Buongiorno ragazzi, buongiorno professori, riparte il Cuori Connessi d'Ei, primo appuntamento della stagione scolastica 2024. 2025. Oggi vi racconteremo una storia potente, quella di Riccardo, un ragazzo che ha pensato 4 milioni e 300 mila follower su TikTok. È una storia importante la sua, una storia di contenuti al di là dei numeri e a proposito di contenuti ricordatevi che noi vogliamo interagire, cuori connessi. Utilizzate queste storie, fate le vostre, trasferitele all'interno delle vostre classi, cercate delle analogie. Rimaniamo in...
in contatto e appunto per questo nasce questo progetto. Fateci avere le vostre idee, i vostri lavori, vogliamo creare un link con le scuole, questo è importantissimo, in parole povere non siate spettatori passivi, qua siamo tutti cuori connessi. Entro e iniziamo.
Cuori connessi, un progetto di Unieuro realizzato in collaborazione con la Polizia di Stato. Quali sono gli obiettivi di questo progetto? Oramai li conosciamo.
Contrastare, naturalmente, un fenomeno come quello del cyberbullismo, ma anche cercare di farci comprendere meglio questo mondo online che naturalmente fa parte delle nostre vite. Non c'è più un'età che sia indenne, lo sappiamo benissimo, che sia un ragazzo, che sia un adulto. tutti abbiamo uno smartphone, un device da gestire e dobbiamo fare in maniera di essere noi a gestire lui e non viceversa.
Cose importantissime, cuori connessi significa anche libri, ne abbiamo pubblicati cinque, stiamo lavorando sul sesto che uscirà in occasione del Safer Internet Day, tutto gratuito sotto forma di ebook, li potete scaricare, sotto forma di audiolibro e poi ci sono i docufilm che possono essere visionati, abbiamo un canale youtube. Insomma, la nostra piazza virtuale, e non solo virtuale, perché poi esistono tanti eventi che ci portano in contatto con voi, è una piazza comunque molto ricca di cose. La parola ospiti a me non è che piace tanto, ragazzi, io direi amici. Abbiamo due amici e ve li presento immediatamente. Innanzitutto io vi faccio conoscere Matteo Menghini, che è un operatore della Polizia di Stato.
È qua con noi oggi. Ciao Matteo. Buongiorno, grazie.
Noi riprendiamo adesso, c'è stata un'estate di mezzo e quanto altro. È cambiato qualcosa nelle dinamiche? È un mondo molto fluido quello del web.
È cambiato qualcosa? Cosa accade? A settembre insieme agli studenti siamo rientrati anche noi nelle scuole, conoscendo la nuova socialità e i nuovi modi di utilizzare i social e come si evolvono alcuni comportamenti insieme ai ragazzi, insieme ai nuovi ragazzi. certe situazioni sicuramente ci lasciano incuriositi, ci interessano, altre un po'ci preoccupano.
Una costante tendenza all'abbassamento dell'età a cui i ragazzi accedono di fatto, sia ai social, sia ai internet, sia ai dispositivi, in totale autonomia e senza sorveglianza. E adesso arriviamo a quella che è la storia di oggi e devo dire che è una storia potente, mi verrebbe da dire questo. Lui si chiama Riccardo Aldighieri, però...
Riccardo Aldi, facciamo prima così. Su TikTok Riccardo è un ragazzo che si è guadagnato 4 milioni e 300 mila follower, ma sono numeri che hanno una loro pienezza, scopriremo poi per quale motivo. Riccardo è nato in provincia di Padova, tra l'altro sono stato in questo piccolo paese che si chiama Gazzo Padovano, era il 27 febbraio del 1998 e io non voglio raccontare in prima persona la storia. Vorrei che fosse proprio Riccardo a portarci dentro questa storia.
Innanzitutto grazie Riccardo. Grazie a voi. Ti dico una cosa, due secondi, vorrei iniziare da questo inciso quasi.
I due secondi nella mia vita sono un punto sicuramente cruciale che avrebbero potuto rovinarla, se solo glielo avessi permesso. La condizione fisica... che appunto fa parte di me, è la paralisi cerebrale infantile.
Mi vedete qui infatti con un deambulatore per appunto una paralisi cerebrale infantile. È stata dovuta a due secondi di mancanza di ossigeno durante la gravidanza di mia mamma alla ventisettesima settimana. Poi io sono nato al 27, quindi anche questo numero torna un po'sempre. La mia malattia solitamente... Colpisce i bambini, i ragazzi, i ragazzini che spesso si vedono in sedia a rotelle incapaci di gestire anche i muscoli e di parlare, dialogare.
Nel mio caso fortunatamente lo stadio è il più lieve. Quindi per quanto sia stato difficile, soprattutto nei primi anni, riabilitarmi, rimettermi al passo, rifare tutto quello che era la normalità. Diciamo che ad oggi sono parecchio soddisfatto dei risultati che ho ottenuto e mi emoziona tuttora, dopo anni comunque, parlarne perché è una testimonianza di un, secondo me, volere a potere, sempre. La prima cosa che mi viene da domandarti, anzi la seconda Riccardo, è questa.
