Sì, sì, sì, siamo benvenuti ragazzi e ragazze al Teatro Nuovo di Ferrara, ma fate sentire l'entusiasmo! Non male, non male. E deduco che questo sia l'entusiasmo che avete tutti i giorni quando andate a scuola, giusto?
Come no? Allora, facciamo una cosa, visto che c'era un tale che diceva lucendo docere, cioè impariamo divertendoci, abituiamoci a svegliarci la mattina con la voglia di tirare fuori l'energia, perché poi è da lì che cambia la nostra percezione della vita, la percezione della giornata, e lì otteniamo i risultati migliori. Allora, fatemi sentire, diciamo da metà in qua, l'energia che avete oggi per incontrare il mitico Francesco Costa. Uno, due, tre, vai!
Ok, seguite il mio gesto come un direttore d'orchestra, proviamo da questa parte. Uno, due, tre! Non male, non male.
Avete mai sentito parlare di bias ed euristiche, meccanismi cognitivi? Eh, interessante, perché spesso vengono trascurati. Le euristiche, per chi non lo sapesse, sono quelle scorciatoie mentali che ci portano... come dire, a trovare soluzioni immediate, facili, per dare una risposta a quello che ci sta succedendo davanti.
Solo che ci si rifà spesso a esperienze di vita e a stati d'animo. E questo porta a delle scelte, che la maggior parte delle volte però sono irrazionali e sbagliate, e si chiamano bias. E il libro di Francesco Costa è pieno di testimonianze che citano... e sottolineano come il comportamento, la differenza tra realtà e percezione sia netta. E ora ne parliamo quest'anno insieme proprio con lui, ma ne parliamo con questo talk show che vuole essere interattivo, quindi vi invito a fare tante domande perché saremo qui insieme oggi ed è una grande opportunità.
Ma siamo qua per il trentesimo anniversario del premio Estense Scuole, qua ci sta l'applauso perché sono passati migliaia di vostri colleghi, di vostri compagni negli anni. che si sono aggiudicati poi il grande premio finale che arriverà anche per voi a maggio quindi auspico che parteciperete volenterosi e copiosi e l'ingraziamento va ai vostri dirigenti scolastici, agli uffici provinciali di Ferrara, Modena e Bologna e ovviamente oggi siamo anche rappresentati da classi bolognesi, giusto? Ce li abbiamo?
Ah, ok, pensavo foste ancora sul treno, invece ci siete, ottimo quindi Ferrara, Modena e Bologna insieme Per partecipare a questo premio, questo premio però che cos'è? Che cos'è il premio Estense Scuola? Penso che ve lo racconti meglio questa clip sul vostro applauso.
Premio Estense Scuola, scopriamo insieme che cos'è. Lo sguardo dei ragazzi sul mondo, la loro capacità di leggere con occhi rivolti al futuro, l'attualità e le pagine di storie all'apparenza così lontane dalla realtà in cui vivono. Il premio Stenze Scuola è promosso da Confindustria Emilia dal 1995. Agli studenti delle scuole delle province di Ferrara, Modena e Bologna offre la possibilità di mettersi alla prova, realizzando lavori di gruppo a partire dall'ultima opera vincitrice del premio letterario cittadino, proponendone una rilettura originale. Dal video al testo illustrato e perché no, vere e proprie messe in scena o eventi urbani, sono diverse le forme di elaborati sulle quali i ragazzi si potranno cimentare lavorando sull'opera premiata con l'Aquila d'Oro 2024, Frontiera, perché sarà un nuovo secolo americano, edito da Mondadori di Francesco Costa.
A scegliere i prevencitori la giuria preseduta da Annalisa Poe e composta da imprenditori, insegnanti e dall'autore vincitore dell'ultima edizione del Premio Estense. E adesso che sappiamo, sì, fatelo, fatelo, perché fare applausi produce dopamina, no? Dopamina è uno di quegli ormoni che ci fa stare bene.
E tra l'altro, sapete che le emozioni di fatto non esistono, sono un nome che noi diamo a qualcosa che è in realtà un mix ormonale. Quindi è bello alzare le mani, muoversi, fare attività fisica ed è per questo che siccome voglio tanto bene alla Presidente della Giuria Premio Estenso e Scuola ora le chiedo di alzarsi, di raggiungermi sul palco, sul vostro applauso, Anna-Lisa Po! Ciao Annalisa, benvenuta. Vieni pure al centro, guadagnati la luce che così innalzi anche la media estetica della presenza sul palco, perché con me siete andati male però. Annalisa, benvenuta.
L'emozione è quella che provo io tutte le volte a salire su questo palco. Sono davvero felice di essere qua oggi. Un benvenuto davvero a tutti a nome mio, di tutto lo staff di Confindustria Emilia e della Fondazione del Premio Stenze Scuola.
Quest'anno il Premio Estense Scuola compie 30 anni, compie i miei stessi anni praticamente e so quante cose cambiano in 30 anni, so quanto uno cresce e vedere questa platea davvero così piena oggi ci riempie il cuore di gioia perché fa capire davvero quanto il Premio Estense dà alle scuole e alla città intera. Quindi grazie alle scuole superiori che sono qua oggi e che mi auguro. parteciperanno al nostro bando e anche alle università che hanno accettato il nostro invito e sono anche oggi qua con noi. I ringraziamenti, vorrei fare qualche ringraziamento prima di iniziare. Ringrazio in primis Francesco che è qua con noi oggi, ho avuto il piacere di conoscerlo ieri sera, è una persona eccezionale e so che oggi vi catturerà con i suoi racconti.
Un applauso per Francesco davvero che oggi è qua con noi. Volevo ringraziare per essere qui i nostri ospiti, gli uffici scolastici provinciali dei tre territori, Ferrara, Bologna e Modena, il nuovo assessore del comune di Ferrara alla pubblica istruzione e alla formazione Chiara Scaramagli e una... Un applauso anche per i nostri sponsor, davvero grazie per essere insieme a noi anche quest'anno.
Azimut, IT, Lavoro Più e Ospedale Privato Quisisana, grazie per sostenerci davvero sempre tutti gli anni con così tanta affezione. E infine i membri della giuria che insieme a me e a Francesco la comporranno quest'anno. Per la scuola le tre professoresse Federica Montevecchi.
Cinzia Desi e Paola Diana che ringrazio perché anche quest'anno sono qua con noi e i miei tre amici imprenditori Umberto Gabrielli, Davide Papola e Amanda Bianchini, grazie davvero. A questo punto chiamerei sul palco per un saluto l'assessore. Grazie, buonasera, buongiorno a tutti.
Grazie dell'invito. Io ringrazio Confindustria Emilia, ringrazio Fondazione Premio Estense per questo premio. Tutti gli organizzatori.
Per questo premio che è molto importante perché comunque ha la finalità di valorizzare l'impegno dei ragazzi nella scuola e nella cultura, che è molto importante. E'un percorso che secondo me non deve avere solo la finalità di... ottenere un risultato, non è proprio solo un percorso di riconoscimento del risultato che voi ragazzi otterrete, ma può essere considerato anche un incentivo a fare un percorso formativo più ricco possibile.
Quello che mi capita spesso di dire ai ragazzi è di non considerarsi mai arrivati. Voi dovete pensare alla vostra formazione come a un qualcosa che si... sembra non avere mai fine per arricchire il vostro percorso il più possibile.
Ed eventi come questi ve ne danno la possibilità, perché voi riuscirete sicuramente ad accrescere le vostre conoscenze. Sono eventi che stimolano la vostra creatività, stimolano il vostro senso critico, stimolano il vostro pensiero. Però...
secondo me danno anche delle competenze più trasversali, perché per esempio mi viene in mente il fatto che è un lavoro che richiede la collaborazione di una classe. Noi viviamo in una società in cui quotidianamente ci dobbiamo rapportare con gli altri, dobbiamo collaborare, dobbiamo quindi saperci anche confrontare in modo costruttivo con altre persone, sia in ambito scolastico che in ambito di collaborazione. sia in ambito lavorativo e sapere che ci sono persone che possono avere anche punti di vista diversi, opinioni diverse dalle nostre, ma magari messe insieme si può creare qualcosa di molto bello pur appunto avendo idee diverse che appunto vanno a costruire qualcosa di molto bello e di molto positivo.
Io vorrei ringraziare i vostri insegnanti che vi accompagneranno in questo processo. questo percorso, gli insegnanti che comunque hanno una grande importanza nella vostra vita perché contribuiscono a formare il vostro bagaglio culturale con la loro professionalità, la loro competenza, la loro passione, perché tantissimi insegnanti mettono proprio tutta la loro passione nel lavoro che fanno per voi che siete la nuova generazione, quindi hanno in mano un po'il futuro, il nostro futuro. Vorrei ringraziare anche i membri della giuria perché loro avranno l'ardo compito di dare una valutazione finale ai vostri lavori, però vorrei darvi questo consiglio. Questo è un concorso che come tutti i concorsi vedrà alcuni vincitori e vedrà anche alcuni non vincitori e non mi piace usare la parola.
la parola sconfitta perché comunque facciate questo percorso se anche non riuscirete ad avere il risultato che pensavate che speravate non dovete mai considerare una sconfitta perché questi percorsi comunque vi danno la capacità di formarvi di accrescere le vostre competenze le vostre esperienze quindi anche se non riuscirete a raggiungere il vostro risultato dovete sempre concentrarvi di più sul percorso che fate per raggiungere quel risultato ed è E questo è l'importante su cui appunto vi dovete concentrare, che è proprio quello che contribuisce ad accrescere le vostre conoscenze e le vostre esperienze. Io mi fermo qui, vorrei farvi un grande in bocca al lupo e spero che questo concorso vi permetta di aggiungere un altro tassello per raggiungere obiettivi sempre più alti. Grazie. un percorso straordinario quindi a te il piacere di annunciare il video che presenta il nostro ospite e a te il piacere di raccontarci le ultime cose io non mi dilungherei oltre tutte le informazioni sono sul sito del premio estense scuola quindi mandiamo l'RVM Francesco Costa, giornalista e vice direttore del giornale online Il Post, è esperto di politica statunitense.
Dal 2015 cura il progetto giornalistico Da Costa a Costa, composto da una newsletter e da un canale su YouTube. È stato autore e... Il volto della miniserie televisiva The American Way per Dazon. Dal 2021 conduce il podcast giornaliero Morning, una rassegna stampa commentata che ha raccolto quattro premi agli Italian Podcast Awards.
Nel 2022 ha vinto il premio Lino. uno fra i più antichi e importanti riconoscimenti giornalistici italiani. Da Mondadori ha pubblicato Questa è l'America, 2020, Una storia americana, 2021, California, 2022 e Frontiera, per chi sarà un nuovo secolo americano, con il quale è tra i finalisti del premio Estense 2024. C'è una storia che descrive un paese dove la radicalizzazione avanza, le differenze fra conservatori e progressisti si sono allargate, le donne hanno perso il diritto a interrompere una gravidanza e le tensioni razziali si sono inasprite.
L'ex presidente che ha cercato di restare al potere dopo la sconfitta deve rispondere di oltre 90 gravi capi d'accusa e nonostante questo, o proprio per questo, è venerato da una guerrita minoranza della popolazione. Eppure gli Stati Uniti stanno riducendo le risorse. le diseguaglianze, hanno ampliato la forza lavoro, innescato una rinascita industriale, approvato il più grande investimento di sempre contro il cambiamento climatico.
Non hanno mai avuto così tante donne e persone con disabilità con un lavoro. Il reddito mediano non è mai stato così alto, le persone afroamericane sotto la soglia di povertà mai così poche. Un momento affascinante e contraddittorio, poco compreso e per certi versi unico nella loro vicenda nazionale. Com'è possibile che questo è il caso? queste cose accadano contemporaneamente nello stesso posto.
Ma la sfida del secolo per gli Stati Uniti è legata alla rivalità con la Cina. Il fatto che sia cambiata una fase non vuol dire che le cose non possano cambiare di nuovo. E noi siamo particolarmente orgogliosi. che sia diventato nostro ambasciatore, nonché vincitore del sessantesimo premio Estense.
Stiamo parlando, sul vostro applauso e sulla sigla, di... Francesco Costa. Francesco Costa, vincitore del sessantesimo Premio Estense.
La prima domanda inaugurale a cura ovviamente della Presidente della Giuria, Annalisa Po, ma sarà intervistato oggi non solo infortunato da me, ma intervistato da Giulia Amitrano. Benvenuto Francesco, benvenuta Giulia. Giulia, se me lo consenti, io lascerei la prima domanda ad Annalisa, prego.
Prego Annalisa. La mia domanda era così per iniziare. Il libro è composto da cinque capitoli, macrocapitoli, con un titolo ognuno diverso.
La mia prima domanda era sul primo capitolo. dell'abbondanza, è il capitolo forse più frastagliato, quello dove racconti più aneddoti. Qual è l'aneddoto che secondo te rappresenta di più l'abbondanza degli americani e del mondo americano?
Buongiorno innanzitutto e grazie di essere qui, grazie per l'invito, è molto bello parlare del libro, poi in realtà delle cose di cui mi occupo, del mio lavoro con delle persone più giovani di quelle con cui di solito mi trovo a parlare. Il libro, lo conoscete ormai, è un tentativo di raccontare non tanto queste elezioni o questa campagna elettorale, ma che cosa pensano gli americani, che cosa hanno in testa, come funziona la loro mentalità e in quante cose siamo diversi da loro e si articola. attorno a queste cinque sezioni che sono cinque secondo me grandi caratteristiche dell'americanità, la prima è l'abbondanza ed è una cosa che noi vediamo spesso anche nei film, nelle serie tv che guardiamo che spesso sono americane, quanto ci sia in America un culto...
Della dimensione, della grandezza delle cose. Ho visto bandiere sventolare negli Stati Uniti, che sono più grandi dell'appartamento in cui abito, a Milano. Ogni volta che vado decido, per non sentirmi un microscopico nanetto sulla strada, di noleggiare un SUV, un'auto ancora più grande.
La prossima volta ho sempre la macchina più piccola in tutti i parcheggi. Ho visto delle macchine con sei ruote negli Stati Uniti, con otto ruote. Ma sono delle macchine, non dei camion, ma più grosse della media. Le case.
sono grandi negli Stati Uniti, le cucine sono grandi negli Stati Uniti, ma questo culto della dimensione, dell'abbondanza non ha a che fare appunto soltanto con la grandezza ma anche con la quantità, vedere gli americani per esempio ordinare al ristorante, ordinare in un fast food, non si limitano a... ordinare quello che vogliono mangiare davvero e che mangeranno, ma ordinano un po'tutto quello che vorrebbero assaggiare e con le conseguenze che poi vedete anche rispetto alla loro alimentazione, ma questo culto della grandezza, dell'abbondanza, dell'avere tanto che li può assaggiare, è un culto che non è un culto di abbandono, è un culto di abbandono e di abbandono. li porta a consumare tanto, a spendere tanto, è una società molto consumistica, ma questo crea anche molto lavoro e molte opportunità, ci sono tante contraddizioni che noi navigheremo a che fare col modo in cui è nato questo paese, quindi mi piace raccontare una storia che non riguarda gli americani di oggi, ma gli americani di qualche secolo fa quando gli americani eravamo noi, e cioè quando noi italiani da qui e non solo, ma parliamo di noi, siamo partiti nell'Ottocento soprattutto cercando da quelle parti.
una vita un po'più semplice, una vita con qualche opportunità in più. E gli italiani che partivano verso quel posto erano molto poveri, non sapevano nemmeno parlare l'italiano, figuratevi l'inglese, parlavano in dialetto nella maggior parte dei casi, arrivavano e quindi lavoravano nell'agricoltura nella maggior parte dei casi, facevano lavori non da grandi guadagni, ecco. Eppure nelle lettere che mandavano poi in Italia ai loro parenti rimasti qui per raccontare com'era questa vita in America, raccontavano di molte cose difficili e complicate, Ma poi aggiungevano spesso un aneddoto che per loro era esemplare, dicevano ma sai che qui mangiamo la carne ogni giorno? E in questa prosperità che loro vivevano, pur vivendo in condizioni difficilissime, c'era un po'la promessa dell'America. E per molti, per molte persone, l'America e l'americanità sono rimaste legate a questa prosperità, a questa abbondanza di tutto, di qualsiasi cosa, che hanno anche a che fare che poi rivedono nelle dimensioni e nell'abbondanza che offre questo paese, che ha un sacco di risorse naturali, ha moltissimo legname.
che è enorme, è grande 33 volte l'Italia. Questa forse è la prima cosa da sapere quando ci paragoniamo a loro. Teniamo conto che stiamo parlando di due paesi, due contesti molto diversi.
