Care amiche e cari amici della filosofia, questo video è un video particolare perché nasce da una richiesta di una classe del liceo Cavour di Roma che mi ha appunto gentilmente richiesto una video lezione su Schelling, l'idealista tedesco che io da un po' di anni... non inserisco più nel programma liceale per motivi tendenzialmente di tempo e preferisco sviluppare l'idealismo a partire dal padre fondatore Fichte e poi per arrivare alla figura ovviamente centrale mastodontica di Hegel e in questa trattazione ho sacrificato appunto Schelling ma... Poiché l'idealismo estetico di Schelling è molto affascinante, molto suggestivo, molti insegnanti giustamente continuano ad affrontarlo perché all'interno dell'idealismo ha una posizione originale, ha una posizione assolutamente interessante e cercherò questa sera, in una lezione spero sintetica e chiara, di presentare l'idealismo appunto estetico di Schelling.
Schelling nasce nel 1775 in Germania e morirà poi in Svizzera nel 1854. Si colloca tra Fichte e Hegel con una posizione idealistica in parte originale perché qual è l'obiettivo filosofico? di Schelling. L'obiettivo filosofico di Schelling è quello di trovare una sintesi per far conciliare il soggetto e l'oggetto, dunque lo spirito e la natura. L'idealismo dunque di Schelling sarà appunto originale nel tentativo di trovare questa soluzione di sintesi, di conciliazione, di mediazione tra la soggettività e l'oggettività. tra dimensione dello spirito e dimensione della natura.
La natura infatti per Shelley non può essere sacrificata in nome dello spirito e dunque l'oggettività della natura non può essere sacrificata sull'altare della forza, della soggettività spirituale. Il grande io, l'io infinito di Fichte infatti, aveva prodotto una... di fatto contrapposizione tra l'io finito uomo e il non io natura e la natura risultava un ostacolo funzionale all'azione dell'uomo, il quale uomo nel superamento degli ostacoli naturali ricongiungeva se stesso all'infinito, tendeva all'infinito, distreve di tensione appunto verso l'infinito realizzando così la soggettività. dell'io infinito.
L'io infinito realizzava la propria attività di infinita creazione attraverso l'io finito, cioè l'uomo il quale nel suo sforzo titanico, prometeico contro la natura appunto realizzava l'essenza più intima dell'io infinito. La natura nella visione dunque di Fichte risulta essere un ostacolo lungo il percorso dell'educazione del soggetto. dello spirito, la natura dunque come mezzo, una natura dunque senza un'esistenza autonoma, con un'esistenza funzionale a quella della soggettività e della spiritualità.
Schelling vuole proprio partire da qui e sempre in opposizione all'illuminismo, sempre in opposizione al soggetto limitato finito kantiano, vuole all'interno della prospettiva dell'illuminismo. dell'idealismo e dunque all'interno della prospettiva anche del sentimento come strumento conoscitivo, Schelling in questa prospettiva dell'idealismo vuole dare autonomia, indipendenza, dignità alla natura, la quale è intrisa di infinito, non è assenza di infinito, non è ostacolo per la realizzazione dell'infinito, ma è intrisa. di infinito l'infinito immagine molto bella quella di shelley è assopito nella natura dunque nella natura lo spirito si è solidificato si è addormentato si è è appunto cristallizzato e bisogna risvegliare la spiritualità presente nella natura.
L'opera principale di Schelling è appunto il sistema dell'idealismo trascendentale, è l'opera più sistematica, è l'opera del 1800, dunque un'opera che anticipa di sette anni la fenomenologia dello spirito di Hegel, ma è un'opera, quella appunto del 1800, sistema dell'idealismo tedesco, che sistematizza alcune riflessioni sulla natura già compiute da Schellig all'interno dell'Idee per una filosofia della natura del 1797, dunque negli ultimi anni in cui Kant pubblica le sue opere. Siamo dunque in presenza di un autore che sorge sul finire dell'illuminismo, sul sorgere dell'idealismo, un contemporaneo di fitte, più vecchio dunque di... di Hegel siamo proprio in presenza di un idealista appunto in questo caso anomalo e originario, proprio perché ripeto l'assoluto di Schelling è una unità di io non io, di soggetto e oggetto, è quell'unità che Hegel definirà la notte in cui tutte le vacche sono nere, è chiaro che quando è buio tutte le vacche sono nere, non distingue le vacche pezzate di bianco e nero, quelle più bianche quelle solo nere, quelle marroni, quelle caffè latte, appunto. La notte in cui tutte le vacche sono nere, l'assoluto discelling così epitetato, definito da Hegel.
