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Scoperte e vita di Galileo Galilei

Galileo Galilei, questa è la sentenza. Nei secoli XVI e XVII Il mondo cristiano fu travagliato dalla riforma protestante che contestava la corruzione e degenerazione della Chiesa cattolica romana. Per contrastare il diffondersi della dottrina di Lutero, furono istituiti i tribunali dell'Inquisizione, chiamati a giudicare e a punire, spesso con la morte, chi deviava dai dogmi della Chiesa. In quest'epoca turbolenta, nacque Galileo Galilei. Fin da ragazzo, Galileo dimostrò grande interesse per i fenomeni naturali di cui quotidianamente era testimone e curioso indagatore. Si può affermare che i suoi primi esperimenti aprirono la via alla fisica moderna e che i suoi studi mutarono il modo con cui l'uomo guardava l'universo. La personalità di Galileo era decisamente complessa. e il senso pratico con cui affrontava i problemi ne faceva un uomo del tutto nuovo per il suo tempo. La sete di conoscenza spinse Galileo a mettere in discussione la visione che la Chiesa aveva del mondo e a rivoluzionare i fondamenti dell'astronomia. Nonostante ciò, Galileo era... e rimase cattolico. Affidò anche sua figlia Virginia alla vita monacale. Accolta nell'ordine delle Clarisse, la giovane gli inviò diverse lettere in cui manifestava la sua preoccupazione per la sorte del padre, accusato di eresia e condannato agli arresti domiciliari. Ma nonostante le difficoltà, Galileo non perse mai il desiderio di spiegare il mondo naturale. Volevo che gli uomini capissero che la natura aveva donato loro gli occhi per ammirare le sue opere, ma anche un intelletto affinché potessero comprenderle. Galileo riuscì a penetrare i misteri dell'universo meglio di molti altri, nonostante numerosi ostacoli. La sua storia divenne simbolo del conflitto tra religione e scienza. Galileo era convinto che la Bibbia fosse il verbo di Dio, solo che non la riteneva attendibile come manuale di astronomia. La Chiesa inserì le opere di Galileo nell'indice dei libri proibiti. Galileo pagò un prezzo terribile, ma le sue scoperte cambiarono il mondo. Da secoli... Gli uomini regolavano la loro vita sulla posizione del sole nel cielo. Il sole appariva loro attraversare il cielo, ruotando intorno alla Terra. Questa concezione dell'universo era stata originariamente enunciata dall'antico filosofo Aristotele. Al centro stava la Terra, immobile dimora dell'uomo. Il Sole era uno dei tanti corpi celesti che le giravano infinitamente attorno. Dissentire da questa visione era rischioso. La statua di padre Giordano Bruno a Roma indica il punto in cui il filosofo fu arso vivo per le sue idee poco ortodosse. La Chiesa riteneva l'astronomia uno strumento di indagine delle opere di Dio. La scienza non poteva quindi rinnegare la religione. Nelle università ecclesiastiche bisognava superare l'esame di sette materie fondamentali, tra le quali astronomia, prima di passare alla filosofia e alla teologia. Lo studio delle stelle doveva servire ad avvicinare l'uomo ad un mondo ultraterreno, spirituale ed eterno. Lo studio dei fenomeni celesti aveva anche una ragione più pratica. Il cielo fungeva sia da orologio che da calendario. L'alba e il tramonto scandivano il ciclo delle preghiere mattutine e serali nei conventi. Ogni primavera l'equinozio segnava l'inizio della semina dei campi. Il solstizio invernale preannunciava il Natale, mentre le fasi della Luna fissavano le date esatte della Quaresima e della Pasqua. In questo modo, la Chiesa riuscì a conferire un significato spirituale alle teorie geocentriche di Aristotele. Secondo i greci, la Terra non si trovava perfettamente al centro dell'universo, ma occupava ugualmente una posizione privilegiata. Questo modello fu adottato dalla Chiesa perché presupponeva uno spazio intorno alla Terra in cui poter collocare Inferno e Paradiso. Da giovane, Galileo accarezzò per breve tempo l'idea di diventare sacerdote. Nel 1581 si iscrisse invece alla Facoltà di Medicina dell'Università di Pisa. Il programma di studi, fino ai dettagli delle figure di anatomia dei libri di testo, doveva essere approvato dai gesuiti. Galileo abbandonò la medicina dopo pochi anni e iniziò a interessarsi alla matematica. Tra i numerosi scritti pervenutici, vi è un eloquente tributo al potere della matematica di illuminare il mondo. Il grandioso libro dell'universo potrebbe essere compreso solo se si imparasse a decifrare la lingua in cui è scritto. Cioè... Il linguaggio matematico, i triangoli, i cerchi, le figure geometriche. Senza ciò è impossibile, del tutto impossibile capire una sola parola. Sarebbe come vagare in uno scuro labirinto. Davanti al mondo siamo disorientati. Dov'è la verità? Dov'è la risposta? Era diffusa l'opinione, condivisa da Galileo, che la verità risiedesse nella matematica. Semmai il pensiero degli esseri umani si avvicinava a quello di Dio, era quando si ragionava in termini matematici. Combinando l'attenta osservazione della natura alla matematica, otteniamo una base certa per studiare le cose. e comprendiamo la perfezione del disegno divino. Galileo condusse i suoi studi di matematica all'Università di Padova, sufficientemente lontano da Roma per sottrarsi all'influenza dei gesuiti e del programma di studi da loro approvato. A Padova c'era un'università. Era stata fondata nel 1222 da alcuni professori e studenti e non era stata istituita né da un re né da un papa. Era completamente autonoma, sotto la supervisione della Libera Repubblica di Venezia. Quindi lavorare a Padova voleva dire godere della più grande libertà accademica, sicuramente d'Italia e forse anche d'Europa. Galileo divenne professore di matematica a Padova nel 1591. Spesso trascorreva le vacanze nella vicina Venezia e fu lì che conobbe Marina Gamba, con cui ebbe una lunga relazione. Di lei si sa poco, se non che la sua condizione sociale era inferiore a quella di Galileo. La relazione complicò la vita dello scienziato. Sì, certo, amava divertirsi, amava il vino, i piaceri della vita, ma non per questo era un cattivo cattolico. Ricordiamoci che era un'epoca in cui perfino i papi avevano figli illegittimi. Anche Galileo aveva tre figli illegittimi. La maggiore Virginia era nata nel 1600. Sul registro delle nascite di Padova era scritto «Nata da fornicazione». Infatti Galileo non era sposato alla madre. I due non vivevano insieme. Credo che Galileo avrebbe potuto vivere con lei se avesse voluto, ma aveva la casa piena di studenti. e lavorava negli orari più strani. Per questo non portò mai né la sua amante né i suoi bambini nella casa in cui viveva. Nonostante queste complicazioni, Galileo beneficiò dell'atmosfera di libertà di Padova e divenne un grande studioso, sempre affascinato da nuovi strumenti. A Galileo era giunta voce che un artigiano olandese aveva trovato un nuovo impiego per le normali lenti. Il primo cannocchiale portato a Venezia era un giocattolo, una novità per divertire durante le feste. Gli occhiali, rispetto al cannocchiale, sono una tecnologia molto semplice. Esistevano già da parecchie centinaia di anni. Fu solo quando si poterono trovare lenti di diversa forma e spessore che si poté combinare la più sottile lente convessa con la più spessa lente concava per ottenere un apprezzabile ingrandimento. Galileo decise di trasformare il giocattolo in un apparecchio più utile. Avuto notizia dell'invenzione di un artigiano olandese, decisi di costruire io stesso uno strumento simile e riuscii a migliorarlo notevolmente. Galileo si rese conto che i produttori di occhiali non erano in grado di fornirgli le lenti di cui aveva bisogno per potenziare il suo strumento. non erano abbastanza buone né della giusta consistenza. Quindi, per migliorare il suo apparecchio, dovette imparare a smerigliare le lenti, cosa estremamente difficile, soprattutto nel 1610. All'inizio, Galileo era interessato solo al funzionamento del cannocchiale. Le nuove lenti gli permisero di decuplicare la sua potenza e di far fare un grande passo alla scienza. Rimodellando questi pezzi di vetro, Galileo plasmò la nostra concezione del mondo. Con il suo cannocchiale o telescopio galileiano, lo scienziato si ripropose di guadagnare denaro. L'arsenale navale veneziano era il più grande d'Europa. Con il cannocchiale di Galileo sarebbe stato possibile avvistare le navi nemiche ore prima che facessero la loro comparsa nel porto. La marina ne avrebbe tratto un notevole vantaggio. Installato il nuovo strumento in cima al campanile di San Marco, Galileo offrì una dimostrazione convincente. Numerosi gentiluomini e senatori sono saliti sul più alto campanile di Venezia per avvistare con il mio cannocchiale vascelli così distanti che sarebbero state necessarie due ore prima che potessero essere scorti ad occhio nudo. Dal senato veneziano giunse a Galileo un ordine considerevole. Doveva fornire cannocchiali all'arsenale. Il servizio reso alla Repubblica valse a Galileo un cospicuo stipendio a vita. In parte scienziato, in parte promotore di se stesso, in quel momento il suo futuro appariva luminoso. Ma presto il suo telescopio scatenò una controversia che minacciò di distruggere