Santa Sofia, per quasi mille anni è stato l'edificio religioso più grande del mondo. La sua magnifica cupola, alta a 55 metri, è sorretta da archi talmente robusti da suscitare ancora oggi grande meraviglia. Quando è stata inaugurata, migliaia di metri quadrati di mosaici coprivano pareti e volte. Come hanno fatto gli antichi a costruire un monumento così sontuoso?
Non c'è niente di funzionale in Santa Sofia, è pura innovazione. Edificata 1500 anni fa a Costantinopoli, l'odierna Istanbul, Santa Sofia è sopravvissuta a scontri tra imperi. È stata prima una chiesa, poi una moschea, quindi un museo, e dal 2020 di nuovo una moschea. Le mura di Santa Sofia custodiscono sia la storia della cristianità che dell'Islam.
Ha miracolosamente resistito anche a secoli di terremoti che hanno colpito la città. Chi l'ha ideata è riuscito a progettare una struttura antisismica? O la prossima scossa violenta ne provocherà il crollo? Mentre monitorano l'edificio, alcuni ingegneri stanno costruendo un enorme modello da piazzare su una piattaforma idraulica per eseguire una serie di simulazioni sismiche.
Riusciranno a svelare i segreti della Basilica prima di un nuovo evento tellurico? C'è sempre un po' di timore, la paura di assistere a un crollo inaspettato. Santa Sofia, completata nel 537, è uno degli edifici più grandiosi mai costruiti. La sua imponenza suscita stupore. Per quasi mille anni, solo le piramidi l'hanno superata in altezza.
È sormontata da una scintillante cupola dorata di 30 metri di diametro e alta 55, sospesa su pavimenti in marmo. è talmente ampia che potrebbe ospitare comodamente la statua della libertà come hanno fatto gli antichi costruttori a realizzare questa volta gigantesca 1500 anni fa nel tempo Santa Sofia ha assistito all'ascesa e alla caduta di vari imperi e si è trasformata da chiesa in moschea, in museo e poi di nuovo in moschea. Santa Sofia influenza un gran numero di moschee e rappresenta un modello anche per le chiese cristiane.
La struttura ambiziosa e innovativa e le dimensioni monumentali colpiscono la gente, indipendentemente da cultura, credenze e religione. Come può un edificio simboleggiare due fedi diverse e continuare a essere una fonte di ispirazione ancora oggi? Santa Sofia è unica al mondo.
Sono poche le strutture degli ultimi 2000 anni che presentano tracce di varie epoche storiche. Forse il vero mistero è come abbia resistito nei secoli. Santa Sofia, infatti, si trova a Istanbul.
Anticamente nota come Costantinopoli, la città sorge a cavallo tra due continenti, l'Europa e l'Asia, e a ridosso di una grande faglia sismica. Nell'ultimo secolo, la faglia anatolica settentrionale ha scatenato una serie di terremoti. Il più recente si è verificato nel 99, a meno di 100 chilometri da Istanbul.
ed è stato devastante. Arraso al suolo centinaia di edifici ed è costato la vita a migliaia di persone. I danni del 99 sono stati incalcolabili. Senza contare i morti abbiamo perso circa 17.000 persone. Nonostante tutto, Santa Sofia ha resistito.
Anzi, ha sopportato i terremoti più violenti degli ultimi 1500 anni. Qual è il suo segreto? Mentre Istanbul si prepara al prossimo evento sismico, un team di ingegneri cerca di trovare una risposta costruendo un modello in scala e sottoponendolo a una serie di scosse simulate.
L'obiettivo è individuare i punti di forza e le criticità dell'edificio. Criticità che potrebbero minacciare la sopravvivenza di Santa Sofia. La palla torna verso di noi.
Eser Chakti è la direttrice del laboratorio di ingegneria sismica dell'Università del Bosforo. Il suo compito è monitorare l'integrità strutturale di Santa Sofia. Pavimenti inclinati e colonne pendenti potrebbero essere un campanello d'allarme. Ma la Chakti è più preoccupata per il nucleo centrale della basilica, che in realtà è costituito da pochi elementi chiave.
Un'enorme cupola, sorretta da quattro archi imponenti, che a loro volta poggiano su quattro massicci contrafforti e di più. e due semicupole. Gli archi sono particolarmente importanti.
Se dovessero cedere, la cupola crollerebbe. Per monitorarli, il team ha collocato dei sensori in alcuni punti strategici. in modo da rilevare il più piccolo movimento. I dati che raccogliamo sono fondamentali e ci aiutano a comprendere come si comporta nell'insieme la struttura dell'edificio. Le informazioni vengono trasmesse al centro sismologico di Istanbul.
