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Note sul Giardino di Ermita in "Gerusalemme Liberata"

Ciao, eccoci arrivati ad un evento nodale della Gerusalemme Liberata, cioè il giardino di Ermita in cui si svolgono gli amori fra questa maga musulmana e il cavaliere cristiano Rinaldo. L'immagine qui di Tiepolo riprende in maniera completa, perfetta direi tutto quello che è l'episodio che andiamo a leggere adesso nel dettaglio. Un piccolo accenno narratologico, è importante da dire che siamo nel momento di massima spannung narrativa. Spannung è una parola tedesca che piace molto ai critici, ai professori, cioè significa il momento di massima tensione narrativa, cioè il momento in cui proprio la trama ha un momento di svolta. Perché? Perché Rinaldo è certamente il più importante, il più valido come cavaliere cristiano che Goffredo da Buione, il capitano della compagine cristiana... Hannover era fra le sue file, ma c'è un problema che da un po'di tempo la maga Armida lo ha incantato. La maga appunto come tale, creatrice di incantesimi, ha distrutto il cavaliere da quello che è l'obiettivo principale, cioè la conquista di Gerusalemme. Prima l'ha fatto con cattiveria, nel senso che ha seguito quello che è l'istinto. e l'ordine di Satana di allontanare il campione dalla città di Gerusalemme, poi però lo ha portato nelle Isole Fortunate, in questo suo palazzo incantato. Ora, è poco per noi importante sapere dove si trovano queste isole, ma certamente sono lontane dal luogo della battaglia. Lo ha allontanato e poi pian piano se ne è innamorata. Queste isole capiamo che non è un problema di lontananza geografica, è un problema di lontananza morale dal luogo dello scontro. La città santa deve essere riconquistata e invece queste isole sono fuori, sono lontane da questo mondo che tutto partecipa di questa grande guerra che si sta avvolgendo. Ma siamo ancora... parlando della prima crociata verso la fine dell'anno 1000, 1096-1099, ci dicono gli storici. Per cui è un luogo di perdizione, possiamo dire, la quête che è l'obiettivo finale, lo scopo finale, la ricerca che ha come unico principio esistenziale, possiamo dire, il paladino cristiano viene appunto stravolta da questa maga. Volutamente, evidentemente. Ci ricorderemo che nel premio Tasso parla di compagni erranti, erranti che giocava, se ti ricordi, ti rimando alla videoazione sul premio della Gerusalemme, erranti gioca sulla ambiguità del termine, che significa che vagano di qua e di là, ma anche che stanno sbagliando. Certamente Rinaldo è uno di questi compagni erranti di Goffredo. E allora? Su stimolo di Dio, per una visione avuta da Dio, Goffredo da Buione vuole riconquistare alla sua impresa Rinaldo, e quindi manda due paladini, Carlo e Ubaldo, per liberarlo dalle malie, dagli incantesimi della maga ermita, e riportarlo a Gerusalemme. Evidentemente non è un compito semplice e vengono in questo aiutati da un altro mago, quindi possiamo dire che le due fazioni sono di pari forze, c'è una maga al servizio di Satana, un mago al servizio di Dio. Siamo sempre nell'ambito del meraviglioso cristiano, che è una categoria inventata da Tasso, ma adesso non è questo il momento per approfondire l'argomento. Quindi il mago di Ascalona... dona a Carlo e Ubaldo, i due paladini cristiani, un libro, un libro magico, in cui c'è una mappa, in cui ci sono i modi per superare il labirinto inestricabile che racchiude, difende in qualche modo dall'esterno, il giardino di Ermita. Quindi questi due paladini cristiani hanno il modo di penetrare all'interno del giardino incantato e recuperare così il loro campione, Rinaldo. Perché mi piace fermarmi sul giardino? Perché notiamo dal punto di vista letterario, semplicemente, siamo molto lontani dalla selva, la generica selva, il bosco, che abbiamo trovato tante volte nell'Orlando Furioso di Cristo. Il bosco, ti ricorderai, è il luogo del caso, della fortuna cieca, per eccellenza, i palatini a cavallo o a piedi si incontrano, si scontrano, si amano, si odiano, sempre all'interno della foresta e dei vari... numerosi, frequenti bivi che troviamo all'interno di questa foresta. Niente a che vedere con questo giardino. Il giardino di Ermita non ha nulla a che vedere con la fortuna cieca, ma vediamo con cosa ha a che fare. Diabolicamente è impenetrabile, circolare, mi è piaciuto mettere questa immagine qui perché presenta appunto un... non è il giardino di Ermita, è un giardino tipico del 1500-1600, fatto appunto con questa forma circolare decisamente singolare, che però riporta ad un concetto che è importante, nel senso che Rinaldo, così un malcapitato che volesse entrare in questo