Buonasera, e vidi salir dal mare una bestia piena di nomi di bestemmia. È una citazione dall'Apocalisse con cui Papa Gregorio IX apre una bolla in cui parla dell'imperatore Federico II. Una bolla in cui denuncia l'imperatore Federico II che è il protagonista della nostra serata. Una bolla in cui Papa Gregorio denuncia l'imperatore Federico come nemico della Chiesa.
Questa bestia piena di nomi di bestemmia, secondo il Papa, considerava Cristo un impostore, metteva in dubbio la sua nascita da una vergine e preferiva l'Islam al cristianesimo. Questa è l'opinione del Papa. Io metterei subito in chiaro, come dire, qualcosa, toglierei il dubbio. Federico in realtà era cristiano, non è vero che preferiva l'Islam al cristianesimo. Tanto che...
Parlando della città di Iesi, dove era nato, a un certo punto Federico II dice «la mia Betlemme». Non era modesto, ma non era neanche musulmano. D'altra parte va detto che era nato il 26 dicembre e quindi un po'di idee gli erano venute in mente. Ci sono anche delle sue lettere ad altri regnanti cristiani in cui denuncia proprio questa persecuzione del Papa contro di lui, dicendo sostanzialmente che sono perseguitato come Cristo.
Era un imperatore cristiano, il che vuol dire per esempio che ha pubblicato leggi ferocissime contro gli eretici. Gli eretici dovevano essere bruciati vivi, tutti, perché Federico II era un imperatore cristiano. Il diritto romano che sapeva che le leggi degli antichi imperatori romani sono ancora valide, ma vanno aggiornate. Nel diritto romano si diceva chi offende l'imperatore, chi è colpevole di lesa maestà al rogo.
L'hanno inventato gli imperatori romani. romani non l'inquisizione il rogo però poi federico secondo d'accordo con l'inquisizione diceva l'esa maestà certo e qual è la peggior l'esa maestà quella dell'eretico che non offende solo il re offende dio dunque al rogo mi rendo conto che qualcuno si starà chiedendo ma il titolo non era una storia di condivisione sì certo non sembra incoraggiante come premessa ma tutta la storia di fede Federico II è sotto il segno della contraddizione. È una storia profondamente contraddittoria, sconcertante. Era sconcertante anche per i suoi contemporanei, che facevano fatica a capire che razza di uomo fosse.
E in questa storia contraddittoria e sconcertante vedrete che alla fine ci sarà spazio anche per parlare di condivisione. Dunque mettiamo bene a fuoco la figura di cui stiamo parlando. Ricordi di... di scuola. Federico di Svevia, Federico di Hohenstaufen, è nato nel 1194 e morto nel 1250. È stato re di Sicilia, l'ha ereditato dalla mamma questo regno di Sicilia, Costanza d'Altavilla.
E poi è stato re di Germania e d'Italia e imperatore. E lui era figlio e nipote di imperatori, era figlio di Enrico VI, nipote di Federico Barbarossa. forse la parte manualistica finisce subito, mi scuso, ma è necessaria.
Però l'impero non era ereditario, bisognava conquistarselo. Federico è eredita dalla mamma nel Regno di Sicilia e poi si conquista l'impero, che vuol dire la Germania e l'Italia. E che però è ancora sempre l'impero romano dal loro punto di vista in un certo senso. Federico è uno che ci crede molto.
L'impero romano cioè Augusto. Federico si fa chiamare Augusto, si fa ritrarre in busti paludati con abiti classici, conia una moneta d'oro che copia le monete di Augusto e che infatti si chiama Augustale, pubblica Federico II un codice di leggi e le chiama Liber Augustalis. Dunque Augusto, imperatore romano, Salvo che nel frattempo nella storia c'è stata questa grande svolta, loro nel Medioevo, lo sapete, sono ben consapevoli del fatto che l'antichità è finita e che adesso si vive in un'altra epoca.
Quello che non immaginavano era che noi l'avremmo chiamata Medioevo quell'epoca. Loro dicevano giustamente noi moderni. E la grande discriminante è la nascita di Cristo, che cambia il corso della storia.
Quindi lui sia l'imperatore romano come Augusto, ma è anche l'imperatore cristiano, rappresentante di Dio sulla terra. Qui però c'è lo scoglio con cui tutti gli imperatori medievali, a partire da un certo momento, hanno dovuto fare i conti. Rappresentante di Dio sulla Terra l'imperatore, ma c'è qualcun altro che a un certo punto comincia a dire no, sono io il rappresentante di Dio sulla Terra, il Papa. Il Papa che a partire dall'undicesimo secolo comincia a portare il titolo di Vicario di Cristo.
Noi ci siamo così abituati. Che sembra strano pensare che per mille anni i papi non si sono mai sognati di farsi chiamare vicario di Cristo. Vicario, voi capite, il sostituto, l'uomo messo lì a fare lo stesso ruolo. Invece dopo l'anno mille i papi cominciano a dire vicario di Cristo e dunque non è più l'imperatore, è il papa che rappresenta Dio sulla terra.
A partire da quel momento papa e imperatore nel mondo cristiano non riescono più ad andare d'accordo. E tocca anche a Federico. Questo destino di non andare d'accordo col Papa.
Eppure all'inizio andava bene. Federico era rimasto orfano da bambino. Morto il papà Enrico Imperatore, morta la mamma Costanza, erede del Regno di Sicilia.
Il bambino è eredita del Regno di Sicilia, ma è un bambino, ci vuole un tutore. e il tutore è il Papa e il Papa pensava che Federico questo bambino avrebbe potuto manipolarlo come voleva pensava che lo avrebbe convinto a accontentarsi del regno di Sicilia e non pretendere di di diventare anche imperatore. Finché Federico è un ragazzino i papi lo hanno amato e coccolato.
Innocenzo III lo dichiara figlio della chiesa, filius ecclesie. C'è anche un altro nome, latino anche quello, con cui Federico è conosciuto da bambino, da ragazzino. È un nome che fa il giro dell'Europa, il bambino di Puglia, Puerapulie, dove la Puglia per sineddoche è un termine che loro usavano spesso per indicare l'intero sud. dell'intero regno normanno di Sicilia.
E questo bambino da cui tutti si aspettano grandi cose. E capite l'idea di questo bambino di cui il Papa è il tutore, che un giorno sarà re. Si fantastica molto intorno a questo bambino.
Arriva fino in Germania questa espressione. I poeti tedeschi parlano del bambino di Puglia, das Kind von Puglie. E tutti si aspettano finalmente un'impegno. imperatore che sarà capace di riportare la pace nel mondo cristiano andando d'accordo col Papa.