Tu sei stato catalogato per un periodo breve della tua vita come semplicemente un bambino pigro. Sì. e per quanto io trovi superficiale questa dicitura, non vorrei neanche troppo soffermarmi su questo, perché siamo partiti subito parlando giustamente e ovviamente dei due secondi che sono un po'le basi di quello che vedete a livello oggettivo. Però sai cosa, quel bambino pigro secondo me era molto altro, che dopo è uscito negli anni, è uscito con il tempo, è uscito con il giusto supporto e il giusto incoraggiamento.
Quindi sì. Questo binomio di parole, no, assieme, ancora adesso fa accapponare la pelle perché se ci pensi, come è successo a me all'epoca, potrebbe succedere a chiunque altro nella mia situazione quando la malattia non è ancora così chiara, lampante e appunto con superficialità può essere trattata. Io però ero sì un bambino pigro, allo stesso tempo ho imparato che dovevo essere forte. dovevo essere forte e fin da subito farmi valere, superare tutti quelli che erano già i miei primi limiti e conquistarmi un posto bello nel mondo. Una cosa Riccardo che spesso, di cui vengono accusati tanti genitori oggi, è di essere iperprotettivi nei confronti dei figli, gli si spiana qualsiasi cosa e via dicendo.
Tu hai avuto una famiglia che ti ha detto adesso ti rimbocchi le maniche perché la vita... è comunque una cosa che va affrontata o hai dovuto combattere anche per sconfiggere un'iperprotettività diciamo? Ma diciamo che io la libertà di sia esprimermi, sia sperimentare, sia provare, sia superare gli ostacoli me l'ho solo sempre comunque presa, cioè non mi sono mai fatto problemi davanti a nessuno, forse fa un po'parte del mio carattere che fondamentalmente è così, però diciamo che anche da parte dei miei genitori... e per quanta paura potesse esserci magari umanamente dai genitori, sia paura per il proprio figlio che è in una condizione di difficoltà, come nel mio caso metterlo a rapporto col mondo.
Nel mio caso fortunatamente invece c'è stata una grandissima anche solidarietà, soprattutto negli ultimi anni, da parte del mondo. Quindi fondamentalmente anche per i miei genitori secondo me è vedere che... Avevo gli aiuti giusti che mi servivano, in qualsiasi situazione mi servivano, mi aiutati tantissimo a lasciarmi prendere il volo.
Qual è stato il momento, la scintilla, in cui hai pensato che i social potessero rappresentare nella tua vita un qualcosa di importante per essere persona più libera e per rendere più libere anche tante altre persone? Beh, sicuramente c'è stato un episodio, un aneddoto che appunto ho raccontato più volte che colpisce sempre molto quando facevo la prima superiore. Una mattina nevicava tantissimo, io andavo a scuola a Vicenza, ok?
Nevicava un sacco, però volevo comunque andare a scuola in Pullman perché siccome avevo una verifica di matematica alla prima ora, non volevo andare a scuola, quindi praticamente avrei fatto finta di... Voi non fatelo, mi raccomando ragazzi, voi non fatelo! e quindi non volevo andare a scuola da prima ora cosa ho fatto?
sono andato in pullman sono uscito dal pullman e mi rendo conto che però la neve era cavoli effettivamente altissima col mio deambulatore che vedete qui come faccio? e insomma dico vabbè ascolta bene ho la scusa veramente per non andare a scuola proviamoci lo stesso ci metterò due ore ma facciamolo comunque proviamoci quindi intanto la prima ora salta la verifica salta e io vado a scuola Arrivo, arrivo, arrivo, piano, piano, piano, incespico un po'. Come arrivo davanti scuola c'è questo gruppo di ragazzi che stava entrando adesso, evidentemente aveva avuto la mia stessa idea e che mi fa un applauso. Mi fa un applauso. Bravo!
Ma io non capivo. Cioè per me quella fatica... era la normalità e da lì ho detto ma vuoi che quello che per me è normale per gli altri sia straordinario allora cosa ho fatto?
c'era facebook sono un po'boomer ragazzi c'era facebook e mi metto su facebook a leggere e vedere le cose mi arrivano un sacco di messaggi di complimenti per quella mattina perché wow come hai fatto gli spazzanei riescono bravissimi ho detto mindset con me stesso, proviamo a mostrare più spesso queste cose, cioè proviamo più spesso a portare la mia quotidianità. Da lì fortunatamente un sacco di realtà si sono affezionate al mio caso, mi hanno dato la possibilità di sperimentare tantissime esperienze e è un po'tutto così diciamo. Grazie ad una verifica di matematica non fatta.