giardino, si perde nel labirinto, come spesso abbiamo visto anche nell'Cristo del resto. Si torna e Rinaldo, non c'è una coincidenza di nome, anche se sono storie completamente differenti, quindi personaggi completamente differenti, però... Rinaldo, ci ricordiamo che torna varie volte su se stesso, Ferrauri torna sulla riva del fiume dove stava cercando, eccetera. Ci riporta questa circolarità alla inanità, alla inutilità dell'operato umano. La magia può rendere inutile l'azione dell'uomo. Ma ancora, è un emblema fisico, un emblema fisico dello smarirsi della ragione nella pluralità degli impulsi che disgregano. Ancora c'è questa tensione fortissima fra forze centrifughe e forze centripete, che di fatto è il nucleo, uno dei nuclei essenziali della Gerusalemme liberata. Il giardino è proprio quel errare, lo smarrirsi della ragione davanti agli impulsi. E lo vedremo, quali sono gli impulsi che vive Rinaldo. Si tratta, e qua arriviamo veramente a un punto importante, si tratta di una natura... Fatta ad arte. Cosa vuol dire? Qui stiamo rovesciando quello che è il cliché tipico dell'estetica precedente al 1500. L'arte imita la natura. Questo da sempre, dall'arte più antica l'arte cerca di imitare la natura. Qui assistiamo al rovesciamento completo perché invece questo giardino... che è naturale, che è fatto da piante sempreverdi, più delle volte, ma piante strane, vedremo nel giardino di Ermita in particolare, che imitano l'arte, che sono fatte in maniera artificiale, e all'interno di questa artificiosità noi troviamo l'imitazione della natura. È tutto un gioco molto molto singolare che si viene a cogliere in questo giardino. Sono degli alberi patati che imitano gli alberi naturali. Rispetti a, più in generale, quello che è una visione edonistica proprio dell'intrattenimento dei nobili. E in questo è propriamente figlia del Rinascimento e di quello che è uno dei principi, degli assi portanti dell'estetica rinascimentale, cioè dell'Ectra. Ti ricordi, no? Prodesse e Delectare, no? Un'altra delle tensioni di cui vive la Gerusalemme è proprio questa. Perché Delectare? Che cosa succede ai giardini delle famiglie nobili del 1500-1600? Ecco qua ho voluto così farti una carrellata di immagini di giardini importanti e famosi dell'epoca. Vedi che è il giardino all'italiana, il giardino che è connotato da forme geometriche. Sono forme geometriche che non hanno nulla a che vedere con la natura, sono forme geometriche volute dall'uomo e che creano dei giochi, spazi pieni e spazi vuoti, colori differenti, dei giochi che di naturale, possiamo dire, hanno soltanto la parvenza. E questo è il giardino all'italiana che nasce e conquista le corti. europee dell'epoca. Il giardino all'italiana che poi dà vita al giardino alla francese, da cui si discosta poi il giardino all'inglese invece, ma sono questioni sulle quali magari torneremo in un'altra video lezione. Però è interessante questo fatto, cioè sa accogliere tasso il gusto dell'epoca, sa accogliere il gusto anche dei suoi uditori o fruttori, in genere, della sua opera. Quindi è un giardino che ha molte valenze al suo interno, per cui noi sì, ovviamente lo vediamo dal punto di vista della narrazione della Gerusalemme, ma ha tutta una storia molto importante alle spalle. E allora vediamo, vediamo cosa succede qua al meandro fra rive obbligue e incerte scherze, con dubbio corso or cala or monta queste acque ai fonti a quelle al mar converte, mentre i vien secche ritorno a fronte a tali e più ininstricabili concerte sono queste vie, ma il libro in sé le impronta. nota il libro Don del Magnifico, ed esse in modo parla che le risolve e spiega il nodo. Ecco, ovviamente ti ho messo sulla colonna di destra la parafrasi per renderti un po'più comprensibile il testo, che in qualche caso è un po'complicato, ed è volutamente complicato. In questo caso parla del meandro, qua lo trovi con la M maiuscola, forse in qualche altro testo l'avrai trovato con la M minuscola, perché in realtà questo a cui fa riferimento è il fiume dell'Asia minore, cioè... che effettivamente ha tutta una serie di anse che diventano proverbiali, tant'è vero che noi usiamo il termine meandro per indicare appunto un'ansa particolarmente articolata di un qualsiasi fiume, quindi ha un nome comune, meandro, che appunto dice che c'è un fiume che all'interno di questo giardino crea delle anse, quindi crea anche delle difficoltà per chi lo sta percorrendo, ma appunto... questo Carlo e Ubaldo hanno il libro del mago di Ascalona che permette di capire quali sono le strade giuste. Dopo che i due lasciarono le vie contorte, il bel giardino si aprì alla loro vista con un