogliono i broccati ma adesso c'è una domanda E qualcuno comincia a capire, c'è un mercato che si sta aprendo.
Bisogna produrre dei panni per quel mercato, quindi dei panni che non costino molto. E mentre le città come Firenze, che continuano a pensare al mercato di lusso e fanno panni di lusso, tirano avanti benissimo, ma senza grandi innovazioni e grande crescita, nascono un'infinità di località dove si fanno panni di lana che per obbligo, per decisione collettiva delle autorità di quei posti e dei mercanti associati, consorziati, dicono noi facciamo panni scadenti. Noi facciamo panni che costino poco per quel tipo di clientela. E poi forse si possono inventare anche altre cose.
Cos'è questo cotone di cui si sente parlare da un po'di tempo, per esempio? Proviamo! E si fa venire il cotone dall'Egitto, da Cipro e nascono manifatture che producono non panni di lana ma panni di fustagno. E il fustagno è economico, resistente, perfetto per i lavoratori, i quali per la prima volta in vita loro se lo comprano, il panno, anziché farlo in casa.
E poi naturalmente anche la tela, il lino, tutte queste cose. Quindi ci sono un sacco, qui in Piemonte, tante città. Chieri per esempio è una città la cui prosperità... prima era basata più che altro sulla banca, il prestito di denaro, ma a partire dal 300 diventa un centro di produzione di tessuti a buon mercato. E lì chi è riuscito a capire come vanno le cose fa i soldi.
In buona sostanza la storia della crisi del 300 è la storia di un'epoca in cui infinite tragedie provocano enormi sofferenze e dolori, ma i meccanismi economici sono tali che aprono delle nuove opportunità. Fino alla guerra rende qualcosa, non volevo dirlo perché è un po'diseducativo, ma diciamolo. E chiudiamo con questo.
La guerra rende? Ebbè la guerra rende, certo. Eppure è devastazione, distruzione, i mercenari dovunque vadano mangiano tutto come le cavallette, certo. Ma loro incassano un sacco di soldi invece, i mercenari. I governi pagano, tassano e pagano e i mercenari intascano.
Poi ci sono quelli che appunto scialacquano tutto e rimangono indebitati con l'oste. Ma molti tornano a casa pieni di soldi. La guerra è un grande affare. per chi la fa, è un disastro per chi la subisce ma è un grande affare per chi la fa e i mercenari, questi guerrieri che combattono a cavallo, in armatura, con cavalli costosi sono gente che appartiene all'aristocrazia, gente che quando torna a casa ha da mantenere il castello è la signoria, è un certo stile di vita, è la moglie che giustamente vuole essere vestita in un certo modo e quindi anche i consumi di lusso in realtà tirano perché gli uomini d'arme i cui latifondi a grano ormai rendono poco negli anni buoni, però una bella guerra rimette tutti in piedi e la famiglia ha di nuovo soldi da spendere. E mercanti, sarti, orefici, sellai, spadai, fabbri, tutta un'infinità di produttori che questa clientela ricca mantiene.
Dopodiché i soldi che arrivano in tasca all'uomo d'arme sono in realtà soltanto una piccola parte di quello che lo Stato ha speso per la guerra. Perché per spendere i soldi lo Stato ha dovuto prima riscuoterli, tasse, poi una volta riscossi registrare tutto in tesoreria. E poi mandati di pagamento ai funzionari che devono pagare gli uomini d'arme, sia quelli che riscuotono le tasse, quelli che trasportano il raccolto, quelli che registrano tutto nella capitale e poi quelli a cui i fondi vengono affidati per distribuirli. E pagare gli stipendi, tutta questa gente non si capisce come mai ma si arricchiscono tutti enormemente, c'è un'infinità di gente al servizio del governo che trafficando su questo flusso di denaro si arricchisce e costruiscono palazzi e comprano castelli e investono e si vestono di lusso, il borghese arricchito, il nobile lo guarda dall'alto in basso ma il borghese è più ricco di lui. ha fatto i soldi però li ha e si vede che li ha perché lui e sua moglie sono vestiti ecco ecco perché gli oggetti diventano sempre più raffinati ogni produzione migliora i soldi continuano a girare non è una storia come dire né morale e neanche immorale e come sono andate le cose nel caso della crisi del 300 grazie Musica Musica