Io vorrei farti ascoltare visto che siamo in un teatro dalla platea vorrei farti ascoltare un brano estrapolato da uno dei cinque volumi che sono stati scritti fino adesso riguarda una storia che non lo so perché io la porto nel cuore ed è la storia di Due Ho un occhio grigio e un occhio blu per questo tutti mi chiamano Due a me piace questo numero perché il Due ci offre sempre una possibilità di scelta Occhio grigio oppure occhio blu? Uno invece no, nessuna alternativa. Il mondo è affollato di uno.
Esseri umani che non sanno essere umani. Gli uno sono monocolori, sono sicuri di possedere la verità. Sempre pronti a dividere e a ridere degli altri. E soprattutto detestano le differenze.
Combatto gli uno da quando frequentavo le scuole medie. Pretendevo che mia madre mi facesse indossare la felpa fucsia bordata d'oro di mia sorella. Mi diceva che non si poteva, che non stava bene e che non era adatta a un maschio.
Ma io continuavo a non capire, a protestare, sostenendo che un colore non è un'idea, ma un semplice colore. Una mattina di primavera, quando frequentavo la prima superiore, la nascosi nello zaino e la indossai prima di entrare in classe. Fu la fine di tutto.
E'l'inizio di tutto. Fu la mia condanna e la mia liberazione. Se ho conosciuto l'odio, certo che l'ho incontrato.
Mi è venuto a trovare nelle chat, nei social e persino sotto casa. Ed io l'ho attraversato come se fosse una palude melmosa, con lo smalto sulle unghie e i capelli colorati, perché i colori del mondo sono veramente tanti. Dopo aver indossato la felpa fucsia mi senti più leggero, ma fu come infilare una mano dentro un nido di vespe.
In classe un gruppetto cominciò a massacrarmi. Ricordo una scritta Pennarello che diceva due volte frocio, cento volte morto. Grazie Enrico per questa lettura. E Riccardo... Sembra ci siano due categorie, i due che sono quelli che vedono il mondo in maniera tridimensionale, vedono i colori e gli uno sono quelli che rappresentano un po'la chiusura.
Ci sta come metafora? Assolutamente sì, perché io dico sempre, l'unione fa la forza, il due è un'unione, l'unione fa la forza anche nella ricerca di se stessi e della libertà d'espressione. una tematica in cui io ho sempre creduto molto sia nella vita privata sia nel mio lavoro, sia nei social, sia nella mia realtà da content creator per me la libertà d'espressione è tutto e quindi sì e ti è capitato spesso nella vita di incontrare gli uno chiamiamoli così è capitato Fortunatamente, e qui ringrazio me stesso per il mio modo di essere, sono una persona che comunque, proprio parlando sempre di libertà d'espressione e di proprio gusto personale, si è sempre fatta valere, ok?
E quindi quando incontravo un uno, gli davo il giusto valore. Uno. Si commenta da sé, perfetto. Matteo io ti voglio fare una domanda che riguarda nello specifico proprio il progetto Cuori Connessi. Questi libri con nostra grande gioia sono diventati quasi virali, quasi dei testi didattici, no?
Ne girano, non so, quante centinaia di migliaia. Le storie continuano a rappresentare un qualcosa di fondamentale anche per voi, cioè portare degli esempi delle storie al di là delle regole che forse tutti conoscono. Ma ci vuole un qualcosa dentro poi per riuscire a trasformarle in vita vissuta, in azioni?
Assolutamente, la forma ha una sua rilevanza, ma il contenuto, il fatto che siano ragazzi direttamente a rivolgersi a altri ragazzi fa la differenza del progetto. Quando noi andiamo nelle scuole e ci presentiamo come istituzioni, come amici, come possibile aiuto, sostegno, guida, abbiamo un effetto, senza dubbio. Ma l'elemento chiave, spesso, è che lo studente, ragazzo, adolescente, trovi un pari che gli dia il consiglio, che gli racconti la propria esperienza di vissuto. che non lo faccio sentire da solo, al di là della presenza di genitori, docenti, polizia, istituzioni, ci sono altri ragazzi come lui che stanno passando quelle stesse cose, per quello le storie di cuori connessi per noi portarle nelle scuole, portarle nei grandi eventi, portarle a più ragazzi possibile, per noi è molto importante. Grazie Matteo.
Riccardo tra i tanti talenti ne ha uno e lo si vede, basta guardarlo, la passione per la moda. Com'è nata questa? È un qualcosa che avevi già dentro?