Però non dura. Quando Federico è bambino il Papa è un grande Papa, Innocenzo III. E'uno di quei grandi Papi che noi medievisti abbiamo studiato per anni.
Gregorio VII, Innocenzo III, Bonifacio VIII, chiedendoci chissà come erano. Poi è venuto Giovanni Paolo II e abbiamo tutti detto, ecco, cominciano a capire come dovevano essere quei grandi Papi. Finché c'è Innocenzo III Federico... Federico II si chiama ufficialmente re per grazia di Dio e del Papa. Appena muore Innocenzo III le ultime tre parole cadono.
Federico II comincia a chiamarsi re per grazia di Dio. E comincia a mirare all'impero. Ha la corona di sua madre, la Sicilia, e comincia a aspirare alla corona di suo padre, l'impero. L'Italia, la Toscana, il Nord, la Lombardia, la Germania.
È elettiva la corona imperiale, bisogna far politica, conquistarsela. I papi non sanno bene cosa fare, perché i papi non sono contenti all'idea che un solo sovrano mette insieme l'Italia del Sud e l'Italia del centro-nord della Germania. trova a quel punto, schiacciato dentro Roma. I papi non sono contenti però continuano a sperare, dopo tutto Federico è un uomo loro e nel 1220 Papa Onorio III lo incorona imperatore. Diventato imperatore Federico comincia a fare quello che vuole lui, non più quello che si aspetta il Papa.
Ed è qui che la sua immagine si sdoppia. E'la grande difficoltà di capire chi era Federico II, in realtà non lo sapremo mai chi era davvero. Perché non c'è nessuno che ce lo racconta in termini neutrali. Federico II per molti è il sovrano più straordinario che loro abbiano mai conosciuto. È un sovrano rivoluzionario che sta costruendo un sistema di potere che preannuncia già l'assolutismo, un sovrano che governa davvero, non come i re medievali che si appoggiavano sul consiglio dei vassalli.
Federico è un sovrano che ha dei burocrati pagati, che pubblica leggi, che fa ascoltare davvero la sua autorità e poi al tempo stesso è un uomo eccezionale perché è intelligente, è curioso, si interessa di tutto, conosce tutto, discute di filosofia, di magia. di matematica, la gente è stupefatta, lo chiamano stupor mundi, lo stupore, la meraviglia del mondo. E badate che quei cristiani del 200, Federico muore che Dante credo sia appena nato o sta per nascere, è quello il mondo, quei cristiani del 200 non sono degli ingenui, è una civiltà evoluta, complessa, enormemente complessa.
soffisticata, con intellettuali di un'intelligenza strabiliante, però uno come Federico non l'hanno mai visto. Sono gente che non si stupisce di niente, invece Federico li stupisce, stupormundi. Questo per metà dei suoi contemporanei, per l'altra metà è l'anticristo.
Io pensavo adesso di appoggiarmi per qualche minuto sulla testimonianza di un autore che l'ha conosciuto bene, Federico. E'uno degli autori più divertenti del 200, fra l'altro, fra Salimbene, Salimbene da Parma, grande cronista. Frate Francescano, uno degli uomini più informati del suo tempo, Fra Salimbene è un uomo di nobile famiglia, ha conosciuto tutti, ha conosciuto papi, vescovi, imperatori. Per poco è diventato vescovo anche lui, Fra Salimbene. vecchio nella sua cronaca lo dice e si vede che gli dispiace un po', dice bastava che mio papà insistesse un po'di più col papa e invece non è andata così.
E fra Salimbene è anche uno degli uomini più pettegoli del suo tempo, conosce delle cattiverie su tutti e su Federico II ha da dire tantissime cose il nostro frate. Quando comincia a parlare di Federico traccia un ritratto che è quello della propaganda papale. Salimbene, è importante perciò ve lo dico, scrive molti anni dopo, quando Federico è già morto da un bel pezzo.
Vedrete perché è importante. Salimbene riferisce la propaganda ufficiale. Federico per tutta la vita ha combattuto contro la Chiesa.
Non era credente della fede in Dio, non sapeva cosa farsene. E questo Federico fu uomo pestifero e maledetto, scismatico, eretico ed epicureo, che ha corrosso la vita. rotto tutta la terra.
E poi naturalmente astuto, avaro, lussurioso, malizioso, iracondo, tutti i sette peccati capitali. Eppure dopo aver detto tutto questo, Salimbene dice, e ogni tanto era un uomo di valore, quando voleva far vedere le sue qualità e la sua cortesia. Era un uomo piacevole, allegro, simpatico, pieno di iniziativa. Salimbene aggiunge, io l'ho conosciuto. E c'è stata un'epoca in cui gli volevo bene.
E ancora, conosceva tante lingue e le sapeva parlare tutte. E per farla breve, dice Salimbene, se fosse stato un buon cattolico e avesse amato Dio e la Chiesa e l'anima sua, non ce ne sarebbe stato un altro come lui, fra i sovrani di questo mondo. Però naturalmente Federico ha sbagliato tutto, ha combattuto la Chiesa.
E perciò è morto, scomunicato e dannato. Ah sì, Salimbede dice anche un'altra cosa, è molto curiosa perché lo dice senza commento. A un certo punto Salimbede di Federico dice, voleva mandare la chiesa a gambe all'aria, in modo tale che sia il Papa che i cardinali e gli altri prelati fossero poveri e andassero a piedi.
E uno si chiede, ma questo è un francescano? Non sarà che il Francescano se ne deve rendere conto che questa cosa non è poi così vergognosa, ecco uno si chiede se sotto sotto anche Salimbene non è un po'tormentato dalla contraddizione, perché questo programma a San Francesco sarebbe piaciuto. Ma c'è un'altra cosa fondamentale.
Entro in una difficoltà, voi mi scuserete. Salim Bene è uno di quelli che si sono convinti che Federico è l'Anticristo. Voi sapete la storia dell'Anticristo, l'Apocalisse di San Giovanni, ultimo libro del Nuovo Testamento. L'Apocalisse è un libro di storia.
Semplicemente non racconta storia del passato, ma storia del futuro. Racconta come va a finire il mondo. È un regalo che Dio ha fatto all'uomo. Dio naturalmente la storia la vede tutta.
Per lui non ci sono passato, presente e futuro. Dio vede tutto con te. contemporaneamente. Perciò Dio ci ha raccontato come finirà il mondo. Noi conosciamo il passato, se ne occupano i cronisti, pensa Salimbene, conosciamo il presente, l'immediato futuro, no, ma l'ultimo pezzo del futuro lo conosciamo oggi.
già c'è l'apocalisse e l'apocalisse dice che verrà l'anticristo e farà tutti i mali possibili commetterà tutti i delitti possibili al di là dell'immaginazione umana e quando l'anticristo avrà commesso tutti i delitti possibili a quel punto ci sarà il secondo avvento tornerà gesù cristo e si aprirà un'epoca di pace alla fine della quale ci sarà il giudizio universale E c'era un profeta, l'abate Gioacchino da Fiore, l'abate calabrese, il quale aveva profetizzato che l'anticristo era Federico II. E Salimbene era uno che ci credeva. Lui era un seguace di Gioacchino da Fiore, Era giovane Salimbene, credo che aveva 25 anni quando è morto Federico.