il suo inventore. Una notte di novembre del 1609, Galileo puntò per la prima volta il suo nuovo cannocchiale sulla Luna e cominciò ad abbozzare ciò che osservava. Fu la prima di otto settimane di notti insonni trascorse nel suo piccolo cortile, trasformato nel primo osservatorio astronomico del mondo. In seguito alle mie osservazioni, sono giunto alla conclusione che la superficie della Luna non è liscia, uniforme, similmente agli altri corpi celesti, come ritiene un gran numero di filosofi. In realtà è irregolare, disuguale, è piena di cavità e sporgenze, essendo, come la superficie della Terra, solcata da catene montuose e profonde vallate. La Luna che Galileo osservò assomigliava alla Terra e lo scienziato tratteggiò le sue caratteristiche ispirandosi a quelle del nostro pianeta. Forse i cieli non erano così diversi dalla Terra come tutti pensavano. Galileo aveva osservato la Luna attraverso diverse fasi. Dopo avere apportato gli opportuni aggiustamenti al suo strumento, passò all'esplorazione dei pianeti. Giove era quello in posizione più favorevole per l'osservazione. In quel momento era il più vicino alla Terra. Quando Galileo osservò Giove, notò tre stelle in linea con il pianeta. Non aveva idea di cosa fossero, pensò che si trattasse di quelle che chiamavano stelle fisse, ossia i corpi che noi definiamo semplicemente stelle. Colpito da quella particolare configurazione, la notte seguente tornò a osservarla. C'erano ancora tre stelle, ma la loro posizione nei confronti di Giove era cambiata. Nel giro di una settimana capì che erano lune di Giove. Come la luna ruota intorno alla Terra, quei satelliti giravano intorno a Giove e si accorse che non erano tre, ma quattro. Quattro pianeti mai notati dall'inizio del mondo fino ad oggi. Queste piccole stelle erranti compiono il loro viaggio intorno al pianeta Giove con incredibile velocità e con moti diversi tra loro, come bambini di una stessa famiglia. Galileo aveva avvistato i primi nuovi corpi astronomici dai tempi antichi. Questa scoperta si scontrava con la credenza comune secondo la quale i corpi celesti ruotavano solo intorno alla Terra. In seguito, Galileo si sarebbe trovato in contrasto con il dogma della Chiesa. Intanto, era euforico. Stampò immediatamente la scoperta, sapeva che qualcuno poteva precederlo. Galileo osservò per la prima volta i satelliti di Giove verso il 7 gennaio 1610, ma riuscì a capire di che cosa si trattava solo verso il 15 gennaio. Il libro... fu pubblicato il 12 marzo. Il Sidereus Nuncius fu un'opera di astronomia innovativa. La prima stampa andò esaurita in pochi giorni e diffuse in tutta Europa le notizie su Galileo e il suo incredibile telescopio. Galileo divenne il principale sostenitore della sua nuova astronomia e dell'osservazione scientifica. Ma con l'aumento della sua popolarità si allargò anche la sua fama di arrogante. Signore, la vostra ignoranza in fatto di astronomia mi sconcerta. Se voi sputaste per terra, vedreste una nuova stella nella lucentezza della vostra saliva. E quanto a voi, mio signore? Sono sorpreso che insistiate nel tentare di provarmi, con le parole di testimoni esperti, qualcosa che posso perfettamente verificare da solo con un semplice esperimento. I testimoni potevano essere utili nelle difficili questioni del passato. Un giudice, per esempio, potrebbe ascoltare un testimone per stabilire se Luigi abbia pugnalato Giovanni, ma non si rivolge a un testimone per stabilire se Giovanni è stato pugnalato, perché la ferita è davanti a lui, capite? La può vedere con i suoi occhi. La modestia non fu mai il punto forte del giovane professore. Rendo grazie a Dio per avermi permesso di essere il primo osservatore di uno spettacolo mirabile rimasto nascosto per tanti secoli. Rendendo l'invisibile visibile, il telescopio stava cominciando a rivoluzionare l'astronomia. Fin dai tempi antichi, gli astronomi avevano tentato di spiegare il moto dei corpi celesti, supponendo che i pianeti fossero fissati a sfere di cristallo trasparenti ruotanti intorno al centro dell'universo. L'astronomo greco Ptolemeo aveva elaborato in dettaglio un sistema per spiegare il movimento del Sole, della Luna, delle stelle e dei pianeti, tutto ciò che si poteva vedere ad occhio nudo. Al centro del complesso sistema Ptolemaico stava la Terra, solida e immobile. Il sistema Ptolemaico si caratterizzava per ingegnosi calcoli geometrici. Permetteva di stabilire la posizione dei pianeti, cosa utile ad esempio in astrologia. Era valido se si voleva solo essere aggiornati sulla posizione degli astri nei cieli, ma non era perfetto. 60 anni prima del telescopio, un ecclesiastico polacco, Nicolò Copernico, rivelò che i calcoli per determinare la posizione dei pianeti in cielo si sarebbero semplificati ponendo il Sole al centro dell'universo, invece della Terra. Copernico descrisse il Sole come su un trono, da cui governava i pianeti che ruotavano intorno a lui. Un'immagine meravigliosa. Per decenni, la maggior parte degli astronomi sospese il giudizio, poiché mancavano prove fondate sull'osservazione del movimento della Terra. Anzi, sembrava assurdo che la Terra si muovesse. Nel sistema copernicano la Terra non era mai immobile. Aveva due moti separati. Compiva un giro intorno al Sole ogni anno e ruotava intorno al suo asse una volta al giorno. Copernico era piuttosto riluttante a rendere noto il suo sistema. perché sapeva che avrebbe incontrato parecchie critiche. Il sistema proposto da Copernico lo avrebbe reso ridicolo in tutta Europa. Sosteneva che la Terra ruotava intorno al suo asse come una centrifuga ad una velocità di 1200-1300 km orari. Inoltre ruotava intorno al Sole a circa 50 km al secondo. Gli avrebbero detto che era assurdo. Bastava osservare la stabilità del suolo. Era chiaro che la Terra non si muoveva, altrimenti ogni cosa sarebbe volata via. I campanili delle chiese sarebbero crollati, gli uccelli non sarebbero riusciti a starle dietro, le nubi sarebbero scomparse dietro l'orizzonte, e così via. Galileo aveva letto Copernico e già sospettava che il sistema copernicano fosse corretto. Ma nemmeno con il suo telescopio vedeva il modo di poter dimostrare che era la Terra a ruotare intorno al Sole. Voleva approfondire le sue ricerche e decise che il miglior modo per farlo era tornare in Toscana. Firenze esercitava un grande fascino sulla giovane celebrità emergente. Decantata città di Dante e Michelangelo, Firenze era stata governata per secoli dalla famiglia De Medici. Detentrice di grandi ricchezze e potere, la famiglia dominava l'attività bancaria e il commercio, oltre a essere influente anche nelle questioni religiose. Lo stemma dei Medici adornava i palazzi di tutta la città. Per Galileo non poteva esserci onore più grande che avere come mecenate il duca Cosimo de'Medici. Galileo desiderava migliorare la sua posizione sociale. Aveva tentato diverse volte di ottenere il sostegno dei medici e finalmente si presentava l'occasione. Il Granduca di Toscana aveva tre fratelli. Galileo aveva scoperto quattro satelliti intorno a Giove e astutamente li denominò Stelle Medicee dal nome dei suoi probabili futuri mecenati. Una copia del Sidereus Nuncius, il migliore telescopio di Galileo e una lettera di richiesta vennero inviati a Firenze. Dipende dal nostro sovrano se trascorrerò il resto dei miei giorni qui nella Repubblica di Venezia o se ritornerò a Firenze. Se dovessi ritornare, desidererei che Sua Altezza mi concedesse del tempo libero, senza gli impegni dell'insegnamento. Infine auspicherei che Sua Altezza, in aggiunta al titolo di matematico, mi attribuisse il titolo di filosofo. Galileo sottolinea quanto si trovi male a Padova. Non ha tempo per i suoi studi ed è troppo impegnato con gli studenti. Vorrebbe servire un grande sovrano e dedicarsi alla ricerca. Qualche settimana dopo, dagli uffizi fu inviata a Galileo una lettera. La famiglia De Medici lo invitava a unirsi alla Corte Medicea come matematico e filosofo. Lì sarebbe stato al centro della vita intellettuale e sociale fiorentina. I fiorentini erano noti per il loro amore per il dialogo, per le discussioni animate, ed era ciò a cui anche Galileo amava dedicarsi. Questo lo attirava incredibilmente, così come lo status che gli derivava dal legame con la corte del Gran Duca. Alcuni amici di Galileo, però, lo misero in guardia. In Toscana, date le sue teorie radicali, sarebbe stato in pericolo. Infatti, Venezia era molto più indipendente dal Papa di quanto lo fosse la Toscana. I Medici erano ricchi e colti, ma erano anche vincolati a Roma. Fortemente legata al Vaticano, la famiglia aveva dato numerosi papi e cardinali e non poteva ignorare le difficoltà che il loro nuovo filosofo avrebbe incontrato. Lasciata la sua amante e l'ultimo nato, Galileo mandò la figlia Virginia e la sorella minore Livia nel convento di San Matteo di Arcetri, vicino a Firenze. Spesso, nell'Italia di quell'epoca, le giovani ragazze venivano mandate in convento. Si voleva essere certi che rimanessero vergini, sebbene naturalmente non ci fossero garanzie. Ma siccome Virginia era illegittima, la possibilità che si sposasse era molto remota. Avrebbe