piacevole spettacolo. Risolte le strade per entrare dentro questo giardino, finalmente così trovano davanti ad una visione bella. Ecco, su questo mi fermo un attimo perché è bello questo aggettivo che usa questo lieto. Aspetto il bel giardin saperse. Di nuovo è un aspetto piacevole, non ha alcuna dimensione minacciosa, paurosa, come a volte poteva avere anche in Cristo. Al contrario, troviamo un bel aspetto, un lieto aspetto. Acque stagnanti, mobili cristalli, fiorvachi e varie piante e erbe diverse, apri che collinette. ombrose valle, selve, spelunchi in una vista offerse. C'è di tutto. C'è tutto quello che la natura può offrire. Però non mi fermo sul termine che ho evidenziato, mobili cristalli, perché siamo davanti ad una parola interessante. Mobili cristalli è una parafrasi, e capisci da solo che già è un po'più che parafrasi, ce la presenta appunto in questo modo, ci dice che fiumicelli, che capisci da solo che è una parafrasi un po'impoverente. lati, fiumicelle, fiori e piante, variopente, sì mobili cristalli però più che fiumicelli mobili cristalli è proprio un concettismo o un concetto cioè una metafora esasperata che attento lo dico adesso ma lo dovrò ripetere varie volte nel corso di questa video lezione è in realtà la parola d'ordine della lirica del 600 è una metafora talmente complicata, talmente... appunto portata all'eccesso da diventare in qualche caso difficilmente comprensibile. Ti rimando alle video lezioni su alcune poesie di Giovanni Battista Marino, l'interprete principale delle Liriche del Seicento, che fa appunto del concetto, forse possiamo dire la cifra della sua poesia. Perché dico immobili cristalli? È una metafora esasperata, perché ovviamente il cristallo è l'emblema stesso della fermezza, della durezza, dell'immobilità. Se tu ci metti accanto l'aggettivo mobili è chiaro che stai distorcendo quello che è il termine stesso. Per dire fiumi usa appunto una metafora che ha bisogno di una comprensione, di una comprensione e anche di un gusto, di un gusto che in qualche modo il lettore deve avere. E la cosa più interessante, quello che dicevo prima, è quel che il bello e il caro accresce all'opera, è l'arte che tutto fa, nulla si scopre. Cioè... Cosa che aumenta la bellezza, la leggiamo alla parafrasi, la preziosità e la bellezza e la preziosità di quelle opere non è assolutamente visibile l'artificio magico che produce tutto questo. Cioè sembra del tutto naturale, pur essendo una magia. E qua il discorso tra magia e arte capiamo da soli che si accavallano abbastanza nella mente, nella riflessione estetica degli artisti di questo periodo e di reto. soprattutto dal periodo successivo. E tutta la decima ottava di fatto è giocata su questo. Ci dice appunto Stimi, quasi il narratore che parla al narratario, al lettore, diresti che il sito, gli ornamenti, siano del tutto naturali, poiché ciò che è frutto di artificio è mescolato a ciò che è naturale. Sembra un artificio della natura che per diletto imiti, scherzando l'arte, sua imitatrice, quello che dicevo prima. Sembra quasi appunto che la natura, perché è una natura magica, imiti l'arte. Rimane. però natura. È un discorso, ripeto, molto interessante dal punto di vista estetico perché apre a quello che sarà la produzione artistica del 1600. Nell'ottavo undicennio viene descritto il giardino, caratterizzato da una natura strana. Evidentemente sì, si nasconde l'artificiosità magica della natura, ma non poi tanto, perché appunto noi troviamo degli alberi in cui su cui troviamo frutti acerbi e frutti maturi, fiori che sono appena sbocciati e fiori che sono già appassiti, sullo stesso ramo quasi, quindi non rispetta i ritmi naturali, i ritmi delle stagioni, e quindi si capisce che è qualcosa di strano, di artificiale, di magico appunto. Ci sono anche animali che emettono ovviamente a loro volta degli suoni, dei versi strani, c'è una melodia... inquietante questa si che è inquietante all'interno di questo giardino che si mescola al vento urmente artificiale tra questi animali strani spicca il pappagallo perché perché si sta diffondendo ovviamente viene dall'america del sud si sta diffondendo nelle corti europee come animale esotico per eccellenza perché perché oltre ad essere molto bello con ovviamente dei colori molto vistosi molto particolari Però appunto viene definito Mirabi il mostro perché parla come un uomo. Ma la cosa ancora più singolare nell'invenzione del pappagallo di Tasso è proprio questo, come leggiamo nell'ottava ai 14 e 15, che dice delle parole, dice delle parole in rima, riportando dei concetti che sono filosofici. Quindi un pappagallo inventato che... parla come un