Bentrovati, bentrovati a tutti voi, io sono Federica e oggi continuiamo con le mie grandi monografie dedicate ai grandi artisti della storia dell'arte e oggi pomeriggio voglio raccontarvi Edouard Manet. Edouard Manet è uno dei miei artisti preferiti in assoluto, dal mio punto di vista è l'artista da cui parte l'arte contemporanea, l'arte come la vediamo oggi e anche l'arte... arte sociale, rivoluzionaria, ribelle, storica, profondamente storica.
Amo il suo modo di essere assolutamente disturbante, potente nei messaggi che ha raccontato e ha esposto con conseguenti e fortissime critiche dai suoi contemporanei nella storia dell'arte e nel suo modo di poterla rappresentare e di raccontare la sua società. Edouard Manet nasce a Parigi il 23 gennaio del 1832 e muore sempre a Parigi il 30 aprile del 1883. Vediamo qui un sottoritratto del 1879. Prima cosa importante, Edouard Manet non è Claude Monet, perché molto spesso gli artisti vengono confusi, ma non c'entrano niente, o meglio. In effetti, nei manuali di storia dell'arte, Edouard Manet...
viene posto negli impressionisti Mamma Nè non è mai stato impressionista ha ispirato per alcuni elementi della sua tecnica della sua innovazione tecnica gli impressionisti ha ispirato la pittura libera, rivoluzionaria violenta, a tratti veloce libera dal disegno in qualche modo degli impressionisti ma non era un impressionista anzi dal mio punto di vista Edouard Manet è stato proprio un realista seguendo anche quello che afferma Gombrich nella sua storia dell'arte ci sono state tre rivoluzioni pittoriche della storia dell'arte francese nell'ottocento la prima è stata quella di Delacroix e Géricault aggiungerei anche io nella pittura, nella rivoluzione anche storica nel racconto storico la seconda è stata quella di Gustave Courbet per quanto riguarda il realismo il racconto l'inizio del racconto degli ultimi del popolo, dei paesini ad esempio il racconto del paese stesso anche dove ha vissuto Courbet o pensate anche a Millet con le spiegolatrici quindi il racconto del lavoro il seppellimento ormai di Courbet oppure l'origine del mondo o l'atelier dell'artista, sono opere che hanno fatto la storia e la nascita del realismo, del racconto del popolo, della realtà nella storia dell'arte. La terza rivoluzione, il terzo movimento rivoluzionario nella pittura francese, nasce proprio con Edouard Manet, secondo anche Ernst Gombrich. Perché Manet però era, dal mio punto di vista, un realista. Un realista di cosa? Cosa raccontava Manet?
E adesso lo vediamo. Lo scopriremo nel nostro percorso. Ho pensato di portarvi anche una fotografia. Ricordiamoci che in questi anni nasce la fotografia.
Il primo fotografo, si dice sia stato Nadar. E Nadar era amico degli impressionisti. E nel 1872, anno in cui c'è stata la prima mostra degli impressionisti, questa mostra è stata organizzata proprio nello studio di Nadar. E quindi l'unione fra impressionismo, percezione della realtà, della luce, della natura e l'ossessione del reale, creato e narrato perfettamente con la nascita della fotografia, con questa nuova tecnologia che era vista quasi come una magia, qualcosa di terrificante, terribile, nasce legato quindi all'arte, la nascita della fotografia è unita all'arte, legata all'arte, proprio impressionista.
E come vedete in questi anni iniziamo ad avere dei documenti, delle fotografie degli uomini, delle donne che hanno fatto la storia e la storia dell'arte, anche dei documenti proprio fotografici, quindi questo è interessante, quindi vediamo qui una fotografia, uno scatto di Edouard Manet, che era un bellissimo uomo, possiamo dire con questi occhi chiari magnetici, e sarà veramente, è stato un soggetto fondamentale per la storia dell'arte anche contemporanea dei giorni nostri. Partiamo con una opera che mi ha colpito subito quando l'ho notata. In questo mio percorso delle grandi monografie, ovviamente io analizzo, scelgo alcune opere secondo me interessanti, proprio nella...
nella creazione, nella storia della creazione di questi artisti, nelle loro opere insomma. Quest'opera è interessante, questo dipinto interessante si chiama Il bevitore d'assenzio, è del 1859 e già qui c'è la cifra di Manet. Manet aveva una famiglia borghese, il padre aveva già deciso quale doveva essere la sua vita, voleva che lui facesse l'avvocato. Questo non avvenne, diciamo che Manny non amava molto studiare, amava disegnare, allora il padre dice ok non vuoi fare l'avvocato, devi diventare un capo marinaio e lo inizia a mandare in questi viaggi in barche, però anche lì lui non riesce a seguire questo desiderio paterno perché lui voleva disegnare, quindi anche in questi viaggi in mare lui prendeva il taccuino e...