L'hai sviluppata nel tempo? Allora, diciamo che a proposito stiamo sempre qui sulla libertà d'espressione. Io da piccolo, quando avevo fino a primissima infanzia, il mio cartone preferito era la carica di 101. Io mi identificavo moltissimo in Crudeghe, che era una stilista un po'eccentrica, sopra le righe, ma il mio passatempo preferito era...
vestirmi da crudelia, ok? E letteralmente raccontarmi le storie sulla moda, sui vestiti, io farei questo, farei così, me la raccontavo da solo, ok? Me la facevo e me la cantavo praticamente, vabbè, così. Insomma abbiamo deciso che avrei fatto una scuola di moda alle superiori in cui all'esame di quinta o superiore, e qui vi lancio una perla che non ho mai lanciato a nessuno, ho avuto da fare per la prima volta in cinque anni come prova di disegno finale e... Disegnare una collezione bambino mai fatta in cinque anni.
Lì tutti disperati perché le proporzioni sono diverse, tutto più piccolino. Cosa faccio? Una collezione ispirata alla carica di 101 che poi è tornata.
Quindi mi ha sempre seguito nel flusso della vita e da lì ho detto cavoli sarebbe finissimo fare una mia linea di abbigliamento che arrivi a più persone possibili con il compito che ogni ragazza, ogni ragazzo che indossava un mio capo dovevano sentirsi i re del mondo, cioè doveva essere una cosa che spaccava tutto. Quindi cosa ho fatto? Questa sarta, che era la sarta di mia mamma quando ancora era incinta, stava passando un momento difficilissimo perché aveva perso il marito. Io mi sentivo anche un po'a disagio a romperle le scatole, bussarle alla porta e dirle mi daresti una mano? Ma ho preso coraggio, quando l'ho fatto il suo viso è svoltato, aveva di nuovo...
Mi viene anche un po'da emozionarmi perché aveva di nuovo un impegno, aveva di nuovo un qualcosa in cui credere e quindi avevo iniziato a fare sfilate in giro per tutto il mondo in cui documentavo quella che era la mia idea di moda, accessibile, inclusiva e soprattutto che faccia sentire belli. Ho vestito tantissimi cantanti della scena che hanno creduto in me, ho vestito tantissimi rapper che hanno creduto in me, ho vestito Madeleine Stewart che è la prima modella al mondo con sindrome di Down. a Malta perché facevo sfidata anche all'estero e poi purtroppo o per fortuna con l'avvento del Covid c'è stata una svolta immensa. La mia vita è cambiata e da stilista sono diventato content creator.
E questa è stata la grande svolta. Laverti tu la responsabilità delle parole 4 milioni 300 mila follower solo su TikTok. Che tipo di responsabilità?
ha generato in te o continua a essere semplicemente quello che eri prima, avere la stessa sensibilità o magari ti devi porre qualche domanda in più prima di scrivere una parola? Allora, sicuramente è una grandissima responsabilità, come sappiamo tutti da grandi poteri derivano grandi responsabilità ed io mi sento di avere un potere molto grande che sentivo già quando facevo le sfilate però perché in ogni mia sfilata c'era un momento finale in cui appunto già all'epoca mi faceva... piacere mostrare i miei progressi, cioè io alla fine della sfilata uscivo, la mia uscita era senza carrello con gli artisti che venivano a supportarmi alle mie spalle che mi aiutavano a non cadere, quindi già avevo la mia responsabilità, adesso con l'avvento dei social probabilmente è moltiplicata per tutte le persone che mi seguono, quindi io cerco comunque come come una persona si possa identificare su di me nel, diciamo, confidente, ok?
E allo stesso tempo nel, ok, se ce l'ha fatta lui posso farcela anch'io, cavoli. Impegniamoci, diamo il meglio di noi stessi tutti i giorni e concediamo che ogni giorno possa essere il giorno più bello della nostra vita. Cioè perché non importa quanto ci mettiamo per arrivare al nostro obiettivo. Se noi abbiamo la consapevolezza che ci arriviamo.
e io credo tanto in questo e questo mi dà sicuramente forza anche per quando devo condividere un pensiero, un video, un contenuto spingerlo così stando sempre me stesso, un complimento bellissimo che mi fanno i ragazzi quando mi trovano per strada mi chiedono magari la foto agli eventi e quant'altro è, sei uguale a come sei di persona ed è una cosa molto bella, è il mio flex più grande questo, non c'è un cambiamento, sei sempre tu Ti è mai capitato di sentirti dire che la tua fortuna è aver avuto questo problema e quindi alla fine una sottile invidia che si trasforma poi in una cattiveria di quella perfida, che è la cattiveria famosa degli haters, quelli che se la prendono con tutto e con tutti perché vivono probabilmente dentro una zona d'ombra e non riescono a vedere luce. Capita tutti i giorni. Capita tutti i giorni, fortunatamente è una piccolissima percentuale rispetto a tutto l'amore che ricevo, adesso è veramente una minima parte e tornando al discorso di prima dei due e dell'uno, anche quello ha il valore che è, non è né due né uno ma secondo me è sotto zero, perché quando mi dicono se non fossi disabile non saresti famoso. Prego.
Madonna. Va bene, va bene, è successo, è perfetto. Lei fare prego, vi lascio la mia disabilità e li gestitevela voi. Gestitevela voi con tutto quello che riuscite a fare. Prendetevi i miei limiti, prendetevi le mie giornate no, prendetevi tutto quello che non va.