Perché? Perché l'assoluto discelling è una unità spirito-natura, io non io, recuperando i concetti appunto di Fichte. E da questa La riflessione da questo punto di partenza, la filosofia di Schelling prende due vie, una filosofia dello spirito e una filosofia della natura. Una filosofia dello spirito e una filosofia della natura che però devono trovare una conciliazione, che devono trovare un momento di sintesi, che appunto devono trovare una unità, perché l'assoluto schellingiano è appunto un assoluto unitario. La filosofia della natura, partiamo da qui.
La natura e lo spirito sono due modalità dell'assoluto, sono due modalità di espressione dell'assoluto, vuol dire che lo spirito si manifesta, si esprime sia nella natura sia nello spirito, due modalità espressive dell'assoluto. La filosofia della natura in modo particolare va ad indagare la spiritualità già presenti in natura, solo che la spiritualità presente in natura ha dei gradi diversi dalla spiritualità dello spirito, ma nella natura c'è appunto una dimensione dello spirito. La natura come spiritualità è dunque un cammino e un'evoluzione, la natura è un processo graduale attraverso cui lo spirito si sviluppa e si rivela, dunque la natura è manifestazione dello spirito, la natura per Schelling è un processo graduale in cui si manifesta, si disvera, potremmo ricordando l'immagine prima della spiritualità, addormentata così presentarla la natura, come un processo graduale in cui lo spirito si risveglia, è una cosa di spirito come bello addormentato nel bosco, nella natura, nella natura lo spirito si risveglia, si risveglia ovviamente in maniera graduale, e il fine era svegliarsi. Ecco dunque che in Schelling vi è una visione organicista della natura, la natura è un tutto, è un organismo totale, è un organismo in cui tutto...
confluisce in un funzionamento unico in cui tutte le parti contribuiscono al funzionamento, al sviluppo, alla crescita del tutto e dunque un vero e proprio organicismo, una visione organicistica della natura e anche finalistica questa natura, una visione finalistica perché la natura tende, mira al risveglio, a ritornare ad essere pienamente consapevole della propria spiritualità. La natura ha una spiritualità, questa spiritualità però è assopita, latente, dormiente, nell'evoluzione della natura, dalla natura del primo mondo alla natura del settecento, ottocento, la natura si sta risvegliando progressivamente. Dunque questa visione anche di unità, Spirito natura, di natura come un tutto che gradualmente si sviluppa, richiama il panteismo, richiama chiaramente il panteismo di Giordano Bruno e il panteismo razionalista di Barudio e Spinosa. Sicuramente i panteisti come Bruno e Spinosa sono dei punti di riferimento intellettuali, teorici, della filosofia idealistica estetica, poi spiegherò perché, e continuo a ripetere questo termine estetica, di Schelling, perché la dimensione estetica poi avrà una...
una centralità assoluta per Shelley. Dunque, ricapitolando, un assoluto che è unità, spirito, natura, che è unità soggetto e oggetto, una natura che si sta risvegliando, una natura organicista, una natura che ha appunto un fine, e il fine appunto è quello di far risvegliare la spiritualità. La filosofia della natura si occupa di descrivere i vari livelli della realtà mostrando come la materia...
sia in evoluzione ed emerge lo spirito, lo filosofia dello spirito invece, dall'altro canto, la filosofia dello spirito fa il percorso inverso, cioè lo spirito riscende alla natura e dunque indaga il processo, la filosofia dello spirito con cui appunto il soggetto scopre la realtà. È un processo dunque di scoperta. del soggetto dell'oggetto, il soggetto scopre la natura, il soggetto scopre l'oggetto, è sempre un soggetto assoluto, è sempre uno spirito dunque assoluto che va a scoprire e conoscere la realtà e dunque il soggetto giunge pienamente la coscienza di sé attraverso la conoscenza della realtà, la coscienza di sé, l'autocoscienza futura egheliana passa attraverso che cosa?