avuto bisogno di una ricca dote e di un marito appropriato, ma Galileo non era un uomo facoltoso. Le giovani suore come Virginia dovevano tagliare i rapporti con il mondo esterno. Persino la loro famiglia veniva tenuta a distanza. Dopo che Virginia ebbe preso i voti, sia il padre che la figlia avvertirono una terribile perdita, quasi un lutto. La grata costituiva una vera e propria barriera fisica tra i due. soffrivano moltissimo per questa separazione. Tuttavia, a quei tempi, era importante avere un parente sacerdote o suora. Si metteva il giovane al servizio di Dio e nulla era considerato più importante. Io non credo che abbia mandato le figlie in convento per un atto di fede. In realtà non c'era altra soluzione, visto che la loro madre era stata solo la sua amante. Quindi le ragazze erano illegittime e presumibilmente non si sarebbero sposate. Perciò che cosa poteva fare? Lui le aiutò, anche se ingenerosamente. In vent'anni, la figlia Virginia scrisse numerose lettere al padre da dietro le mura del convento. I servitori di Galileo portavano le missive in ceste contenenti cibo o vestiti. Molte lettere di Virginia sono giunte a noi. Tutte le risposte del padre, invece, sono andate perse. Dagli scritti emergono un forte legame tra i due e le dure condizioni della vita conventuale. Illustrissimo Signore Padre, la mia stanza è terribilmente fredda. Non so se sarò in grado di resistere, Padre, almeno che non mi aiutate, prestandomi una delle vostre coperte. una di cui non avete bisogno. Vi sto per restituire gli altri collari che vi ho cucito. Prego affinché il Signore vi conceda la massima prosperità. Da San Matteo d'Arcetri, la vostra affezionata figlia. Galileo, al contrario, si sentiva sempre più tranquillo e sicuro anche nell'atmosfera più dottrinale di Firenze, tanto da correre qualche rischio. Partì dal presupposto che Copernico avesse ragione. Il Sole, non la Terra, era al centro del nostro sistema planetario. Studiò per mesi per poterlo dimostrare. Per lui la dimostrazione era il presupposto della scienza. Affinché una dichiarazione avesse valore scientifico, doveva essere dimostrata. La sua veridicità doveva essere definitivamente provata. Se ciò mancava, era definita congettura o opinione. Mentre cercava una dimostrazione, ricevette da uno dei suoi discepoli, Benedetto Castelli, una lettera in cui veniva suggerito che il pianeta Venere potesse essere la chiave di lettura. Mio caro Galileo, se Copernico avesse ragione e Venere ruotasse intorno al Sole invece che alla Terra, è chiaro che avrebbe le stesse fasi della Luna. A volte sarebbe crescente, a volte no. Ti prego di comunicarmi se con il tuo meraviglioso telescopio... Hai notato questa caratteristica? A occhio nudo, Venere appariva semplicemente come un punto luminoso, ma grazie al telescopio, Galileo vedeva il pianeta come un disco. Nel corso dei mesi, l'aspetto di Venere cambiava, da piccolo disco a luna crescente. Galileo comprese immediatamente che in un sistema eliocentrico La mezzaluna appariva quando Venere percorreva l'orbita tra il Sole e la Terra. Venere ruotava quindi intorno al Sole, invece che alla Terra. Non potei fare altro che accettare la teoria di Copernico, secondo la quale Venere ruota intorno al Sole, così come tutti gli altri pianeti, inclusa la Terra. Non era più accettabile. nessun altro argomento, per quanto debole, da parte di persone la cui filosofia era stata duramente ribaltata da questa nuova disposizione dell'universo. Ma la questione era solo agli inizi. Galileo aveva completamente sottovalutato i suoi oppositori. A Firenze, sacerdoti opportunisti annunciarono dai loro pulpiti che Galileo stava sostenendo nuove idee pericolose. Un coro di accademici gelosi, irritati per l'arroganza dello scienziato, si unì alla protesta. Galileo contava sulla protezione dei suoi mecenati, i medici. Ma il loro sostegno cominciò a venir meno quando la madre del gran duca Cosimo cominciò a nutrire qualche dubbio. Uno dei giovani discepoli di Galileo, Benedetto Castelli, insegnava matematica e astronomia. Fu invitato a uno dei pranzi che la madre di Cosimo, la Granduchessa Cristina, era solito organizzare. Ad un tratto la conversazione scivolò sui satelliti di Giove. Galileo aveva chiamato Stelle Medicee, i satelliti intorno a Giove, in onore della Casa dei Medici, ma la Granduchessa mise in dubbio la loro autenticità. La Gran Duchessa chiese, esistono veramente? Sì, rispose Castelli. Anche i Gesuiti a Roma lo hanno confermato. Quindi la donna cambiò argomento e chiese, che ne pensa di Copernico? E qual è il suo parere su Giosuè, che durante la battaglia di Gabon ordinò al sole e non alla terra di fermarsi? Nel libro di Giosuè, il Signore ferma il moto del sole concedendo agli israeliti altra luce del giorno per sconfiggere i loro nemici. Questo e altri passaggi biblici sembravano suggerire che fosse il sole a muoversi e non la terra. La granduchessa Cristina teneva quindi che il nuovo filosofo di corte contraddicesse la Bibbia. Galileo rispose a madama Cristina con una lettera che andava ben oltre l'astronomia. Sono d'accordo con madama Cristina. sul fatto che le sacre scritture non mentono mai. Le dichiarazioni contenute all'interno sono assolutamente vere e inviolabili. Però devo aggiungere che sebbene le scritture non sbaglino mai... I loro interpreti e commentatori possono ingannarsi ripetutamente quando si basano solo sul significato letterale delle parole. Galileo era sincero quando affermava che se la Bibbia sembrava divergere dalla scienza era solo perché era stata mal interpretata. Non voleva rinnegare l'essenza stessa della parola di Dio. Io credo che le sacre scritture abbiano lo scopo di persuadere gli uomini delle verità necessarie per la loro salvezza. Non è detto che quello stesso Dio che ci ha donato la parola, i sensi e l'intelletto vorrebbe che ignorassimo queste cose. In particolare ciò che riguarda la scienza, della quale non è fatta la minima menzione nella Sacra Bibbia. Se le Sacre Scritture dovevano insegnare l'astronomia, perché l'hanno trascurata? La lettera esplicita a Madama Cristina, con cui Galileo intendeva risolvere le contraddizioni tra scienza e Bibbia, fu vista come un attacco allo stesso testo sacro. La lettera circolò, i sacerdoti locali la lessero e andarono su tutte le furie. Ne inviarono una copia a Roma e invitarono i responsabili dell'Inquisizione a indagare su Galileo. Secondo loro, quell'uomo era un eretico. Galileo sicuramente sapeva cosa poteva accadere agli eretici quando i cardinali dell'Inquisizione decidevano di epurare la società combattendo l'eresia. La maggior parte del loro lavoro consisteva nel bando dei libri, ma l'inquisizione aveva anche la facoltà di torturare e condannare a morte. Le prigioni di Roma avevano visto la fine di molti eretici, come quella del povero Giordano Bruno, sacerdote e appassionato di scienza. L'inquisizione giustificava le misure estreme. Qualunque pena venisse inflitta per salvare l'anima di un eretico era niente paragonata al dolore della dannazione eterna. Una delle cose che il papato intendeva dimostrare a un'Europa essenzialmente cattolica era la mancanza totale di tolleranza per i dissidenti. I dissidenti venivano banditi e puniti. Un eretico scozzese fu condannato al rogo con una camicia di pece, affinché le fiamme fossero più sfavillanti. Bruno fu arso vivo. Fu una cosa piuttosto insolita, poiché della maggior parte degli eretici venivano arsi i cadaveri. Ma la sua morte doveva servire a dimostrare che l'ortodossia sarebbe stata imposta. Giordano Bruno era un sacerdote e all'epoca fu ritenuto un ciarlatano che negava la divinità di Cristo. Come Galileo, aveva esposto una teoria sull'universo in cui era la Terra a ruotare intorno al Sole. Sono state espresse diverse opinioni sulla misura in cui la vicenda di Bruno abbia inciso su Galileo. Indubbiamente deve aver influito. Naturalmente sapeva cos'era accaduto a Bruno. Dubito che pensasse di correre lo stesso pericolo, ma nello stesso tempo temeva che sfidando l'inquisizione sarebbe in corso in pene molto severe. Dietro l'esecuzione di Bruno c'era il maggiore inquisitore di Roma, il martello degli eretici, il cardinale Roberto Bellarmino. A qualche anno di distanza, lo stesso cardinale Bellarmino ricevette notizie su Galileo. I teologi valutavano attentamente le possibili implicazioni delle scoperte di Galileo. A Roma, all'inquisizione, fu creato un fascicolo sullo scienziato. Quando le voci provenienti dai breti e monaci fiorentini giunsero a Roma sempre più insistenti, Galileo si recò nella città eterna per discutere il suo caso. Avevo deciso di affrontare... Apertamente e da solo il teatro del mondo è testimoniare a favore della verità. Credo che i bravi filosofi, come le acquile, volino da soli, non in stormo. come gli storni. Volevo che la gente potesse comprendere che la natura, oltre agli occhi per ammirare le sue opere, le aveva donato... un intelletto per poterle comprendere Galileo si recò a Roma nell'inverno del 1616. In quanto membro della Corte dei Medici, fu ospite dell'ambasciatore toscano nella sontuosa Villa dei Medici. Collocata