Ogni traccia colorata indica le vibrazioni rilevate da un sensore di movimento. Normalmente sono quasi piatte, ma durante un terremoto compaiono picchi elevati. Dopo anni di studi, la Chakti ha individuato due punti potenzialmente a rischio. Si tratta degli archi sul lato orientale-occidentale della Basilica.
Due archi si muovono di più rispetto al passato. il che potrebbe avere gravi conseguenze in futuro. Se si verificasse un sisma piuttosto forte, penso che probabilmente provocarebbe dei danni. Significa che il prossimo terremoto avrà la meglio su Santa Sofia? Voi state pensando a un'unica struttura?
Per capire quali rischi potrebbe correre, la Chakti si è affidata a una strategia che si è già dimostrata valida in passato. Un test su tavola vibrante. Nel 2012 ha collaborato con Eren Calafat e Koran Oral per testare l'integrità strutturale della moschea Mustafa Pasha in Macedonia.
Hanno realizzato un modello di grandi dimensioni, l'hanno messo su una piattaforma motorizzata e l'hanno scosso violentemente per simulare un terremoto. Qualsiasi danno riportato dal modello si sarebbe verificato anche sull'edificio vero e proprio. In questo modo gli ingegneri sono potuti intervenire rinforzando la struttura. Per quella moschea ha funzionato. Funzionerà anche per una costruzione grande, pesante e complessa, come è Santa Sofia?
No, io non credo. Gli ingegneri sono dubbiosi. Temo che non riusciremo a costruirlo. Corano è un po' scettico.
Secondo me collasserà in corso d'opera. Beh, in effetti, non ha tutti i torti. Ho già pensato a tutto.
Possiamo fare così. Il problema è la scala del modello. Per ottenere risultati precisi, le proporzioni devono essere altrettanto precise.
E adottando una scala 1 a 10, la cupola, che nella realtà è larga circa 30 metri, nel modello avrà un diametro di 3 metri. Troppo per la tavola vibrante. Ogni tavola vibrante ha i propri limiti. limiti in termini di dimensioni e di potenza generata. La portata di questa tavola è di 10 tonnellate.
La scala scelta dalla Chakty produrrebbe un modello troppo grande, perciò la direttrice deve ridimensionare il suo progetto. Dopo nuovi accurati calcoli, sembra che una scala 1 a 26 possa funzionare, almeno in teoria. È sempre angosciante non sapere come andrà il test. Il modello in scala è un progetto ambizioso, senza garanzie di successo. Ma è niente in confronto ai progetti per la realizzazione della vera Santa Sofia.
Chi l'ha costruita? E perché? La Basilica viene eretta negli anni di un evento storico decisivo, il declino dell'impero romano e la nascita di quello bizantino. Terminata nel 324 la devastante guerra civile a Roma, nel 330 l'imperatore Costantino fonda la nuova capitale sul luogo dell'antica Bisanzio.
Le dà il proprio nome e abbraccia una nuova religione, il cristianesimo. Costantinopoli diventa il centro dell'impero bizantino, eclissando progressivamente Roma. L'impero prospera, ma all'inizio del VI secolo, l'ascesa di un nuovo imperatore, Giustiniano, scatena un violento conflitto.
Scoppiano rivolte che minacciano la sua autorità. Teodora, giovane moglie di Giustiniano e presunta ex cortigiana, lo convince a restare e a combattere. Giustiniano decide di agire.
Convoca i ribelli facendogli credere che avrebbe ceduto alle loro richieste e li raduna all'interno dell'ippodromo, poi chiude i cancelli e li fa massacrare dall'esercito. Decine di migliaia di ribelli vengono uccisi e Giustiniano ne esce vittorioso. Ma durante gli scontri prende fuoco gran parte della città, compresa la vecchia chiesa imperiale, Santa Sofia. Questo è ciò che ne rimane. Costantinopoli è stata quasi totalmente distrutta dai rivoltosi e questo ha permesso a Giustiniano di ricostruire l'intera città e la chiesa di Santa Sofia a sua immagine.
Giustiniano vuole realizzare un edificio che simboleggi il potere imperiale e la pietà cristiana. Ma in che modo? Joan Branham insegna storia dell'arte al Providence College ed è un'esperta di architettura dei luoghi sacri.
Siamo nella chiesa di San Giovanni Evangelista a Ravenna. Sebbene sia stata ricostruita più volte, la pianta risale all'epoca in cui il cristianesimo è diventato religione di stato. Nei primi secoli i cristiani avevano pregato in privato, a casa o in piccoli edifici. ma nel IV secolo le cose cambiano.