Quindi lui, giovane, adolescente, giovanotto, Salimbene assiste alla parabola di Federico II, ai delitti che secondo il Papa si fanno. Rassegnano gli ultimi anni di Federico e Salimbene dice ma ci ha azzeccato Gioacchino da Fiore, è proprio questo l'anticristo. Ancora da vecchio Salimbene si ricorda, Gioacchino aveva profetizzato che Federico II sarebbe stato un grande criminale.
Vi leggo un passetto. Il tuo padre, il quale gli chiedeva del proprio figlio come sarebbe stato in futuro, gli rispose, perverso il tuo ragazzo, malvagio il tuo figlio ed erede, o principe, a Dio, turberà la terra e calpesterà i santi di Dio. Tutto questo fu compiuto in Federico, come abbiamo visto con i nostri occhi che ora siamo nel 1280. 1983, quando scriviamo questo, la vigilia della Maddalena.
Sono passati 33 anni dalla morte di Federico e Salimbene è ancora convinto che l'abate ci ha azzeccato a dire che lui sarebbe stato un grande criminale. Ma non l'anticristo però. Lì no. Perché a un certo punto è morto e non aveva ancora compiuto tutti i suoi delitti, non si era ancora impadronito del mondo. Su questa cosa Salimbene ha dovuto ammettere che l'abate Gioacchino si sbagliava.
E ci racconta anche questa cosa, quando io ero giovane, dice Salimbene, io aspettavo, l'abate Gioacchino aveva promesso che l'anticristo doveva trionfare nel 1260. E voi capite, negli anni 40 Salimbene comincia a dire, eh, ci siamo quasi, un po'di pazienza, l'imperatore Federico continua a commettere i peggiori delitti. E poi dice Salimbene, ma hanno detto che era morto. E io non ci volevo credere.
E poi ho dovuto crederci perché l'ha detto il Papa e io ero col Papa in quel momento. Ero a Ferrara sul balcone, il Papa parlava al popolo, io ero lì di fianco a lui e il Papa ha annunciato l'imperatore Federico. è morto e io, dice Salimbene, sono inorridito perché ero così convinto che era lui l'anticristo.
E invece capite, niente, è tutto sbagliato e tocca ricominciare a aspettare l'anticristo. chiedersi chi sarà, ecco, è una tragedia. Salimbene ci dice anche come mai quest'uomo era tanto ammirato e al tempo stesso suscitava tanta ostilità. Il Federico che ci descrive Salimbene è un uomo fuori da tutte le regole, come non ce ne sono altri, purtroppo o forse per fortuna. La cosa che lo colpisce di più è questa.
Federico era uno che era capace di dire cose che nessuno alla sua epoca si sarebbe sognato di dire. Diceva delle cose enormi, le vedremo, e poi faceva delle cose enormi. A un certo punto Salimbene elenca, dice adesso vi elenco sette superstizioni dell'imperatore Federico.
In realtà la parola superstizione andrebbe un pochino analizzata, lui intende dire stranezze, nel bene o soprattutto nel male. C'è sempre la propaganda pontificia dietro. Alcune delle cose che racconta Salimbene, francamente, sembra difficile crederle, sono appunto la propaganda pontificia. Una volta ha fatto tagliare il pollice a un notaio, un suo segretario, perché aveva scritto Fredericus. E lui invece voleva che si scrivesse Fridericus.
Voi capite, tagliare il pollice a un notaio vuol dire impedirgli, il destro non il sinistro, vuol dire impedirgli di fare il suo lavoro, ma sembra difficile francamente. E poi ci sono gli esperimenti, perché Federico era curioso. Si poneva un sacco di domande e cercava le risposte. E le cercava con l'esperimento, per esempio Salimbene ce l'ha detto, amava le lingue Federico, era uno bravo con le lingue.
E a un certo punto si è detto ma chissà qual è la lingua primigenia dell'umanità, chissà qual è la prima lingua che gli uomini hanno parlato, sarà il latino, sarà il greco, sarà l'ebraico, proviamo, dice Federico, ed ha ordine di allevare alcuni bambini senza mai rivolgergli la parola, perché vuole vedere quando crescono in che lingua parleranno. E qui la cosa straordinaria è che Salimbene dice, non l'ha mai scoperto, perché morivano tutti questi bambini. Ma la cosa veramente straordinaria è che Salimbene dice, ed è ovvio che morivano, perché un bambino non può vivere senza le chiacchiere, le coccole, i discorsi della mamma o della ballia. Ecco, questa cosa Salimbene, che è un francescano, l'ha capita. Federico, che era un superuomo, non c'era arrivato a questa cosa qui.
Poi ci sono tutti gli altri esperimenti che, ripeto, sono sicuramente la propaganda dei nemici. Federico che vuole scoprire se l'anima esiste. Allora fa chiudere un uomo in una botte finché non muore. Poi apre la botte.
Il corpo c'è, ma l'anima non c'è da nessuna parte. E quindi... Federico che vuole scoprire i misteri della digestione, quindi fa mangiare abbondantemente due uomini, poi uno lo manda a caccia e l'altro lo manda a fare la pennichella. La sera li fa squartare tutti e due per vedere quale ha digerito meglio.
Ma io ripeto, non vorrei che vi faceste influenzare, perché queste sono le chiacchiere della propaganda pontificia e guelfa e mi sembra francamente molto improbabile che Federico facesse davvero queste cose. Invece c'è una cosa che dice Salimbene che è credibile, secondo me. Federico che va alla crociata, ne parleremo, sarà la parte finale di questa relazione, la crociata di Federico, ma anticipiamo, Federico che va alla crociata, arriva in Palestina, si guarda intorno e dice Ma sarebbe questa la terra di latte e miele.
Il Signore non ha visto il mio regno di Sicilia. Quando ha mandato gli ebrei in questa terra e gli ha detto che li mandava nel paese più bello del mondo, il Signore si era dimenticato di com'è bello il mio regno di Sicilia. E questo, ripeto, secondo me potrebbe anche essere credibile.
