Benedetto Croce considera Giolitti uno dei più grandi statisti italiani, mentre Salvemini lo definisce "ministro della malavita".
Giolitti ha posto le basi dell'Italia moderna nei primi 10 anni del '900.
Età Giolittiana (1901-1914)
Febbraio 1901: Giolitti entra nel governo Zanardelli come Ministro dell'Interno.
Governa fino alla vigilia della Prima Guerra Mondiale nel 1914.
Questo periodo è caratterizzato da:
Nascita delle maggiori industrie.
Costruzione di ferrovie.
Nazionalizzazione delle assicurazioni.
Istruzione obbligatoria e gratuita fino a 12 anni.
Visione di Giolitti
Giolitti mirava a creare un'Italia più solida e stabile.
È stato paragonato a Cavour, ma ha poco in comune con lui, se non l'origine piemontese.
Ha vissuto in modo modesto a Roma (Via Cavour, n.71).
Formazione e Carriera Politica
Giolitti è orfano di padre da giovane e cresce in un ambiente liberale.
Lavora nel Ministero di Grazia e Giustizia e nel Ministero delle Finanze.
Entrato in politica a 40 anni, diventa Presidente del Consiglio per la prima volta nel 1892.
Politica e Lavoro
Giolitti si oppone alla repressione delle agitazioni operaie.
Sostiene l'importanza di organizzazioni sindacali e riconosce interessi legittimi delle classi lavoratrici.
Introduzione di leggi a tutela dei lavoratori.
Emigrazione e Questione Meridionale
Emigrazione: tra il 1876 e il 1900, circa 9 milioni di italiani emigrano, soprattutto dal Sud.
Giolitti approva leggi speciali a favore del Sud, ma le sue alleanze politiche suscitano critiche.
Critiche e Controversie
Gaetano Salvemini lo descrive come "ministro della mala vita".
Giolitti è visto come un corruttore che manipola le elezioni, specialmente nel Sud.
La sua pragmaticità politica è vista come cinismo.
Politica Estera e Guerra di Libia (1911)
L'occupazione della Libia viene percepita come una necessità per l'Italia come potenza europea.
Giolitti è inizialmente scettico circa la guerra, ma la sostiene per non lasciare il campo ad altre potenze.
Crisi Finale e Prima Guerra Mondiale
Giolitti si oppone all'intervento italiano nella Prima Guerra Mondiale.
La sua visione politica diventa obsoleta con l'emergere di nuove forze nazionaliste e socialiste.
Si ritira nel 1915 dopo la crescente pressione per l'intervento.
Conclusione
Giolitti muore nel 1928, in un'Italia fascista, lontano dalla scena politica.
La sua eredità è complessa: un riformista liberale che ha cercato di bilanciare le forze in campo, ma alla fine ha perso il controllo in un'Italia in rapido cambiamento.