Grazie Francesco, io ti lascio a Roberto e a Giulia. Grazie Annalisa. Grazie Presidente. Buongiorno a tutti e a tutte, innanzitutto grazie di essere qui, la vostra presenza è assolutamente importante nella giornata di oggi e come è stato detto precedentemente vi invito a intervenire attivamente durante la mattinata, non vi vergognate, vi verrà portato un microfono alla vostra postazione, potrete fare quindi la domanda dal posto e soprattutto non pensate che nessuna delle vostre domande o delle vostre riflessioni possa essere banale.
E detto questo, abbiamo qui con noi Roberto che non ha bisogno della mia presentazione, che è un esperto, uno studioso di meccanismi cognitivi, quindi sicuramente interverrà anche lui durante questa conversazione per quello che concerne la sua materia. Io invece mi ricollego un attimo, giusto per iniziare, per dare... Il via questa giornata alla domanda che ti ha appena fatto Annalisa. Come ha detto lei, il libro Frontiera è suddiviso in cinque capitoli, ognuno di questi ha un titolo che rappresenta in qualche modo il macro argomento che viene trattato all'interno di ogni capitolo.
Il primo appunto è l'abbondanza, mentre l'ultimo si intitola Frontiera, che è anche il titolo del libro in sé. Frontiera è il mito fondativo degli Stati Uniti, ma è anche sinonimo di confine. È sinonimo di speranza e coraggio ma anche un indice di frammentazione che è un po'il senso di quella grande contraddizione che caratterizza gli Stati Uniti.
Quindi ti chiedo brevemente cosa hai voluto sottolineare con il concetto di frontiera riferito a questo tuo ultimo libro e perché hai scelto di intitolare il capitolo conclusivo con il titolo del libro. Guarda, sarò sincero su quest'ultima parte, il titolo del libro, così come la copertina, entrambi molto fortunati, come dimostra anche il premio, sono stati scelti il giorno prima che il libro andasse in stampa. Potete immaginare con quale ansia, diciamo da parte mia, che avevo sette titoli diversi in testa e copertine diverse a un certo punto, però il libro deve andare in stampa, devi rompere l'indecisione ed è una di quelle circostanze in cui più ci pensi e più capisci che ti stai allontanando dalla decisione invece che avvicinandoti. Questo è un libro che ha dentro mille cose. e mille storie, prova a raccontare delle cose grandi attraverso piccoli fatti e una delle cose grandi che racconta a proposito della frontiera è proprio come nasce questo popolo tante cose che diamo per scontate della vita attorno a noi poi in realtà esistono per una ragione, i popoli, che cosa sono, che cosa unisce persone così tante persone che non si conoscono, che sono molto diverse ma che pure hanno una storia, una cultura, qualcosa in comune.
Nel nostro caso, nel caso della cultura europea, ma pensiamo alla città di Ferrara, se voi andate indietro nella storia a 500, 600, 700 anni fa, per non parlare forse di ancora prima, trovate sicuramente in questo posto una popolazione, dei luoghi, una storia, una cultura che ha un legame col presente di questa città, col presente di queste persone. Ritrovate il passato di voi stessi. Se andate a Roma vedete...
delle cose che sono lì da migliaia di anni e questo vale per tantissimi posti d'Italia, d'Europa. Ecco, il popolo americano è un popolo che 5, 600, 700 anni fa, no, facciamo 700 anni fa, non esisteva. Non c'era nemmeno un lontano antenato.
Se noi andiamo 2000 anni fa nel posto che oggi chiamiamo Stati Uniti, non ci sono legami con la cosa che sono oggi gli americani. Il popolo americano nasce quando gli europei arrivano nel continente americano, cominciano a colonizzarlo, uccidono in parte con la violenza e in parte con i virus le popolazioni indigene che erano quelle che abitavano lì e poi cominciano a costruire una società diversa che viene composta, vi raccontavo prima, gli italiani, i polacchi, i tedeschi, gli olandesi, da ogni parte del mondo arrivano in America delle persone che diventano popolo americano. E in questo c'è davvero il loro mito, che è un mito quindi dell'avventura, dell'andare oltre, dell'esplorare, del rischiare. Questo popolo nasce così ed è giovanissimo. E questa è forse la caratteristica più, secondo me, più interessante, se vogliamo capire come sono fatti loro e quanto sono diversi da noi.
E per questo il libro si intitola Proprio Frontiera. Grazie intanto della risposta. Mi riallaccio dunque a questo tuo discorso. facendo una riflessione su come gli Stati Uniti spesso vengono raccontati dai media italiani, faccio riferimento all'Italia perché ci troviamo qui, in maniera un po'forse deviata, cioè ci si basa tanto su degli stereotipi, eccetera.
Dal tuo punto di vista, tu che sei un esperto della materia, ci sono degli aspetti o un aspetto in particolare di questo paese che ritieni particolarmente frainteso o poco conosciuto qui in Italia? Allora ce ne sono tanti, poi so benissimo che ci sono un sacco di posti del mondo di cui noi sappiamo meno che degli Stati Uniti, figuriamoci, ma il fatto è che negli Stati Uniti sappiamo qualcosa, perché vediamo appunto i film o le serie, ma perché se apriamo i social media è impossibile non imbattersi in contenuti che non vengano dagli Stati Uniti o anche se non sono contenuti americani seguono dei trend nati negli Stati Uniti, le nostre mode, il modo in cui ci vestiamo, la musica che ascoltiamo eccetera per non parlare dell'impatto tecnologico, culturale, insomma. ci sembra di conoscerli e questo a volte ci porta effettivamente fuori strada.
C'è un'altra cosa in più, un attimo fa parlavamo di bias, il mestiere del giornalismo è il mestiere di cercare di capire la realtà attorno a noi, dei pezzi. dei pezzetti, però di indagarli, di capire perché succedono le cose che succedono e non dare per scontato che le cose capitino boh, chissà perché, quali sono i meccanismi di causa ed effetto e in questa indagine che nel mio caso per esempio riguarda gli Stati Uniti, noi non possiamo comportarci come se fossimo delle macchine fotografiche che hanno un obiettivo che riflette perfettamente quello che hanno davanti, detto che manco le macchine fotografiche lo fanno davvero, ma il ruolo dell'osservatore, la persona che guarda qualcosa, un ruolo fortissimo nell'idea che si fa di quella cosa, perché siamo tutti diversi, abbiamo storie diverse e ognuno di noi guarda allo stesso elemento, essendo uomo o donna essendo giovane o meno giovane essendo ricco, essendo meno ricco avendo più o meno problemi, idee diverse sulle cose, e l'America è così forte, così presente nelle nostre società che a volte guardando lei in realtà guardiamo noi, e nelle cose che guardiamo negli Stati Uniti vediamo delle nostre idiosincrasie o delle nostre attrazioni E nel popolo americano quindi, sul popolo americano attacchiamo tantissime etichette. Questo non è un libro che è un elogio degli americani e dell'americanità, lo avete letto, se no lo leggerete e vedrete quante cose complicate, negative, terribili, secondo me avvengono negli Stati Uniti e raccontano il libro, ma è un libro che mette insieme in questa contraddizione il tentativo di uscire da queste etichette, da questi luoghi comuni.
Ne dico uno tra tanti, il popolo americano viene raccontato come un popolo individuale. Un popolo in cui le persone pensano innanzitutto a se stesse e in qualche caso soltanto a se stesse. E questo non è completamente falso, ma è un equivoco, perché loro sono effettivamente fatti così nel rapporto con lo Stato.
Nel rapporto con lo Stato non pensano che lo Stato debba occuparsi di fare da babysitter delle persone, quindi debba pensare lo Stato alla mia pensione. copertura sanitaria oppure no, alla fine le persone lavorano e si organizzano per come gli pare questo è sì individualista nei rapporti tra le persone e lo Stato c'è meno l'idea che i miei problemi debbano essere risolti da qualcuno in Italia l'invocazione che arriva dalle persone verso la politica, tutte le persone di qualsiasi idea hanno è occupati di noi, politica Stato, fai qualcosa per noi non dico che sia sbagliato, però voglio provare a mostrarvi la differenza in America, quello che molte persone dicono verso la politica è lasciami in p***a in pace, fatti gli affari tuoi, fammi fare la mia vita, non immischiarti. Tra loro però gli americani, nei rapporti tra loro, non sono affatto individualisti, c'è un grandissimo senso di comunità, chi di voi ha avuto o avrà l'opportunità magari di fare un viaggio studio all'estero, frequentare gli Stati Uniti o fare un anno, il famoso quarto anno, in una famiglia americana, si accorgerà delle comunità fortissime che nascono per esempio attorno alle scuole, attorno alle scuole superiori, attorno a una squadra di basket della città. Le persone si aiutano tra loro, forse anche perché lo Stato non fa molto, ma si aiutano tra loro in un modo che a noi può stupire e che non diremmo in un popolo che viene molto raccontato come individualista, molto più di quanto accade dalle nostre parti.
Io non so nemmeno come si chiama la persona che abita sul pianerottolo di fronte a casa mia. In America, appena mi traslochi, arrivano veramente i vicini con le torte, come vedete nei film, per dire piacere, conosciamoci, sono quella della casa accanto, eccetera. Quello non è uno stereotipo, è proprio la realtà. A New York forse sì. nelle grandi città, megalopoli, in cui tutti sono un po'delle formiche, forse sì, ma nell'America, poi oltre alle grandi città, accade senza ombra di dubbio.
Ma infatti fai anche riferimento alla questione del volontariato, che mi ha molto stupito leggendo i tuoi libri, che è un'attività che per carità avviene anche in Italia, però in America è quasi sistemica, cioè c'è forte questo richiamo al volontariato da parte della comunità. Sì, si fa moltissimo volontariato, oltre il 30% della popolazione lo fa non occasionalmente, che ma è stabilo. probabilmente in mille modi diversi, ma c'è per esempio anche moltissima beneficenza, sono il paese nel cui persone donano di più in beneficenza senza gara, cioè il secondo in classifica è lontanissimo. E ripeto, tutte queste cose accadono anche perché c'è uno Stato e una politica che hanno un ruolo...
minore rispetto alle sorti e destini delle persone, ma nessuno sarebbe costretto a farlo per questo. C'è molto l'idea che le comunità, così come le persone, debbano essere in grado di farcela con le loro forze. Se non hai abbastanza forze, ti aiuto io, ma lo faccio volontariamente, non penso che la lei...
Non so se questo modello lo cambierei col nostro, però anche lì quando parliamo di un popolo così individualista poi tu vai negli Stati Uniti e vedi quante persone normalmente nella vita quotidiana fanno varie forme di volontariato dono nel loro tempo agli altri. e la realtà comincia a diventare un po'più complessa ecco ai tuoi occhi perché dici che non cambieresti questo modello col nostro? ma perché alla fine io sono italiano e la cosa che cerco di raccontare nel libro è che noi diamo per scontato a volte quando guardiamo popoli, paesi che non conosciamo e lo facciamo anche quando andiamo in vacanza andiamo a fare un fine settimana o una settimana in vacanza che noi siamo quelli giusti e normali e ci paragoniamo agli altri notando tutte le cose che gli altri altri fanno diversamente da noi, vi faccio un esempio che fa ridere, questi americani che mettono l'ananas sulla pizza, come una cosa, chiaramente è un esempio sciocco, ma una cosa anomala, sbagliata e in moltissimi casi noi tendiamo a paragonarci agli altri facendo sì che noi siamo il termine di paragone, ma è inevitabile perché ognuno, ripeto, guarda la realtà con i propri occhi. Allo stesso tempo, per quanto possa sembrarci assurdo il rapporto che gli americani hanno con le armi e a me sembra che sia un'altra cosa, sembra assurdo e nel libro lo racconto molto, io sono sicuro che se fossi nato negli Stati Uniti avrei una mentalità diversa sulle armi e la penserei più come loro.
Noi siamo frutto di cosa? Della genetica, certo, e quindi del patrimonio che ereditiamo da chi ci ha generati, ma poi in una larga parte da quello che accade alle nostre vite dopo che veniamo al mondo e quindi dagli incontri che abbiamo la fortuna o la sfortuna di fare, dai nostri genitori, dalla scuola, dalla città in cui ci è capitato di vivere, dai nostri genitori, dai libri che leggiamo, dalle occasioni che abbiamo, dalla fortuna, dalla sfortuna, questo ci rende quello che siamo ed è un mix che a Ferrara è diverso da Bologna e da Milano, figuratevi quanto è diverso con New York o con l'Alabama. E allora io che vengo fuori da questo mix so che la società americana per certi versi mi attrae, per certi altri mi respinge, mi interessa molto, ma passandoci molto tempo so anche che non sarei perfettamente a mio agio.
Per esempio con la storia delle armi. armi ma anche altre. Grazie intanto. C'è qualche domanda visto che abbiamo già parlato per un po'e sono venuti fuori molti spunti di riflessione.
C'è qualcuno che vuole intervenire? Basta che la prima persona rompa il ghiaccio e poi sapete quando finire. Esatto.
Tanto adesso per svegliarci accendiamo anche le luci e così incentiviamo. Vedo delle mani alzate. Sì, sì, ci sono, ci sono, infatti.
I nostri tecnici, i quali rivolgiamo anche questo applauso. Eccoci qui, arriva il microfono. Sempre prontissimi.
Ciao, buongiorno. Ciao, io sono Angelica. Piacere. Volevo fare una domanda.
Ho visto comunque tutti i libri che hai fatto riguardo a tutti l'aspetto americano. Posso chiederti perché ti sei proprio appassionato all'America? e in particolare gli Stati Uniti.
Certo, dunque è capitato un po'come capitano certe cose della vita, c'è anche un po'per caso, è capitato che quando ho cominciato a fare questo mestiere e a lavorare come giornalista fosse il 2008 che l'anno in cui fu eletto per la prima volta un presidente afroamericano in America, era Barack Obama, e fu una grande storia, una grande notizia, perché non era mai accaduto prima, e per la cronaca non è mai accaduto dopo, che una persona non bianca venisse, a parte Trump che è arancione, ma non so se questo vale, venisse eletta alla presidenza degli Stati Uniti, e ero attratto da un momento storico, dal capire perché, come stava succedendo quella cosa, e la storia di Obama mi ha agganciato, lasciandomi poi dentro a... all'America, perché? Perché, vi dicevo prima che il mestiere del giornalismo è provare a capire la realtà attorno a te, cioè provare a capire, e si può fare non per forza con un paese straniero, con la vostra città, ma persino con la vostra scuola perché se la vostra scuola ha un problema, qual è l'origine, quale può essere la soluzione perché il mio quartiere ha visto i prezzi delle case alzarsi tantissimo o diminuire, perché ha chiuso un negozio all'angolo, ci sono sempre delle ragioni, che a volte sono delle ragioni magari individuali, banali casse Ma in altri casi la ragione per cui il negozio è chiuso o i prezzi delle case salgono o la scuola ha un qualche problema hanno a che fare con situazioni più grandi di quella singola cosa che guardiamo.
