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Storia e Tragedia della Fortezza di Masada

Ci sono dei luoghi che sembrano davvero essere stati scolpiti dalla storia per raccontare delle vicende destinate a non essere più dimenticate. Uno di questi luoghi si trova proprio qui in Israele, presso le rive del Mar Morto. È Masada. Masada è il nome di un'antica fortezza costruita in un luogo davvero impossibile. In cima a una rocca che svetta a 400 metri di altitudine sulle distese infuocate del Mar Morto. Il Mar Morto, come si sa, ha una salinità... talmente alta che nessun animale o pianta riesce a viverci, tranne i batteri. Da qui in loma appunto di mar morto. I paesaggi e i rilievi sembrano immobili da secoli. Siamo ai margini del deserto di Giudea. È un luogo dal fascino particolare, ma dalle condizioni impossibili, con temperature roventi e aridità estrema. In effetti ci troviamo nella più profonda depressione geografica del pianeta, che scende a quasi 400 metri sotto il livello del mare. Perché costruire una fortezza proprio qui, in questo inferno? Per capirlo bisogna andare molto indietro nel tempo, risalire i secoli, i millenni e leggere antichissime pagine di storia. In effetti Masada era già frequentata nel quinto millennio a.C., ma è solo a partire dal 37-31 a.C., sotto il regno di Ero del Grande, che assume una grande importanza. E' stato infatti lui a voler costruire una residenza fortificata in questo luogo infernale. Erode il Grande è poco noto, è stato il sovrano dell'antichità che ha costruito, realizzato più edifici e monumenti di qualunque altro in Medio Oriente. E qui, su questa rocca, ha compiuto un vero capolavoro. Gli scavi degli archeologi, compiuti fin dagli anni 60, hanno evidenziato tante delle strutture di questo edificio, alcune davvero belle come questa. Vedete, i restauratori hanno ricreato l'effetto degli affreschi in questo ambiente che aveva corridoi, colonne, stucchi, eccetera, ed era appollaiato un po' come un nido d'aquila in cima alla cresta. Ma hanno scoperto gli archeologi che non era la sola, infatti tutto questo edificio si sviluppava su almeno tre livelli. Dagli scavi archeologici sono riemersi tante stanze, ambienti di varie dimensioni, alcuni con dei bellissimi mosaici. Quello che emerge però è che più che un palazzo, questa fosse davvero una piccola fortezza capace di sopravvivere a lunghi assedi. In effetti aveva magazzini per le derrate alimentari, mura di difesa eccetera. Ma il vero segreto di Masada si trovava dentro la roccia, nel cuore della montagna. In luoghi come questo, ancora visitabili oggi, basta percorrere con un po' d'attenzione questi gradini in discesa. Erode il Grande aveva fatto scavare delle enormi cisterne, come questa. E quando si scende lungo quella scala che è originale e si arriva sul fondo della cisterna, beh, si ha l'impressione di stare dentro una grande cattedrale. I volumi sono immensi. Pensate al lavoro per scavare questa cisterna e poi ricoprirla con tanti strati di malta impermeabile, fatta venire apposta qui. Non era la sola, sulla sommità di Masada c'erano almeno altre 5 cisterne di varie dimensioni e poi altre 12 ai lati della montagna. Queste 12 raccoglievano la pioggia, l'acqua piovana veniva... fatta arrivare grazie a dei torrentelli, dei piccoli canali scavati nella roccia. E poi, quando si riempivano con dei muli, si portava l'acqua proprio qui, in queste grandi cisterne sulla sommità di Masada. E si vedono ancora molto bene gli strati dell'acqua, i livelli dell'acqua del passato. Di acqua qui a Masada insomma ce n'era e ce n'era in abbondanza. Quest'acqua serviva per bere ovviamente, per cuocere i cibi, ma anche per lavare i panni, lavare le stoviglie e poi anche per l'agricoltura. Qui c'erano dei piccoli appezzamenti. piccole coltivazioni, secondo gli antichi infatti qui c'erano frutti di buona qualità. E infine l'acqua serviva anche per le terme. Tutto questo in pieno deserto, dove all'ombra d'estate arriviamo a 45 gradi. Passano i decenni, Erode il Grande è morto da tempo, siamo ora nel 66 d.C. e c'è l'imperatore Nerone. La Palestina è sotto il dominio romano da molto tempo e scoppia una violenta rivolta dei giudei contro Roma. È la prima guerra giudaica, le legioni romane città dopo città riconquistano il dominio sull'intera regione, ma è una lotta lunga e sanguinosa. E dopo tre anni arriva l'epilogo. con l'assalto a Gerusalemme. Quattro legioni guidate da Tito