Il cristianesimo era un culto clandestino e i suoi seguaci venivano perseguitati. Ma quando diventa religione ufficiale dell'impero romano, i cristiani si ritrovano a fronteggiare un altro problema. Come si costruisce una chiesa?
I primi architetti si sono ispirati ai modelli biblici, come il Tempio di Salomone descritto nella Bibbia. Le prime chiese cristiane sono in realtà una rielaborazione di un secolare edificio romano. Questo edificio è la Basilica, utilizzata per amministrare la giustizia e per altre funzioni pubbliche. La sua pianta, una larga navata centrale che termina in un abside, affiancata da due laterali, viene adottata anche per le chiese, ritrovo ideale per i fedeli in preghiera. Giustimiano sceglie una chiesa a pianta rettangolare come simbolo della sua pietà cristiana.
Resta da trovare qualcosa che dia la prova del suo potere imperiale. Si sofferma sulla cupola del Panteon di Roma, emblema assoluto della grandezza e della gloria dell'impero romano. Ma la cupola del Panteon poggia su una massiccia base circolare. Giustiniano, invece, vuole che la sua si innalzi al centro di una basilica a pianta rettangolare. Giustiniano si prepara a un'impresa ancora mai tentata.
Fondere due strutture architettoniche totalmente diverse in un unico mastodontico spazio ibrido. Esistono costruttori in grado di realizzare un progetto su una scala di tale portata? Giustiniano si rivolge ai matematici greci.
Giustiniano assume Antemio di Tralle e Isidoro di Mileto, tra i più grandi uomini di scienza della loro epoca, esperti in fisica e matematica, e li incarica di creare l'edificio più imponente che abbiano mai costruito. I due matematici guidano una squadra di 100 costruttori e 10.000 operai. e hanno a disposizione l'intera tesoreria dell'impero bizantino.
Per l'imperatore è un grosso azzardo. Non c'è niente di funzionale in Santa Sofia, è pura innovazione. Un geometrico volo pindarico più che un progetto logico eseguito da un architetto pragmatico. La prima sfida consiste nell'innalzare la cupola senza sacrificare l'ampio spazio sottostante. Se avessero aggiunto muri e colonne non sarebbe stato così aperto, sarebbe stato più piccolo e angusto.
L'unico modo in cui potevano assicurarsi uno spazio capiente e che risultasse di ampio respiro era attraverso grandi arcate. Un'enorme cupola deve essere sostenuta da archi imponenti. Credo che gli architetti abbiano dovuto lavorare parecchio per progettare un sistema di supporto adatto alla cupola.
Al centro sismologico, il team affronta la stessa sfida col modello. I quattro archi saranno in grado di sostenere la cupola? Per scoprirlo, poggiano dei sacchi di cemento su un arco per simulare il carico.
Ogni sacco pesa circa 23 chili. L'arco dovrebbe riuscire a reggerne una decina. Ma arrivati al quinto sacco... Ah! Visto?
Fortunatamente non si fa male nessuno, ma l'arco collassa sotto il peso di oltre 100 chili. Il crollo si è verificato prima di quanto avessimo preventivato. Probabilmente è successo perché non abbiamo lasciato asciugare bene la malta.
Potrebbe sembrare una sconfitta, ma la Chakhti ritiene che in realtà questi eventi inaspettati dimostrino quanto sia vantaggioso disporre di un modello reale. È sempre interessante assistere con i propri occhi a un vero crollo. Quando elaboriamo un modello virtuale, possiamo solo limitarci a immaginare come si comporterà, ma è solo durante una simulazione fisica che riusciamo davvero a capire le dinamiche di un cedimento.
Se riesaminiamo la scena al rallentatore, notiamo come il peso dei sacchi spinga le due metà dell'arco verso l'esterno. La cupola di Santa Sofia esercita la stessa forza sugli archi che la sorreggono. Le spinte dall'alto provocano il crollo dell'arco. Bisogna puntellarlo con delle specie di fermalibri. Per realizzare questi fermalibri, i matematici greci Antemio e Isidoro costruiscono quattro contrafforti, massicce strutture di mattoni e cemento, e due semicupole.
Questi elementi puntellano gli archi, annullando la spinta laterale esercitata dalla cupola. Ma i due architetti hanno ancora un problema da risolvere. Come poggiare la cupola sulla sommità degli archi?