E dopo se riuscite a usarlo, come dite voi, perché la colpa che mi viene sempre data è tu usi la tua condizione, ok? Va bene? Ha mai stato dato questo? Io ho cercato di rendere la mia debolezza il mio punto di forza.
Io sono questo, quindi non sfrutti nulla. Tu sei questo, questo è Riccardo. Si parla tante volte Matteo degli haters, questa parola e rappresenta veramente una sorta di virus, non c'è mascherina che possa difenderti perché chi si comporta in questa maniera lo fa, a prescindere.
Domanda o può denunciare. chi offende e chi ti viene veramente a distruggere la vita a volte, perché non tutti hanno la forza e il carattere di Riccardo. Assolutamente sì, non c'è scampo.
Per queste cose non c'è luogo in cui nascondersi. La rete lascia traccia come la vita reale. Come nel mondo reale abbiamo la polizia scientifica che va a rintracciare le impronte digitali, allo stesso modo in rete la polizia postale fa lo stesso.
Pur cancellando post, chat, noi troviamo sempre il modo per rintracciare i responsabili e le prove che li incastrano in qualche modo. Quindi c'è sempre una responsabilità e quello bisogna imparare a assumersi la responsabilità delle proprie azioni che se sono commesse in rete sono allo stesso modo, commesse nel mondo reale. Non c'è una reale separazione.
Gli effetti che abbiamo sulle altre persone sono gli stessi, se non peggiori, di usare improperi, brutte parole. parole diffamanti contro gli altri. Non c'è una reale distinzione. Senti Matteo, ma che ne pensi di Riccardo? Sono molto felice che esistano ragazzi così, detto molto sinceramente.
La rete è un mare magnum in cui tanto si confonde, tanto si dice, ed è facilissimo spargere odio. È molto, molto, molto semplice. Unisce, è un po'banale perché non serve articolare pensiero dietro.
Invece comunicare esempi positivi. trasformare delle difficoltà in esempi genuini, un ragazzo che come è si rappresenta, senza artifici, richiede tanto lavoro, tanto impegno, che lui cerca comunque di far capire agli altri che si può fare, anche gli altri si possono a loro volta impegnare per trasmettere messaggi positivi. E questo è importantissimo. Vi ricordo ragazzi che questa non è una chiacchierata qualsiasi, è una lezione e abbiamo bisogno che come tutte le lezioni vengano poi assorbite, assimilate e fatte in maniera che questa nostra chiacchierata possa servire per stimolare riflessioni, volendo anche per, se non hai nulla in contrario Riccardo, contattare Riccardo, avete un problema, è il momento per tirarlo fuori. Serve a questo con i connessi.
Sai cosa mi è piaciuto che è stato detto prima da Matteo? E'vero che a volte per i ragazzi è molto difficile trovarsi in una realtà in cui queste problematiche ti vengono descritte, documentate da realtà come la scuola, la polizia in questo caso, figure comunque che si vedono istituzionalmente lontane dal vostro mondo. Non crediate che io sia vecchio, fino a poco tempo fa ero io sui banchi di scuola, però a parte gli scherzi, questo magari a volte può… Limitare magari la capacità di esporsi, lo comprendo, non è semplice, quindi appunto molto volentieri capita spessissimo che i ragazzi privatamente mi chiedano ma io ho questo, tu come hai fatto in quel caso? Io posso raccontare la mia esperienza e documentarti, poi ovviamente è tutto soggettivo, ok?
Ognuno prende le cose a modo suo e questo non può essere assolutamente mai giudicato e mai si deve giudicare. Però se ne sentono talmente tante ultimamente che davvero vi prego, vi prego e vi super prego, piuttosto parlatene, parlatene a me, parlatene tra di voi, parlatene, parlate, parlate, parlate. Il dialogo è l'arma più preziosa che abbiamo. Parlate. Perché è un attimo, però la catena si può rompere.
E sta a noi, a voi. Siamo qui per questo. Facciamolo.
Le parole. Le parole sono importantissime, naturalmente, e ce ne parla adesso una psicoterapeuta che si chiama Katia Marilungo. Le parole hanno un peso grandissimo.
Noi psicologi, ma i giornalisti, i comunicatori, lo sanno bene come un concetto può essere detto in molti modi e ogni modo ha un suo obiettivo e una sua finalità. E le parole molto spesso generano dolore e sofferenza. Lo sappiamo soprattutto nei contesti dove le parole fluiscono in maniera più diretta e senza un filtro, ossia nei social, dove non guardiamo lo sguardo dell'altro, non ci sentiamo osservati dallo sguardo dell'altro e quindi non abbiamo quello che è il filtro del punto di vista altrui e dell'empatia e anche chi ne ha poca qualcosa.
percepisce sempre e quindi all'interno dei social c'è un fluire a volte senza filtri di parole di frasi di commenti di esternazioni di giudizi di presa di posizione su consapevolezze che a volte non si hanno il risultato spesso è quello di creare un enorme dolore un dolore in chi le legge un dolore in chi le riceve un dolore anche in chi le interessa interpreta male proprio perché vengono meno tutti i filtri della comunicazione non verbale. Un dolore che può avere anche conseguenze in chi non sa gestire per esempio le frustrazioni piuttosto che non sa gestire di non avere l'approvazione altrui. Le conseguenze a volte le sappiamo molto bene e sono anche drammatiche.