Osservava le persone, le disegnava, le ricreava nella sua fantasia e nella sua pittura e disegno Quando torna il padre gli dice ok non vuoi fare neanche questo? Benissimo fai quello che vuoi Tanto tu sarai comunque un fallito Ovviamente iniziare questa strada, qualsiasi strada lavorativa con queste parole paterne Che poi per un ragazzo, per i maschi il padre ha un ruolo veramente di di emancipazione quasi da eroe, non fu facile per Manet. E tra l'altro Manet sarà anche uno dei pittori più criticati, forse pesantemente, tra i più criticati della storia dell'arte. Nonostante questo lui continuò con la sua idea fortissima di arte rivoluzionaria. Già in questo ritratto c'è moltissimo della sua rivoluzione.
Per prima cosa Manet dipinge e ritrae un bevitore d'assenzio. un uomo alcolizzato l'assenza all'epoca era una cosa di una droga come anche la fata verde l'altra bevanda terribile dal punto di vista per le conseguenze mentali ma anche del fegato, pensate all'Ultraec morirà anche per a causa delle fate verdi ma è una droga fondamentalmente di cui si che conoscerà anche Van Gogh, Gauguin Era proprio la bevanda alcolica, la sostanza stupefacente della fine dell'Ottocento a Parigi, la città del futuro, era il centro del mondo all'epoca a Parigi, era la città del capitalismo, dell'industrializzazione, la città che brulicava dei locali, del Moulin Rouge, del Moulin de la Galette, delle Folies Bergées, era la città che correva, che dava l'impressione di vita, di emancipazione, di libertà, di gioia. In realtà Manet racconta cosa accadeva veramente all'epoca e lo fa già in questa sua prima opera.
È un ritratto assolutamente semplicissimo, senza ambientazione, un fondo nero e un'ombra, l'ombra del soggetto principale. C'è Caravaggio qui, c'è Velázquez, due pittori che lui conosceva e amava bene, che l'avevano segnato perché Lui andava all'essenza delle cose. Io sono dell'idea che Manessi è stato un realista borghese. Questa immagine in particolare in realtà racconta probabilmente un uomo ubriaco di Montmartre, di Montparnasse, però, perché qua si riprende anche, si rifà alla cultura realista di Courbet, quindi delle persone più semplici, ma lui poi deciderà di raccontare...
un ambiente sociale ancora più intoccabile di quello del popolo, che era quello della borghesia, e lo vedremo dopo. Qui c'è una bottiglia per terra, un muretto, una pittura libera, una pittura assolutamente imperfetta, assolutamente quasi che sembra gettata lì, ecco, in questa depressione frenetica, citando un mio alunno, che così mi ha ben descritto, secondo lui, la fine dell'Ottocento, la belle époque parigina. In questa frenesia c'è un uomo che si ferma, c'è un uomo che si ferma, che guarda in un punto fuori dalla cornice, un uomo che ha un volto e due occhi appannati, non riusciamo neanche a capirne la vera identità, altro dettaglio che troveremo spesso in mani.
Un bicchiere lì appoggiato a questo muretto e nient'altro, delle scarpe sgualcite, un paio di calzini verdi luminosi. un abito, un mantello assolutamente sgualcito, povero, utilizzato, usato e una totale solitudine. Non a caso, qua siamo nel 1859, già un'opera rivoluzionaria, nel 1875-1876 Degas che sarà Edgar Degas, che sarà uno dei pittori impressionisti, ma anche lui un impressionista particolare perché seguirà delle regole completamente sue, delle idee sue di pittura, di struttura dell'immagine, anche lui utilizzerà molto la camera scura, la struttura fotografica, i suoi punti di vista sui soggetti sono molto fotografici direi. Queste sono delle opere d'arte che ha fatto la storia della pittura. Degas qui prende due attori in realtà, quindi non è un vero realista Degas, prende due attori e chiede loro di prendere delle parti, quindi una donna ubriaca e un clochard, una prostituta probabilmente ubriaca, ed erano due attori, lui proprio chiede questo, posizionatevi e fate questo ruolo.
Ed è un'opera di una potenza estrema, anche qui notate queste due ombre dietro di loro su uno specchio. un'ambientazione assolutamente povera, essenziale, una pittura veloce e questi volti assolutamente persi, assolutamente distaccati dal reale e la solita, il solito bicchiere d'assenzio, questa bevanda verdognola, la bottiglia vuota che forse ci ricorda che è stato bevuto tutto questo assenzio e questo volto della donna completamente perso L'uomo sulla destra, il clochard, guarda al di fuori, anche qui, della cornice. I due non comunicano, sono vicini, ma non percepiamo una intimità, un'amicizia, un rapporto tra di loro.
