Transcript for:
Il potere di Carlo Magno nella storia

SIGLA Ogni uomo è complicato. Solo nei romanzi i personaggi sono coerenti, ma nella realtà ogni uomo è una somma di incoerenze. E non se ne accorge affatto, perché l'uomo non è fatto per essere riassunto in una formula, ma al contrario per essere capace di tutto. a seconda delle circostanze che si presenteranno. E se lo mettete di fronte alla sua incoerenza, scrollerà le spalle e dirà che aveva questa o quella ragione per agire così e non se ne darà più pensiero. Perciò la storia è... è complicata ma è piatta, è un tappeto intessuto di innumerevoli fili, tanti che nessuno al mondo potrebbe contarli, ma ha soltanto due dimensioni, non conosce la profondità. La terza dimensione gliela diamo noi, con l'impatto emotivo che la storia ha su di noi, con quello che ci insegna su come funziona l'uomo e con le risposte che dà alle preoccupazioni del presente. Alessandro Barbero, nato a Torino nel 1959, è professore ordinario presso l'Università del Piemonte Orientale a Vercelli. Studioso di storia medievale e di storia militare, ha pubblicato saggi tradotti in diverse lingue, tra cui... Carlo Magno, un padre dell'Europa, La Battaglia, storia di Waterloo, 9 agosto 378, il giorno dei barbari e il recentissimo Barbari, immigrati, profughi, deportati nell'impero romano. Ha pubblicato altresì quattro romanzi storici, il primo dei quali, Bella vita e guerre altrui di Mr. Pai Gentiluomo, ha vinto nel 1996 il premio strega ed è stato tradotto in sette lingue. Collabora con le pagine culturali della stampa e con il supplemento dello stesso quotidiano tutto libri. Nel 2005 il governo della Repubblica Francese gli ha conferito il titolo di Chevalier de l'Ordre des Arts et des Lettres. Noi siamo qui per parlare di un evento che è successo qui a Roma 1206 anni fa. Come potete immaginare mi sono chiesto a lungo come cominciare questa conversazione. Poi ho deciso di cominciarla in un modo magari un po' brutale, leggendo... in pochissime righe, il modo in cui un contemporaneo ha raccontato quei fatti. Si tratta di Eginardo, che è stato già citato. Eginardo è il biografo di Carlo Magno e una delle fonti più importanti che noi abbiamo fra le mani per... per capire qualcosa di quell'uomo e di quell'epoca. E dunque noi potremmo aspettarci che Eginardo, su un evento cruciale come l'incoronazione di Carlo Magno in San Pietro nell'anno 800, ci desse un racconto ampio e dettagliato, ci spiegasse tutto. Ecco, questo noi ce l'aspetteremmo. Sentite cosa dice Eginardo quando racconta questo evento. Tenete conto che Eginardo sta scrivendo qualche anno dopo, quando Carlo è già morto. Si mette a parlare di questo perché si è messo a elencare le volte che Carlo Magno è venuto a Roma. E poi dice, è venuto quattro volte, l'ultima. Il motivo per cui è venuto a Roma fu che i romani avevano aggredito il Papa Leone. Lo avevano insultato in tutti i modi, cioè gli avevano strappato gli occhi e tagliato la lingua. e l'avevano costretto a venire a cercare rifugio presso il sovrano. Perciò Carlo, venendo a Roma per riparare lo stato della chiesa, che era fin troppo agitato, passò lì tutto l'inverno e in quell'epoca prese il nome di imperatore e di Augusto. E poi Gennardo aggiunge questo dettaglio che ha fatto impazzire da allora gli storici. E questa cosa all'inizio gli dette tanto fastidio... Da fargli dire che quel giorno, anche se era una grande festività, non sarebbe neanche entrato in chiesa se avesse saputo che cosa aveva intenzione di fare il Papa. Bene, voi vedete che questo è un modo di raccontare che ci lascia interdetti. È un modo di raccontare per un pubblico che sa già tutto. E Gennardo non si degna di dire... Che era Natale, per esempio, lo sanno tutti, accenna alla grande festività. Non si degna di dire che questo è avvenuto in San Pietro, anche quello lo sanno tutti. Tutti sanno tutto. A Eginardo interessa introdurre certi dettagli, fra cui questo, che a noi lascia appunto sorpresi, di un Carlo che non sapeva neanche cosa sarebbe successo e che si è pure arrabbiato. Ora, io oggi vorrei cercare di fare qualcosa di completamente diverso con voi, e cioè vorrei cercare di raccontare i fatti in modo un po' più ampio e dettagliato. Per fortuna abbiamo altre fonti, eh, perché se dovessimo accontentarci di Eginardo... Abbiamo altre fonti, cercheremo di raccontare i fatti più in dettaglio, ma cercheremo anche di fare una cosa che Eginardo non fa per nulla, la dava per scontata, cioè di spiegare perché questa cosa è successa, cosa intendevano... i contemporanei, nel momento in cui facevano queste cose, compivano questi gesti, cosa voleva dire per loro? E cercheremo anche, ultimo, di chiederci perché noi stiamo ancora qui, 1206 anni dopo, a parlare di quella data. Certo, è un grande avvenimento storico, Carlo Magno è un grande personaggio storico, basta questo? No, non basta. In realtà, se noi continuiamo a parlare di quell'avvenimento, è perché in qualche modo La storia dell'Europa allora ha preso una direzione che la influenza ancora adesso. Ecco, io cercherò di far vedere alla fine che in qualche modo quell'evento, che è il simbolo di tutta una svolta politica ovviamente, quell'evento simboleggia, appunto, una nuova epoca nella storia d'Europa di cui le conseguenze si sentono ancora oggi. E, ultimissimo, ma non è la cosa meno importante, anzi, qui stiamo parlando dei giorni di Roma. Ebbene... Quello che vorrei far vedere è che questo non è un avvenimento che capita a Roma per caso, ecco, ma che non ha poi un'incidenza diretta sulla storia di questa città. Io credo che sia possibile sostenere che quel giorno anche la storia della città di Roma ha preso una strada diversa, che in qualche modo ciò che Roma è oggi, il suo posto nell'Europa di oggi, è stato influenzato anche da quei fatti del giorno di Natale dell'anno 800. Ma cominciamo coi fatti, perché ovviamente si parte sempre dai fatti. Per capire quel giorno bisogna fare qualche passo indietro. L'incoronazione di Carlo Magno in San Pietro è il punto d'arrivo di una serie di vicende e di negoziati politici che comincia almeno un anno, un anno e mezzo prima, estate del 799, quando il Papa Leone III arriva, fuggiasco, in Germania, a Paderborn. in Sassonia, un paese che Carlo ha appena conquistato dopo decenni di guerre sanguinose, dove sta facendo costruire una città, e qui, quell'estate, in quella che appunto non è ancora una città ma un cantiere aperto, Carlo, non ancora imperatore, re dei Franchi, riceve la visita del Papa. Visita preceduta da notizie tremende, appunto. Il Papa è stato aggredito dai suoi nemici, gli hanno cavato gli occhi e strappato la lingua. Poi è riuscito a scappare miracolosamente. In realtà quando il Papa arriva si vede che il miracolo si è spinto anche molto più in là. La provvidenza gli ha fatto ricrescere gli occhi e la lingua. Quindi il Papa è in buona salute e tuttavia fuggiasco, scacciato da Roma. Lì dunque si incontrano per la prima volta i due protagonisti della nostra storia, i due uomini che poi saranno uno davanti all'altro in San Pietro, il Natale dell'Ottocento. E allora... Cominciamo a presentare questi due protagonisti. Chi sono questi due uomini? Carlo ha 57 anni, che per quell'epoca sono molti, è vecchio, anche se lui era uno tenace e durerà fino oltre i 70 anni, un'età abbastanza eccezionale, ma a 57 anni era già un uomo vecchio. Però era un uomo poderoso, fisicamente alto un metro e novanta. E non sono solo le chiacchiere dei cronisti, hanno ritrovato le sue ossa, le hanno misurate. Era un uomo di una vitalità e di una sensualità estrema, che amava mangiare carne, arrosto. In vecchiaia i suoi medici cercheranno di spiegargli che sarebbe meglio ridurre un po' tutti questi arrosti di selvaggina, e Carlo però non li stava ad ascoltare, il bollito. È un uomo di una sensualità estrema che in vita sua avrà cinque mogli, una dopo l'altra, almeno sei concubine