Era Katia Marilungo e domanda che faccio a tutte e due, rispondete in ordine sparso. Ma secondo voi chi usa certe parole, sto parlando di parole più affilate di coltelli, lo fa deliberatamente o c'è inconsapevolezza? Matteo. Allora, da esperienza empirica, quindi racconti diretti dei ragazzi, incontri con ragazzi, sia delle superiori sia delle medie, non c'è concezione del peso delle parole che vengono scritte e dette molto spesso. I dispositivi creano questo velo di maglia, questa separazione emotiva rispetto all'altro.
Quindi c'è l'insulto che mi fa ridere, fa ridere anche gli altri, ma non ho la reazione della persona a cui è rivolto, la presa in giro. Questa separazione fa sì che non ho la concezione, non ho il peso delle mie azioni. Spesso, altre volte, c'è la ricerca proprio di ciò che può far ferire. E lì ovviamente un discorso cambia.
Infatti Matteo ha usato secondo me due parole chiave perfette. Allora, una è separazione emotiva che proprio affligge. tutti quelli che sui social si sentono liberi di dire tutto quello che pensano, che credono sia giusto, perché c'è questo vero di mai appunto che ti fa un po'da protezione, un po'da schermo, ma cavoli dall'altra parte c'è un essere umano e quindi è comunque deplorevole quello che stai scrivendo quando vuoi insultare qualcuno. E dall'altra c'è proprio questa incapacità, secondo me, di a volte provare empatia, cioè l'empatia va allenata. L'empatia va allenata, l'empatia la impari anche vivendo nella situazione, nel contesto.
E secondo me una terapia anti bullismo fantastica, che switcherebbe sicuramente le carte in tavola, non è tanto mettere note, non è tanto fare richiami, non serve a niente. Bisogna mettere la persona, gli dati interessati, a contatto con la realtà che è stata lesa. Quindi io propongo questo spunto di far provare a tutti quelli che deridono, insultano, prendono in giro, l'accoppiata con una persona che ha queste difficoltà.
Cambia, ti fa cambiare. Guardate il film quasi amici. Un volontariato obbligatorio, diciamo. Non è un volontariato, è proprio un experience. Ah, ma mi piace viverla come un experience che è...
anche bellissima perché alla fine ti lascia tanto. Provo le difficoltà vivendole, perché visto che mi sento in diritto di parlarne, le provo vivendole. Incontra l'altro. Incontra l'altro e cerca di capire cosa ti accomuna all'altro.
Questa è una cosa importantissima, perché vedete, le dinamiche di una classe sono le stesse di un ufficio, le stesse di una fabbrica, le stesse di un qualsiasi posto dove ci sono delle persone che convivono. E allora io prendo spunto da quello che dice ed è una cosa che ci tengo tanto a dire. La soluzione, se io non vado d'accordo con Riccardo, non è che Riccardo sta a sinistra e io a destra, perché poi inevitabilmente dentro una classe chi viene a destra con me, Riccardo penserà che quello sta con Luca, se io vedo Matteo che sta vicino a Riccardo ed è così che accadono e avvengono le spaccature. E siccome cuore connessi è una cosa pratica, c'è la parola connessi, Uno deve cercare di superare queste visioni.
E come si fa? Parlando. E magari scopri che tutto quel pregiudizio cade perché tutti insieme avete la stessa passione per la moda, avete tutte e due il Golden Retriever. Scoprite che c'è sempre un qualcosa che ci porta ad accomunarci.
È corretto Riccardo? Assolutamente. La connessione, perché noi tutti siamo quali connessi. è proprio così. Torniamo in platea da Enrico per leggere un altro passaggio della storia di Due, uno dei volumi di Cuori Connessi, volumi che potete scaricare gratuitamente sotto forma di ebook o di audiolibro naturalmente dal sito di Cuori Connessi Enrico.
Tutti quelli che hanno tentato di rovinarmi la vita non erano in grado di mettere in fila un solo pensiero coerente. Erano contro qualcosa, a prescindere. Poteva essere un nero, un omosessuale o un disabile. Essere contro qualcosa, tutto sommato, è una figata. Non devi porti domande, non devi mai aprire un dialogo e non hai bisogno di guardarti allo specchio.