su una collina che dominava la città, dal suo balcone, Galileo poteva vedere la cupola del Vaticano mentre ansioso attendeva l'incontro con l'inquisitore, il cardinale Bellarmino. Galileo sopravvalutava la sua capacità di persuasione. credeva che se fosse riuscito ad andare a Roma e a parlare con qualche membro del clero, lo avrebbe convinto facilmente ad avere un atteggiamento di apertura sulla questione del moto della Terra. I teologi ascoltavano, mentre Galileo esponeva le ragioni per cui sosteneva Copernico. Galileo appoggiava pienamente la teoria copernicana. Non dobbiamo vedere la Chiesa come un'istituzione monolitica. Incontrò Vescovi, cardinali e teologi. Naturalmente perorò la sua causa con grande fervore, ma l'ambasciatore dei medici al Vaticano scriveva alla famiglia, Galileo dovrebbe stare più attento e tacere. non dovrebbe argomentare continuamente sul suo caso. L'ambasciatore esprimeva il timore che la famiglia Medici potesse essere coinvolta in una sgradevole controversia. Galileo è fortemente coinvolto in questa disputa e potrebbe facilmente finire in guai molto seri, trascinando con sé chiunque supporti le sue teorie. Questa faccenda non è uno scherzo e quest'uomo è qui sotto la nostra protezione. Credeva di poter convincere i teologi romani di più larghe vedute sui meriti della dottrina copernicana. Credeva inoltre di riuscire a persuaderli in primo luogo che le questioni di astronomia non rientravano nelle competenze dei teologi. Anche se conosceva perfettamente i rischi della sua opposizione all'inquisizione, credeva evidentemente che la sua capacità di persuasione fosse tale da convincerli delle sue teorie. Non appena cominciò ad elogiare il sistema copernicano, allarmò i suoi ascoltatori e la parte conservatrice della Chiesa Cattolica decise che era giunto il momento di intervenire. Galileo, in realtà, era felice di poter esporre il suo caso al cardinale Bellarmino. Aveva saputo che Bellarmino si interessava di astronomia e che era affascinato dal telescopio. Lo stesso Bellarmino, appassionato di scienze, man mano che approfondiva i suoi studi, si rese conto che erano numerose le teorie scientifiche che minacciavano l'ortodossia. Quando capì che la scienza poteva interferire con la teologia, decise di abbandonare le ricerche. Optò per la religione, piuttosto che per la curiosità scientifica. una scelta che non è mai, a mio avviso, una soluzione soddisfacente, ma che può spiegare la virulenza con cui condannava quella che percepiva come eresia scientifica. Il pio cardinale Bellarmino aveva approvato il rogo di uomini vivi, ma era etereo e spirituale. Persino le famiglie più potenti d'Italia consideravano il cardinale un po'troppo rigido. Per Galileo, che contava sull'influenza dei suoi mecenati, de'Medici, l'incorruttibile religiosità del cardinale era abbastanza preoccupante. Ma lo scienziato non ebbe nemmeno la possibilità di convincere Bellarmino. Tre giorni prima del programmato incontro con il cardinale, il santo uffizio dell'Inquisizione si riunì al Collegio Romano per decidere della validità delle teorie di Copernico. Furono coinvolti i teologi, i quali espressero un loro parere professionale sulla questione. Secondo la loro opinione, l'asserzione che il Sole era al centro dell'universo e che la Terra ruotava intorno al Sole era, rispetto alle scritture, eretica. Ci furono 11 voti contrari e nessuno a favore. La teoria secondo la quale il Sole era il centro dell'universo divenne formalmente un'eresia. Il cardinale Bellarmino approfittò dell'incontro con Galileo per consegnargli l'editto. Galileo fu diffidato dall'occuparsi e dal difendere la posizione copernicana. Per giunta, nell'ordinanza era specificato che se avesse respinto l'ingiunzione, gli sarebbe stato imposto il silenzio. Galileo fu costretto a voltare le spalle a Copernico, le cui opere furono messe all'indice. Quando i teologi cominciarono a valutare l'ipotesi di bandire l'opera di Copernico, pensai avessero ragione. Poi però, quei dotti gentiluomini decisero di bandirla veramente, dichiarando le sue opinioni in contraddizione con le scritture, sapendo, come so, E'sempre doveroso accettare le decisioni delle autorità illuminate da un acume superiore a quello a cui il mio intelletto potrebbe aspirare, dichiaro la mia passata difesa come, diciamo, una poetica presunzione. Un sogno. Una mia fantasia, una pura chimera. Galileo si era convinto di poter avvicinare la Chiesa alla sua nuova astronomia. Invece, la situazione era precipitata. Con un tratto di penna, la Chiesa aveva bandito Copernico e da allora imbavagliato il più grande scienziato italiano. Se ci doveva essere una guerra tra religione e scienza, la religione aveva vinto la prima battaglia. Pochi mesi dopo lo scontro tra Galileo e la Chiesa, la figlia maggiore seguì uno dei rituali più antichi della religione cattolica. Rinunciando ai suoi beni terreni, rinunciò al nome di Virginia e scelse di chiamarsi Sorella Maria Celeste. Secondo la tradizione, il nome le era stato sussurrato da Dio. Vuoi consacrarti solennemente come sposa al nostro Signore Gesù Cristo? Sì, lo voglio. Credo che il nome Maria Celeste lo scelse per lui, per la sua passione per le stelle. Ovviamente non era un nome inammissibile per una suora. Poteva tranquillamente essere scelto in un contesto religioso. Aveva un senso, ma lei era così intelligente che sono certa che fosse quello il suo intento. Questa tua serva, sorella nostra. Io. Suor Maria Celeste, all'ode e gloria di Dio, mi affido con tutto il cuore a questa famiglia religiosa. In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen. Sebbene la vita monacale fosse difficile, molte giovani donne intelligenti Sceglievano il convento perché sapevano che era un posto in cui potevano studiare, in cui potevano scrivere e avere una posizione nella società. Neanche il matrimonio e i figli avrebbero garantito loro questa posizione. Galileo era un buon cattolico, quindi non aveva alcun interesse. nel contrastare la Chiesa. Il suo scopo, fin da quando aveva cominciato pubblicamente a sostenere Copernico, era quello di far comprendere alla Chiesa la sua teoria, la quale non rappresentava assolutamente una minaccia per la religione. Il clero, però, aveva assunto un atteggiamento difensivo nei confronti di una dottrina che aveva buone probabilità di essere vera. Galileo sfogò la sua frustrazione in lettere sincere, indirizzate agli amici più cari e ai suoi sostenitori. Van dire Copernico quando la sua dottrina è quotidianamente avvalorata da numerose e nuove osservazioni, a mio giudizio è come negare la verità, celarla e soffocarla quando si rivela con la massima chiarezza e schiettezza, senza tener conto delle conquiste di Copernico. Nonostante le sue teorie siano adagiate in misteri così sublimi, in concetti così profondi che centinaia di menti acute non sono riuscite a penetrare. Il cardinale Bellarmino poteva aver sbattuto la porta a Copernico, ma aveva lasciato aperto un piccolo spiraglio al quale Galileo poteva aggrapparsi. Il cardinale Bellarmino aveva dichiarato che la Chiesa poteva cambiare opinione. Ma solo se vi erano prove concrete che la Terra ruotava intorno al Sole. Per la Chiesa, le fasi di Venere scoperte da Galileo non erano sufficienti come dimostrazioni della teoria eliocentrica. Doveva trovare prove concrete del moto della Terra. Durante gli anni della sua giovinezza a Venezia, dove il livello dell'acqua del mare poteva aumentare o calare di molti centimetri in una giornata, Galileo aveva cominciato ad interessarsi alle maree. Giunse alla conclusione che i due moti della Terra, rotazione e rivoluzione, potevano provocare l'innalzamento o l'abbassamento dei mari due volte al giorno. Riteneva che il movimento delle maree di una massa d'acqua come quella del Mediterraneo potesse offrire la prova della sua teoria e di quella copernicana. Il motivo per cui l'acqua contenuta nel bacino del Mediterraneo ha questo movimento supera la mia immaginazione e forse quella di tutti coloro che si addentrano superficialmente in queste riflessioni. Si narra che Aristotele, dopo aver osservato le maree per lungo tempo da qualche scogliera, si sia tuffato nel mare in un accesso di disperazione e che volesse suicidarsi per non essere riuscito a risolvere il loro mistero. Fino ad allora Galileo era stato molto audace. Nel 1616 aveva infatti distribuito ad alcuni cardinali un piccolo trattato sulle maree in cui sosteneva di avere trovato la prova del moto della Terra. Credeva entusiasticamente ed appassionatamente di avere trovato la chiave per dimostrare il movimento della Terra attraverso l'alternanza delle maree. Ora sappiamo che stava sbagliando, ma lui era convinto di avere ragione. Per una volta l'intuito di Galileo aveva fallito. Sebbene da secoli fosse stato evidenziato un legame tra le maree e le fasi della Luna, Galileo rifiutava quell'ipotesi. Per lui l'idea che la Luna potesse influenzare gli eventi sulla Terra apparteneva all'astrologia o all'occulto. La ricerca di una prova concreta della rotazione della Terra sarebbe proseguita per altri 200 anni. Io non so che bella espressione, così