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Evoluzione della società di massa

Alla fine del 1800, con il diffondersi dell'industrializzazione e dell'urbanizzazione nei paesi più avanzati dell'Europa occidentale e del Nord America, inizia un processo inesorabile nella storia del mondo. Si vengono a delineare i contorni di quella che diventerà nota come la società di massa. La storia non è più dei re e degli imperatori. Il popolo è il vero protagonista. La società di massa gode di caratteristiche nuove mai viste fino a quel momento. La maggioranza dei cittadini vive in grandi e medi agglomerati urbani, portando ad una socialità accentuata. Questi rapporti sociali, aiutati dai mezzi di trasporto, dalle nuove tecnologie di comunicazione, di informazione, però sono anonimi e impersonali. Le relazioni si basano ora sulle grandi istituzioni nazionali. Gli apparati statali, i partiti e le organizzazioni esercitano un peso sempre maggiore sugli individui, plasmandone anche le scelte. Diventa sempre più facile trovare un gruppo omologato in cui inserirsi, una mentalità in cui riconoscersi. Il grosso della popolazione è riuscito a superare l'autoconsumo per approdare nel ciclo dell'economia di mercato. Si comincia a creare ricchezza che può essere investita per produrre ancora di più. Si sta diffondendo il sistema capitalistico. La popolazione non è più costretta a consumare tutto ciò che produce o a sacrificarlo in tasse e imposte. Grazie all'avanzamento tecnologico si viene a creare sempre più surplus che può essere venduto a terzi. Grazie. L'economia di mercato è l'insieme di questi scambi. Uno stile di vita che fino a un secolo prima si poteva solamente sognare è ora alla portata di strati sempre più ampi della popolazione. È il concetto di benessere, non più sopravvivere, ma poter arrivare ad una vita appagante. Dagli ultimi anni del 1800 fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914, l'economia dei paesi industrializzati conosce una fase di espansione intensa e prolungata, con una breve crisi tra il 1907 e il 1908. Possiamo dividere questo periodo in due parti. La prima parte, dal 1873 al 1895, è caratterizzata da innovazioni tecnologiche e dall'espansione di nuovi settori, quali l'industria dell'acciaio, della chimica e dell'elettricità. Sempre in questa fase si affermano nuove potenze industriali, come la Germania e gli Stati Uniti. La seconda parte, dal 1896 al 1913, invece, è segnata dallo sviluppo generalizzato della produzione, che va ad influenzare buona parte dell'economia. E aiuta anche paesi sviluppatisi di tardi, come Russia e Italia. In questa fase, l'indice di produzione e il commercio internazionale raddoppiano a livello mondiale. A crescere insieme alle industrie e al mercato globale sono anche i costi, i salari, il reddito pro capite e la popolazione. La crescita dei redditi porta ad un ampliamento del mercato. Le industrie si trovano per la prima volta davanti ad ordini di massa. La risposta per soddisfare la domanda diventa la produzione in serie. Il mercato si amplia e iniziano ad esserci problemi di concorrenza. Cominciano ad apparire sui muri delle grandi città e sui giornali le prime pubblicità. Nel 1913, nelle officine automobilistiche Ford di Detroit, negli Stati Uniti, viene introdotta la prima catena di montaggio. Il processo produttivo viene frammentato in una serie di piccole azioni ripetute da un operaio in postazione. Un processo estremamente efficiente, ma ripetitivo e alienante. Nasce il Fordismo. Sempre un americano, Frederick Taylor pubblica un libro chiamato Principi di organizzazione scientifica del lavoro. Il metodo Taylor propone un'analisi sistematica del lavoro di fabbrica, tanto importante da creare una propria scuola, il Taylorismo. Questo tipo di lavoro, apprezzatissimo dagli industriali, vede gli operai ostili. L'orgoglio professionale viene annichilito e l'operaio nella fabbrica