uomo, che recita come un poeta, che argomenta come un filosofo. No, niente di più straordinario all'interno di questo giardino. Cosa dice? De mira e gli cantò spuntar la rosa dal verde suo modesta e verginella, che mezzo aperta ancora e mezzo scosa, quanto si mostra meno, tanto è più bella. Ecco poi nudo il sen, già balanzosa, dispiega, ecco poi langue, non par quella. Quella non par che desiate inanti fu da mille donzelle e mille amanti. Allora noi sentiamo parlare della rosa, ma poi leggiamo delle caratteristiche che non sono affatto legate al fiore. Poi nudo il sen dispiega, come mostra baldanzosa il proprio seno, una rosa. Allora, capiamo che cosa te ne sarai accorto da solo, forse non c'è neanche bisogno di dirlo, che avendo noi studiato, e ti rimando alle video lezioni legate a quella poesia, avendo noi studiato Lorenzo il Magnifico, ma soprattutto direi il Poliziano, ebbè questo discorso della rosa che non è altro che simbolo della bellezza della donna, della verginità della ragazza, beh questo non ci suona per nulla strano. Ci suona strano il fatto che sia tutto in bocca. ad un discorso di un pappagallo, questo sì, che ci parla appunto della bellezza della rosa, della bellezza della donna, che quanto si mostra ma intanto è più bella, questa virginità che viene preservata dalla ragazza e che la rende ancora più attraente agli occhi di uomini. E poi l'angue non par quella, così tra basta, nell'ottavo quindici si va addirittura a... cacciare, possiamo dire, il pappagallo in discorsi che hanno più del filosofico oltre che del poetico, come del resto in Poliziano. Così trapassa, al trapassare di un giorno, della vita mortale il fiore e il verde. Ecco, allo stesso modo in cui la rosa sfiorisce, allo stesso modo anche la vita mortale viene meno, quindi diventa una riflessione sul tempo che passa, sulla morte che incombe, che ovviamente non inventa Tasso, riprende Poliziano, dicevamo, ma c'è tutta una tradizione. di Petrarch, che risale poi alla lirica greco-latina. E se anche, leggiamo la parafasi, se anche aprile torna ancora, la rosa non rifiorisce più, ne torna verde. Cogliamo la rosa, e questo è proprio un eco di Poliziano, un calco ripreso proprio dalle poesie che abbiamo analizzato di Poliziano, cogliamo la rosa quando questo giorno è ancora al mattino, poiché presto la serenità va via. Cogliamo la rosa d'amore, amiamo adesso quando è possibile essere ricambiati amando. Qua non voglio rimettere in mezzo il quinto canto della Divina Commedia, ma insomma ci sono delle reminiscenze di buona parte, possiamo dire, della letteratura italiana, praticamente tutte presenti in parole emesse da un pappagallo, che evidentemente contribuisce alla stranezza del giardino. Nell'ottavo XVII Carlo Ubaldo, quella coppia rigida e costante, se stessa indura, ai vezzi del piacere, riescono finalmente a vedere la coppia degli amanti. Egli è in grembo e alla donna essa è l'erbetta. Quindi appunto come si vede chiaramente nel già riportato dipinto del Tiepolo, effettivamente Rinaldo è adagiato sul grembo della maga. La descrizione è minuziosa della passione amorosa e qua ovviamente bisogna riandare con il pensiero allo scontro fra Tancredi e Clorinda, in cui appunto nella concitazione dello scontro Tasso indugia su alcuni particolari fisici della donna. Come succede qua? Ella, dinanzi al petto, lei in questo momento sta facendo un momento di... toletta mattutina, diciamo così, si sta sistemando i capelli, si sta sistemando il vestito, perché deve lasciare almeno temporaneamente Rinaldo per andare a controllare i vari incantesimi che proteggono questo che ormai è diventato il loro nido d'amore. E quindi si sta sistemando. Ecco, allora l'indugio di Tasso è forse eccessivo. Siamo davanti a questo bifrontismo di cui abbiamo parlato più e più volte anche in relazione all'amore, all'amore, al sesso, al sentimento amoroso in generale. C'è una condanna aperta, come vediamo, in questo passo perché Rinaldo è stato deviato da quella che è la sua cat, per cui amore è forza centrifuga. Benissimo. Qui c'è una condanna morale del sentimento amoroso. Ma da questo brano invece ricaviamo altre considerazioni, cioè che Tasso in realtà sia affascinato dal proibito e quindi indugi così a lungo su alcuni particolari, non parte ormai per la nostra sensibilità, assolutamente nulla, ma forse a quel tempo un po'di morbosità, un po'come la mantenevano, no? Ora c'è questo bifrontismo, questo atteggiamento un po'ambiguo di Tasso. nei confronti di questi aspetti esistenziali. Poi ti rimando alla lezione sul bifrontismo per avere un quadro più generale. Però questo è il passo su cui appunto si fonda