pura nella sua franchezza, è certamente meglio delle spiegazioni fumose di certi filosofi. Il numero delle persone capaci di raggiungere la sua vita è molto più che un'altra. Ragionare rettamente è di gran lunga inferiore a quello di coloro che ragionano male. Se ragionare fosse come trasportare macigni, allora parecchie menti sarebbero meglio di una. Ma ragionare non è come trasportare macigni, è invece... Come una corsa in cui un unico destriero arabo al galoppo vince su centinaia di cavalli da tiro. Se come un destriero al galoppo la Terra sfreccia nello spazio, perché non avvertiamo il movimento? Galileo si appigliò al paradosso che la Terra poteva girare intorno al suo asse abbastanza velocemente da provocare l'alternanza tra il giorno e la notte senza che sul pianeta si avvertisse il movimento. Una delle caratteristiche più affascinanti di Galileo, e che contraddistinguerà anche Einstein, era l'interesse che provava per la complessità della natura. Pensava, da un lato c'è la percezione incredibilmente forte che la Terra non si muova, poiché i nostri sensi la avvertono come immobile. Dall'altro ci sono le convincenti argomentazioni di Copernico basate sugli studi astronomici. secondo le quali la Terra si muove. Secondo Galileo, bisognava imparare a decifrare il linguaggio della natura. Quindi ideò un esperimento interessante. Si servì di un cavallo per rappresentare il movimento della Terra. Se il cavaliere lasciava cadere una palla mentre era fermo, la palla naturalmente cadeva dritta, atterrando di fianco al cavallo. Ma cosa sarebbe accaduto se lo stesso cavaliere avesse lasciato cadere la palla mentre l'animale era al galoppo? Nell'esperimento di Galileo, il movimento del cavallo sarebbe stato trasmesso alla palla tramite la mano del cavaliere. Nella caduta, la palla avrebbe continuato a muoversi in avanti, cadendo nuovamente di fianco al cavallo, come avvenuto quando l'animale era fermo. Per Galileo, se il cavallo e la palla si spostavano contemporaneamente, il movimento si azzerava. Se la Terra si muoveva, era possibile che venissimo trasportati senza avvertire lo spostamento. Subentra una sorta di principio di relatività. Tutto ciò che si sposta insieme alla Terra condivide lo stesso tipo di movimento. Non si muove soltanto la Terra. Anch'io mi muovo con lei, perciò non me ne rendo conto. Fu probabilmente il primo grande esperimento di fisica, anche se fu un esperimento mentale. Galileo non sempre verificò concretamente le sue ipotesi. Nonostante i contrasti con la chiesa, Galileo aveva ancora il sostegno dei medici. Si trasferì più vicino alla figlia, in una villa su una collina vicino a Firenze. Firenze è circondata da queste colline. Arcetri era una località in cui le famiglie benestanti di Firenze avevano costruito le loro ville. C'erano anche normali abitazioni e conventi. Da lì era abbastanza difficile arrivare in città. La figlia di Galileo stava in un convento vicino. Trovò per il padre una sistemazione accanto al monastero, dove potesse avere anche un uliveto. Gli suggerì di produrre anche il vino, a condizione di non berne troppo. Maria Celeste era straordinaria in ogni senso. Anche se viveva in un convento, isolata dal mondo, riusciva ad interessarsi a tutto, alla casa, al cibo, al bucato. Non smise mai di essere una figlia affezionata, ma soprattutto rispettosa dei valori della famiglia. L'anziano Galileo era afflitto da dolori terribili. Trovo l'aria fredda e rarefatta di Firenze. Estremamente nociva sia per la mia testa, sia per il resto del mio corpo. Costipazione, sporghi di sangue. raffreddore negli ultimi tre mesi sono stato così male da rimanere Praticamente confinato nella mia stanza. No, nel mio letto. Senza il sollievo di un po'di sonno o di un po'di riposo. In qualche modo, la figlia di Galileo, sebbene chiusa dietro le mura del convento, veniva a conoscere i bisogni, i disturbi e gli interessi del padre. Illustrissimo Signore Padre, non dimenticate le gravi condizioni in cui versate e abbiate un po'più di amore per voi stesso che per l'orto. In questo periodo di quaresima, fate almeno per me quest'unico sacrificio. Privatevi almeno una volta del piacere dei campi. Il sacrificio e lo sfinimento erano condizioni che sorella Maria Celeste conosceva in prima persona. Il convento in cui Virginia diventò Maria Celeste Maria Celeste era particolarmente povero. Essendo uno dei conventi delle Clarisse, doveva necessariamente essere votato alla povertà. Era il loro stile di vita, lo stile di vita che avevano scelto. Dovevano mangiare poco, soffrire il freddo d'inverno, patire tutti i giorni e in ogni momento della giornata. Padre, vi assicuro che non sono mai afflitta dalla noia, piuttosto dalla fame, provocata credo dalla freddezza del mio stomaco, che non riceve la quantità di sonno di cui avrebbe bisogno. Vi racconto questo solo per scusarmi del disordine della mia lettera, perché sono stata costretta più volte a posare e riprendere in mano la penna prima di riuscire a completarla. Maria Celeste aveva un carattere ottimista. Viveva in un posto tetro. Ci fu addirittura una suora che tentò di togliersi la vita in quel convento. Eppure lei non perdeva mai di vista il fine superiore, il bene più grande. Questa capacità non le venne mai meno. Quella della sottomissione totale alla fede era una via che Galileo non avrebbe mai potuto seguire. Lo scienziato non avrebbe mai potuto emulare l'obbedienza della figlia alla Chiesa, nemmeno sotto l'occhio vigile dell'Inquisizione. La Chiesa insegnava che tutti i corpi celesti erano perfetti e immutabili, ma il telescopio di Galileo continuava a rivelare un cosmo molto diverso dalle verità ufficialmente accettate. Anche sulla luminosa superficie del Sole, Galileo aveva osservato delle macchie scure. Non poteva sapere che le chiazze erano dovute a tempeste magnetiche, ma la descrizione che ne fece è estremamente accurata. Le macchie solari vengono generate e decadono in periodi più o meno lunghi. Alcune si concentrano, altre si espandono notevolmente. Giorno dopo giorno cambiano forma. Alcune sono particolarmente irregolari, devono essere enormi, dato che si trovano o sul sole o molto vicino ad esso. Galileo intraprese una discussione con un matematico gesuita tedesco di nome Christoph Scheiner sulla natura delle macchie solari. Secondo il tedesco, le macchie erano piccoli satelliti in orbita intorno al Sole. Galileo invece sosteneva che si trovassero o sulla superficie del Sole o molto vicino ad esso. Dovevano essere simili a delle nuvole. Se il Gesuita avesse avuto ragione e le macchie fossero state satelliti indipendenti, allora la superficie del Sole sarebbe stata perfetta, come la Chiesa sosteneva. Le macchie solari hanno un aspetto estremamente irregolare e se si riesce a osservarle, la tesi che esse siano satelliti del Sole diventa assurda. Galileo, molto cautamente, scrisse tre lettere sulle macchie solari nelle quali ripercorreva la storia di ogni macchia, dalla nascita fino alla sua morte. All'improvviso, al centro del Sole, appariva un piccolo segno. Il giorno seguente cresceva, diventava sempre più grande, finché lentamente spariva sul bordo. Era chiaro che le macchie del Sole, dalla forma estremamente irregolare, non potevano essere dei satelliti. Esiste un saggio di Galileo in cui ha illustrato il ciclo continuo delle macchie solari. Galileo produsse una serie di stampe sulle quali registrò i mutamenti quotidiani delle macchie solari. Il loro continuo spostamento provava il moto di rotazione del Sole intorno al suo asse. Questa prova fu accettata sia dai copernicani che da coloro che ancora vedevano la Terra al centro dell'universo. Fu problematica tuttavia l'interpretazione della scoperta. Gli astronomi più conservatori erano recalcitranti perché affermare che il Sole aveva macchie voleva dire negare la perfezione dell'astro. Galileo sapeva che i suoi avversari avevano torto. Non importava se il matematico gesuita desiderava che il Sole fosse perfetto. Galileo aveva dimostrato l'esistenza di macchie sulla superficie del sole. Sette anni dopo che l'inquisizione ebbe bandito Copernico, ascese al trono di San Pietro un nuovo papa. Il collegio dei cardinali aveva scelto un membro di un'importante famiglia toscana, un uomo che Galileo considerava un amico, Maffeo Barberini. sarebbe diventato Papa Urbano VIII. La scelta di Papa Urbano fu interessante. Era un membro della famiglia Barberini, su cui circolava la vecchia battuta «Ciò che i barbari non saccheggiarono a Roma, lo hanno saccheggiato i Barberini». Lo stemma dei Barberini, quando Maffeo era un giovane prelato, aveva... tre tafani. I tafani non erano molto dignitosi per un uomo che stava ascendendo ai vertici della gerarchia ecclesiastica, perciò ad un certo punto vennero sostituiti da api operose. Quindi Maffeo Barberini divenne la personificazione dell'uomo laborioso e solerte. Gran parte dello splendido rinascimento romano fu ispirato o sviluppato da Urbano VIII, uno dei più grandi mecenati di Roma. In fondo a Via Veneto c'è una fontana con tre api ispirata ai barberini. Oltre a ricordare il papa che ordinò la costruzione