Penso che l'Italia sia uno dei paesi che ha nel proprio territorio, anche ristretto, concentrato una quantità di culture e mi riferisco non solo ai nostri dialetti, la cucina, la cultura, ci sono tanti paesi in uno, questa è secondo me la cosa più bella, che è un po'un paese matrioska, non finisci mai di scoprirlo e ti inorgoglisce anche il fatto di essere uno spicchio di questa cultura. L'ospite di oggi di Italian Talks è Mia Ceran, giornalista e conduttrice televisiva. Buongiorno Mia, benvenuta.
Cominciamo subito parlando delle tue origini. Tu sei nata in Germania, hai un papà tedesco, una mamma bosniaca, hai vissuto fra gli Stati Uniti e l'Italia, ma qual è il posto dove ti senti veramente a casa? Questo è facile, l'Italia in assoluto, non c'è proprio paragone.
Un po'ci ho passato oramai la maggior parte della mia vita. Però in realtà l'amore che i miei genitori avevano per questo paese, che hanno poi scelto dove sono venuti a vivere, me l'hanno trasmesso, credo, proprio nel crescere, nel vivere in questo posto dove io ho scelto di restare. Tu sei una giornalista, hai dedicato tanto tempo, tanti anni della tua carriera all'informazione, poi a un certo punto c'è stato anche un passaggio verso l'intrattenimento.
Come è stato questo passaggio? Come è avvenuto? È stata una cosa voluta, casuale?
È stata abbastanza casuale, devo dire. Io avevo appena finito di condurre la seconda edizione di Uno Mattina, quando mi chiamò la Jalapas Band, tre sono i miei miti d'infanzia, che insieme al mago Forrest, altro personaggio che io adoro, stavano preparando un programma che si sarebbe chiamato Rai di Re News, per Rai 2, era una sorta di telegiornale satirico, e esplicitamente mi dicono abbiamo bisogno... di una foglia di fico, di qualcuno che faccia la parte seria in mezzo a tutto questo. E io non ho idea di come mi sia venuto in mente di dire loro di sì, forse la fascinazione, forse quando ti chiama qualcuno a cui senti di non poter resistere, forse c'è stato questo elemento così attraente e ho fatto questa scommessa. La scommessa era, speriamo che non vadano vanificati gli anni di studio, gli anni di preparazione nel mettermi in mezzo ad un delirio comico.
un delirio comico che poi è proseguito quando ho incontrato Luca e Paolo e abbiamo iniziato a fare quelli che il calcio ed è stato effettivamente talmente divertente nel mentre che quasi mi sono dimenticata questo problema che mi ponevo sicuramente all'inizio penso che oramai siamo tutti quanti consapevoli del fatto che dentro di noi abitano più anime e questo anche il pubblico comincia a capirlo, il fatto che tu possa essere preparato e serio su qualcosa Non intacca il fatto che tu possa anche essere una persona che sa stare al gioco, che sa ridere, che si diverte. Non sono diventata comica a mia volta, quindi non è un giro particolarmente complesso. Sono quasi più complice di queste persone che non, diciamo appunto, protagonista.
E quello che stai facendo oggi ti rispecchia? Ti identifichi in quello che stai facendo? Sì, direi che la maggior parte delle volte mi identifico.
Abbinando il fatto di fare intrattenimento in televisione e giornalismo con i nuovi media ho un po'fatto pace con le due anime. Il fatto di averle tutte e due nel quotidiano mi appaga molto. E allora parliamo di questi nuovi media, come nasce questo incontro? Tu hai un tuo podcast dove fai informazione tutti i giorni, mi racconti un po'questa avventura? È un podcast che si trova su Spotify, nasce in collaborazione con un gruppo di giovani talenti dell'informazione.
che si chiama Will, questo è il nome del gruppo, nasce da sostanzialmente una pagina Instagram, un posto per i curiosi del mondo, questa è la definizione. Il podcast in particolare in cinque minuti ogni giorno si chiama The Essential, prova per l'appunto a dare l'essenziale. È una sfida piuttosto...
All'inizio era molto difficile per me stare dentro a questo format, essere intanto chirurgica con i tempi e poi scegliere soprattutto le notizie, come fai a decidere che cos'è fondamentale la mattina, di tutte le cose che tu leggi quando leggi i giornali, che cosa sceglieresti? La cosa bella è che il pubblico dei nuovi media risponde, ti scrive tanto, parla, dialoga e Quindi il format è venuto su insieme alle persone che lo ascoltavano, che mi dicevano mi spiegheresti per favore questa cosa su Trump, mi spiegheresti per favore come funziona la riforma della giustizia e tu devi trovare in qualche modo il modo di farcelo stare in un tempo molto contingentato. Il grosso del pubblico ha tra i 18 e i 35 anni, sono persone che vanno di corsa, usano i mezzi, vanno a lavoro, sono in bicicletta. podcast è qualcosa che tu ascolti mentre stai facendo altro, quindi devi essere particolarmente chiaro, devi essere particolarmente incisivo, hai cinque minuti a disposizione. In merito alla scelta degli argomenti ho capito dalle richieste, ma anche dal riscontro del podcast che cresceva nei volumi, nell'ascolto, nello stesso tempo, che la gente ha bisogno di vedere semplificati dei concetti.
che troppo spesso noi dei media tradizionali, perché mi ci metto dentro anch'io ovviamente, diamo per scontati. Nella lettura del giornale è come entrare a metà di una serie televisiva. Ecco, io faccio il riassunto degli episodi precedenti.