di cui conosciamo il nome, e chissà quante che non conosciamo, almeno 20 figli tra maschi e femmine. Dunque un uomo di una vitalità debordante, che conduce una vita intensamente fisica, fa la guerra tutti gli anni, tutta l'estate, e poi quando torna a casa va a caccia tutto l'autunno, perché è così che vive un re. Però... Però è anche un politico sottile, è uno che è in grado di pianificare campagne militari complesse e di mantenere relazioni diplomatiche in un mondo, anche quello, complesso, di mandare ambasciate al califo di Baghdad, a Ronald Rashid, all'imperatore bizantino a Costantinopoli, di gestire una politica complessa di riforme, di interventi anche religiosi, culturali. È un politico a 360 gradi ed è un intellettuale. I miei studenti di solito ridono quando dico che questo intellettuale non sapeva scrivere. È vero, ma questo è perché all'epoca ai bambini si insegnava a leggere. Scrivere era una cosa da tecnici. Carlo Magno, che era pieno di curiosità, in vecchiaia cercherà anche di imparare a scrivere, ma senza grandi risultati. Tuttavia dico che era un intellettuale, non solo perché parlava correntemente varie lingue, fra cui il latino e un po' di greco, ma perché leggeva o si faceva leggere opere di teologia. i padri della chiesa, Agostino, gli atti dei concili in cui si dibattevano questioni teologiche ed era in grado di intervenire in queste discussioni, ne discuteva continuamente di teologia e di politica che a quell'epoca erano un po' la stessa cosa in realtà. C'è una lettera del principale fra i suoi consiglieri, Alcuino, in cui gli dice ti ricordi quella volta che stavamo in piscina ad Acquisgrana? Acquisgrana è un posto di acque termali naturalmente, per quello che Carlo Magno si stabilisce lì. Ti ricordi quella volta che eravamo in piscina e c'era pieno di gente perché tu avevi fatto entrare in piscina anche le guardie del corpo e poi ti è venuto in mente di pormi una questione teologica e io su due piedi non ho saputo risponderti. Questo gli scrive Alcuino che intanto poi si è documentato e ha trovato le risposte. Insomma questo è l'uomo sfaccettato evidentemente. Di fronte a lui c'è Leone III e su Papa Leone III è molto più difficile dire qualcosa. E Papa da 5 anni vivrà ancora un po' più a lungo di Carlo, morirà nell'816, due anni dopo Carlo. Non sappiamo quando sia nato, tutto fa pensare che fosse più giovane di Carlo. All'epoca si poteva diventare papi anche se si era molto giovani. Leone III è un personaggio, anche lui, complesso a suo modo. Sembra che sia uno che non ha una grande famiglia alle spalle, come di solito i papi dell'epoca. E' uno che ha fatto carriera nella burocrazia romana, nella burocrazia del laterano, che poi doveva però avere anche lui i suoi agganci, le sue protezioni, le sue clientele, se nell'anno 795 è riuscito a diventare Papa. Perché appunto la nomina del Papa era questione di intrighi, di pressioni, di interventi delle grandi famiglie romane, era una faccenda interna romana, sia chiaro, anche se il Papa aveva grande prestigio internazionale. come vescovo di Roma, però l'elezione era questione locale. Ora non la faccio lunga, ma sapete che non esisteva ancora né il collegio dei cardinali, né il conclave, niente. Era il clero di Roma che eleggeva il suo vescovo e potete immaginare in mezzo a quali pressioni. Dunque Leone III diventa papa e questa elezione però scontenta molti. L'uomo era chiacchierato, noi sappiamo che sul suo conto correvano accuse, vaghe. Nessuno ci ha mai scritto bene in dettaglio di cosa si parlava, se qualcuno l'ha scritto, quei testi non sono arrivati fino a noi, però sappiamo che correvano accuse di immoralità e dovevano essere accuse frequenti, perché? Perché lo stesso Carlo Magno, quando il Papa gli notifica di essere stato eletto, ebbene Carlo Magno gli risponde con una strana lettera in cui in sostanza gli dice beh, mi raccomando, cerca di comportarti bene, di non dare adito a sospetti. Ecco, a Roma c'era però anche qualcuno che ci giocava su questi sospetti nei confronti del Papa, su questa cattiva fama, perché c'era molta gente che era rimasta scontenta di questa elezione. Il predecessore di Leone, Adriano I, era stato un Papa formidabile, che aveva regnato molto a lungo e che aveva piazzato i suoi uomini, i suoi nipoti soprattutto, in tutti i posti chiave dell'amministrazione romana. Questi evidentemente, morto lo zio, avevano contato di continuare a mantenere uno dei loro sul trono di Pietro. Non c'erano riusciti. E a loro, che Leone III dava molto fastidio, sono loro che a un certo punto cominciano a soffiare sul fuoco, a attizzare queste voci di immoralità, di corruzione, sempre vaghe, che circolano sul suo conto, e finalmente cominciano a scatenare la piazza contro il Papa. Leone III è visibilmente un Papa debole, di fronte alla piazza non ce la fa, fugge. Può darsi che davvero sia stato catturato, poi è riuscito a scappare. In ogni caso la provvidenza lo assiste, come sappiamo. arriva profugo a chiedere aiuto a Carlo, a Carlo che in quel momento è il re più potente dell'Occidente. Su questo torneremo, ma diciamolo subito, altrimenti non si capisce, non è un re qualunque Carlo Magno, è già sostanzialmente il padrone del continente, grazie alle sue conquiste. E dunque il Papa arriva a chiedere aiuto. E di fronte a Carlo si presenta un problema delicato. Cosa bisogna fare? Chi può giudicare il Papa? Chi può decidere se queste accuse sul suo conto meritano ascolto oppure no? Carlo Magno, noi lo indoviniamo un po' da tutto, vorrebbe chiudere in fretta questa partita, insabbiare, risolvere. Però intanto ci sono dei problemi grossi da chiarire. Ha il diritto lui di avviare un'indagine, per esempio. Noi abbiamo un bel parere di Alcuino, il suo consigliere sempre, a cui Carlo ha posto appunto questo problema, cioè cosa posso fare io? Ho il diritto di intervenire in questa questione? E Alcuino risponde in modo molto prudente e dice sì, è difficile stabilire quale sia la dignità suprema nel mondo cristiano perché c'è il Papa e c'è l'imperatore d'Oriente a Costantinopoli e c'è il re dei Franchi che domina l'Occidente. È difficile dire fra queste tre autorità quale sia suprema, però in questo momento, dice Alcuino, se andiamo a vedere, il Papa è stato cacciato, messo sotto accusa. A Costantinopoli, altro aspetto cruciale da ricordarci, incredibilmente regna una donna. Per la prima volta il Basileus, l'imperatore, è una donna, Irene, che ha governato a nome del figlio, che era il legittimo erede. poi l'ha liquidato in qualche modo, l'ha fatto accecare, togliere di mezzo e ha assunto il potere. Dunque il Basileus, l'imperatore, è una donna, lei si bada bene dal chiamarsi imperatrice, lei si firma l'imperatore Irene, però è una donna e dunque, dice Alcuino, anche lì la dignità del trono imperiale di Costantinopoli in questo momento è da discutere. E quindi resti tu, Carlo, tu effettivamente in questo momento sei l'autorità suprema del mondo cristiano, tocca a te. Carlo a questo punto rispedisce Leone III a Roma, accompagnato da una commissione di inchiesta. Una commissione di dieci fravescovi e funzionari, i quali vanno a Roma con l'incarico preciso di far luce sulle accuse che sono state rivolte a Papa Leone. Anche qui noi intuiamo che la commissione di inchiesta avrebbe fatto bene a insabbiare tutto se ci fosse riuscita, questo è quello che si chiedeva loro. E invece non ci riescono. Noi non abbiamo il rapporto che il presidente della commissione, l'arcivescovo di Salisburgo, manda ad Acquisgrana, non ce l'abbiamo questo rapporto perché Alcuino, dopo averlo letto, lo distrugge. Però abbiamo la risposta di Alcuino al presidente della commissione d'inchiesta e in sostanza Alcuino in questa risposta dice, beh, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Insomma, la commissione si è resa conto che non si può insabbiare tutto. Queste accuse corrono, hanno una sostanza e