È proprio il ritratto della solitudine. E quando io ho scoperto quest'opera di Manet, ho proprio pensato, è proprio vero che gli impressionisti hanno visto in Manet un baluardo, perché Monet, Degas, Renoir vedevano in Manet. il rivoluzionario, il maestro, colui da cui poter apprendere delle innovazioni pittoriche, ma secondo me anche di soggetto, perché Manet riusciva con l'essenzialità, con la purezza totale a raccontare una situazione emotiva, psicologica, sociale. Manet sarà criticato da tutti, tranne da due persone, da due intellettuali dell'epoca.
Emile Zola e Charles Baudelaire però questo lo scopriremo andando avanti nel nostro percorso perché Manet diventa famoso nella storia dell'arte per due opere in particolare che oggi vi ho portato che sono l'Olympia del 1863 e la colazione sull'erba la Dijonère sur l'herbe del 1863 con queste due opere Manet si espone a Salon del 1863 e saranno due opere che sconvolgeranno l'opinione pubblica, saranno censurate, criticate, lui sarà attaccato profondamente. Molto spesso è quasi affascinante raccontare le storie dei pittori che sono stati criticati, che hanno dovuto lottare contro la società contemporanea. In realtà spesso ci dimentichiamo che queste storie vincenti nascondono, neanche troppo, dei drammi personali la storia di Van Gogh ad esempio è affascinante è romanzata è emotiva, è appassionante ma è la storia di dolore profondissimo di questo uomo, di questo genio assolutamente incompreso se non dal fratello è compreso solo dal fratello così sarà per Manet Manet espone queste due opere con la voce del padre che gli rimbomba in testa sarei comunque un fallito ma lui si disinteressa e vuole disturbare, vuole cambiare per sempre la storia dell'arte e lo fa con queste due opere profondamente rivoluzionarie. Dopo queste opere appunto Emile Zola e Charles Baudelaire lo appoggeranno sempre di più, ma le critiche saranno così feroci che Manet entrerà in un profondo esaurimento nervoso che lo porterà a scappare e andare in Spagna, a Madrid, dove lui scrive all'amico Baudelaire Caro amico, qui ho ritrovato la vera pittura, mi trovo al museo di fronte alle opere di Diego Velázquez e quindi per lui la storia dell'arte era, la storia dell'arte dei grandi maestri anche del passato era la linfa per poter ricreare il suo pensiero, la sua emotività perché sarà così rivoluzionare queste due opere? Qua vediamo l'Olimpia, è una prostituta l'Olimpia, il primo nudo si dice della storia dell'arte non giustificato.
Questa donna nuda non è una venere, non è una Cleopatra, non è una figura mitologica, non è un'odalisca. esotica, orientale è una donna con un nome ben chiaro su dimensioni enormi perché l'Olimpia e la Dijonère sur l'herbe furono rivoluzionarie e molto sconvolgenti anche per le dimensioni perché sono due opere di dimensioni immense chi le ha mai viste al Museo d'Orsay a Parigi in questi metri e metri di opera d'arte Manet decide di rappresentare Olimpia una prostituta che tutti i borghesi conoscevano bene e che ritrovano nel soggetto rappresentato è mascolina si dice in realtà che Manet abbia utilizzato una modella in particolare in tutte le sue opere con cui aveva anche un rapporto di amicizia però Olimpia è un nome che tutti riconoscono tutti i borghesi tutti gli uomini borghesi conoscono questa donna ed è lì presente col suo corpo tozzo imperfetto, assolutamente reale col suo volto quasi mascolino, col suo sguardo forte di chissà che lavoro fa, la mano sul pube forte, potente, decisa, queste lenzuola, come hanno detto alcuni miei alunni, sporche, utilizzate, non candide, pure, eleganti, una serva africana, nera, che gli porta dei fiori, le porta dei fiori probabilmente di un cliente. Ai piedi un gatto nero, col pelo drizzato, dietro del verde, il verde scuro, il verde che io ho ribattezzato il verde mané, un verdone, tanto che il volto della nostra signora di colore quasi non si nota, dettaglio che Basquiat nel Street Artist degli anni 60, 80 e 900 criticherà molto perché è stato un artista afroamericano, in realtà latino del Centro America, però nero insomma, che amava follemente Manet, lo vedremo dopo, amava follemente Picasso, ma della pittura occidentale non amava molto come venivano rappresentate le persone di colore nelle loro opere. Una parete con una linea precisa che punta proprio sul pube della nostra protagonista. che guarda lo spettatore in maniera molto disarmante, di una che sa chi è e di una che sa anche chi è lo spettatore di fronte a lei, e di una donna che non è alla mercè dell'uomo con un corpo orizzontale e sottomesso, è quasi seduta in una posizione assolutamente nuova, quasi verticalizzata della donna che nasce proprio in questi anni, nella fine dell'Ottocento, con la leggera.