E il giornalismo è provare a capire la causa e l'effetto, perché succedono le cose intorno a noi. Se uno parte con questa idea e vuole capire perché accadono determinate tendenze, mode, culture, perché abbiamo un certo tipo di rapporto con la tecnologia, perché il lavoro cambia in un modo o in un altro, è impossibile non andare a finire spesso, certo, non sempre, negli Stati Uniti. Avete tutti e tutte, immagino, un telefono in tasca in questo momento e in una buona parte dei casi immagino che sia un telefono...
progettato, sviluppato e venduto da un'azienda statunitense e dentro questo telefono, che sia Apple o che sia Android o quello che è avrete delle app e molte di queste app, quelle che probabilmente usate di più vengono da aziende statunitensi quindi sono state pensate, progettate nel funzionamento, nei messaggi nel modo in cui vi fanno, ci fanno comunicare da persone che hanno quella cultura lì e non quella nostra ma siccome poi noi usiamo quegli strumenti lì e per esempio attraverso i social media abbiamo delle relazioni, le nostre amicizie, quando uscirete dalla scuola scoprirete come lavorerete attraverso anche social media, i social hanno inventato dei mestieri, ne hanno aboliti degli altri, tutta questa cosa arriva dagli Stati Uniti, l'intelligenza artificiale, chat GPT arriva dagli Stati Uniti. Poi stasera vi metterete finiti i compiti, fatta la cena e tutto davanti a una piattaforma di contenuti in streaming forse e probabilmente quella piattaforma viene dagli Stati Uniti e quelle cose che guarderete arrivano dagli Stati Uniti, sono state pensate, scritte, recitate da americani, raccontano storie americane. Tutto questo ci influenza, ci condiziona.
Nel 2020 quando fu ucciso George Floyd, qualcuno di voi forse lo ricorderà, un uomo fraamericano fu ucciso. dalla polizia in modo del tutto ingiustificato con un video che lo mostrava in modo molto evidente ne nacquero un sacco di proteste in tutti gli Stati Uniti nell'arco di una settimana a dieci giorni, nelle città italiane ci furono delle proteste antirazziste che partivano chiaramente dal caso Floyd che aveva innescato proteste anche dalle nostre parti perché chiaramente il razzismo non è un'esclusiva americana e nei cartelli c'era scritto Black Lives Matter che è lo slogan americano su queste questioni e pensate anche alla cultura della... dei diritti e come oggi ne parliamo usando un sacco di espressioni in inglese, il body shaming il victim blaming la vittimizzazione secondaria che è una traduzione dall'inglese tutti questi concetti, tutta questa elaborazione culturale che ragiona attorno a noi a chi siamo, a quali diritti abbiamo sulla base del modo in cui siamo nati arriva dagli Stati Uniti poi noi la facciamo nostra, la rielaboriamo certo, ma se vai a vedere e non ho citato la politica estera non ho citato l'economia... ci sono solo cose vicine alle nostre vite da dove arrivano tante delle cose delle nostre giornate che cambiano la nostra cultura e la nostra mentalità arrivi da quelle parti e quindi per me era inevitabile provare a capire come funzionano le cose da quelle parti e quindi quando mi arriva una serie tv che magari la guardo, sapete quando vedete una serie tv, un film che vi fa capire qualcosa, che ci pensate per giorni, che capite che vi ha toccato perché magari il tema di cui parla è importante per voi in che modo questa serie qui, questo prodotto culturale qui, questa idea è un'idea che viene da una cultura diversa dalla mia e la sta influenzando.
Non è un male, le culture si sono sempre influenzate, tutti ci influenziamo a vicenda, è utile sapere e capire da dove arrivano le cose. E questo è il motivo per cui in sostanza sono ancora attaccato al tentativo di capire questo paese, che è un paese ancora per me complicato da capire, Frontiera è il tentativo più approfondito che ho fatto di provare a raccontarlo. con i genitori, con i figli, spesso quello che ci dà fastidio negli altri è perché lo facciamo noi e ci rendiamo conto che non siamo in grado a proposito di bias ed euristiche, però ci arriviamo dopo perché nel tuo libro ci sono tantissimi passaggi che per deformazione professionale ho colto, riguardo proprio anche argomenti molto caldi nella sfera adolescenziale, quindi dopo li toccherei.
Mi sembra di aver visto che ci sia un'altra domanda, vi potete alzare in piedi per cortesia, poi ci dite magari anche il vostro nome e la scuola così facciamo anche un po'. di applausi a tutte queste... Salve! Ciao!
Sono Lusa, vengo dal liceo classico a Riosto, Ludovico a Riosto e io volevo chiederle ha citato la sanità pubblica ha detto che appunto il popolo americano può sembrare molto individualista ma in particolare per quanto riguarda la sanità pubblica è il popolo americano che preferisce vivere così continuando ad avere una sanità pubblica che... pubblica non è o si tratta di altro, è una cosa più istituzionale e magari radicalizzata in qualcos'altro? Domanda molto interessante, la sanità è un'altra delle cose che come le armi mi fa pensare forse meglio che sto in Europa e in Italia però non perché, sapete, si dicono un po'di luoghi comuni sulla sanità americana ma non sempre capiamo davvero come funziona una delle cose che si dice è che in America la sanità è un'altra cosa che si dice in Italia sanità si paga, curarsi costa, perché qua no, chi la paga qui la sanità?
La paghiamo sempre noi, la paghiamo con le tasse, ma anche se quando andiamo in ospedale e veniamo ricoverati poi alla fine non ci viene chiesto il conto, tutte le cose che abbiamo detto, di cui abbiamo suffruito in ospedale, tutti i servizi, le persone, i macchinari, i medici, gli infermieri, sono pagati e come? Vengono pagati da noi con le tasse. C'è però qui una grossa differenza, che noi paghiamo la sanità con le nostre tasse, che a noi serva o no poi la prestazione sanitaria, cioè non è che siccome io quest'anno non sono mai andato in ospedale, per fortuna posso dire ok quest'anno vi verso meno tasse, le pago comunque in ogni caso. Quando avrò bisogno di una prestazione sanitaria nessuno verrà a chiedermi... hai pagato le tasse, quanto hai pagato e se hai pagato di più avrai diritto al medico più bravo, altrimenti no, perché il nostro è un sistema universale e quindi certo che costa e lo paghiamo tutti, lo paghiamo tutti sulla base del nostro reddito, chi guadagna di più lo paga di più, chi guadagna di meno lo paga di meno perché così funziona in Italia almeno la fiscalità e le tasse e tutti contribuiscono e tutti possono accedervi.
L'altro luogo comune che ci mostra una differenza anche in questo caso qual è? In America se non hai un'assicurazione e ti viene un infarto ti lasciano... morire per strada.
Non è vero. Qui non posso dirvi provate perché non è il massimo, ma se in America avete un problema sanitario di qualsiasi tipo e chiamate l'ambulanza, chiamate qualcuno che vi aiuti, arrivano e non vi chiedono avete la carta di credito, hai abbastanza soldi sul conto. Arrivano e vi curano.
Il punto è che dopo vi presentano il conto e il conto è un conto salatissimo. Partorire, soltanto il parto e non tutta la gravidanza, è un parto senza problemi. Partorire costa 20.000 euro negli Stati Uniti.
se hai un qualsiasi problema e chiami un'ambulanza il solo aver chiamato l'ambulanza ti può costare euro poi figuratevi le cure e quindi cosa fanno le persone? si fanno un'assicurazione perché piuttosto che rischiare che poi devo darti 20.000 dollari che magari manco ce li ho mi assicuro e quindi pagherò ogni mese un tot alla mia assicurazione pago questi soldi pure se io poi non usufruisco come una qualsiasi assicurazione quando ne usufruirò sarà la stessa l'assicurazione a pagare al posto mio. Questo sistema non funziona per un sacco di motivi diversi, innanzitutto fa crescere molto i costi, lo Stato americano paradossalmente spende in sussidi sanitari molto più di quanto costa a noi un sistema universale che fornisce una sanità migliore, ma l'altro problema che ha non riguarda le persone che hanno un infarto, perché se ti viene un infarto, se pensi che stai morendo, pure se non hai soldi sul conto, converrete con me, chiamiamo l'ambulanza, mi dovrò pagare poi 5 mila dollari.
Amen, farò un finanziamento, mi indebiterò, ma meglio essere vivi e indebitati e poveri che essere morti. Qual è il problema? Con tutte le cose che letali non sono e che posso rimandare, una malattia cronica ma anche una carie a un dente, che non vado in ospedale perché non c'è i soldi, perché l'assicurazione non mi copre, e che però se l'affronti subito è un problema di poco conto, ma se lo lasci arrivare, se si cronicizza, se aspetti, magari diventa un problema grave.
La povertà negli Stati Uniti si vede alle persone infatti... faccia in un modo in cui dalle nostre parti non capita così tanto perché glielo vedi nei denti per esempio, i denti delle persone americane ti dicono già subito più o meno non se sono ricchi o no, ma se hanno accesso a delle prestazioni sanitarie di qualità oppure no. Questa cosa in America dipende dal posto di lavoro soprattutto, cioè l'assicurazione sanitaria la maggior parte delle persone in America non se la paga da sé, ma tu vieni assunto come dipendente di un teatro come questo e il teatro ti dà sia il tuo stipendio che...
che ti paga un'assicurazione sanitaria che vale spesso sia per te che per la tua famiglia. Questo, se volete, è positivo perché così non devo tirarli fuori di tasca mia, li tira l'azienda al posto mio, ma qualcuno li sta pagando comunque quei soldi. Qual è il problema?
Che se io perdo il lavoro, per qualsiasi motivo, perdo il lavoro e la sanità insieme. Pensate se questo accade durante una pandemia, quindi per vedere la pandemia perdo il lavoro e perdo insieme la sanità mentre fuori c'è un virus che fa molto male alle persone. È un sistema che non funziona per moltissimi motivi. Arrivo alla risposta, ma prima volevo raccontarvelo un po'se no parliamo di cose astratte.
Gli americani hanno avuto la possibilità, in molti casi recenti di questi anni, di scegliere politici che proponevano una riforma di questo sistema per renderlo più simile a un sistema europeo. Chiaramente non li hanno votati abbastanza perché vincessero le elezioni o le primarie. Non per forza perché sulla sanità vogliono tenersi il sistema attuale, perché si va a votare e si vota. si sceglie in base a tutte le cose, la sanità, ma anche la guerra, ma anche l'inflazione, ma anche i diritti, e ognuno volta per volta sceglie quali sono le priorità principali. Ma non ha mai vinto un politico e nessuno però glielo ha impedito che volesse riformare radicalmente questo sistema.
Il sistema però è stato riformato negli ultimi tempi. Oggi c'è un'assicurazione pubblica, e quindi di fatto tu, come se pagassi delle tasse, paghi ogni mese delle tasse ma le paghi allo Stato, quindi con dei prezzi che sono molto calmierati, che riguarda le persone che hanno... più di 65 anni, i pensionati diciamo, e le persone che hanno un reddito sotto una certa soglia, cioè le persone più povere, queste persone sono coperte dalla sanità pubblica, in sostanza una specie di versione della sanità pubblica, ma sono coperte a prescindere da quanto guadagnano oppure no, per cui qualcosa hanno sistemato e con la riforma sanitaria l'ultima più grande, quella approvata da Obama nel 2011, hanno impedito alle assicurazioni sanitarie, perché prima potevano farlo, di rifiutarsi di fare una polizia.
a qualcuno perché qualcuno ha una malattia cronica o ha avuto una malattia. Una cosa che succedeva era che tu magari avevi avuto un tumore, anni e anni fa, da cui eri guarito o da cui eri guarita, e quando andavi a fare un'assicurazione, l'assicurazione si rifiutava di assicurarti, di venderti la polizza, anche se tu avevi soldi, l'autore di lavoro ci voleva pagare la sua parte, perché per l'assicurazione sei un rischio, perché è più facile che tu ti ammali di nuovo. Questa cosa dal 2011 soltanto, ma per fortuna per gli americani adesso è illegale. L'idea che molti americani hanno è che se io comunque devo pagare ogni mese dei soldi allo Stato, tanto vale che decido allora a chi pagarli, decido quale assicurazione comprare, decido quando non mi piace più di cambiare e andare con qualcun altro, mentre se do i miei soldi allo Stato, do i miei soldi, ma poi non ho nessun vero controllo su come lo Stato spenda quei soldi.
Il problema per noi e anche per gli americani nel convincersi che un modello diverso, alternativo, può funzionare anche meglio del loro, è che purtroppo... questo non è per scaricare la responsabilità su di noi ma io parlo molto con gli americani di queste cose con i miei amici americani purtroppo noi non siamo oggi in un momento in cui il modello sanitario italiano per esempio che è quello che poi io racconto sia in una fase di grande salute per cui quando gli americani mi chiedono ma in Italia invece come funziona e io allora gli racconto un po'come funziona in Italia gli racconto un sacco di cose belle e positive poi mi dicono però ma quando vai al pronto soccorso quanto aspetti? e io gli dico eh se non è proprio una cosa diciamo che sei arrivato con la tua gamba in mano scusate c'è un problema, può capitare che aspetti qualche ora e se devi fare una visita o un esame quanto c'è da attendere prima che fai l'esame di cui hai bisogno? Potrebbe passare qualche mese e loro dicono se è una cosa più urgente cosa fai?
Io rispondo vabbè in quel caso vai dal privato e in quel caso l'americano si mette a ridere perché dice allora dove andiamo a finire. Il problema è che un sistema come il nostro che è sicuramente più eco, più giusto e provvede peraltro a un servizio... fornisce un servizio migliore è un sistema che ha un costo che la collettività per esempio da noi in questo momento in Italia non sta più riuscendo a tenere perché non abbiamo abbastanza medici abbastanza infermieri se tu vai in un pronto soccorso americano anche se hai un po'di mal di testa nel giro di dieci minuti arrivano un medico con due infermieri se c'è un bambino gli danno il lecca lecca sembra più la serie tv e il contesto da docufilm sanitario americano costa però tanti soldi e chi non se li può permettere per qualsiasi qualsiasi motivo ne viene escluso e questo è il motivo per cui oggi abbiamo ancora oggi negli Stati Uniti dei dati sulla mortalità delle donne a seguito del parto, dei dati sulle dolori cronici, dipendenze da farmaci che sono impressionanti e imparagonabili a quelli che abbiamo in Europa, per fortuna. Quindi mi pare di capire che se hai un lavoro, sei in parte tutelato per l'assistenza sanitaria, se non hai un lavoro e non hai soldi per permetterti un'assicurazione non ti curi.
sostanzialmente Sì, devi sperare che hai avuto nell'anno scorso un reddito basso abbastanza da rientrare in quelli che possono avere il programma pubblico ma infatti per questo motivo non c'è solo una questione che riguarda i più poveri perché se sei veramente povero la sanità per te c'è riguarda le persone che magari hanno perso il lavoro e hanno sei mesi in cui sono in difficoltà e in quei sei mesi hanno un incidente stradale si ritrovano a quel punto, sopravvivono però con 150 mila dollari di debito da pagare perché hanno avuto una brutta frattura alla gamba non una cosa per cui sei stato ricoverato in terapia intensiva, in quel caso la cifra diventa gigantesca. E l'altro rischio sai qual è? Le persone giovani.