dell'opera, servono ad ammonire coloro che ozziano intorno alla fontana. Bisogna lavorare come le api. Il nuovo Papa era un grande sostenitore di Galileo. Aveva perfino scritto un ode dedicata a lui. All'improvviso, però, la situazione cambiò in peggio. Quando la notizia dell'elezione di Urbano VIII giunse al convento, Maria Celeste sperò che la diffida al padre, ad opera della Chiesa, fosse revocata. Galileo le inviò segretamente una lettera ricevuta dal suo vecchio amico, il Papa. Padre, la gioia che mi deriva dalla lettera che ti scrisse il Sommo Pontefice è indescrivibile. Dalla missiva emerge chiaramente l'affetto che questo grande uomo nutre per te. L'ho letta e riletta, l'ho gustata in privato e te la restituisco, come desideri, senza averla mostrata a nessuno. Galileo intraprese il faticoso viaggio di due settimane verso Roma, soprattutto per incontrare Papa Urbano. I due vecchi amici ebbero una serie di conversazioni mentre passeggiavano nei viali del Vaticano. Il Papa e Galileo passeggiarono nei giardini vaticani parlando di vari argomenti. Ovviamente discussero anche se fosse il caso oppure no che Galileo si occupasse della teoria copernicana. Il Papa gli disse che, fin tanto che si limitava a parlarne come di un'ipotesi, non c'era nessun problema. Quindi, fino a che la concezione copernicana secondo cui era la Terra a ruotare intorno al Sole veniva presentata solo come un'ipotesi, una teoria come tante altre, Urbano VIII gli avrebbe concesso di discuterne. Dopo l'incontro, Galileo sentì che era giunto il momento di scrivere quel grande libro di cosmologia che prometteva da tempo. All'età di 60 anni si dedicò alla stesura del suo nuovo libro. Il Papa aveva concesso a Galileo l'autorizzazione a iniziare quella che sperava sarebbe diventata la sua opera più importante. In italiano, non in latino, con parole estremamente convincenti e con uno stile brillante e popolare, Galileo cercò di intrattenere e persuadere chiunque lo leggesse dell'esattezza della concezione copernicana. Grazie alle lettere di Maria Celeste, sappiamo che il padre le permise di leggere una bozza del manoscritto. Sembra che la giovane... fosse sinceramente interessata all'opera del padre. Naturalmente si autodenigrava scrivendo «Mi piacerebbe leggere ciò che avete scritto, se pensate che lo possa capire. Ovviamente prometto di non farne parola a nessuno». Traspare una certa complicità tra i due sul piano del lavoro. C'è poi un elemento molto interessante che emerge dalle lettere, ed è l'indicazione che durante la lunga elaborazione del testo siano state aggiunte delle parti. Ci giunge notizia che probabilmente anche la figlia abbia collaborato in prima persona alla stesura delle bozze e alla preparazione dell'opera per la stampa. La stesura del libro si trascinò per mesi a causa di lunghi periodi di malattia. Finalmente, dopo cinque anni, si riusciva a intravedere la fine. Per grazia di Dio sono sulla strada giusta. Il libro sarà molto grande e pieno di novità. Scrivendolo sotto forma di dialogo, potrò presentarlo senza ostentazione né fatica. Se riuscirò a sopravvivere a questo inverno, lo porterò a compimento e lo pubblicherò immediatamente. Galileo terminò la sua imponente opera La Vigilia di Natale del 1629. La intitolò Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. È un capolavoro di retorica in cui Galileo espone la nuova concezione dell'universo. È una discussione sui sistemi del mondo. È il Sole oppure la Terra al centro dell'universo? Presenta le meravigliose scoperte fatte con il telescopio. Si rimane conquistati dalla narrazione. Galileo crea tre vivaci personaggi, nobiluomini di Venezia. Il primo, il padrone di casa, esorta al dialogo due suoi loquaci ospiti. Uno è chiaramente il portavoce di Copernico e Galileo, mentre l'altro è Simplicio, il sempliciotto che espone in modo enfatico e ingenuo le dottrine della Chiesa sulla scienza e la filosofia, mettendo in risalto la figura del primo. Galileo ottenne da un censore amico l'autorizzazione a pubblicare il libro a Firenze. Sapeva che convincere i censori di Roma sarebbe stato molto più difficile. Inviò alcune copie al Vaticano, ma prima di poter conoscere le reazioni, Firenze fu colpita da una terribile catastrofe. Nel 1630 la peste bubonica colpì tutta la Toscana. Nel giro di poche settimane morirono 6.000 fiorentini e Galileo perse i contatti con Roma. Ogni notte, quando la città si ritirava dietro porte sbarrate, i carri raccoglievano i corpi. I medici giravano per le strade con maschere imbottite di paglia per proteggersi dal contagio. Un'epidemia di peste bubonica colpì tutta l'Italia, in particolare la Toscana. Grazie allo sviluppo della scienza, si cominciava a sospettare che potesse esistere un contagio. Perciò il Gran Ducato di Toscana, che era un sistema governativo centralizzato, tentò di introdurre la quarantena, spesso in modi che noi oggi giudicheremmo disumani, sigillando le abitazioni. Chiudi questa casa, non c'è più niente da fare. I governanti della Toscana non sapevano se affidarsi alla quarantena o al potere delle preghiere. Per non sbagliare, tentarono entrambe le vie. Sfilare con la Madonna dell'Impruneta per la città era un modo per invocare l'aiuto divino, ma una processione religiosa era ovviamente in contrasto con la quarantena. Speravano tuttavia che la fede prevalesse su quelle che sembravano leggi della natura. La magistratura della salute pubblica ottenne l'aiuto del convento di Maria Celeste. Pregare per il resto del mondo Era molto importante. Le suore questo lo sapevano. Durante la peste furono incaricate di pregare due alla volta. 24 ore su 24, per 40 giorni. Un'attività considerata fra le più efficaci per combattere la peste. Maria Celeste era preoccupata per l'anziano padre. Come farmacista del convento, preparò per lui un farmaco, nella speranza di proteggerlo dal contagio. Abbiate fede in questo rimedio, padre. È mescolato al miele. Prendetelo una volta al giorno, nella dose circa della grandezza di una noce, seguito da un sorso di vino greco. Secondo la magistratura della salute, fornisce un'ottima difesa. Vi prego di ricorrere ad ogni possibile precauzione per proteggervi dal pericolo. Si riteneva che lavare la biancheria in aceto bollito rappresentasse una misura difensiva, sebbene nessuno sapesse perché. L'isolamento nel convento delle Sorelle fu un vantaggio. L'infezione non le colpì. La primavera successiva, l'epidemia si ridusse sufficientemente da permettere una limitata comunicazione con il resto d'Italia. Per mesi Galileo non ebbe notizie dai censori romani. Il manoscritto era forse andato perduto durante la quarantena? La sua opera era stata rubata? Il censore fiorentino aveva approvato il libro, ma a Galileo serviva l'autorizzazione di Roma. Il padre mi ha detto più di una volta che gli sono venute le lacrime agli occhi mentre leggeva. Ha riconosciuto che dovrei essere pregato per pubblicare un tal libro. Intanto viene lasciato da parte, mentre la mia vita si logora. Ciò che vorrei sapere, mentre sono ancora vivo, è quale sarà l'esito del mio duro lavoro. Mentre Galileo attendeva, le copie del suo dialogo circolarono tra i potenti ecclesiastici romani. Stranamente il Papa, grande ammiratore di Galileo, non lesse il libro. Però a Urbano VIII giunse voce che Galileo aveva messo le tesi della Chiesa in bocca a uno sciocco e che non aveva scritto un discorso scientifico, ma una satira letteraria. Galileo scrisse un'opera di grande letteratura. La scrisse in forma di dialogo, in modo che avesse sia un carattere scientifico che letterario. Lo scienziato si aspettava che questo Papa adotto, cosmopolita e progressista, l'apprezzasse, dimenticando forse momentaneamente che aveva messo in bocca a simplicio affermazioni del Papa. Simplicio, il sostenitore del sistema tolemaico, dice se Dio voleva creare il mondo in qualche altro modo, ma farlo apparire a noi così com'è, avrebbe potuto farlo. Perciò nessun argomento sulla semplicità del Sole o della Terra può essere decisivo. Anni prima, quando aveva passeggiato con Galileo nei giardini vaticani, il Papa aveva fatto lo stesso ragionamento, con un altro significato però, che le opere di Dio possono andare oltre la comprensione umana. I consiglieri di Urbano convinsero il Papa che era stato lui il modello per Simplicio e che quindi era stato messo in ridicolo. Urbano Si infuriò molto per la pubblicazione del libro e ruppe i rapporti con Galileo. Il Papa convocò una speciale commissione per esaminare il caso di Galileo e per analizzare il manoscritto. La commissione ordinò l'avvio di un processo da parte dell'Inquisizione. L'Inquisizione notificò una citazione a Galileo in cui gli ordinava di presentarsi a Roma in ottobre. Lo scienziato chiese un rinvio adducendo motivi di salute e a Natale... ricevette di nuovo l'ordine di presentarsi in tribunale. Poteva farlo volontariamente, oppure in catene. Mentre Galileo si preparava a lasciare Firenze, la figlia cercava di prepararlo alla dura prova. Vi supplico di non afferrare il coltello delle difficoltà in corso per la lama. Invece impugnatelo per il manico. Usatelo per