allora Carlo deve fare quello che probabilmente non avrebbe avuto voglia di fare, muoversi lui personalmente, andare lui a Roma e sbrogliare questa faccenda. Nel corso dell'anno 800, fra estate e autunno, Carlo si prepara, si mette in marcia, va a Roma. E qui entra in gioco, se vogliamo, entra in scena il terzo protagonista del nostro racconto. Carlo, Leone, ma il terzo protagonista è Roma. E questa città di Roma che noi facciamo fatica a immaginare, perché in fondo noi pensiamo a questi secoli, l'alto medioevo, come l'epoca di massima decadenza, declino, vero. Certo che se uno fa un paragone fra la Roma dell'anno 800 e quella di Augusto, e poi invece in futuro, non lo so, quella di Giulio II, certo che c'è un abisso in apparenza. Però dobbiamo stare attenti a non farci trascinare troppo da questo. Noi dobbiamo valutare le cose nel loro tempo. Nel suo tempo Roma è una città immensa e importantissima. Poi certo, le cifre sono quelle. Questo è un mondo dove tutte le antiche città romane hanno conosciuto un grande declino. Si sono ridotte a poco, quasi a nulla. Roma ha 50.000 abitanti probabilmente all'inizio dell'VIII secolo. Al tempo di Carlo Magno è cresciuta, sono certamente di più. Ora... E' certo che se noi diciamo 50, 70, 80 mila abitanti rispetto alla Roma di Augusto, che ne aveva un milione, ma io sono un medievista, io studio un mondo in cui per mille anni, in Europa, una città di 50 mila abitanti era una grande metropoli, in cui le grandi metropoli del Basso Medioevo, Firenze di Dante, Venezia di Marco Polo, avevano tra i 50 e 100 mila abitanti, forse di più, ma insomma, queste sono le unità di grandezza. E dunque, nell'anno 800 Roma è un'immensa città, non c'è niente del genere in tutto l'Occidente. Ed è una città in ripresa. Il Papa Adriano ha fatto investimenti colossali. Si parla di almeno 50 chiese ricostruite, decine fra monasteri e ospizi per i pellegrini, perché c'è un flusso costante di pellegrini. Questi pellegrini arrivano da tutta l'Europa cristiana, gli archeologi trovano le loro monete, monete degli anglosassoni, per esempio, se ne trovano innumerevoli. C'è dunque un'apertura di Roma al mondo essenzialmente per la via del pellegrinaggio alle grandi reliquie che in città sono conservate e innanzitutto alla tomba di San Pietro. Dunque una città in crescita, una città prospera per l'epoca, ma non solo prospera, una città unica per l'epoca. Carlo Magno arriva a Roma dunque nel novembre dell'anno 800. È la quarta volta che arriva a Roma. E se noi facciamo il confronto con la prima volta, ci accorgiamo di quante cose sono cambiate nel frattempo. Carlo Magno era venuto a Roma per la prima volta nel 774, 26 anni prima, quando aveva appena conquistato il Regno Longobardo. Era alleato con il Papa di allora, Adriano, e mentre ancora il re Desiderio era assediato in Pavia, Carlo era andato a passare la Pasqua a Roma. Il Papa Adriano I lo aveva aspettato in San Pietro. Spiego subito perché parlo di questo, perché per la gente di allora, come dire, i riti della politica avevano un'importanza cruciale. I momenti in cui, sotto gli occhi di tutti, in pubblico, si faceva vedere quali erano i rapporti fra i poteri, chi contava di più e chi contava di meno, ecco, queste erano cose cruciali per la politica di allora. Il Papa Adriano I aveva aspettato Carlo in San Pietro, non gli era quindi andato in conto. Carlo, sto sempre parlando della sua prima visita a Roma, tanti anni prima, era arrivato a San Pietro, aveva salito in ginocchio tutti i gradini di San Pietro, baciandoli uno per uno. Nell'anno 800 le cose sono un po' diverse. Leone III va incontro a Carlo Magno a 12 miglia dalla città. Tenete conto che l'usanza del cerimoniale imperiale romano, da Costantino in poi, era che i papi andassero incontro all'imperatore a sei miglia di distanza. Leone III decide che non è il caso di risparmiare su queste cose. Fa dodici miglia per andare incontro a Carlo. I rapporti di forza sono ben evidenti in queste circostanze. Carlo arriva a Roma. È probabile che lo convincano anche a vestirsi da romano, perché in quest'epoca ciascun popolo ha ancora dei suoi modi di vestirsi ben diversi, un franco... si distingue facilmente da un romano. I franchi hanno le loro pellicce, le loro brache, e Carlo Magno, questo ce lo dice Ginardo, si veste da franco, è un patriote, quasi un nazionalista, anche se il termine è un po' anacronistico. Carlo è un nazionalista franco, si veste sempre da franco, non gli piace vestirsi in un altro modo. Ma, ci dice Ginardo, quando andava a Roma, i papi gli chiedevano che per piacere facesse questo sforzo, di vestirsi come i romani, tunica. clamide, mantello, scarpini all'uso romano e Carlo Magno brontolando si rassegnava. Dunque Carlo arriva a Roma e adesso si tratta di sciogliere la questione. Come fare per assolvere il Papa dalle accuse? Perché è chiarissimo che questa è l'intenzione. Non c'è nessuna intenzione, non c'è mai stato per un attimo l'intenzione di processarlo sul serio col rischio di far venire fuori chissà che cosa. Ecco, no. La questione va chiusa, va chiusa in modo indolore, e quale può essere però questo modo? Per fortuna, nel diritto dell'epoca esiste un modo diffuso, diffuso anche nel diritto penale, con cui chi è accusato di qualcosa può uscirne pulito senza che si celebre un vero processo. In moltissimi ambiti il diritto penale riconosce a chi è accusato il diritto di venirne fuori giurando la propria innocenza. Stavo per dire semplicemente giurando, non è così. Giurare è una cosa di enorme importanza. Si giura sul Vangelo o sulle reliquie e questa è tutta gente che crede fermamente nell'aldilà e che sa che mette in gioco la salvezza della propria anima se spergiura. Dunque il giuramento è una cosa importante, è una cosa cruciale. Non che non ci siano gli spergiuri, ovviamente ci sono, ma non è una cosa così semplice spergiurare. Tanto che appunto in molte situazioni il diritto riconosce all'accusato la possibilità di liberarsi dalle accuse così. La legge dei Sassoni per esempio dice, se uno è accusato di furto di pecore, se trova altri 12 persone disposte a giurare che non è stato lui, non perché lo sanno, ma perché dicono, lo conosciamo bene, non è il tipo, non può essere stato lui. Ebbene... l'accusa cade. Questa cosa viene bene ovviamente anche nell'ambito del Papa, anche se acquista un altro tipo di solennità, non è questione di furto di pecore qui. Però in sostanza viene deciso che il Papa non verrà giudicato, non c'è nessun tribunale che possa giudicarlo, però si presenterà davanti a un concilio e spontaneamente giurerà di non essere colpevole. Dunque Carlo, lui l'autorità politica, non il Papa, Carlo raduna un concilio, una grande assemblea di vescovi, per buona misura intervengono anche tutti i funzionari franchi che sono presenti a Roma, quindi un concilio misto di ecclesiastici e di potenti laici, e davanti a questo concilio Papa Leone giura la propria innocenza. I suoi accusatori vengono arrestati e messi a tacere e il Papa viene reinsediato. nella pienezza dei suoi poteri. Pochi giorni dopo è Natale. Carlo Magno va a sentir messa nella Basilica di San Pietro, che naturalmente non è la basilica che conosciamo noi oggi. È ancora l'antica Basilica Costantiniana, un edificio straordinario. Noi abbiamo una serie di immagini, insomma, tardo-medievali, rinascimentali, della basilica prima che venisse demolita per costruire il San Pietro attuale. Era un edificio imponente, aveva la struttura classica delle basiliche paleocristiane con le sue cinque navate, Papa Adriano aveva appena fatto rifare il tetto con travature e piombo regalati proprio da Carlo Magno, poi davanti c'era un grande portico, c'era un altro corpo d'edificio con una scalinata, quella famosa scalinata che Carlo la prima volta aveva risalito in ginocchio, con un campanile. Si può quasi immaginare, ma lo dico scherzando, che se uno mettesse insieme San