emancipazione femminile di questi anni ma quest'opera è in realtà una citazione, una citazione della Venere di Urbino di Tiziano Vecelio del 1538 che oggi si trova alle Gallerie degli Uffizi di Firenze guardate, non vi posso raccontare tutta quest'opera perché mi ricordo che il mio professore alle imprenali, il professor Leonardo Capano, che io cito sempre, è stato il professore migliore di storia dell'arte che abbia mai avuto... Su quest'opera ha fatto una lezione di un'ora e mezza ed è forse una delle lezioni che ha cambiato la mia vita, la mia visione dell'arte, magari ve la racconterò in un'altra situazione, in un'altra lezione. Però qui è interessante vedere come Manet era un citazionista, citava la storia dell'arte, in questo caso addirittura italiana, riproponendola in base alla contemporaneità, la venere di Urbino e la venere bella, elegante, raffinata, anche se il sottotesto...
che ho scoperto io per prima in maniera sconvolgente, era tutto tranne che raffinato, elegante, puro. Però la pittura rinascimentale era assolutamente idealizzata anche nella bellezza. Però ci sono tantissimi elementi dalla donna sdraiata in primo piano, che qui è una venere, ma Manela chiama Olimpia, quindi con un nome contemporaneo. La parete con questa linea verticale che si appoggia proprio sul pube della nostra protagonista. Il tendone verde, quel verde scuro che io in realtà ho battezzato verde manè, il cagnolino ai piedi della nostra protagonista di Tiziano, che ha un simbolo, ha un significato preciso nell'iconografia, il cane è simbolo di fedeltà, ma qui dorme e ha uno specifico particolare significato in quest'opera che è...
ma ne conosceva bene qui lo cambia, non mette il cane addormentato ma mette il gatto col pelo indirizzito che è simbolo di erotismo, di eccitazione maschile, di eccitazione erotica. Quindi è un quadro assolutamente sconvolgente che cita però la pittura accademica, l'alta pittura, la pittura rinascimentale italiana. Quest'opera ovviamente sarà criticata come la Dejeuner sur l'herbe.
Altra opera di dimensioni enormi che si trova oggi sempre al Museo d'Orsay di Parigi in cui viene rappresentato qualcosa di... molto disturbante per l'epoca, forse anche per oggi se ci ragioniamo un po'. C'è una donna nuda, con due uomini ben vestiti, due borghesi, due aristocratici dell'epoca, dalla posa si capisce anche che potrebbero essere due intellettuali, perché sembra che stiano parlando di grandi argomenti mondiali, politici, sociali, letterari, e in fondo una donna che si sta lavando.
sta lavando i piedi, le gambe, con una sottovester arrotolata proprio per lavarsi nel fiume, nel corso d'acqua. Una situazione, un parco insomma, assolutamente riconoscibile per i parigini dell'epoca, troppo riconoscibile, perché per noi questa scena forse può sembrare strana, cosa ci fa una donna completamente nuda, con due uomini ben vestiti, dell'aristocrazia? dell'epoca, con questa posa proprio anche, guardate quello di destra, da interlocutore, da oratore, questa donna nuda con corpo reale e non idealizzato ci guarda e quindi sempre c'è questo engagement, questo catch the eye dell'osservatore, quindi questo richiamo, questo coinvolgimento dello spettatore. E sullo sfondo questa donna che si sta lavando, che è pensato, era un soggetto all'epoca ancora più sconvolgente e scabroso del nudo.
Perché una donna in sottoveste che si lava è una situazione talmente intima che è assolutamente fuori luogo rappresentarla in una scena con due uomini per bene dell'epoca parigina. Una delle critiche che ebbe quest'opera è la prospettiva, una prospettiva imperfetta, una prospettiva... quasi sballata, questo sfumato sullo sfondo è un richiamo di Manet a Leonardo da Vinci, e in primo piano una natura morta, perfetto, iperaccademica.
Cosa voleva dire con quest'opera Manet? Prima voleva raccontare una verità, una verità disarbante per la borghese dell'epoca, per l'aristocrazia dell'epoca. Era quello che accadeva. era quello che accadeva, gli uomini benestanti, intellettuali, politici si accompagnavano molto spesso con prostitute, questa realtà l'aveva raccontata anche Gustave Courbet nella famosa opera Le due donne sdraiate sulla senna, erano anche spesso degli stupri che avvenivano al di fuori della città, era lo sfruttamento del corpo, della figura femminile con una prospettiva disturbante, con una scena disturbante sullo sfondo, quasi più disturbante della donna nuda in primo piano, una donna che si lava davanti ad altre persone. E in primo piano una natura morta, accademica, perfetta, che in realtà è una natura viva.