È tutto così bello? È tutto così bello? Quali sono i limiti oltre i quali non bisogna andare? Io credo che il peggio l'abbiamo visto un po'. Le fake news, il sottobosco che alimenta false notizie, che alimenta la rabbia, questa parte non so se è possibile estirparla, però la stiamo conoscendo, siamo consapevoli del fatto che queste cose possono arrivare addirittura ad inficiare le elezioni in un paese democratico.
Quindi secondo me impareremo a gestirle, però è importante sottolineare che parallelamente Stanno nascendo invece delle figure che cercano di seminare qualcosa di positivo e spesso ci riescono. Secondo te in generale le donne fanno davvero più fatica per affermarsi nel mondo del lavoro rispetto agli uomini, a parità di condizioni? Penso che ogni settore abbia i suoi parametri, le sue difficoltà. Posso parlare del mio mondo, indubbiamente.
E dire che l'essere donna... io ho lavorato in redazioni quasi sempre composte da una maggioranza di donne e quasi sempre i miei capi sono stati uomini, quindi indubbiamente esiste un tetto di cristallo per cui... Ci sono più donne intorno a me, ma pochissime donne nei vertici. Detto ciò, la televisione è anche un posto dove oggi tu hai degli esempi di donne, di figure di donne, fortissime, potentissime, dall'intrattenimento con Maria De Filippi all'informazione con Lily Gruber.
C'è un ampio spettro di figure femminili che hanno saputo farsi largo e che sono oggi oggettivamente dei modelli. Ce n'è qualcuna che ti ha ispirato particolarmente? Anche a livello internazionale, non necessariamente in Italia? Sai Dario, io credo fortemente che ci siano delle figure, ti ho citato Lily Gruber prima, che possono ispirare e farti pensare che qualcosa è possibile. Però penso anche che, soprattutto nel mondo della televisione, conservare la propria originalità e non cercare mai di somigliare a qualcun altro sia fondamentale.
Qualche mese fa c'è stato un cambiamento molto importante con l'arrivo di Bruno, che è tuo figlio. In cosa ti ha cambiato? L'arrivo di un figlio è stato sicuramente l'emozione più grande che io abbia provato finora.
Non credo di essere originale a dire questo, assolutamente. È tutto in evoluzione, tu mi chiedi come sei cambiata da quando è nato tuo figlio, io non sono in grado di risponderti perché ho la sensazione che io sto cambiando in ogni giorno, in ogni passaggio, c'è qualcosa che scopro, che lui mi porta a scoprire, che mi sta cambiando. E poi c'è questo modo di guardare oltre te. Io oggi sento un senso di responsabilità enorme anche mentre butto la spazzatura, è una roba, cioè è tutto accresciuto, capito? Il senso di, oh mio Dio, dove sta andando il mondo, è una cosa che assume un...
un portato, però allo stesso tempo ti direi che mi rendo una persona migliore. Io cerco di essere, ancor più di prima, una persona migliore verso il mio prossimo, una persona migliore verso il luogo che abito, verso il mondo che abito, nella speranza che questa gentilezza un giorno torni indietro a mio figlio, in qualche modo. Cioè seminare qualcosa di buono che... Tu speri che lui rincontrerà nel mondo, ecco, questo è il cambiamento più grande. Concludiamo allora, vorrei chiederti un desiderio, un desiderio per il tuo futuro, anche professionale, privato, cosa ti auguri?
Sai che a proposito dei desideri, al mio ultimo compleanno ho fatto una riflessione e mi sono resa conto, ho mio figlio in braccio, la famiglia intorno, tutti sani. stava andando tutto bene e ho pensato, mentre arrivava la torta, che i desideri grossi, quelle cose grosse che dipendevano non da me, le avevo più o meno terminate, non avevo grandi desideri. E subito, tra l'altro, mentre facevo questa riflessione, pensavo, adesso succederà qualcosa di terribile, inevitabilmente. E quindi ho pensato che il mio desiderio era avere quanto più possibile, quanto più spesso, contezza di tutte le cose che stanno andando bene, mentre sta accadendo.
Cioè, essere una persona più consapevole e non perdermi in un bicchiere d'acqua, come capita a tutti quanti noi, e concentrarsi su quella cosa che è la nostra vita. quella cosa che non sta andando, provare ad avere sempre un minimo di stacco per guardarsi da fuori e dire c'è sempre qualcosa che sta andando bene, c'è sempre qualcosa per cui vale la pena sorridere, ecco desidererei essere quella persona lì. Questa è una conquista e noi comunque te lo auguriamo quindi facciamo un brindisi a questo Musica