Paolo fuori le mura e davanti Santa Maria Maggiore, avrebbe un complesso che molto alla lontana può darci l'idea di che cos'era San Pietro in quell'epoca. Ed era la chiesa più famosa d'Europa, era la chiesa con le reliquie più importanti, quelle di San Pietro, a cui i pellegrini appunto accorrevano fin dai posti più lontani. Qui, dunque, Carlo va a sentir messa. E qui cosa succede? Avete visto, se dovessimo accontentarci di Eginardo, sapremmo poco. Le fonti, per fortuna, sono altre. Più o meno, si indovina questo. Per prima cosa, il Papa si è avvicinato a lui e gli ha messo in testa una corona. Questo è il motivo per cui noi parliamo di incoronazione e per noi è una cosa molto familiare. Un sovrano che prende il potere viene incoronato. Dobbiamo fare uno sforzo per renderci conto che in realtà questo non era un gesto così familiare. Probabilmente i re barbari dell'Occidente non usavano l'incoronazione. Un re veniva acclamato dai guerrieri e semmai hissato sugli scudi. La corona era un'evoluzione del diadema imperiale. Era un simbolo che fino a quel momento avevano usato soltanto gli imperatori romani e i loro successori, gli imperatori bizantini. Parliamo di nuovo di simboli, quindi, e sono importanti. Pare anche che il Papa, dopo questo gesto, si sia inchinato fino a terra. toccando terra con la fronte tre volte davanti al nuovo imperatore. Questo è il rito della proscynesis, come si diceva a Bisanzio, il rito che di nuovo si usava a Bisanzio per simboleggiare la sottomissione al potere imperiale. E poi Carlo, e questa è forse la cosa più importante di tutte, viene acclamato dai presenti, il popolo di Roma, ci dicono le fonti, chi c'era in San Pietro in quel momento, il clero innanzitutto, e la gente comunque, acclamano questo nuovo Augusto. E questo, se vogliamo, dei tre momenti è quello più importante in assoluto, perché gli imperatori romani prendevano il potere per acclamazione del popolo romano. Poi c'erano tante altre cose, l'approvazione del senato, fino a una certa epoca interveniva anche l'esercito, ma questa idea dell'acclamazione del popolo romano è chiaramente quello che nell'anno 800 loro si ricordano. Loro si ricordano che un vero imperatore prende il potere così. E dunque è successo tutto questo. E Eginardo ci dice, se Carlo avesse saputo che succedeva, non sarebbe neanche andato a messa. Vabbè che era Natale, ma come facciamo a credergli? Gli storici, ve l'ho detto, si sono interrogati per un sacco di tempo su questa frase sibillina di Eginardo. Le spiegazioni possibili sono tante e sono tutte buone. Forse la più semplice è proprio la più banale anche. Eginardo sta costruendo un modello, un ideale. Scrive tenendo sul tavolo le vite dei ceseri di Svetonio, perché sta raccontando anche lui la vita di un Cesare, di un imperatore romano. E in Svetonio viene fuori spesso, come anche in tanti altri testi della tradizione antica, il fatto che quando si riceve un onore, il grande uomo è quello che subito rifiuta, che non si sente degno di accettare questo onore. La tradizione cristiana poi ha ulteriormente accentuato questo aspetto. Quindi forse è tutto lì, forse Gennardo vuole soltanto far vedere Carlo consapevole da buon cristiano dei suoi limiti che voleva rifiutare quest'onore, forse. C'è anche un'altra possibilità, ed è che Carlo fosse molto seccato del fatto che il Papa gli aveva messo la corona sulla testa con le sue mani. È vero che poi si era inginocchiato e aveva toccato la terra con la fronte, ma intanto la corona gliel'aveva messa in testa lui, e questo poteva avere una valenza simbolica grossa. Qui non so, noi forse siamo influenzati dal fatto che in secoli successivi gli imperatori avranno modo di pentirsi, e come, di questo rituale di incoronazione. Quanti imperatori medievali troveranno pesantissimo il fatto di dover andare a Roma e farsi incoronare dal Papa, perché ormai la tradizione è quella. E se il Papa non è d'accordo bisogna convincerlo, e andare d'accordo col Papa non è facile. In altre parole, in qualche modo qui c'è già il germe di quella dialettica tra impero e papato che poi diventerà troppo spesso un conflitto, un conflitto anche mortale, per stabilire chi dei due è più potente. Il conflitto fra impero e papato segna un po' tutta la storia del basso medioevo e anche dell'età moderna. E tutto in qualche modo è cominciato lì, quando Leone III, che era il più debole dei due, era il più debole come uomo ed era il più debole politicamente, era nelle mani di Carlo, solo grazie a Carlo aveva potuto tornare lì, essere assolto, però ha questo colpo di genio di inscenare questo rituale in cui la corona gliela mette in testa lui. Che questo aspetto simbolico avesse un'importanza cruciale lo sfossiamo... Come dire, ulteriormente dimostrare, facendo una piccola digressione, se me la concedete, mille anni dopo ci sarà un altro imperatore che si incoronerà in Europa, un imperatore che è ben consapevole di questi precedenti, dell'importanza dei simboli, Napoleone. Napoleone farà mettere in scena la sua incoronazione studiando accuratamente come si facevano incoronare gli imperatori medievali, primo fra tutti Carlo Magno. E poi però Napoleone introduce alcuni piccoli cambiamenti. Ci vuole il Papa, però il Papa lo facciamo venire a Parigi. E il Papa a Parigi assiste alla cerimonia, ma la corona Napoleone la prende dal cuscinetto con le sue mani, se la mette in testa da solo e dice Dio me l'ha data, guai a chi la tocca. Quindi, insomma, è plausibile anche questo, che Carlo Magno in qualche modo, col suo fiuto politico, abbia annusato che c'erano dei guai per il futuro in questo fatto che fosse il Papa a incoronare l'imperatore. Quello che possiamo escludere è che Carlo Magno non sapesse cosa sarebbe successo. Possiamo escludere con la massima tranquillità che Carlo Magno sia entrato in San Pietro senza sapere che sarebbe stato acclamato imperatore e augusto. Questa è certamente una cosa che era stata discussa a lungo, almeno a partire da quel famoso viaggio del papa a Paderborn un anno e mezzo prima, ma in realtà è una cosa che era nell'aria da molto tempo. E dunque io adesso, avendo sostanzialmente raccontato i fatti, perché questi sono, io adesso vorrei passare alla seconda parte del mio proposito, e cioè vorrei cercare di far vedere cosa volesse dire questo avvenimento per loro e come tutta la storia dell'Occidente da un po' di tempo stesse cominciando a preparare le condizioni perché succedesse questa cosa. In altre parole cercheremo di far vedere che certo, quello è un avvenimento anche contingente, se non ci fosse stata l'insurrezione contro il Papa, la fuga di Leone, magari non sarebbe avvenuto in quel momento, in quel modo, certo, ma avvenimenti che in qualche modo segnano una svolta nella storia, di solito hanno delle radici antiche, che è possibile andare a ritrovare. In questo caso è possibile far vedere che la storia dell'Occidente spingeva in modo irresistibile da molto tempo verso un qualcosa di questo genere. Guardate, non sto facendo del determinismo, non sto dicendo che tutto quello che succede doveva succedere per forza così. Però quando una cosa grossa succede, il nostro mestiere è anche di andare a vedere com'è che pian piano si sono create le condizioni perché questo succedesse. E allora, io farei un grosso salto indietro, se la cosa non ci confonde troppo. Farei un salto indietro all'ultimo imperatore d'Occidente prima di Carlo Magno, Romolo Augustolo. Romolo Augustolo che fu deposto nel 476 e che è l'ultimo imperatore romano d'Occidente. Ricordiamoci sempre di questa differenza, a Oriente un imperatore romano continua a esserci. Ma nel 476 l'Occidente non ha più un imperatore, l'Occidente si sta suddividendo in regni guidati da re barbari. In Italia c'è Odoacre per breve tempo, poi vengono gli Ostrogoti di Teodorico, lo fanno fuori, regnano a lungo. Poi verranno i Longobardi, i Franchi sono in Gallia, insomma