Passa attraverso la coscienza del reale. La conoscenza della realtà, del reale, produce poi l'autocoscienza. Non c'è autocoscienza senza pieno riferimento al rapporto con la realtà. Sono tre i momenti di questa... di questa conoscenza che diventa poi autocoscienza di sé.
Lo spirito conosce la realtà, lo spirito conosce l'oggetto in tre fasi. La prima fase è la sensazione, e dunque c'è una conoscenza ancora passiva del soggetto di fronte ai dati, di fronte ai dati empirici, di fronte ai dati della realtà. Da questa sensazione si passa all'intuizione produttiva, cioè l'ultima parte della prima fase. L'intuizione produttiva cioè il soggetto si coglie come senziente.
Prima passivamente sono senziente, tocco il freddo, poi divento consapevole di essere senziente. Dunque la prima fase è appunto l'intuizione e la sensibilità che diventa intuizione produttiva, cioè autoconsapevolezza di essere senziente. La seconda via va dalla intuizione appunto. poi produttiva alla vera e propria riflessione.
Implica la riflessione ovviamente un ripiegamento del soggetto su se stesso, una autoconsapevolezza, una presa in considerazione dello stesso processo conoscitivo, cioè io rifletto su quello che sto conoscendo. Dunque il soggetto, lo spirito si sdoppi in soggetto che conosce e oggetto che è conosciuto. Il soggetto conoscente riflette sull'oggetto che ha conosciuto. Dunque c'è la doppia dimensione della soggettività. Soggettività conoscente di un oggetto che è conosciuto.
Dunque c'è una riflessione, potremmo dire una meta-riflessione, sul processo conoscitivo e sull'oggetto conosciuto. La terza fase della filosofia dello spirito di Schelling è appunto la volontà. La volontà attraverso la quale il soggetto, lo spirito, distacchiamo.
attaccandosi dagli oggetti ne diventa indipendente e li concettualizza, li razionalizza, li coglie come volontà, li coglie come spontaneità, li coglie e li colloca e dunque c'è l'indipendenza, lo spirito è indipendente da quegli oggetti che prima ha conosciuto, li ha conosciuti con la sensibilità, li ha conosciuti con l'intuizione produttiva, li ha conosciuti con la riflessione e poi con la volontà ne assume pienamente l'indipendenza. Questa è la filosofia dello spirito rispetto al fruto della natura, ma sono unite all'interno di una dinamica appunto... di assoluto unitario, dunque Dio l'assoluto è un principio al contempo immanente e permanente, cioè Dio l'assoluto di Schelling è immanente, è dentro la natura e prende consapevolezza di sé, è dunque spirito e natura, è unione e fusione ed è permanente, non c'è un distacco.
è sempre l'assoluto dentro la natura ed è sempre spirito nella natura, natura che si relaziona allo spirito. Questa è la filosofia di Schelling appunto, criticata durissimamente da Hegel secondo cui la soggettività si fa realtà e poi da dentro la realtà ritorna adesso a soggettività più ricca, arricchita, ma rimane quella di Hegel, una filosofia che dice il primato è il soggetto dello spirito rispetto all'oggettività. certamente c'è già più sintesi in antinegel di quanto si è infitte per il quale appunto la oggettività è lo stacco necessario per la realizzazione della volontà infinita creatrice ma veniamo alla parte finale la parte dedicata appunto all'estetica perché qual è l'organo conoscitivo più elevato per Schelling?
l'organo conoscitivo più elevato per Schelling è appunto l'arte l'arte L'arte è quella via che permette la comprensione dell'assoluto, cioè l'artista intuisce l'unità di finito e infinito, l'artista intuisce l'unità spirito-natura, l'artista intuisce la complicità, l'unione tra soggettività e oggettività e dunque l'arte comprende in profondità la vita, l'arte entra a contatto con l'assoluto. coglie l'essenza della natura, l'essenza dello spirito, cioè decoglie l'essere due facce dell'unica medaglia, del Dio, dell'assoluto. Schelling parla di assoluto nella vecchiaia, quell'assoluto di Fichte si appiattisce di fatto sul Dio e anche sul Dio diciamo cristiano, mentre il primo Fichte quando parla di assoluto parla di un Dio.
ma di un Dio comunque distante da una visione più biblica, cristiana appunto della divinità, invece in vecchia poi verranno i due aspetti abbastanza uniti, collimano. Ma troviamo noi, l'artista chi? L'artista è colui che coglie dunque l'essenza del mondo, coglie l'essenza della vita, coglie l'essenza dell'assoluto, entra in intimità con la natura e con lo spirito e dunque l'arte è l'organo principale.
perché coglie l'infinito, l'artista coglie l'unione finito-infinito. E che cos'è l'arte? L'arte è intuizione estetica, ecco perché parlavo prima di idealismo estetico. L'arte è la capacità di penetrare l'infinito attraverso delle espressioni concrete.
