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Lettera a Cangrande della Scala

La lettera can grande della scala è tratta dall'ultima opera di Dante che noi analizziamo, che è l'opera delle epistole, le lettere. Le ultime tre opere che abbiamo fatto sono in latino, quindi... De vulgaria eloquenzia in latino, de monarchia in latino e le epistole anche in latino. Sono 13 scritte in latino secondo la consuetudine dei funzionari dell'epoca. Quindi chi svolgeva degli incarichi all'interno del comune, per esempio di notaio o altre magistrature pubbliche, spesso era bravo a scrivere delle lettere, per esempio Pier delle Vigne. E anche Dante scrive... Parecchie lettere importanti. Ecco, per lo più si tratta di lettere di argomento politico. Ad esempio quella del 1310-11, Epistole ai principi italiani contro i fiorentini e ad Arrigo. Qui dobbiamo ritornare all'argomento che abbiamo già affrontato ieri, cioè la calata in Italia di Enrico o Arrigo VII, l'imperatore proveniente da Lussemburgo. decide di intervenire nelle vicende storico-politiche italiane, quindi non rimane indifferente come avevano fatto i suoi predecessori a Habsburgo, ma entra in Italia e cerca di far valere il potere dell'imperatore come non era successo da tantissimo tempo. E allora lui rivolge queste lettere che sono una sorta di esortazione, esortazione ai principi italiani che aprono le porte ad Enrico VII. Esortazione a Firenze che si pone purtroppo, dice Dante, come principale avversaria, nemica di Enrico VII. La Firenze guelfa nera, no? E poi esortazione ad Arrigo che prosegua nella sua opera. Quindi, dicevamo, molte, molte lettere di carattere politico. La lettera comunque più importante, più nota, conosciuta, è quella che noi adesso leggeremo, è la lettera Can Grande della Scala. scala. Praticamente questa lettera funge anche da dedica del paradiso. Evidentemente sono gli ultimi anni dell'esilio, infatti adesso cerchiamo di perdonargliene un po'tutte a questo povero Dante. Si trova affamato, vecchio, stanco, solo, senza la moglie, senza i figli, lontano dalla patria, deluso. Allora perdoniamoli un po'di anacronismo, abbiamo parlato di un po'di anacronismo, cioè di visioni politiche non esattamente... al tempo come dire al passo con i tempi volevo dire ma perdoniamoli a queste cose perché è davvero martoriato in questi ultimi anni della vita però c'è qualcosa anzi forse proprio diremo nella prossima spiegazione forse proprio per il fatto di essere in esilio c'è qualcosa di grande che lui concepisce ed è l'ultima cantica quella del paradiso grazie In generale, Neresidio concepisce la Divina Commedia, il suo capolavoro, e in particolare poi l'ultima cantica, quella del Paradiso, decide di dedicarla a Cangrande della Scala. Anche se la paternità della lettera è in discussione, c'è qualche studioso a dire la verità, però una minoranza, che dice che non è espuria, cioè non è autentica di Dante, ma che contiene un'importante chiave di lettura del poema, sull'argomento, la finalità, il titolo, il genere e le lezioni. letterario e i vari livelli di interpretazione della scrittura, i quattro sensi della scrittura, ancora oggi i vostri compagni stanno facendo un compito sul senso letterale, senso allegorico è qualcosa di fondamentale perché ci aiuta a capire che un testo per i medievali, soprattutto la Divina Commedia va letto a strati cioè ci sono diversi livelli di comprensione e livelli di analisi del testo ma è il momento adesso finalmente di leggere la lettera Lettera a can grande della scala, che trovate alla pagina A203-A204 del vostro libro. Per chiarire quello che si dirà bisogna permettere che il significato di questa opera non è uno solo, anzi può definirsi un significato polissemos. Ecco, dicevamo, in questa lettera parla della polissemia della Divina Commedia. Non è un significato solo, cioè più significati. Infatti il primo significato è quello che si dice. quello che si ha dalla lettera del testo, l'altro è quello che si ha da quel che si vuole significare con la lettera del testo. Il primo si dice letterale, il secondo invece è significato allegorico, o morale o anagogico. Ecco, cerchiamo di spiegare molto bene questi quattro sensi della scrittura. In realtà ne abbiamo già parlato nel convivio, ne abbiamo già parlato noi in generale parlando della letteratura e della cultura medievale. C'è il senso letterale, poi il senso allegorico, che può essere allegoria dei teologi o allegoria dei poeti. Poi c'è il senso morale, che riguarda ciascuno di noi, il comportamento, come viviamo nella vita. Cioè che quello che leggiamo deve insegnarci a comportarci in un modo diverso. E infine il senso anagogico. più elevato è difficile. È un sovrasenso che considera i fatti reali come segno di realtà eterne e spirituali. Quindi per esempio il senso anagogico potrebbe mettere in parallelo quello che sto leggendo con un significato religioso, quindi ad esempio con Cristo, la vita di Cristo, la discesa di Cristo, il Vangelo, con la Bibbia, eccetera, eccetera. Questi diversi modi di trattare un argomento si possono esemplificare per maggior chiarezza con i versetti. Allorché dall'Egitto uscì Israele. Sì? Sì, sì, un attimo, che devo mettere in pausa. Ecco, dicevamo, leggiamo questo brano. biblico, si tratta dei versetti 1 e 2 del Salmo 114 della Bibbia. Allorché dall'Egitto uscì Israele e la casa di Giacobbe si partì da un popolo barbaro, la nazione giudea venne consacrata a Dio e dominio di lui venne ad essere Israele. Ecco, infatti, se