tutto quello che era stato l'impero romano d'Occidente si parcellizza in una serie di regni barbari. Questi regni barbari, però, all'inizio, non si sentono come una rottura netta rispetto a Roma. L'unico orizzonte politico che riescono a immaginare è quello dell'impero romano. I re barbari devono imparare a gestire del potere in posti che sono comunque province dell'impero romano, abitati da romani, con tutte le infrastrutture romane ancora funzionanti, e hanno sempre di fronte l'imperatore d'Oriente, che è molto più potente di tutti loro. Anche se non ce l'ha fatta a difendere tutto l'impero, ha dovuto lasciarne andare dei pezzi, ma insomma, in sostanza l'imperatore d'Oriente, all'inizio dell'epoca dei barbari, nel V, VI, ancora VII secolo, è la massima potenza del Mediterraneo e dell'Europa. Quindi i re barbari si considerano in qualche modo subordinati all'imperatore d'Oriente. Questo lo si vede concretamente in tante cose. Quando battono moneta, la battono con sopra la faccia o il monogramma dell'imperatore. Non hanno il coraggio di metterci la propria faccia. E questa è di nuovo la simbologia della politica, no? Sono cose che contano. Se prendiamo Teodorico, che regna sull'Italia tra la fine del V e l'inizio del VI secolo, Teodorico, re degli Ostrogoti, in realtà è a tutti gli effetti come se fosse un imperatore d'Occidente. Non c'erano le condizioni politiche per prendere il titolo, ma per il resto Teodorico governa in perfetto accordo col Senato di Roma. E i senatori non si fanno nessuno scrupolo di erigere delle lapidi in cui si rivolgono al loro re Teodorico chiamandolo Augusto. L'imperatore d'Oriente lo considera un collega, tant'è vero che uno dei due consoli ogni anno è nominato da Teodorico. Voi sapete che i consoli continuano a esserci a Roma. Noi di solito li associamo di più all'epoca repubblicana, quando i consoli contavano, ma anche per tutta l'epoca imperiale le autorità romane continuano a nominare i consoli. ed è una nomina importante, essere console è il vertice della carriera politica. Molto spesso è l'imperatore stesso che occupa uno dei due consolati. Bene, al tempo di Teodorico c'è questo accordo sui due consoli. Uno lo nomina l'imperatore d'Oriente e l'altro lo nomina Teodorico, re degli Ostrogoti in Italia. E quando a un certo punto Teodorico fa la guerra ai Goti e riconquista la Provenza, Cassiodoro si congratula con lui dicendogli hai riportato quelle popolazioni sotto il dominio di Roma. Insomma, vedete che la transizione dall'antichità, dal mondo romano, al medioevo romano barbarico, è una transizione lenta, faticosa. Ci vuole molto tempo prima che ci si accorga che qualcosa è davvero cambiato. Aveva ragione Momigliano, che scrisse un famoso articolo intitolato La caduta senza rumore di un impero, per dire che quando fu deposto Romolo Augustolo, all'epoca non se ne accorse nessuno, praticamente. E però poi... Le cose invece cominciano lentamente a cambiare. In parte questo è dovuto al fatto che l'impero romano d'Oriente ha avuto una botta terribile dall'arrivo degli arabi. Inizio VII secolo è comparso Maometto, è nato l'Islam, gli arabi cominciano a espandersi e in pochissimo tempo conquistano metà dell'impero romano rimasto, tutto il Medio Oriente, il Nord Africa. Quindi l'impero bizantino, noi cominciamo a chiamarlo così, per capirci, anche se è sempre l'impero romano d'Oriente. Ecco, l'impero bizantino si è fortemente ridimensionato. I re barbari dell'Occidente cominciano ad avere invece, come dire, maggior sicurezza. Cominciano a sentire che in fondo non devono andare a mendicare una nomina o un qualche simbolo del loro potere a Costantinopoli. Possono regnare da soli, con le loro forze. Cominciano a mettere il loro monogramma sulle monete, non più quello dell'imperatore d'Oriente. E cominciano questi popoli, anche, questi popoli barbari che governano l'Occidente, a costruirsi una loro identità, un loro mito nazionale, etnico, che li mette in concorrenza con i Romani. E mi spiego. Prendiamo i Franchi, che sono quelli che ci interessano di più, perché sono i più forti, ed è da loro che viene fuori Carlo Magno, naturalmente, no? Ecco, i Franchi, nel corso del VII-VIII secolo, cominciano a costruirsi tutta una memoria leggendaria, straordinaria. Cominciano a dire, per esempio, e ci sono, come dire, autori franchi dell'epoca, cronisti franchi di quest'epoca, che dicono, sì, i Romani, si sa, discendono dai Troiani, Enea, lo sappiamo, ma anche i Franchi discendono dai Troiani, perché quando Roma fu distrutta c'era un principe che si chiamava Francione, che fuggì da Troia, e da lui discendono i Franchi. E quindi è inutile che i Romani si diano tante arie, perché i Franchi sono nobili quanto loro. I Franchi cominciano a dire... Noi, noi non siamo come i romani che hanno perseguitato i cristiani per tanto tempo prima di convertirsi. Noi franchi ci siamo convertiti al cattolicesimo subito, appena l'abbiamo incontrato. Ed allora noi siamo i veri cristiani, la vera colonna della fede in Occidente. Noi abbiamo sconfitto i Romani, abbiamo preso il loro posto ed è giusto così. Noi siamo nobili quanto i Romani e siamo più potenti di loro. Dio è amico nostro. Quando Carlo Magno ha una ventina d'anni viene scritto un prologo alle leggi dei Franchi, alla legge salica, in cui si dicono queste cose, viva Cristo che ama i Franchi. Ecco, si viene costruendo dunque nella società franca tutta questa ideologia o mentalità, se volete, no? del nuovo popolo ele. E questo implica anche che i re dei Franchi sono in qualche modo i nuovi Davide, i nuovi Giosuè, i nuovi Salomone, ma nuovo popolo eletto vuole anche dire che in qualche modo il potere che anticamente era dei Romani, adesso è tempo che passi a un popolo nuovo, giovane, forte, prediletto da Dio. E allora il capo di questo popolo, il re Franco, Non è solo un nuovo Davide, un nuovo Solomone, è anche un nuovo Augusto, meglio, un nuovo Costantino, perché Augusto, certo, è ben noto, ma provoca sempre qualche imbarazzo, è pur sempre pagano. L'imperatore romano, per eccellenza, è Costantino. Quando noi, nell'entourage di Carlo Magno, cominciamo a vedere che qualcuno si rivolge a lui elogiandolo come un nuovo Costantino, ecco, cominciamo a renderci conto di cosa sta succedendo. Ed è il Papa stesso. Il Papa Adriano, quando Carlo Magno interviene a difendere la Chiesa dai Longobardi e distrugge il Regno Longobardo, il Papa Adriano lo saluta. Nuovo Costantino. Le implicazioni, appunto, sono evidenti. Mancano ancora molti anni all'incoronazione dell'anno 800 e tuttavia, nei testi scritti alla Corte Franca, nelle lettere dei consiglieri di Carlo, comincia a comparire tutto un vocabolario, appunto, non augusto, però serenissimo sovrano. Ortodosso, sovrano, tutti i termini che il cerimoniale fino allora riservava all'imperatore bizantino. Ora il re Franco comincia a prenderli. E il re Franco comincia anche ad assumere certe simbologie del potere che fino allora erano proprie solo dell'imperatore bizantino. Siglare con un monogramma i propri diplomi, con una bolla, ecco, tutte cose che i re barbari dell'Occidente non facevano, cose che non si addicevano a un re, che è un titolo... tutto sommato secondario, perché l'imperatore è ben altra cosa. Ecco, il re dei franchi negli ultimi anni, prima dell'Ottocento, sta già facendo tutte queste cose. E dunque è chiaro che da parte franca ci sono tutte le condizioni, perché in qualche modo si arrivi alla fine a decidere di fare un passo in là, e che questo potere che è imperiale a tutti gli effetti si potrebbe anche decidere di ufficializzarlo. Dopodiché... noi dobbiamo vedere anche l'altro versante, perché sono in due a giocare a questo gioco. Il Papa. Perché il Papa progressivamente si è convinto a fare questo. E allora? Torniamo indietro anche qui. Non fino a Romolo Augusto, lo ci basta tornare indietro fino alla conquista Longobarda d'Italia, 568 d.C. I Longobardi