Devo dire che nessun professore si è mai permesso di commentare le mie unghie smaltate o il neo alla Marilyn Monroe. Avevo letto che il suo neo a volte c'era e a volte no. Era assolutamente finto.
Un dettaglio di pochi millimetri destinato ad entrare nella storia. Incuriosito da questo aneddoto, vogli tentare l'esperimento. Figuratevi cosa riuscirono a scrivere nelle chat. La cosa più cattiva?
Che quel neo possa trasformarsi in cancro. Un neo finto, sulla faccia di un ragazzo, mette più paura di un lupo affamato. Perché rappresenta la pagina non codificata, il sentiero non tracciato e soprattutto la libertà di espressione. Quel piccolo neo li aveva disorientati e allora la sola strategia riconosciuta dagli uno fu quella di attaccare a testa bassa.
Un semplice neo che scatena la cattiveria, un esperimento sociale quello di due. Come ti è sembrata questo brano? Allucinante, allucinante, purtroppo verosimile.
molto verosimile perché l'esperienza di questa persona io a modo mio quando faccio un esperimento sociale, questa era una sorta secondo me questo ragazzo coraggiosissimo ha voluto fare questo esperimento sociale in cui appunto ha avuto una reaction di questo tipo, quando io faccio un esperimento sociale sui social avviene più o meno in modalità magari leggermente diverse però un fenomeno molto simile che è quello del paura Paura che porta rabbia, rabbia che porta cattiveria e quindi per rompere questo fenomeno devastante, questo appunto imprimersi in degli esperimenti sociali, entrare dentro all'esperimento sociale, come cerco di fare io, fa tanto, soprattutto se vedi che poi la risposta migliore ce l'hai dai ragazzi. Io quando faccio un esperimento sociale che... Non riesco ad aprire il deambulatore, lancio per sbaglio una bottiglietta e non riesco ad accoglierla, ho un insulto sulla schiena. I ragazzi, il 90% dei casi, sono solidali con me e appunto mi aiutano in quella situazione.
C'è anche da dire che secondo me, come ne parlavo con Matteo prima, questa deve essere la normalità, nel senso che non dobbiamo lottare, cioè dobbiamo lottare perché la piccola percentuale... B. Schifo, passatemi il termine, si è debellata.
Non perché questa che è la base della convivenza, del buon senso, dell'educazione e del rispetto prevalga. Raga, non è così. C'hai mai la paura, come dire, di dover dire per forza le cose che piacciono perché hai raggiunto numeri così importanti, no? 4 milioni, 300 mila follower.
o continui a mantenere, riesci sempre a mantenere, a non essere figlio di troppe strategie, ecco. Non me ne frega assolutamente niente perché secondo me la cosa più bella in questi canali, che sono la mia casa, cioè come se fossero la mia casa, il mio ufficio e il mio divertimento anche, perché io mi diverto a fare quello che faccio, raga, a me piace, e farmi video, parlare con le persone, si vede, mi piace tanto. quindi mai, io cerco sempre di essere me stesso fregandomene totalmente di a te piace quella cosa, non ti piace, non seguirmi se ti piace seguimi, se non ti piace sei obbligato a seguimi, cioè un'azione che si può fare nei social che costa molti meno secondi rispetto a commentare, scrolli, vai su e di più. Grazie Riccardo, torniamo adesso a proiettarci verso quello che sarà il prossimo incontro poi vi daremo le date e tutto quanto e tratteremo la storia di Gaia, una storia che fa parte del quinto volume di Cori Connessi ne vediamo un piccolo stralcio nella tua storia c'è un prima e c'è un dopo come è nato il dopo?
io mi ricordo che ad un certo punto un giorno io ero andata a scuola e arriva un Un ragazzo da me si è messo a insultarmi, più grande era, e io non capivo il motivo perché ancora non era a conoscenza di tutto quello che era successo. Poi le domande, i messaggi nei social, le insulti, le persone che io ritenevo mie amiche che mi insultavano. Me ne sono dovuta rendere conto in poco tempo, è stato difficile perché appunto ero ancora molto...
ero piccola, non sapevo dove mettere le mani. Tu hai capito subito... il perché.
Ci ha messo un po'di tempo in realtà per scoprirlo perché non riuscivo proprio a capire cosa potessi aver fatto di così sbagliato. In realtà andando indietro nel tempo tu avevi ovviamente in maniera ingenua condiviso con il tuo ragazzo dell'epoca. Lui queste foto le ha condivise con degli amici?
All'inizio proprio non riuscivo a capire. Cosa fosse successo? Ero un po'ingenua, non credevo che una persona potesse fare una cosa simile.
Il fatto sta che queste cose hanno fatto poi il giro d'Italia. Mi scrivono veramente da tutta Italia insultandomi. È stata una situazione un po'assurda.
Che cos'è il dolore in quei casi? Mi sono sentita abbandonata da tutti, perché a parte tre mie amiche che mi sono restate vicino, che sono state in quel periodo le persone che mi hanno comunque... aiutato ad andare avanti.