Ora voi capite che il personaggio suscitasse reazioni contrastanti. Le suscitava tuttora, anche fra gli storici. Qui c'è un pezzettino che io mi ero detto magari lo salto per ragioni di lunghezza, poi mi sono pentito, non lo salto. È una piccola divagazione sul più grande storico del Novecento che ha studiato Federico II. Tuttora se voi andate a cercare in libreria una biografia di Federico II, ce ne sono tante, anche recenti, ma la più grossa, monumentale, che è veramente un monumento culturale a suo modo, è quella di uno storico tedesco, il Kantorowicz, Ernst Kantorowicz, che scrive negli anni 30 la sua biografia di Federico.
Kantorowicz è un personaggio affascinante e struggente, vi dirò perché. È un nazionalista tedesco, è un borghese di ottima famiglia, ufficiale del Kaiser nella prima guerra mondiale. Poi addirittura ufficiale nei Freikorps, cioè in quei corpi paramilitari che hanno represso nel sangue la rivoluzione comunista in Germania nel 18, nel 19. E con tutto questo Kantorowicz è un grande storico e scrive questa colossale biografia di Federico II.
Come viene fuori Federico II agli occhi di questo grande intellettuale nazionalista tedesco della prima metà del Novecento? Viene fuori. Uno che è un eroe tedesco.
Federico era siciliano, ovvero similmente parlava molto meglio il siciliano e il toscano che non il tedesco, ma per Kantorowicz è un eroe tedesco. E poi si vede che Kantorowicz studia Federico II e davanti agli occhi ha i libri che per lui sono stati decisivi. Nice, il superuomo. Quando parla di Federico II Kantorowicz ha chiaramente in mente Lubermensch, il superuomo di Nice.
E però ha in mente anche un altro modello culturale, più contraddittorio, tanto per cambiare. A un certo punto lo paragona al Mephistofele del Faust. Capite, per un intellettuale tedesco il Faust di Goethe c'è tutto dentro. C'è Mephistofele che è la contraddizione incarnata, lo spirito che nega, che non crede a niente, che mette in discussione tutto. Però anche, lo sapete, Mephistofele del Faust...
quella forza che vuole sempre il male e che finisce per far sempre il bene. Vi leggo cinque righe di Kantorowicz che descrive il giovane Federico II, il bimbo di Puglia. Uno spirito schiettamente tedesco, germanico, avvolge lo Stauffen, facendone nella sua pericolosità quasi un precursore di Mephistofele, che non zoppica e non ha corna di caprone, ma va per il mondo con la chioma bionda, lo sguardo innocente e la bellezza del fanciullo di Puglia, e con armi rapite agli dèi vince senza combattere.
Ecco, questa probabilmente non è storiografia, però è arte a suo modo. E voi capite che noi storici ci confrontiamo con modelli di questo genere, studiando Federico II. Vi dicevo che questa su Kantorowicz è una specie di, come dire, di parentesi, di excursus.
Non c'entra granché col tema nostro della condivisione a cui adesso arriverò. O forse c'entra, pazienza. Vi concludo su Kantorowicz, perché è una storia di per sé affascinante.
Questo ufficiale del Kaiser. nazionalista tedesco di destra, a un certo punto si scopre che è ebreo. E lui lo sapeva benissimo di essere ebreo, ma non gli aveva dato nessun problema fino al 1933. E nel 1933 essere ebreo gliene dà dei problemi, per cui Kantorowicz viene espulso dall'università, se ne va dalla Germania, va in America, è uno storico così prestigioso che gli danno una cattedra a Berkeley. E a Berkeley fa ancora in tempo, dopo aver confrontato, essersi confrontato col nazismo, a confrontarsi con una piccola variante minore del nazismo, molto minore, il maccartismo.
Al momento del maccartismo Kantorowicz è a Berkeley e contesta l'intolleranza maccartista, prende posizione pubblicamente contro il maccartismo, a costo di perdere la cattedra a Berkeley. È vero che gliene danno subito una Princeton. perché Kantorowicz e comunque... ecco tanto per dirvi come possono essere o come sono stati nel novecento certe volte struggenti i percorsi degli uomini, anche chi fa un mestiere tranquillo come il mio. Dopodiché questo era semplicemente per concludere prima parte di questo nostro incontro il ritratto di Federico II con tutte le sue contraddizioni.
Un uomo che tanto i suoi contemporanei quanto noi facciamo una gran fatica a irrigidire a dargli una definizione precisa, a capire chi era. Veniamo al tema che mi permetterà alla lunga di parlare di condivisione, e cioè il rapporto di Federico II, imperatore cristiano, col mondo islamico. Federico ha ereditato un regno, il regno di Sicilia, la cui capitale era stata una delle più grandi città arabe e musulmane del Mediterraneo, Palermo.
Sui tempi non era già più così, ma fino a non molto tempo prima la Sicilia era un paese arabo e musulmano, almeno quanto era un paese cattolico, è un paese greco, è un paese di ebrei, era un paese di straordinaria convivenza di gruppi diversi. C'è una famosa miniatura, che potete trovare su internet se andate a cercarla, la cancelleria del re Normanno Ruggero II, il nonno di Federico. Nella cancelleria del nonno di Federico si vedono al lavoro tre impiegati.
Uno è un cristiano, anzi un ecclesiastico e tonsurato. Un altro è un ebreo, riconoscibile da molti segni e fra l'altro dalla gran barba. E il terzo è un musulmano col turbante.
E tutti e tre sono impiegati del re di Sicilia e lavorano fianco a fianco nella sua cancelleria. Al tempo di Federico II però le cose stavano cambiando, anzi erano già cambiate perché comunque la popolazione musulmana e anche quella ebraica di Sicilia non resistono a lungo alla conquista cristiana. Capite, con l'arrivo dei normanni ormai il potere è cristiano e per chi non è cristiano comunque la vita si fa difficile.
Federico non ha più una corte piena di dotti musulmani come avevano i re normanni, ne ha qualcuno, pochi, pochi. All'inizio ha ancora qualche impiegato arabo, ma convertito al cristianesimo. Dotti filosofi musulmani non ne ha più alla sua corte.
Ha un maestro di arabo però, maestro di lingua araba e di dialettica araba, che gli permette di sparlare l'arabo con gli ambasciatori musulmani personalmente e di discutere con loro. Maestro di dialettica araba che come molti notano è sempre accanto a Federico e quando è l'ora della preghiera tira fuori il suo tappetino, si inginocchia e fa la preghiera, cosa che scandalizza enormemente i stranieri cristiani alla corte di Federico. Ci sono degli ebrei, ci sono dei traduttori ebrei che sanno l'arabo, che traducono dall'arabo all'ebraico. come quello Jacob ben Abba Mari che dedica le sue traduzioni dall'arabo a Federico chiamandolo in ebraico l'amico della sapienza e che a Federico fa questo augurio che suona curioso come augurio rivolto a un re cristiano Jacob ben Abba Mari augura a Federico che il Messia possa venire durante il tuo regno Come sapete gli ebrei lo aspettano, il Messia. Credo che altri re cristiani non avrebbero permesso che gli venisse fatto questo augurio.