conquistano grossi pezzi d'Italia, ma non tutta. Fra l'altro non conquistano Roma. Roma quindi continua a far parte dell'impero bizantino. L'impero bizantino che difende come può certe parti d'Italia, gran parte del sud, ma anche Ravenna, la Romagna. Roma manda truppe, manda funzionari e in qualche modo riesce ad arrestare l'avanzata dei Longobardi. Roma non sarà mai conquistata dai Longobardi. E a Roma però emerge anche molto chiaramente il potere del Vescovo come la vera autorità locale. Molto presto ci si rende conto che i governatori bizantini vanno e vengono e che però portano in genere poche risorse, bilanci ridotti all'osso e poche truppe e che quindi in qualche modo bisogna anche arrangiarsi e come in tante altre città dell'Occidente di fronte alle invasioni barbariche anche a Roma il Vescovo si assume in qualche modo l'incarico di difendere la città e diventa anche la massima autorità politica della città. Però sempre... all'interno dell'impero bizantino. Questo vuol dire cose molto concrete, vuol dire che, torniamo ai simboli, la moneta che corre a Roma è la moneta bizantina. Anche quando i papi battono moneta, la battono a nome dell'imperatore. Oppure prendiamo un'altra cosa che ha una valenza simbolica fortissima, i documenti pubblici, la data dei documenti pubblici. In questi secoli di cui parliamo non avevano ancora inventato il fatto di datare gli anni dalla nascita di Cristo. E quindi avevano dei grossi problemi per datare i documenti. In genere la cancelleria di un sovrano datava i documenti dagli anni di regno di quel sovrano. Ebbene, i papi datavano i loro documenti dagli anni di regno dell'imperatore bizantino. Questo vuol dire che Roma si considerava ufficialmente parte di quell'impero. E però, e però quell'impero, a partire dalle invasioni arabe del VII secolo, è sempre più debole, è sempre meno capace di intervenire con successo contro i Longobardi, per esempio, che continuano a minacciare Roma, non hanno rinunciato all'idea di conquistarla, di fare del Papa un vescovo del regno Longobardo. L'impero bizantino fa fatica a, come dire, difendere quel che resta dell'Italia. I papi si configurano sempre di più come la vera autorità che nella parte bizantina dell'Italia si contrappone ai barbari. Anche dal punto di vista linguistico, Occidente e Oriente pian piano fanno sempre più fatica a capirsi. In Occidente il greco si parla meno, in Oriente il latino si parla pochissimo. I funzionari o i militari bizantini mandati in Italia cominciano pian piano a essere percepiti come degli stranieri. Certo, li manda l'imperatore, il nostro imperatore. Ma poi, quando ci ritroviamo di fronte, sono degli stranieri. Cominciano le tensioni, gli scontri, anche le insurrezioni, i litigi, e cominciano anche le avance dei papi per cercarsi un protettore che sia un po' più efficace che non l'imperatore bizantino. Ora, questo protettore c'è. Sullo scacchiere europeo è belle pronto, è il re dei franchi. All'inizio dell'VIII secolo... Comincia questo avvicinamento fra i papi e i re franchi che si concluderà l'anno 800 con l'incronazione di Carlo Magno. Perché i franchi? Ho già parlato prima del fatto che i franchi si sono molto montati la testa, si considerano pari ai romani, anzi superiori, nuovo popolo eletto. Non ho detto, forse potevo dirlo già prima, che i franchi sono comunque di gran lunga il più potente fra i vari popoli barbari. Hanno sottomesso tante tribù germaniche per cui il loro regno non è soltanto la Gallia, la Francia attuale, e anche la Germania, gran parte della Germania. Quindi i franchi sono potenti, molto più dei Longobardi, per esempio. I franchi all'inizio dell'VIII secolo si trovano in prima linea anche contro l'invasione araba, perché gli arabi hanno sommerso anche la Spagna e stanno dilagando anche al di là dei Pirenei. Sono i franchi che li affrontano e che li fermano. E il nonno di Carlo Magno, Carlo Martello, che vince quella famosa battaglia di Poitiers, che in qualche modo poi, anche se oggi qualcuno dice ma è stato un tafferuglio, in realtà probabilmente poco più, ma è rimasta nella storia come una svolta ed è stata considerata una svolta già dai contemporanei. C'è un testo contemporaneo, incredibile, in cui si dice, sotto la guida di Carlo Martello, gli europei hanno fermato l'invasione. È una delle prime volte che questo termine viene usato. Allora, per tanti motivi, dunque, i franchi, cattolici da sempre, sono l'alleato ideale per il Papa. Più volte nel corso dell'VIII secolo, quando i Longobardi si fanno troppo aggressivi, i franchi vengono chiamati. Vengono, sconfiggono regolarmente i Longobardi, poi tornano a casa, dopo aver dato questa lezione. E i papi si abituano all'idea che il re Franco è un protettore molto più prezioso che non l'imperatore bizantino. E anche qui noi, scusate se continuo a insistere su questi aspetti di simbologia del potere, ma sono le cose che noi abbiamo in mano per capire in realtà, no? Il Papa normalmente, quando veniva eletto, notificava la propria elezione all'imperatore. A un certo punto, nell'VIII secolo, i Papi smettono di farlo. E però cominciano a notificare la propria elezione al re dei Franchi. I Papi smettono di battere moneta. con il nome dell'imperatore bizantino, smettono di intitolare i loro documenti con gli anni di regno dell'imperatore bizantino. Adriano I, dopo che Carlo Magno ha sconfitto definitivamente i Longobardi, comincerà a mettere sui suoi documenti ufficiali anche l'anno di regno di Carlo. Anno di pontificato, anno di regno. Insomma, l'alleanza, l'asse strategico fra il papato e i franchi cresce nell'arco di diversi pontificati. è ben solido. Questo non vorrebbe ancora dire che i papi abbiano per la testa di nominare imperatore il re Franco, stiamo solo dicendo che ci sono tutte le condizioni perché questo a un certo punto possa succedere, no? Diciamo, non ci stupiamo più che sia successo. Ma quand'è che hanno cominciato a pensarci concretamente di fare questo passo ulteriore? E qui... qui è Leone III, c'è poco da fare. Nell'anno 795 muore Adriano I, subentra Leone III. Adriano I era un papa poderoso che non si spaventava di niente e che quando Carlo Magno veniva a Roma lo aspettava seduto in Vaticano. Leone III è un papa debole, che ha un gran bisogno di protezione, per i motivi che abbiamo detto. Ebbene, noi sappiamo che Leone III, subito dopo la sua elezione a papa, comincia a avviare i lavori di un grande mosaico che dovrà decorare... la sala delle udienze in laterano. Questo mosaico non c'è più, ma abbiamo ancora dei disegni rinascimentali di questo mosaico, quindi sappiamo cosa rappresentava. In questo mosaico Papa Leone III fa rappresentare al centro naturalmente Cristo, che distribuisce gli emblemi del potere. Il pallio che rappresenta il potere ecclesiastico e lo stendardo che rappresenta il potere dei re. Da una parte alla destra di Cristo ci sono Costantino e il suo Papa, Papa Silvestro. Papa Silvestro riceve da Cristo il pallio e Costantino riceve da Cristo lo stendardo. Dall'altra parte... Sono rappresentati Carlo, re dei Franchi, e Papa Leone. E San Pietro, non Cristo, badate, San Pietro consegna il pallio a Leone e lo stendardo a Carlo. Ora, se questo non è un programma politico, io non so che cosa sia un programma politico. L'equiparazione è chiara. Carlo, che già da tempo si chiama Nuovo Costantino e viene celebrato come Nuovo Costantino, è esplicitamente equiparato a Costantino. Salvo che naturalmente, nel caso di Leone III e di Carlo, è San Pietro che concede tutti questi poteri. C'è già in nuce, riconosciamo, l'idea di Leone III di dire comunque e tramite me, tramite San Pietro e quindi tramite il Papa, che questo re diventerà imperatore. Bene, quindi evidentemente appunto è una cosa di cui si è discusso, si è parlato, ci si è pensato, le precondizioni c'erano tutte. E a un certo punto hanno detto, va bene, lo facciamo. Hanno detto lo facciamo