Le persone giovani che pensano ma io sono in piena salute, non mi ammalo mai, al massimo ogni tanto mi viene un'influenza, ma perché devo prendere dal mio stipendio 700 euro l'equivalente e dargli ogni mese un'assicurazione che in quest'anno non ho mai utilizzato? Non è un'idea così assurda, non è un ragionamento assurdo. A quel punto non ti assicuri e quando fai l'incidente col monopattine e ti rompi la gamba sei veramente nei guai.
Grazie C'è qualche altra domanda? Sì? Sì, abbiamo una anche qua. C'è la lista d'attesa, scusate.
Arriva tra poco. Abbiamo tempo, abbiamo tempo. Ok, Matteo, c'è un microfono, l'ha chiuso forse? Prova il microfono?
Ah, sei in due? Ah, ok. Funziona.
Sì, sì, esatto. Fatele entrambe così rispondono entrambe insieme, non contemporaneamente se non è un problema. Mi chiamo Jasmine, vengo dalle Naudi. Allora, la mia domanda era, secondo lei la narrazione da parte dei media è coerente con quella che è la situazione corrente?
La sua domanda invece? Ciao. Sono Valentina, volevo chiedere, secondo lei, da cosa deriva la mobilitazione così attiva da parte degli americani di fronte a una ingiustizia rispetto a noi italiani? Bella domanda, belle domande entrambe.
Allora, prima potremmo stare qui un po'd'ore a parlare di come i media raccontano, ma non solo la medica, tutto, lo dico da esponente dei media a mio malgrado in questa veste di giornalista, ma quello che vi raccontavo prima... prima sul fatto che ognuno di noi quando guarda la realtà lo fa con i propri occhi e i nostri occhi sono diversi dai quelli che abbiamo accanto e quello condiziona l'immagine che vediamo vale anche per i giornali, per i giornalisti per la tv, per i media in generale ognuno, anche ogni giornale vede e racconta qualcosa che non è necessariamente falso o inventato di sana pianta, ma prendete un posto effettivamente grande come gli Stati Uniti 33 volte più grandi grande dell'Italia, sono 340 milioni di persone, noi siamo 59 milioni, un posto che essendo così grande è anche molto diverso, New York è diversissima dall'Alabama, è diversissimo dalla California e in mezzo c'è tantissimo vuoto, tantissime persone che abitano in contesti anche che sono molto meno urbani del nostro. Vi racconto questa cosa brevissima ma mi fa sempre molto ridere, un ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton...
negli anni 90 fece una visita in Italia e a un certo punto si trovava a Milano e da Milano doveva andare a Venezia, non so se per la Biennale forse, e parte in macchina perché il Presidente degli Stati Uniti questi spostamenti li fa con questa auto blindata enorme. Quindi questi partono in macchina da Milano e vanno verso Venezia. Bill Clinton legge dei documenti, ogni tanto rialza la testa per vedere com'era fuori e a un certo punto dice ma questa Milano quando finisce?
Perché erano arrivati a Brescia? che voglio raccontarvi, che per un americano tra una città e l'altra ci sono decine di chilometri di niente di vuoto, e quindi se metti un americano in un posto come l'Italia, che invece è un posto molto urbanizzato in cui non ti accorgi quando finisce Milano e quando comincia il comune successivo, ma lo stesso vale per Ferrara, per l'Emilia è molto più denso il nostro paese è molto diverso il contesto e le città americane hanno una distanza fisica geografica che diventa anche una distanza culturale con questo cosa voglio dirvi che io posso farvi un racconto onestissimo e perfettamente veritiero dell'America che racconta il posto più disgraziato di questo paese, con le persone povere che vivono per strada, con problemi di salute mentale, di dipendenze, come degli zombie, dormendo per strada, vivendo per strada, in preda alla violenza casuale della strada. Vi racconto il lato oscuro dell'America, un posto pieno di sole, ingiustizi e soprusi. E tutto quello che vi racconto è vero.
E poi posso raccontarvi di un altro contesto, di uno studente universitario che è andato all'università con la borsa di studio senza un soldo solo perché era molto bravo e che ha frequentato l'università migliore del mondo e questa cosa poteva accadere soltanto negli Stati Uniti e che lì ha avuto un'idea e ha avuto un accesso al credito, ai soldi quindi che la banca può prestarti per realizzare questa idea che esiste solo negli Stati Uniti e lì è riuscito a realizzare la sua idea e il suo sogno e non per forza è diventato ricco come Mark Zuckerberg ma ha un lavoro. vero è entrato nella classe media la sua famiglia ha fatto un grande salto in avanti e anche questa cosa qui che non è la storia di un ragazzo ma di tantissime persone sarebbe vera non è tanto che i media raccontano delle cose false e che in un posto così grande i media a volte scelgono cosa selezionare cosa raccontare in base alla cosa che vogliono raccontarci che volta per volta può essere l'america e l'orizzonte a cui guardare l'america il male assoluto per questo la fatica per per noi ma anche per voi volte, ma è una fatica che vi suggerisco, provare ad astenersi per un attimo dal giudizio prima di provare a capire le cose. Prima cominciamo a capirle le cose, a conoscerle, ad approfondire come la pensi tu.
Va benissimo dire non lo so, va benissimo dire non ho un'opinione su questa cosa e continuare a studiare vi permette di vedere anche quanto le risposte semplici, tipo l'America è l'orizzonte a cui guardare, l'America è un disastro in entrambi i casi non funzionano molto e vi mette anche al riparo da te. tentativi eventuali di inganno dei media che tendono a semplificare tutto, appassionatevi alle cose complicate che è molto più interessante secondo me. Quanto alla capacità di mobilitazione degli americani? Intanto è una domanda intelligente perché non è scontato partire da questa constatazione.
Si dice dell'America a volte che è una società in cui non c'è la politica, in cui non si fa politica, in cui i partiti sono soltanto dei cartelli elettorali e come sempre accade con i luoghi comuni, un qualche fondo di verità c'è. Però, quando ci fu l'omicidio di George Floyd, per giorni, ogni giorno, andavano in piazza decine e decine di migliaia di persone in tutte le grandi città americane, ogni giorno. Non quel giorno lì c'è la manifestazione, si va in piazza, ci si vede alle due, si protesta e poi dal giorno dopo business as usual, come dicono loro, si ricomincia la vita normale. Quando fanno uno sciopero gli americani, è capitato con uno sciopero di cui si è parlato molto per ragioni mediatiche, chiaramente non perché fosse il più importante, ma lo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood di un anno fa. Gli sceneggiatori di Hollywood non è gente ricca, è un lavoro d'ufficio.
Questi hanno scioperato, ma non un giorno o mezza giornata, questi hanno scioperato... Un giorno hanno detto noi continuiamo a scioparare tutti i giorni finché non raggiungiamo un accordo. È una tattica chiaramente di mobilitazione molto dura e che viene adottata dagli americani soltanto in situazioni veramente straordinarie, ma che essendo molto dura poi porta degli accordi che non vengono rimessi in discussione dopo tre mesi, dopo sei mesi e entrambe le parti in quel tipo di contrattazione si comportano in un modo tale che tiene in considerazione una società che è vivacissima. che non è narcotizzata e in cui l'interlocutore di una qualsiasi questione non sono per forza soltanto i giornali o i sindacati ma deve avere a che fare con le persone.
La mobilitazione che si è vista nelle università lo scorso anno per la guerra e i massacri a Gaza, la mobilitazione che vediamo in tantissime circostanze anche non nella vita reale ma sui social media con tutti i problemi che questo comporta, perché ce ne sono molti, viene da una sensazione... che hanno tutti gli americani che noi possiamo collegare a quell'individualismo di cui vi parlavo prima, cioè l'idea che le cose cambiano soltanto se te ne occupi, nel bene e nel male. E quindi c'è qualcosa che non va, hai una causa a cui tieni, limitarsi a sentire questa cosa dentro di te non è abbastanza, bisogna fare qualcosa.
Gli americani sono, nel libro lo racconto molto, devoti a questa idea che bisogna fare qualcosa e non ha senso parlare, lamentarsi, eccetera, fare qualcosa. Questo vale al contrario, prima vi parlavo degli scioperi, delle proteste, delle rivendicazioni, allo stesso modo nel mondo delle imprese c'è un grandissimo valore che viene dato alla capacità delle persone che sono in grado di... fare, di costruire, di inventare piuttosto che a chi magari vive di una rendita, di un business che sopravvive soltanto perché è protetto da una legge o da una circostanza particolare l'idea che il destino sia nelle tue mani è chiaramente una cosa che anche gli americani si raccontano se lo raccontano moltissimo il destino nostro è nelle nostre mani fino a un certo punto nel senso che se le condizioni di partenza hanno un peso enorme in quello che possiamo ottenere quella roba di se ci credi ce la farai grazie Fino a un certo punto chiaramente, però se tu te la racconti questa cosa e ci credi ti togli un sacco di alibi e il motivo per cui nella vita ce la farai o no non sarà il mondo che non è dalla mia parte o sono stato sfortunato eccetera ma penserai che dipenderà da te.
E questo a me sembra un modo di affrontare la vita liberatorio per certi versi, ripeto non è sempre così e non è che se vuoi puoi, però pensarla in questo modo. e pensare che c'è del senso anche in quello di mettere nella posizione di dire ok, cosa faccio? Gli americani sono molto legati a questo pensiero.
Non voglio fare un discorso ovviamente negativo o pessimista, però forse qua in Italia c'è un po'un retaggio che noi subiamo, soprattutto le nuove generazioni, che per quanto abbiano voglia di cambiare le cose c'è un po'quella narrazione del tanto non cambierà mai niente e quindi questo forse giustifica in qualche modo la paura anche di esporsi o... il senso di comunità che non è che è inferiore però c'è meno appunto, forse c'è più individualismo qui in Italia da questo punto di vista? Guarda, sono d'accordo con la cosa che dici innanzitutto, noi secondo me un po'scontiamo l'essere un paese che ha una cultura generalmente conservatrice, a noi i cambiamenti ci preoccupano più che esaltarci e gli americani sono l'eccesso opposto. Non voglio dirvi che dovremmo fare come gli americani perché gli americani esagerano nell'abbracciare qualsiasi novità con un entusiasmo quasi infantile. Però noi a volte siamo attaccati a quello che abbiamo senza pensare che magari potremmo avere qualcosa di meglio o costruire una società migliore e diversa.
E in questo, soprattutto quando riguarda la questione delle persone giovani, non possiamo togliere dalla conversazione il fatto che siamo il paese più anziano del mondo dopo il Giappone. Cioè l'età anagrafica, e lo dico da persona non più giovane, quindi senza voler fare diciamo, l'età anagrafica ha un peso e tutti noi lo vediamo e lo sappiamo, lo vediamo su noi stessi rispetto alla voglia che hai di mettere in discussione lo status quo. sei nel paese più anziano la corrente che devi navigare contro la direzione della corrente è molto forte è molto faticoso anche perché questa idea del non si può mai cambiare niente si tramanda come le regole di tada, da genitori ai figli e diventa a volte quasi un motto, ma ripeto è autoconsolatorio perché non si può cambiare niente non cambierà mai niente, diventa un alibi che diamo a noi stessi per non fare niente non provarci nemmeno con l'idea che o le cose cambiano e passano da essere così a come io vorrei che sia il mondo perfetto o se no non ne vale la pena, è inutile ma intanto se solo io e te ci mettiamo a discutere di dov'è il mondo perfetto non saremo d'accordo ci sono poi dei passaggi intermedi... Le cose cambiano soltanto così, nel mondo le cose cambiano soltanto per passi progressivi deludenti, tutti, però ognuno messo in fila all'altro produce il cambiamento, l'idea che il cambiamento avverrà in modo radicale, a un certo punto ci sarà un grande scontro tra buoni e cattivi e vediamo chi vince, succede nelle guerre a volte, ma non è una cosa da auspicare, il cambiamento in pace cambia, si fa un passo alla volta ma solo se le persone se ne occupano.
In questo gli americani lo prendono così sul serio, ripeto loro sono l'eccesso opposto. che passano dall'aver votato Obama a Trump nell'arco di otto anni, anche a livello legislativo a volte ribaltano completamente una certa situazione, una certa legge, un certo contesto, ripeto, loro sono l'eccesso opposto, una sana via di mezzo non sarebbe male. Mi ha ispirato un sacco di riflessioni con queste risposte, la propensione al cambiamento genera dolore proprio, si accendono nel cervello, se vogliamo parlarne a livello neuroscientifico, si accendono nel cervello proprio quegli stessi... Questi punti che sono adibiti a trattare il dolore fisico. E ora, così ci muoviamo anche un attimo, facciamo muovere la circolazione.
30 secondi. Provate a seguirmi, guarda, provo a mettere il microfono qua. Andiamo tutti con le mani in avanti e incrociamo le braccia, come mi viene naturale.
Ok? Ci prestiamo anche noi? Non so.
Sì, sì, sì. Ok, fate caso a qual è il braccio che avete sopra. Io nel mio caso ho il braccio destro che si infila sotto alla parte sinistra. Ok?
Fateci caso, ora che avete visto cosa fate in maniera naturale, andate di nuovo con le braccia in avanti e provate a incrociarli nell'altra maniera. Diventa più difficile, il cervello ha bisogno di fare quello sforzo in più e noi siamo programmati nel DNA da oltre 50.000 generazioni così biologicamente per risparmiare energia, perché dobbiamo sopravvivere. significa sopravvivere e in america nel tuo libro visto che gli americani semplificano però cercano sempre la strada più breve per raggiungere obiettivo ma c'è questa forte connotazione del fare come dicevi te come joda no fare o non fare non c'è C'è provare.
Ci sono due esempi che vi faccio, uno più facile e anche, non dico divertente, ma l'altro è molto più brutto e tragico, però che mostrano bene questo tipo di rapporto col cambiamento che hanno gli americani. Il primo è più facile, i monopattini elettrici, che fanno parte della nostra quotidianità, delle nostre città ormai da un po'di tempo, sia quelli privati che le persone possono comprare, sia quelli delle società che li noleggiano, delle città che forniscono questo servizio, monopattini ovunque, persone che odiano i monopattini. I monopattini sul marciapiede, questi che sfrecciano sui monopattini, eccetera. Questa cosa ovviamente parte dagli Stati Uniti, cioè arriva qui da lì, è l'ennesima cosa che arriva qui da lì.
Nascono queste società che cominciano ad affittare monopattini elettrici come strumento di mobilità ecologica, più o meno, perché poi vanno ricaricate le batterie ovviamente, ma di certo più sostenibile di un'automobile gigantesca come quelle che guidano loro, per spostarsi in un modo più rapido, senza dover cercare parcheggi. peggio muovendosi anche sulle piste ciclabili eccetera. Questa cosa qui ce l'hanno da una decina d'anni direi, non l'hanno mai davvero regolamentata, c'è qualche regolamento cittadino che dice dove puoi andare eccetera, però ogni città fa quello che vuole e in molti casi le regolamentazioni non esistono davvero e loro a un certo punto magari la faranno una legge sui monopattini, però intanto stanno lasciando che la cosa si sviluppa e produca posti di lavoro.
se è in grado di farlo, che le aziende si consolidino e alcune magari si fondano, che nasca e si consolidi questo business e una volta che sarà costruito, formato, eccetera, con tutte le controindicazioni del durante, cioè quelli sul marciapiede, gli incidenti, eccetera, lo regoleranno in qualche modo. Noi, che ce l'abbiamo da molto meno, credo siamo arrivati alla settima o all'ottava legge, Simono Pattini, l'ultima approvata due settimane fa, e ce ne sarà un'altra tranquilli tra sei mesi. Per cui diventa complicato anche per un'azienda che dice che faccio, investo in questo settore oppure no? li compro questi monopattini oppure no, decidere sulla base di cosa pianificare un'attività economica.