Federico sì. E poi ci sono figure che sono mediatori tra le varie culture, come Michele Scoto. Michele Scoto... su cui mi soffermo semplicemente per il divertimento di presentarvi questo personaggio, grande scienziato, astrologo, medico, che ha studiato a Toledo, quindi conosce l'arabo, conosce la cultura araba. Michele Scoto, grande scienziato, lo diciamo noi.
All'epoca la gente comune dice grande mago. Michele Scoto ha questa fama di mago, di indovino. Dante lo mette all'inferno, fra gli indovini.
Colui che veramente delle magiche frode seppe il gioco, frode, quindi inganni. C'è anche, ve lo racconto, ma sì, mi voglio rovinare, c'è anche Salimbene, racconta un aneddoto su Michele Scoto, è uno degli esperimenti di Federico. Federico voleva mettere alla prova la bravura di matematico e astronomo di Michele Scoto. Gli dice, calcola un po'la distanza fra il tetto del palazzo e il cielo. Voi sapete che il cielo per loro è una struttura materiale, è una calotta.
quindi è possibile calcolare la distanza Michele Scoto fa il calcolo dal tetto del palazzo al cielo c'è la tale distanza poi Federico II fa allontanare Michele Scoto per un certo periodo con un pretesto e in sua assenza fa ribassare il palazzo E poi Michele Scotto torna, in apparenza non si vede niente, e Federico gli dice ma perché non mi rifai il calcolo? E Michele Scotto rifa il calcolo e gli dice qui c'è qualcosa di strano o si è abbassato il palazzo o si è allontanato il cielo dopodiché come vi dicevo veri dotti musulmani alla sua corte Federico non ne ha e un po'gli dispiace Perché noi sappiamo che Federico ha cercato in molte occasioni, e ci ha anche riuscito, di mettersi in contatto con dotti musulmani. Federico a più riprese scrive al sultano d'Egitto, al sultano del Marocco, dicendo ho dei quesiti, ho degli interrogativi filosofici, scientifici, matematici, chiedi ai tuoi dotti se mi possono rispondere.
E i sovrani musulmani collaborano, passano le richieste di... Federico ai loro dotti e i dotti rispondono. Al sultano del Marocco Federico scrive dicendo avrei bisogno che mi spiegassero Aristotele la sua teoria sull'immortalità, sull'eternità della materia, perché non l'ho capita bene. Avrei bisogno che mi spiegassero esattamente cosa dice Aristotele sull'immortalità dell'anima. Voi sapete, è un'epoca in cui i libri di Aristotele sono tradotti da poco in latino, non sono ancora così pienamente padroneggiati.
Federico scrive. Questa corrispondenza, anche questa può essere valutata in vari modi. Di recente è uscita una biografia di Federico di un famoso storico del mondo mediterraneo medievale, Abulafia, David Abulafia, ebreo, inglese. Abulafia ha scritto una biografia di Federico II che vuole essere un po'il contrario di quella del Kantorowicz. E cioè se là Federico era il superuomo, Abulafia scrive una biografia per dire ma no, guardate che è un uomo del suo tempo, con tutti i suoi limiti.
E quindi di fronte a queste richieste, a questi quesiti... scientifici, filosofici che Federico spediva ai dotti dell'Islam, Abu Lafya dice sì, vabbè si vede, è uno che ha orecchiato dei concetti. Il guaio è che anche i dotti musulmani tendono a pensare la stessa cosa.
Infatti qui si vede la difficoltà di questo dialogo che Federico cerca di aprire. Il sultano del Marocco passa i suoi quesiti al suo principale filosofo Ibn Sabin. Ibn Sabin scrive, risponde a Federico un intero libro, però gli risponde in un tono un po'sostenuto, perché Ibn Sabin scrivendo a Federico gli dice, imperatore, ma tu hai formulato il quesito ma non l'hai mica formulato bene, si vede che non padroneggi il linguaggio scientifico, dovresti studiare di più prima di fare domande, se no ti confondi con la folla ignorante, e poi il guaio veramente è che Ibn Sabin...
Gli dice, ma poi dopo tutto, insomma, se hai tutta questa gran sete di verità, perché non cominci a convertirti all'Islam? E lì si vede che appunto per dialogare bisogna essere in due e che, come dire, il clima dell'epoca era quello che era, ecco, non era facile per nessuno. E abbiamo parlato dei dotti, del tentativo di Federico di stabilire un ponte, una comunicazione con i dotti musulmani. Ma poi il suo problema quotidiano non sono i dotti, sono i poveracci.
Lui è re di Sicilia e in Sicilia è pieno di popolazione musulmana e sono quasi tutti poveracci, contadini. Sono contadini che se la passano male perché da quando comandano i cristiani chi è rimasto musulmano se la passa male. C'è poco da fare, non sono più i tempi in cui gli scrittori arabi esaltavano la Sicilia come la più bella provincia del mondo musulmano.
Adesso che in Sicilia comandano gli infedeli, non è più così. Molti se ne sono andati e gli altri vivono male. Anche l'economia della Sicilia ne risente.
Federico interviene proprio sul piano economico, cerca di reintrodurre in Sicilia quelle culture in cui i suoi contadini arbi erano più bravi. La canna da zucchero, l'indaco, l'ennè. Ma serve a poco. La popolazione musulmana di Sicilia sta male ed è scontenta. Federico ne prende atto, cerca di intervenire con le leggi.
Federico è un grande legislatore, uno dei motivi per cui è ammirato come sovrano. È un grande legislatore e in queste leggi interviene su questo problema. Anche i nostri sudditi, ebrei o saraceni, hanno il diritto di intentare causa a un altro come vogliono in tribunale.
Nessuno deve impedire a un altro di far causa per difendere i suoi diritti solo perché non è cristiano. Che sono ovviamente parole molto alte, però ci fanno anche vedere, intuire, qual era la situazione reale. Che in realtà questa popolazione musulmana o la minoranza ebraica in tribunale non li facevano entrare.
Anche quando c'è qualche delitto, qualche crimine contro un musulmano o contro un ebreo Noi vogliamo che sia perseguito dalla giustizia, però di nuovo se bisogna dirlo è segno che in realtà la popolazione musulmana ed ebraica è soggetta a continue vessazioni e infatti si ribella. I musulmani di Sicilia quando Federico prende il potere vivono in gran parte in uno stato di ribellione endemica. Già vivono in gran parte nelle zone più impervi della Sicilia, nelle montagne dell'interno dove è difficile andarli a prendere. E sempre di più si comportano più da briganti che da contadini, non pagano l'affitto ai padroni. Non migliora la situazione il fatto che moltissima terra in Sicilia è posseduta dalla Chiesa.