questa considerazione legata all'attrazione che il poeta ha nei confronti del prebito, in questo caso appunto il sesso. Ella dinanzi al petto ha il velo aperto davanti al petto e sparge i capelli sciolti dal venticello estivo, langue per gioco e i bei sudori rendono biancheggiando più visivo il suo viso arrossato. E ci troviamo ancora una volta davanti ad un concetto, perché c'è un gioco esasperato dei colori, che è anche un gioco esasperato. delle parole, il viso è infiammato e il sudore rende ancora più evidente questo colore del viso. E'interessante questo gioco che è a metà fra il fisico e il letterato. Qual raggio in onda, la scintilla morisono, gli umidi occhi tremolo e lascivo, sopra lui pende ed ei nel grembo molle le pose il capo. e il volto, al volto, a tolle, solleva il suo volto verso il volto di lei. Lui, Rinaldo, è completamente innamorato, è completamente irritito, se vogliamo dire da quest'altro punto di vista, dalle malie della maga, e nutriendo avidamente i suoi sguardi famelici in lei, si consuma e si strugge. Mi viene in mente l'immagine dell'inno a Venere con cui si apre il Dererum Natura di Lucido, cioè... Marte accoccolato in grembo a Venere che in ians in te dice il testo, che proprio rivolge il suo sguardo innamorato verso di te o Venere, l'inno a Venere appunto con cui si apre l'opera del famoso poeta latino, è molto simile perché appunto qua c'è Rinaldo che appunto giace in seno ad Armida. si inchina e i dolci baci della sua mente liba or dagli occhi o dalle labbra or suge ed in quel punto di sospirarsi sente profondo sì che pensi or l'alma fugge e in lei trapassa per egrina. Quindi sono talmente innamorati che appunto si coccolano a vicenda e i sospiri d'amore si disperdono nell'aria. Noi ci vediamo che Carlo e Obato stanno lì nascosti dietro una siepe ad osservare questa scena che da una parte... appunto come dicevamo prima per Tasso, da una parte li attrae e dall'altra li repelle, il loro campione guarda come è ridotto, ecco, a scusi mirano i due guerrieri, gli atti amorosi. Ermita si sistema i capelli, contempla narcisisticamente se stessa, mentre Rinaldo è ridotto a strumento, veniremo, ministro, per reggere lo specchio. Questo è un altro dipinto di Ermita. Nibale Carracci, siamo sempre nel 1600-1601 mi sembra, conservato a Capodimonte, a Napoli, in cui c'è già tutto. C'è il pappagallo, come vedete al centro, ci sono i due nascosti in mezzo alle erbe, vestiti ovviamente da soldati, vedremo perché, e poi c'è appunto i due amanti. Molto bella l'immagine perché questo specchio rientra proprio in moltissimi dei quadri. e delle produzioni artistiche del Seicento, proprio perché è una finzione, è un gioco di specchi, è un gioco di finzioni, difficile di distinguere quella che è la realtà e quella che è la magia. Dal fianco dell'amante estraneo arnese, così viene definito, un cristallo prende a luci del netto, sorse, e quel fra le mani a lui sospese ha i misteri d'amor ministro eletto. Questo è il ruolo a cui adesso il campione dell'esercito cristiano è declassato. essere ministro, cioè servitore, capace di reggere soltanto lo specchio per la sua amata. Con luci gli occhi, le scienze petrarchesche, ma anche prima del dolce stil novo, lei con occhi sorridenti, lui con occhi accesi, osserva in vari oggetti un oggetto solo. Ecco quella voluta ambiguità che troviamo spesso. L'oggetto solo è lei. Ella del vetro a sé fa specchio e degli occhi di lei sereni a sé fa specchi. È un gioco di parole tipico appunto di quello che sarà la sensibilità propria della poesia del Seicento. Cioè che cosa ha detto? Lei con occhi sorridenti, lui con occhi accesi, osserva in un vero oggetto un oggetto solo. Lei si specchia nel vetro e lui si specchia negli occhi sereni di lei. È un gioco di riflessi in cui ovviamente viene esaltata la bellezza femminile. L'uno di servitù, l'altra d'impero, si gloria, ella in sé stessa ed egli in lei. Volgi, dicea, de volgi il cavaliero, a me quegli occhi onde beata bei. Tutti giochi di parole, tutti incastri di termini che evidentemente il poeta utilizza per impreziosire questo momento estremamente quotidiano e sarà la stessa identica dinamica di Giovanni Battista Marino. impreziosire i momenti in cui la donna si pettina, in cui la donna si veste, in cui entra una serva di colore, tutti i momenti quotidiani che vengono impreziositi da questa indubbia capacità tecnica che ha nel manipolare il linguaggio italiano. Per cui lui vuole che gli occhi della donna siano rivolti verso di lui. Perché? Perché... frase estremamente galante sono i miei occhi lo specchio migliore della tua figura perché in essi c'è la mia passione lo