Dovevano unire una struttura a base circolare con una a base quadrata. Come ci sono riusciti? Costruendo i cosiddetti pennacchi. Sono quegli elementi triangolari che vedete lassù e che colmano lo spazio agli angoli della navata. I pennacchi, insieme agli archi, trasformano la base circolare della cupola in un quadrato, mentre le semicupole convertono il quadrato in un rettangolo.
Giustiniano ha ciò che voleva. Un edificio a pianta rettangolare come una basilica, sormontato da un'enorme cupola circolare. Antemio e Isidoro portano a termine il progetto di Santa Sofia in soli sei anni, dando quasi fondo alla tesoreria dell'impero bizantino.
Nel 537 l'imperatore Giustiniano e la moglie Teodora mostrano al mondo la loro chiesa. Chiunque la visiti resta colpito dalla sua maestosità e dalla ricchezza delle decorazioni. Colonne incoronate da capitelli intagliati così finemente da sembrare merletti.
Pavimenti e pareti di marmo abbagliano i fedeli in un turbinio di colori. Giustiniano ha usato marmi di ogni parte dell'impero. Le alte colonne rosse che vediamo negli angoli, per esempio, provengono dalle cave imperiali in Egitto.
E in altre parti dell'edificio ci sono pietre che arrivano addirittura dai Pirenei Spagnoli. Secondo la testimonianza di un visitatore, la cupola sembra scendere dal cielo, appesa a una catena d'oro. Come l'edificio precedente, la monumentale chiesa di Giustiniano viene battezzata Santa Sofia, dal greco Divina Sapienza. Ma la cupola voluta dall'imperatore non è la stessa che domina la Santa Sofia che conosciamo oggi.
Ha 20 anni dalla sua inaugurazione. La vecchia cupola crolla a causa di un catastrofico terremoto. Non sappiamo come abbia reagito Giustiniano al crollo della cupola, ma possiamo immaginare che non ne sia stato contento. Per loro fortuna Antemio e Isidoro erano già passati a miglior vita. Dopo il crollo della cupola nel 558, i lavori di ripristino sono stati affidati a Isidoro, il giovane nipote del precedente architetto.
Chuck Mack è convinto che Isidoro il giovane abbia riprogettato la cupola. Per ridurne il peso ha aggiunto 40 finestre alla base. Le finestre avevano due funzioni, limitavano l'uso dei mattoni e il peso. della struttura e facevano entrare la luce. Santa Sofia viene messa alla prova da un'altra dozzina di violenti terremoti.
Nonostante la cupola abbia subito altri due crolli parziali, oggi i visitatori che alzano lo sguardo al cielo possono ancora ammirare l'opera realizzata da Isidoro il Giovane quasi 1500 anni fa. Santa Sofia non è sopravvissuta solo all'attività sismica. Ha resistito anche a sconvolgimenti culturali.
600 anni dopo Giustiniano, Costantinopoli continua a prosperare e la sua ricchezza suscita invidia. Nel 1204 i crociati in viaggio verso la Terra Santa saccheggiano la città e spogliano la chiesa bizantina dei suoi tesori. Poi una nuova religione sfida il vecchio credo, l'Islam. Gli eserciti arabi assediano Costantinopoli sette volte nell'arco di otto secoli.
Finché nel 1453 il sultano Mahometto non conquista la città e ne fa la capitale dell'impero ottomano. Maometto entra a Santa Sofia un martedì e dal venerdì successivo la chiesa cristiana diventa una moschea. Per Maometto, il conquistatore, Santa Sofia rappresentava la vittoria definitiva. Era il simbolo che stava cercando per il suo nuovo impero.
Ma come può una chiesa diventare una moschea? Dal punto di vista architettonico non è difficile. È stato aggiunto il mimbar, il pulpito dal quale l'imam recita il sermone, e il mirab, la nicchia che indica la direzione in cui si trova la Mecca.
In seguito, gli ottomani adornano la moschea di grandi dischi con le sacre parole del Corano, intonacano i mosaici cristiani e all'esterno costruiscono un minareto per l'appello alla preghiera. La grande cupola, invece, subisce una conversione meno evidente. La cupola assumeva un significato religioso sia per i fedeli cristiani che per i fedeli musulmani.