accerchiano Gerusalemme. Ecco come si presentava allora. Era una città molto viva, complessa, lo vedete da casa e anche a più piani, con mercati e tanti vicoli. A dominarla era il tempio, il vero cuore della città. Gerusalemme aveva anche tre cerchie di mura, l'ultima proteggeva il grande tempio. La battaglia fu lunga. Pensate, durò tre mesi e mezzo. Progressivamente le legioni conquistarono un muro dopo l'altro, un'area dopo l'altra della città. Poi, il 9 agosto del 70 d.C., abbattuto l'ultimo muro, dilagarono nel tempio e scopriò un incendio che lo distrusse. I romani poi demolirono simbolicamente tutto quello che ne restava, pietra dopo pietra. Oggi, di tutto il complesso del tempio e di quei giorni drammatici, rimane solo un muro, dall'altissimo valore simbolico e di grande impatto emotivo per gli ebrei. è il muro del piatto. Ma non era finita. A Roma infatti non bastava aver conquistato Gerusalemme, spazzato via il Tempio. Questa rivolta infatti era costata troppo a Roma. Era costata troppo in termini di vite umane, di prestigio. di sovranità, ma in generale lo si vedeva proprio come un attacco al modo di concepire una società da parte di Roma, alla mentalità romana. E quindi bisognava spegnere tutti i focolai di rivolta, anche quelli più piccoli. E questo ci riporta qui, a Masada. Inespugnabile com'era, diventò il rifugio ideale per gli ultimi strenui ribelli, gli Zeloti, la setta forse più nazionalistica e ultraconservatrice tra le fazioni giudaiche che guidarono la Liberlione contro Roma. Qui arrivarono quasi mille, con donne e bambini. Ma non furono i soli. Roma infatti inviò alla loro caccia un'intera legione, la Decima Fretensis, supportata da altri 7.000 uomini, il tutto al comando di un solo uomo, Lucio Flavio Silva, un uomo estremamente... deciso. Arrivarono da laggiù, da nord, lungo le rive del Mar Morto e poi si accamparono proprio in questo punto, ai piedi di Masada. Il fatto più incredibile è che noi possiamo a quasi 2000 anni di distanza individuare il punto esatto in cui il comandante Lucio Flavio Silva aveva piantato la sua tenda. E si trova proprio là dietro, oltre le mie spalle. Vedete quel muro? Ebbene, quello delimitava il quartier generale. E lì c'era il suo alloggio e si intravedono ancora molto bene i muretti, i resti degli alloggi dei suoi ufficiali. Guardate ora come si allarga l'immagine e capirete che questo quartier generale è un quartier generale. Il quartier generale si trovava in realtà all'interno di un altro campo, molto più grande. Era il campo della decima legione stessa. Guardate, si vedono ancora bene le linee dove c'erano le tende dei legionari ben ordinate e poi il muro di difesa. È davvero incredibile, è l'unico posto al mondo dove potete camminare nel campo di una legione, un vero regalo del deserto. Si vede ancora tutto, quasi una conferma delle straordinarie abilità costruttive dei romani. Il muro di cinta è retto con una precisione prussica. considerate che il terreno è in discesa, quindi sfruttarono più terrazzamenti. E poi le entrate, con una curva per impedire la rincorsa ad un eventuale nemico che volesse usare la riete. Attorno a Masada, la decima legione aveva costruito altri sette accampamenti, più piccoli, e un lungo muro d'assedio con torre a intervalli regolari. Era una trappola dalla quale era impossibile uscire. E questo è ancora ben visibile oggi. Masada ha le pareti a strapiongo. L'unica via d'accesso era chiamata, pensate voi, un po' il sentiero del serpente, tanto era stretto, ripido e tortuoso. Secondo una testimonianza di allora era così stretto che non consentiva a un legionario di mettere un piede accanto all'altro. E ancora oggi chi percorre il sentiero, anche se allargato per i turisti, fa della salita per Masada un'esperienza da ricordare. Ma i romani erano riusciti a trovare il modo di spiare Masada dall'alto, con una piccola astuzia. In effetti avevano realizzato un accampamento militare. proprio lassù su quella cresta dall'altra parte della gola era un po' più alta e di conseguenza un po' come un satellite spia potevano vedere la vita Masada ma soprattutto le mosse dell'avversario. I romani sono tenaci non si arrendono di fronte all'apparente impossibilità di prendere Masada anzi la loro grande esperienza militare suggerisce loro una soluzione in apparenza folle un progetto veramente folle quello di costruire una strada insalita Salita per agire aggredire Masada in modo