Moltissimi di questi musulmani sono servi dell'arcivescovo di Monreale, del vescovo di Agrigento. E questo non aiuta evidentemente. Fatto sta che a un certo punto la ribellione scoppia apertamente, i contadini musulmani di Sicilia si ribellano e fra l'altro...
prendono Agrigento, catturano il vescovo di Agrigento, se lo portano in montagna, lo tengono prigioniero un anno. A questo punto Federico interviene e, come dire, non voglio dire il peggior Federico che interviene, ma è lo stesso Federico che aveva condannato gli eretici a rogo perché nessuno deve disobbedire nel mio regno. E quindi qui Federico interviene contro i musulmani di Sicilia con una durezza estrema, non perché sono musulmani, ma perché sono ribelli.
Quando si raccontano le campagne di Federico contro i ribelli di Sicilia, è difficile non usare un termine che a noi è diventato fin troppo familiare, anche se loro non lo conoscevano, pulizia etnica. È pulizia etnica, tanto che alla fine non ci saranno praticamente più musulmani in Sicilia. Federico decide che siccome sono ribelli impenitenti vanno sradicati. Detto fra parentesi, Davide Abulafia, che ho citato prima, suggerisce, secondo me si sbaglia, ma per dirvi, suggerisce che in queste continue rivolte endemiche dei contadini arabi di Sicilia ci siano le radici della mafia. Io credo che le radici della mafia siano una cosa un po'diversa, più recente e più complessa.
Scherzando su questo, però, mi sembra più suggestiva un'altra cosa, allora, piuttosto. Federico, avendo svuotato la Sicilia dai saraceni, Trova che il paese è vuoto, bisogna ripopolare e fa venire in Sicilia un gran numero di contadini piemontesi. Fa venire un gran numero di contadini piemontesi, allora si diceva Lombardi perché in quell'epoca il nome Piemonte cominciava appena a essere usato ma era sempre una parte di Lombardia.
Federico rimane parente con molti nobili piemontesi, Marchesi Lancia e fa venire... dal Piemonte, ma lui li chiama Lombardi, un gran numero di contadini piemontesi per ripopolare un certo numero di villaggi della Sicilia che sono rimasti spopolati. Il più famoso villaggio della Sicilia che Federico ripopola interamente con piemontesi è Corleone. Origini della mafia o non origini della mafia, la cosa più significativa però è come va a finire questa pulizia etnica, perché in casi simili in un regno medievale si diceva o vi convertite o ve ne andate fuori.
Federico non fa né l'uno né l'altro. I saraceni che deporta dalla Sicilia Poi se li porta in Puglia, che è la regione del suo regno che lui ama di più e dove soggiorna più volentieri, e gli regala una città. C'è un'intera città lucera. C'è stato il terremoto, la cattedrale è crollata. Ottima situazione.
Il vescovo momentaneamente è assente. Federico dice al vescovo stai pure lontano dalla città e ripopola Lucera con i saraceni, 15.000 saraceni, un'intera città su scala medievale, e crea questa cosa unica in tutta l'Europa dell'epoca, è impensabile ancora anche per molti altri secoli dopo, è impensabile anche adesso a pensarci bene, un'intera città musulmana, pubblicamente musulmana, con le mosche. moschee aperte e i muezzin che chiamano alla preghiera. E con questi saraceni di Lucera Federico avvia un rapporto strettissimo. Sembra quasi che dopo averli perseguitati loro si sentano ormai debitori del fatto che li ha salvati e tutelati, per cui diventano i suoi sudditi più fedeli.
Fra i saraceni di Lucera Federico recluta un reparto militare che poi si porterà sempre dietro la sua guardia più fedele e fatta di saraceni. tiranno orientale. Questi uomini sono i suoi schiavi, sono suoi e lui li protegge e li tutela e loro gli sono fedeli come lo schiavo al suo padrone assoluto.
Sta di fatto che il Papa dice non potrei mandare dei dominicani a Lucera per predicare e Federico dice ma non ce n'è bisogno, si stanno già convertendo, molti si sono già convertiti, non c'è nessuno. Insomma, i saraceni di Lucera sopravviveranno ancora 50 anni dopo la morte. la morte di Federico, saranno poi gli angioini che decideranno di farla finita e spianeranno Lucera e venderanno in schiavitù tutti i saraceni rimasti. E finalmente, ultimo dei nostri temi. E'quello dove veramente non si tratta più di giocare sulle contraddizioni, ma dove veramente viene fuori qualcosa che giustifica il collegamento con il tema della condivisione.
La crociata. Federico è la crociata. Contesto, siamo in piena epoca delle crociate e in una fase particolarmente acuta, perché voi sapete com'è la faccenda, la prima crociata parte per conquistare Gerusalemme.
Va bene, si conquista Gerusalemme. A questo punto i musulmani si impegnano per riconquistarla. Le crociate successive, la seconda, la terza, sono fatte per difendere Gerusalemme dai musulmani che vogliono riconquistarla.
Poi i musulmani vincono, Saladino riconquista Gerusalemme, si continua a fare le crociate per riconquistarla un'altra volta. Federico viene fuori in questa fase. Gerusalemme è in mano ai saraceni e i papi spingono con tutta la loro forza, che è molta, i sovrani cristiani a partire per riconquistarla Gerusalemme.
Federico è l'imperatore, è il più importante dei sovrani cristiani, lui più di tutti ci deve andare, i papi insistono. Federico per un po'di tempo traccheggia, poi alla fine decide di partire, organizza una crociata. Organizzare una crociata tra l'altro è una cosa complessa e ve l'ho detto questo è un mondo sofisticato, complesso, bisogna trovare finanziamenti per prima cosa e poi trasporti, rifornimenti, assumere gente.
Federico organizza la cosa, il Papa finanzia, va tutto bene, le truppe si imbarcano, Federico arriva a Otranto per imbarcarsi anche lui poi fa sapere che purtroppo si è ammalato, per il momento non può partire e quindi si ferma. Il Papa è fuori di sé. Va detto che questa avventura della crociata coincide con l'elezione di un nuovo Papa.
Noi abbiamo visto Innocenzo III, si era potuto illudere che Federico, il figlio della Chiesa, fosse una creatura sua. Onorio III aveva già capito che non era proprio così, ma ci aveva provato lo stesso, l'aveva incoronato imperatore. Adesso è venuto fuori un altro Papa. che era il cardinale Ugolino di Ostia, grande amico di San Francesco fra l'altro e questo nuovo papa si è scelto un nome che non è per niente rassicurante perché si è chiamato Gregorio, Gregorio Nono ora voi sapete che la scelta del nome, lo sappiamo tanto più oggi la scelta del nome di un papa è o può essere importante, programmatica pensiamo a tutti i discorsi che si fanno sul fatto che oggi abbiamo un papa Francesco come non c'è mai stato prima.