eliminare tutte le imperfezioni che riconoscete in voi stesso e arrivate alla consapevolezza della vanità e della fallacia di tutte le cose terrene. A Roma, Galileo poté di nuovo ammirare il Vaticano dalle finestre dell'ambasciata toscana, ma per mesi la citazione dell'Inquisizione non arrivò. L'ingiunzione lo raggiunse solo in aprile. Come nella maggior parte di questi procedimenti, Galileo fu trattato con rigida formalità e massima civiltà. Galileo, figlio del fu Vincenzo Galilei, fiorentino settantenne, ha giurato di testimoniare il vero. Galileo Galilei, quanto tempo fa e a che scopo siete venuto a Roma? Come? Sono arrivato a Roma la prima domenica di Quaresima, su una lettiga. Dichiarate se conoscete o immaginate il motivo per il quale vi è stato ingiunto di comparire. Devo immaginare che mi sia stato ordinato di presentarmi davanti al Santo Uffizio per dare spiegazioni sul libro da me di recente pubblicato. Dichiarate se, nel caso vi fosse mostrato il libro predetto, sapreste riconoscerlo come vostro? Io spero di sì. Se mi venisse mostrato, potrei riconoscerlo. Sì, credo proprio di sì. Gli fu mostrato un libro stampato a Firenze nell'anno 1632 intitolato Dialogo di Galileo Galilei, eccetera, eccetera. Dopo averlo visto... ed esaminato, disse «Conosco molto bene questo libro e lo riconosco come mio. Dichiaro che tutto ciò che contiene è stato scritto da me». L'inquisizione limitò il processo a due semplici questioni di fatto. Il fu cardinale Bellarmino aveva vietato a Galileo di sostenere Copernico quando i due si erano incontrati 16 anni prima? E Galileo aveva violato il divieto scrivendo il suo dialogo? Galileo, volete spiegare ciò che Sua Eminenza il Cardinale Bellarmino vi disse circa la decisione della congregazione del Santo Uffizio un giorno dell'anno 1616? Il signor Cardinale Bellarmino mi comunicò che la teoria della stabilità del sole, del moto della terra, era da considerarsi in contrasto con le sacre scritture. Sono convinto. che il Cardinale mi volesse informare che fosse possibile considerare la teoria una semplice ipotesi, come aveva fatto Copernico. Volete spiegarci quale, secondo voi, è la parte del vostro libro per la quale vi è stato ordinato di comparire dinanzi a noi? Io... Non ho inteso scrivere il dialogo Perché ritenevo che la dottrina di Copernico fosse vera. Al contrario, ho esposto le ragioni astronomiche che potevano essere adottate da entrambe le parti in dibattito e ho tentato di dimostrare che nessuna di esse esibisce argomentazioni talmente forti da far prevalere una teoria sull'altra. Io non sostengo l'opposizione di Sue. eminenza il cardinale bellarmino e non ho mai appoggiato la teoria sotto accusa Leggendo il dialogo, si nota chiaramente che la difesa di Copernico è di gran lunga l'argomento più forte del libro. Il personaggio di Simplicio, declamante le parole di Urbano VIII, è più satirico che scientifico. Galileo fu costretto a un atteggiamento di falsa umiltà, e l'umiltà non rientrava nel suo stile. Con rispetto per la corte, ho di recente riletto... I miei dialoghi, dopo tre anni. E devo ammettere che in parecchie parti un lettore all'oscuro dei miei reali propositi potrebbe supporre che molti argomenti rivelino delle vere convinzioni da parte mia. Il mio errore. Lo ammetto. È stata l'ambizione, la naturale tendenza della maggior parte degli uomini a millantare una falsa esperienza e inventare argomenti in favore di determinate proposizioni, sapendo che sono false. Galileo fu trasferito in una piccola stanza dell'Inquisizione. Sembrava certo che il suo dialogo sarebbe stato messo all'indice. Il punto era quale punizione sarebbe toccata a Galileo. In breve, tutto si ridusse a un cavillo. Nel 1616, Galileo... si era impegnato a non insegnare né difendere la teoria copernicana. L'accusa ora era quella di avere violato il divieto, ma Galileo si difendeva. Non ho mai violato l'impegno. Se controllate alla fine del libro, prendo posizione in favore della Chiesa e sollevo questi altri argomenti solo come strumento per ragionare. Ma tutti quelli che avevano letto il libro sapevano la verità. La notizia della reclusione di Galileo giunse a Maria Celeste, la quale, preoccupata, gli spedì una lettera piena di prudenti consigli, non sapendo se sarebbe mai giunta a suo padre. Padre, siete detenuto in una delle sale del Santo Uffizio, ma non ho fatto cenno di questi problemi a nessuno, preferendo tenere la sgradevole notizia per me stessa. Padre. È il momento di servirvi di quella prudenza che il Signore Dio vi ha concesso. Galileo, per arrivare all'aula del convento dove avrebbe ascoltato la sentenza, dovette attraversare l'interno della chiesa di Santa Maria sopra Minerva. Le pareti e il soffitto mostravano agli eretici quale destino li attendeva. I membri del Tribunale dell'Inquisizione speravano che chiunque entrasse nel complesso conventuale osservasse le scene di coloro che erano morti secondo la giusta fede. Gli imputati dovevano capire che era necessario usare il coraggio dei martiri per trattare il proprio caso. Dovevano affrontare l'eresia con coraggio e ricevere la punizione con la coscienza pulita. Il giorno della sentenza, Galileo fu di nuovo portato davanti all'inquisizione. Questa volta indossava l'abito bianco dei penitenti. Questa è la sentenza. Si dichiara che voi, Galileo Galilei, vi siete sottomesso al giudizio di questo santo ufficio. Per i fatti esaminati durante il processo, siete fortemente sospettato di eresia. avendo sostenuto e creduto in una dottrina falsa e contraria alle scritture. Secondo questa dottrina, il Sole è immobile e al centro dell'universo, mentre la Terra si muove e non è al centro dell'universo. Vi condanniamo quindi formalmente alla prigione in questo santo uffizio, a nostro piacimento. Probabilmente si giunse a un compromesso. A Galileo fu concessa la possibilità di abbiurare, piuttosto che trascorrere il resto della sua vita in prigione. L'anziano si inginocchiò, come gli fu ordinato. Io, Galileo, figlio di Vincenzo Galilei Fiorentino, settantenne, mi inginocchio al vostro cospetto e giuro di avere sempre creduto, di credere adesso e con l'aiuto di Dio di credere sempre in tutto ciò che è stato insegnato, sostenuto, predicato dalla Santa Madre Chiesa. abbioro con fede genuina, cuore sincero. Io maledico e condanno qualunque errore ed eresia. Che Dio mi aiuti. Amen. Il processo di Galileo era terminato. Nell'ambasciata toscana, egli attese per mesi prima di sapere quando gli avrebbero concesso di ritornare a casa. Il dialogo sopra i due massimi sistemi fu aggiunto all'indice dei libri proibiti e sarebbe stato vietato per 200 anni. Galileo aveva creduto che Papa Urbano lo avrebbe protetto dalla censura, ma ciò non avvenne. Essere Papa è diverso dall'essere cardinale. Il Papa doveva combattere molte battaglie, la più importante delle quali era la riforma protestante. Era capo della controriforma cattolica. Urbano fu in realtà accusato di non promuovere adeguatamente la causa cattolica. Il Papa continuava ad essere interessato alle vicende di Galileo. ma aveva anche altri impegni oltre la scienza. Urbano VIII stava affrontando anche la guerra dei Trent'anni. Tutto il regno era offuscato da una guerra terribile e feroce che stava dilaniando il mondo cattolico. Perciò, quando Galileo andò sotto processo, il Papa non poteva rischiare di difendere il suo amico perché lui stesso era sotto esame. E così Galileo fu sacrificato. Credo che Galileo non sapesse cosa aspettarsi. In Toscana, a quell'epoca, essere dotti o scienziati consentiva grandi privilegi e Galileo rappresentava l'avanguardia del pensiero scientifico. La sua posizione dopo il processo inevitabilmente sarebbe cambiata. Il Papa lo aveva costretto al silenzio, risentito per come aveva presentato le sue opinioni nell'opera incriminata. Sei mesi dopo il processo, a Firenze giunse la notizia che Galileo poteva finalmente tornare a casa. C'erano voluti gli appelli dell'ambasciatore toscano, l'intervento della famiglia Medici e l'influenza segreta della sua stessa figlia. Attendiamo il vostro arrivo con grande impazienza e ci rallegriamo per come il tempo si sia rasserenato per il vostro viaggio. Padre, la mia gioia improvvisa è tanto grande quanto inaspettata. Galileo era tornato, ma doveva rimanere confinato nella sua stessa casa. Gli fu impedito di insegnare, viaggiare e addirittura visitare la figlia senza autorizzazione. Firmava le sue lettere dalla mia prigione di Arcetri. Era agli arresti domiciliari e non poteva muoversi senza autorizzazione. La Chiesa decideva ciò che poteva e non poteva fare. Non molti anni sono trascorsi da quando venivo spesso ricevuto da cardinali e principi della città, i quali solo per un momento volevano vedere alcune cose che io avevo osservato. Ogni tanto venivano recitate orazioni latine in mio onore. Matematico del Duke, lo scopritore di nuovi pianeti, testimone di meraviglie sconosciute agli antichi filosofi. Ora, ora... Ora, le mie giornate sono inutili, rese lunghe dall'inattività e tuttavia brevi. Se paragonate agli anni trascorsi, l'unico mio conforto rimane il ricordo dei vecchi amici, dei