E questo elemento è secondo me il dettaglio più interessante di tutta l'opera, paradossalmente, perché io la vedo come la sua firma. Ma lei dice, io sono un pittore... accademico, io la conosco la storia dell'arte, io sono bravo, io so come si può dipingere perfettamente, io conosco Tiziano, io conosco la pittura rinascimentale italiana, ma tutta questa perfezione è stata già fatta, è stata già creata, l'arte deve andare oltre, deve disturbare e forse deve raccontare una tematica disturbante che nessuno di voi vuole vedere, perché Cosa accadeva in questo salone? I borghesi, gli uomini bene, i politici, incravattati, ben vestiti, arrivavano al salone e vedevano la loro vita rappresentata in metri e metri di opere d'arte.
Da una parte la prostituta olimpia che tutti conoscevano e dall'altra parte come loro passavano i pomeriggi, al di là, al di fuori dell'apparenza, del perbenismo. E quindi per questo vi dico, vi ho detto all'inizio, vi ho anticipato che secondo me Manet è stato il più grande rivoluzionario. sociale e politico tra i più grandi rivoluzionari sociali e politici perché lui ha raccontato la verità ma la verità quella più scomoda Non la verità del popolo, perché in realtà Courbet racconta, ad esempio, nel realismo, il popolo, gli ultimi poveri contadini, ma paradossalmente quello dava meno fastidio. Di vedere invece la verità e il realismo di una società, dello strato sociale più ricco, più perbene, queste opere potete immaginare ovviamente saranno censurate, criticate, lui sarà attaccato. staccato pesantemente dai critici e dagli storici dell'arte dell'epoca, e Manet soffrirà di questa cosa, però vi ho portato in questa lezione due esempi di quanto Manet sia stato ispiratore per la storia dell'arte contemporanea, proprio per quella natura morta, viva, in primo piano.
Vi ho portato Picasso, con la prima opera che dà il via nel 1900, nel 1907, quest'opera a Dio. oggi si trova al MoMA di New York, ha dato il via alle avanguardie storiche, alle prime avanguardie storiche. Picasso con le Demoiselles d'Avignon, delle donne, delle prostitute in un bordello, fa nascere il cubismo e in primo piano mette una natura morta, una natura morta che forse è proprio una citazione di Manet.
L'artista che ha più ispirato Pablo Picasso è stato Cezanne. Cézanne è uno degli artisti che ha più amato, che ha più guardato, che ha più osservato e che più ha citato Edouard Manet, famosissima ad esempio proprio una riproduzione, ricreazione di Cézanne della Dégénère sur l'herbe. E poi vi ho portato lui, un artista che ho già citato prima, che è Jean-Michel Basquiat. Jean-Michel Basquiat, quest'opera, è stata esposta qualche anno fa alla bellissima mostra.
al MUDEC a Milano ed è un reclining nude Basquiat, uomo, artista morto giovanissimo a 27 anni simbolo degli anni 80 americani, new yorkesi simbolo della street art primo artista famoso afroamericano in realtà lui aveva origini haitiane, insomma del centro america ma il colore della sua pelle paradossalmente anche lui lo faceva sentire profondamente legato all'Africa e alla storia dell'Africa ha fatto pochi nudi femminili Basquiat e questo è uno dei suoi pochi nudi femminili che è il reclining nude e guardate qui, anche qui il nostro Basquiat ha citato quella matura morta in primo piano di Edouard Manet e lui per primo lo ammette il grande onore, il grande rispetto che provava verso Picasso e verso Manet, a parte per quel piccolo elemento che non sopportava in Manet appunto della donna di colore che quasi neanche si vede nel verde dello sfondo, come a toglierle l'identità, e non apprezzava di Picasso per quanto lo adorasse e fosse per lui il grande idolo del Novecento, il fatto che appunto la cultura occidentale raccontasse l'Africa queste culture primordiali, come dirà Keith Haring, Attraverso ad esempio qua, semplicemente mettendo delle maschere africane in un soggetto profondamente occidentale, che è quello delle bagnanti, quello delle prostitute in un bordello, Basquiat farà in maniera diversa, racconterà la vera cultura africana, per esempio in Yellow Tar and Feathers, Catramè, Giallo e Piume, in cui racconta cosa subivano gli schiavi africani. in America però è interessante vedere come Manet sia stato grande ispiratore dell'arte contemporanea, della street art del cubismo con Picasso perché con questa natura morte è come se Manet dicesse è facile attaccare un artista sulla tecnica mi state dicendo che io non so creare una giusta prospettiva vi sto citando Leonardo mi state dicendo che io sto facendo un nudo femminile non perfetto, non idealizzato non idealizzato come ad esempio le veneri rinascimentali, ma le donne reali sono così. Mi state dicendo che io sto rappresentando una donna che si lava, non si capisce bene cosa davanti a questi uomini, ma è una scena che tutti sapete, che conoscete, perché sapete che cosa accade nei parchi all'aria aperta della città del capitalismo e dell'industrializzazione nella città di Parigi, nel centro del mondo. Potete attaccarmi, però io sono un artista vero. Io so dipingere, io sono un grande pittore, io ho studiato e questa mia firma mi impone di difendermi in qualche modo dai vostri attacchi e di sottolineare che l'arte ormai deve andare oltre, deve disturbare, deve crearsi una nuova identità proprio negli anni in cui la fotografia sta nascendo e quindi Manet percepisce prima di tutti questa rivoluzione che sarà la seconda crisi della storia dell'arte.