specchio non prova passione i miei occhi si è effettivamente tutto un gioco ripeto di parole e concettismi che saranno proprio il 600 i due continuano a coccolarsi e noi lo diamo appunto come dicevo appunto come lo specchio rientra nell'arte dell'epoca qua troviamo Immagini del Veronese, 15 anni prima del Seicento, Rubens 15 anni dopo. Notiamo appunto, da una parte, forse il paradigma della bellezza femminile, come cambia nel tempo, e notiamo soprattutto questo uso, ma direi esasperato, ma sicuramente molto singolare, dello specchio venere che si specchia in questo oggetto. Ed è interessante come poi... guardi un attimino con un po più di attenzione in realtà non sta specchiando se stessa ma sta guardando direttamente il fruidore dell'opera altro gioco di riflessi ovviamente voluto Ride Armida, quel dir, ma non che cessa dal vagaggiare dei suoi bei lavori. Quindi ride, ovviamente omaggiata da questi complimenti galanti, ma non smette di continuare a sistemarsi. E si sistema poi dei fiori, delle rose peregrine, appunto perché venivano da fuori, dal giardino, colte da fuori, se le appoggia sul seno, che è bianco e quindi assomiglia ad un giglio. Altro concetto. No? e quindi il concetto appunto è questo gioco, no? Le rose sono vere, i gigli sono finti, però le rose vengono da questo giardino incantato. I gigli sono nient'altro che la trasposizione del proprio, del colore, del proprio bianco, del colore del proprio petto. Né il superbo Pavon, qua, evidentemente poi è tutto un gioco legato a questa toletta che continua di questa donna, quindi sono tutte espressioni legate alla sua. bellezza. Il superbo pavone non spiega così bello la magnificenza delle piume occhiute, effettivamente sembra intravedere un occhio nella coda del pavone, per farne sfoggio nell'arcobaleno indore e imporpora il suo arco stillante di pioggio in modo altrettanto piacevole. Tuttavia Ermita mostra, bello più di ogni altro ornamento, il cinto, che non è solito lasciare neppure quando è nuda. C'è una cintura magica in cui è, possiamo dire, rampante. presa tutta la sua potenza, tutta la sua potenza. Questa cinta nell'ottavo 25 ci viene spiegato che è stata creata non da oggetti materiali, magari particolari, singolari, trovati chissà dove, ma è stata creata da teneri, sdegni, pacati e tranquilli, rifiuti, cari pezzi e liete riconciliazioni, cioè dei gesti, degli attimi, dei sentimenti, dei momenti. delle storie d'amore che creano, ripeto in maniera magica evidentemente, siamo nell'ambito sempre del meraviglioso cristiano creato da Tasso, creano questa cintura. Poco dopo Ermita si allontana per controllare gli incantesimi del giardino e lascia Rinaldo finalmente da solo, e allora noi assistiamo all'intervento dei due paladini mandati da Goffredo, cioè Carlo e Ubaldo, che finalmente si rivelano. e sono, e questo vedremo che dal punto di vista psicologico ha un suo peso, sono pomposamente armati, cioè le loro armature sono vistose, sono ovviamente presenti, quindi rinunciano all'agilità dell'azione per farsi vedere in armi. Per questo perché? Perché certamente c'è una reminiscenza omerica dietro questo, perché ci ricorderemo Ulisse e Dio che vanno a recuperare, Achille che la madre Teti aveva nascosto per evitare che andasse alla guerra che sapeva per lui fatale, lo aveva nascosto in un giniceo dei Damia, insieme a lui poi e Bonfiglia tutte le storie di cui ci parla, poi tra parentesi anche il ventesimo canto dell'Inferno di Dante, ecco Ulisse e Dio si presenta ad Achille si presenta e fa vedere delle armi e quindi suscite in lui una... una reazione incontrollabile di fascino nei confronti della guerra, dell'azione bellica, proprio in virtù delle armi che gli fa vedere. C'è una reminiscenza di questo genere, infatti nelle ottave 28-29 c'è un confronto che da una parte può essere anche un po'svilente, tra Rinaldo e un cavallo da guerra che ormai è stato messo da parte, ormai degradato dal riposo dell'ozio, che però... Nel momento in cui sente una tromba di guerra, ecco, lui rinasce nel cavallo stesso una voglia di combattere, no? Un desiderio bellico. E infatti il cavaliere nel momento in cui vede gli amici armati di tutto punto, si scosse, ci dice il testo, che è un verbo importante, è un verbo bello, no? Si riscuote da quel torpore esistenziale in cui Armida lo aveva condotto e torna un po'in sé, rinsavisce appunto. intanto Ubaldo oltre oltre ne viene e il terzo Adamantino Scudo ha in lui converso. Vengono con le armi ma vengono soprattutto con uno scudo, ecco uno scudo che viene presentato attraverso degli aggettivi molto importanti, terzo ci dice Adamantino e nell'ottava successiva, la