quali pochissimi rimangono. A Galileo era stato ordinato di recitare preghiere di penitenza ogni settimana. Sebbene malata, Maria Celeste si incaricò di alleggerirlo del suo peso. Ho ottenuto il permesso di visionare la vostra sentenza, Padre, essendomi assunta la responsabilità del vostro obbligo di recitare ogni settimana i sette salmi. Ho già cominciato ad adempiere a questa richiesta. Se avessi potuto sostituirmi a voi nella punizione, avrei accettato una prigione persino più rigida di quella in cui dimoro. Se così facendo avessi potuto ridarvi la libertà. Sebbene nelle sue lettere non si soffermi sull'argomento, le condizioni fisiche di Maria Celeste erano peggiorate durante l'anno di assenza del padre. Credo che Galileo, durante il processo e la successiva detenzione, fosse troppo avvilito e in difficoltà per rendersi conto dello stato di salute della sua primogenita. Non mi sento molto bene, ma ormai sono talmente abituata ad una salute precaria che ci penso a malapena. È il Signore che vuole mettermi alla prova con qualche piccolo dolore. Io lo ringrazio e lo prego affinché conceda a voi, Padre, la massima prosperità. Alla fine di marzo giunse la notizia che Maria Celeste era gravemente malata. Galileo si recò al convento in cui viveva la figlia per starle vicino. Ma una notte la donna morì di dissenteria, lasciando il mondo all'età di 33 anni. Quando Maria Celeste morì, fu come se una luce si fosse spenta nella vita di Galileo. In alcune lettere in seguito, Ammise di avere notato la salute precaria di Maria Celeste solo dopo il suo ritorno da Roma. La primogenita di Galileo morì di una malattia piuttosto comune che in genere non era mortale, ma che nelle sue deboli condizioni si rivelò fatale. Ti prego, aiutami, sono oppresso. Da malinconia e tristezza. E odio me stesso. Continuo a sentire la voce di mia figlia, che mi invoca. Maria Celeste è stata male durante la mia assenza. Non si è... O si è presa cura di sé. Era... Era una donna di straordinaria intelligenza e di singolare bontà. I suoi sentimenti per me erano tenerissimi. Molte lettere personali di Galileo sono giunte fino a noi, ma nessuna di quelle che scrisse alla figlia è stata mai trovata. Oggi abbiamo solo una parte dell'epistolario. È un peccato, è un vero peccato che non ci siano pervenute le sue lettere. Si evince chiaramente dalle missive che la donna amava il padre. e che si preoccupava molto per lui. Maria Celeste sapeva cosa significava amare un'altra persona. Possiamo solo sperare che questo amore fosse ispirato da un affetto altrettanto grande da parte del padre, ma non lo sapremo mai. Sicuramente lui rispose alle lettere, su questo non c'è dubbio, perché in tutte quelle della donna è ripetuto «Tu mi hai chiesto, tu mi hai detto». Perciò si potrebbero ricostruire quelle di Galileo. ma non possiamo conoscere le parole esatte. Sappiamo che lei conservava tutte le lettere. Infatti diceva ripetutamente, le conservo tutte, le rileggo tutte le volte che posso, perché mi suscitano una grande gioia. Ma allora dove sono? La spiegazione più logica è che alla sua morte la madre Badessa le abbia bruciate o seppellite con lei. Forse perché il processo contro Galileo era troppo recente. Nonostante la progressiva cecità e la necessità di stare spesso a letto, Galileo cominciò a riesaminare i suoi primi lavori. Sento che la vecchiaia condiziona la vivacità e la prontezza del mio pensiero. Ormai mi costa uno sforzo enorme comprendere le stesse cose che quando ero giovane ho scoperto e dimostrato. Costretto a evitare le osservazioni col telescopio per via dei problemi agli occhi, Galileo ritornò alla sua brillante ma mai pubblicata ricerca sulla fisica del movimento. Durante la sua reclusione si verificò una strana situazione. Nell'anno 1604 circa aveva fatto delle importanti scoperte sul moto dei corpi e le aveva annotate in latino. Aveva condotto anche molti altri studi interessanti che non aveva mai pubblicato, perciò in un certo senso i suoi arresti domiciliari furono una fortuna. Finalmente poteva scrivere i risultati delle osservazioni. Galileo Aveva trascorso metà della sua vita tentando di dimostrare il movimento della Terra. Ora doveva affrontare delle nozioni molto più basilari, la logica del moto stesso. Ma era difficile misurare il movimento. La caduta di un corpo era troppo veloce per poterla studiare. Galileo escogitò un'ingegnosa soluzione. Rallentò il moto. Invece di cercare di osservare un oggetto cadere, fece rotolare delle sfere lungo pendii molto lievi, in modo che la velocità aumentasse molto, molto lentamente. Galileo dedusse che la velocità delle sfere lungo i pendii aumentava come nella libera caduta, anche se più lentamente. Da giovane, Galileo aveva progettato con grande precisione un piano inclinato, uno dei pezzi più importanti tra le apparecchiature sperimentali nella storia della scienza. Galileo non ha lasciato alcuno schema del suo piano inclinato, ma grazie agli appunti dello scienziato, il professor Roberto Cafarelli sta usando quello che ritiene il progetto originale di Galileo per scoprire come si è riuscito a misurare con precisione l'accelerazione. Eccolo! E diamo... E creiamo... Uno... Due... Prese un piano levemente inclinato, lasciò rotolare la sfera, osservò la sua accelerazione e misurò la distanza percorsa in un determinato intervallo di tempo. Così fece la sua prima scoperta empirica. Se nella prima unità di tempo percorre una unità di spazio, nella seconda unità di tempo percorre tre unità di spazio, nella successiva cinque e in quella dopo sette. Ottenne così questa progressione numerica. 1, 3, 5, 7. La chiamò regola dei numeri disperi. Ne fu veramente entusiasta. Sapeva di aver fatto un'importante scoperta. Galileo aveva scoperto una regola matematica per calcolare con precisione il movimento degli oggetti nel mondo reale. Una legge universale da applicare alla caduta di qualunque corpo. Oltre a questa importante legge, scoprì il concetto alla base della futura teoria della gravità, usando deduzioni e un criterio logico-matematico. Questa fu in realtà la chiave di molte grandi scoperte di fisica che seguirono, da Newton a Einstein e a tutte le meravigliose scoperte della scienza moderna. Da giovane, Galileo aveva rivoluzionato l'astronomia, ma all'età di 74 anni, la sua ultima grande opera rivoluzionò la fisica del moto. Per quanto riguarda la fisica, il suo più importante contributo fu il saggio Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze. Questo libro fu uno dei fondamenti per le teorie di Isaac Newton. Quarant'anni dopo, Newton si basò sull'opera di Galileo per scoprire una serie di leggi capaci di descrivere il movimento dei pianeti nelle loro orbite e la caduta dei corpi. È molto difficile stabilire quale sia la parte più importante dell'opera di Galileo. Da un lato scoprì alcune delle leggi fondamentali della fisica. Dall'altro, con il suo telescopio, scoprì per primo e dimostrò che la Terra è solo uno dei corpi celesti dell'universo e che i puntini luminosi che si vedono di notte non sono fiammelle nel cielo o nell'atmosfera, ma pianeti simili alla Terra oppure stelle. Nell'universo ci sono altri corpi celesti e anche se diversi dal nostro, sono fratelli e sorelle della stessa famiglia. Quando Galileo era giovane, la maggior parte della gente era convinta di vivere nel centro immobile dell'universo. Armato del suo telescopio, lui cercò di convincere i suoi contemporanei che la Terra era solo uno dei tanti pianeti in orbita intorno al Sole. L'inquisizione mise all'indice il dialogo di Galileo, ma non poté cancellare le idee dello scienziato. Ho sempre pensato... che il dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo sia stata un'opera efficace. Ha reso l'idea del movimento della Terra e della concezione eliocentrica in un modo intellettualmente rispettabile. La Chiesa Cattolica finì con l'accettare dopo molto tempo le idee scientifiche di Galileo e solo nel 1981 una commissione papale ha considerato l'idea di rivedere la questione galileiana. Lo scienziato è stato riabilitato totalmente nel 1992. Giovanni Paolo II dichiarò che nel processo a Galileo erano stati compiuti degli errori. e riprese le parole dello scienziato per parlare del rapporto tra fede e ragione, tra religione e scienza. Dichiarando che la fede non doveva mai entrare in conflitto con la ragione, Papa Giovanni Paolo II riprese le stesse parole che Galileo aveva scritto in propria difesa. Il Papa, come Galileo, ritiene che le scritture non sbaglino mai, ma che i teologi... possano fornire un'interpretazione errata. Il Papa ha espresso il rammarico della Chiesa in merito alla questione di Galileo perché quell'episodio ha contribuito a un tragico errore nei rapporti con la scienza. Alla fine del XX secolo, Galileo è stato riabilitato. Forse consapevole di un suo futuro ritorno in auge, Galileo, nella sua copia del Dialogo, aveva scarabocchiato un ammonimento ai suoi avversari. I teologi stiano attenti a che un domani non siano indotti a perseguire come eretici coloro che al pari di essi sostengono che la Terra sia immobile. Nova is a production of WGBH Boston.