Questo atteggiamento viene dalla loro entusiasta... passione per qualsiasi cosa sia nuovo e dalla nostra terrorizzata paura verso qualsiasi cosa sia nuovo. Un esempio, ce ne sono mille di altri così, ma quello più tragico invece che ci mostra anche le controindicazioni del loro approccio ha a che fare con i farmaci. Da una trentina d'anni sono stati sviluppati dei farmaci antidolorifici che sono particolarmente efficaci, sono dei farmaci per chi ha dei dolori veramente gravi, dolori che vengono da... infortuni gravissimi ma anche malattie gravissime, malattie terminali, il cancro questi farmaci sono davvero una svolta, sono farmaci a base di opioidi sono farmaci che hanno lo stesso tipo di principio attivo, scusate il termine non esatto dell'eroina quindi sono farmaci che vanno assunti con grande attenzione e grande cautela perché sì, ti permettono di alleviare un dolore insopportabile allo stesso tempo possono dare dipendenza, vanno assunti dietro attenta supervisione dei medici in America questi farmaci vengono ovviamente sviluppati, inventati negli anni 90 e vengono messi sul mercato senza grandi controlli a un certo punto anche se all'inizio nemmeno che fosse necessaria la ricetta medica c'erano gli spot in tv che mostravano una nonna che cercava di giocare con i nipoti ma doveva fermarsi subito perché la schiena non le permetteva di giocare con i nipoti e la nonna triste andava a sedersi i nipoti dicevano ma dai nonna gioca con noi...
Poi la nonna prende questa pillola e dopo un'ora si alza in piedi e gioca con i nipoti tutto il pomeriggio, capite che è uno spot. Se sei una nonna che ha un dolore cronico, corri a comprarti quelle pillole subito. E in un posto come l'America, dove è avuta una tradizione industriale fortissima, che cosa vuol dire? Persone che hanno lavorato nelle fabbriche. È difficile trovare delle persone che hanno più di 60 anni che non hanno un dolore cronico, che sia la schiena, il gomito, l'anca.
E quindi questi farmaci cominciano ad essere venduti negli Stati Uniti come se fossero caramelle e assunti come se fossero caramelle, perché poi le persone scoprono che se lo prendi con una certa frequenza, se prima il farmaco aveva un'efficacia di 8 ore, dopo un po'l'efficacia diventa di 6 e allora ne prendi un'altra, diventa di 4, ne prendi un'altra, diventano dipendenti. E oggi negli Stati Uniti c'è un fenomeno gravissimo di dipendenza dagli opioidi, perché poi le persone a quel punto sono andate a comprare l'eroina per la strada. Ma non il tossicodipendente dello stereotipo che noi pensiamo, il ragazzo sbandato con la felpa ai margini della strada, no. L'insegnante a cui hanno fatto un intervento chirurgico al ginocchio e quindi le prescrivono questi farmaci diventa dipendente. Il giocatore, la giocatrice di basket che si rompe la gamba, una persona di 25 anni a cui hanno tolto il dente del giudizio, a cui il medico dice prendi queste pillole se hai dolore, e diventano dipendenti.
E la tossicodipendenza è come una malattia, a un certo punto il... tuo corpo smette di funzionare, non è una questione di forza di volontà, per cui ti dicono smetti di drogarti, più ti sgrido e prima o poi ce la farai. Ci servono cure, servono terapie, servono specialisti.
Loro hanno oggi 100.000 morti ogni anno di overdose. 100.000 morti sono quelli che muoiono, immaginate tutti gli altri, immaginate i parenti, gli amici delle persone che stanno male. 100.000 morti per avere un'idea sono il doppio dei morti per armi da fuoco, sono il doppio dei morti per incidenti stradali. Cioè è una cifra veramente gigantesca e questo perché oggi questi farmaci non sono più disponibili con questa facilità ma i buoi sono scappati da un pezzo, come si dice, si sono tuffati in questo cambiamento senza nessuna prudenza. Quando seguivo questa storia e studiavo questa storia, ne ho scritto nel mio primo libro, questa è l'America, sono andato a vedere come funziona in Italia per questi farmaci, come i medici possono darli o no perché ce li abbiamo anche noi, sono dei veri farmaci fondamentali.
E c'era una lettera che ho trovato dell'Istituto Superiore di Sanità in cui il lente sanitario più importante del paese scriveva ai medici italiani dicendo ai medici italiani prescriveteli questi farmaci a quelli che ne hanno bisogno perché sono importanti, perché l'atteggiamento del medico italiano era invece di prudenza giustamente, ma di prudenza tale che quasi non li davano nemmeno al malato terminale che voglio dire non ha un rischio di sviluppare una dipendenza chiaramente e quindi noi facevamo in quel caso l'eccesso opposto, non davamo questi farmaci a chi ne aveva bisogno Però è chiaro che tra le due cose diciamo noi siamo quelli che hanno scelto la strada migliore perché noi non abbiamo oggi 50.000 morti di overdose, 30.000 morti di overdose ogni anno causati dai farmaci, quindi in questa loro capacità di buttarsi a capofitto con entusiasmo infantile in ogni novità ci sono molte opportunità, ma a volte ci sono dei rischi e delle catastrofi colossali che innescano. Torniamo alla solita via di mezzo che sarebbe la scelta più opportuna. Esatto, esatto.
Ma per questo mi appassionano molto, perché molte cose noi gli americani non li capiamo o non ci piacciono, perché sono effettivamente diversissimi da noi. Cioè il loro rapporto con la cultura, col rischio, con le tasse, con i soldi, col denaro, è proprio diverso dal nostro. E per cui o ci affascinano molto, oppure ci stanno antipatici.
C'è qualche mano alzata? Sì? Sì. vedo una terza 4, 5 ci sono tantissime ok noi vi guardiamo ma in realtà dovete sapere che è una finta perché siamo accecati dai fari quindi per noi è buio qua davanti vedo due persone con il microfono in mano rispondo a due domande in una volta prego io sono Graziano Di Stefano sono un insegnante la domanda che volevo porre è di politica estera il titolo del suo libro è frontiera Non a caso gli Stati Uniti negli ultimi vent'anni hanno ampliato le proprie frontiere in Europa. Ricordiamoci che i paesi baltici nel 2004 sono entrati nella Nato e ora la Polonia è il paese più armato in Europa ai confini con l'Ucraina.
La guerra in Ucraina nasce anche da un motivo espansionistico dal punto di vista americano. Come è sentita in America questa cosa? spingendo così avanti queste frontiere in Europa, un'Europa occidentale che dipende molto dagli Stati Uniti dalla seconda guerra mondiale, per magari dirlo ai ragazzi.
Io non so se direi che la guerra in Ucraina è la conseguenza dell'espansionismo americano, a me sembra la conseguenza dell'espansionismo russo, perché la Russia ha invaso l'Ucraina violando la legge internazionale e questa è una cosa su cui bisogna essere molto netti e molto chiari. Le contese internazionali si risolvono con la diplomacia. quando un paese ne invade un altro, la Polonia è il paese più armato d'Europa, i paesi baltici sono entrati nella Nato perché hanno il terrore di fare la fine che ha fatto l'Ucraina, che ha fatto la Crimea, che fece la Georgia nel 2008. Questo non vuol dire che gli americani abbiano fatto tutto giusto, che non abbiano colpe, figuriamoci, sulla politica estera la storia americana è una storia di disastri, è una storia di catastrofi recenti, anche la guerra in Iraq, la guerra in Afghanistan, per non parlare di quelle durante la guerra fredda, è un elenco lungo.
la politica estera americana non è certamente una politica estera che voglio difendere. In questo caso gli americani, anche perché sono stati molto scottati dal fallimento umiliante, anche pensate al ritiro dall'Afghanistan delle due guerre che hanno combattuto nell'ultimo ventennio, non hanno più il popolo di quelle persone, non hanno più molta voglia e molta intenzione di fare i poliziotti del mondo e di mandare i loro soldati in giro. Si è visto anche nel modo in cui l'America ha interpretato il suo ruolo di superpotenza.
nella politica estera, in Libia nel 2011, in Siria, quello che non ha fatto in Siria dopo i bombardamenti sui civili durante la guerra civile. Gli americani non vogliono mandare i loro soldati all'estero, non lo vogliono in alcun modo. Questo è il motivo per cui Obama vince nel 2008 le primarie contro Clinton e fa il ritiro dall'Iraq.
E'anche il motivo per cui vince un politico come Trump che dice facciamoci gli affari nostri, curiamo i nostri interessi, smettiamo di occuparci di quello che accade in giro per il mondo. Il problema è che... Il problema è che da quando gli americani provano a ritirarsi e provano a fare meno, e lo hanno già cominciato a fare, e con Trump questo potrebbe avanzare ulteriormente, questi vuoti vengono riempiti da altre superpotenze. Nel caso per esempio dell'Europa orientale, la Russia ha mostrato di avere molta voglia imperialista di allargare i suoi confini, di allargare la sua influenza, e sono gli stessi paesi europei poi che vanno a chiedere aiuto agli Stati Uniti. Se...
Se Trump, come ha promesso, lui dice che metterà fine alla guerra in Ucraina in un giorno con una telefonata, è difficile che questo accada ovviamente naturalmente perché non ha i poteri magici, l'unica persona che può sciogliere e chiudere la guerra in un secondo, in un giorno, è il presidente russo, se decide di tornarsene da dove è venuto e quindi di tornare nel suo paese la guerra finisce, l'Ucraina non ha intenzione di invadere la Russia. Ma se Trump dovesse fare questa cosa e quindi tagliare i fondi per le armi per la difesa ucraina... quello che accadrà è che i paesi europei i nostri governi o andranno a chiedere all'America per favore non lo fare, o dovranno decidere che cosa fare di questo conflitto con l'idea però che se gli americani si ritirano quello che accade è che l'Ucraina viene invasa quasi completamente, che il governo ucraino cade e ti ritrovi un paese in uno stato non più di guerra forse ma di guerriglia insomma l'idea che questo ruolo americano dalle nostre parti non sarà rimovibile rimovibile Dopodomani è un'idea che in Europa mi sembra piuttosto presente anche in partiti che hanno idee molto diverse, si sta discutendo dell'esercito comune europeo, c'è una maggioranza parlamentare larga e molto frastagliata al Parlamento europeo che discute di queste cose, chissà quando le vedremo.
Gli americani fosse per loro, saremmo noi a doverli pregare un po', la guerra in Ucraina non sa nemmeno dove è sulla cartina geografica. Noi la viviamo come una guerra che sta dietro le nostre porte perché lo è e quindi con un'urgenza anche che questa guerra finisca, che le cose possano tornare stabili il prima possibile, che loro non hanno e anzi loro pensano, e Trump ha vinto le elezioni anche su questo, ma cosa ce ne importa a noi di una guerra così lontano dai nostri stati. I politici americani seguono con tutti i limiti del caso quello che pensano le persone e quindi vince Trump per esempio che ha promesso io da lì me ne vado, mi disimpegno in qualche modo.
Io credo che saranno i paesi europei a dire agli americani no aspettate, fermatevi perché altrimenti tocca a noi subentrare a quel ruolo che hanno avuto gli americani nella difesa europea dopo la seconda guerra mondiale. L'idea è che gli americani possono venire meno a quel ruolo lì ma che l'Europa si comporta di conseguenza subentrando. Credo che si contraddica con quello che vediamo attorno a noi, per esempio una guerra dietro le porte di casa nostra che non abbiamo voluto noi e che vorremmo che non ci fosse, ma che c'è, non possiamo fare finta che non ci sia, secondo me, naturalmente, questa è solo la mia opinione. C'era un ragazzo che si era alzato. Le volevo solamente chiedere cosa volesse dire con il sottotitolo, perché sarà un nuovo secolo americano.
Grazie per questa domanda che mi dà modo quasi di proseguirlo questo discorso perché il secolo americano nella storia, nei libri di storia che avete tra le mani o che avete tra le mani è il modo in cui di solito ci si riferisce al novecento che ci piaccia o no naturalmente, che si approvi o no il comportamento americano le cose che hanno fatto gli Stati Uniti nel novecento che poi sono tantissime non è una valutazione, non è una medaglia al valore però consideriamo il novecento come il secolo in cui Gli Stati Uniti sono stati il paese che più ha segnato i fatti e la storia e su questo credo che non ci siano termini di discussione, è una realtà storica. Questo cosa vuol dire? Che nel Novecento gli americani sono stati un paese modello? Ovviamente no, ve ne dico una su tutte, c'era la segregazione razziale.
Per più della metà del Novecento in America c'erano le scuole per bianchi e quelle per neri, i bus per i bianchi e quelli per i neri, certo non erano un modello di niente, dalle nostre parti non c'era questa cosa. Vuol dire che nel novecento era un secolo americano perché gli americani erano l'unica vera e indiscussa superpotenza del mondo. Caspita, c'è stata addirittura la guerra fredda, l'abbiamo chiamata.
C'era un'altra potenza che contestava quella statunitense, che era così forte che hanno questo equilibrio attenuto in piedi il mondo intero per mezzo secolo. Quindi certo che la potenza americana era contestata da una potenza che in un certo periodo di tempo pari a quella loro, se non addirittura superiore. Vuol dire che hanno fatto tutto perfetto, tutto bene nella politica estera in giro per il mondo, ne parlavo un attimo fa, certo che no, il Guatemala, il Salvador, il Cile, la storia della politica estera americana, soprattutto in Sud America, ma non solo, è una storia di disastri, di errori e di colpe gigantesche.
Quindi, quando dico che questo sarà un altro secolo americano, intanto non dico che questa è una buona notizia, poi lì ognuno si faccia la sua idea, ma... Mi limito a constatare che il paese che continuerà a dare le carte in questo secolo, che continueremo a non poter aggirare che ci piaccia o no, è quello. Quando c'è il massacro compiuto da Israele durante l'ultimo anno a Gaza, vi sarete accorti che nessuno girava la testa verso la Cina per dire Cina risolvi sto problema, Cina fai qualcosa, Cina occupatene. E anche quando si parla della guerra in Ucraina, la Cina... Ha un ruolo di sostegno informale, molto dietro le quinte nei confronti della Russia, ma il suo ruolo è occupatevene voi, non ci riguarda.
Quando c'è un problema nel mondo, anche quelli che pensano, con buoni argomenti dico certe volte, che l'America dove mette le mani poi non sempre produce buoni risultati, guardate all'Iraq, guardate alla Siria, però da quella parte ti giri e quando guardi alla tecnologia, alla comunicazione, alla cultura, all'industria... Ci giriamo non solo da quella parte ovviamente, ma sempre e soprattutto da quella parte. La cosa che cerco di raccontare nel libro, e per questo il libro ha questo sottotitolo, è che per questo secolo le cose probabilmente continueranno ad andare così, non posso prevedere il futuro.
Ma siccome a lungo ci siamo detti che questo sarebbe stato il secolo della Cina, perché la Cina avrebbe sorpassato l'America, perché i grafici lo mostravano, perché questa grande crescita cinese non era... tutto falso, l'abbiamo visto, è successo negli ultimi vent'anni la Cina ha fatto una crescita incredibile, ha tirato fuori dalla povertà centinaia di milioni di persone è diventata una vera superpotenza però noi non viviamo all'ottantasettesimo minuto della partita, per cui quello che stiamo vedendo adesso è la fine dei giochi vedremo chi ha vinto e chi ha perso le cose nella storia continuano a cambiare e dal 2020 in poi le cose sono cambiate la Cina oggi è in un momento di grande difficoltà e non è una difficoltà passeggera è una difficoltà strutturale che non passerà nel prossimo anno, nei prossimi due anni. Sono venuti al pettine con la pandemia una serie di nodi che hanno a che fare con lo sviluppo della Cina, che non vi racconto qui perché il libro parla d'altro. L'America si è messa a galoppare sul piano economico con una forza che non aveva avuto prima nei decenni precedenti. E questo non perché Biden è stato bravo, perché Trump è stato bravo, eccetera.