La prima è il manierismo, la seconda è proprio la nascita della fotografia, perché l'arte per millenni, dalle grotte di Lescaut, dalla preistoria, ha sempre voluto rappresentare la realtà, il verosimile. Quando nasce la fotografia l'arte è come se non avesse più senso di esistere, perché la fotografia ovviamente rappresenta la perfezione, cosa che l'arte non può in confronto a un ritratto fotografico. Vi ho fatto l'esempio all'inizio, l'autoritratto di Manet e la fotografia.
La fotografia è sicuramente più perfetta, ma c'è un dettaglio, l'autoritratto ti può raccontare di come si vede l'artista e questo autoritratto del 1879 di Manet sottolinea anche la pittura, la rivoluzione pittorica, perché forse ciò che la pittura aveva, che all'epoca la fotografia non aveva, era proprio il colore. Il colore è il primo modo in cui gli artisti cercano di reagire, di ricreare il proprio senso di vita, quindi la potenza del colore, la perdita della perfezione dell'accademismo, del disegno e il colore come senso dell'esistere, dell'emotività, come poi farà egregiamente e in maniera completamente libera Vincent van Gogh. Siamo quindi arrivati a queste due opere rivoluzionari che cambiarono la vita al nostro Manet.
Manet dopo le critiche contro di lui, dopo queste due opere che cambiano la storia dell'arte, infatti quest'anno secondo me è importante, è 1863, come vi ho anticipato Manet andrà in Spagna per riprendersi e la Spagna, la pittura spagnola è sicuramente una delle... una delle pitture che lui più ama, apprezza, Velázquez, ma anche Francisco Goya. Osserva, guarda le opere di Francisco Goya a Madrid e osserva ad esempio la Celestina, la maglia e la Celestina al balcone, che racconta una verità dell'epoca.
Goya qua racconta la prostituzione che avveniva proprio in famiglia. La maglia e la Celestina, vedete qua la Celestina dietro che sembra in realtà sgranucchiare il suo rosario. che poi se guardiamo bene non si capisce se è un rosario o una collana però la pose è proprio quella della preghiera ma in realtà c'è un ghigno molto cattivo di questa donna e in primo piano c'è la Maya al balcone che osserva la strada e si fa osservare dalla strada si fa guardare da chi passa e questo era proprio quello che accadeva un po'in realtà come le vetrine oggi di Amsterdam era quello che accadeva la prostituzione veniva proprio così nella Spagna dell'inizio dell'ottocento le donne, le nonne, le madri vendevano le proprie figlie in una povertà assoluta in un'ignoranza profondissima che racconta benissimo Goya nelle sue incisioni dai disastri della guerra ai capricci il sonno della ragione genera mostri Goya racconta cosa avveniva nella società e una delle piaghe della società dell'epoca era proprio la prostituzione delle giovani donne... creata e strutturata dalle nonne, dalle madri, quindi dalle donne di famiglia che per guadagnare qualcosa vendevano liberamente dal balcone le loro figlie che dovevano farsi guardare e attirare lo sguardo dei possibili clienti.