Era per entrambi il simbolo della volta celeste. La struttura al centro di Santa Sofia, la cupola circolare su base quadrata, è perfetta per l'Islam, così come lo è stata per il cristianesimo. L'edificio è talmente ammirato dal mondo islamico da essere preso a modello per tutte le moschee dell'impero ottomano. Oggi, dopo essere stato un museo dal 1934 al 2020, è di nuovo una moschea, ma continua a mostrare i tesori della sua storia religiosa e culturale. Appena oltre l'ingresso, sulla sinistra...
possiamo ammirare un bellissimo mosaico di epoca bizantina e sulla destra una meravigliosa citazione del Corano. In Santa Sofia troviamo riassunta la storia della città, se non dell'intera regione. Non è facile scegliere quale epoca far emergere dagli strati presenti sulle sue pareti. Impegnato sul campo troviamo il ricercatore Itoshi Takanezawa.
E' alla ricerca di mosaici cristiani intonacati dopo la conversione di Santa Sofia in moschea. La sfida è riuscire a individuarli, senza danneggiare le decorazioni di epoca ottomana. L'arma segreta di Takanezawa è uno scanner elettromagnetico.
Normalmente viene usato per rilevare cedimenti di strutture, come i ponti. Nessuno se ne è mai servito per trovare Gesù. Stiamo sviluppando nuovi strumenti di indagine.
Servono tecnologie innovative in grado di rilevare un mosaico senza distruggere tutto il resto. Takanezawa e l'ingegnere Satoshi Baba scansionano scrupolosamente la parete. Cosa potrebbero scoprire?
Un assaggio del potenziale splendore dei mosaici di Santa Sofia si trova qui. Nella basilica di San Vitale a Ravenna. Anch'essa costruita durante il regno di Giustiniano, quasi 1500 anni fa.
I visitatori bizantini venivano catapultati in un mondo diverso. E ciò avveniva proprio attraverso i mosaici. Erano un mezzo in grado di mettere in contatto i fedeli col divino.
Con il loro celestiale bagliore riempiono di stupore gli occhi di chi li guarda. Il materiale che li rende così scintillanti aiuterà i ricercatori a localizzare i mosaici di Santa Sofia. Luciana Noturni e Gabriele Wohr lo utilizzano per realizzare le loro opere.
Tutto ha inizio con un disco di vetro, accuratamente rotto in frammenti più piccoli, fino a ottenere minuscoli cubi chiamati tessere. Luciana colloca tutte le tessere su un disegno precedentemente abbozzato su malta e le orienta in modo che riflettano la luce. Si dice che in alcuni mosaici, pedantini in particolare, l'inclinazione delle tessere fosse studiata in rapporto alla luce che arrivava dalla finestra. E per rendere la luce più vibrante, le artiste aggiungono un elemento. Si tratta di un sottile strato di foglia d'oro.
Il fatto che sia realizzato con oro vero lo rende estremamente riflettente e luminoso. Le tessere dorate donano ai mosaici bizantini uno scintillio celestiale. E visto che l'oro è un metallo, potrebbe fornire la chiave per scoprire le opere perdute di Santa Sofia.
Questo disegno è realizzato con tessere metalliche. Perciò crediamo, anzi speriamo, che i nostri strumenti ritrovino i mosaici. Le onde elettromagnetiche emesse dallo scanner di Takanezawa attraversano lo strato di intonaco. Se incontrano tessere metalliche, rimbalzano indietro, rivelando il mosaico nascosto sulla parete.
Abbiamo effettuato cinque scansioni e questa zona verde è composta da tessere di metallo. Qui possiamo scorgere un disegno circolare che è stato sicuramente realizzato a mano. Lo scanner funziona.
Ha rilevato un anello di tessere sotto l'intonaco. Ma l'obiettivo di Takanezawa è ben più ambizioso. Appliceremo lo stesso metodo anche ad altre zone. Così, se siamo fortunati, potremo individuare le immagini dei santi o magari di Cristo. Le mura di Santa Sofia non nascondono soltanto mosaici Custodiscono anche il segreto della sua resistenza sismica Sospeso sulle strade di Istanbul, un gruppo di operai sta riparando una parete nell'ambito di un piano di ristrutturazione della basilica Sonai Shakar è il capo architetto.
Attualmente stiamo rimuovendo tutto il cemento in superficie. Dopodiché ripareremo gli strati di mattoni scoperti. La squadra dovrà rimpiazzare il cemento fatiscente di un intervento degli anni 50. Lo sostituirà con una malta più resistente, seguendo la ricetta originale.
originale. Calce, acqua, sabbia e un ingrediente segreto, mattoni sbriciolati. Sembra che il modo migliore per assicurare un futuro a Santa Sofia sia usare materiali antichi. La Malta di Santa Sofia è più flessibile di quella moderna, perciò si adatta alle deformazioni strutturali provocate dai terremoti. La flessibilità della Malta è essenziale, ma lo è anche il modo in cui viene applicata.