attivo, non aspettare che ceda. Ma cosa significa costruire una rampa che arrivi fino a 100 metri d'altezza contro le mura di questa città? In cima viene realizzata una piattaforma di legno dove prende posto l'artiglieria di allora, cioè... Onagri, scorpio, balliste, simile a grandi balestre e catapulte, e in più una gigantesca torre d'assedio dotata di una riete per sfondare il muro di difesa degli zeloti. Pensate, questa torre è alta tra i 25 e i 30 metri, cioè quanto un edificio di 8-10 piani. E ancora oggi si possono vedere le tracce di questa rampa. È un'impresa eccezionale che sbalordisce anche oggi, a 2000 anni di distanza, perché ve lo garantiamo, qui tutto è difficile. C'è un caldo atroce, il sole spacca le pietre. Non solo, ma quando si arriva vicino alle mura nemiche si riceve di tutto. Piovono frecce, lance, vengono fatti cadere dei massi, rotolare contro questa struttura in costruzione. Eppure i romani sono stati in grado di realizzare questa lunga rampa in appena due mesi. Così suggeriscono dei nuovi studi, delle nuove ricerche con dei carotaggi. Hanno sfruttato la morfologia del terreno. E dentro le mura qual è lo stato d'animo? Beh, certamente gli zeloti devono essere stati sorpresi dalla perseveranza dei romani, ma non sono tipi che si arrendono facilmente tutt'altro. Il loro capo, Eleazar Ben Yair, decide infatti di rinforzare le mura attorno alla città, dispessendole con uno strato di terra rinforzato con delle travi, proprio per assorbire il colpo d'ariete. Destrogetela! Ora è solo una questione di tempo. Per tutti i legionari pronti sulla rampa e gli zeloti la sua masata, è cominciato il conto alla rovescia e le lancette arrivano al punto zero, nel momento esatto in cui cima la rampa, la riete dà il primo colpo contro le mura. L'idea degli zeloti sembra funzionare, la riete infatti sbriciola all'esterno del muro, ma il terrapieno lo tiene in piedi, ma i romani scagliano frecce d'ardi incendiari, in modo che i pali di sostegno prendano fuoco e il muro cominci a indebolirsi e a cedere. E così accade. Si apre una breccia. La via è aperta. Ma i romani non entrano. Sta calando la notte, vedete, quindi è più prudente aspettare domani mattina. E quindi ritornano tutti dietro le mura, da cerchiamento, nell'accampamento. Ma proprio nella notte... Gli zeloti mettono in pratica l'atto più estremo, il suicidio di massa. In effetti sanno che non hanno scampo. Domani mattina verranno uccisi, le donne e i bambini trasformati in schiavi, meglio la morte. E così il loro capo, Eleazar Ben Yair, ordina a tutti gli uomini di uccidere le proprie mogli e i propri bambini con la spada e poi di distendersi al loro fianco. Passeranno altri dieci uomini, estratti a sorte, a tagliare loro la gura. Un'incredibile scoperta degli archeologi ha permesso di capire come sono stati scelti questi dieci uomini. Sono stati estratti a sorte, tutti i nomi erano stati incisi su dei cocci messi in una giara e poi ne sono estratti appunto solo dieci. Questi piccoli pezzi, oggi conservati con grande cura nel museo di Masada, sono come una fotografia di quegli ultimi terribili istanti. Sono le pedine dell'ultimo sorteggio. Questa era la sinagoga che avevano costruito. Oggi è avvolta nel silenzio, esattamente come in quelle ore. Anzi, su tutta Masada era sceso un silenzio impressionante che certamente i romani sentivano. Ma cosa è accaduto poi a quei dieci uomini? Nove probabilmente si sono sdraiati a loro volta e l'ultimo ha tagliato loro la gola a turno. Poi... Rimasto solo, deve aver lanciato un lungo sguardo attorno a sé, ai suoi cari, ai suoi amici, alla sua storia. Ha chiuso gli occhi e si è trafitto. Quando i legionari sono entrati, la mattina dopo a Masada, hanno trovato solo tanto silenzio e dei corpi senza vita. Lo stupore deve essere stato immenso. Non c'è stato però disprezzo o rabbia, ma rispetto. Hanno reso onore i nemici. E pensate un po', hanno trovato anche due donne e cinque bambini ancora vivi. Si erano nascosti dentro dei cunicoli, forse per scampare la morte, o forse lasciati in vita apposta per raccontare il sacrificio. Questo racconta Masada, non conosceremo mai i volti dei legionari e degli zeloti, ma il deserto ha conservato intatta questa scenografia, la scenografia di questo antico dramma, la città, la rampa, l'accampamento dei legionari, consentendoci oggi, a quasi 2000 anni di distanza, di attraversare, vivere e leggere questa antica pagina del passato.