deve diventare un robot, ripetendo per ore gli stessi movimenti. Sempre nella classe operaia si crea una divisione tra mano d'opera generica e lavoratori qualificati. Abbiamo quindi un grosso proletariato e quelle che vengono definite invece aristocrazie operaie. Allo stesso tempo... il settore terziario inizia un'espansione inesorabile nell'economia sviluppata. Un ceto medio, basato su burocrati, lavoratori autonomi e dipendenti, appare nelle città. Nascono i cosiddetti colletti bianchi, lavoratori dipendenti in ambito privato che svolgono mansioni d'ufficio. La loro classica camicia bianca si contrappone alle tute blu degli operai di fabbrica, anche chiamati colletti blu. Nonostante a livello di reddito i ceti medi siano più vicini agli operai rispetto che all'alta borghesia, l'impiegato è in contrasto con i colletti blu, mentre cerca di omologarsi ad un ceto medio. visto come più nobile. Osservando la classe operaia non vede altro che una massa volgare. Questa massa aveva bisogno di un luogo dove formarsi e questo è il periodo in cui gli stati iniziano ad abbracciare il concetto di scuola obbligatoria e pubblica. Le grandi nazioni capiscono che la scuola è un'opera di scuola, ma non è un'opera di scuola. gestire l'istruzione è uno dei molti modi per controllare la popolazione. Negli anni 70 dell'ottocento i governi d'Europa si impegnano per rendere l'istruzione elementare obbligatoria e gratuita. Inizia la laicizzazione e la statalizzazione del sistema scolastico. L'analfabetismo crolla intorno al 10% nelle aree più sviluppate del continente. Far studiare una fascia così ampia della popolazione per è un'arma a doppio taglio. Se da un lato infatti il popolo diventa più letterato e aumenta la percentuale di scolarizzazione, dall'altra i cittadini acquisiscono maggiore consapevolezza dei loro diritti e di conseguenza iniziano a lottare per ottenerli. Questi anni non sono solo un periodo di grandi avanzamenti tecnologici. Si potrebbero definire un'epoca di scienziati, ma anche di grandi avanzamenti politici. Il concetto di militanza e di lotta raggiunge le fasce più basse della popolazione. In ogni caso, la gente può ora leggere molto di più di prima ed è interessata a quello che succede in questa nuova società. I quotidiani e i periodici diventano simbolo dei nuovi tempi. I vari corrispondenti in giro per l'Europa inviano in patria le notizie più disparate grazie alla nuova tecnologia del momento, il telefono. Mentre le strade si riempiono di volantini e pubblicità, tram e macchine, cavi del telegrafo e lampioni, il cittadino è davanti ad una nuova sfida, la leva militare. Tutti i maschi adulti d'Europa sono chiamati sotto le armi per un periodo di circa tre anni. Questi sono eserciti con un nucleo professionistico, ma ingigantiti dalla leva di massa. Tre anni di leva per un cittadino sono però un problema, sia politico che economico. Molti dei soldati non hanno ancora il diritto di voto. Come si può chiedere loro la vita? Inoltre i costi sono esorbitanti. esorbitanti e bloccare la popolazione più produttiva per tre anni rallenta l'economia. Ma la linea politica di deterrente avrebbe vinto su tutto. L'esercito deve essere grande e armato per difendere, ma anche per attaccare. La produzione in serie di armi, munizione ed equipaggiamenti, le ferrovie e la leva portano tra il 1870 e il 1914 alla nascita dei moderni eserciti di massa. Infatti la tecnologia non ha dimenticato l'ambito militare, dove finisce buona parte del budget delle grandi potenze europee. Nell'aria si sente che sta arrivando qualcosa di grande. L'equilibrio di alleanze su cui si regge l'Europa è sempre più fragile. Ma se le grandi potenze stanno guardando i loro confini, al loro interno sta montando tempesta. Il cittadino, sempre più cosciente dei suoi diritti, farà presto sentire la propria voce. Inizia la lotta politica per il suffragio universale. Il voto di tutti.