Perché Papa Gregorio è un nome preoccupante? Ma perché Papa Gregorio vuol dire Gregorio VII, la lotta per le investiture, Enrico IV a Canossa, anche qui faccio appello ai ricordi di scuola, ve lo ricordate tutti, no? Enrico IV che a Canossa deve stare tre giorni nella neve a fare penitenza, a chiedere perdono a Papa Gregorio. Un Papa che decide di chiamarsi Gregorio in un momento in cui i rapporti con l'imperatore già sono un po'tesi, Non promette niente di buono.
Gregorio è furibondo. Federico ha fatto finta di partire per la crociata e poi non c'è andato. Il Papa comincia a mettere in circolo queste lettere in cui dice appunto è un ateo, peggio, è un musulmano, servis Christi, un po'di latino sono sicuro che lo reggete, servis Christi, servos prefert macometi. Preferisce i servi di Maometto ai servi di Cristo. Federico tira in lungo finché può, mentre è malato e non può partire, comincia a negoziare col sultano, dicendogli io devo partire per la crociata, a noi ci interessa Gerusalemme, non è che potremmo metterci d'accordo.
C'è un lungo negoziato, molto amichevole, si scambiano regali, il sultano gli manda l'elefante, come al solito, e sono quelle cose che piacciono moltissimo. Già Carlo Magno aveva ricevuto l'elefante in dono dal califo di Baghdad, Harun al-Rashid, e tutte le cronache parlano dell'elefante. Carlo Magno, eh, Federico II gli manda un orso bianco, invece, al califo.
E arrivano gli ambasciatori. Arriva l'emiro Fakhreddin, con cui Federico fa amicizia. e discutono insieme in arabo, perché Federico può discutere in arabo, c'è il maestro, e discutono, negoziano, quando finalmente Federico parte, si sono già messi più o meno d'accordo.
Il sultano, va detta una cosa, in quel momento il sultano non ha Gerusalemme perché gliel'ha fregata sua nipote, si è ribellato sua nipote, si è proclamato sultano in Palestina e a questo punto il sultano al-Hakim si sente di dire a Federico, ma sì potrei anche dartela a Gerusalemme tutto sommato, no al-Hakim scusate qui perdo la testa, al-Kamil, voi direte poca differenza, invece no. Perché il sultano Al-Kamil è lo stesso che pochi anni prima, in occasione di un'altra crociata, si è visto arrivare un tizio strano che era uscito dal campo dei crociati, che era arrivato lì dal sultano, dicendogli più o meno, io sono cristiano, sono venuto a raccontarti un po'com'è la nostra religione, cosa vuol dire essere cristiano. E dice, vuoi discutere con i miei dotti? Ma volentieri.
E il sultano Al-Kamil aveva fatto discutere questo strano tizio scalzo. con i suoi dotti e poi l'ha rimandato al campo dei crociati con tanti saluti, era San Francesco d'Assisi naturalmente. Quindi il sultano Alcamila, anche lui è un tipo, voglio dire, l'anima gemella di Federico II da un certo punto di vista, si sono trovati.
Quando Federico finalmente sbarca in Terra Santa, intanto il Papa l'ha già scomunicato perché non era partito. E quando Federico parte e arriva in Terra Santa, il Papa fa sapere a tutti che è scomunicato e non bisogna aiutarlo. Per cui uno si chiede come avrebbe fatto a fare la crociata comunque.
Ma per fortuna non c'è bisogno, perché il sultano Al-Kamil ha fatto fuori il nipote, ha recuperato Gerusalemme, però ha ancora delle noie col fratello che si è ribellato da un'altra parte. E allora è contento di fare la pace. E fanno questo accordo straordinario.
Decidono. Gerusalemme sarà governata dai cristiani, tranne la spianata delle moschee con la cupola della roccia e la moschee di Al-Aqsa, quella sarà sotto controllo musulmano. La città sarà aperta sia ai cristiani sia ai musulmani e sarà una città aperta, abbattono le mura. E poi Federico negozia e si fa dare. Una piccola zona di territorio dove ci sono tutti i posti che ai cristiani interessano.
Nazareth, Betlemme, cioè i posti dove i cristiani vogliono andare in pellegrinaggio. E stipulano questo accordo. Abbattono le mura, i cristiani entrano festanti a Gerusalemme e per la prima volta si celebra, dopo tanti anni, dopo la riconquista del Saladino, si celebra nella Basilica del Santo Sepolcro la Messa Cattolica. Vabbè, qui ci sarebbe una parentesi politicamente corretta su come accordi di questo genere, anche oggi non sarebbe così facile arrivare ad accordi di questo tipo e insomma appunto, però ve la fate da sola, questo ragionamento politicamente corretto è inutile che lo esplicitiamo.
Sottolineiamo invece cos'è che succede. Succede che il sultano al-Hakim e l'imperatore Federico hanno fatto questo accordo pacifico. E non è contento nessuno.
Tanto nel mondo cristiano quanto nel mondo musulmano sono tutti furibondi. Perché i due sovrani si sono messi d'accordo con l'infedele, si sono messi d'accordo col nemico. Anziché scannarsi hanno negoziato.
Gli integralisti da entrambe le parti sono furibondi. Nel mondo musulmano la gente scende in piazza piangendo e lamentandosi perché i musulmani hanno perso Gerusalemme. E nel mondo cristiano... Il patriarca di Gerusalemme fa rapporto al Papa.
Qui succedono cose mai viste. Non è stato ammazzato nessun musulmano. Si sono messi d'accordo, vanno d'amore e d'accordo. È vero che quello lì è un miscredente. I cristiani entrano festanti in Gerusalemme.
Per la prima volta dopo tanti anni si celebra la messa nella Basilica del Santo Sepolcro e Federico non può assistere perché è scomunicato. Resta fuori. Poi il pomeriggio entra dentro lo stesso, perché lui avendo ora il controllo di Gerusalemme intende essere il re di Gerusalemme ed essere incoronato re di Gerusalemme. Normalmente è il patriarca che dovrebbe incoronarlo, perché dipende dal papa il regno crociato, ma il patriarca non c'è.
E allora Federico entra da solo nella Basilica del Santo Sepolcro e da solo si mette in testa la corona di re di Gerusalemme. Risultato? Il Papa getta l'interdetto sulla città di Gerusalemme.
Sapete cos'è l'interdetto? Non si può celebrare la Messa. La città di Gerusalemme è stata sconsacrata dall'ingresso dello scomunicato Federico nella Basilica, perciò l'intera città è sotto l'interdetto.