guardiamo alla sola lettera del testo, il significato è che i figli di Israele uscirono d'Egitto, al tempo di Mosè. Se guardiamo all'allegoria, questo può servire anche per il compito che state facendo voi, se guardiamo all'allegoria... Il significato è che noi siamo redenti da Cristo. Se guardiamo il significato morale, il senso è che l'anima passa dalle tenebre, dall'infliccità del peccato, allo stato di grazia. Ecco, quindi un episodio. L'episodio biblico forse più famoso. Quindi il passaggio del Mar Rosso. la salvezza del popolo ebraico da un popolo di barbari, può essere interpretato in modo letterale, cioè semplicemente gli ebrei passano dall'Egitto verso la terra di Canaan. Può essere interpretato in senso allegorico, quindi la redenzione di Cristo eccetera. Morale, quindi noi siamo dei peccatori e quindi passiamo da uno stato di peccato a uno stato di grazia. E infine il significato anagogico. quello più difficile, il sovrasenso. Il senso è che l'anima santificata esce dalla schiavitù della presente corruzione terrena alla libertà dell'eterna gloria. E benché questi significati mistici siano definiti con diversi nomi, generalmente si possono definire tutti allegorici, cioè tutti rimandano ad altro, allos in greco, in quanto si differenziano dal significato letterale, ossia storico, dalla realtà storica dei fatti, si distanziano dal senso letterale. Infatti la parola allegoria deriva dal greco alleon, che è reso in latino con alienum, ossia diverso. probabilmente Dante ha preso questo dalle etimologie e le derivazioni di Guccione da Pisa ciò premesso è chiaro che il soggetto di un'opera sottoposto a due diversi significati quello letterale e quello allegorico sarà duplice e perciò si dovrà esaminare il soggetto della presente opera se esso si prende alla lettera e poi se si interpreta allegoricamente e dunque il soggetto di tutta l'opera se si prende alla lettera lo stato delle anime dopo la morte inteso in generale insomma io scrivo un poema sulla condizione delle anime dopo la morte e quindi descrivo questo viaggio in questi regni oltremondani e basta ma se si considera l'opera sul piano allegorico il soggetto è l'uomo in quanto per i meriti e demeriti acquisiti con libero arbitrio ha conseguito premi e punizioni da parte della giustizia divina quindi non è una strada storia che riguarda altri, riguarda ciascuno di noi, dice Dante. Il titolo del libro è Incomincia la Comedia di Dante Alighieri Fiorentino di nascita non di costumi. Fiorentino di nascita non di costumi. Su questo rifletteremo nella prossima lezione. Per capire il titolo bisogna sapere che la parola Comedia deriva dalla parola Comos che significa villaggio e Oda canto del villaggio. Comedia sarebbe è un canto villareccio ed è la commedia un genere di narrazione poetica diverso da tutti gli altri si diversifica dalla tragedia per la materia in questo che la tragedia all'inizio è meravigliosa e placida e alla fine, cioè nella conclusione fetida e paurosa appunto drammatica e termina male insomma la tragedia ed è detta tragedia per questo da Tragos che significa capro il canto del capro Adesso ritorna però, non c'è nessun problema. Fettido come il capro, come risulta dalle tragedie di Seneca. A dire la verità qui è un po'grossolano il nostro Dante, perché in realtà si chiama così perché un capro, un capretto, veniva dato in... per il dio Dioniso e al posto di questo sacrificio religioso i greci istituirono l'agone tragico cioè la gara tra scrittori tragici chi è che sta parlando? La comedia invece inizia dalla narrazione di situazioni difficili, ma la sua materia finisce bene, come risulta dalla comedia di Terenzio. Ecco, notate, noi stiamo studiando Plauto Terenzio. Dovete sapere che ovviamente nel Medioevo era molto più esaltato Terenzio. è conosciuto Terenzio rispetto a Plauto, che viene invece rivalutato nel periodo dell'umanesimo rinascimento. E questa è la ragione per cui alcuni dettatori, Alcuni scrittori, alcuni dettatori presero l'abitudine di adoperare nelle formule di saluto la frase ti auguro tragico principio e comica fine. Similmente tragedia e comedia si diversificano per il linguaggio che è alto e sublime nella tragedia, dimesso e umile nella comedia. E questa è la ruota dei generi e degli stili usata dai medievali. Come dice Orazio nella sua poetica, si riferisce qua all'Ars Poetica, l'opera in cui Orazio sintetizza un pochettino principi della poetica, quando dichiara che è permesso qualche volta agli scrittori di Comedia di esprimersi come scrittori di tragedie e viceversa. E da questo è chiaro che Comedia si può definire la presente opera. Infatti se guardiamo la materia all'inizio essa è paurosa e fetida, nel mezzo della nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, perché tratta dell'inferno ma ha una fine buona, desiderabile e gradita, vedere l'amor che muove il cielo e le altre stelle, perché tratta del paradiso. Per quel che riguarda il linguaggio questo è dimesso e umile perché si tratta della parlata volgare che usano anche le donne. Donnette, il volgare più umile, lo stile più basso che si possa immaginare, quello che la retorica medievale definiva lo stile comico. Lui dice addirittura quello che usano le donnette, per dire, è anche una specie di modestia, quella quale presenta la sua opera Dante. In realtà, come abbiamo visto studiando sia il convivio sia il De Volgare Eloquenzia, era convinto che il volgare toscano avesse come dignità per essere un volgare. usato in un'opera di letteratura.