Questa è un'altra opera che è l'Hemaias al balcone, 1808-1814 e questa è un'altra realtà, la prostituzione degli uomini, la molestia. il potere maschile sulle donne, sulle maia, sulle donne dell'epoca, quindi in questo caso c'è la rappresentazione proprio delle donne al balcone che si fanno guardare con dietro i due approfittatori, coloro che guadagneranno dalla vendita di queste due giovani donne. Manet vedrà queste opere e rappresenterà, realizzerà una delle opere sue più famose e affascinanti, secondo me, della storia dell'arte.
che sono proprio le maias al balcone ed è, qua forse non c'è neanche bisogno che ve lo dico è ovviamente una citazione a Goya che lui dichiara chiaramente anche nel titolo ed è la rappresentazione però qua sono passati 70 anni nella storia siamo a Parigi e non siamo in Spagna e sono queste due donne bellissime al balcone che si fanno guardare con volti tristissimi o addirittura senza volto, con un volto anche qui sfocato come il nostro bevitore d'assenzio all'inizio della lezione. E dietro questi due uomini benestanti, Manet sapeva rappresentare molto bene questo atteggiamento degli uomini benestanti per bene dell'epoca, di chissà che vincerà sempre su tutto e controlla la situazione sperando che prima o poi qualcuno si fermi e chieda. Insomma, di poter sfruttare il corpo di una di queste due donzelle.
L'ombrellino, tra l'altro, era proprio un simbolo dell'epoca delle prostitute, e quindi questa rappresentazione è profondamente, anche qui, sociale, di denuncia sociale, quindi in realtà Manet andrà in Spagna, tornerà dalla Spagna, più convinto di prima che il suo ruolo nella storia e nella storia dell'arte sia quello proprio di, anche citando i grandi, abbiamo visto Tiziano, abbiamo visto... le nature morte, Fiamminghe di Caravaggio abbiamo visto qui Francisco Goya vedremo, poi ci saranno ci sono tante altre opere in cui ha citato Diego Velázquez ad esempio con Las Meninas da Velázquez prese anche questo fondo neutro pensate all'opera di Manel Pifferaio in cui c'è proprio questo fondo neutro assolutamente puro essenziale Citando i grandi però lui dice, io cito, io sono bravo e conosco, ma vi racconto la società in cui viviamo e denuncio profondamente la società in cui viviamo. E qui citando Goya in realtà cita un artista che era un artista che ha denunciato la società, che è stato richiamato anche dall'inquisizione Goya per le sue incisioni.
Quindi è proprio un richiamo. a un artista che ha rivoluzionato la storia dell'arte spagnola e qui Manet vuole fare la stessa cosa nell'epoca sua a Parigi, la Parigi brulicante che sembra giugliosa, emancipata, libera, ma in realtà è assolutamente rinchiusa in gabbie di donne senza volto, quasi con maschere. E ho portato in questa lezione anche due opere. che abbiamo appena visto alla mostra da Van Gogh a Picasso bellissima mostra della collezione Tannhäuser dal Guggenheim di New York e proprio alla prima sala c'erano queste due opere di Manet che raccontano proprio quello che vi sto raccontando della finta emancipazione femminile di donne che ad esempio qua una donna allo specchio che si guarda ma noi non vediamo il riflesso richiamo della venera allo specchio di Diego Velázquez di Velázquez... E come vedete Vilasquez è un nome che ritorna nella sua arte.
È una donna che si toglie da sola il corsetto, pensate che questo gesto era visto quasi come esagerato, fastidioso anche questo, disturbante, perché dava fastidio vedere una donna che si vestiva e si svestiva da sola. Pensate un po'una delle critiche che fu fatta anche a Henriette Lusleutrec quando rappresenta le prostitute. che si vestono e si svestono e si lavano da sole, era una cosa che non si voleva vedere all'epoca, una donna ha sempre bisogno di un uomo per sistemarsi. Questa donna si sta svestendo dopo una serata probabilmente all'Opera o in uno di questi locali, ma non vediamo il suo volto, forse è lei per stessa che non si vede, perché non è felice, si sente persa in questa Parigi brulicante che fa perdere in realtà l'essere umano.
E anche qui... Ho proprio spiegato così anche alla mostra questa donna, questa donna col vestito a righe, che è probabilmente una prostituta perché è un dettaglio esotico e l'esotismo era spesso un altro dettaglio come l'ombrellino legato alla prostituzione. Ma non si sa, sicuramente una donna senza volto, anche qui un volto che sembra una maschera, senza espressività, senza emotività, senza identità. e questa industrializzazione, questo capitalismo, questa frenesia sta facendo perdere l'essere umano ed è poi tutto questo senso, questo profondo senso, si concentra in questa opera che è una delle ultime opere di Edouard Manet, che io trovo un capolavoro assoluto questa è una delle opere su cui passo molte ore con i miei alunni in classe perché cerchiamo di analizzarla da ogni punto di vista perché è un mistero E'un mistero ancora oggi, il nostro Manet racconta il bar delle Folies Bergère.