Qual è un'espressione dell'infinito? È bellissima questa parte di Schoenlein. È la bellezza, è l'armonia, è lo slancio vitale, è appunto...
la maestosità, la complessità, l'armonia, e dunque l'artista con la poesia, con la pittura, con la scultura, con la danza, con ovviamente la poesia, coglie che cosa? Coglie le manifestazioni dell'infinito, mette in scena le manifestazioni dell'infinito, le riproduce, le intuisce e le riproduce, le ampia, riprodurre vuol dire una mera copia, vuol dire produrre ovviamente bellezza. coglie la bellezza e produce la bellezza, entra in intimità con la bellezza, con l'armonia e produce armonia e bellezza e dunque l'artista ha delle competenze, la mano dell'artista pittore è una mano divina, la mano dell'artista musicista è una mano divina, gli occhi, la voce, le mani dell'artista sono appunto elementi divini perché portano appunto alla comprensione della musica.
dell'infinito, dell'assoluto. Dunque l'arte è affine all'assoluto, è lo strumento, è la via maestra per la comprensione dell'assoluto. L'arte batte delle vie che la razionalità non può percorrere, va in profondità dove la razionalità non può andare. Dunque lo strumento di comprensione più alto dell'assoluto è il sentimento artistico, è il genio artistico e appunto il...
il genio artistico e appunto l'intuizione dell'artista. Abbiamo dunque una sorta di affinità tra il genio artistico e l'infinito. Potremmo dire che l'artista è l'emissario di Dio in terra o è colui che si fa sacerdote dell'infinito in terra e ci porta appunto alla comprensione dell'infinito. E questo è l'aspetto più originale dell'idealismo di Schelling. E che rapporto c'è tra l'intuizione dell'artista e l'intuizione del filosofo?
E' superiore l'artista o il filosofo? Il genio artistico ci dice colui che ha una divina ispirazione. Si lega un passaggio.
Scrive Schelling, non appena l'uomo si pone in opposizione con il mondo esterno è fatto il primo passo dalla sua filosofia. Con quella separazione inizia la riflessione, d'ora in poi egli separa ciò che la natura aveva unito per sempre, separa l'oggetto dall'intuizione, il concetto dall'immagine e alla fine facendoci oggetto a se stesso separa da sé a sé. La filosofia è dunque una riflessione concettuale che ovviamente separa, concettualizza e separa la realtà. È una separazione concettuale, invece ovviamente l'artista cosa ha fatto? l'artista è colui diverso da tutti gli altri perché produce bellezza, armonia e dunque coglie l'unità, mentre il filosofo razionalizza, concettualizza, sistematizza la realtà, sistematizza e concettualizza l'io, il non io, il soggetto, l'oggetto, lo spirito, la natura, dunque concettualizzando separa, concettualizzando categorizza cosa fa invece l'artista.
unifica tutto nell'intuizione, unifica tutto nell'armonia, unifica tutto nella bellezza. Dunque l'artista è il vero e proprio cantore dell'assoluto, il vero e proprio mentore della bellezza infinita, l'intuizione artistica è la forma più elevata di conoscenza perché ci porta direttamente ad immergere nell'essenza dell'assoluto, nell'essenza di Dio, ci porta direttamente a cogliere l'intima unità. natura spieto, è l'artista che risveglia pienamente la spiritualità presente nella natura.
Per questo motivo il genio artistico è superiore all'intellettuale filosofico, il genio artistico è superiore all'intellettuale filosofico perché proprio ne sa cogliere la complessità e l'unità al contempo senza doverle separare, schematizzare, concettualizzare. Questo è l'idealismo estetico di Schelling per la... Quinta di Cioccaur di Roma, ovviamente per tutti voi studenti, questi giorni stiamo magari facendo delle verifiche sugli idealisti tedeschi, il trittico, Fichte, Schelling, Hegel.
Buonanotte.