Rispetto ad altri edifici, lo strato di Malta di Santa Sofia è più spesso dei mattoni. Le costruzioni moderne presentano strati sottili di malta. Quelli di Santa Sofia, invece, fungono da cuscinetto.
Anche i mattoni contribuiscono a proteggere la struttura dalle scosse. Questo è un mattone originale di Santa Sofia e questo è un mattone moderno. Come vedete, il mattone originale è decisamente più leggero di quello moderno.
Il che è decisamente importante. Se un edificio è leggero, può oscillare seguendo il movimento sismico, come un albero al vento. Flessibile ma resistente. 1500 anni fa, gli architetti progettavano costruzioni solide e pesanti perché potessero resistere ai terremoti. Antemio e Isidoro hanno seguito la direzione opposta.
Hanno costruito un edificio leggero e flessibile, secondo i principi della moderna ingegneria sismica. Il loro gioiello continuerà a sopravvivere anche in futuro? Per scoprirlo, Ezer Chakti e il suo team stanno costruendo un modello in scala del nucleo di Santa Sofia. Risolto l'intoppo con l'arco, passano alla sfida successiva, le semicupole. Hanno riprodotto una malta molto simile a quella originale, da stendere su uno stampo di legno.
Abbiamo prima cercato di capire su carta come potevamo realizzarle, quale materiale usare e quanto dovevano essere spesse. Una volta asciugata la malta, rimuovono lo stampo. Sta' attento, eh. Cerca di non danneggiare la struttura. Mentre lo smontano, all'improvviso, sulla superficie compare una crepa.
Beh, in effetti non ha tutti i torti. Sì, guarda, ce n'è una proprio qui. Una frattura in questa fase significa che la semicupola non è pronta per la tavola vibrante.
Non può sostenere i test, crollerà in un istante. Sì, ci serve una soluzione. Rompono la semicupola per osservare la malta più da vicino.
Vuoi misurarla? Ok. Abbiamo uno spessore di 4 cm da una parte e dall'altra, ma il punto che ha ceduto è molto sottile, è poco più di mezzo centimetro. Per un problema nella distribuzione della malta, la sommità della cupola è più sottile del previsto. Purtroppo sono comparse alcune spaccature.
Dovremmo considerare di aggiungere alla malta altri ingredienti in grado di aumentarne sia la solidità che la resistenza. Il team deve ricostruire la semicupola. Avrà bisogno di un metodo più efficace per realizzare il pezzo finale del modello, l'enorme cupola centrale. Potrebbe volerci un po' di tempo. La ricerca dei mosaici bizantini nascosti porta Itoshi Takanezawa nella parte più alta di Santa Sofia, su una stretta cornice lungo le arcate principali.
L'edificio è talmente grande che Takanezawa deve restringere il campo d'azione. È complicato decidere dove concentrare i nostri sforzi. Lo spazio da scansionare è molto vasto, perciò non possiamo che tirare a indovinare. In origine questa parete era abbellita da figure di santi o di arcivescovi, come quelle laggiù.
Visto che le nicchie della parete settentrionale sono mosaicate, Takanezawa è convinto che lo fossero anche quelle a sud. Quei mosaici sono sopravvissuti? Per scoprirlo, si affida nuovamente allo scanner elettromagnetico.
Abbiamo rilevato qualcosa sotto l'intonaco e ci sono buone probabilità che si tratti dei resti dei mosaici perduti. Diciamo, il 70%. Il team analizza meglio le scansioni.
C'è del metallo dietro l'intonaco, ma non è l'oro che Takanezawa sperava di trovare. Sono linee orizzontali. Più che un mosaico fanno pensare a una struttura metallica di supporto. Sembra che Takanezawa si sia sbagliato.
In queste nicchie non ci sono mosaici. Il problema è che lo scanner può analizzare un metro per volt e Santa Sofia ha una superficie di oltre 18.000 metri quadrati. Per restringere il campo delle ricerche Takane Zawa visita l'archivio di stato di Bellinzona, in Svizzera.
L'archivista Carlo Agliati gli mostra un incredibile volume sui mosaici bizantini di Santa Sofia. Il 1847 è l'anno in cui il sultano conferisce all'architetto Gaspari Fossati l'incarico del restauro della moschea di Aja Sofia. Questi disegni sono opera dei fratelli Fossati, architetti svizzeri incaricati del restauro del vecchio edificio, che nel 1840 era una moschea.