Poi il resto mi vergognava di uscire, non riuscivo ad uscire, ho dovuto cambiare migliaia di scuole perché comunque ovunque andavo venivo un po'ghettizzata, venivo bullizzata, non mi volevano in classe, non volevano essere miei amici e infatti anche per me è stato un periodo molto introspettivo, molto buio perché io sono sempre comunque mi definisco una persona solare, una persona allegra e non riuscivo a vedere la luce da nessuna parte. Hai mai avuto modo di chiedere spiegazioni a quel ragazzo? Sì, ho chiesto spiegazioni, ma purtroppo non è stato mai in grado di darmene. Ha preferito non rispondere? No, ha detto che non era stato lui.
È impossibile. Hai trovato un vicolo cieco? Sì, ho trovato un vicolo cieco.
C'è stato un giorno in cui l'hai detto a mamma? L'è venuta a sapere da altre persone, genitori, che gliel'hanno detto. E quando lei l'ha scoperto io mi sentivo... mi sono sentita proprio una delusione. Perché avevo paura che lei non potesse capire, che mi giudicasse, che non riuscisse a comprendere tutto quello che è stato.
Sai, è stata molta anche la paura nell'ammetterglielo, nel poi farmi aiutare da lei, che invece ha preso subito la situazione in mano, mi è stata vicino, mi ha portato da una persona che poi mi ha seguito a livello di terapia, un supporto, mi ha portato a denunciare la cosa, mi ha fatto cambiare scuola, ha capito la situazione, mi è stata vicina. Nel migliore dei modi in cui una madre può stare vicino a una figlia in una situazione del genere. La puntata su Gaia, la vedremo tra l'altro il 29 novembre, iscrivetevi.
Che idea ti sei fatto tu Riccardo di questa cosa che accade comunemente, foto che finiscono online e che rischiano di rovinare la vita di persone? È spaventoso, è veramente preoccupante perché un'azione immediata come lo scattare una foto in un momento così e poi fare un upload che non costa niente a nessuno può veramente rovinare una vita e bisogna stare attentissimi perché è proprio un attimo. Se sei d'accordo, certo che è d'accordo, già siamo d'accordo noi, la prossima puntata, quindi quella del 29, se sei d'accordo Riccardo devi dire di sì. Assolutamente sì.
Ecco, abbiamo fatto una cosa proprio televisiva di quelle super finte. No, certo che siamo d'accordo. La commenteremo in maniera approfondita.
Sei d'accordo Riccardo? Molto volentieri. E intanto mi raccomando, sulla storia di Riccardo, su tutti i concetti che sono emersi oggi, tantissimi, sviluppate dei lavori. Fate in maniera di non essere spettatori passivi. Cercate di trasformare queste cose in un qualcosa di concreto all'interno delle vostre classi.
per capire cosa funziona e cosa non funziona, perché l'obiettivo è di vivere meglio, questo è. Torniamo invece a un aspetto tosto che è quello appunto della pedopornografia. È ancora molto radicato questo fenomeno Matteo e più che altro di che reato si tratta?
La pedopornografia purtroppo è un reato che è online e quindi non ha dei veri confini. Purtroppo quando ci confrontiamo con i reati commessi in rete i confini nazionali lasciano un po'il tempo che trovano. Il mare magnum della rete ci pone davanti molte difficoltà e di fronte a reati molteplici. In Italia viene considerato reato sia la produzione di materiale pedofornografico, la sua detenzione e la sua diffusione.
Quindi se per caso veniamo in possesso chat di qualsiasi tipo, di materiale, e semplicemente lo inoltriamo, già abbiamo commesso due reati. siamo entrati in possesso, quindi lo detenevamo e lo abbiamo denotato, anche se di fatto non abbiamo contribuito alla produzione, se non abbiamo fatto apparentemente nessun reato, già stiamo sbagliando, già solo per quello... Siamo un anello della catena. Esattamente. Siamo un anello della catena.
Bene saperle queste cose, perché è fondamentale. Quindi tratteremo questo argomento la prossima volta con una storia veramente potente che è quella di Gaia. Io ringrazio naturalmente Riccardo con cui ci rivedremo, grazie Matteo perché è stato importantissimo fare luce su tanti aspetti legati a questo tema.
Cuori connessi, lo ricordo, è un progetto di 1 euro in collaborazione con la Polizia di Stato. Vogliamo combattere i reati online, vogliamo aiutarci tutti ad utilizzare al meglio i device che possono contribuire appunto a rendere la nostra vita migliore. Ci vedremo più avanti, lavorate su queste cose, è importantissimo e andate a scaricare, visto che c'è qualche settimana di tempo, magari il quinto volume, tutto gratuito, con la storia di Gaia, in maniera che così magari sarete preparati a questa prossima puntata.
Ciao a tutti, alla prossima!