Siamo nel 1881-82, c'è sullo sfondo uno specchio che ritrae la vita di fronte alla nostra protagonista, è quello che lei vede. donne che donna, uomini che giocano, che ballano, che bevono, brulicanti di follia, di fata verde forse, di assenzio. Al centro c'è lei, una cameriera, quindi una donna lavoratrice, altro elemento di rivoluzione sul femminile, di emancipazione. Però lei ha uno sguardo assolutamente triste, perso. Qualche anno fa c'è stata una mostra bellissima a Palazzo Reale a Milano dedicata a De Dormany.
E quando iniziavo il percorso dicevo sempre, preparatevi, adesso c'è un gioco, facciamo un gioco, ditemi se nel percorso c'è una donna che sorride nelle opere di Manet. Non ne abbiamo trovata neanche una, perché Manet sceglie la donna come luogo dell'emotività, come persona per raccontare la verità dell'epoca, che era una verità straziante, era una gabbia di finta felicità, una depressione frenetica. questa donna è completamente isolata sta pensando chissà cosa e poi c'è il grande mistero il grande mistero qui dietro c'è un'altra donna che parla con un uomo grande mistero, è una sua collega?
o è lei che si specchia al contrario e che sta parlando con un uomo che le stacchia delle informazioni o che ci sta provando probabilmente e per questo forse il suo volto guardate, non si sa perché ovviamente se noi pensiamo all'idea di immagine qua dovrebbe esserci l'uomo con cui questa donna sta parlando però se osservate il tavolo dietro sembra una perfetta riproduzione di quello che vediamo in primo piano quindi è lei stessa vista di spalle o è una collega che parla con un uomo? Grande mistero della storia dell'arte dal mio punto di vista non è neanche importante anzi forse Manet un po'come il sorriso della gioconda Leonardo c'è chi dice che quel sorriso della gioconda è il sorriso di Leonardo che ancora si fa beffe di noi dopo secoli di storia dell'arte in cui cerchiamo di capire perché sorride tanto che Duchamp le farà i baffi con la famosa scritta come a dire lasciate perdere la gioconda sorride perché vuole lei e non è importante questo fondamentalmente nella storia dell'arte forse c'è del mistero e l'artista voleva del mistero Credo che sia un po'la stessa cosa, ma forse in quest'opera voleva lasciare del mistero, della confusione, quella confusione che è tipica degli ubriachi, che è tipica di chi ha bevuto, che è tipica della nuova tecnologia della fotografia, perché ad esempio alcuni miei alunni mi hanno detto, ma no, però con alcuni metodi tecnologici della fotografia si può creare il grandangolo che sembra che... Io non ho capito niente, però posso dirvi che in effetti c'è del mistero e forse questa confusione ci sembra quasi di sentire... le voci in sottofondo, il rumore dei bicchieri, questo qualcuno che magari sì ci sta provando e chiede che bella ragazza, ma vuole uscire, così, e lei sembra che si sta un po'isolando. Tutto questo, tutto questo caos, è l'epoca in cui ha vissuto Manet.
È l'epoca della belle époque, che era bella, era bella forse solo esteriormente, ma la profonda anima di crisi. è rappresentata perfettamente nelle opere di Manet, di questo grande genio, di questo grande rivoluzionario della fine dell'Ottocento. Pensate che Manet, quando io racconto ai ragazzi la storia dell'arte, lo metto tra i primi rivoluzionari della fine dell'Ottocento.
Quello che ha dato il via a Lautrec, a Klimt, a Van Gogh, a Gauguin e a Cézanne, quei cinque rivoluzionari che hanno poi aperto il mondo delle... avanguardie Manet ha saputo essere un reporter della storia attraverso l'arte attraverso il racconto dell'immagine una storia che è sconvolgente quella della fine dell'ottocento perché sarà poi rappresentata nell'urlo di Munch alla fine dell'ottocento proprio quella depressione quel panico, quell'ansia quella perdita della propria identità quella... Eterno sovrappensiero, quella voglia di staccarsi e Manet ha scelto la donna come luogo e come mediatore di questa crisi, di questo disagio di un'epoca.
Per questo io credo che sia il più grande artista contemporaneo in realtà, perché da lì nasce anche questo amore dell'artista come intellettuale, dell'artista come... persona che può raccontare e ribellarsi alla società. Vi ho messo qui delle fonti che... su cui mi sono appoggiata Gombrich ovviamente è la storia dell'arte però anche tutto quello che ho letto in questi anni le opere che ho visto i cataloghi di queste due importantissime mostre quella di Manet nel 2017 a Palazzo Reale e quella di Van Gogh da Van Gogh a Picasso della collezione Tannhäuser a Palazzo Reale proprio del 2019 spero che vi sia piaciuto anche questo percorso e vi ringrazio tantissimo per avermi seguito e un abbraccio grande alla prossima e a presto grazie, un bacio, ciao!