Rimuovendo l'intonaco dalle pareti, uno di loro trova un tesoro. La grande scoperta di fossati nel corso di questi lavori di ristrutturazione, rimuovendo l'intonaco in gesso e in calce, la scoperta di questi straordinari mosaici d'epoca bizantina. Prima di ricoprire di nuovo tutto, i fossati documentano il ritrovamento. Mentre alcuni dei mosaici catalogati sono stati riscoperti, altri non sono mai stati ritrovati. Uno in particolare cattura l'attenzione di Takanezawa.
Uno dei mosaici ha una forma circolare, ma la sua ubicazione è ancora oggetto di dibattito. Il disegno ritrae il volto di Cristo incorniciato da una croce in un cerchio. Vicino a Santa Sofia, nella chiesa di Cora, c'è un'immagine straordinariamente simile al centro della cupola. Ma Takanezawa è convinto che lo schizzo di fossati riproduca un mosaico della basilica.
e ha un'idea di dove trovarlo. È molto plausibile che al centro dell'immensa cupola di Santa Sofia vi fosse raffigurato il volto di Gesù Cristo. Ma c'è un problema.
Attualmente è coperto da intonaco e da versi del Corano, ma un giorno, grazie allo scanner, potremmo anche riuscire a scoprirlo. Sarebbe un sogno. Un sogno che potrebbe realizzarsi, perché in base ai piani di restauro previsti per Santa Sofia, questa gigantesca impalcatura sta per raggiungere la cupola. Ma se Takanezawa trovasse davvero l'immagine di Cristo sotto i versi del Corano, cosa dovrebbe conservare?
L'identità di Santa Sofia è un tema controverso. Un dilemma che va avanti da secoli. Inizialmente era una chiesa greco-ortodossa e durante la Quarta Crociata è stata convertita in chiesa cattolica. Con i musulmani è diventata una moschea. Poi, nel 1934, è stata trasformata da Ataturk in un museo e pensavamo che il problema fosse risolto.
Ma nel 2020 il nostro premier Erdogan ha stabilito che tornasse a essere una moschea, quindi la nosa questione rimane. Ma che Santa Sofia sia un museo, una chiesa o una moschea è di secondaria importanza. La vera domanda è, se ci fosse un terremoto, si trasformerebbe in un cumulo di macerie? Ezer Chakti spera che la tavola vibrante dia delle risposte.
Le semicupole sono state realizzate con la malta, ma è un materiale troppo fragile per la cupola maggiore, che dovrà essere realizzata con lo stesso materiale dell'originale. Riteniamo che una cupola di mattoni sia più facile da costruire e risolvere. risulterà anche più realistica. Per cui sono piuttosto sicura che reggerà le sollecitazioni.
Per quanto riguarda le semicupole, invece, sono decisamente più preoccupata perché sono elementi delicati. Prima del test, il modello da 7 tonnellate deve resistere allo spostamento sulla tavola. È il più grande mai realizzato nel nostro laboratorio. Dobbiamo stare attenti mentre lo solleviamo.
Deve essere tutto perfettamente livellato, altrimenti danneggeremo il modello. Il modello è talmente pesante da piegare il piano d'acciaio su cui è poggiato, mettendo a rischio la struttura. Allineiamola a quel segno laggiù. Il modello viene adagiato sulla tavola.
Chissà se ha subito danni. Dopo aver rimosso gli stampi, la Chakti controlla che non ci siano crepe. Se dovesse rompersi adesso, non potrebbe effettuare la simulazione e mesi di lavoro verrebbero gettati al vento. Ok, ci sono alcune crepe.
Abbiamo appena notato che le semicupole sono un po' segnate. Da fuori non si vede niente. Sono crepe visibili solo dall'interno.
La Chakdi è convinta che le crepe non comprometteranno l'integrità strutturale del modello. Perciò il team procede a installare i sensori di movimento negli stessi punti in cui sono presenti nella vera Santa Sofia. Ci permetteranno di confrontare le vibrazioni registrate durante la simulazione con quelle registrate dai sensori della struttura vera e propria.
Il modello rappresenta il nucleo centrale di Santa Sofia in scala ridotta. La cupola principale, quattro grandi archi, quattro contrafforti e due semicupole. Ma è davvero in grado di rispondere alla tavola vibrante? Come farebbe l'edificio se sottoposto alle stesse sollecitazioni?
Con grande sorpresa di tutti, durante la notte i sensori rilevano un evento inaspettato, una vera scossa. Verso le 4, vicino a Istanbul, c'è stato un terremoto di magnitudo 3.6, quindi per puro caso siamo riusciti ad acquisire dei dati sia dai sensori installati sul modello, sia dai nostri strumenti all'interno di Santa Sofia. I rilevamenti paralleli dimostrano che i sensori sul modello e sull'edificio reale hanno reagito in modo simile.