trentesima, ci dice Lucido. E in questo scudo che è appunto lucido, che è fiammante in qualche modo, che è di diamante, che è appunto così chiaro... Si specchia Rinaldo, ha il modo di vedersi, e gli Rinaldo, in Ottava 30, rivolge lo sguardo verso lo scudo, onde si specchia in lui qualsiasi, qualsiasi, cioè quale è diventato, come ormai è diventato, finalmente si vede come realmente è. Quindi è interessante perché sono degli aggettivi che rimandano alla, possiamo dire, alla razionalità, alla realtà, alla verità. che ovviamente in qualche modo sconfigge quello che è l'errore in cui Ermita ha irretito l'eroe. Per cui finalmente si vede per com'è sul serio. E qua appunto il discorso fra finzione e realtà, gioco di tutta l'arte, di tutti i tempi, specificatamente del Seicento, qua ritorna in maniera prepotente direi. Scopre quindi se stesso, riscopre la propria nuova identità, ma vede che anche... Spira tutto odori, la scivia, il crin, il manto, è tutto impomatato, improfumato. E il ferro, il ferro, la spada, il ferro aver nonch'altro mira, d'altroppo lusso e effeminato accanto, anche la spada sembra aver subito un processo così di degradazione morale. Effeminato è un aggettivo tutto sommato interessato, interessante. Guernito è sì, che inutile ornamento sembra, non militar ferro, è strumento. quello che doveva essere un feroce strumento di guerra è diventato invece un inutile ornamento che piace agli occhi della donna amata. E'interessante perché questo scudo non può farlo che da contraltare allo specchio che Armida prima ha utilizzato. Quindi Rinaldo si specchia nello scudo, che è diverso dallo specchio della maga, scopre il sospetto effeminato, lo scudo fa riprendere coscienza l'eroe, lo specchio invece condanna alla inazione, in qualche modo paralizza Rinaldo. E quindi siamo momentaneamente all'inizio di Spannung, che cosa succede a Rinaldo? Qual uomo, quindi comincia con una similitudine, come un uomo oppresso da un cupo e pesante sonno, ritorna in sé dopo un lungo vaneggiamento, così divenne lui. Quindi si risveglia dal torporo esistenziale in cui la mia... La maga lo ha bloccato ed è interessante questa espressione che troviamo nel verso 3 e verso 4. Mirar se stesso, quindi riprende coscienza di sé, ma se stesso mirar già non sostiene. È evidente che il momento di autocoscienza si lega al momento della vergogna. È evidente, per uno spirito militare, come quello di Rinaldo, scoprirsi così non può altro che portare a... al profondo la profonda vergogna, si vergogna di come è diventato, giù cade lo sguardo questo dal punto di vista umano molto, l'abbiamo visto qua tante volte timido, dimesso, guardando a terra, la vergogna il tiene, quindi lo induce la vergogna, lo spinge a guardare verso il basso si chiuderebbe, diciamo anche noi, vorrei sprofondarmi, mi sarei sprofondato per evitare quella figuraccia, ecco l'espressione la ritroviamo qua, si chiuderebbe in fondo al mare, dentro il fuoco, nonché al centro della terra per nascondersi. Quindi qualcosa sta cambiando dentro l'animo di Rinaldo, e a questo contribuisce ovviamente anche il discorso che Ubaldo, nell'ottava, 32-33, gli rivolge. Ubaldo incominciò parlando allora, va all'Asia tutta e va all'Europa in guerra, chiunque è pregio, brama e Cristo adora, travaglia in arme, or nella Siria terra. Tutto il mondo è coinvolto. è un iperbole, ma insomma per dire lo sta spingendo, lo sta facendo leva, lo vedremo sul senso di colpa, no? Cioè tutto il mondo, quel mondo che vale, è attorno a Gerusalemme per riconquistare il sepolcro di Cristo, te solo, o figlio di Bertoldo, fuori del mondo, in ozio, un breve angolo serra, te ne stai qui, lontano, dicevamo all'inizio, le isole fortunate sono fuori del mondo, oltre le colonne d'Ercole. te solo, te, te sol, l'universo, il moto, nulla nuove, non ti interessi di quello che il mondo, l'universo intero sta sconvolgendo, e sei, invece di essere il campione di Cristo, sei il campione egregio di una fanciulla. Dietro questo egregio è facile trovare un sarcasmo, no? O Bada, appunto, ripeto, fa leva sui sensi di colpa, e quindi nell'ottava tempata comincia la parte costruttiva, diciamo, di tutta una serie di... domande, no? Qual sonno, quale targo assi sopita la tua virtute, o qual viltà l'ha letta? E qua, personalmente mi viene, sarò io fissato, ammetto, viene una reminiscenza dantesca, no? Inferno 2, Dante tituba davanti alla prospettiva di cominciare questo viaggio nell'oltretomba, e dice io non Enea, non Carlo sono, e Volgi lo sgama subito, no? Così lo smaschera questa viltade che affligge, che appesantisce il cuore di Dante, e qua vado più o meno allo stesso