quando la situazione è precipitata, quando la congiuntura ha costretto il Papa a fuggire, Carlo a interessarsi di questo, a andare a Roma. Quando certamente si è cominciato a dire, sì, se Carlo viene a Roma, bisogna che sia chiaro a tutto il mondo che ha il diritto di venirci, di venirci da padrone e da giudice. E allora forse è anche indispensabile che lo nominiamo imperatore, perché altrimenti la cosa rischia di non passare. Agli occhi di chi non passare? Sempre difficile quando si parla di opinione pubblica per il Medioevo immaginarci cosa voleva dire. Credo che se ne possa parlare però, perché un re comunque dell'epoca aveva un rapporto con i suoi sudditi, per cui voleva che si sapesse in base a cosa regnava, in base a quali diritti regnava. E comunque si trattava in ogni caso di giustificare questa cosa nella direzione in cui era più difficile giustificarla, ai cristiani d'Oriente. a quelli che avevano il loro imperatore a Costantinopoli e che lo consideravano l'imperatore romano e basta. Sapevano che in Occidente regnavano dei re barbari, ma a volte le cose non vanno come vorremmo, ci si rassegna, e tuttavia per l'imperatore d'Oriente quelli erano sempre re barbari. Ecco, ai bizantini sarà difficile far ingoiare questa cosa, che gli occidentali si sono ricreati un loro imperatore romano. Infatti i bizantini non la ingoieranno mai. I bizantini reagiscono con una freddezza tremenda alla notizia che questo re barbaro si è fatto incoronare a Roma. Abbiamo detto prima che fra i rituali dell'incoronazione c'era stata anche l'unzione con l'olio sacro. Il Papa Leone III aveva unto Carlo Magno con l'olio consacrato, come usavano a fare i re franchi. È un gesto che di nuovo li associa ai re dell'Antico Testamento. Ebbene, i cronisti bizantini, quando raccontano questa cosa, li prendono in giro. raccontano che il Papa ha unto il Re Franco con l'olio sacro dalla testa ai piedi, che è quello che si fa per l'estrema unzione. Questo fatto che in Occidente un capo barbaro si sia fatto incoronare imperatore non andrà mai giù. Il protocollo bizantino non riconoscerà mai sul serio questo titolo imperiale, anche quando sono costretti a venire a patti con l'Occidente. All'inizio non vengono appatti per niente, l'incoronazione dell'anno 800 provoca immediatamente la guerra su tutti i confini tra l'impero di Carlo e l'impero di Bisanzio. Però poi questa guerra alla lunga si esaurisce, nessuno ha più voglia, ristabiliscono dei rapporti ma sempre con una freddezza di fondo. Sotto il successore di Carlo, suo figlio Ludovico il Pio, noi abbiamo delle lettere dell'imperatore bizantino che scrive a Ludovico il Pio che vuole essere in buoni rapporti con lui e in quel momento non si stanno facendo la guerra, anzi, e l'imperatore indirizza queste lettere a Ludovico, re dei Franchi, che i suoi chiamano imperatore. E dunque, e dunque qui misuriamo come... Quel gesto, quell'insieme di gesti nella Basilica di San Pietro, abbia rappresentato una rottura storica che si stava preparando da tanto tempo, ma che avrà delle conseguenze però cruciali. Perché? Perché appunto, sostanzialmente, si prende atto del fatto che il mondo è cambiato. E questo io credo che sia anche il motivo per cui ha senso che noi oggi continuiamo a parlare di queste cose. Perché appunto l'ultimo aspetto che io mi proponevo di trattare con voi è sostanzialmente questo. Abbiamo visto, credo, che per gli uomini dell'epoca in un modo o nell'altro si è trattato di qualcosa di grosso, di qualcosa che si stava preparando da tanto tempo, però arrivare a farlo sul serio è un'altra faccenda. Si è trattato di sancire che il mondo era effettivamente cambiato rispetto a come era stato per tanto tempo, di prendere atto di una serie di cambiamenti di cui non si voleva prendere atto. E va bene. Ma perché noi stiamo ancora qui, 1200 anni dopo, a raccontare questa faccenda? Non solo perché è stato comunque un grande avvenimento e il protagonista è stato un grande uomo, va bene. Due grandi uomini non oso dire perché su Leone III il giudizio rimane in sospeso, appunto. Allora, non è questo. E non è neanche il fatto che l'impero di Carlo Magno in realtà come costruzione politica è rimasta poi in piedi per mille anni e anche di più. Oddio, già questo basterebbe a dire, beh, in fondo il giorno in cui quell'impero è stato fondato è un giorno di cui vale la pena di parlare, sì. Tutta la storia europea del Medioevo, ma anche dell'età moderna, ha fra i suoi protagonisti l'impero che è nato quel giorno. Tutte le volte che noi nella storia d'Europa, d'Italia, incontriamo un imperatore, beh, quell'imperatore è uno che siede sul trono di Carlo Magno. Poi l'impero cambia faccia nel corso dei secoli, naturalmente, ma come istituzione è quella. Federico Barbarossa, che ha un posto così grande nella storia dell'Italia centro-settentrionale, è un successore di Carlo Magno. Federico II di Svevia, che ha un posto così grande nella storia dell'Italia meridionale, è un successore di Carlo Magno. Carlo V, che scatenerà i suoi lenzichenecchi per il sacco di Roma, è un successore di Carlo Magno. Questo impero fondato da Carlo Magno verrà sciolto ufficialmente da un altro usurpatore, da Napoleone. Sarà Napoleone che costringerà l'imperatore a rinunciare a questa eredità, a cambiare nome al suo impero. Non ci sarà più il Sacro Romano Impero dopo il 1804. Sarà comunque durato appunto 1.004 anni. E se vogliamo continuare questa linea di ragionamento fino in fondo, quell'impero cambia solo nome, è l'impero degli Asburgo, che sotto altro nome continua a esistere. È l'impero di Francesco Giuseppe. È quell'impero che crolla definitivamente solo nel 1918, con un ultimo imperatore che per una... Ironia della storia, si chiama Carlo, anche lui, l'ultimo imperatore asburgico tra il 1916 e il 18. Solo lì finisce la storia di questo organismo politico che il Papa e il Re dei Franchi hanno creato nell'anno 800. E dunque, dicevo, già questo da un certo punto di vista potrebbe anche bastare per dire, beh, si tratta di qualcosa di cruciale nella nostra storia. Ma io vorrei provare a fare un passo in là. Io vorrei provare a... ragionare con voi sul fatto che in qualche modo, ancora oggi, noi viviamo in un mondo in cui in qualche modo si sentono delle conseguenze di quella trasformazione politica che l'incoronazione in San Pietro ha simboleggiato. E mi spiego. L'impero di Carlo Magno si chiama ufficialmente un impero romano, poi lo chiameranno sacro romano impero, vuole essere romano. Roma è... fondamentale perché questo impero possa esistere. Nella loro prospettiva hanno rimesso in piedi l'impero d'Occidente, dopo questa parentesi sgradevole da Romolo Augusto, lo in poi c'è di nuovo un imperatore romano in Occidente. Ebbene, sta di fatto che però questo impero è profondamente diverso dall'impero romano. E allora adesso, forse per l'ultima volta, vi invito a fare un salto indietro, un grosso salto indietro nel tempo. Proviamo rapidamente... a visualizzare che cos'era l'impero romano, quello vero. L'impero romano non assomigliava neanche un po' all'Europa occidentale, anche se noi nella nostra distorsione in quanto occidentali a volte rischiamo un po' di dimenticarcelo. L'impero romano era un impero che comprendeva tutti i Balcani, tutta l'attuale Turchia, tutto l'attuale Medio Oriente, fino in Mesopotamia, tutto il Nord Africa. E quelli non erano posti periferici. Il Mediterraneo per quell'impero era davvero... il cuore dell'impero, un lago interno. E le province orientali e africane erano province che per lungo tempo sono state anche più importanti, più ricche, rispetto alle province del continente europeo, quelle a nord, la Gallia, la Spagna, la stessa Italia a un certo punto declina. Basta pensare a quel fenomeno centrale nella storia del tardo impero romano che è la nascita e diffusione del cristianesimo. Il cristianesimo nasce nella parte orientale dell'impero, nasce dove