Ora è il momento di scoprire come reagirà il modello a una scossa più potente. La tavola vibrante viene calibrata per simulare il devastante terremoto del 99 di magnitudo 7.4. La durata del test viene adeguata alla scala del modello e ridotta a circa 3 secondi. I sensori rilevano ogni movimento.
Sembra che la struttura non abbia riportato danni. Il team si domanda quanto sarebbe in grado di resistere a una scossa ancora più violenta. Per scoprirlo, deve portare la potenza della tavola oltre i limiti mai testati prima.
Il terremoto viene misurato in g, che sta per forza gravitazionale. Stiamo aumentando l'ampiezza del nostro terremoto per ottenere una forza g pari a 2.2. Non avevi detto massimo 2?
Arriviamo a 2.2? Se riusciamo anche a 2.4. Va bene. Il modello viene colpito dal terremoto più intenso mai registrato nella storia di Istanbul.
La Chakti verifica i danni. C'è una nuova spaccatura in questo arco, ma inaspettatamente le semicupole sono integre. Temevamo per quelle crepe, ma sono uguali a prima. Il modello è sopravvissuto a due tremendi terremoti in rapida successione, riportando danni minimi. Ma il team non è ancora soddisfatto.
Abbiamo superato i limiti che già conoscevamo, ma la nostra strumentazione ci consente di spingerci anche oltre. La tavola vibrante è in grado di far crollare il modello. Il team imposta la massima potenza.
A questo punto, il modello viene colpito dall'equivalente di una scossa al giorno per una settimana. E nonostante sia sull'orlo del collasso, è ancora in piedi. Gli elementi vulnerabili sono due, le semicupole e gli archi.
Non ci resta che aspettare e vedere quale dei due cederà per primo. Con queste premesse, nessuno sarebbe mai in grado di prevedere ciò che sta per succedere. La grande cupola crolla a pezzi. Sono piuttosto sorpresa. Mi sarei aspettata che cedessero prima gli uomini.
Gli archi, invece, quelli sono ancora in piedi. E la cupola no. Le immagini mostrano che le semicupole si sono staccate dalla struttura. E con gli archi compromessi, il sistema di sostegno della cupola è venuto meno.
Il mio capolavoro è stato distrutto, ma se è per il bene della scienza, posso accettarlo. Con i test abbiamo finito, ma dobbiamo ancora occuparci dell'analisi e dell'interpretazione dei dati. È un lavoro lungo e impegnativo, ma qualcuno deve pur farlo.
È troppo presto per trarre conclusioni. Ma il modo in cui il modello è sopravvissuto a 15 delle scosse più forti che la tavola vibrante potesse generare, spiega la miracolosa resistenza di Santa Sofia. È il suo progetto ad essere miracoloso. È stata costruita per durare nel tempo. L'equilibrio tra gli elementi strutturali che la compongono ricorda quasi una danza.
Le cupole, gli archi, le semicupole, i contrafforti interagiscono in perfetta armonia. Nonostante il modello sia stato distrutto, Eser Chakti è convinta che i dati raccolti durante le simulazioni forniranno nuove informazioni sulla struttura di Santa Sofia e su come debba essere preservata. Gli scienziati hanno dedicato decenni allo studio del sistema strutturale di Santa Sofia. Ma quando oltrepassiamo la soglia, non è la struttura che ci colpisce. Non ci interessa capire come è sostenuta l'enorme cupola.
Percepiamo unicamente un senso di leggerezza. E' questa la cosa più importante. All'interno dell'edificio viviamo un'esperienza che è completamente diversa da ogni altra esperienza sulla Terra. Dopo quasi 1500 anni, Santa Sofia continua a stupire i moderni costruttori con i suoi antichi segreti di ingegneria sismica. e con la sua resistenza, che non è solo strutturale, ma anche espressione delle grandi civiltà, che ne hanno fatto il proprio simbolo.
L'idea che noi abbiamo di Santa Sofia è diversa da quella che hanno gli altri. Per noi ha un'identità unica. È un edificio monumentale, un edificio speciale, e il nostro obiettivo è lasciarlo in eredità alle generazioni future. Santa Sofia dovrà sopravvivere ad altri cambiamenti del suolo sottostante e a quelli delle culture a cui è stata affidata.
La speranza è che la sua innovativa e maestosa bellezza possa far sì che i popoli di ogni civiltà e religione la proteggano per le generazioni a venire. Musica