ruolo, quello di risvegliare Rinaldo da questa magia che la Carmita ha operato su di lui. Su, su, te il campo e te il golfetto invita, te la fortuna e la vittoria aspetta, vieni, una serie di imperativi, vieni, o fatal guerriero, fatale nel senso del fato, voluto da Dio. capisce, caro Ubaldo, che sta parlando che Rinaldo è la chiave di volta dell'offensiva cristiana, ma dal guerriere sia fornita la ben cominciata impresa, quindi sia fornita, sia portata a termine, sia conclusa, no? Quella azione che è stata cominciata, la prima crociata, dicevamo, e la malvagia setta, e anche questa è una remescenza dantesca, perché Maometto risulta fra i... coloro che hanno operato degli scismi, quindi una setta del cristianesimo, l'empia setta che già crollasti, a cui già hai dato dei colpi, ca terra estinta cada sotto il limitabile tua spada. Quindi lo stimola alla azione bellica, e effettivamente qualche cosa cambia, tacque. E il nobile Garzón Rinaldo restò per poco spazio confuso e senza moto. e voce. Questi sono tutti aggettivi che ancora ci fanno capire l'attitudine, se lo ho messo con questo colore, ancora legato a Rinaldo, ancora legato all'armita, ancora legato alle magie, ma anche all'attrazione dell'amore e del sesso che questa donna ha portato con sé, ma, ecco, forte questa distinzione, ma poi che die vergogno e sdegno loco, sdegno guerriere della ragione feroce, e che alla rossura del volto un nuovo fuoco successe, che più avampa e che più coce, «Squarciò Ivani Fregi e quelle indegne pompe di servitù misera in segne». E quindi passa all'azione, cioè quel ma fortemente avversativo che porta ad un passaggio interiore, caratteriale, direi, esistenziale sicuramente. Cioè, appunto, dice, ma quando la vergogna lasciò il posto allo sdegno, allo sdegno guerriero proprio della ragione feroce, e quando? All'erosore di vergogna del volto si sostituì un nuovo fuoco, un nuovo ossore, interessante ho messo con quest'altro colore, l'azione legata alla razionalità. La ragione feroce squarciò, sì, ecco l'azione. C'è un momento di titubanza, un momento di riflessione, e poi invece l'azione buona, evidentemente dettata da ciò che di buono sta facendo. Ivani, Fregi, quindi butta via tutto, si squarcia. si strappa i vari ornamenti, quelle indegne decorazioni, simboli della schiavitù che lui viveva nei confronti della maga. Abbiamo detto che il ministro eletto, ministro nel senso latino del termine significa servo appunto, ed affrattò il partire, quindi non gli basta più il tempo, basta, ha capito quale era la cosa, ne vuole uscire fuori, e della ritorta, della contorta confusione uscì dal labirinto. Quindi ci sono queste azioni che si svolgono tutte molto velocemente. Parliamo di, in narratologia si parla di personaggi dinamici non perché si muovano, ma perché appunto si modificano nel tempo. E certamente questo è il momento in cui Rinaldo cambia, cambia, a cui qua metto tra parentesi, in maniera repentina. Mettiamoci pure in maniera miracolosa, no? C'è la grazia di Dio che interviene per mano di Ubaldo. che porta alla trasformazione interiore di questo campione, Rinaldo, quindi da ammiratore immobile della bellezza fatale di Armida, si impossessa di nuovo della vera identità guerriera di un paladino cristiano senza macchie, senza paura, che appunto non può ulteriormente indugiare, si muove, si muove verso l'azione, scappa via dalla maga, e io giungo. scappa dal se stesso malato, da quella parte di sé che è rimasta irretita, forse ancora è irretita dal male, dal peccato. E appunto grazie al rimprovero di Ubaldo, anche questo c'è una sua conseguenza sull'episodio che vedremo dopo, cioè appunto la salita al Monte degli Ulivi, una volta tornato a Gerusalemme, la forza centripeta della missione religiosa militare, ha il sopravvento sulla forza centrifuga dell'amore, del sesso, degli impulsi etonistici privati che l'avevano allontanato dalla chet. Ed è infatti da questo momento in poi, siamo nel sedicesimo canto, ti ricorderai che l'opera intera è composta da 20 canti, quindi da adesso in poi ci muoviamo verso la conclusione vittoriosa per la compagine cristiana evidentemente, no? Simbolo della grazia, e ti ricorderai che no, no? che c'è sempre un intento catechetico anche dietro la azione narrata, per cui vince la grazia contro il peccato. Il peccato ovviamente è impersonato dalla compagine musulmana, la compagine pagana. Ed è questo, esattamente quello che abbiamo letto, il momento in cui questo cambiamento del personaggio e dell'intera storia, dell'intera azione narrata avviene. Per cui capisce da solo che siamo davanti ad un momento nodale, dell'intera opera di tasso. Alla prossima!