si parla greco. I Vangeli sono scritti in greco, gli Apostoli predicano in un mondo greco, San Paolo a chi scrive? Agli Ateniesi, agli Efesini, ai Tessalonicesi. Tutto questo mondo greco e orientale è in realtà Impero Romano a pieno titolo. C'è anche motivo di pensare che, tutto sommato, i funzionari o i legionari romani si sentissero ancora più a casa loro in Egitto o sulle Ufrate che non quando li sbattevano su quegli estremi confini del nord, il Reno, il Danubio, che davvero erano, quelli sì, erano la frontiera fra il mondo civile e il nulla, in qualche modo, agli occhi dei romani. Ecco, questa roba non assomiglia all'Europa occidentale che noi conosciamo, proprio per niente. Ma l'impero di Carlo Magno ci assomiglia, sì. L'impero di Carlo Magno, in altre parole, sancisce il fatto che l'antica unità del Mediterraneo, l'antica unità tra Oriente e Occidente, l'antica unità anche della Cristianità, ecco, non è più attuale. Sancisce il fatto che le cose sono cambiate. Il Mediterraneo non è più un lago interno, è una frontiera. Ed è una frontiera pericolosa. A sud ci stanno altri, ci stanno i musulmani. Gente percepita come una minaccia. L'impero di Carlo Magno è un impero continentale. Questa è la prima volta in cui un unico sovrano e un insieme di leggi uniformi e un'unica cultura e un'unica moneta funzionano in uno spazio che va da Barcellona a Hamburgo, a Budapest, a Benevento. Questo è in sostanza il vero cuore dell'impero di Carlo Magno, attuali Francia, Germania. Belgio, Olanda, Austria, Svizzera, un pezzo d'Ungheria, Italia centro-settentrionale, un pezzo del sud, ma non tutto. Un pezzo di Spagna, la Catalogna, che non per niente per secoli in Spagna si glorierà di essere più avanti del resto del paese, più europea del resto del paese. Questo è uno spazio che in qualche modo assomiglia alla nostra idea di Europa occidentale. E credo che si possa dire... che da quel momento in poi, certo, cambieranno ancora tante altre cose, succederanno ancora tante altre cose, ma quel tipo di orizzonte geopolitico rimarrà. E dunque con Carlo Magno si consuma un trapasso di cui noi ancora oggi in qualche modo sentiamo le conseguenze. Naturalmente un altro aspetto di questo trapasso è insito nel fatto che gli occidentali che parlano latino si sono fatti il loro imperatore occidentale. Questo vuol dire che tutti i fratelli cristiani che parlano greco e con cui ci si capisce sempre meno e di cui si diffida anche un po' perché anche con i loro teologi è difficile discutere e non siamo più neanche proprio ben sicuri che la loro versione del cristianesimo sia proprio così giusta, ecco, tutti i costori in qualche modo cominciano a appartenere a un orizzonte estraneo con cui si ha sempre meno in comune. E naturalmente la cosa è reciproca. La cosa è reciproca perché i cristiani d'Oriente assistono sbigottiti. Prima a questa pretesa di un capo barbaro di dichiararsi imperatore romano quando tutti sanno che il vero imperatore romano siede a Costantinopoli. Poi a questa alleanza fra questo finto imperatore e il papa di Roma. E allora qui la cosa si ribalta. Questi latini che parlano latino, pregano in latino, non gli si capisce quando parlano. Che idee hanno? Sono cristiani per bene o no? Ecco, questo genere di crescente malinteso, di crescente diffidenza reciproca, certamente con l'incoronazione di Carlo Magno acquista una forza che prima non aveva e da quel momento le cose andranno sempre peggiorando, come sapete. Questa idea di un occidente che si sente estraneo al mondo cristiano d'Oriente, qui trova una delle sue tappe, diciamo, fondamentali. Dopodiché io vorrei concludere riprendendo questo argomento. dal punto di vista della città di Roma. È un po' lo stesso argomento, ma secondo me vale la pena di declinarlo proprio da questo punto di vista, per ribadire quello che dicevo all'inizio, che questo non è un avvenimento, l'incronazione di Carlo Magno, che si è verificato a Roma così, per caso. È successo qua e quindi lo possiamo inserire in queste giornate di Roma, ma in realtà non è un momento in cui la storia della città abbia conosciuto una svolta. Ebbene, non è così. Anche la storia della città di Roma ha conosciuto una sterzata netta in questo momento. Torniamo alla Roma che era parte dell'impero bizantino. Alla Roma dove i papi erano greci, e questa è un'altra cosa che si rischia di dimenticare. L'ultimo grande papa che appartiene con certezza a una grande famiglia di senatori romani, come sapete, è Gregorio Magno, della Genza Niccia, che muore all'inizio del VII secolo. Dopo di lui noi abbiamo un'alternanza di papi, di famiglia più oscura per lo più, di cui molti sono greci, greci dell'Italia meridionale, ma anche greci della Siria. E questo dimostra più di ogni altra cosa quanto sia profondamente integrata Roma nell'Impero d'Oriente. Ancora fino al tempo di Carlo Magno, ancora nell'VIII secolo, molti papi sono greci, altri sono romani, naturalmente, rampolli delle grosse famiglie locali che intrigano per farli eleggere, ma molti sono greci, perfino di Leone III. A un certo punto è stato ipotizzato che in realtà, come etnia, fosse greco, anche se poi sembra che non ci siano davvero proprio gli elementi per dirlo con certezza. Allora, questa città, governata da papi greci, profondamente integrata nell'Impero d'Oriente, pian piano scivola però via da questo impero, lo abbiamo visto, e a partire dal giorno di Natale dell'anno 800 fa ufficialmente parte di un altro impero, quello occidentale. Quando dico ufficialmente, questo va preso molto sul serio. A partire da quel momento, torno sempre a questi aspetti simbolici, Sulle monete di Leone III compare il monogramma di Carlo Magno. Sui documenti di Leone III, ricordate, prima Adriano metteva gli anni di pontificato propri e poi gli anni di regno di Carlo. Adesso non basta neanche più quello. Sui documenti di Leone III c'è l'anno di regno di Carlo e basta. Roma, in altre parole, fa parte dell'impero di Carlo Magno, a tutti gli effetti. Del resto potrei citare... Il testamento di Carlo Magno. Carlo Magno nel suo testamento lascia enormi ricchezze, oro, gioielli, pietre preziose ai 21 arcivescovi del suo impero ed elenca fieramente le 21 sedi metropolitane del suo impero. I nomi delle metropoli a cui bisogna fare questa elemosina, ovvero elargizione, sono Roma, Ravenna, Milano, e poi via via, Colonia, Salisburgo, Lione, Bordeaux, eccetera, eccetera, eccetera. Allora, io credo che si possa dire che la città di Roma, in quel momento, ha davvero conosciuto una svolta nella sua storia, una svolta che si stava preparando da tanto tempo. Certo, noi parliamo di una giornata che ha simboleggiato questa trasformazione storica, si capisce. Perché Roma non apparteneva a quel sistema di città. A partire da questo momento Roma non appartiene più al sistema delle antiche città cristiane, delle grandi metropoli cristiane dei primi secoli, in cui era perfettamente integrata all'inizio. A partire dall'anno 800 Roma non fa più parte di un sistema di città che comprende Antiochia, Alessandria d'Egitto, Gerusalemme, la stessa Costantinopoli. No, fa parte di un sistema a cui appartengono le città dell'Italia settentrionale, della Francia. della Germania. Credo che sia uno di quei momenti in cui la storia di una città che è rimasta oscillante fra due possibilità, fra due mondi, definitivamente sceglie una delle due possibilità. Papi greci a Roma non ce ne saranno più a partire da quel momento. Agli occhi della corte bizantina, naturalmente, questa è, come dire, una cosa inaccettabile. I cronisti bizantini, quando raccontano dell'incronazione di Carlo Magno, in genere concludono, a me no, in genere no, ce n'è uno specificamente, mi ricordo questa frase, che conclude dicendo, a partire da quel momento Roma è sotto il governo dei barbari. Ecco, noi la vediamo un po' diversamente, ma è perché i discendenti di quei barbari siamo noi. Grazie. Musica