I politici possono contribuire a questo successo o fare disastri, come fanno spesso, per il modo in cui le persone ragionano e si comportano, è l'oggetto del libro. Si può pensare il peggio del capitalismo, ma finché il nostro mondo è regolato dalle regole del capitalismo, cosiddetto nei rapporti tra le persone, la società, lo Stato e le imprese, gli americani sono e restano, secondo me, ma nel libro prova a dimostrare questa tesi, i migliori a giocare al gioco del capitalismo, con tutte le sue regole che possono anche non piacerci. E per questo dico che questo sarà ancora un secolo americano.
vedremo poi con che piega e con che sviluppi. State facendo delle domande molto interessanti, quindi io lascerei più spazio possibile a voi. Esatto. Ci sono...
Mano alzata qua davanti. Ah, perfetto. Anche là?
Ok, perfetto. Buongiorno, sono Giovanni del liceo classico Ariosto. Buongiorno.
Grazie. Avevo una domanda per quanto riguarda la politica estera che sta avendo di Stati Uniti in merito a questione della Siria e dell'Ucraina. Per quanto riguarda la Siria, l'Iran ha mostrato delle accuse che effettivamente le rivolte siano finanziate dagli Stati Uniti in una funzione anti-sunnita, penso che si dica.
E per quanto riguarda l'Ucraina, gli accordi strizzano molto l'occhio verso l'avanzata russa. Quindi anche lì c'è un po'la voce poi smentita dal crellino che effettivamente si stia finanziando o comunque si stia facilitando un'avanzata russa. Quanto c'è di vero in merito a questi accordi tra virgolette segreti contro queste due potenze?
Non sono sicuro di aver afferrato tutto, scusami, però gli americani hanno una grande priorità di politica estera in questo momento, in questa epoca, che è appunto la rivalità con la Cina. e hanno anche provato a occuparsi soprattutto dell'Asia e dell'Indo-Pacifico, della Cina e dell'India e del Giappone e della Corea del Sud, quella è la zona del mondo da cui con buoni argomenti loro pensano dipenderanno le sorti loro industriali. ma del pianeta in generale negli anni a venire perché è la fase più emergente. Se mi chiedete quale sarà il paese che segnerà non questo secolo ma quello prossimo, probabilmente non vi dico gli Stati Uniti, detto che siamo troppo lontani da lì.
Questo per dire che gli americani oggi vorrebbero fare i governi, vorrebbero avere a che fare e investire attenzioni e risorse con quella parte del mondo là e il fatto che debbano occuparsi o si siano trovati a occuparsi o che abbiano scelto di occuparsi di la guerra in Ucraina, le guerre in Medio Oriente, eccetera, rappresenta per loro una fortissima distrazione da quello che pensano essere la loro priorità e il contesto in cui serve che si impegnino. Ed è una cosa da cui amerebbero lavarsi le mani il prima possibile. E per certi versi lo hanno, ripeto, in altri momenti gli americani avrebbero fatto molto di più in Ucraina. Non ho notizie di questi accordi segreti di cui parli, forse perché sono segreti, diciamo, a me non li hanno detti.
Però... I americani hanno fatto molto ma molto ma molto poco, pur facendo più di ogni altro paese, per l'Ucraina. La Russia non è un paese particolarmente forte o particolarmente ricco, ha un'economia che è più piccola di quella della Spagna, è però un paese che gestisce e riesce a gestire una guerra in cui perde mille soldati al giorno, mille soldati al giorno, come un tritacarne, senza conseguenze sul piano dell'opinione pubblica, è la cosa che puoi fare quando non hai le elezioni, non hai questo impiccio.
come succede in Russia e quindi puoi sostenere quel tipo di guerra lì, ma gli americani hanno una potenza, una superiorità militare sulla Russia che se volessero la guerra in Ucraina finisce subito, è chiaro che non vuoi fare una cosa del genere perché la Russia a quel punto rischia davvero di vedere in quella guerra una minaccia esistenziale e utilizzare le armi nucleari che possiede o comunque massacrare più di quanto si è già facendo il popolo ucraino, quindi è la cosa che si... si è detta molto in questi mesi per esempio dell'atteggiamento americano sull'Ucraina e che non volessero vincere, oltre che non volessero che l'Ucraina soccombesse. Biden temeva un aumento del costo dell'energia qualora la Russia fosse sconfitta in Ucraina e quindi l'America ha fatto attenzione che le cose restassero in equilibrio come sono rimaste.
Che è una cosa su cui si può avere un giudizio, anche negativo, diciamo, rispetto all'atteggiamento americano, ma questo è forse la cosa a cui ti riferivi. ma non è un accordo segreto, è una sensazione che gli americani hanno, il governo americano almeno, quello uscente, che in Ucraina bisogna evitare che la Russia vinca, però non c'è davvero un piano di cosa fare altrimenti e questo è un grosso limite anche di quello che gli americani stanno facendo da quelle parti. In Siria gli americani non hanno mai combattuto nessuna guerra, anzi quando Bashar al-Assad e che il dittatore siriano represse nel sangue le proteste delle primavere arabe Obama disse, allora presidente, c'è una cosa che per noi è una linea rossa che non deve essere superata, che è l'uso di armi chimiche. Se dovesse usare armi chimiche sui civili noi interverremo. Assad poi usò le armi chimiche contro i civili e Obama non intervenne.
Ha ulteriore dimostrazione della cosa che vi raccontavo prima, Obama non intervenne perché avrebbe perso consensi nei sondaggi, avrebbe perso consensi tra le persone, gli americani non la vogliono più questa cosa qua. E quindi Assad bombardò con le armi chimiche i suoi concittadini, non accadde nulla e grazie all'aiuto... della Russia e dell'Iran riconquistò la parte di Siria che gli era stata sottratta, che ora sta perdendo di nuovo perché la Siria non è un vero Stato oggi la Siria è uno Stato che si regge sulla compravendita di sostanze stupefacenti, in sostanza, è un narco-Stato vendono il Captagon, che è una droga molto diffusa in Medio Oriente che in tutto questo gli Stati Uniti abbiano potuto finanziare movimenti di opposizione al regime siriano non lo escludo, ed è una cosa che gli americani fanno, hanno sempre fatto, ma è una cosa che ogni...
ogni paese fa con i movimenti sui alleati nei paesi che, certo l'America lo fa con tutt'altra capacità di spesa e di influenza, ma i ribelli che ora stanno riconquistando i pezzi di Siria, togliendoli al regime, non sono i ribelli che finanziano gli americani, sono i ribelli jihadisti, sono l'equivalente dell'ISIS, possiamo escludere, altrimenti sarebbe uno scoop mondiale, uno scandalo da premio Pulitzer poi per chi lo scopre, che gli americani stiano dando soldi ai ribelli jihadisti all'ISIS. Ripeto, fino a prova contraria, ma chi vuole dimostrare questa cosa deve portare... delle prove consistenti.
Ciao, sono Anna Laura dal liceo linguistico Majorana e volevo chiederle se Obama non avesse mai vinto l'elezione o non si fosse mai candidato. Secondo lei l'America quanto diversa, cioè come sarebbe adesso? Questa è una domanda molto bella. perché ci dà modo di ragionare parliamo dall'inizio di questa mattinata dei rapporti di causa ed effetto come a volte tutte le cose che succedono hanno tante conseguenze diverse non solo quelle visibili a volte alcune meno visibili o invisibili, di alcune ci accorgiamo soltanto molto tempo dopo e quasi mai un qualsiasi fatto ha solo conseguenze negative o solo conseguenze positive. Faccio un esempio su tutti, se uno pensa che Trump e la sua elezione la prima volta fu una catastrofe assoluta, tenga conto anche, non che bilanciano che hanno lo stesso peso, ma che una delle conseguenze delle elezioni di Trump è stata un impegno delle donne in politica che non si era mai visto prima.
Dopo l'arrivo di Trump alla Casa Bianca il numero delle donne candidate ed elette negli Stati Uniti, ha superato ogni record ogni volta, probabilmente in reazione a quel fatto. Partiamo dalla parte opposta, viene eletta per la prima volta una persona afroamericana alla guida di un paese che per 400 anni ha avuto la schiavitù, anche prima di diventare nazione. Quindi immaginate che valore ha, non è una questione soltanto del razzismo, eccetera, certo il razzismo, figuriamoci, ma da quelle parti non erano le persone a essere razziste soltanto, era proprio la legge dello Stato che diceva...
succedeva che di una persona nera tu potevi disporre come disponi degli animali, li puoi vendere, li puoi comprare, li puoi uccidere, li puoi smembrare, li puoi far fare quello che vuoi e succedeva ed era la regola e lo diceva la legge, non è che quindi avevi qualcuno da cui andare a denunciare questa ingiustizia perché la polizia anzi si assicurava che se gli schiavi scappavano ti venivano a prendere e quindi che in un paese che ha questa storia e che fino agli anni 60 del 900 quindi davvero quando erano nati se non i vostri genitori i vostri nonni aveva le stesse cose le scuole separate, gli autobus separati i linciaggi per la strada c'è una canzone americana che si intitola Strange Fruit, frutti strani e parla dei neri che capitava negli anni 50 negli anni 40 di trovare impiccati agli alberi la mattina svegliandosi tu aprivi la porta di casa e trovavi una persona che era stata impiccata, perché? Perché magari secondo qualcuno aveva guardato una ragazza come non doveva farlo o perché aveva rubato qualcosa o forse forse nemmeno per questo motivo, tanto per, perché è un nero. Ora, che in un paese così diventa presidente una persona afroamericana è una notizia gigantesca, certo arriva tardi, ma quando arriva è un grande momento, perché quello che accade rende possibile una cosa che sembrava impossibile.
Si diceva, ma ti pare che gli americani potranno mai votare un nero? Lo hanno votato, due volte, a dimostrazione che le cose cambiano. Cos'è accaduto però?
Che c'è un pezzo di quel paese che questa notizia non l'ha vissuta... con il senso di oh, abbiamo fatto finalmente un passo e non tutti quelli che non hanno votato Obama perché tanti poi non votarono Obama ma quando Obama vinse dissero ok, comunque bene che sia successo comunque non mi piace come presidente tanti videro in quelle elezioni lì il segno che il paese stava cambiando e che stava cambiando per sempre perché chiaramente non è che Obama viene eletto per caso cioè se per due volte gli americani leggono un presidente afroamericano è perché sono cambiate delle cose nei rapporti di forza nel... nella lotta contro il razzismo, che sono state realizzate, nei pregiudizi che sono diminuiti.
Il momento in cui si arriva all'elezione di Obama è un momento in cui anche sul piano demografico il paese sta cambiando. Oggi in America i bianchi sono sempre di meno e le persone non bianche ogni anno che passa diventano di più. Per ragioni demografiche c'è perché fanno più figli, ma anche per ragioni di immigrazione, perché l'economia è più forte nei posti in cui le persone sono più diverse in America.
Guardate dove cresce il pil in America. Vedrete gli stati del sud e le città, cioè i posti più multietnici. Guardate i posti in cui l'economia va peggio in America e vedrete gli stati del nord e le zone rurali, cioè le zone più bianche.
E questo perché la diversità, lo sappiamo, rende le nostre economie anche in grado di funzionare meglio, di fare prodotti migliori, di tenere in considerazione le esigenze di tutti, di tenere tutti inclusi. Tutto questo però vuol dire che improvvisamente la persona più ricca della città non per forza è bianca, che il mio vicino di casa, e io abito in una villa bellissima... sta fuori Chicago in un quartiere che era popolato da soli bianchi, magari è una famiglia afroamericana perché a quel punto le opportunità producono ricchezza, emancipazione e il presidente dell'università è una docente afroamericana e un pezzo dell'America vede una grande minaccia al potere che ha avuto in quegli anni lì e quando Trump si candida... Lo fa con uno slogan che è Make America Great Again e la parola chiave di questo slogan è Again, cioè non rendiamo grande l'America che è quello che ogni politico promette di voler fare, ci mancherebbe altro rendiamo l'America grande di nuovo c'è un elemento chiaro che si riferisce a un passato che non è identificato come quello e l'anno in cui dobbiamo tornare ma è un passato in cui le cose erano più semplici, era un passato in cui Ah, adesso non si può più dire niente, adesso all'epoca potevamo dire quello che volevamo, certo, perché nessuno rispettava le esigenze di chi non aveva voce.
E insomma, una delle conseguenze dell'elezione di Obama, non la principale, ma è stata anche innescare una reazione molto rabbiosa, molto negativa, da chi questo cambiamento non lo vide bene, e a questo attaccare una serie di rivendicazioni più politiche, sull'economia, sulle tasse, sull'immigrazione, per cui oggi il Paese forse è anche più incattivito. per via dell'elezione di Obama, ma non dico che per questo quelle elezioni fu una cattiva notizia, dico che i nodi prima o poi vanno affrontati e l'elezione di Obama ha spinto il Paese ad affrontare alcuni nodi che in parte sono stati e vengono sciolti progressivamente, in parte ancora no, ma spoiler, non si finisce mai. Cioè le nostre società cambiano e si evolvono sempre attraverso il conflitto e questa è una cosa che non rimuoveremo mai, e per fortuna, perché è il modo in cui poi le cose vanno avanti.
La questione identitaria è forse una delle più grandi contraddizioni degli Stati Uniti che continua a persistere tutt'ora ed è fortemente legata anche alla loro politica. E anche a come sono nati, sai, la cosa che raccontavamo prima. Quando prima vi raccontavo che se voi andate con una macchina del tempo duemila anni fa in questo posto trovate degli antenati della vostra cultura, della vostra città, trovate delle ricette che mangiate ancora, delle cose che vi collegano a quel passato. non succede questa cosa negli Stati Uniti, perché questo popolo non è un vero popolo, ma è la somma degli italiani, degli ispanici, dei polacchi, degli olandesi, dei tedeschi, la stessa loro cucina è una somma delle cucine di tutti questi posti, i pancakes sono olandesi, la pizza che ormai è un piatto americano, tutti gli effetti l'abbiamo portata noi, e questo si può fare un elenco lunghissimo.
popoli diversi e culture diverse che sono diventate un popolo solo. Questa cosa qua è paradossale. L'hanno fatta soltanto loro.
Per questo loro si definiscono un esperimento. Pensate con quanta difficoltà un paese molto omogeneo come l'Italia sul piano culturale, molto bianco, molto cattolico, sta vivendo in questi anni una piccola trasformazione di persone che hanno un'altra religione, un altro colore della pelle, che cominciano a diventare tante abbastanza da non essere. Ah, quello che tutti conoscono del quartiere, ma un pezzo vero delle nostre comunità. Pensate a con quanta fatica stiamo cercando di costruire un contesto tollerante. Pensate quanto in politica ci si divide su questi temi.
È difficile costruire una società tollerante, multietnica. E qui non abbiamo, lì non abbiamo una etnia dominante, e lì abbiamo uno sfarinamento di popoli e di culture. Tanto che gli italiani, quando vi raccontavo, migravano verso e li chiamavano i bianchi neri.
Noi italiani non eravamo considerati bianchi al pari dei tedeschi e degli olandesi, un po'perché l'immigrazione dall'Italia era molto meridionale, quindi eravamo anche più scuri di carnagione, ma ci consideravano dei neri, non eravamo bianchi culturalmente almeno. Tutto questo per arrivare a diventare un popolo, cosa richiede? Che le persone accettino l'altro sì, ma che si creino delle micro comunità. Quando l'immigrato italiano arrivava in America, cosa faceva?