Capite che il livello di paradosso diventa tale. Per un po'regge l'accordo, questa è almeno una buona notizia, per qualche anno regge, finché vivo Federico regge, finché vivo Alcamil regge, poi le cose a questo mondo finiscono tutte, insomma, ma comunque loro ci hanno provato. La cosa su cui volevo avviarmi a concludere è che questo viaggio...
Il viaggio di Federico in Terra Santa e questa straordinaria conclusione della sua crociata ha fatto un'impressione enorme nel mondo musulmano. Al di là di, dicevo, delle proteste di piazza, ma i dotti musulmani, i cronisti, quelli che hanno fatto la sua crociata, hanno fatto una impressione enorme nel mondo musulmano. che raccontano questi avvenimenti sono tutti esterrefatti e proliferano gli aneddoti inventati anche quelli, quasi tutti su Federico II che per questi scrittori arabi è un cristiano straordinario un cristiano che in realtà sotto sotto sarebbe dei nostri raccontano Federico II è entrato a Gerusalemme e per cortesia le autorità musulmane hanno ordinato al muezzin di non fare quella notte l'appello alla preghiera per non disturbare l'ospite cristiano Il mattino dopo Federico si alza e dice ma com'è che non hai sentito l'appello del muezzin? E gli dicono ma era per farti piacere.
Dice come per farmi piacere? Ma io sono venuto apposta per sentire l'appello del muezzin. Ripristinatelo immediatamente.
Poi ci sono i racconti che appunto a questi autori musulmani piacciono immensamente. Federico II che sulla spianata delle moschee vede un prete cristiano che sta predicando e va a prenderlo per la collottola e lo trascina via e gli dice sciagurato non osare mai più, non sai che noi siamo tutti gli schiavi del sultano e che è solo per la sua grazia che noi possiamo entrare a Gerusalemme? Ecco tutte cose che insomma possiamo appunto avere i nostri dubbi.
Ce n'è uno di racconto che a me invece suona più verosimile, è una cosa sottile, spero di riuscire a raccontarla chiaramente. Racconta un cronista arabo che quando Federico è entrato nella moschea della roccia c'era lì un'iscrizione in arabo che diceva Saladino purificò dai politeisti questa città di Gerusalemme. Saladino aveva appunto riconquistato la città di Gerusalemme.
stato Gerusalemme e i crociati. Federico si fa leggere l'iscrizione e poi racconta il cronista arabo, dice, e chi sarebbero questi politeisti? La sottigliezza della cosa sta in questo, che per i musulmani, forse sempre, ma specialmente in quei tempi di conflitto molto duro, l'accusa ai cristiani di essere politeisti in realtà era un'accusa comunissima. Agli occhi dei musulmani, la cui religione ha semplificato enormemente la concezione di di Dio, per cui Dio è veramente uno e non può essere... ecco, agli occhi dei musulmani, specialmente allora, i cristiani che hanno la trinità e il padre, il figlio e la madre e i santi, ecco, per i musulmani era una polemica normale contro i cristiani quella di dire ma quali monoteisti?
Noi siamo i monoteisti, voi siete politeisti. Ora la finezza della cosa e il motivo per cui penso che non sia inventato e che non è lusinghiera. E poi l'autore arabo non sembra neanche aver ben capito, ha sentito questa frase e la racconta, è che Federico ci rimane male quando vede che i cristiani sono chiamati politeisti, con cortesia ma anche con un po'di sarcame, ma chi sarebbero questi politeisti?
Noi cristiani no. In altre parole anche attraverso questi racconti degli autori arabi si vede in realtà che Federico è cristiano, non è certo uno che preferisce i servi di Maometto ai servi di Federico. di Cristo. Semplicemente è un cristiano che appunto ha delle idee un po'diverse da quasi tutti gli altri all'epoca sulle possibilità della convivenza e della condivisione. Fatto sta, e qui vado a chiudere davvero, che Federico agli arabi è piaciuto moltissimo.
L'ultima storia che volevo raccontarvi è questa, di un crociato che si chiama Jean de Joinville, un francese, che ha partecipato alla crociata di Luigi IX in Egitto nel 1250. anno in cui Federico II moriva. La crociata in Egitto del 1250 va a finire malissimo, è una crociata rovinosa, vengono sbaragliati i cristiani, Joinville viene fatto prigioniero, vi racconto anche questo tanto per dirvi l'idea del personaggio, Joinville viene fatto prigioniero perché dice ci stavamo, stavano cercando di scappare, eravamo imbarcati su una galera, io e tutti i miei uomini, stavamo prendendo il largo quando ci accorgiamo che i saraceni ci sbarano la strada. è impossibile passare.
Allora, dice Joanville, noi ci siamo consigliati e abbiamo deciso di arrenderci. Salta su un mio domestico e dice signore io non sono d'accordo. Dice perché tu cosa consigli?
Io consiglio di farci ammazzare tutti. Così stasera saremo in paradiso con Dio e con i santi. E questo insomma è veramente il crociato come uno se lo immagina, no? Ma Joinville dice ma noi non gli abbiamo mica da torretta. Si sono arresi.
Dopodiché Jouenville racconta queste scene impressionanti, c'è la resa, ma il campo dei cristiani è pieno di malati, perché hanno l'epidemia nel campo, è pieno di gente moribonda, con la dissenteria, col tifo. E Jouenville racconta come... Quella notte alla luce delle torce i saraceni invadono il campo e fanno tutti i prigionieri e i malati una botta in testa e li buttano in mare.
E invece Joinville è a cena con l'emiro che lo ha fatto catturare. Perché è un gran signore Joinville. E quindi è lì a cena e chiacchierano. E dice Joinville a un certo punto l'emiro si è messo a parlare dell'imperatore Federico e mi ha chiesto se per caso rimanevo parente con l'imperatore Federico e Joinville che è veramente un gran signore dice sì mi risulta che mia madre Il padre rimane sua cugina attraverso, ecco, e l'emiro mi ha detto, dice Joinville, che mi amava ancora di più per questo.
Ecco, rimane l'impressione di un mondo dove appunto certe volte era possibile sedersi a tavola e chiacchierare. amabilmente e mangiare e dove però come dire rimangono troppo rare queste scene rimangono rare in un clima in cui generalmente invece ecco si assomigliavano come gocce d'acqua sia da una parte sia dall'altra tutti loro pensavano noi abbiamo ragione e loro hanno torto dio sta con noi e quelli invece sono i maledetti infedeli e in un clima così persino uno come federico secondo ha fatto molta fatica per aprire qualche sprazzo di condivisione però qualche sprazzo Grazie. Grazie e buona serata a tutti.