Andava dagli altri italiani. E'il motivo per cui oggi nelle città americane noi abbiamo Little Italy, abbiamo ancora adesso il quartiere dei coreani, il quartiere dei pakistani, il quartiere dei polacchi. E quindi, una società come la nostra, molto omogenea, quando si deve dividere in politica, per esempio, su cosa si divide?
O in società, su cosa si divide? La cosa su cui ci dividiamo di più sono i soldi. Noi dividiamo dall'ottocento, almeno, le nostre società secondo il ceto.
La classe operaia, gli imprenditori, i borghesi, una volta qualcuno diceva anche delle cose dispregiative, ma nei modi con cui identifichiamo i pezzi della società, i commercianti, riguardano quanto guadagni e quanti soldi hai, qual è la tua professione. In America le linee che dividono la società non sono quelle che passano dal censo, dal tuo lavoro, dalla tua professione, sono quelle che passano dalla tua identità. Io prima di essere qualsiasi cosa, imprenditore, operaio, eccetera, sono italiano, o sono polacco, o sono nero, o sono bianco, o sono uomo, o sono donna, perché in una società così multietnica la mia sorte dipende innanzitutto dalle mie condizioni identitarie.
Questo è un nodo con cui oggi gli americani stanno facendo i conti e il motivo per cui tutto il discorso sul politicamente corretto e le parole più corrette da usare arriva da lì, perché per loro quella è la società, la regola che divide la società è il rispetto tra i diversi gruppi identitari. Solo che se noi dobbiamo fare una riforma sulle tasse in Italia e noi ci sediamo a un tavolo, la faremo i partiti, i sindacati, gli industriali e capiamo, troviamo un accordo. Ma un accordo sulle tasse lo possiamo trovare sapendo che sarà un compromesso.
non sarà la posizione di partenza di nessuno, ci accontenteremo, troveremo un compromesso. Se la faccenda mette sempre in mezzo la mia identità di persona, anche quando parliamo di tasse, perché le tasse, quella liquida lì, penalizzano gli afroamericani o i miei diritti, eccetera, Ogni compromesso trovato sulla mia identità è un compromesso che per me è inaccettabile. Mi dicono io sono omosessuale e quindi puoi avere non il 100% dei diritti ma il 70%.
Certo che rispetto a zero è un grande passo avanti, però è molto complicato accettare un accordo che ti dice che tu vali il 70% in meno degli altri. E quindi la retorica politica diventa molto più dura e trovare degli accordi diventa molto più difficile. Discutere dell'identità è un tema sensibile per tutti.
Le persone si offendono molto più di quanto succede da noi se usi la parola sbagliata e nessuno lì dice delle parole offensive che da noi a volte si dicono anche per fare quello lì che a me nessuno mi... lì si viene licenziati se utilizzi una parola offensiva nei confronti di qualcuno. Tutto questo per dire di nuovo di quante differenze abbiamo tra noi e loro.
Quando noi prendiamo il loro dibattito sul politicamente corretto, lo importiamo dalle nostre parti, non vuol dire che per questo non vale niente quello che arriva da lì, però ricordiamoci... di quanto la nostra società è una società molto diversa. Raccontandomi una cosa che voi forse non ricorderete, ma i vostri docenti sì. Sapete quante persone non bianche l'Italia ha avuto al governo nella storia del paese? Una ministra non bianca, anche una donna Presidente del Consiglio, l'attuale, la prima di sempre, anche questo è un dato che non ometterei e vi garantisco che non è perché non ce n'erano donne brave prima o talentuose abbastanza da.
Una persona non bianca è stata ministro e non negli anni 60. una decina d'anni fa i suoi avversari politici le davano della scimmia apertamente, non di nascosto in tv, e non sono stati cancellati per via della cancel culture quello che vedete nella scimmia l'abbiamo fatto vicepresidente del senato e credo che oggi sia ministro quindi ha avuto l'esatto opposto abbiamo un sacco di strada da fare rispetto a questo e quando i ghi americani ci sembrano ipersensibili su quel tema, è vero, lo sono perché per loro ha un peso molto superiore rispetto a noi non è che se da noi... c'è meno quel conflitto sull'identità e perché noi abbiamo risolto tutto a me ogni tanto mi dicono in America c'è molto razzismo io vorrei dirgli sì, è vero, certo ma è sapessi quanto ce n'è dalle nostre parti che manco ne parliamo Giulia abbiamo gli ultimi dieci minuti e un quarto d'ora sul piano di programma e se ci sono altre domande le sfruttiamo con grande piacere Volevo chiedere, lei ha parlato dell'America per quanto riguarda come potenza mondiale e anche nel futuro. Mi chiedo se ha anche letto per esempio il libro di Federico Rampini, Speranza Africana, in cui invece propone il colore di un'esplosione.
continente africano come potenza emergente anche per quanto riguarda i depositi di materie prime ma anche la quantità appunto a livello demografico. Certo, l'ho letto ed è molto convincente, ho letto anche quello in cui dice che la Cina è il continente del futuro e quello l'ultimo in cui dice che è l'Occidente, quindi non so quale libro di Rampini devo leggere. leggere per capire qual è il futuro però scusate è una battuta non glielo raccontate se lo conoscete per favore che è suscettibile non glielo raccontiamo tanto siamo registrati ma non c'è problema no è una battuta ma è una battuta perché poi il racconto che c'è dentro questi libri non è un racconto falso ed è un gioco a volte anche giornalistico dire questo è il posto da guardare questo è ma è un modo per raccontare delle cose che poi sono vere probabilmente l'africa rientra nei continenti nelle zone del mondo che possono davvero non segnare, quello possono farlo già adesso, ma essere il centro del mondo di un secolo che non è ancora questo.
Tutta la potenzialità però, le forze liberate diciamo, economiche, personali, sociali, culturali, africane che sono raccontate non solo in quel libro ma che vediamo anche nella cultura attorno a noi, il fatto che per fortuna sta recedendo un modo anche di parlare dell'Africa innanzitutto come un singolo posto, l'Africa è un sacco di nazioni diverse, diversissime tra loro, noi abbiamo questa idea che è molto occidental centrica per cui ci sono gli Stati Uniti, c'è il Canada eccetera e poi c'è l'Africa come se fosse tutta la stessa cosa c'è un libro molto bello che vi consiglio che si intitola L'Africa non è un paese che racconta molto bene tutte le differenze perché noi a volte con la categoria Africa diciamo mille cose diverse ma questo era per... Adesso da qui in poi userò la parola Africa, ma volevo mettere questo a serisco perché è un modo improprio di discutere, ma lo facciamo per rapidità. Risorse naturali, quelle che sono rimaste dai vari depredamenti occidentali e europei del corso della storia.
Un posto giovanissimo, quindi un modo di guardare al futuro pieno di ottimismo e di voglia di prenderselo nel futuro e non di paura di quello che può succedere. Nazioni che scrivono... la loro storia, le loro leggi in questo momento quasi perché sono nate 20, 30, 40, 60 anni fa, ma non si va più lontano di così in qualche caso, forniscono un contesto che sia molto promettente e quindi davvero un'opportunità di investimenti per esempio e di crescita e di miglioramento delle condizioni delle persone infinito, anche una grande fragilità però delle, userò una parola pesante ma adesso vi racconto, delle istituzioni, nel senso che per trasformare... Per ottimare tutti questi ingredienti, voglia di fare, risorse energetiche, energia, persone, talento, in condizioni di vita migliori per tutti, servono quelle cose che chiamiamo istituzioni che sono per esempio la scuola, la giustizia che funzioni, la sanità, un sistema politico e di leggi che difenda le persone, che dirima i conflitti in un modo pacifico ma che sia anche affidabile, prevedibile. Per cui io leggo cosa c'è nella legge e posso comportarmi di conseguenza senza temere che...
poi devo corrompere il poliziotto eccetera nei paesi molto giovani nei paesi che hanno cominciato poco tempo fa uno sviluppo in questo senso che noi europei abbiamo cominciato qualche secolo fa c'è della strada da colmare e non è che se le nazioni africane sono più indietro a volte perché sono meno bravi di noi ma perché noi abbiamo avuto molto più tempo e in quel tempo abbiamo anche soggiogato loro e tolto a loro la possibilità di fare questi percorsi in autonomia e quindi ci vorrà ancora secondo me un po'di tempo perché le istituzioni Le istituzioni di molti paesi dell'Africa sono ancora molto fragili, vediamo delle elezioni che hanno sempre spesso qualcosa che non va o non ci sono proprio le elezioni o sono finte, vediamo una corruzione che è ancora troppo dilagante per pensare che possa davvero nascere una superpotenza in Africa, però allo stesso tempo è solo questione di tempo. La direzione in cui si sta andando è chiaramente quella, se non sarà questo secolo forse sarà il prossimo. cominciassimo a un certo punto a discutere di Africa, meno in termini di quali paesi occidentali sono meglio posizionati, perché a volte si discute di Africa rispetto alle terre rare, per esempio chi la Cina, chi gli Stati Uniti, la Francia è interessata, la Russia, l'Italia, dov'è in Africa?
Ma da nessuna parte, ma va anche bene così, ci abbiamo anche fatto abbastanza, salvo che non sia costruire rapporti di sviluppo, di investimento, ma a livello paritario e non in modo da sciacalli, che è una cosa che anche adesso continua a succedere. un ostacolo allo sviluppo vero di un posto come l'Africa dunque mancano 10 minuti un quarto d'ora, credo, meno perché c'è una domanda non possiamo esimerci no no, prego, ci mancherebbe Alessandra ti inseriamo un microfono, però ci sono domande anche là anche da quelle parti ti facciamo arrivare il microfono un attimo solo, intanto leggiamo ascoltiamo la domanda velocemente facciamo tutto insieme così rispondo fare le due domande però dato che è rimasto poco tempo gliene faccio una così la risparmiamo e volevo chiedere del fatto del sistema bipartito in America dato che sappiamo benissimo che l'America si vanta di essere la democrazia più grande al mondo a tal punto che ha voluto condividerla con altri paesi come sappiamo bene però essenzialmente sono due partiti quelli che sono sempre al potere che vediamo sempre con i vari presidenti cioè quello democratico e quello repubblicano. è una cosa contraddittoria volevo soltanto che facesse chiarezza su questa questione certo Mi rispondo su questo e poi prendiamo l'ultima domanda. Allora, facciamo così, prendiamola dalla parte opposta. Se avere due partiti, soltanto due partiti, è molto limitante, molto problematico per la qualità di una democrazia, avere tanti partiti è migliore e quindi l'Italia è la democrazia migliore del pianeta, che si è mai vista nella storia.
È una provocazione questa, ma fino a un certo punto. I sistemi democratici possono funzionare o meno sulla base di molti ingredienti diversi. Fateci caso, siamo tutti d'accordo?
Tutti no, quasi tutti, almeno nella nostra parte del mondo quasi tutti, per fortuna che la democrazia sia il modo più equo e migliore di organizzare la nostra società, cioè periodicamente siamo noi a decidere chi ci rappresenta e chi prende delle decisioni nel nostro interesse per tutti, in teoria, ma tanto poi sappiamo che a un certo punto torneremo a votare e decideremo. se ci è piaciuto, se no, eccetera. Tutti d'accordo. Come facciamo a tradurre questo principio che funziona in funzionamento concreto?
Cioè, il Parlamento ha una Camera o ha due Camere? Che poteri ha? E il Presidente che poteri ha? Come si eleggono i parlamentari?
Quanti partiti? C'è una soglia di sbarramento per cui i partiti che contano sono solo quelli che prendono più di un tot? Oppure non c'è? Vai a votare per la persona e quindi dici voglio votare la candidata X o voti per il partito? Su tutte queste cose tutti i paesi del mondo vanno in ordine sparso e nessuno può dire il mio modello, il mio sistema è indubbiamente migliore di tutti gli altri, però la Francia è una democrazia ed è una repubblica presidenziale, l'Italia è semi presidenziale, l'Italia è una democrazia ed è una repubblica parlamentare, gli Stati Uniti sono una democrazia e sono una repubblica presidenziale, il Regno Unito è una democrazia ed è una monarchia parlamentare.
Cosa voglio dire? che ci sono tanti modelli diversi, vuol dire che sono tutti uguali ed efficienti allo stesso modo? No. Ogni paese sceglie un modello sulla base di quello che pensa essere quando lo sceglie, quello che meglio si attaglia alle sue caratteristiche, della popolazione, del paese, alle sue esigenze in quel momento. Ci sono sistemi che premiano molto la rappresentanza, per cui ogni persona va a votare e ha la garanzia di poter scegliere qualcuno che poi va in Parlamento, che sia...
il più vicino possibile alle proprie idee e sono per esempio sistemi che prevedono tanti partiti perché hanno delle soglie di sbarramento molto basse, un partito che prende l'1% può andare in Parlamento magari anche con una scelta diretta della persona candidata, io voto una persona, soltanto che prende pochissimi voti ma con quei voti arriva in Parlamento, non governerà, ma mi sento rappresentato da quella persona lì. Ci sono dei chiaramente questo cosa produce però, un Parlamento di persone che la penseranno in modo molto diverso molto diverso, perché se... Ogni partito che prende l'1% porta qualcuno in Parlamento, fatevi voi i conti, immaginate quante idee diverse e quindi quanta rappresentanza sì, quanto sarà difficile prendere una decisione su qualsiasi cosa se la devi prendere a maggioranza.
Non è che non si può fare, ma è difficile. Ci sono sistemi invece che premiano di più la possibilità di creare dei governi molto stabili e quindi per esempio creano, non ve la faccio troppo lunga, traducono i voti e inseggi, traducono i voti delle persone in governi in un modo che favorisce creare governi in cui le persone le pensano più facilmente allo stesso modo sapendo che comunque possono governare nei limiti di quello che la legge prevede e poi si torna a votare e se il governo non ti piace ne fai venire su un altro. Il sistema americano non è un sistema bipartitico nel senso che ci sono tanti partiti in America.
Queste elezioni erano candidate tante altre persone oltre a Donald Trump e Kamala Harris. Non c'è limite da questo punto di vista, ma il sistema è costruito in un modo da prevedere che dentro ogni Stato americano si mettono in palio dei punti, sono quelli che sentite chiamare come grandi elettori, ma la loro funzione è soltanto quella di timbrare una roba che devono timbrare per forza, quindi come se fossero dei punti. Quindi per esempio il Michigan, uno Stato americano, mette in palio 15 punti e quei 15 punti però vanno tutti.
al candidato che prende più voti degli altri. Cosa vuol dire? Che se un partito o un candidato prende il 30% non ottiene il 30% dei punti, ottiene zero. Se un candidato ottiene anche soltanto un voto in più del secondo, ma comunque il candidato più votato prenderà tutti i punti, 100%. Il sistema si chiama winner takes all, il vincitore prende tutto.
E quindi cosa succede? Che se vuoi vincere le elezioni devi assicurarti di essere il partito più votato in assoluto di tutti gli altri e questo sistema favorisce la formazione di due grandi schieramenti perché chiaramente il modo migliore per avere possibilità di arrivare a essere il più votato è avere almeno il 50% quello è l'obiettivo a cui puoi puntare perché ti dai la sicurezza di vincere se hai il 50% più uno dei voti E quindi questo ha creato un contesto per cui i partiti e le persone sono incentivate a votare per uno dei due grandi partiti ma nessuno vieta nessuno di votare per i verdi, tante persone lo fanno, di votare per il partito socialista, di votare per il partito nazionalista il punto è che un sistema così li rende irrilevanti e quindi è vero Costringi gli americani a scegliere in sostanza tra due partiti perché se vuoi che il tuo voto conti qualcosa o l'uno o l'altro Cos'è che fanno allora gli americani per bilanciare questo sistema e dare una scelta più ampia alle persone? Fanno le primarie obbligatorie per legge in ogni caso, anche nel caso in cui il partito ha il presidente uscente, le primarie si fanno sempre E chiunque può candidarsi alle primarie, non c'è un partito che deve autorizzarti, non c'è qualcuno che deve chiedere il permesso E questo fa sì che...
Se i partiti rimangono due e rimangono sempre gli stessi, la loro identità cambia con grande rapidità e l'abbiamo visto anche in questi anni. Trump non era il partito repubblicano, anzi, Trump quando si candida nel 2016 alle primarie, lui lo fa contro tutto il partito, il partito non lo vuole, i dirigenti non lo vogliono, l'establishment non lo vuole Trump. Trump però ha capito che le persone del suo partito vogliono un tipo di proposta diversa e più simile alla sua e vince le primarie.
E col voto delle persone diventa il capo del partito e poi il presidente. Il partito del Repubblicano è cambiato da così a così, poi a noi vuoi importarci relativamente, ma è importato perché ha seguito una cosa che c'era nelle persone. Se andiamo tra i democratici, oggi un buon 40% del partito è in mano a una corrente molto più radicale del resto del partito, che è la corrente socialista di Bernie Sanders, di Alexandria Ocasio-Cortez, e questa corrente fino a dieci anni fa non esisteva. cioè era totalmente irrilevante poi Bernie Sanders si candida alle primarie contro Hillary Clinton e prende il 45% e si dimostra che lui pesa per mezzo partito caspita, e diventa tale che lui poi pesa per mezzo partito e diventa presidente della commissione bilancio e ottiene voce in capitolo per far passare alcune delle idee che lui propone i partiti è vero che sono soltanto due e questo fornisce una scelta limitata alle persone Ma il modo in cui funzionano le primarie, per esempio, che sono obbligatorie a ogni livello, non solo le presidenziali, anche a livello del tuo consigliere comunale, del tuo sindaco, si fanno sempre le primarie, fornisce in realtà alle persone una scelta più ampia.
Cioè, se vai a votare per le primarie del Partito Democratico, tu trovi il candidato super moderato e super centrista, il candidato super radicale, super di sinistra e tante strade in mezzo. Poi è chiaro, chi vince le primarie diventa il candidato del partito, a quel punto sì, ne hai due. se non ti piace nessuno dei due è perfettamente legittimo e purtroppo non hai molta scelta il modo che puoi utilizzare per avere quella scelta è militare nel partito prima partecipare alla scelta prima essere coinvolto con tutto questo non voglio dirvi il sistema funziona ma il sistema ha questo tipo di pesi e contrappesi il nostro ne ha di diversi in Italia abbiamo un miliardo di partiti e nessuno sa mai per chi voti alle elezioni perché È diventato impossibile capire quando vai a votare alle elezioni politiche con la legge elettorale attuale per chi stai davvero votando, perché le persone possono candidarsi in più collegi diversi e non sai perché lo decidono dopo quale sarà il loro collegio. Alle ultime elezioni in Italia il Ministero dell'Interno ha sbagliato ad assegnare i seggi perché non hanno capito la legge elettorale che hanno scritto loro. Ogni sistema ha i suoi pesi e contrappesi, le sue cose che funzionano e quelle che funzionano meno.
Nel caso del bipartidismo americano c'è una compressione della scelta. che però poi diventa e si allarga in altri contesti una situazione molto più larga e aperta e partecipativa per chi vuole cambiare le cose. Diciamo che abbiamo capito che con tutto l'interesse che state dimostrando continueremo nel pomeriggio più o meno fino alle ore 21. Esatto. Ok, no andiamo in prechiusura anche se una...
No poi lo so che sono prolisso però cerco di raccontarvi le cose senza dirvi due rispostine, cerco di provare a mettere più carne al fuoco possibile perché poi... Avrete un sacco di cose da fare attorno a questo libro, mi pare di capire. Esatto, ma mi sembra che questo applauso sottoline l'interesse e l'apprezzamento della tua prolissima. Grazie dell'applauso spontaneo. Esatto.
Va bene, andiamo all'ultima domanda di Alessandro Concatti. A questo punto consentitemi di dire che questo applauso era rivolto a lei perché in rappresentanza di Confindustria Emilia è colei che poi coordina l'organizzazione del Premio Estense Scuola. Vai Ale.
Matteo mi apri il microfono, c'è il microfono chiuso? E'ancora chiuso, non si sente. Vengo giù io, vengo giù io, vengo giù io.
Rompiamo la quarta barriera. Ma proprio in chiusura volevo chiederti una battuta, ma per Francesco Costa perché ha vinto le elezioni Trump? Domanda breve, risposta breve.
Per finire una cosa rapida e facile. Per i bias nel pubblico. Allora, di nuovo, quando succede... Intanto tenete conto di una cosa.
Trump ha vinto prendendo 76 milioni di voti. Kamala Harris ha perso prendendone 74. Quindi la vittoria è chiara, è netta. Due milioni di voti non sono pochi.
È un mandato legittimo e pieno. Non è che l'America ha votato per Trump. Gli americani sono divisi e questa volta ha preso più voti di quello repubblicano e sarà presidente.
Quindi... La maggioranza degli americani che hanno votato ha scelto Trump per... Tre ordini di ragioni sulla base di quello che abbiamo visto, che ci hanno raccontato, che vediamo nei dati, ma anche che vedevamo prima quando parlavamo con le persone che ci dicevano io voterò Trump. La prima è l'inflazione, i prezzi sono cresciuti tantissimo anche in America negli ultimi anni e tutti i governi, fateci caso, che sono stati al governo, scusate il gioco di parole, durante l'inflazione hanno pagato un grande prezzo poi alle elezioni.
Il Regno Unito, Portogallo, la Francia stessa. Il Canada, il Giappone, è una lista molto lunga. I prezzi salgono, le persone si arrabbiano e pensano che il governo non abbia fatto abbastanza, in certi casi è anche vero, nel caso del governo americano sull'inflazione si è fatto per dopo per provare a risolvere il problema, ma hanno speso 7 mila miliardi di investimenti a debito che hanno sicuramente generato reindustrializzazione e tante cose, ma hanno anche incentivato e alimentato l'inflazione.
Negli ultimi anni negli Stati Uniti il numero di persone che entrano irregolarmente nel paese è triplicato ed è diventata una crisi umanitaria vera, profondissima, che non ha tanto a che fare con la sicurezza perché poi figuriamoci, certo, le persone possono anche commettere dei reati, ma i dati come qui, anche lì, mostrano come non c'è una sproporzione nel numero dei reati commessi dagli immigrati rispetto a chi non lo è. Però quando arrivano ogni giorno nella tua città... persone, pensate ogni giorno, dove le fai dormire? Dove le metti letteralmente?
Se oggi andate negli Stati Uniti vedete un sacco di città messe male, New York, Chicago, le grandi città e sono messe male perché non sono riuscite a gestire l'accoglienza di veramente tante persone che sono entrate proprio in questi ultimi anni a seguito di politiche però scelte dall'amministrazione Biden e che quindi anche per questo ha avuto una punizione nelle urne. La terza questione è più larga, ma i democratici nei luoghi in cui governano, e sono tanti in America naturalmente, in questo momento non hanno una grande qualità del governo, cioè non governano particolarmente bene. Questo si vede, al di là delle opinioni di ciascuno, non è una mia opinione, lo vediamo nelle opinioni degli americani, che per esempio stanno lasciando, ma in massa, gli stati governati dai democratici, dove i democratici sono le loro roccaforti.
per andare negli stati governati dai repubblicani. La California, per la prima volta nella storia, negli ultimi anni, ha perso popolazione ogni anno. La gente va via dalla California, che è la quinta economia del mondo se fosse uno stato autonomo, e vanno dove? Vanno in Texas, vanno in Florida, vanno in Arizona, ma non perché si viva meglio negli stati dei repubblicani, ma perché, per esempio, hanno costruito tanto, e le case non costano l'ira di Dio come in California, dove non costruiscono dai anni 70, o perché... Le persone che hanno bisogno di aiuto per strada, le persone che hanno delle dipendenze dalle sostanze non vengono lasciate per strada perché qualsiasi intervento nelle roccaforti vere e democratici è visto come un intervento poliziesco contro i senza tetto.
Però se tu hai una persona che ti dorme sul marciapiede ogni giorno è chiaro che il problema grave è più il suo che il tuo. Però cosa facciamo? Chi l'aiuta questa persona? Chi se ne occupa?
E questa è la realtà di San Francisco, è la realtà di Los Angeles, è la realtà di Chicago. I posti dove i democratici governano sono posti in cui oggi non si vive molto bene e quindi per una scelta che prescinde anche da Kamala Harris, che è stata la candidata che ha fatto la campagna elettorale più breve di sempre, 100 giorni, soltanto negli stati in bilico, certo ha avuto anche lei i suoi limiti, ma c'è stata una sentenza più grave da parte degli americani che hanno votato Trump nei confronti dei democratici proprio per come governano i democratici dove governano oggi. Grazie mille.
Grazie di cuore per le domande che sono state super interessanti e di quelle che ti costringono anche a ragionare sulle cose prima di dirle, quindi è un grazie molto sincero il mio. Esatto, grazie ancora, grazie. Giulia?
Prego. Intanto volevo ringraziare Francesco Costa, naturalmente ringraziare anche tutti e tutte voi per la vostra partecipazione, le vostre riflessioni che sono state veramente preziose. Io stessa avrei altre cinque pagine di domande, però visto che siamo in conclusione, senza presunzione vorrei lasciarci con una riflessione. All'inizio di questa conversazione hai fatto riferimento al fatto che c'è una crescente incapacità da parte, non solo dei giovani, anche delle persone più grandi, mi ci metto anche in mezzo anch'io, di rispondere non lo so, cioè c'è sempre questa tendenza a sentirsi di dover performare in ogni ambito della vita, anche se siamo molto giovani bisogna sempre sapere tutto di qualsiasi argomento, questo non è fisiologicamente possibile, anzi è molto più normale che non si sappiano le cose.
Approfitterei del senso anche, di uno dei sensi della giornata di oggi, che è il primo appuntamento del Premio Essenze Scuole, al Premio Essenze un premio giornalistico che viene conferito attraverso un libro, che in questo caso è Frontiere, che è un libro cartaceo, anche se tu in primis... Sei un giornalista, un autore che trasmette informazioni e divulgazioni attraverso tantissimi canali diversi, non soltanto il libro cartaceo, ma attraverso i podcast, attraverso un canale YouTube, attraverso il post che è un'attestata giornalistica online, non cartacea. Quindi, questo per arrivare al dunque, e cioè che tu, appunto, in una delle ultime newsletter di Da Costa a Costa, se non ricordo male, la successiva alle elezioni americane, in conclusione è scritto è impossibile Per me che sono giornalista, per noi della redazione del Posto e per chiunque sapere quello che sarà il prossimo futuro concretamente americano e globale a causa di queste elezioni o in virtù di esse. Però quello che possiamo fare tramite l'informazione è cercare in qualche modo di difendersi dagli eventi, perché spesso, soprattutto i giovani, magari...
Si sentono sopraffatti da tutti gli input positivi e negativi che ricevono costantemente e anche dalle notizie spiacevoli che avvengono a livello globale. Quindi l'informazione e imparare a scindere le informazioni e a cercare di comprenderle è un modo per difendersi e anche per arricchire in maniera curiosa ma serena quei vuoti che rimangono un po'nella testa del non lo so, non lo so ancora. Abbiamo a volte l'idea, ma lo dicevi molto bene, che informarsi serva a guadagnare munizioni e armi da spendere poi nelle conversazioni. Quando litigo così con qualcuno con cui non sono d'accordo su questo o su quell'altro tema, se ho letto dei libri o le mie munizioni, perché lui mi dice una cosa e io dico, eh no caro mio, perché in realtà le cose stanno così.
Può essere divertente quella roba là, però non è questa la cosa principale, il vantaggio principale che arriva dall'informarsi. Anche perché... è un gioco che dura poco e vi garantisco che quando voi direte adesso ti ho fregato, tiro fuori il mio argomento il vostro interlocutore avrà un altro argomento e continuerete a discutere informarsi ha senso perché ci aiuta a prendere decisioni migliori nelle nostre vite innanzitutto perché informarsi vuol dire non solo sapere come va in Ucraina, negli Stati Uniti, in Siria ma vuol dire anche come va nella mia città in quale facoltà universitaria mi iscrivo che mestiere potrei fare da grande con queste idee che ho, questi talenti che ho... Dove vado a prendere casa in affitto?
Tutte scelte che facciamo e che farete dopo domani, e che però come fate a prendere se non siete informati? Vado a studiare in quell'università in un'altra città oppure no? Mi servono informazioni, le informazioni si ottengono appunto informandosi e vivendo quindi la realtà provando a non subirla. Non sempre si riesce a essere sereni, chiaramente, perché le cose nel mondo a volte che succedono ci tolgono la serenità tra molte altre cose.
Però non essere al buio completamente e avere una qualche idea del perché succedono le cose ci dice anche perché possono succederne delle altre, cosa dobbiamo fare perché ne succedono delle altre, ci fa sentire un po'meno in balia della corrente, accendiamo la tv, apriamo i social e vediamo che è successo oggi, è un po'più coinvolti in questa cosa che è la realtà, che alla fine è fatta effettivamente, non è una cosa retorica, da ogni singola persona e dal contributo che dà alla comunità in cui si trova. Possiamo anche sfatare, proprio in conclusionissima al mito, anche un po'classista, della valenza del libro cartaceo come mezzo di informazione, di acquisizione di informazioni rispetto a qualsiasi altro canale. Cioè, ben venga l'audiolibro, il libro digitale, il giornale online, il podcast.
Dovrei risponderti citando dei libri cartacei terrificanti, ma non sarebbe il massimo. E ci sono, però, vi garantisco, come tutti sapete. E quindi, concentrarsi sulla qualità dell'informazione, piuttosto che sul mezzo. Sapendo però che ogni mezzo è adatto a raccontare certe cose, cioè io utilizzo tanti strumenti, non perché voglio essere ovunque, ma perché ci sono delle cose... che è meglio raccontare dentro un podcast, ci sono delle cose che richiedono di avere un passo e prendersi un tempo che puoi trovare soltanto nel libro, poi che sia cartaceo o in ebook fate voi, ma in nessun altro posto possiamo fare un viaggio lungo, approfondito, cioè non avere soltanto la superficie di un minuto e mezzo di un reel va benissimo, però sai che hai veramente poco poco poco poco, allora vuoi capire meglio?
Spesso vi servirà un libro, oppure un documentario, oppure un video, state... attente alla qualità piuttosto che al mezzo, non c'è dubbio. Grazie, grazie ancora, grazie davvero.
Annalisa, facciamo una foto ricordo finale. Io, Francesco, chiudo con una sfida da bar allora, visto che siamo tre giovani. Tu a pagina 105 dici, parlando di giornali, perché abbiamo parlato di informazione, di qualità dell'informazione e il premio Estense ha come scopo quello di supportare l'informazione consapevole. Le testate del primo cassetto non sono tutte degne dei premi Pulitzer.
Ok, hai accettato il premio Pulitzer come esempio di eccellenza, giustamente. Allora il mio invito in quanto ambasciatore del premio Stenze è nel prossimo libro, sicuramente troveremo scritto un riferimento al premio Stenze. Francesco Costa, vieni a analisa.
Grazie mille. Con questa battuta concludiamo e ci vediamo invece a maggio. Il 23 maggio per la finale dove scopriremo il vincitore del trentesimo premio Stense Scuola. Grazie a tutti.
In bocca al lupo e buona lettura, vieni pure in mezzo a noi.